Ai Primordi Le Origini Della Bibbia

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Ai primordi le origini della Bibbia

di Enrico Galimberti

Ti riferisco le quattro buone azioni che fece per me il mio cuore, per mettere a tacere il Male. Realizzai quattro buone azioni sotto la porta dellOrizzonte. Creai i quattro venti affinch ogni uomo potesse respirarli come il suo fratello. Questa la prima buona azione. Creai le acque delle piene affinch il povero potesse goderne come il potente. Questa la seconda delle buone azioni. Creai ogni uomo simile al suo fratello. Non fui io a comandare che facessero il male, furono i loro cuori a non rispettare ci che avevo detto. () Queste parole sono contenute nei Testi Sepolcrali. A illustrare i fini della creazione il dio supremo della genesi egiziana. Ora, si affaccia prepotente lanalogia con il tema della disubbidienza nellEden, che rimanda al problema non solo storico, ma anche di fede, riguardo alle origini della Bibbia ebraica. Premetto che il sottoscritto di fede Cristiana e quindi ritiene doveroso interrogarsi anche sui Testi Sacri in cui contenuta la sua Dottrina. E ad ogni modo non contrastante o aberrante la teoria sotto esposta, che non farebbe altro che riflettere intorno alla vera epoca della Rivelazione, mettendo in discussione loriginalit di alcuni passi della Bibbia, ma dando loro u n significato pi universale, come giusto che sia. Tutto ci non ha lo scopo di confutare i temi di fede, sia ben lungi dai nostri cuori! Al contrario, si propone di dare maggior veridicit e fondamento storico alla religione ebraico-cristiana, dimostrando che i concetti divinamente illuminati contenuti nella Bibbia e negli Evangeli sono molto pi antichi rispetto alle tradizioni orali che avrebbero tramandato nei secoli il ricordo dellAlleanza, portando, verso lVIII sec. a.C. alla redazione dellAntico Testamento. Unorigine egizia della Bibbia, dunque?

Il dio Osiride

Molto di pi: la venuta primordiale sulla Terra di unUmanit non rozza e incolta come siamo soliti considerare, ma colta e mentalmente evoluta, filosoficamente e scientificamente preparata e instillata di Sapienza divina. Il popolo di Dio non soltanto quello ebraico. Come sta scritto, Dio ama tutti gli uomini e a tutti estende la sua Alleanza nei secoli. Il popolo di Adamo, il primo uomo, la cui venuta situata dalla scienza nella zona geografica della Rift Valley africana, portava in s i semi della Rivelazione e della Verit, che, nei secoli, al cambio di ogni generazione, divenne sempre pi ermetica e venne sacrificata sullaltare del potere politico, assoggettata e strumentalizzata al fine del comando. Genti sedotte dal Male confusero la Verit, dando origine a fedi e religioni che giustificassero le tirannie e i misfatti del dominio, oscurassero la Verit e mettessero in continua discussione la veridicit della Fede che, mutuata da altri popoli, sopravvisse tuttavia endemicamente e coltiv il terreno per la venuta del Messiah. Ci riferiamo ovviamente alle religioni antiche, avendo molto rispetto per le religioni attuali, le quali rimandano comunque alla vera e incontestabile rivelazione divina latente in ognuno di noi: lineffabile desiderio di rapportarsi a qualcosa di pi grande, eccelso, infinito. Il passo citato dei testi sepolcrali, ben poca cosa se andiamo a fondo nellanalisi dei miti egizi della creazione. Vediamo ora il mito di Ptah. Menfi dista solo venticinque miglia da Eliopoli: dare vita a un mito della creazione suo proprio, significa per la citt tentare di assicurarsi il primato sulla rivale. La Pietra di Shabaka, che ci presenta le gesta di Ptah il cui potere maggiore di quello degli dei, testimonia il buon esito del progetto.

Tuttavia, c qualcosa di pi profondo che si affaccia scostando un lembo del velo di Maya. Dal caos, Nun, le acque primordiali, nasce lidea di Atum-Ra, il creatore, e prende corpo nel cuore divino identificato in Ptah. E gi qui interessante notare lidea di uno Spirito Creatore che esiste da sempre e che affida il suggello della creazione ad un altro essere. In questo caso Atum-Ra, per i greci Prometeo (=prima del tempo), per la Bibbia Adamo, personaggi che completano la creazione dando il nome e quindi esistenza nel mondo alle cose create. Lidea di Atum-Ra esce dal cuore di Ptah e viene espressa dalla sua bocca. Ecco realizzate le condizioni per la creazione delprimo creatore. Ptah, il grande, il cuore e la lingua dellEnneade degli dei, lui cre gli dei, nacque nel cuore e nacque sulla lingua qualcosa nella forma di Atum. Grande e possente Ptah che ha trasmesso il potere a tutti gli dei cos pure ai loro spiriti, attraverso questa attivit del cuore e questa attivit della lingua. Se le altre cosmologie partono dalla combinazione di elementi fisici, qui succede qualcosa di diverso: un pensiero si fa strada nel cuore del dio che, dandogli voce e quindi nome, gli d modo di esistere. Laggancio con il Vangelo parso agli storici a questo punto evidente. Sono le stesse parole dellevangelista Giovanni a suggerirlo: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Ora, il termine greco Logos (=logos) ha il significato proprio di unione di pensiero e parola. La coincidenza ci sembra a dir poco sorprendente. Come se ci non bastasse, sentite come termina il mito della creazione menfitano: Cos Ptah fu soddisfatto dopo aver creato ogni cosa. Vi sarete accorti di come la locuzione fu soddisfatto abbia doppia valenza: da una parte il dio si accorge che ci che ha creato cosa buona, gli piace e ne soddisfatto; dallaltra lessere soddisfatto significa aver compiuto ci che era nelle intenzioni e quindi, fatto ci, giunge meritato il riposo. Il riferimento al libro della Genesi allora scontato. Ma, quindi, cosa ci vogliono dire queste analogie frammentarie che troviamo alla base dei miti, delle credenze e delle religioni dellantichit non solo occidentale? Forse che, come accennato in introduzione, la vera rivelazione sta dentro di noi e ci sta fin dallalba dei tempi, quando Dio ci svel i segreti della creazione e ci insegn a dare il nome e quindi a creare noi stessi, in un certo qual modo, le cose che senza luomo, per il quale Dio o gli dei per i p oliteisti hanno compiuto latto creativo, non avrebbero senso. Il mondo fu assegnato allumanit che, nel bene o nel male, seguendo il suo cuore, ne amministra il destino. Tutto questo ragionamento ha un fine particolare nella mente dellautore: ripercorrere la strada di ogni religione, attraverso lanalisi dei Testi e delle tradizioni, per arrivare ad un punto comune, in cui

luomo fece la sua comparsa nel mondo e nella storia, con stretta in pugno la torcia della Verit, luce che langue in ognuno di noi e che le forze del Male si impegnano a soffiare via dal nostro cuore.

Il cantico diAton
di Andrea Romanazzi Gli Egizi credono in un universo in continua evoluzione nel quale hanno gioco 2 forze contrapposte: bene e male, forze che devono ricomporsi in un tutto unico per far ritrovare alluniverso larmonia. Essi credono in un dio trascendente, lontano, esattamente come il nostro, che, ad un certo punto, decide di fare se stesso immanente e crea luniverso. Il dio trascendente non e mai nominato, e COLUI DI CUI NON SI CONOSCE IL NOME . La non conoscenza del vero nome delle divinita e una caratteristica che lega molte religioni del passato. Conoscere infatti lidentita del dio sarebbe come carpire i suoi segreti; nelle tradizioni nordiche, per esempio, la divinita principale, Odino ha moltissimi appellativi che servono, appunto a celare la sua inafferrabile identita. Lo stesso tema lo ritroviamo tra gli Ebrei, del resto quando Dio incontra Mose per comunicargli limpresa che dovra compiere gli rivela il suo nome in modo da farsi sentire piu vicino al suo popolo.

Tavoletta: Il Faraone Akhenaton e la sposa Nefertiti in cammino verso il Disco Solare Aton In realta la credenza che la conoscenza del nome di una divinita sia associata allacquisto di ogni suo potere e strettamente legata al potere delle parole.Del resto gia nelle sacre scritture troviamo in principio ra il Verbo cioe parola e vibrazione. E proprio questultima che nasconderebbe eccezionali potenzialita se ben usata, come dimostrerebbero l Ohm e il Kiai delle tradizioni orientali .Torniamo allEgitto, luomo abbandonato da uesta divinita troppo lontana si sente solo e cosi cerca divinita piu vicine a lui, il fiume,il monte, il coccodrillo diverranno, cosi alcuni dei loro dei.Con la XVIII dinastia qualcosa inizia a cambiare , avviene come un colpo di stato, il dio AMMON diventa Aton il disco solare, adorato come dio unico. Questa trasformazione radicale avviene sotto il faraone tenta di distruggere il culto politeista, invisandosi, cosi, sia i sacerdoti che il popolo. Il faraone Achenaton trasferisce la capitale da Tebe ad Amarna. Il popolo non apprezza questa mossa, e da inizia una vera e propria satira politica contro il faraone che poi sara vittima di un complotto e assassinato. Dopo di lui diviene faraone il re-bambino Tutankamon, coaudiuvato durante il regno dai sacerdoti, e quando il faraone raggiunse la maggiore eta egli stesso viene ucciso. Intanto tutte le tracce del regno di Akenaton sono cancellate e lo stesso volto e nome del faraone rovinati dagli scalpelli.

Si arriva cosi a Ramesse II, con lui vengono distrutti gli ultimi residui dei templi solari costruiti da Akenaton., il culto del dio unico sta per essere cancellato ma e proprio a questo punto che compare per la prima volta la figura di Mose. Tre sacerdoti tentano di opporsi a Ramesse e al suo gioco, MOSE ARON, MRIAM ,vecchi sacerdoti del culto monoteista . Il faraone pero e troppo forte, Mose sa che il culto del dio TRASCENDENTE non sara piu celebrato e cosi, celandosi dietro il pretesto della schiavitu ebraica, porta fuori dallegitto insieme a quel popolo quello stesso dio che Ramesse aveva cancellato. ECCO LORIGINE DEL DIO TRASCENDENTE. Di tutto questo ne e testimonianza il seguente salmo: O disco solare vivente, quanto sei bello, grande, splendente. I tuoi raggi circondano le terre Fino al limite di tutto ci Che hai creato Come sono numerose le tue opere, o dio unico, a cui nessuno e uguale. Hai creato la terra secondo il tuo desiderio E gli uomini e il bestiame, e tutto ci che e nel cielo quando riposi la terra e nelloscurit come se fosse morta, tutti i leoni escono dalla loro tana tutti i serpenti mordono.. Questo e linno al dio del sole che il faraone fece incidere su una parete della tomba del padre della pripria sposa Neferti ti.. Ma adesso vediamo cosa recita il salmo 104 della Bibbia: O signore mio dio quanto sei grande! Di maest e di gloria ti rivesti Quanto numerose sono le tue opere O mio dio, le hai fatte tutte con sapienza; piena e la terra delle tue creazioni tu ordini le tenebre ed e notte e i giovani leoni ruggiscono in cerca di prede. Quando spunta il sole Si ritirano e si coricano nelle loro tane. Sembra evidente come lautore del salmo biblico, assai posteriore al XIV sec. A.C. (di trecento anni circa) conoscesse linno di Akenaton. Il culto del DIO UNICO era sopravvissuto!!!

Il big bang nei miti egizi della creazione


di Enrico Galimberti

Fra i miti egizi della creazione, ha suscitato in me notevole interesse quello elaborato a Ermopoli. La citt si chiama oggi El -Aschmuneim, in egiziano antico Khmun, il numero otto, che corrisponde alle divinit dellOgdoade la cui esistenza precedette quella di Ra. Nellantichit, essa fu il centro del cu lto di Thot, il dio della saggezza protettore degli scribi, Ermes per i Greci: da qui il toponimo. In et greco-romana, Thot era adorato come Ermete Trismegisto, cio tre volte grande, cui si attribuiva il cosiddetto Corpo Ermetico, cio un insieme di scritti di oscura interpretazione e di carattere mistico. Il mito ermopolita, si discosta non di molto da quello eliopolita, anche se per particolari inquietanti. La materia primordiale vi descritta con precisione quasi scientifica ed popolata da otto creature divine, rane e serpenti, che nuotano nelle sue acque. Sono Nun e Naunet, le acque primigenie, Heh e Hanhet, divinit dello spazio infinito, Kek e Hehet, loscurit, Amon e Amaunet, dei dellignoto: quattro coppie unite in un gruppo di otto, per gli Egizi la totalit perfetta, lOgdoade. Sono i padri e le madri che vennero in essere allinizio, che fecero nascere il Sole e che crearono Atum; esse, a un certo punto, si fusero a formare un grande uovo, da cui sarebbe uscito il creatore .Secondo altri, le loro forze unite avrebbero dato vita a unesplosione di energia, tale da creare dal nulla la terra. Il richiamo alla teoria del Big Bang ci sembra pi che giustificato, sebbene non ci permettiamo una libert tale da cucire addosso alla nostra ipotesi i panni di una teoria scientifica. Ad ogni modo, se gli egizi avessero voluto toglierci ogni dubbio sul fatto che avessero elaborato una teoria scientificoreligiosa (ricordiamo che allepoca tutte le scienze erano sacre) simile al nostro Big Bang, il mito avrebbe recitato pi o meno cos: e le forze che esercitavano sulla divina massa primordiale si fusero tra loro e diedero vita ad una ineffabile esplosione di inaudita potenza, da cui il divo spirito creatore si sprigion e diede inizio alla creazione di tutte le cose, dei cieli e della terra. Se ci fate caso, a parte il nostro volo pindarico , non esiste cos tanta differenza fra le due versioni. Probabilmente questi nostri interrogativi non avranno risposta, tuttavia lecito ricordare che gli Egizi furono i veri padri fondatori della Civilt occidentale, la cui terra fu riconosciuta fertile di sapere e conoscenza persino dai Greci, che ivi appresero larte della filosofia e della letteratura.

In Egitto, come la stessa archeologia sta dimostrando con le sue scoperte, sono sepolte tradizioni mistico-religiose che ormai moralmente e scientificamente scorretto ritenere frutto di un popolo che secondo la oligarchica ortodossia archeologica, appena uscito dalla barbara preistoria, fu in grado di innalzare al dio del cielo la meravigliosa imponenza delle Piramidi, meraviglie dellumanit divinamente ispirata.

Il Mito dei Re Magi tra Storia e Leggenda


28 dicembre 2012

di Andrea Romanazzi La storia dei re Maghi e un racconto che nasce molto lontano , in terre esotiche e ricche di antiche tradizioni, narra di stelle annunciatrici di una miracolosa nascita e di tre mitici sovrani che si misero in cammino per venerare il nuovo salvatore. I tre misteriosi personaggi non sono molto frequenti nelle Sacre Scritture, infatti solo il Vangelo di Matteo (2,1-12) li cita inizialmente. In realta da questa fonte non possiamo conoscere molto sui Magi, ne i loro nomi, ne il loro numero e ancora luogo di provenienza che e indicato genericamente da Oriente.

Di loro non si ha menzione nei altri Vangeli come quelli di Luca e Marco, forse quasi una forma di censura legata al fatto che il Cristo non poteva esser venerato da dei Magi., la parola Mago era del resto, sinonimo di stregone , mago era anche quel Simone , appunto Simon Mago, il cui volto, per alcuni , sarebbe quello che oggi si attribuisce al Cristo , e dal qual personaggio il traffico di reliquie sacre prese il nome simonia. Torniamo ai Magi, in tutto questo silenzio fonti importanti diventano i Vangeli apocrifi e tra questi il libro della Caverna dei Tesori, di origine siriaca o ancora l Historia Trigum Regum di Giovanni da Hildesheim che raccoglie , mettendole in una unica vicenda, piu fonti apocrife sui Magi. La vicenda dei tre re e legata alla stella: ..dove e nato il re dei Giudei? Perche abbiam visto la sua stella in Oriente e siam venuti ad adorarlo.. Da sempre nellantichita l apparizione di una stella , cometa o altro fenomeno celeste era considerata un segno divino , come possiam osservare dallo stesso versetto di Matteo nel quale si mette in relazione il Cristo e La Sua Stella. Del resto gli astri , penetrando co n la loro luce nelloscurita diventano espressione delleterna lotta tra bene e male , tra luce ed ombra: Io sono la stella radiosa del mattino

Tutte le piu grandi divinita dellantichita sono legate agli astri, lo stesso faraone egiziano era chiama to appunto la stella dEgitto. Torniamo alla stella dellAnnunciazione, vi sono diverse ipotesi su cosa essa potrebbe essere realmente. Per alcuni si tratterebbe di una Nova o Supernova, fenomeno di straordinaria luminosita ma che non si poteva ripetere lungo il cammino dei Magi. Una seconda ipotesi e quella di una cometa , alcuni lhanno identificata con quella di Halley gia segnalata in numerosi studi cinesi. Oggi , pero , sappiamo che essa si ripropone ogni 76 anni e quindi sarebbe passata attorno al 12 a.C. data piuttosto lontana da quella indicata da Dionigi il Piccolo per la nativita. Molto piu probabile e che piu che una stella si fosse trattato di una congiunzione e in particolare l a congiunzione tra Giove e Saturno avvenuta nella costellazione dei Pesci. Secondo calcoli fatti da Keplero nel 7 a.C. questa congiunzione si sarebbe verificata ben 3 volte , il 28 maggio, il 1 ottobre e il 5 dicembre. Tutto questo non solo e importante dal punto di vista della datazione dellevento , gia che si avvicina molto alla presunta data della nativita , cioe il 6 a.C., ma fa sorgere altre considerazioni. Infatti nellantichita i primi cristiani si riconoscevano con un segno in codice, quando due di essi si incontravano uno di loro tracciava meta del segno e laltro lo completava. Il simbolo in questione era proprio il PESCE! Del resto la parola Nazareni, oltre che abitanti di Nazareth significava piccoli pesci, e i seguaci di Gesu erano appunto i Nazareni. Unaltra coincidenza , poi, si inserisce in questo discorso , infatti allingresso di Gerusalemme il Cristo fu acco lto nel grido di oannes che poi diventera ,per un er rore di trasposizione, Osanna. Chi erano gli Oannes? Essi erano gli dei delle popolazioni medio-orientali che ,curiosamente erano rappresentati meta uomini e meta pesci! Torniamo ai Magoi , per conoscere il loro rango e dunque lappellativo di Re dobbiamo tornare al libro della Caverna dei Tesori ove essi vengon definiti re figli di re. Anche il numero dei magi non e ben specificato , e a nche in questo caso dobbiamo rifarci a testi apocrifi come il Vangelo dellInfanzia Armeno: ..questi magi eran tre fratelli.. Da Matteo non conosciamo il numero dei magi , ma solo riferimenti al numero dei doni. Il numero 3 ha una forte valenza simbolica , per alcuni indicherebbe le tre razze umane , la semitica , la cannitica e la jafetica , rispettivamente discendenti dai tre figli di Noe , Sem , Cam e Iafef. Probabilmente , pero, il 3 ha un a ltro significato, infatti nellantico Egitto il tre , Khem , gia legato ai moti lunari rappresenterebbe la manifestazione nel concreto dellUno trascendente , il dio che da trascendente diventa , appunto , immanente e questo ben si lega alle vicende del Cristo , il Dio che si e fatto uomo. Un altro aspetto importante dei magi e il loro nome. Oggi sappiamo che si chiamavano Gaspare , Melchiorre e Baldassarre , ma non tutte le fonti sono concordi. Nel complesso monastico di Kellia , in Egitto , sono stati rinvenuti i nomi di Gaspar , Melechior e Bathesalsa. Melechior sarebbe il piu anziano e il suo nome stesso deriverebbe da Melech , che significa RE. Baldassarre deriverebbe da Balthazar , mitico re babilonese , quasi a suggerire la regione di provenienza di questultimo, infine abbiamo Gasparre , per i greci Galgalath, signore di Saba. Un accenno a questi mitici re lo troviamo anche in Marco Polo: ..in Persia e la citta che e chiamata Saba da la quale partirono tre re che andaron ad adorare Dio quando nacque.. La citta citata da Marco Polo, pero , non sarebbe proprio Saba , ma Sawah, antica citta persiana, mentre altri individuarono in Ubar la citta di partenza dei tre re. Secondo numerose leggende i tre magi giunsero a Betlemme 13 giorni dopo la nascita del Cristo. Il 13 e un numero sacro alla divinita lunare , poi fortemente demonizzato proprio per dimenticare la sacralita dello stesso:13 erano cosi gli apostoli , diventati poi 12 a causa del tradimento di Giuda e 13 erano i cavalieri di Re Artu prima del tradimento di Mordred. In questa visione legata al culto lunare della Dea e poi successivamente al culto terrestre ben si inserisce la GROTTA di Gesu, luogo fortemente legato a culti ctonii. La grotta e il simbolo del ventre materno , santuario della grande madre e luogo di comunione tra uomo e dio. Del resto tutte le divinita nascono nella grotta , Minosse , Dioniso , Mitra. Spesso , poi, nella iconografia cristiana si parla del la mangiatoia e questo un po confonde le idee identificando appunto la grotta con una stalla. In realta molto spesso le grotte erano adibite a luoghi di ricovero per animali e quindi da qui la presenza della famosa mangiatoia del Cristo.

Per quanto riguarda il luogo ove essa si trovasse , Luca e Matteo la individuano a Betlemme , mentre Marco e Giovanni la collocano a Nazareth. In realta Bethlaem , la citta ove appunto si sarebbe avuta la nascita del Cristo non sarebbe in Giudea , ma sarebbe collocata nel paese di Bethelem Haglilit , villaggio a pochi chilometri da Nazaret, e questo eliminerebbe le problematiche relative appunto alle discrepanze tra i vari apostoli. Un particolare da non sottovalutare , poi, e quello sottolineato da San Girolamo che ricorda che a Bethelem si adorava da sempre Adone-Tammuz , divinita arborea legata sia alla grotta che , come tutte le divinita agresti , al ciclo di morte e resurrezione e che quindi richiama ortemente le vicende del Cristo.

Qual era dunque il ruolo dei re magi e chi eran realmente?


Il mito del Cristo non puo essere scisso dai numerosi culti solari ed arborei che fin dalla protostoria venivan officiati dagli uomini. Tralasciando cosi eventuali similitudini tra le divinita arboree e il Salvatore importante e sottolineare il forte legame tra il Cristo e il sole. Lo stesso 25 dicembre , data poi istituita dalla chiesa come giorno di nascita del Messia per allontanare pericolose e devianti festivita pagane ben radicate nella comunita, coincideva con il dies natalis solis , solo che alla luce portata dallastro si sostituisce la luce divina del Cristo. un dio nato da una VERGINE nel solstizio dinverno e resuscitato allequinozio di primavera non puo non essere una divinita solare. E dunque il dio risorto , il sole che indica il nuovo anno e il nuovo avvento , l Osiri egizio. Potremmo cosi azzardare una ipotesi: Originari dellaltopiano iranico i magi erano sciamani legati al culto degli astri e successivamente sacerdoti di Mazda. Seguendo la lettura del cielo , avevano riconosciuto in Cristo uno dei loro Saosayansh , il salvatore universale , diventando cosi loro stessi coniuctio tra la nuova religione nascente e i culti misterici orientali come il mazdaismo e il buddismo , dunque adoratori di quel nuovo culto solare e maschile che affonda le sue radici in rituali ben piu antichi e che pian piano sarebbero stati cancellati dalla nuova religione. Ancora oggi il culto del magi non e dimenticato , l arca ove eran contenute le loro reliquie , portate da Sant Eustorgio a Milano e luogo di pellegrinaggio. Il sepolcro e vuoto dal 1162 , quando Federico Barbarossa , dopo aver sconfitto Milano , porto a Colonia le sacre reliquie , ma e ancora chi dice che le sacre ossa sian nascoste da qualche parte nel capoluogo lombardo , magari proprio nella antica chiesetta romanica di Sant Eustorgio. _________________________________________ Bibliografia: M.Centini N.Vlora LA NOTTE DELLA FENICE I RE MAGI

La simbologia natalizia tra antichi rituali e tradizioni


22 dicembre 2012

di Andrea Romanazzi

La festa del Natale una tradizione nata moltissimi secoli prima della venuta del Cristo, quando l uomo, immerso nellimmanenza della Natura, sua madre feconda, guardava stranito i suoi prodigi.

Il primitivo sapeva bene che tutto dominato da cicli di morte e resurrezione in un eterno susseguirsi di buio e luce, vita e morte che, come eterna spirale, nel loro continuo inseguirsi assicurano la vita. Di estrema importanza diventano particolari periodi dellanno durante i quali luomo tenta di ingraziarsi la sua Grande Madre con una serie di rituali propiziatori atti a ridestarla dal suo torpore per assicurare prosperit e fecondit. E in questottica che si inserisce la festivit del Natale, detta anche Yule, il Solstizio dInverno, il momento in cui il S ole, lelemento maschile ingravidatore, nella sua fase pi debole, dal 22 al 24 dicembre, viene partorito nuovamente dalla sua Madre per garantire lui stesso successivamente, come figlio ed amante, la fertilit della sua sposa. presenta spesso, con nuove vesti, antichi retaggi culturali, rituali pagani assorbiti dalla nuova religione che per si ripresentano con forza tra le pieghe del manto tessuto proprio per nasconderle e coprirle. E cos che il vento della riminiscenza fa gonfiare i veli della rimembranza schiudendo alluomo ancora una volta i mistici segreti della Grande Madre e del culto arboreo, che, anche se oggi svuotati dei loro arcaici significati, rimangono unici muti interlocutori di un mondo che vive ancora. Cerchiamo cos di esaminare i pi importanti simboli natalizi e ci che essi celano.

La simbologia dellAlbero: Il Fallo Universale


Simbolo per antonomasia del Natale il famoso albero, lelemento che simboleggia, al di l della fede religiosa, in ogni casa, in ogni citt la mistica festa. Lalbero si presenta adorno di luci e illuminazioni, decorazioni, fili illuminazioni e sfere colorate, addobbi di gioia che, riscaldando il cuore delle persone, evocano tradizioni pagane legate alla fertilit e alla procreazione che ancora oggi vengono ripetute anche se mascherate sotto differenti e spesso consumistici significati. Per diversi studiosi lalbero di Natale avrebbe una derivazione nordica, specialmente germanica , legata al culto arboreo. In realt lorigine della tradizione ben pi antica e diffusa tra tutti i popoli Indoeuropei. Moltissimi sono gli esempi di alberi antropogonici e cosmogonici, tra gli indiani troviamo il Kalpadruma o Kalpavriksha, i persiani adoravano Haoma, mentre tra gli scandinavi e i sassoni ritroviamo rispettivamente lYggdrasill e il Irminsul. Non sarebbe azzardato ammettere, data l a simbiosi tra elemento vegetazionale e divinit maschile, in particolare lo spirito arboreo, che la venerazione arborea nasce come rappresentazione dellelemento fallico e dunque della potenza creatrice del dio maschile. Del resto non vi tradizione o mito che non annoveri il Dio come figlio arboreo. Un esempio potrebbe essere il mito di Osiride, intrappolato e fatto a pezzi dal malvagio Seth sulla cui cassa di legno sarebbe cresciuto un albero di melograno che poi sarebbe stato tagliato e disperso, lelemento di resurrezione dalla morte che, sotto forma di zed, era rappresentato nei sarcofagi proprio con il compito di riportare in vita il defunto. Sempre lalbero presente in un altro mito di morte e resurrezione, quello di Ado ne che amato follemente da Cibele, si evir togliendosi la vita proprio sotto un pino e festeggiato ogni anno dai suoi sacerdoti, i sacri dendrofori che dovevano portare in processione un albero di pino rivestito di bende. stimulatus ibi furenti rabie.vagus animi,devolsit ilei acuto sibi pondera silice. Potremmo continuare per moltissime pagine a descrivere miti e tradizioni che parlano di alberi sacri e di divinit che muoiono e risorgono, storie di questo tipo sono presenti in tutte le culture, interessante ad esempio soffermarci tra le tradizioni nordiche ove incontriamo il famoso Frassino Universale Yggdrasil, lalbero al quale rimase appeso Odino per raggiungere la conoscenza e tra le cui radici ancora oggi, tra mille luci si trovano i doni natalizi che ancora simboleggiano la sua generosit. So che restai appeso ad un albero sferzato dal vento per nove notti intere, ferito da una lancia e consacrato ad Odino, offerto da me stesso a me stesso;I piu sapienti non sanno da dove nascono

Le radici di quellalbero antico. Non mi confortarono con il pane, ne mi porsero il corno per bere; Guardai verso il basso,afferrai le Rune, gridando le afferrai;caddi dallalbero. Appresi nove canti di potere Dal figlio famoso di Bolthor, padre di bestla, ed ebbi un sorso del prezioso idromele misto con magico Odrerir. Poi diventai dotto, sapiente,crebbi e prosperai: parola da parola mi diedero parole; azio ne da azione mi diedero azioni Come nellantica religione legata alla fertilit e alla procreazione, anche in rituali successivi elemento arboreo rimane simbolo fallico, il priapos o se vogliamo, lalbero della vita. Con lavvento del Cristianesimo i culti naturali iniziano ad essere demonizzati, un classico esempio la trasformazione dei rituali di fertilit nei sabba stregoneschi. La cerimonia infatti si teneva attorno al mistico noce, lalbero dalla grande chioma, non scelto a caso ma a per i suoi frutti che tanto ricordano i pomi degli antichi miti nordici. Uno dei pi famosi alberi di noce legati alle streghe quello di Benevento, i cui primi rituali risalgono al VII sec. quando si narra che i Longobardi praticassero un rito propriziatorio appendendo al noce delle palle di caprone e per poi colpirle con delle frecce e ridurle in piccoli brandelli che poi venivano mangiati. Anche in questo caso per larma migliore per sconfiggere questi antichi culti il sincretismo e cos San Bonifacio, nel VII secolo, trasferisce ladorazione dellalbero nel mondo cristiano identificando labete sia con la vita eterna per il suo carattere sempreverde, sia con il legno della croce di Cristo. La leggenda vuole che sar Lutero il primo a porre delle candele sullalbero di Natale, per poi arrivare ai giorni nostri ove lalbero si presenta adorno di luci e illuminazioni, decorazioni, fili colorati e nastri che ricordano i capelli delle fate o le illuminazioni.

Lalbero e i rituali di Fertilit


Se lalbero dimora divina, in una similitudine con i rituali di mietitura esso doveva essere battuto, percosso o addirittur a bruciato per assicurare la fuoriuscita dello spirito silvestre e dunque la fertilit. In questa ottica si inserisce lusanza dellaccensione dei fuochi e del ceppo natalizio. Queste tradizioni nascono da una idea basata sul concetto che il simile produce il simile. Infatti come detto precedentemente questo il periodo in cui il Sole raggiunge il suo punto pi basso e il suo calore diminuisce sensibilmente, cos in questo momento di generale sgomento e paura il primitivo immagina che, accendendo fuochi o fal su colline e montagne egli potesse in qualche modo rinvigorire lastro e riportarlo al suo primordiale splendore. Questa idea presente in moltissime culture e anche in molte altre tradizioni differenti dal Natale ma, in questo momento dellanno essa assume un carattere un po differente, esso diventa un rituale domestico forse anche a causa delle intemperie che costringevano le famiglie nelle loro abitazioni e ben difficilmente potevano riuscire ad accender fuochi allesterno. La tradizione vuole cos che qualche giorno prima della Sacra Notte ogni esponente maschile della famiglia andasse nei boschi per tagliare alberi di ulivo, betulla, abete o quercia, per poi arderli nel fuoco trasformandoli appunto in ceppi natalizi. Lidea di portare cos nella propria casa un albero per poi bruciarlo diventa cos unaltra spiegazione dellusanza del famoso abete, del resto le stesse luci di cui oggi lalbero viene addobbato potrebbero ricordare appunto questo fuoco rituale e i doni deposti sotto di esso il suo carattere fecondatore e portatore di gioia. Questa idea non in antitesi con il concetto espresso precedentemente della simbologia fallica, infatti il primitivo, portando a casa il ceppo, porta una parte di quello spirito arboreo che, dimorando nei boschi, rimane nel pezzo di legno fino ad esser bruciato, o meglio, sacrificato per poter rinascere dalle proprie ceneri come novella fenice. Del resto basta guardare le tradizioni popolari per capire come esso avesse poteri propiziatori. Si narra che le sue ceneri erano disperse nelle campagne le rendessero pi fertili, tradizione che ritroviamo anche in Inghilterra o in Francia ove vi era lusanza di picchiare sul cepp o per augurio di fertilit. In diverse zone italiane il giorno di Santo Stefano aveva luogo il rituale di battitura delle piante da frutto eseguita di solito da un bambino che, munito di bastone, andava battendo la pianta recitando ad alta voce una specie d'invocazione. Tradizione simile presente poi anche In Val di Chiana ove, la sera della Vigilia di Natale, le famiglie si riunivano attorno al ceppo di legno. I bambini, bendati, erano cos fatti battere con le molle sul tronchetto mentre intonavano una canzone dedicata alla Vergine Maria. In Germania questa tradizione applicata anche agli alberi viventi che vengono battuti per avere ricchezze. Lalbero natalizio diventa cos il ceppo dellabbondanza in un rituale che rimasto intatto nel folklore e nelle tradizioni popolari. In Toscana le case rimangono aperte agli ospiti per tutto il tempo in cui il ciocco arde nel camino, mentre i bambini battevano il ceppo con delle canne nella speranza di veder cadere dal camini dolcetti e caramelle sapientemente disposte di nascosto dagli adulti, in Friuli il ceppo natalizio chiamato nadaln e ancora a Genova veniva acceso il ceppo della citt al quale si offriva vino e confetti, idea di una ospitalit e di prosperit che ritroviamo proprio tra i bei pacchi ricchi di lustrini dei nostri giorni.

Il Sacro Vischio
Sempre legato alla tradizione natalizia e arborea il mistico vischio, considerato una pianta magica per la sua origine: non spunta dal terreno ma, nascendo sui tronchi dei meli, delle querce e dei pioppi, sembra nascere dal cielo , inoltre le sue bacche si sviluppano in nove mesi proprio come il feto umano e si raggruppano in numero di tre, numero da sempre sacro in tantissime culture. Presso i Druidi il Vischio era considerato una pianta sacra e veniva reciso dallalbero su cui nasceva co n una solenne cerimonia, usando un falcetto doro, infatti il vischio e una tipica pianta lunare e dunque , recidendola con un metallo legato alla divinit solare come loro si riunivano le opposte energie. Lo stesso falcetto, la cui forma proprio quella della Luna crescente altro non sarebbe che un simbolo di riunione delle energie del cosmo e dei due principi, quello femminile e lunare con quello maschile e solare. La raccolta del vischio avveniva in due momenti particolari dellanno, a Samhain, il primo Novembre , vero e proprio Capodanno celtico e durante il Midsummers Eve, la famosa festa di San Giovanni. Queste tradizioni legate alla pianta le ritroviamo anche nella cultura romana ove il suo nome significa che guarisce tutto. NellEneide Virgilio paragona il ramo doro al vischio consacrando cos la pianta a Proserpina. Quando infatti Enea chiede alla Sibilla il permesso di Apollo per scendere nellAverno a trovare il padre Anchise, si sente rispondere che indispensabile, per affrontare tale viaggio, avere con s il Ramo dOro, che dovr essere dato in dono a Proserpina. Come ne boschi al brumal tempo suole di vischio un cesto in altru i scorza nato spiegar le verdi fronde e gialli i pomi,e con le sue radici ai non suoi rami abbarbicarsi intorno; cos l bronco era de loro avviticchiato a lelce, ondera surto; e cos lievi al vento crepitando movea laurate foglie. Tra le varie tradizioni di prosperit legate al vischio, c quella che vuole il baciarsi sotto la pianta perch di buon auspicio, tradizione che ancora oggi si effettua in molte case, e sopravvissuta alla religione cristiana , deriva da antiche conoscenze druidiche che vorrebbero il vischio una pianta apportatrice di fecondit dato che le sue bacche, schiacciate davano un liquido molto simile al seme maschile.

La Befana come figura della vecchia mater


Altra tradizione natalizia quella che descrive una antica figura pagana, la donna-sacerdotessa del culto arboreo, le cui sembianze oggi sono quelle di una strana vecchina, molto simile alle numerose streghe perseguitate e arse nei roghi dalla stessa Inquisizione Cristiana. Essa ha avuto e ha tanti nomi con i quali conosciuta, Ardoia, Berta, Donazza, Gianepa o Marantega ma oggi potremmo, chiamarla facilmente befana, la vecia portatrice di abbondanza e legata ai rituali di fertilit, che dispensa doni e carbone ai bimbi meritevoli ponendo i suoi regali in vecchie calze la cui forma ricordano fortemente la cornucopia. Anche se la figura di questa donna dalle chiare origini pagane stata successivamente trasformata e riadattata dalla moralistica religione Cristiana che le ha dato il potere di premiare o punire i bambini cattivi portando loro del carbone, essa in realt legata agli atavici rituali di fertilit, alle tradizioni dei fuochi sacri e del ceppo natalizio a cui il nero dono si ricollega fortemente. Il legame con i rituali di procreazione e di abbondanza lo ritroviamo anche in uno dei particolari iconografici che caratterizzano la figura, raffigurata sempre a cavalcioni su una scopa. E in questo strano intricarsi di elementi che prende corpo limmagine della scopa stregonesca, attrezzo magico che ricorda fortemente il bastone o la bacchetta magica, simbolo priapico e al tempo stesso legato allalbero. Sembrerebbe che la tradizione della scopa derivasse direttamente da antichi culti naturali nei quali il bastone era preponderante proprio perch simbolo dellalbero. Un esempio potrebbero essere i rituali dionisiaci dove un elemento important e era il Tirso, il mitico bastone dei satiri avvolto da foglie dedera e vite e con in capo una pigna, legato alla fertilit a causa dei frutti, i pinoli, che nasconde nel suo seno. In realt la scopa, spesso dichiarato arnese delle streghe usata proprio dalle donne nei lavori domestici in realt un simbolo priapico come facile intuire dalla sua stessa posizione tra le gambe della donna, un gesto di chiara magia simpatica che ricollega la vecchia figura a quelle antiche divinit che, assicurando la fertilit, portavano alluomo il pi grande dono, la vita e dunque la continuit della sua specie e labbondanza dei campi, lalimento necess ario per se stesso e la sua progenie. Strane donne a cavalcioni di scope, alberi illuminati, piccole bacche bianche di vischio, atavici simboli che, nel santo periodo natalizio, ci fanno rivivere antiche tradizioni di un mondo e un culto oramai perduto di cui solo il simbolo rimane come unico monito: La Foresta.

LAlbero filosofico e lIsola


17 aprile 2013 di Gaetano Roberto Buccola, Psicologo Psicoterapeuta

Lisola, separata dalla terraferma, un luogo simbolicamente extramondano e costituisce un ambiente altro, un luogo ritirato; per accedervi occorre confrontarsi con lelemento acqueo, che nella sua liquidit pu essere imprevedibile e pericoloso. Non si arriva per caso sullisola; essa genius loci, una mta esatta, non casuale, il cui approdo consentito a chi accetta il rischio o chi possiede il talento: in termini alchemici, accede allisola chi nella grazia di Dio; tale grazia determina il momento e il luogo in cui l uomo incontra lisola, ovvero il momento e il luogo in cui lisola incontrata dalluomo. Unantica leggenda racconta di un gruppo di avventurieri frisoni i quali, rimasti intrappolati da un gigantesco gorgo marino il Maelstrom si ritrovarono su unisola piena di luce e di oro. Nelle grotte di questa isola, situate sulle pendici di una montagna, si nascondevano alcuni esseri giganti; possiamo cogliere una notevole analogia con lOdissea di Omero, in cui si narra dellisola di Ogigia, dimora di Calipso, sorella di Prometeo e figlia di Atlante, ove Kronos riposa allinterno di una caverna di montagna, ricoperta doro (secondo una recente ipotesi di studio, Ogigia potrebbe essere identificata con lisola di Pantelleria). Il sapiente, lo sciamano, il saggio, richiedono luoghi isolati e silenziosi, cio protetti dai rumori del mondo e dalle sua tentazioni profane; in estremo, la terra dellisola terra sacra, terra non vulgi. Joseph Campbell ha raccontato di un incontro con uno sciamano inuit dellestremo nord del Continente americano: Igjugarjuk () era lo sciamano di una trib di Eschimesi Carib del Canada Settentrionale, quello che disse ai visitatori europei che lunica vera saggezza vive lontana dallumanit, laggi nella grande solitudine, e pu essere raggiunta sol tanto con la pi grande sofferenza. Solo privazione e sofferenza dischiudono la mente e ci che agli altri celato[1]. Tale ricerca, la quale necessita di un distacco fisico dal resto del mondo, pu verosimilmente dirsi conseguita quando questo stato di volontario isolamento si raggiunge anche in presenza degli altri, in un simbolico sentiero di liberazione in cui () per chi non sulla strada della conoscenza, un albero solo un albero, per chi nel cammino, un albero cessa di essere un albero, per chi ha raggiunto la conoscenza, un albero ritorna ad essere un albero[2]. Approdare su unisola significa abbandonare un luogo protetto il porto sicuro per affidarsi al mare-utero che contiene lisola, sulla quale, solitamente sul punto sommitale, vi il cratere, lomphalos; tale termine, nellantichit, oltre che lombelico, designava anche una pietra cui fosse attribuito un significato religioso.

Il suono della Creazione


29 ottobre 2012 di Enrico Galimberti

Leonardo da Vinci: Uomo Vitruviano Ci che stupisce delluomo antico, ma che ancora langue dentro ognuno di noi, la straordinaria capacit di vivere in simbiosi con il cosmo, conoscendo appieno i propri sensi e sapendoli controllare e indirizzare verso ed entro linfinito. Di queste straordinarie capacit, luomo comune non sa pi come usufruire, abituato a riversare nella tecnologia le funzioni naturali dei propri sensi e obliando al meglio la propria dimensione spirituale. Allorigine della sapienza e della cultura di ogni etnia umana, vi un elemento che viene ancor prima degli elementi alchemici o fondamentali, acqua, terra, aria, fuoco, spazio il suono. Dice Giovanni nel prologo al Vangelo omonimo: in principio cera colui che la parola . Egli era con Dio; Egli era Dio. Egli era al principio con Dio. Per mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa Dice la Genesi: Dio disse..e fu. Alla base della pi antica filosofia greca vi era la corrispondenza: pensiero-parola-realt. Ma la filosofia greca ha attinto dallEgitto. E infatti la genesi egiziana di Menfi recita: Ptah, il grande, il cuore(cervello) e la lingua(parola) dellEnneade degli dei, lui cre gli dei, nacque nel cuore e nacque sulla lingua qualcosa nella forma di Atum. Ora, Atum il creatore, ma si capisce che lui stesso stato creato, grazie al cuore(sede del pensiero secondo gli Egizi) e alla voce (lingua).

Anche gli Egizi hanno attinto la filosofia dal Vicino Oriente e cos via fino ad arrivare l dove attestata la pi antica filosofia: lIndia. Brahma il Tutto, Dio, anima universale. Alla base della Genesi ind vi , inutile dirlo, il suono. Il suono silenzioso della Spiritualit Chiunque abbia conoscenza delle dottrine spirituali indiane, avr sentito parlare del Mantra. E una disciplina meditativa che permette, pronunziando sommessamente determinate sillabe sanscrite sacre, di mandare, per dirlo con termini profani, in risonanza la mente che la pi acerrima nemica dellAtman, lIo, lanima indiv iduale che si deve realizzare per tornare a far parte del Tutto. La mente tende ad allontanare lindividuo dallinfinito, dandogli l illusione di essere autosufficiente e spingendolo allegotismo. Soltanto riuscendo ad annichilire e controllare la mente, lAtman risale alla percezione pi alta e di nuovo si avverte lappartenenza ad un Tutto che Spirito divino. Lo stesso concetto altamente spirituale, seppur metaforizzato in termini pi materiali, ripreso dal Cristo. Cos come il corpo e le membra sono una cosa sola, cos Io e i l Padre mio siamo la stessa cosa. E il concetto di micro e macrocosmo, luno dentro allaltro e viceversa. Attraverso il mantra, la cui sillaba pi potente il famoso Om o Aum, i maestri Buddisti pi potenti riescono addirittura a scoprire le cause di un malore fisico e, intervenendo a livello energetico, riescono a curare malattie a volte in stadio avanzato o terminale. La vibrazione che domina il cosmo Ora, la parola suono e il suono vibrazione; il pensiero genera energia e lenergia vibrazione; la luce vibrazione Secondo antiche leggende indiane, con i suoni possibile materializzare degli oggetti e addirittura esisterebbero delle citt invisibili(Dio dissee fu/di tutte le cose visibili e invisibili). Il famoso detto Apriti sesamo dovuto al fatto che alcuni sacerdoti del vicino Oriente, anticamente, erano in grado con determinati canti e preghiere di far aprire magicamente le spighe di sesamo. Il comandamento non pronunciare il nome di Dio invano, deriva dal fatto che per gli ebrei alcuni nomi sono impronunciabili, a causa del loro potere e della loro appartenenza a esseri spiritualmente superiori e vicini a Dio. Sempre in India, a proposito dei Vimana (letteralmente uccelli artificiali abitati) si narra che su alcuni di essi fosse in cisa la sillaba sacra dellOm e mediante determinati canti e preghiere i sacerdoti sapessero comandarli. E i cerchi nel Grano?

Il potere del suono, dellenergia e della vibrazione entra in gioco anche quando si parla dei famosissimi Cerchi nel Grano o Crop Circles. Sembra che a causarli siano delle particolari onde elettromagnetiche che, di provenienza incerta, entrano in simbiosi con il campo gravitazionale terrestre. Anche un simbolo o una forma producono vibrazioni. Il corpo umano emette onde magnetiche che sono persino in grado di impregnarsi in edifici ad alta frequentazione come i luoghi sacri. Ma, di nuovo il meccanismo retroattivo, gli stessi luoghi sacri ( scientificamente dimostrato) venivano scelti perch fonti di particolari energie dette positive, mentre venivano demonizzati i luoghi ad alta intensit di onde negative. Secondo teorie recenti, i simboli riprodotti nei Cerchi nel Grano sarebbero opera di intelligenze che vogliono aiutare luomo ad elevarsi spiritualmente. Un nativo americano comprende benissimo tali meccanismi, poich anche in America era largamente diffusa tra i nativi la venerazione del Grande Spirito e della Madre Terra. Lanimismo da noi occidentali visto come un qualcosa di ridicolo e primitivo, ma a mio parere andrebbe rivisto il concetto di primitivo. Di sicuro non sinonimo di rozzo, ma, allopposto, una grande consapevolezza spirituale che lega luomo al creato. Non a caso la concettualit artistica pi antica la pi complessa, perch l uomo antico, come detto in apertura, era in uno stato spirituale e fisico in perfetta sintonia con le vibrazioni cosmiche, cose che noi, avvolti dalle radiazioni dei telefonini, abbiamo perduto, ma forse non irrimediabilmente. I primi disegni di un bimbo, non sono rappresentazioni della semplice realt visiva. In essi sono racchiusi gli stati danimo e le proiezioni sensibili di s. Col tempo, di nuovo, la mente categorizza secondo determinati schemi e preclude ogni libero sfogo della nostra interiorit spirituale. Quello che luomo ha scordato, nel corso della sua tanto incerta storia, proprio il fatto di essere uomo, un dio caduto che sogna le stelle, ma non si accorge di brillare di luce divina.

Simbologia della Genesi


13 ottobre 2012 Analisi della simbologia contenuta nel Libro delle Genesi

di Vito Foschi

Michelangelo Buonarroti: La cappella Sistina a Roma La Genesi il primo libro della Bibbia e descrive la creazione del mondo da parte di Dio ed interessante sotto vari punti di vista. In particolare sono interessanti i capitoli che raccontano la storia del diluvio. In questi capitoli abbondano le ripetizioni e le ambiguit. Innanzitutto il capitolo 6 inizia con delle frasi piuttosto enigmatiche. Si parla che i figli di Dio presero per moglie le figlie degli uomini: I figli di Dio, vedendo che le figlie degli uomini erano adatte, si presero in moglie tutte quelle che loro piacevano (Genesi 6,2). Linterpretazione immediata che anche quella del commento della Bibbia in mio possesso, che i figli di Dio sono i discendenti di Set terzo figlio di Adamo e devoto a Dio, mentre i figli degli uomini sono i discendenti di Caino. Per questo non ci pu non far venire in mente dei testi apocrifi ed in particolare il libro di Enoc che parla di come un gruppo di angeli, chiamati figli del cielo, prese per moglie delle donne umane e gener una progenie semidivina, i giganti, che diventata violenta ed infedele a Dio fu da questi distrutta, come far Dio nella Bibbia con il diluvio che sterminer la discendenza dei figli di Dio e delle figlie degli uomini. Un altro punto curioso il versetto 6,4 In quel tempo cerano i giganti sulla terra e anche dopo, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini, le quali generavano loro dei figli. Sono essi quegli eroi famosi fin dai tempi antichi. Anche se linterpretazione ufficiale sembra corretta questa frase successiva ci ricorda inevitabilmente i giganti dei racconti apocrifi del libro dei Giubilei e del libro etiopico di Enoc. Non solo. La frase ci dice che i giganti ci saranno anche dopo. Dopo il diluvio? Unaltra particolarit la presenza di ripetizioni. Quando viene descritta la costruzione dellarca la storia ripetuta due volte. I capitolo 6 e 7 fra ambiguit e ripetizioni non risultano particolarmente riusciti, anche se per altri versi risult ano particolarmente importanti. Sul diluvio si scritto tantissimo e non aggiungeremo altro, per faremo un accenno alla teoria ciclica del tempo che sembra mancare nella Bibbia e che rappresenterebbe la novit nel panorama religioso antico. La teoria ciclica diffusa in ogni dove, fra i greci, i maya, gli ind, i cinesi e cos via. Lidea, brevemente, che il tempo diviso in varie et e alla fine dellultima c un nuovo inizio con un nuovo ciclo diviso nelle stesse et. Ad ogni et c un progressivo allontanamento dalla perfezione iniziale. Ci sono differenze fra chi pensa ad una ripetizione pedissequa della storia e chi dice semplicemente che la storia si svolger in maniera simile a grandi linee. Alla fine di ogni et c un cataclisma che cancella il vecchio mondo e pone le condizioni per il nuovo mondo nella nuova et. Tutto questo ci ricorda il diluvio. abbastanza diffuso fra le varie antiche religioni lidea che il ciclo sia diffuso in 4 et. Nella Grecia classica ad ognuna delle 4 et corrisponde una razza umana, progressivamente pi imperfetta. La prima et let delloro, segue quella dellargento, quella di bronzo ed infine la nostra quella di ferro. Anche nella denominazione si nota la progressiva degenerazione e lallontanamento dalla perfezione dellinizio. Ora nella Bibbia si parla del solo diluvio e quindi sembrerebbe che la storia si divide in due, ma in realt c almeno unulteriore suddivisione. Nellet doro della mitologia luomo era perfetto ed era

con Dio e questo periodo sembra riecheggiare il periodo in cui Adamo ed Eva soggiornarono nel giardi no dellEden. In effetti si parla di perfezione delluomo e di caduta in seguito al peccato originale e del fatto che Dio passeggiava nel giardino e risiedeva con luomo. Si pu ben dire che si tratti dellet delloro per luomo. Un altro parallelo lo si pu fare fra i giganti biblici e i titani della mitologia classica. In questultima i titani si ribellano a Zeus capo degli dei e vengono sconfitti e relegati nel Tartaro. E il diluvio non fa altro che spazzare via gli uomini e si immagina anche i giganti dalla faccia della terra. Possiamo trovare alte corrispondenze fra i titani greci e i giganti dei testi apocrifi del vecchio testamento citato pi sopra. Unaltra curiosit la torre di Babele. Rappresenta chiaramente una sfida a Dio ed in un certo qual modo sembra replicare il peccato originale e quasi rappresentare unulteriore caduta delluomo dalla perfezione iniziale ad uno stato sempre pi imperfetto. In effetti Babel significa confusione e con tale episodio aumenta la confusione fra gli uomini ovvero un allontanamento dalla Verit. La Torre di Babele unopera ciclopica, titanica e ci sembra in relazione con i giganti. Con il diluvio dovrebbero essere morti, ma le parole anche dopo ci porta a pensare che dopo il diluvio sussistono ponendo il problema della loro generazione ritornandoci in mente il libro di Enoc e quindi lorigine semidivina dei giganti. Qualche altra nota merita larca. divisa in tre piani e non a caso; i tre piani rappresentano i tre mondi: minerale, vegetale e animale. Ora, larca deve garantire un nuovo inizio come tale deve contenere in nuce tutte le potenzialit future e quindi i tre mondi. Larca pu essere considerata equivalente alluovo primordiale che nella sua unit contiene tutta la molteplicit futura. Con il diluvio la terra scompare ed anche le cime pi alte sono coperte, si ritorn a allabisso primordiale. Nella storia del diluvio si parla dellacqua che sgorgava dal cielo e quella che sgorgava dalla terra; nella descrizione della creazione Dio separa le acque inferiori e quelle superiori creando il firmamento: un ritorno allinizio. Larca il seme, luovo primordiale da dove deve rinascere un nuovo mondo, e contiene in s i principi dei tre mondi, minerale, vegetale e animale. Credo che non a caso luovo primordiale, il punto dinizio ricordi molto la teoria del Big Bang, in cui un punto ha in s tutto lo sviluppo futuro. Con lesplosione iniziale, con il dischiudersi delluovo si sviluppa tutta la creazione nella sua immensa molteplicit e diversit.

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