Articolo de Il Giornale
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CULTURA
MARK TWAIN
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PIERO BUSCAROLI
I
DA BACH A MOZART Piero Buscaroli, raffinato musicologo, ha scritto su Bach, Beethoven e Mozart. Il suo nuovo libro sintitola Dalla parte dei vinti. Memorie e verit del mio Novecento
vviso alle anime belle. meglio che questo libro non lo leggiate.Nontroverete il buonismo, il solidarismo mellifluo, gli atteggiamenti tartufescamentesuperpartes,lafatidica memoria condivisa. Alla soglia delle sue ottanta stagioni, Piero Buscaroli con Dalla parte dei vinti - Memorie e verit del mio Novecento (Mondadori, pagg. 505, euro 24, nelle librerie domani) riscrive la storia della propria vita e della vita italiana del secolo scorso. un libro caparbio, sincero, che non teme di essere sgradevole,
CARTE Nel memoriale compaiono documenti e testimonianze inedite sul periodo 1943-1948
fatto di tante staffilate e di poche, pochissime carezze. Un libro di parte? S, la parte dei vinti. Brillante inviato del Borghese, commentatore del Giornale, direttore del Roma di Napoli, coltissimo musicologo, autore di opere biografiche su Bach, MozarteBeethovenchesonoal-
trettante pietre miliari, Piero Buscaroli ricompone in questo libro la trama dei ricordi e delle migliaia di carte, articoli, appunti, taccuini, lettere che hanno intessuto la sua esistenza per dare alle stampe quelloche aqualcuno potrebbe apparireunraffinato Zibaldone fra storia ememoria,musica e letteratura, e che invece una dichiarazione di guerra. Lo ebbe a dire lui stesso comparendo in televisione nel 2005accantoaGiulianoFerrara nel sessantennio del 25 aprile. Alla solita domanda sulla sua appartenenza politica rispose: Non mi considero un reduce, un orfano di Sal, sonounsuperstitedellaRepubblica Sociale Italiana in territorio nemico. Aveva tredici anni, Piero Buscaroli, quando prese le armi sullesempiodelpadre,ilprofessorCorsoBuscaroli,coltolatinista, che ritenne giusto schierarsi dopo lo sfacelo dell8 settembre, divenne reggente del fascio
repubblicano di Imola e per questoscont,aLiberazioneavvenuta,annidicarcereantifascista. Prese le armi (idealmente perch let non gli consentiva ancora di indossare la divisa dellaRsi) dopo cheil 4 novembre 1943 era stato ucciso il primofragliassassinatidellaguerra comunista, il senioredellaMilizia Gernando Barani, fulminato con tre colpi di pistola a Imola, mentre tornava a casa in bicicletta. Primo di una lunga serie. Le armi Buscaroli non le ha maideposte:havistocadereuccisineglianniorribili 1943-1945 giovanissimi amici e persone della sua famiglia,havistoilpadremorireprecocementeperlesofferenzepatiteincarcere,havissutoildopoguerra e il nascere e consolidarsi della lunga menzogna resistenziale. Non si mai riconciliato con i vincitori e in questo spirito dichiara ora le ragioni delle sue scelte politiche, culturali, morali senza pentimenti, senza sospiri, senza lagrime. Nel libro si intrecciano le me-
morie della guerra europea, i sussulti del morente fascismo, gli spasimi dei Paesi prigionieri della Cortina di ferro dopo la spartizione, la tragedia vietnamita (conosciuti e narrati da inviato del Borghese), la denuncia deicriminidei vincitori,letante Norimberga, lo sterminio dei Cosacchi arruolati nella Wehrmachtecoscientementesacrificati dagli inglesi. E quello che lui definisce lolocausto dellaria, la distruzione delle citt italiane e tedesche, il sacrificio dei civili. Tra la resa dell8 settembre e la fine della guerra scrive Buscaroli - i civili italiani cheperserolavitaperrappresaglie tedesche furono diecimila; i morti nei bombardamenti inglesieamericani,sessantaquattromila.Forsequalcunopiinformatodinoi potr anchecontestargli le cifre, ma non il dato oggettivo che gi Paolo Monelli aveva commentato in Roma 1943: Il flagello distrusse in quel terribile mese (agosto ndr) pi di quanto non guastarono assedi, incendi, sacchi e terremoti in mille anni. Nei documenti che costituisconolossaturadel suomemoriale,Buscarolicitapreziosiinediti trascurati anche da storici di fama quali Renzo De Felice (che lui taccia di superficialit), come i documenti di Franz Pagliani, nel 1943 vicesegretario del Pnf, sul doppio gioco dellex capo del Sim generale Giacomo Carboni, che il 23 luglio di quellanno, due giorni prima della fatidica seduta del Gran Consiglio, cerc di vendere il colpo di Stato militare a Mussolini che non cred nella sua esistenza.QuellostessoCarboni che nel periodo badogliano ebbepesantiresponsabilitnelleliminazionedelleroediguerraEttoreMuti,misteriosamente ucciso dai carabinieri il 24 agosto 1943. La riscrittura del 25 luglio 1943 occupa i capitoli centralidel librodedicatiaisoggiorni dellautore nel Giappo-
ne degli anni Sessanta e ai lunghi colloqui con lamico barone Shinokuro Hidaka, ambasciatore a Roma e poi a Sal, lunico che parl con Mussolini la mattina del 25 luglio, lunico a conoscenza della nota che lo stesso Mussolini aveva intenzionedi consegnare a Hitler per ottenereunosganciamentodellItaliastrematadalla guerraormai perduta. Affetto e rispetto portaBuscaroli alla memoria di Hidaka,come a quella delgrande direttore dorchestra Wilhelm Furtwaengler, del grande giornalista Leo Longanesi, di Giuseppe Prezzolini,
cassetti di Mark Twain, editorialmente parlando, sono come il leggendario baule di Fernando Pessoa:senzafondo.Ognitanto,rovistandobene,siriesce atirar fuori qualcosa. Che, essendo comunquediTwain,sarnecessariamente qualcosa di buono. NegliultimissimianniinItaliasonouscitiparecchisuoiscritti,pi o meno inediti, pi o meno assemblati, pi o meno rari. E perquesto si devono ringraziare gli editori Spartaco, Mattioli 1885, Passigli e Robin soprattutto.OralavoltadiPianoBEdizionicheperilcentenariodellamorte di Samuel Langhorne Clemens (1835-1910), passato alla storiadelleLettereedelgiornalismocomeMarkTwain,hariunitosottoiltitolo Libertdistampa (pagg. 118, euro 11) unantologiadiarticolidedicatiallalibert dipensieroediparola(garantitanellaforma,maproibitadifatto), ovvero: il mestiere dinformare, i metodi di costruzione e persuasione dellopinione pubblica,lacensura,latroppalibert di certa stampa e leccessiva cautela di certa altra, la propaganda... Temi, come si capisce, di stringente attualit, come si usa dire. E per di pi detti da un autorevole esponente di quella stessa categoria (da sempre sotto accusa e sempre insostituibile) che pure non aveva timore di criticare. Dagiornalistacheconoscebeneilgiornalismo,Twainunimplacabilececchino,euncompassato becchino, della professione. Scrive: I nostri princpi morali decadono in modo direttamenteproporzionaleallaumento del numero di giornali. Pi giornali ci sono, meno moralit c.Perungiornalechefadelbene, ne abbiamo cinquanta che fannodelmale.Dovremmoconsiderarelanascita diungiornale in un villaggio virtuoso alla streguadiunacalamit.Epiavanti: Questa terribile forza, lopinionepubblicadiunanazione, creata in America da unorda di sempliciottiignorantiecompiaciutichehannofallitocomesterratori e calzolai, e che hanno intrapresoilgiornalismolungoilloro cammino verso lospizio per i poveri. Sono parole tratte dallarticolo che d il titolo alla raccolta, Libertdistampa,unodegli inediti contenuti nel libro insieme a Fortuna e Opinioni di granturco (questultimo, scritto nel 1901 e pubblicato la prima volta nel 1923, e dove Twain fa a fette il conformismo intellettuale e massacra il concetto di opinione pubblica, stato inserito da Joyce Carol Oates tra i cento migliori saggi americani del XX secolo).Da leggere, inparticolare, il pezzo Il privilegio dei morti, sulla libert di espressione: Solo ai morti permesso di dire la verit,asserivaTwaindopoche diversideisuoiscrittifuronocensuratiorespintidaisuoieditorie caporedattori. Un uomo non indipendente,enonpupermettersi di avere delle idee che potrebbero compromettere il modo in cui si guadagna il pane. Se vuole prosperare, deve seguire la maggioranza, ammetteva sconsolato.Coscome,sconsolato, riconosceva che i giornalisti onesticisono.Soltantocostano di pi.