Yahoo!

portale di servizi internet
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Yahoo! è un portale web di servizi Internet rivolto al mondo business e consumer, fondato nel 1994 da David Filo e Jerry Yang, allora studenti presso la Stanford University[1]. Conosciuto principalmente per la sua funzione di motore di ricerca, offre anche molti altri servizi rivolti alla comunicazione (mail, messenger e chat) e grazie a partenariati si propone anche nel mercato dei media. La maggioranza dei servizi sono disponibili in venti lingue e la struttura è localizzata in venticinque nazioni.

Yahoo! Holdings Inc.
Logo
Logo
La sede di Yahoo!, a Sunnyvale, California
StatoStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
Forma societariaSussidiaria
Fondazione1994 a Sunnyvale
Fondata da
Sede principaleSunnyvale
GruppoApollo Global Management
SettoreServizi internet
Prodotti
Sito webyahoo.com/

Da giugno 2017 a maggio 2021 Yahoo! ha fatto parte di Verizon Media, società controllata dal gruppo Verizon Communications[2].

A maggio 2021 Verizon Media è stata acquisita da Apollo Global Management, società di investimento statunitense, e ha ripreso il nome di Yahoo![3]

Origini e anni novanta

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Come hobby studentesco, David Filo e Jerry Yang crearono nel febbraio del 1994 un deposito di link in grado di tener traccia dei loro interessi personali su internet[1]. Dato che la lista divenne presto troppo affollata e caotica, decisero di suddividerla in categorie, le quali in breve tempo presentarono a loro volta lo stesso problema, portando alla successiva creazione di sotto-categorie e al concetto portante del neonato progetto Yahoo!.

Il nome dato originariamente al sito fu Jerry and David's Guide to the World Wide Web ("La guida di Jerry e David per il World Wide Web"), presto sostituito da Yahoo!, acronimo di Yet Another Hierarchical Officious Oracle[4]. A detta dei due fondatori, il termine della lingua inglese yahoo, derivante dal bruto e selvaggio popolo immaginario degli Yahoo del romanzo I viaggi di Gulliver (1726) di Jonathan Swift[5], fu scelto anche per il suo significato di "rude, non sofisticato e selvaggio, sgraziato". Inizialmente venne ospitato sui due PC dei creatori, chiamati Akebono e Konishiki, cioè coi nomi di due famosi lottatori di sumo. La sonorizzazione del portale fu messa a punto dal cantante e musicista inglese Ritchie. [6]

Divenuto in poco tempo punto di riferimento per gli studenti della Stanford University e poi per l'intera comunità Internet, Yahoo! raggiunse per la prima volta un milione di contatti al giorno nell'autunno del 1994, contando 100.000 singoli visitatori.

Nel 1995, visto il grande successo, David e Jerry andarono in cerca di un investitore in grado di supportare il loro progetto. Lo trovarono in Sequoia Capital, società ben conosciuta grazie ai precedenti successi avuti con Apple, Atari, Oracle e Cisco Systems: nell'aprile del 1995 fondarono Yahoo! con un investimento iniziale di 2 milioni di dollari.

 
Diffusione dei principali motori di ricerca (luglio 2012)

Rendendosi sempre più conto delle potenzialità della loro impresa, i due iniziarono la ricerca del personale necessario. Ingaggiarono Tim Koogle come capo dell'ufficio esecutivo e Jeffrey Mallett di quello operativo. Nell'autunno del 1995 trovarono altri investitori e nell'aprile del 1996 lanciarono un'IPO. La società era composta a questo punto da 49 impiegati.

Dal 1996 a oggi ha incrementato progressivamente la sua dimensione e ha sviluppato ramificazioni nei settori della comunicazione, dei servizi internet e della diffusione dei media. Conta 345 milioni di visualizzazioni al mese e si trova ai vertici tra le società del settore informatico.

Anni 2000

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Il 13 dicembre 2003 è stato lanciato Yahoo! Answers, un sito di domande e risposte molto popolare. Dal 20 aprile 2021 è rimasto accessibile in sola modalità lettura e il 4 maggio 2021 chiuso definitivamente.

Il 1º febbraio 2008 Microsoft ha lanciato su Yahoo! un'OPA da 44,6 miliardi di dollari, offrendo inizialmente 31 dollari per azione, il 62% in più rispetto al valore di chiusura del titolo del 31 gennaio (19,18 dollari). L'11 febbraio il Consiglio di Amministrazione ha rifiutato l'offerta giudicandola inferiore al reale valore della società.[7]

All'epoca i cinque maggiori azionisti di Yahoo! Inc. erano Capital Research & Management CO (Los Angeles), Legg Mason Inc (Baltimora), Barclays Global Investors UK Holdings LTD (Londra), Vanguard Group Inc (Valley Forge) e Barclays Global Investors NA /CA/ (San Francisco).[8] In seguito la Microsoft ha alzato l'offerta di 5 miliardi di dollari ma, ottenuto un nuovo rifiuto, ha rinunciato all'acquisizione ritenendo che una scalata ostile sarebbe stata troppo onerosa.[9] Il 17 novembre 2008 Jerry Yang ha lasciato la carica dopo le critiche ricevute dagli azionisti per aver detto di no a un'offerta da 44,5 miliardi di dollari del colosso del software. Da quel momento, infatti, le azioni di Yahoo hanno gradatamente ma costantemente perso valore in borsa, passando dai 31 dollari per azione offerti da Microsoft in febbraio ai 10,63 dollari del 17 novembre. Alla notizia delle dimissioni di Yang il titolo ha guadagnato il 4,42% in un giorno, chiudendo a 11 dollari.

Dal 2008 Yahoo non è più aggiornato manualmente dagli operatori e dai siti segnalati dagli utenti. Si limita a proporre i risultati di Bing, il motore di ricerca di Microsoft, che dispone di un'indicizzazione automatica dei siti, come il principale concorrente Google.

Nel luglio 2009 Yahoo ha annunciato l'acquisto di Xoopit, una società californiana che ha costruito un motore di ricerca che migliora le prestazioni di email. Xoopit è stata fondata da un ex consulente del gruppo Telecom Italia[10].

Anni 2010

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Il 17 luglio 2012 Marissa Mayer venne nominata amministratore delegato della società.[11]

Nel 2013 il portale subì un Data breach, per un totale di 500 milioni di account rubati. Nel 2016 il CISO del gruppo Bob Lord, durante la trattativa di vendita della società a Verizon ammise che la fuga dei dati aveva riguardato più di un miliardo di utenti; nel 2017, in sede della fusione con AOL, Yahoo! confessò che le cifre fornite precedentemente non erano veritiere e che il data breach del 2013 aveva coinvolto in pratica tutti gli utenti iscritti.

Dal 2012 a inizio 2015 Yahoo ha licenziato quasi 3.000 dipendenti (il 20% della forza lavoro).[12] Nell'aprile 2015 si è verificato un crollo degli utili di oltre il 90%, ridotti a 21 milioni di dollari rispetto ai 310 milioni del 2014.[12][13][14][15][16] I dati finanziari di fine 2015 mostrano un ulteriore grave crollo tradottosi in una perdita di oltre 4 miliardi di dollari. Per contenere i costi operativi, Yahoo ha dichiarato l'intenzione di tagliare altri 1700 posti di lavoro e di chiudere parecchie sedi dell'azienda nel mondo, tra cui quelle di Milano, Madrid e Dubai.[17][18][19]

Il 25 luglio 2016 Yahoo! ha annunciato di voler vendere le attività operative a Verizon per 4,8 miliardi di dollari,[20] con l'obiettivo di fondere Yahoo! con AOL per formare un'unica organizzazione in grado di competere con i giganti dei media digitali[21]. L'operazione è stata perfezionata nel giugno 2017[22] dando vita ad una filiale che prima si è chiamata Oath e poi Verizon Media.

Dopo le cessioni di Flickr, Tumblr e HuffPost, anche i servizi AIM e Yahoo! Messenger sono stati chiusi, seguiti da Yahoo! Answers il 4 maggio 2021.

Anni 2020

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A settembre 2021 il gruppo Verizon ha ceduto il pacchetto di controllo al fondo Apollo Global Management per 5 miliardi di dollari; la nuova società avrebbe ripreso il nome di Yahoo![23]. A fine gennaio 2023 Yahoo Italia ha dismesso la maggior parte dei servizi di portale concentrandosi sul motore di ricerca e sul servizio email[24].

Alcuni marchi posseduti da Yahoo! sono:

  1. ^ a b (EN) Yahoo! | History, Sale, & Facts | Britannica, su www.britannica.com. URL consultato il 3 maggio 2022.
  2. ^ (EN) Vindu Goel e Michael J. de la Merced, Yahoo’s Sale to Verizon Ends an Era for a Web Pioneer, in The New York Times, 24 luglio 2016. URL consultato il 3 maggio 2022.
  3. ^ TechCrunch is part of the Yahoo family of brands [collegamento interrotto], su consent.yahoo.com. URL consultato il 3 maggio 2022.
  4. ^ (EN) Did You Know That Yahoo's Name Actually Stands for Something?, su Lifewire. URL consultato il 3 maggio 2022.
  5. ^ Enzo Caffarelli, Dal marchio al lessico: deonimici di “marca”. Figli di un nome proprio. Un viaggio tra i deonimici italiani, su treccani.it, 4 agosto 2023. URL consultato il 2 agosto 2024.
  6. ^ https://entretenimento.r7.com/pop/ritchie-relembra-sucesso-dos-anos-80-cansei-de-ser-famoso-05102019/
  7. ^ Yahoo ha respinto l'offerta di Microsoft, su corriere.it, 11 febbraio 2008. URL consultato l'11 febbraio 2008.
  8. ^ nasdaq.com. URL consultato il 1º febbraio 2008.
  9. ^ Troppo cara, Microsoft rinuncia a Yahoo, su corriere.it, Repubblica.it, 4 maggio 2008. URL consultato il 4 maggio 2008.
  10. ^ Buon compleanno Yahoo! da motore per “surfare” in rete a colosso del tech, su Corriere della Sera, 2 marzo 2015. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  11. ^ Marissa Mayer amministratore delegato di Yahoo, su ilsussidiario.net.
  12. ^ a b (EN) Vindu Goel, Yahoo Shows Growth in Mobile Advertising, but Results Miss Estimates, su New York Times, 21 aprile 2015. URL consultato il 22 aprile 2015.
  13. ^ Yahoo! in caduta libera, Utili in calo del 93 per cento, su Corriere.it, 22 aprile 2015. URL consultato il 22 aprile 2015.
  14. ^ (EN) Douglas Macmillan, Yahoo’s Display Ad Revenue Falls Again, su Wall Street Journal, 21 aprile 2015. URL consultato il 22 aprile 2015.
  15. ^ (EN) Matt Krantz, Yahoo blows first-quarter report as traffic costs surge, su USA Today, 21 aprile 2015. URL consultato il 22 aprile 2015.
  16. ^ (EN) Bill Rigby, Yahoo's profit, revenue miss Street forecasts as costs rise, su Reuters, 21 aprile 2015. URL consultato il 22 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 21 aprile 2015).
  17. ^ Yahoo chiude alcuni uffici nel mondo, tra questi anche Milano, su LaStampa.it. URL consultato il 12 febbraio 2016.
  18. ^ Yahoo taglia 1700 posti di lavoro e chiude anche l'ufficio di Milano, su Repubblica.it. URL consultato il 12 febbraio 2016.
  19. ^ Per Yahoo! 4 miliardi di rosso: la società ristruttura, chiuderà uffici a Milano e in altre quattro città, su Il Sole 24 ORE. URL consultato il 12 febbraio 2016.
  20. ^ Verizon to acquire Yahoo’s operating business, su yahoo.tumblr.com. URL consultato il 27 luglio 2016.
  21. ^ AOL’s Tim Armstrong explains the Yahoo acquisition and what’s next, su techcrunch.com. URL consultato il 27 luglio 2016.
  22. ^ Verizon completa l’acquisizione di Yahoo! che dopo la fusione con Aol si chiamerà Oath, su primaonline.it. URL consultato il 18 giugno 2017.
  23. ^ Verizon vende Yahoo e AOL per 5 miliardi di dollari al fondo Apollo, su Il post. URL consultato il 10 gennaio 2022.
  24. ^ https://it.search.yahoo.com/?fr2=p:newsrd,mkt:it

Bibliografia

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  • Gnassi B.; Noury R., "La rete che cattura. Il ruolo di Yahoo!, Microsoft e Google nelle violazioni dei diritti umani in Cina", EGA 2007.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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