Tales of Destiny

videogioco del 1997

Tales of Destiny (テイルズ オブ デスティニー?, Teiruzu obu Desutinī) è un videogioco di ruolo sviluppato da Wolf Team e pubblicato nel 1997 da Namco per PlayStation. Definito dagli stessi produttori un RPG atipico, tanto da essere denominato Fatidico RPG (運命のRPG?, Unmei no RPG), in Giappone il titolo ha venduto 1 139 000 copie.[1] Il videogioco ha ricevuto un seguito intitolato Tales of Destiny 2 e un remake per PlayStation 2, pubblicato nel 2006 da Namco Tales Studio.

Tales of Destiny
videogioco
Titolo originaleテイルズ オブ デスティニー
PiattaformaPlayStation, PlayStation 2
Data di pubblicazioneGiappone 23 dicembre 1997
30 settembre 1998

PlayStation 2:
Giappone 30 novembre 2006
PlayStation 2 (Director's Cut):
Giappone 31 gennaio 2008

GenereVideogioco di ruolo
TemaFantasy
OrigineGiappone
SviluppoWolf Team
PubblicazioneNamco, Namco Tales Studio
Modalità di giocoGiocatore singolo, multigiocatore (co-op)
Periferiche di inputMultitap
SupportoCD-ROM
Fascia di etàESRBT
SerieTales of
Preceduto daTales of Phantasia
Seguito daTales of Destiny 2

Il team di sviluppo del secondo titolo della serie Tales of è lo stesso del suo predecessore, Tales of Phantasia, con cui condivide il gameplay. Oltre al game design di Mutsumi Inomata, Tales of Destiny si distingue per una sequenza d'introduzione animata, presente sia nella versione giapponese che in quella statunitense del gioco, curata dallo studio d'animazione Production I.G. La colonna sonora è affidata a Motoi Sakuraba e Shinji Tamura; nella versione nipponica il brano musicale di apertura è Yume de Aruyouni (夢であるように?) interpretata dai Deen.

Accoglienza

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Retrospettivamente, la rivista Famitsū ha classificato Rutee come la ventesima eroina più famosa dei videogiochi degli anni '90[2].

  1. ^ (EN) Chris Winkler, Tales Series Sales Top 10 Million Mark, 11 dicembre 2007. URL consultato il 4 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 31 marzo 2012).
  2. ^ (JA) 1990年代ヒロインリスト|エンタミクス, su Famitsū. URL consultato il 15 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).

Collegamenti esterni

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