Neolitico 1
Neolitico 1
Neolitico 1
il CONCETTO di NEOLITICO
1.1 Il Neolitico come entit tassonomica
Allinizio del XIX secolo la periodizzazione della Preistoria si basava sul cosiddetto sistema delle Tre Et. Messo a punto dallo studioso danese Christian Thomsen1, esso prevedeva una successione di tappe caratterizzate rispettivamente dalluso della pietra, del bronzo e del ferro. Le scoperte dei decenni seguenti indussero larcheologo britannico Sir John Lubbock a creare unulteriore suddivisione nellambito dellet della Pietra. Nel suo saggio Prehistoric Times, del 1865, egli introdusse infatti per la prima volta i concetti di Paleolitico e di Neolitico2, caratterizzando le due epoche in termini essenzialmente tecnoloci. Il Paleolitico (o et della pieChristian Thomsen tra antica) risult dunque essere il periodo nel quale erano in uso strumenti in pietra scheggiata, in opposizione al Neolitico (o et della pietra recente), durante il quale fu introdotta quella levigata. Questa divisione veniva avvalorata anche dai dati paleontologici, poich il Paleolitico aveva conosciuto la diffusione di faune pleistoceniche (cio dellera glaciale), poi estinte e dunque assenti nei complessi neolitici. Successivamente, grazie allopera dellarcheologo australiano V. Gordon Childe, fu possibile precisare meglio i caratteri del Neolitico e comprendere appieno la sua portata innovativa, non solo dal punto di vista tecnologico (es. introduzione della pietra levigata e della ceramica) ma, soprattutto, sul piano economico (transizione da uneconomia parassitaria di caccia e raccolta a modalit di produzione del cibo) e sociale (processi di sedentarizzazione delle comunit e di stratificazione interna della societ).
Il sistema delle tre et fu utilizzato dal Thomsen a partire dal 1812 per la sistemazione e ledizione delle collezioni archeologiche danesi del Museo Reale di Copenhagen e fu pubblicato nel 1836. 2 Il termine Mesolitico invece di origine poco pi recente e il suo uso sistematico risale allinizio del XX secolo. Questo periodo andava a colmare lo iato, la cesura tra Paleolitico e Neolitico che si era precedentemente ipotizzata.
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geocronologia
paleoclimatologia:
Come si detto in precedenza, il Neolitico ricade nellera postglaciale, definita come Olocene. Gi nellOttocento alcuni studiosi osservarono che lera del Quaternario (cio il periodo nel quale tuttora viviamo, che si caratterizza soprattutto per la comparsa e levoluzione del genere Homo) poteva essere divisa in due grandi periodi, con caratteri climatici e ambientali del tutto differenti: fu definito Pleistocene il periodo delle grandi glaciazioni, mentre con il termine di Olocene venne indicato il periodo post-glaciale. Gli studi successivi condotti in Europa, basati essenzialmente sulle alterazioni morfologiche determinate dallespansione dei ghiacciai alpini, permisero di riconoscere per il Pleistocene una serie di distinti episodi di raffreddamento (o periodi glaciali), che Penck e Brckner denominarono convenzionalmente Gnz, Mindel, Riss e Wrm3. Questi risultavano intervallati da fasi di relativo riscaldamento (o periodi interglaciali es. Mindel/Riss, Riss/Wrm). Con il progredire degli studi, e in particolare con le analisi palinologiche, stato possibile dettagliare meglio il quadro climatico, riconoscendo nellambito di ciascuna glaciazione un andamento intermittente tra episodi stadiali (particolarmente freddi e aridi e marcati da una preponderanza di polline non arboreo o NAP, non arboreal pollen) e interstadiali o oscillazioni (con temperature pi miti, indicate anche dalla predominanza di polline arboreo o AP, arboreal pollen). Gli studi pi recenti, basati sullanalisi degli isotopi dellossigeno in alcuni campioni prelevati da fondali oceanici o dalle calotte glaciali, hanno sostanzialmente complicato il quadro climatico del Quaternario, rilevando per gli ultimi 2 milioni di anni una successione di pi di venti oscillazioni di temperatura o stadi isotopici (OIS)4 . Secondo la cronologia tradizionale lOlocene inizia nellera postglaciale, in concomitanza con il primo periodo di riscaldamento successivo allultima glaciazione, che le datazioni radiocarboniche collocano tra 10.200 e 8.700 bp (before present). Alcuni studiosi hanno peraltro proposto di retrodatare linizio di tale periodo al pri3 PENCK & BRCKNER 1909. Successivamente furono riconosciute glaciazioni pi antiche, denominate Donau e Biber. 4 Questi studi si basano sulla misurazione dei rapporti percentuali tra gli isotopi 16O e 18O fissati nei gusci dei foraminiferi contenuti nelle colonne stratigrafiche prelevate mediante carotaggi profondi. Questo rapporto ( 16O/18O) un ottimo indicatore della temperatura: nei periodi interglaciali, infatti, quando per effetto del disgelo gli oceani sono pi vasti (trasgressione marina), le acque contengono una grande quantit dellisotopo leggero dellossigeno (16O); viceversa, nelle fasi fredde si hanno fenomeni di regressione marina e, mentre lisotopo leggero resta intrappolato nei ghiacci, le acque si arricchiscono dellisotopo pesante 18O. SHACKLETONE E OPDYKE 1973.
mo effettivo rialzo della temperatura durante la cd. oscillazione di Allerd, comprendendo dunque nellOlocene anche il successivo periodo freddo e arido denominato Dryas recente. In questo modo linizio dellOlocene dovrebbe essere collocato tra 11.800 e 10.800 bp. Per convenzione si tuttavia soliti fissare linizio dellOlocene a 8.050150 a.C., cio a 10.000 bp.
La fine delle glaciazioni fu marcata dallo scioglimento dei ghiacci, con una riduzione della grande calotta polare (inlandsis) e dei ghiacciai alpini, dal conseguente innalzamento del livello dei mari con arretramento della linea di costa, dallaumento delle precipitazioni. Naturalmente questi cambiamenti climatici ebbero un impatto notevole sullecosistema, determinando lestinzione o la diversa dislocazione di alcune specie faunistiche e lintroduzione di diversi paesaggi vegetazionali. La periodizzazione interna dellOlocene fu elaborata per la prima volta dal norvegese A. Blytt, che, basandosi sullo studio delle torbiere del Nord Europa, registr lalternarsi di fasi umide (cio di accrescimento delle torbe) e aride (indicate dalla pedogenesi della torba). Furono cos individuati quattro periodi : BOREALE ATLANTICO SUB-BOREALE SUB-ATLANTICO Arido Umido Arido Umido
Lo svedese R. Sernander, collaborando con il palinologo Van Post, correl le fasi di tale sequenza con i mutamenti del livello dei mari e con quelli climatici riscontrabili mediante le analisi polliniche. zona pollinica IV Periodo PREBOREALE Clima Freddo/arido Epoca Bc/ac 8300-6800 bc 9600-8500 a.C. 9500-7000 6800-5500 bc 8500-6400 a.C. 7000-5000 5500-2700 bc 6400-3350 a.C. 5000-2500 2700-700 bc 3350-800 a.C. 2500- IX-VIII sec a.C. Da 800 a a.C. Bp 100009500
V-VI
BOREALE
Caldo/arido
VIIa
ATLANTICO
Caldo/umido
VIIb
SUB BOREALE
Caldo/arido
VIII
SUB ATLANTICO
Freddo/umido
Il periodo Preboreale (8300-5800 bc) si caratterizza per un clima ancora freddo e secco e la vegetazione dellEuropa settentrionale 4
caratterizzata da tundra, pino silvestre e betulla. Tra Preboreale e Boreale (6800-5500 bc) la temperatura aumenta progressivamente, le calotte glaciali diminuiscono la loro ampiezza e il livello del mare si innalza5. In questo periodo si assiste alla grande espansione del nocciolo, pianta termofila (cio adatta a climi temperati), che migra verso nord a partire dalle aree mediterranee. Nel successivo periodo Atlantico, allinterno del quale ricade il Neolitico, si instaurano condizioni climatiche calde e umide. In una prima fase (Atlantico antico, 5500-4000 bc) si registrano ancora oscillazioni fresche o fredde, mentre nellAtlantico recente (4000-2700 bc) si affermano condizioni particolarmente propizie, che determinano il cosiddetto optimum climatico. Grazie allaumento delle precipitazioni si diffondono i boschi di latifoglie e si ha la massima diffusione del querceto misto (cio di quellassociazione formata da olmo, quercia, tiglio e ontano), nonch un innalzamento in quota dei limiti di bosco.
probabilmente in questa fase che la zona a nord del delta del Po, ancora emersa durante il Preboreale, viene invasa dalle acque.
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V. GORDON CHILDE 1925 (2a ed. 1939), The Dawn of European Civilization.
sia configurata come fenomeno improvviso e inaspettato ma, piuttosto, risulti elaborata durante una lunga fase preparatoria. Appare infatti sempre pi evidente che le diverse innovazioni non comparvero simultaneamente ma, piuttosto, per stadi, in una evoluzione lenta e graduale. Per questo motivo al concetto di una rivoluzione neolitica a poco a poco subentrato quello di un lento processo di Neolitizzazione:
Nelle regioni di invenzione i diversi elementi del complesso neolitico sono stati elaborati progressivamente, gli uni dopo gli altri, nel corso di unevoluzione senza contrasti, che vede il naturale prolungarsi dei complessi culturali preesistenti. Al contrario, il termine rivoluzione pu essere applicato legittimamente nelle regioni che non hanno partecipato a questo processo formativo, nelle quali il Neolitico stato introdotto come un insieme globale, coerente e strutturato, rendendo talvolta quasi indistinguibili gli eventuali accenni di unevoluzione locale verso i nuovi modi di vita7.
Una volta riconosciuti i tratti distintivi del periodo, la riflessione si spostata sulle modalit di diffusione di tali caratteri da uno o pi centri genetici. Questo dibattito si inseriva nel contesto delle speculazioni teoriche che hanno caratterizzato il pensiero antropologico e archeologico del XX secolo e che si sono concentrate soprattutto sullinterpretazione dello sviluppo e della trasmissione culturale.
J. LECLERC E L. TARRTE 1991 (1988), Neolitico, in Dizionario di Preistoria, diretto da A. Leroi-Gourhan, Torino, Einaudi.
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ATTREZZATURE AGRICOLE
CERAMICA
Gordon Childe intu che lepicentro della Rivoluzione Neolitica doveva essere localizzato nellAsia sudoccidentale, in unarea favorita da particolari condizioni La Mezzaluna Fertile ambientali, che si estende dallIran alla Palestina, alla Turchia meridionale (la cosiddetta Mezzaluna Fertile); solo in un secondo momento le novit si sarebbero diffuse in Europa.
A riprova di questa interpretazione veniva indicata una serie di fattori: la mancanza di specie spontanee di frumento selvatico che potessero essere considerate antenate di quelle coltivate nel Neolitico portava a escludere che la domesticazione dei vegetali fosse avvenuta in Europa8; la loro presenza nellarea della Mezzaluna Fertile faceva supporre che la domesticazione dei cereali si fosse sviluppata per la prima volta nellAsia sudoccidentale; considerazioni analoghe venivano proposte per la domesticazione della capra/pecora9; le pi antiche attestazioni di pratiche agricole, risalenti al Preboreale e al Boreale (cio a periodi in cui lEuropa era ancora caratterizzata dai complessi mesolitici) erano localizzate in Asia sudoccidentale (es. Gerico I e II). In assenza di pratiche di irrigazione, i terreni esaurivano presto il loro potenziale, costringendo cos le prime comunit di contadini a forme di agricoltura mobile e alla continua ricerca di suoli vergini da dissodare. Proprio questo fattore avrebbe contribuito alla diffusione del Neolitico in aree diverse. Lo spostamento delle comunit non fu lunico dei modelli invocati per spiegare lorigine dellagricoltura in Europa, per la quale lAutore non escluse lipotesi delladozione da parte di ex cacciatori/raccoglitori convertitisi a una forma economica pi vantaggiosa10. Le ipotesi di Gordon Childe furono messe alla prova nel secondo dopoguerra mediante una serie di spedizioni e di ricerche multidisciplinari, che coinvolsero diverse aree della Mezzaluna fertile, dalle pendici dei Monti Zagros a quelle dei Monti Tauri, alla costa mediterranea: R. J. Braidwood condusse le sue ricerche in Iraq, F. Hole in Iran, K. Kenyon e J. Perrot in Palestina, J. Cauvin e H. de Contenson in Siria e J. Mellart in Turchia.
A queste conclusioni era giunto nel 1948 Robert J. Braidwood, dellOriental Institute di Chicago. Egli ipotizz per la prima volta che le origini dellagricoltura andassero ricercate nelle aree in cui esistevano forme selvatiche antenate delle specie coltivate (RENFREW & BAHN 1991, p. 242; BRAIDWOOD & HOWE, 1960). Solo nei Balcani meridionali esisterebbe un tipo di frumento selvatico spontaneo, antenato del Triticum monococcum, cio del meno redditizio dei cereali, coltivato nel Neolitico solo in associazione con forme di qualit superiore (come il Triticum dicoccum e derivati, i cui antecedenti selvatici sono presenti solo nellarea della Mezzaluna fertile, insieme a monococcum e a orzo selvatico). 9 La distinzione tra i due generi (Ovis e Capra) sulla base dei soli resti scheletrici che si rinvengono nei livelli archeologici molto difficile se non impossibile: capra e pecora si differenziano infatti principalmente per il diverso numero di cromosomi, per le diverse ghiandole olfattive, per la presenza o assenza della barbetta. Per questo motivo si preferisce parlare genericamente di capra/pecora o di caprovini. 10 V. GORDON CHILDE 1957, op. cit.
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Linteresse per gli aspetti paleoeconomici favor lo sviluppo di metodi di indagine sempre pi sofisticati, che, per esempio, prevedevano la raccolta di resti organici (botanici e microfaunistici) mediante la flottazione11. Il sito pluristratificato di Qualat Jarmo, nel Nord dellIraq, fu indagato da Braidwood e da una quipe di vari specialisti (geomorfologi, palinologi, paleobotanici, archeozoologi etc.) e presto divenne uno dei principali punti di riferimento per la ricostruzione del clima, oltre che per lo studio della domesticazione delle specie vegetali e animali. Su unarea di 140 x 80 m si scav un deposito dello spessore di 7 m, formato dai resti di sedici insediamenti successivi. Negli undici livelli pi antichi si trovarono in media venticinque abitazioni per ogni fase, caratterizzate da una pianta rettangolare e da strutture infossate interpretabili come silos e focolari. Lassenza di suppellettili ceramiche permise di inquadrare tali livelli nel Neolitico cd. Preceramico12. Nel frattempo nellarea levantina (Libano, Siria, Israele, Giordania) venivano scoperti villaggi pre-agricoli della cultura natufiana13 che dimostravano come la sedentariet avesse preceduto la coltivazione e lallevamento, mentre gli scavi stratigrafici condotti da Kathleen Kenyon durante gli anni Cinquanta a Jericho (lodierna Tell Sultan, nella valle del Giordano) confermavano lesistenza di almeno due stadi neolitici caratterizzati da uneconomia produttiva ma privi di ceramica (Neolitico Preceramico o PPN = Pre Pottery Neolithic)14. Ancora una volta si tratta di un sito pluristratificato, identificato alla base di un tell15, circostanza particolarmente propizia per la ricostruzione di una sequenza cronologica delle tappe che scandirono la comparsa del Neolitico. Lo studio delle sequenze stratigrafiche e le datazioni radiometriche che si andavano ottenendo per i diversi livelli indagati in vari siti del Vicino Oriente modificarono almeno in parte la ricostruzione di Gordon Childe: da un lato emergeva in modo sempre pi chiaro come, in alcune aree, i diversi elementi del pacchetto neolitico fossero apparsi scaglionati gradualmente e non contemporaneaIl procedimento della flottazione finalizzato al recupero di resti organici di dimensioni molto piccole, che sfuggirebbero allocchio dello scavatore. Esso consiste nel rimescolamento in acqua di campioni di sedimento: durante loperazione i resti organici, grazie al loro basso peso specifico, galleggeranno sulla superficie dellacqua e potranno cos essere schiumati mediante un setaccio a trama pi o meno fitta. 12 Cfr. infra. 13 Cfr. infra. 14 Cfr. infra. 15 Il termine tell in arabo indica una collina artificiale. Si tratta di rialzi di terreno di natura antropica (determinati cio dalluomo) caratteristici dellAsia occidentale e dellarea balcanica, formatisi per la ripetuta sovrapposizione di livelli di abitato e dallaccumulo del materiale di scarico e di disfacimento delle abitazioni.
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mente; dallaltro si osservava come la sedentariet avesse preceduto di qualche millennio lintroduzione dellagricoltura. Il quadro attuale mostra una situazione estremamente complessa, dalla quale emerge come per il Vicino Oriente sia opportuno parlare di un lento processo di Neolitizzazione, che probabilmente ha avuto pi di un focolaio di origine16, mentre solo in aree in cui il Neolitico risulta essere un fenomeno di importazione si pu parlare di una vera e propria rivoluzione, con adozione contemporanea di tutte le principali novit previste dal pacchetto. Tra i vari elementi innovativi se ne sono di volta in volta selezionati alcuni, a cui stato attribuito un particolare rilievo. Per alcuni studiosi il carattere distintivo del Neolitico consisterebbe in una serie di cambiamenti sociali e ideologici, evidenziati da nuovi rituali, oggetti rituali e dallarchitettura funeraria17. Altri hanno posto laccento su caratteri tecnologici (es. comparsa di una nuova tecnologia nella lavorazione della pietra, introduzione della ceramica). Per altri ancora si tratterebbe semplicemente di uno stadio evolutivo delle societ umane. Il carattere politetico della definizione di Gordon Childe (accentuata diffusione culturale, vita sedentaria, domesticazione di piante e animali, introduzione della ceramica e della pietra levigata) la rende poco operativa; per questo motivo alcuni hanno preferito utilizzare come principale parametro indicatore della Neolitizzazione il passaggio a uneconomia di tipo agro-pastorale. Resta ancora irrisolta la questione in merito allesistenza di uno o pi focolai di origine per questi fenomeni: il corso del Medio e Alto Eufrate deve aver giocato un ruolo importante, dal momento che in questa regione si pu osservare una evoluzione graduale e senza interruzioni dalla fase pi antica del Neolitico Preceramico (PPN A) sino alla comparsa della ceramica mentre, come si vedr, la situazione nellarea palestinese presenta dei momenti di cesura che lasciano spazio alle ipotesi di una diffusione di taluni elementi a partire dalle terre del Nord18.
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4 7500-7000* 8500-8000 BP
PPNB recente
Nuove specie vegetali domestiche: frumento, orzo svestito, lino Aumento demografico generalizzato Diffusione del Neolitico verso il litorale e lAnatolia occidentale
3b 8200-7500* 9200-8500 BP
PPN B medio
Architetture rettangolari standardizzate Cereali e leguminose domestiche ovunque Domesticazione di capra, montone, bue, porco Diffusione del PPN B verso il Levante meridionale
3 8700-8200* 9500-8500 BP
2b PPN A: Sultaniano, Aswadiano, Mureybetiano 9500-8700* Grandi villaggi con capanne rotonde 10000-9500 BP Prime strutture rettangolari sullEufrate
Agricoltura predomestica sullEufrate (Mureybetiano) Diffusione del Mureybetiano verso lAnatolia sudorientale
KHIAMIANO
Prime punte di freccia Caccia-pesca-raccolta diversificate
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12000 BP
11000
10000
9000
8000
7000
PLEISTOCENE
Miglioramento climatico Freddo secco
OLOCENE
secco
+ -
PASTORALISMO CERAMICA
NATUFIANO PPN C PPN A PPN B PN A
Mesolitico
Neolitico Preceramico
Neolitico ceramico
Dalle tabelle sopra proposte risulta chiaro che la prima conquista fu quella della sedentariet, da parte delle comunit mesolitiche del Natufiano; questa fu seguita poi dalla transizione alla coltivazione delle specie vegetali e, successivamente, alla domesticazione di quelle animali nel Neolitico Preceramico. Al termine di questo processo si colloca invece ladozione della ceramica, nel Neolitico Ceramico.
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PN B
6000
Si soliti indicare come Corridoio Levantino un territorio (attraversato dal fiume Giordano) che si estende per una lunghezza di circa 1100 Km (in senso NS) e per unampiezza da 250 a 350 km. La topografia dellarea contraddistinta da una stretta pianura costiera, due file continue e parallele di montagne, che delimitano una rift valley, e un altopiano che digrada verso est, attraversato da corsi dacqua che presentano il medesimo orientamento. Il clima della regione caratterizzato da una marcata stagionalit, con inverni rigidi e piovosi ed estati calde e asciutte. La posizione geografica e i caratteri climatici determinano una certa variabilit nelle associazioni vegetali e faunistiche: dalla macchia mediterranea, estremamente ricca di piante commestibili ma con una scarsa biomassa animale, a paesaggi di tipo steppico, pi ricchi dal punto di vista faunistico. Tra le specie animali pi diffuse si possono annoverare vari tipi di gazzella (Gazella gazella e gazella subgutturosa), il Bos primigenius, un tipo di daino (Dama mesopotamica), il capriolo (Capreolus capreolus) e il cinghiale selvatico (Sus scrofa). La capra selvatica (Capra aegagrus) rara e occupa aree aperte, mentre lo stambecco (capra ibex) diffuso nei paesaggi rocciosi e aridi. Il record paleoclimatico disponibile per larea permette di ricostruire una sequenza in cui si alternano fasi umide e secche: al clima freddo e arido dellultimo massimo glaciale (20000 14500 BP ca.) segu un significativo aumento delle precipitazioni (tra 14000 e 13500 BP). In questo periodo le comunit di cacciatori/raccoglitori del cosiddetto Kebariano, che nei periodi aridi erano stanziate solo lungo la fascia costiera e nelle oasi, poterono espandere il loro territorio in aree precedentemente desertiche ora trasformate in steppe. Vari indizi (come la presenza di mortai in pietra) sembrano suggerire il trattamento di alimenti di natura vegetale e una maggiore stabilit nellinsediamento. Il Dryas recente (11000-10000 BP ca.) riport condizioni di aridit, mentre allinizio dellOlocene (10300 BP ca.) si sarebbe riaffermata una certa piovosit che, tra laltro, avrebbe indotto un graduale in-
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nalzamento del livello del mare e un arretramento delle linee di costa20. 2.2.2 La sedentariet e il Natufiano (12.500-10.000 BC) La civilt Natufiana21, diffusa nel Corridoio Levantino tra 12.500 e 10.000 a.C. (14C cal.), una cultura mesolitica particolarmente evoluta che, per molti versi, preannuncia quella Capsiana che si svilupper circa 2000 anni dopo lungo le coste del Nord Africa. Rispetto ad altre culture del Mesolitico, quella Natufiana dellarea del Carmelo e della Galilea si caratterizza per la presenza di grandi villaggi di capanne rotonde o ovali con piccoli muretti di sostegno e pavimento spesso lastricato (es. An Mallaha in Israele, Abu Hureyra e Tell Mureybet in Siria, Rosh Zin, Rosh Horesha). Larea geograficamente e climaticamente disomogenea e la sedentariet natufiana sembra dettata da una particolare forma di adattamento allambiente. Non tutti i siti si prestavano a questa forma di insediamento che, di fatto, risulta limitata solo al Levante mediterraneo e forse alla sola Galilea e allarea del Carmelo. Queste aree risultano dominate da foreste di querce e pistacchi, con un sottobosco formato da erbe con alte frequenze di cereali selvatici. Questo nuovo modo di vita, sedentario, deve essere risultato in qualche modo attraente perch popolazioni vicine si sforzassero di imitarlo, adattandolo a condizioni ambientali molto meno favorevoli rispetto a quelle mediterranee che lo avevano inizialmente permesso22.
Distribuzione dei siti natufiani (da Bar-Yosef 1998)
BAR-YOSEF 1998. Il Natufiano, definito per la prima volta da Garrod e Neuville sulla base di ritrovamenti effettuati nelle grotte del Monte Carmelo e nei colli della Giudea, prende nome dal sito eponimo di Wadi Natuf, in Palestina. 22 V ALLA 2000.
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Lampiezza degli insediamenti varia: da piccoli agglomerati di capanne estesi su aree inferiori ai 100 mq si arriva sino a grandi villaggi di pi di 1000 mq. Le abitazioni sono costituite da edifici seminterrati (pit-houses) di forma circolare o a C, con diametro variabile da 3 a 6 m, fondazioni in pietra e alzato in legno e frasche. Nel Natufiano antico di An Mallaha le abitazioni sono a pianta circolare o semicircolare (diam. 57 m), seminterrate, molto ampie (circa 25 mq), allineate in modo regolare. Tra le unit abitative meglio conservate si pu ricordare la capanna 131: le sue dimensioni sono maggiori rispetto a quelle delle altre abitazioni (diam. 9 m ca.) ed caratterizzata da un perimetro in pietra, da una fila di buche di palo concentrica rispetto al filare di pietre, da diversi focolari e da varie concentrazioni di manufatti.
An Mallaha: i livelli superiori. Planimetria e sezione (da Bar-Yosef 1998) An Mallaha: la casa 131 in fase di scavo (da Valla) An Mallaha: la casa 131. Alzato e planimetria (da Bar-Yosef 1998)
Esempio di strutturazione interna di una capanna di An Mallaha. possibile osservare la presenza di un focolare, mortai e pestelli, di una rifiutaia e di una sepoltura multipla in un pozzetto adiacente all ingresso dell abitazione.
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Le capanne della Grotta e del Terrazzo di Hayonim risultano invece addossate le une alle altre in prossimit dellapertura di una grotta, secondo una planimetria agglutinata. Il loro diametro va da 2,5 a 3,5 m e sono costruite con pietre disposte a secco. Ciascuna contiene uno o due focolari. I siti del tardo Natufiano hanno restituito informazioni meno complete: si tratta comunque di abitazioni a pianta circolare o subcircolare. Nel Natufiano recente di Mallaha le case sono pi numerose e di ampiezza minore: la maggior parte di esse copre infatti meno di 10 mq. Nelle case sono presenti fosse adibite a sepolture, focolari e mortai. Nella fase finale si accentua la tendenza a costruire capanne di dimensioni minori (710 mq), che richiedevano un minor dispendio di risorse.
An Mallaha: le case 200-208 e 203 (da Valla)
In tutti gli abitati del nucleo centrale dellarea natufiana sono state rinvenute sepolture scavate in abitazioni abbandonate o al di fuori di quelle occupate. Si tratta di tombe singole o multiple in cui gli inumati erano deposti in posizione supina, flessa o semiflessa. Il corredo era costituito da diademi, collane, bracciali, cinture, orecchini e pendenti ricavati da conchiglie marine, osso, denti di animali e perle. Nella fase tarda del Natufiano si osserva il fenomeno della deposizione secondaria del cranio. Un altro fenomeno interessante quello della deposizione di cani accanto agli inumati, documentato in una tomba di An Mallaha e in una di Hayonim.
Tomba natufiana con cane da An Mallaha
Lindustria litica caratterizzata da microliti geometrici tipicamente mesolitici (segmenti e triangoli) ricavati da lame e lamelle 17
con la tecnica del microbulino e derivanti dal precedente Kebariano geometrico, localizzato tra Israele, Libano, Siria e Giordania. Sono presenti anche nuove tipologie di strumenti, come i picconi bi- o trifacciali e le lame di falcetto con usura lucida (sickle gloss)23, utilizzate per la raccolta di cereali. Occorre ricordare che lo strumentario natufiano comprendeva anche oggetti in pietra di grosse dimensioni, come mortai e recipienti di varia tipologia. Le analisi microscopiche hanno dimostrato che il loro utilizzo poteva essere legato al trattamento di materie vegetali o per la macinatura dellocra. Molto ricca anche lindustria in osso-corno, spesso riccamente decorata. Tra gli oggetti dornamento si possono citare una serie di conchiglie di molluschi del Mediterraneo o del Mar Rosso, ma talora anche di provenienza esotica (Oceano Atlantico e Nilo), pietre verdi e malachite. Lesistenza di traffici a lungo raggio confermata dalla presenza di ossidiana anatolica nei contesti tardo natufiani di An Mallaha.
Con lespressione sickle gloss (o lustro) si indica una particolare usura lucida (gloss) presente su alcune lame in selce che erano inserite nei falcetti (sickle) o nei coltelli da mietitura. Lo sfregamento ripetuto del margine tagliente della lama sugli steli dei cereali, ricchi di particelle silicee, determina infatti unabrasione caratteristica dallaspetto estremamente lucido (cfr. infra).
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Teschio del Natufiano antico di ElWad con diadema in tubicini di Dentalium (da Bar-Yosef 1998).
J. Cauvin, che ha scavato il sito di Tell Mureybet, ha potuto osservare che i villaggi sono ubicati nei punti di cerniera tra pi territori 19
con risorse alimentari complementari. Essi prediligono inoltre grotte precedute da terrazzi e situate vicino a sorgenti (es. An Mallaha, grotta di Hayonim, El Ouad, Nahal Oren)24. Nella zona inospitale del Negev si preferiva linsediamento su alture, per sfruttare terreni pi umidi (es. Erq el-Ahmar, Rosh Zin). In questi casi i siti sembrano tuttavia riflettere aggregazioni stagionali di gruppi costretti a disperdesi periodicamente per insufficienza delle risorse25. Leconomia si basava prevalentemente sulla caccia, sulla pesca, sulla raccolta di molluschi e crostacei e su quella di cibi vegetali, tra cui semi di cereali selvatici e leguminose. Ci si chiesti se i Natufiani non avessero iniziato ad addomesti- care le gazzelle, una delle prede preferite nei grandi villaggi del Carmelo e della Galilea, e se non siano stati i primi coltivatori Frequenza dei resti di mammiferi nei di cereali. siti Natufiani e Neolitici Oggi la prospettiva mutata (da Bar-Yosef 1998) e pare che i Natufiani non abbiano praticato una domesticazione delle gazzelle ma, piuttosto, una caccia intensiva e forse eccessiva. Accanto a resti di gazzelle si trovano quelli di daino, cervo, bue, capriolo, cinghiale, stambecco, onagro, volpe, coniglio e vari uccelli, forse cacciati mediante trappole. Migliaia di vertebre di pesce rinvenute a Mallaha evidenziano il ruolo importante della pesca e la dieta natufiana prevedeva anche il consumo di tartarughe, serpenti, lucertole e molluschi. I resti faunistici mostrano dunque uneconomia predatoria orientata verso uno spettro di risorse quanto pi vasto e vario possibile. Anche la pratica della frantumazione delle ossa per lestrazione del midollo (che non praticata presso le comunit di allevatori) depone a favore della caccia piuttosto che della domesticazione26. Le risorse vegetali non si conservano altrettanto bene nei livelli archeologici ma erano verosimilmente ricercate con la stessa cura con cui si ricercavano quelle animali. Resti di vegetali carbonizzati sono stati recuperati in molti siti natufiani (Mureybet, Abu Hureyra, Hayonim etc. ): ad Abu Hureyra e a Mallaha sono documentati resti di mandorle e pistacchi, ad Hayonim alcuni legumi (lupini, lenticchie, piselli) e alcuni cereali (soprattutto grani dorzo).
HENRY 1988. VALLA 2000. 26 Lunica prova di domesticazione quella del cane (cfr. infra).
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Nel passato si molto insistito sulluso dei cereali da parte dei Natufiani. Prove indirette di un utilizzo intenso dei cereali erano ravvisate nella presenza di pezzi di selce con lustro (sickle gloss), dei cosiddetti coltelli da mietitore , di grandi mortai in basalto o in calcare e di macine piatte (es. Nahal Oren, Hatula, Kebara, Beidha). Un altro indizio erano le fosse di Mallaha, interpretate come silos di stoccaggio, che avrebbero permesso di conservare i grani da un raccolto allaltro, assicurando cos un certo surplus alimentare. Di fatto, ora si sa che la maggior parte di queste fosse erano tombe o rifiutaie, ma una piccola fossa foderata di pezzi di calcare sulla terrazza di Hayonim poteva in effetti avere questa funzione. I resti vegetali rinvenuti nei siti natufiani conservano comunque la loro morfologia naturale e non si hanno prove n di domesticazione n di uno stoccaggio sistematico su vasta scala. I dati disponibili portano a concludere che i Natufiani si sono limitati a raccogliere ci che la natura offriva loro spontaneamente, secondo modalit ancora di tipo predatorio. La pratica del taglio con il falcetto, della caccia intensiva alla gazzella e delluccellagione, unite agli altri indizi presentati, indicano comunque che queste risorse spontanee erano sfruttate in modo pi intenso e con una maggiore efficacia rispetto alle epoche precedenti. Caccia e raccolta comportavano ancora una certa mobilit ma la presenza di villaggi strutturati depone a favore di una sedentariet molto precoce e precedente lintroduzione dellagricoltura27. Quello che in passato era stato interpretato anche da Gordon Childe come epifenomeno delle pratiche di produzione del cibo verrebbe dunque a costituire, piuttosto, uno dei presupposti che determinarono ladozione di tali pratiche28. La sedentariet non sarebbe dunque stata indotta dalla pratica della agricoltura (che far il suo ingresso pi tardi) ma dalla ricchez-
le diverse prove della sedentariet delle comunit natufiane vengono spesso citate le sepolture allinterno dei villaggi. Sono stati inoltre condotti studi faunistici sulle specie cosiddette commensali delluomo: si infatti osservato come, delle due specie di topi che vivono ancora oggi nel Levante (Mus spicilegus e Mus musculus) quella selvatica (Mus spicilegus) evita le nicchie ecologiche disturbate dalla presenza delluomo, nelle quali prospera invece il Mus musculus. Basandosi sullo studio delle diverse dimensioni del molare inferiore delle due differenti specie, stato possibile rilevare che dal Paleolitico antico sino al Natufiano in Israele esistono solo topi selvatici, mentre proprio dal Natufiano in poi compare il Mus musculus che vive in una sorta di simbiosi con le comunit umane sedentarie. (TCHERNOV, in BAR-YOSEF & VALLA 1991). La nicchia ecologica creata dalluomo intorno ai suoi villaggi stabili avrebbe attirato anche piccole popolazioni di lupi che avrebbero assunto caratteri particolari. Vi sono prove della domesticazione del cane da parte dei Natufiani, e della loro introduzione non solo nei villaggi ma anche nelle tombe (per esempio a Mallaha). Il cane era dunque simbolicamente assimilato alluomo (TCHERNOV & VALLA 1997). 28 G. CAMPS 1985, pp. 241 e ss.
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za di risorse animali e vegetali fornite dallambiente, a sua volta favorita dal rialzo della temperatura e dellumidit. Una volta stabiliti, i villaggi hanno esercitato nelle loro vicinanze una pressione alimentare sulla natura, ogni qualvolta i prelievi hanno superato le capacit di rinnovamento dei territori. Secondo unipotesi determinista le comunit preistoriche sarebbero state costrette a ricorrere sempre pi spesso a cibi che si ricostituivano velocemente, per esempio i semi delle piante erbacee annuali e i legumi. Un impatto decisivo sulla popolazione natufiana sembra essere stato esercitato dalla crisi climatica del Dryas recente (11000-10300 BP ca.): il clima freddo e arido avrebbe determinato una diminuzione nella produzione spontanea di cereali, che si sarebbero concentrati soprattutto nella porzione occidentale della Mezzaluna Fertile. Nelle aree del Negev e del Sinai settentrionale le comunit tardo natufiane cercarono di affrontare la crisi dettata dalla brusca diminuzione di risorse vegetali mettendo a punto nuove tecniche di caccia (basate, per esempio, sullutlilizzo delle cosiddette punte di Harif, da cui il termine di Harifiano). Altrove lemergenza fu affrontata con un ritorno a schemi insediativi basati su una rinnovata mobilit e, forse, con i primi esperimenti di coltivazione dei cereali. Nellarco di due millenni la parabola natufiana si esaurisce, i primi villaggi vengono abbandonati, compresi quelli nella regione del Carmelo e della Galilea. I gruppi neolitici non si insedieranno pi nella zona mediterranea del Levante, ma al margine delle steppe, lungo il medio corso dellEufrate, nel bacino di Damasco e nella basse valle del Giordano29. Tra Natufiano e prime culture neolitiche si inserisce un periodo di transizione, definito Khiamiano e compreso tra 10.000 e 9.000 BC (cal.). I siti di questa fase si estendono su unarea che va dalla costa israeliana alla valle del Giordano, al corso dellEufrate, al Sinai. Leconomia ancora di tipo predatorio e lo strumentario litico si arricchisce di nuove punte di freccia di forma specializzata con tacche laterali, che, dal sito eponimo della Palestina, prendono nome di punte di El Khiam. Tra le novit pi significative si segnala la comparsa di statuette antropomorfe in pietra calcarea o in terracotta, che raffigurano in modo estremamente stilizzato individui asessuati o di sesso femminile. La simultanea attestazione di un particolare interesse per i bovidi selvatici, le cui corna sono spesso inserite nelle abitazioni come elementi decorativi, sottolinea la comparsa di due importanti figure simboliche che, come si vedr, domineranno anche il successivo immaginario neolitico: la donna e il toro30.
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2.2.3
Anche la domesticazione delle piante, cos come quella del bestiame, si configura come un processo di lunga durata, scandito da una serie di tappe. Alla fine dellOttocento, A. de Candolle individu alcuni parametri utili ai fini dellindividuazione delle aree di origine delle specie domestiche. Secondo questo studioso perch un sito potesse essere identificato come nucleo originario della domesticazione dovevano essere soddisfatte cinque condizioni: esistenza, allo stato selvatico, delle specie progenitrici di quelle domestiche; clima mite; temperature elevate almeno per una parte dellanno; presenza di insediamenti umani; insufficienza delle altre risorse alimentari (caccia, raccolta etc.). Sulla base di questi elementi linteresse dei ricercatori si concentr soprattutto su alcune aree geografiche e, anche alla luce degli studi pi moderni, lipotesi di unorigine orientale dellagricoltura confermata: i resti pi antichi che attestano la raccolta di cereali selvatici sono documentati nel Vicino Oriente, unarea caratterizzata da un clima particolarmente favorevole e da una grande abbondanza di risorse spontanee. Il sito di Ohalo II, in Galilea, ha restituito resti di frumento, orzo e lenticchie allo stato selvatico, risalenti alla fine del Paleolitico Superiore (ca. 20.000 a.C. in cronologia radiocarbonica calibrata)31. Come si visto, una forte intensificazione nella raccolta dei resti spontanei si registra intorno a 12.500 a.C. (cal.), in concomitanza con il Natufiano. Molti siti di questa cultura hanno dato resti vegetali carbonizzati, altri invece hanno fornito indizi indiretti della loro raccolta, come lame di falcetto, macine etc.
Macina e macinello
Esempio di lama in selce con usura lucida lungo il margine sinistro (da Calani) 31 KISLEV ET AL. 1992, Epipalaeolithic (19,000 BP) cereal and fruit diet at Ohalo II, Sea of Galilea, Israel, in Review of Palaeobotany and Palynology, 73, pp. 161166. WILLCOX 2000.
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Come si detto, un indizio a volte interpretato a favore di una raccolta intensiva di graminacee spontanee la presenza di lame di selce che presentano una particolare usura lucida (lustro o sickle gloss), attribuita al taglio degli steli dei cereali, ricchi di particelle silicee (fitoliti)32. Al di l della fossa foderata in calcare di Hayonim, non si hanno invece indizi sicuri in merito allo stoccaggio dei prodotti selvatici allinterno di strutture sottoescavate (silos).
Esempi di falcetti. Le lame litiche erano solitamente montate in serie e lanalisi della dislocazione e dellampiezza dellusura lucida consente di ricostruire il tipo di immanicatura. (da Calani).
32 I fitoliti sono corpi microscopici di silice che formano lo scheletro di alcuni vegetali e che non si alterano durante la decomposizione della pianta. La formazione dei fitoliti dovuta al fatto che la membrana delle cellule dei tessuti funzionali delle piante si impregna di composti silicei. bene ricordare che attualmente il lustro presente sulle lame in selce non pi ritenuto un valido indicatore della pratica della raccolta dei cereali; prove sperimentali (ANDERSON 2000, p. 100) hanno infatti dimostrato che usure lucide analoghe al cosiddetto sickle gloss si possono produrre anche mediante attivit di diverso tipo (lavorazione della pietra, dellargilla, della pelle, etc.).
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In seguito, in una fase compresa tra il 9.5008000 a.C. (cal.), si verifica il lento passaggio dalla raccolta intensiva di cereali selvatici alla loro coltivazione e, probabilmente solo in seguito, alla loro domesticazione. Dalla mappa di distribuzione dei siti tra 9000 e 8500 si pu vedere coCarta di distribuzione dei siti tra me essi siano situati lun9500 e 8000 a.C. (cal.) con la go il cosiddetto corridopercentuale di presenza dei diio levantino e come, a versi tipi di cereali (senza distinzione tra specie domestiche e seconda della loro ubiselvatiche) cazione e del clima, prediligano specie di ce(da Willcox 2000, rielaborato) reali diverse. In alcune localit stato possibile recuperare resti di malerbe caratteristiche (avena, centaurea, papaveri etc.), che solitamente si sviluppano accanto a specie coltivate e in terreni preparati; il fatto che siano associate a specie morfologicamente ancora selvatiche induce a ipotizzare che la coltivazione di queste abbia preceduto la loro domesticazione33. Il paleobotanico danese H. Helbaek, che ha studiato molti dei resti recuperati nel Vicino Oriente (es. atal Hyk, Beidha, Tell - es Aswan, Hacilar), ha operato una distinzione tra i concetti di coltivazione e di domesticazione: con il termine coltivazione si intende infatti unattivit che (mediante preparazione del terreno, drenaggio, estirpazione delle malerbe etc.) altera lecologia naturale cercando di favorire la crescita di una o pi specie, non necessariamente domestiche. Viceversa, la domesticazione consiste nella selezione di alcuni mutanti tra le specie selvatiche, che, mediante la coltivazione, vengono protetti in modo speciale affinch non soccombano per selezione naturale. La domesticazione stata definita anche come un processo che ricorre per coltivazione in popolazioni di piante selvatiche e seminate in origine con semi
WILLCOX 2000. Questo stadio intermedio, caratterizzato da un comportamento gi agricolo da parte delluomo e da una morfologia ancora selvatica delle specie vegetali stato definito da Gordon Hillman come agricoltura predomestica. HILLMAN et al. 1989.
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raccolti da piante selvatiche34. Ne consegue dunque che mentre una pianta coltivata non necessariamente domestica, una pianta domesticata necessariamente coltivata. Questo processo arreca vantaggio a piante poco mutanti che sono prive delle caratteristiche (soprattutto riproduttive) necessarie per la sopravvivenza allo stato selvatico e continua sino a quando i tipi mutanti non dominano nella popolazione e quelli selvatici non sono eliminati. Le specie domestiche divengono cos dipendenti dallintervento umano per la loro sopravvivenza. Il processo della domesticazione provoca dei cambiamenti nel genotipo di intere popolazioni di piante (o di animali) ed stato al centro di un forte interesse scientifico gi dal secolo scorso: risale infatti al 1868 il saggio del naturalista inglese Charles Darwin On The variation of animals and plants under domestication.
G. C. HILLMAN & M. STUARD DAVIES 1992, Domestication rate in wild wheats and barley under primitive cultivation: preliminary results and archaeological implications of field measurments of selection coefficient, in Prhistoire de lagricolture (a c. di P. Anderson), monographie du C.R.A. n. 6, Paris, 1992, pp.113 e ss.
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Differenze tra specie selvatiche e specie domestiche Come si detto, la domesticazione induce alcune modifiche a livello genotipico. I resti archeologici solitamente conservano tratti morfologici diagnostici, sulla base dei quali possibile distinguere gli esemplari selvatici da quelli domestici. Esistono tuttavia specie in cui la morfologia della pianta non cambia in modo significativo (o comunque le modifiche non risultano apprezzabili sulla base dei resti che si conservano nei livelli archeologici). Solitamente la determinazione viene effettuata osservando le variazioni anatomiche su resti macrobotanici e risulta pi semplice per i cereali, pi complessa per i legumi. Anche lo studio dei fitoliti35 pu fornire indicazioni utili: sembra infatti che quelli di alcune specie domestiche risultino presentare dimensioni maggiori rispetto agli antenati selvatici. Recentemente la ricerca dei caratteri domestici viene condotta anche mediante un approccio biomolecolare, attraverso lo studio del DNA. Gli studi sulle origini dellagricoltura nel Vicino Oriente hanno messo in evidenza la domesticazione (pi o meno contemporanea) di otto specie di piante, a partire da predecessori selvatici annuali autoimpollinanti: SELVATICO Triticum dicoccoides Triticum boeoticum Hordeum spontaneum Lens orientalis Pisum umile Cicer reticulatum Vicia ervilia Linum bienne DOMESTICO Triticum turgidum subsp. Dicoccum Triticum monococcum Hordeum vulgare Lens culinaria Pisum sativum Cicer arietinum Vicia sativa Linum usitatissimum
I fitoliti, derivanti dallassorbimento di silice da parte della membrana cellulare, conservano limpronta della cellula nella quale si sono formati e consentono di identificare famiglia e genere vegetale di appartenenza.
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Secondo D. Zohary36 durante la domesticazione le 8 specie, comparate ai rispettivi progenitori, mostrano adattamenti paralleli che si possono cos sintetizzare: Mutamento nelle modalit di dispersione dei semi Si tratta della novit pi significativa e carica di conseguenze: nelle specie selvatiche la dispersione dei semi avviene in momenti diversi e in modo irregolare, in modo tale da garantire il successo riproduttivo. Gli steli dei cereali selvatici presentano dunque un rachide fragile, che si spezza facilmente rilasciando i semi, che vengono poi dispersi dagli agenti naturali; le leguminose selvatiche hanno baccelli deiscenti, cio che tendono ad aprirsi spontaneamente, mentre il lino selvatico caratterizzato da capsule che si rompono in modo automatico. Viceversa, le specie domestiche sono caratterizzate da rachide pi robusto, baccelli non deiscenti e capsule che non si dividono. In questo modo, per esempio, le spighe ritengono i loro semi sino al momento della mietitura (fatto che si traduce, per il coltivatore, in un raccolto pi abbondante). Mutamento nella regolazione della germinazione La germinazione ritardata e irregolare una strategia di sopravvivenza essenziale per la maggior parte delle specie annuali. Nelle specie selvatiche si usano meccanismi di seed dormancy (letargo del seme o inibizione della germinazione) per diffondere la germinazione in un certo lasso di tempo. Nelle specie coltivate questi meccanismi si perdono e si va verso una germinazione rapida e regolare. Mutamento nelle dimensioni del seme Nei legumi e nel lino coltivati si ha un netto aumento delle dimensioni dei semi, mentre nei cereali essi appaiono pi rigonfi. Mutamento del potenziale produttivo Nelle specie domestiche i fiori diventano molto fertili, aumentando le loro dimensioni o il numero di infiorescenze. Sviluppo di forme relativamente rette o pi robuste adattate alla monocoltura, con distribuzione uniforme delle file di semi.
D. ZOHARY 1992, Domestication of the Neolithic Near Eastern crop assemblage, in Prhistoire de lAgricolture (a cura di P. Anderson), monographie du CRA n. 6, Paris, 1992, pp. 81 e ss.
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Confrontando tra loro nel dettaglio forme domestiche e selvatiche di cereali possibile osservare una serie di caratteri che presentano variazioni significative: nei cereali selvatici il rachide maturo (fragile) si disarticola nelle varie spighette che si autoimpiantano nel terreno. La disarticolazione avviene in modo graduale a partire dallalto. Nelle forme domestiche, al contrario, il rachide (robusto) non riesce a segmentarsi da solo; Al contrario di quanto si osserva nelle forme domestiche, la spighetta dei cereali selvatici dotata di caratteri che ne favoriscono limpianto nel terreno: Spine lunghe e flessibili dotate di barbe retroverse Glume a forma di freccia con barbe retroverse Peluria retroversa sul rachide Cicatrice di disarticolazione liscia e smussata le spighette dei cereali domestici non sono sufficientemente protette dai predatori e stentano a riprodursi se impiantate in terreni non preparati. inoltre possibile evidenziare come i frumenti coltivati si possano dividere in due gruppi: quelli vestiti e quelli nudi. Nei primi, pi primitivi, anche dopo la raccolta le cariossidi restano imprigionate nei rivestimenti glumeali e possono essere liberate solo attraverso operazioni di sbramatura o decorticazione. I cereali nudi, sottoposti a trebbiatura, forniscono invece una granella che pu essere direttamente sottoposta a molitura. I dati archeologici mostrano come le prime specie domesticate siano state quelle vestite (pi resistenti alle malattie e alle avversit ambientali), affiancate e progressivamente sostituite solo in un secondo tempo da quelle nude.
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Moderni studi di genetica dimostrano che questi sviluppi necessitano di poche mutazioni: perch si abbia uno sviluppo verso una maggiore ritenzione del seme, per esempio, sufficiente la mutazione di un solo gene. Trattandosi di specie autoimpollinanti la selezione ha effetto sia su mutazioni recessive che dominanti e bastano pochi anni dalla comparsa della mutazione perch si abbia una evidente modifica a livello genotipico. dunque molto probabile che lo sviluppo di questi tratti sia da leggere come il risultato di una forma di selezione inconsapevole o automatica. Del resto, i mutanti dovevano essere piuttosto rari, non facilmente distinguibili dagli esemplari non mutanti e facile preda per gli uccelli. Solo quando la percentuale dei mutanti aument sensibilmente essi dovettero apparire pi evidenti e solo allora sar stata loro applicata una selezione volontaria37. Anche gli studi sperimentali di G. D. Hillman e di M. Stuart Davies38 hanno dimostrato come singoli fattori (come la modalit e lepoca di mietitura) siano sufficienti per operare selezioni inconsapevoli di individui dotati di particolari caratteristiche (per esempio di rachide robusto o di semi pi gonfi). Dobbiamo quindi immaginare che i raccoglitori, privilegiando la raccolta di cereali a chicchi pi rigonfi e a spiga ancora integra, abbiano effettuato una selezione inconsapevole di individui in cui gi si erano manifestate queste mutazioni; in seguito, seminando questi semi, avranno favorito la riproduzione di individui che presentavano questi caratteri vantaggiosi. Lintroduzione della domesticazione nel Vicino Oriente Le pi antiche evidenze di domesticazione dei vegetali provengono dal sito di Tell Abu Hureyra, lungo il medio corso dellEufrate, e da Tell-Aswad, nel bacino di Damasco39: in queste due localit sono stati recuperati semi di farro e di orzo, ma anche di malerbe che solitamente accompagnano le specie coltivate, datati in anni calendarici a 8500 BC ca. (14 C 7800 bc)40.
G. C. HILLMAN & M. STUART DAVIES 1992. Anche Darwin era dellavviso che la domesticazione dei vegetali fosse il frutto di una selezione inconsapevole. 38 G. C. HILLMAN & M. STUART DAVIES 1992 39 Secondo certi Autori alcune circostanze sembrerebbero indicare la coltivazione dellorzo nel sito di Netiv Hagdud (nella valle del Giordano) gi a patire da 8700 a.C., tuttavia non si hanno prove sicure al riguardo (SMITH 1998). Recentemente, al convegno di Groningen del 1998, G. Hilllman ha segnalato la presenza di segale ad Abu Hureyra databile a 10.700 a.C. (cal.) che potrebbe essere di forma gi domestica; si tratterebbe di un unicum in quanto gli altri cereali risultano in quel periodo ancora selvatici e forme di segale selvatica sono state identificate nei siti di Jerf el-Ahmar e di Mureybet (Siria) per un periodo successivo (9500 a.C. cal., cfr. WILLCOX 2000). 40 Queste date si riferiscono a esemplari gi pienamente domestici. comunque probabile che vi sia stato un periodo di pre-domesticazione. Non tutti i tipi di selezione privilegiano le forme a rachide resistente e questo si traduce in un ritardo nella domesticazione (HILLMAN & STUART DAVIES 1992).
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Il tell di Abu Hureyra (Siria), occupato intensamente gi dal Mesolitico, stato scavato a partire dai primi anni Settanta da Andrew Moore. La tecnica della flottazione ha permesso di recuperare un notevole assemblage di resti vegetali carbonizzati (studiati da Hillman), mentre con la setacciatura si sono raccolte decine di migliaia di frammenti di ossa identificabili. La lunga durata delloccupazione del sito ha consentito di notare interessanti variazioni in senso diacronico. Si cos potuto osservare che, mentre i livelli mesolitici erano caratterizzati da vegetali esclusivamente selvatici, gi a partire da quelli del Neolitico Preceramico erano presenti cereali pienamente domesticati, accompagnati da piante infestanti caratteristiche. Da Renfrew & Bahn 1991 Lintroduzione delle pratiche agricole comport una forte riduzione nello spettro delle risorse alimentari di origine vegetale, che da 150 passarono a 841. Lo studio dei resti animali ha invece messo in evidenza come, sia nei livelli epipaleolitici/mesolitici che in quelli del primo Neolitico, la fauna fosse dominata dalla gazzella (80% delle ossa recuperate). Dunque, nel periodo in cui fu introdotta la coltivazione di piante morfologicamente domestiche la caccia giocava ancora un ruolo cruciale nelleconomia del sito; infatti solo nel corso del VII millennio che si registra una brusca inversione, con un declino delle gazzelle (20%) e un forte aumento della capra/pecora (80%).
HILLMAN G. C., COLLEDGE S. M., HARRIS D. R. 1990, Plant-food economy during Epi-Palaeolithic period at Tell Abu Hureyra, Syria: Dietary diversity, seasonality and modes of exploitation, in Foraging and Farming: The evolution of Plant Exploitation (a cura di D. R. Harris & G. C. Hillman), Unwin Huyman, London.
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Poco pi recenti rispetto alle attestazioni di Abu Hureyra sono quelle di Jericho, a cui fanno seguito, a qualche secolo di distanza, quelle di ayn e di Ganj Dareh (cfr. tabella). dunque possibile osservare che le tracce pi antiche di domesticazione dei cereali sono concentrate nel cosiddetto Corridoio Levantino, che sembra costituire larea della prima transizione allagricoltura. Sito Netiv Hagdud Abu Hureyra Aswad Jericho ayn Ganj Dareh Regione Valle del Giordano Medio Eufrate Bacino di Damasco Valle del Giordano Mezzaluna fertile Monti Zagros Data 8700 BC 8500 BC 8500 BC 8300 BC 8000 BC 8000 BC Pianta Orzo? Farro, orzo Farro, orzo Farro, orzo Farro Orzo
Questarea era caratterizzata da una grande abbondanza di piante selvatiche che ben si prestavano alla domesticazione: tra queste, le piante erbacee con grani relativamente pesanti e voluminosi, la cui struttura genetica muta con facilit. Lorzo (diploide) la pianta che presenta la struttura pi favorevole per la domesticazione e anche il farro si modifica con facilit in forme a stelo robusto.
Specie domestiche nel Vicino Oriente (da Zohary & Hopf 1988, rielaborata)
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I primi agricoltori si sono dunque concentrati su piante che, come dimostrano anche i moderni studi genetici, potevano essere facilmente domesticate: le tre specie pi significative sono il Triticum dicoccum, l Hordeum vulgare e il Triticum monococcum, tuttavia la loro domesticazione stata accompagnata dallintroduzione di almeno 5 piante addizionali (lenticchie, piselli, lino, veccia e ceci). Triticum Dicoccum (farro) Se ne sono trovati vari semi dai livelli di abitazione di Tell Aswad a 25 km a SE di Damasco. interessante notare che negli stessi livelli non ci sono resti del progenitore selvatico (Triticum dicoccoides); il clima attuale infatti troppo arido per questa specie e probabilmente lo era anche 10000 anni fa. pertanto probabile che, al momento della sua introduzione nel bacino di Damasco (non pi tardi di 7800 bc), il farro fosse gi stato pienamente domesticate altrove. A partire dal 7500 bc (ca. 8800 BC cal.) si hanno resti anche da Tell Abu Hureyra (Siria nordorientale) e da un livello preceramico (PPNB) di Jericho.
Hordeum vulgare (orzo) Sembra comparire nei livelli del Neolitico Preceramico (PPN A) di Netiv Hagdud nella valle del Giordano, a Nord di Jericho, intorno a 7775 e a Gilgal tra 80007800. Si tratta di attestazioni piuttosto controverse (cfr. supra): si sono recuperati semi e resti di internodi carbonizzati che mostrano un frammento basale di un internodo superiore ancora attaccato. Si trattava dunque di orzo distico a rachide non fragile. Altri frammenti mostrano invece la tipica cicatrice di disarticolazione e coincidono morfologicamente con lorzo spontaneo fragile (che ancora presente nella zona allo stato selvatico). Triticum monococcum (farricello) Compare solo alla fine dell VIII millennio ed documentato soprattutto nel VII. A Tell Aswad non ve ne sono tracce nei livelli della fase I, mentre presente nella fase II, risalente al VII millennio. documentato anche nei livelli PPN B di Jericho (7300-6500), lontano dallarea di diffusione del suo antecedente spontaneo, circostanza che fa propendere per una sua introduzione come forma gi domestica. 35
Lens culinaris (lenticchia) Introdotta a partire dal VII millennio bc, presenta dimensioni del seme (2,53 mm) abbastanza simili a quelle della variet spontanea (Lens orientalis). A Yiftahel in Israele si scoperto un deposito di lenticchie (con 1.400.000 semi) in un livello del PPN B datato a 6800 bc. Pisum sativum (pisello) Le prove della sua domesticazione sono solo indirette, basate sulla texture del rivestimento del seme, che risulta ruvida nelle specie selvatiche e liscia in quelle coltivate. Piselli a rivestimento liscio provengono da ayn (6500 bc) e da atal Hyk (58505600 bc). Linum usitatissimum (lino) riconoscibile dal tipo selvatico per le maggiori dimensioni del seme. attestato a Tell Ramad, in Siria tra 6250-5950 bc e, nella grotta di Nahal Hemar, presso il mar Morto, sono stati trovati resti di lino intrecciato in livelli del PPN B datati alla seconda met del VII millennio. Cicer arietinum (cece) Compare alquanto sporadicamente. A Jericho documentato intorno a 6500 bc, lontano dallarea di diffusione della forma selvatica (che endemica della Turchia sudorientale). Vicia ervilia (veccia) Anche questa leguminosa compare raramente ma si trova in vari siti del Neolitico aceramico della Turchia meridionale.
Come si visto, in molte aree lassenza di progenitori selvatici induce a ipotizzare una provenienza alloctona per le specie domestiche coltivate. Questa interpretazione particolarmente sostenuta da D. Zohary, che esclude che vi possano essere state successive domesticazioni di ciascuna specie, mentre pi probabile che si sia avuta una diffusione di forme domesticate gi esistenti42.
ZOHARY D. 1996, The mode of domestication of the founder crops of Southwest Asia agriculture, in D. R. Harris, 1996, pp.142-158.
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2.2.4 La domesticazione animale La domesticazione degli animali prevede un controllo umano sui loro meccanismi di accoppiamento e riproduzione, mediante la pratica di incroci; esistono tuttavia forme di controllo del gregge che non prevedono incroci selettivi. A differenza di quanto accade per le specie vegetali, piuttosto difficile indicare i cambiamenti fisici diagnostici indotti dalla domesticazione: la natura del record archeologico (che conserva generalmente solo ossi e denti) riduce molto le possibilit di analisi. Tra i vari parametri proposti vi sono le dimensioni dei denti e della mandibola, ma queste potrebbero riflettere la naturale variabilit tra individui e non risultare in alcun modo probanti. Alcuni studiosi hanno iniziato a studiare la microstruttura ossea esaminando sezioni sottili degli ossi: lanalisi di alcuni campioni provenienti da siti della Turchia ha mostrato come lampiezza delle lacune interne, cio delle cavit che formano la struttura cellulare, fosse completamente differente tra specie selvatiche e specie domestiche. Una prova dellinterferenza da parte delluomo pu essere vista nellintroduzione di animali domestici in aree in cui non vi sono forme indigene dei loro antenati selvatici. A complicare ulteriormente il quadro vi sono fenomeni di rinselvatichimento dopo una prima domesticazione. Un altro indizio spesso utilizzato in passato come indicatore di domesticazione era lalto tasso di individui giovani nel record faunistico. In realt ora noto che anche i predatori tendono a concentrarsi sugli individui pi deboli (femmine e giovani). La domesticazione degli animali prende sicuramente avvio da una millenaria promiscuit tra uomo e prede e da forme di caccia sempre pi selettive nei confronti di determinate specie e di individui scelti in base al sesso e allet (pratiche che alcuni Autori definiscono come protoallevamento). A poco a poco, a una riproduzione casuale, realizzata allinterno di gruppi vari mantenendo lunit della specie, si sostituiscono degli incroci che giocano sulla circolazione di un pool genico ridotto per selezione dalluomo, determinando cos dei cambiamenti morfologici a lungo termine. Si tratta dunque di un fenomeno etnologico prima ancora che economico. Alcuni studiosi sostengono che la domesticazione degli animali abbia avuto basi etno-antropologiche piuttosto che economiche e alimentari: essa risponderebbe infatti a un desiderio di dominazione sulla fauna e sulla natura43. Dopo quella del cane da parte dei Natufiani, si afferma la domesticazione dei caprovini, dei bovini e dei suini.
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DIGARD 1990.
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Resti di montone domestico sono attestati intorno al 7500 in una vasta area del Vicino Oriente, dalla costa (Ras Shamra) alle terre del corso superiore dellEufrate, ai margini della Mesopotamia. I focolai di domesticazione potrebbero essere stati vari e si hanno prove in questo senso per il nord dellAfghanistan allinizio dellVIII millennio (grotta Kprk). La domesticazione dei caprini attestata in Iran occidentale a Ganj Dareh a partire da 7800 a.C. e si hanno esempi anche in Palestina: a Jericho e a Beidha, ad Abu Hureyra sullEufrate Si sempre ipotizzato che la domesticazione animale fosse apparsa pi tardi rispetto a quella delle specie vegetali e che quella dei caprovini avesse preceduto quella del bue e del porco. Recenti scavi sullisola di Cipro, condotti da J. Guilaine nel sito di Shillourokambos, mostrano invece un quadro differente: prima del Neolitico sullisola non erano presenti forme che possano essere state progenitrici di quelle che saranno poi le principali specie domestiche. Nel sito neolitico di Shillourokambos si sono invece rinvenuti resti di porci, buoi, montoni, capre e daini. Sono inoltre stati portati alla luce resti di palizzate che, con ogni probabilit, devono essere interpretati come recinti per il bestiame. A questepoca (8200 ca.) solo i suini presentano gi una morfologia domestica, i bovini hanno una taglia leggermente inferiore rispetto ai loro antecedenti selvatici, mentre capre e montoni sono ancora indistinguibili dal muflone e dalla capra selvatica. Tali osservazioni permettono di concludere che queste specie erano gi allevate prima di aver raggiunto un carattere domestico morfologicamente evidente e che, probabilmente, il loro allevamento, che sullisola documentato a partire da 8200, deve essere stato ancor pi precoce sulla terraferma e pu essere collocato nella medesima fase in cui si iniziavano le prime pressioni selettive su cereali e leguminose. Il caso di Cipro sembra inoltre capovolgere la tradizionale visione secondo la quale la domesticazione dei caprovini avrebbe preceduto quella di ovini e suini44.
2.2.5
Come si potuto osservare, la transizione dalleconomia di caccia/raccolta verso le pratiche agricole comporta una serie di nuovi rapporti tra uomo, territorio, vegetazione e fauna. Nel 1989 D. R. Harris ha presentato un modello di transizione basato su 4 stadi45:
GUILAINE 2000. HARRIS D. R. 1989, An evolutionary continuum of people-plant interaction, in Foraging and farming: the Evolution of Plant Exploitation (a cura di Hillman e Harris), London.
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1. semplice procacciamento di cibo selvatico attraverso normali pratiche di caccia e raccolta; 2. mantenimento di popolazioni vegetali in territori incolti; semi di piante selezionate, con caratteristiche desiderabili, vengono introdotti in nuovi habitat; cattura e mantenimento di animali; 3. coltivazione con sistematica preparazione del terreno; comparsa di nuovi genotipi che soddisfano in modo pi efficace i bisogni umani; 4. agricoltura. Questultima, a sua volta, presuppone una serie di attivit principali: propagazione allevamento raccolta stoccaggio Una volta ricostruite le tappe occorre spiegare per quale motivo sia stato intrapreso il cammino che ha condotto alla produzione del cibo mediante le pratiche agricole: i confronti etnografici dimostrano infatti che esse non sono n meno faticose n molto pi produttive rispetto alle attivit di raccolta46. Le proposte fatte sono molte e, di volta in volta, chiamano in causa motivazioni di natura ambientale, economica, culturale etc. Secondo alcuni Autori lorigine dellagricoltura andrebbe ricercata negli squilibri indotti dal brusco raffreddamento del clima durante la fase del Dryas recente dellultima glaciazione. Secondo lipotesi formulata dapprima da R. Pumpelly nel 190847 e accolta anche da Gordon Childe nel 193548, lestinzione dei grandi mammiferi e il generale degrado climatico (inaridimento) avrebbero costretto i cacciatori/raccoglitori, le piante e gli animali a ritirarsi in poche oasi ricche di risorse e, soprattutto, di acqua (es. le valli del Nilo, del Tigri e dellEufrate). La forzata prossimit avrebbe portato a forme di adattamento entro lecosistema, che sfociarono poi nella domesticazione vegetale e animale (teoria delloasi)49.
46 REDMAN C.1978, The rise of Civilization: from Early Farmers to Urban Society in the Ancient Near East, San Francisco, W. H. Freeman and Company. 47 R. PUMPELLY, 1908. 48 GORDON CHILDE V. 1935, New Light on the Ancient Near East, London, Routledge and Paul. 49 Le condizioni di incipiente inaridimento alle quali abbiamo accennato avranno fornito uno stimolo verso ladozione di un economia di produzione del cibo. La concentrazione forzata presso le rive di corsi dacqua e laffioramento di sorgenti avr comportato una ricerca pi intensiva di mezzi di nutrimento. Animali e uomini si saranno radunati insieme in oasi che stavano diventando sempre pi isolate da tratti di deserto. Questa giustapposizione forzata avr promosso quella sorta di simbiosi tra uomo e animale implicata nel termine domesticazione. E in
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Si deve invece a R. Braidwood lipotesi della nuclear zone: secondo questo Autore, che negli anni Cinquanta era impegnato negli scavi a Jarmo50, lagricoltura sarebbe infatti nata in unarea precisa, quella della Mezzaluna fertile, tra lAnatolia e lIran, dove gi dal tardo Pleistocene convivevano piante e animali selvatici potenzialmente domesticabili. Abbandonando dunque lidea di un impulso di natura climatica, lipotesi di Braidwood riconosceva meccanismi culturali e strategie innovative di procacciamento del cibo gi nel Paleolitico Superiore. Nei primi tempi post-glaciali la ricchezza delle risorse avrebbe gradualmente favorito la sedentariet e questultima avrebbe facilitato losservazione del comportamento, dei meccanismi e dei cicli di riproduzione e crescita di piante e animali. Dopo un periodo di sperimentazione (incipient agriculture), si sarebbe passati a uneconomia di tipo pienamente agricolo. Uno dei limiti del modello di Braidwood consiste tuttavia nella mancata spiegazione del perch lagricoltura fu introdotta in quel preciso momento e non in un altro: lAutore sosteneva che, in precedenza, non fossero ancora maturate le necessarie premesse culturali per raggiungerla. Nel dibattito tra Braidwood e Gordon Childe entr anche quello sulle datazioni dei siti di Jarmo e di Jericho: una maggiore antichit del primo (ubicato nel Kurdistan iraqueno) rispetto al secondo avrebbe infatti avvalorato lipotesi di Braidwood, viceversa la maggiore antichit di Jericho, ubicato in unoasi della valle del Giordano, avrebbe confermato la teoria delloasi51. Un altro noto modello, proposto da Cohen nel 197752, pone laccento sulla pressione demografica: la nascita dellagricoltura sarebbe dovuta a una crisi alimentare, in risposta alla quale i cacciatori/raccoglitori avrebbero dovuto adottare strategie di gestione del cibo pi efficaci. Non ci sono per prove in tale senso e anche i resti scheletrici umani non sembrano presentare tracce di una significativa degenerazione nella salute delle comunit di cacciatori/raccoglitori preneolitici. Una teoria analoga quella delle zone marginali di Binford & Binford53. Un forte incremento demografico nelle comunit di cacciatori/raccoglitori natufiani avrebbe determinato uno squilibrio biologico che, a sua volta, avrebbe portato allespulsione di alcuni gruppi verso i margini della nuclear zone e alladozione di nuove pratiche di sussistenza.
Afrasia piante nobili e animali adatti per la domesticazione crescevano selvatici, pronti per luomo (GORDON CHILDE 1954, New Light on the Most Ancient East). 50 cfr. infra 51 cfr. Infra. 52 COHEN M. N. 1977, The food Crisis in Prehistory: overpopulation and the origins of Agriculture, New Haven, Academic Press. 53 BINFORD S. & BINFORD L.R., New perspectives in Archaeology, Chicago, Aldine Publishing Company, 1968.
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A questi modelli interpretativi deterministi, di stampo ancora positivista, riconducibile anche quello proposto dallo storico inglese A. J. Toynbee54, secondo il quale i principali progressi dellumanit sarebbero il risultato di meccanismi di sfida e risposta (challenge and response). Secondo questo e altri Autori, proprio nelle aree in cui le specie selvatiche sono meno rappresentate che il colpo davvio dellagricoltura ha potuto essere determinante, allorch luomo, per bisogno, ha dovuto cercare di supplire alle carenze della natura : vengono interpretate in questo senso le testimonianze del sito di Beidha, nellarea inospitale del Negev, o di Ali Kosh, nel Khuzistan. Al contrario, altri studiosi sottolineano come i primi esempi di domesticazione provengano da aree caratterizzate da una grande abbondanza di specie selvatiche (come nel caso delle controverse attestazioni di Netiv Hagdud o di Tell Aswad). In anni pi recenti si sono affermati modelli interpretativi diversi, che, riprendendo in parte le tesi di Braidwood e talora contrastando certe impostazioni di stampo marxista, tendono a ridimensionare linflusso di fattori esterni sulle nuove scelte economiche e a sottolineare invece lorigine culturale e sociale delle pratiche agricole. Tra i vari cambiamenti introdotti col Primo Neolitico, il baricentro dellinteresse si spostato dalla comparsa di nuove strategie di sussistenza allemergere di nuove forme di organizzazione sociale e di nuove ideologie. Gi nel 1978 B. Bender ipotizzava che lagricoltura rispondesse in primo luogo allesigenza di produzione di un surplus, dettata da motivazioni sociali (leadership, alleanza, scambio) e che le stesse relazioni sociali potessero aver agito da volano per la diffusione di queste pratiche di economia produttiva Negli anni Novanta B. Hayden ha ulteriormente elaborato questo concetto, ipotizzando che la produzione di cibo attraverso la domesticazione sia apparsa per la prima volta entro societ di cacciatori/raccoglitori tecnologicamente avanzate, nel contesto di feste e di altri meccanismi competitivi tra individui ambiziosi55. Del resto, con il Neolitico si osserva un incremento nella specializzazione artigianale e negli scambi, nonch un diffuso interesse per gli oggetti di prestigio, esotici o rari, fenomeni normalmente correlati allemergere di societ complesse e al desiderio di conservazione di forme di prestigio individuale o leadership. Uninterpretazione culturale della transizione allagricoltura stata proposta da Ian Hodder, che ha enucleato la contrapposizione strutturale e le mutue relazioni tra i concetti di domestico e selvatico, domus e agrios. Prima ancora di una domesticazione economica di specie vegetali e animali si sarebbe infatti affermata una
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domesticazione sociale delle comunit, il cui indizio pi concreto lacquisizione della sedentariet56. Lapproccio ideologico parte dal presupposto secondo cui:
il Neolitico principalmente non fu un fenomeno economico, n un nuovo set di relazioni sociali, n la manifestazione di un gruppo di immigrati, ma la manifestazione materiale di un nuovo set di idee che ristrutturano le societ tardo mesolitiche e che cambiano le loro condizioni di esistenza economiche e sociali57.
Jacques Cauvin osserva come limpulso al cambiamento non sembri dettato da fattori esterni (clima, pressione demografica etc.) ma, piuttosto, da profonde trasformazioni nello psichismo collettivo che si registrano nello stesso periodo. Si parla dunque di una rivoluzione dei simboli, le cui tracce possono essere lette soprattutto attraverso le testimonianze artistiche e religiose. Dalliconografia dellarte paleolitica, che vede come protagonisti animali di varie specie, a partire dal periodo Khiamiano si passa a unarte che mostra una personificazione del divino, mediante una figura femminile e una figura maschile assimilata al toro. Si tratta di unimportante novit sul piano spirituale, che per la prima volta sottolinea un rapporto gerarchico tra uomo e dio e che, secondo lAutore, pu aver avuto un impatto dinamico sui cambiamenti nelleconomia e nella societ. Il progresso avrebbe dunque un fondamento antropologico nel desiderio piuttosto che nel bisogno di cambiamento: il nuovo rapporto uomo-dio avrebbe suscitato
iniziative inedite, sbloccando in qualche modo lenergia necessaria per condurle a buon fine, come si trattasse delleffetto compensativo di un malessere esistenziale mai sentito. Spettatrici fino ad allora dei cicli naturali di riproduzione del mondo vivente, le societ neolitiche autorizzano se stesse a intervenire come produttrici attive. La cosa sarebbe stata possibile ben prima, tecnicamente parlando, ma, semplicemente, n lidea n la voglia erano mai venute loro58.
Come si vedr in seguito, a proposito del Neolitico europeo, le opinioni degli studiosi sono divise anche in merito alle motivazioni e alle modalit di diffusione dellagricoltura a partire dai centri genetici dellAsia sudoccidentale.
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2.2.6
Il Neolitico Preceramico
La domesticazione delle specie vegetali e animali dunque avvenuta gradualmente, in una fase gi Neolitica, successiva alla sedentarizzazione e precedente lintroduzione della ceramica. Nel villaggio di Jericho ai livelli inferiori, natufiani, si sovrappongono due livelli neolitici privi di ceramica (Jericho I e Jerico II). Come si detto in precedenza, questa sequenza stratigrafica sugger allarcheologa Kathleen Kenyon di inserire tra Natufiano e Neolitico propriamente detto un Neolitico Preceramico (Pre Pottery Neolithic), suddiviso in due fasi (A e B), corrispondenti alle fasi Jericho I e Jericho II.
Larcheologa inglese K. Kenyon (1906-1978). Insieme al suo maestro, Sir. M. Wheeler, fu tra i pionieri dello scavo stratigrafico.
il PPNA Nellarco di 800 anni, tra 9500 e 8300 a.C., tre culture coeve (Mureybetiano nel Levante settentrionale, Aswadiano nel bacino di Damasco e Sultaniano nella valle del Giordano e nel Levante meridionale), eredi del Natufiano, risultano aver praticato (forse in modo del tutto indipendente) le prime esperienze agricole. Si tratterebbe semplicemente della semina di grani prelevati da cereali selvatici e di pratiche di diserbamento volte a favorire la germinazione dei semi. I prodotti cos ottenuti non presentano caratteri particolari e distintivi rispetto alle specie selvatiche e solo 1000 anni pi tardi si potranno osservare caratteri pienamente domestici59. Durante questa fase (PPN A) lindustria litica, laminare e ricavata da nuclei regolari, ancora simile a quella natufiana ma abbandona progressivamente il microlitismo. Sono attestate punte di freccia e lame di falcetto e compaiono per la prima volta asce in pietra levigata. Trovano grande diffusione, soprattutto nel Mureybetiano, manufatti artistici o strumenti di uso pratico a cui vengono conferiti particolari caratteri estetici. In generale si osserva una certa fioritura culturale e unesplosione demografica. I villaggi, ben pi estesi e distanti tra loro rispetto a quelli del Natufiano e del Khiamiano, sono costituiti da case a pianta circolare e ospitano sepolture con defunti rannicchiati, nelle quali sono attestate anche pratiche di deposizione secondaria (per esempio dei crani).
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Jericho I Ubicato nella valle del Giordano, circa 16 km a NW del Mar Morto, in unoasi del deserto di Giudea alimentata da una fonte perenne (Ein es-Sultan o fonte di Elisha), il sito di Jericho (lattuale cittadina di Tell Sultan) appare collocato in posizione strategica e favorevole allinsediamento umano. La sua potente stratigrafia, sedimentatasi in un tell che stato interamente scavato mediante trincee, attesta una occupazione pressoch continua per diversi millenni60. Alla base della stratigrafia del saggio E si trovano strati del Natufiano (per una potenza complessiva di circa 4 metri)61, a cui si sovrappone il Neolitico Preceramico A (8350-7370 bc)62, evidenziato La torre di Jericho anche nei saggi I e II, immediataDal sito: www.ancientnearest.tripod.com mente al di sopra dello sterile. In questa fase il villaggio, molto pi ampio di quelli precedenti (circa 4 ettari), venne circondato da un muro di pietra alto quasi 4 m (spes60 Grazie anche alla sua fama biblica, il sito stato oggetto di ricerche scientifiche sistematiche a partire dallinizio del XX secolo. Dopo le prime ricerche ottocentesche da parte dellingegnere inglese Charles Warren, gli scavi dei tedeschi E. Sellin e C. Watzinger, condotti tra 1907 e 1911 misero in luce le mura della citt risalenti alla Media et del Bronzo (2000-1600 bc). La scoperta, negli anni Trenta, di una doppia cinta muraria crollata, datata intorno al 1400 bc, a cui faceva seguito un livello di distruzione e di abbandono, portarono linglese J. Garstang a ritenere di aver trovato i resti della citt biblica distrutta da Giosu. Questipotesi fu smentita da K. Kenyon, che, ripresi gli scavi negli anni Cinquanta, retrodat la distruzione di Jericho al 1550 bc ca. 61 Loccupazione natufiana del sito (data intorno a 9250 bc) stata individuata verso il margine settentrionale del tell e nei suoi livelli inferiori. Il primo insediamento consiste in una piattaforma con pavimentazione in argilla, racchiusa da un muro in pietra, interpretata dalla Kenyon come santuario. 62 Le prime datazioni radiometriche furono ottenute quando la tecnica del 14C era ancora agli albori e vengono oggi scartate come imprecise (6850 160 bc; 6775 210 bc). Ulteriori determinazioni sono state effettuate dai laboratori del British Museum (BM) e di Philadelphia (p), utilizzando campioni provenienti dalle stesse fasi. Le date delle due serie risultano per differire di 500600 anni. La fase immediatamente seguente la costruzione del muro e della torre datata 8350 500 bc (BM-250) e 8300 200 bc (BM-105), mentre a Philadelphia si ottenuta una data 7825 110 bc (p-378). Si dispone poi di una serie di date per la fase finale del PPN A: 8350 200 bc (BM-106), 8230 200 bc (BM-110), 7705 84 bc (p379). Le differenze tra le determinazioni ottenute nei due laboratori sono verosimilmente legate a un diverso trattamento di preparazione dei campioni (MOORE).
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sore medio 3 m), che si potuto seguire per circa 8 metri e che risulta essere stato frequentemente rimaneggiato. A questa struttura era collegata la grande torre di pietra, del diametro di 10 m per 8,5 m di altezza, munita di una scala interna. Secondo una recente ipotesi la funzione di questa potente struttura non sarebbe di natura difensiva/militare ma, piuttosto, protettiva nei confronti delle inondazioni causate da un vicino torrente63. Le capanne dislocate allinterno avevano una pianta circolare, erano leggermente infossate nel terreno ed erano state edificate con mattoni di argilla a sezione piano-convessa, mentre la copertura era forse costituita da tetti a cupola. Leconomia si basava sulla coltivazione di frumento, orzo e lenticchie, mentre la parte pi consistente della componente proteica della dieta era costituita da specie selvatiche, tra cui gazzella, cinghiale e capra selvatica. Una serie di recinzioni costruite in prossimit della torre ha fatto pensare alla presenza di granai per lo stoccaggio comune dei cereali; si dovrebbe in questo caso ammettere la produzione di un surplus di alimenti utile a sfamare una comunit numerosa, nellambito della quale alcuni individui potevano essere impegnati nella realizzazione di grandi infrastrutture (come il muro e la torre) e quindi svincolati dalla produzione del cibo. Durante il PPN A i morti erano sepolti in posizione rattratta allinterno di fosse scavate circa 1 m al di sotto del livello pavimentale delle abitazioni, secondo una prassi che, come si visto, era gi in vigore dal Mesolitico. Sono attestate pratiche rituali che rivelano una particolare attenzione per i crani dei defunti: in un caso 7 crani erano stati posti intorno a un ottavo, in un altro caso vari gruppi di tre crani ciascuno erano stati sepolti vicini. Una terza attestazione consisteva di vari crani infantili associati a uno scheletro infantile completo. La cultura materiale del villaggio del PPN A era costituita da strumenti in selce e in osso, oggetti di ornamento, macine e asce in pietra. Dopo questa fase vi fu uno iato di qualche secolo nelloccupazione del sito. A Mureybet (fase III) larchitettura costituita da case a pianta circolare di dimensioni pi ampie e che spesso presentano una certa differenziazione degli spazi interni, suddivisi da tramezzi, e i primi esempi di decorazioni parietali. Lindustria litica piuttosto appariscente e, bench si parli ancora di Neolitico Preceramico, si registra
Lipotesi, suggerita dallarcheologo israeliano O. Bar-Yosef, tende a escludere che si possano riconoscere tracce di militarizzazione nella societ neolitica. La guerra non farebbe dunque parte del pacchetto neolitico".
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la comparsa della terracotta per la realizzazione di figurine femminili o per recipienti di piccole dimensioni64. La cultura materiale del Mureybetiano ricca di manufatti artistici e di uno strumentario di uso pratico a cui, tuttavia, viene conferito un particolare prestigio estetico. Il PPN B e il PPN C Con il PPN B (8700-7000 BC), che ha un areale di diffusione pi esteso rispetto al PPN A, si registrano il consolidamento delleconomia agricola e linizio della domesticazione animale, che (almeno secondo lipotesi tradizionale) inizialmente coinvolge solo capre e montoni, poi anche bue e porco65. A partire dalla sua fase media (8200-7500 BC), il Neolitico Preceramico B conosce una rapida diffusione66 e con il PPN recente, intorno a 7500 a.C., si pu dire che le societ dellAsia sudoccidentale siano gi pienamente neolitiche: leconomia agricola ormai diffusa in tutto il Vicino Oriente, dai Monti Zagros (Jarmo, Karim Shahir) allAnatolia (ayn, Hacilar). Le case sono ora prevalentemente di forma rettangolare e i rituali funerari risultano pi complessi, prevedendo, tra laltro, la rimodellazione del cranio(es. Jericho, An Ghazal, Beisamoun). Questi crani potevano essere inseriti sul suolo delle abitazioni (come a Jericho), in depositi collettivi o sotterrati. difficile ricostruire il significato di una simile pratica ma si pu pensare a una forma di culto degli antenati che, forse, prevedeva cerimonie particolari nelle quali questi crani rimodellati venivano esposti pubblicamente. La fase successiva, riconosciuta nel sito di An Ghazal e denominata PPN C, vede una netta riduzione delle attivit di caccia a favore dellallevamento di nuove specie domestiche e, in concomitanza con la diffusione di uneconomia pastorale, si ritorna a forme di insediamento meno stabile e seminomade.
64 Non si pu ancora parlare di veri e propri manufatti ceramici in quanto largilla utilizzata per modellare statuette e recipienti, pur essendo sottoposta allazione del fuoco, non presenta laggiunta di sostanze smagranti di origine minerale o vegetale. CAUVIN 1994. 65 HELMER ET ALL. 1998. Sulla cronologia della domesticazione animale si veda infra a proposito di Cipro. 66 Dopo la fase antica del PPN B (8700-8200 BC), che coinvolge soprattutto larea della Siria settentrionale precedentemente occupata dal Mureybetiano con modeste espansioni verso lAnatolia sudorientale, nella fase media si registra una seconda ondata di espansione che si estende verso il Levante meridionale. Risale a questo periodo anche la colonizzazione dellisola di Cipro da parte di comunit che vi introdussero alcune specie animali in via di domesticazione (cfr. infra).
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Jericho II Dopo labbandono il sito di Jericho non fu occupato per vari secoli, sino al PPN B (datato 7220-5850 bc)67. La Kenyon ipotizz che la nuova occupazione fosse legata allarrivo di una nuova popolazione e tale fenomeno sembrerebbe confermato dai dati antropologici: sarebbe collocabile in questa fase la comparsa di individui del tipo mediterraneo gracile, gi presente in Siria dal Mureybetiano, che si mescolano ai mediterranei robusti del Sultaniano68 e che portano un nuovo strumentario e nuove tecniche edilizie. Le abitazioni di questa fase presentano una pianta rettangolare, con pavimenti in terra battuta scottata e pareti intonacate. Erano costruite con mattoni di argilla a facce parallele con spigoli smussati, talvolta su fondazioni in pietra. Le stanze, piuttosto ampie, erano disposte intorno a un cortile e suddivise da tramezzi. (dal sito: http://www.mcc.cc.fl.us/) Una costruzione separata dalle altre, con una nicchia aperta nella parete terminale, nei pressi della quale stato trovato un pilastro di roccia vulcanica, stato interpretato dalla Kenyon come tempio, anche se non si hanno indicazioni precise. Dal punto di vista economico si registra una maggiore variet e incidenza delle specie coltivate ed probabile che la pecora fosse gi domesticata. I defunti erano sepolti al di sotto delle abitazioni o nel riempimento di edifici abbandonati. Le tombe erano spesso collettive e in alcuni casi i cadaveri risultavano disarticolati e privi del cranio.
(dal sito : http://courses.unc.edu)
Sotto la pavimentazione di una casa si trovato un deposito di 7 crani da cui erano state rimosse le mandibole e che erano stati ricoperti di gesso modellato in modo realistico, a riprodurre le sembianze del defunto. Due conchiglie (es. ciprea) erano collocate nelle orbite oculari. Questi crani e altri anaLe date radiocarboniche ottenute per il livelli di PPN B sono di difficile interpretazione. Anche in questo caso i laboratori coinvolti sono due (British Museum e Philadelphia). I laboratori del British Museum hanno fornito sei date: 7220 200 bc (BM-115), 6760 150 bc (BM-253) = PPN B medio. Anche in questo caso le datazioni ottenute a Philadelphia risultano pi giovani: 7006103 bc (p-382). In generale si pu pensare che il villaggio sia stato impiantato intorno a 7000 bc e occupato sino a 6500 bc o poco oltre. 68 ZBEK 1976; STROUHAL 1973.
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loghi (in tutto una decina) sono stati recentemente attribuiti a individui adulti di sesso maschile. La pratica della modellazione del cranio attestata solo a Jericho, Tell Ramad, An Ghazal e Beisamun. Lindustria litica varia e, oltre agli strumenti in selce scheggiata, presenta macine e pestelli, martelli, lisciatoi, recipienti scavati nel calcare tenero locale, pesi da telaio. Tra i reperti pi significativi di questa fase si annovera una serie di figurine antropomorfe stilizzate in gesso e in argilla. Come per i crani modellati, anche in questo caso gli occhi erano spesso costituiti da valve di conchiglie.
Dopo il PPN B c uno iato nelloccupazione del sito, che riprender nel tardo Neolitico e durante let del Rame. An Ghazal Il sito giordano di An Ghazal, ubicato alla periferia nordorientale della capitale Amman, presenta alcune tra le pi ricche ed interessanti testimonianze del Neolitico Preceramico del Vicino Oriente. Il villaggio fu scoperto nel corso degli anni Settanta, durante i lavori per la realizzazione di una strada e gli scavi furono intrapresi (dal sito: http:// www.asia.si.edu) tra 1982 e 1989 da una quipe americano-giordana, diretta da G. Roffelson e da Z. Kafafi e poi ripresi dal 1993 al 1996. Le ricerche hanno messo in luce i resti di un grande villaggio pluristratificato che, grazie anche alla ricchezza dacqua, fu continuativamente popolato per due millenni, dalla fase media del PPN B al Neolitico Ceramico (Yarmoukiano). La stratigrafia ha inoltre permesso di riconoscere un livello pertinente a una fase tarda del Neolitico Preceramico, definito PPN C. 48
I quattro periodi di occupazione principali possono essere cos schematizzati: Neolitico Preceramico B fase media (MPPNB): 7250-6500 bc Neolitico Preceramico B fase tarda (LPPNB): 6500-6000 bc Neolitico Preceramico C (PPNC): 6000-5500 bc Neolitico Ceramico Yarmoukiano: 5500-5000 bc Le indagini paleobotaniche hanno ricostruito un ambiente dominato da boschi di querce e da pioppi e tamerischi che, probabilmente, costeggiavano il corso del fiume Zarqa. I livelli di occupazione pi antichi, individuati sulla sponda occidentale del fiume, sono direttamente sovrapposti al livello sterile di argilla rossa basale. Il villaggio, impiantato nella fase media del PPN B, copriva unarea di un paio dettari ma, verso la fine di tale periodo, si era gi ampliato sino a 5 ettari (con una popolazione stimata intorno alle 600-750 unit). Come si vedr, un ulteriore significativo ampliamento si registra allinizio della fase tarda del PPN B, in concomitanza con un diffuso abbandono dei siti preceramici del Levante meridionale (Jericho, Beidha etc.). verosimile che la popolazione dei primi villaggi agricoli di Israele e della valle del Giordano si sia dislocata pi a nord, in territori pi elevati e anche nellarea di An Ghazal69. in questa fase che labitato si estende anche sulla sponda orientale del fiume, raggiungendo, nellarco di alcune generazioni, i 15 ettari di ampiezza (con una popolazione stimata in almeno 2500 residenti)70. Limpatto sulle risorse ambientali determinato da questa pressione demografica porter a un loro generale degrado e a un lento ridimensionamento dellabitato, che si concentrer di nuovo solo sulla sponda occidentale del fiume e che nel Neolitico Ceramico sar occupato solo stagionalmente occupato da gruppi di pastori nomadi. Il villaggio pi antico (fase media del PPN B) presentava dunque una struttura compatta, con piccoli agglomerati di abitazioni costruiti sulla sponda del fiume: gli edifici sono caratterizzati da muretti perimetrali in pietra e da una pavimentazione in terra battuta. La loro ampiezza va da 35 a 50 mq e sono solitamente costituiti da ununica stanza con focolare circolare. Verso la fine del PPN B medio iniziano a essere presenti dei muretti interni con funzione portante pi che divisoria71. La particolare struttura di questi agglomerati, nei quali le abitazioni erano strettamente addossate le une alle altre e nettamente separate da quelle di altri agglomerati, ha suggerito
ROLLEFSON 1987. ROLLEFSON 1997a. Insediamenti cos estesi sono per il momento attestati solo in Giordania. 71 Si infatti ipotizzato che rimpiazzino luso di pali portanti in legno, il cui prelievo nel territorio si sarebbe rivelato pi faticoso (ROLLEFSON & KHLER-ROLLEFSON 1989; ROLLEFSON 1990).
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che limpianto urbanistico del sito tenesse conto dei gruppi familiari esistenti. Le analisi paleobotaniche hanno evidenziato la pratica della coltivazione di unampia gamma di specie domestiche (grano, orzo, lenticchie, piselli, ceci), mentre lassemblage faunistico costituito da pi di 50 specie selvatiche, dominate dalla capra che, da sola, costituisce il 50% del record72. La variet della fauna indica da un lato labbondanza di risorse alimentari, dallaltro lesistenza di un ecosistema variegato. La cultura materiale di questa fase suggerisce la pratica di attivit altamente specializzate, come la scheggiatura di selce di buona qualit, estratta da miniere collocate a un paio di km di distanza. Tra i manufatti pi diffusi si annoverano punte di freccia e di lancia, punte di freccia, lame di falcetto e bulini. La vasta attestazione di questi ultimi stata interpretata come prova secondaria di unintensa lavorazione del legno. Le sepolture del PPN B medio prevedono in alcuni casi linumazione di uomini e donne, di et sia giovanile che adulta, al di sotto del pavimento delle abitazioni, talora con rimozione e inumazione secondaria del cranio. Come gi segnalato per Jericho, anche ad An Ghazal sono stati trovati 6 crani sottoposti a rimodellamento: in un solo pozzetto, collocato nel cortile di unabitazione, si sono rinvenuti 4 teschi, di cui 2 con tracce di gesso sul volto e nelle orbite oculari, con una sottile linea di bitume tracciata per dividere le palpebre. Unaltra categoria di sepolture (attestata nel 30% dei casi) quella che prevede linumazione del cadavere (completo di cranio) allinterno di pozzetti-rifiutaia. Queste modalit di sepoltura sono di norma applicate anche agli individui di et infantile, per quanto si segnalino rari casi di sepolture infantili sotto i pavimenti o le soglie delle abitazioni, riconducibili probabilmente a riti di fondazione. Non si sa dove fossero sepolti gli altri membri della comunit e allo stato attuale delle ricerche nel Levante non stato rinvenuto alcun esempio di necropoli extraurbana per il PPN B. Il diverso trattamento riservato ai cadaveri induce comunque a supporre lesistenza di una strutturazione gerarchica della comunit. Il sito di An Ghazal ha restituito anche una serie di figurine antropomorfe, di solito costituite da testa e busto, con i genitali non evidenziati. Tra queste esistono comunque esemplari sicuramente femminili, con addome e seni prominenti, interpretati come dee della fertilit. Nei livelli del PPN B medio sono abbondanti anche le figurine di animali, che riproducono soprattutto bovidi selvatici e che possono essere genericamente ricondotte a un culto del toro, particolarmente diffuso in tutto il Vicino Oriente. Una loro funzione propiziatoria ai fini della caccia sembra essere confermata dal ritrovamento di alcuni esemplari nei quali sono state conficcate delle
Alcuni autori interpretano questo dato come indizio della domesticazione di questa specie. KHLER-ROLLEFSON 1997; DRIESCH & WODTKE 1997.
72
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lame in selce e dalla scarsit delle figurine rappresentanti capre, cio animali gi sottoposti a una forma di incipiente domesticazione. Nel 1983 e nel 1985 sono stati rinvenuti nel sito anche due depositi contenenti statue in gesso di dimensioni monumentali: il primo (che fu prelevato intatto e scavato in laboratorio nel 1983) conteneva 13 statue e 12 busti (tra cui una dea della fertilit che trattiene il seno con le mani) datati al 6750 BC ca.; il secondo deposito (quello scoperto nel 1985) conteneva invece 2 statue, 3 busti bicefali e 2 teste parziali, datate al 6570 BC ca. Si tratta di sculture con unaltezza variabile da 35 a 100 e le loro proporzioni monumentali depongono a favore di una funzione pubblica piuttosto che domestica. In base alle loro dimensioni queste sculStautuette antropomorfe ture sono state suddivise in busti e Dal sito: http://www.ucl.ac.uk/archaeology figure. I primi sono pi larghi, formati da un blocco di base, solitamente non decorato, che sostiene la testa. Le seconde, invece, hanno braccia e gambe evidenziate (talora con evidenti deformazioni genetiche, per esempio estremit a sei dita). In entrambi i casi mancano i genitali e i volti appaiono sproporzionati ma delineati con cura dopo una preliminare lucidatura mediante ocra, con occhi, naso e bocca ben evidenziati. Il contorno degli occhi e liride sono dipinti con bitume nero e, talora, con il diottasio (un colorante verde derivante da un composto del rame). Le sculture erano state costruite intorno a unarmatura in canne e giunchi, rinforzata con avvolgimenti di cordicelle, a cui era stato applicato un rivestimento di calce, quarzo e calcare tritati. La testa e il collo erano rinforzati con un avvolgimento continuo di spago e dalle estremit inferiori spuntano tratti dellarmatura interna, finalizzati al posizionamento verticale delle sculture. Si pensa che queste statue in gesso possano rappresentare una sorta di pantheon di divinit, il cui interramento allinterno di pozzetti potrebbe essere simbolicamente correlato ai concetti di morte e rinnovamento, particolarmente indicativi nel comportamento rituale delle prime societ agricole. Verso la fine del PPN B medio e linizio della fase tarda si registra un incremento nella popolazione e larea di abitato viene estesa alla sponda orientale del fiume. La difficile lettura delle strutture in questa porzione del sito non permette, allo stato attuale, di chiarire la reale natura di questo ampliamento. Come si visto in prece51
denza, stata formulata lipotesi che lincremento nella popolazione fosse dovuto allimmigrazione da parte di gruppi provenienti dai villaggi ormai abbandonati della valle del Giordano. Si pu dunque pensare che tali gruppi abbiano scelto, spontaneamente o meno, di insediarsi in questarea periferica del villaggio73. Anche le testimonianze riferibili al PPN B tardo sono spesso difficilmente leggibili e obliterate da quelle successive del PPN C e dello Yarmoukiano. Si evidenziano tuttavia abitazioni estremamente grandi, di ampiezza doppia rispetto a quelle della fase precedente, e caratterizzate da due piani. Questo fenomeno viene letto in chiave sociale, come indice del passaggio da una struttura incentrata su famiglie nucleari a una compagine basata su nuclei familiari estesi che mettono in comune sforzi e risorse74. Particolarmente interessante la comparsa, nel PPN B tardo, di edifici particolari, la cui funzione potrebbe essere rituale. Si tratta di tre o quattro strutture a pianta absidata, di dimensioni inferiori rispetto a quelle delle unit abitative (7,5 mq ca.). In un caso al centro dellabside erano presenti un ortostato e altre due pietre75. Sono poi presenti due edifici a pianta circolare (definiti dagli Autori come shrines) di dimensioni estremamente ridotte (meno di 5 mq), imperniati su unapertura centrale, dotati di cataletti sotterranei e di pavimentazioni pi volte ripristinate. Unultima categoria di edifici rituali costituita dai cosiddetti templi (temples), localizzati nellarea orientale del villaggio. Il primo di questi edifici, di pianta rettangolare, ubicato in cima a un pendio e contiene un altare circondato da pietre, un focolare, diverse pietre conficcate verticalmente nel terreno, un ortostato antropomorfo nella parete orientale. Il secondo edificio, pi ampio, diviso in due ambienti: quello orientale contiene un altare e un focolare circondato di pietre. La pavimentazione era costituita da ciottoli di fiume ricoperti da una stesura di argilla e un tramezzo nascondeva alla vista dei profani le attivit svolte nel secondo ambiente76. Le ampie dimensioni di questi due templi e la ricchezza dei loro apparati hanno suggerito che la loro funzione fosse comunitaria, e non pi riservata a singoli gruppi familiari77. Significativi cambiamenti si osservano allinizio del VI millennio, con la fase denominata PPN C: il record faunistico di questo periodo vede una drastica riduzione nel numero delle specie animali disponibili (da 50 a 15), fatto che, verosimilmente, port a rivolgersi in modo pi intenso alla domesticazione animale78. In questo periodo
ROLLEFSON & SIMMONS 1986. ROLLEFSON, 1987b. 75 ROLLEFSON, KAFAFI & SIMMONS 1990. 76 Lanalisi radiometrica di un campione di carbone da questo edificio ha fornito una data di 613065. 77 ROLLEFSON & KAFAFI 1996a E 1996b. 78 Lincidenza della caccia nel PPN C di An Ghazal pu essere stimata intorno al 10%; viceversa si registra lintensificazione dellallevamento, con la domestica73 74
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si introducono anche due nuove tipologie edilizie: da un lato si ritorna infatti ad abitazioni monofamiliari di piccole dimensioni (15 mq ca.) che sono ora dotate di un cortile recintato adibito a varie funzioni quotidiane di sussistenza, dallaltro compaiono i cosiddetti corridor buildings, vale a dire strutture di ricovero seminterrate, interpretate come pertinenti a gruppi familiari seminomadi, che si fermano ad An Ghazal solo per una parte dellanno79. Le pratiche funerarie del PPN C non prevedono pi la rimozione e la deposizione secondaria del cranio e non sono documentati edifici adibiti a particolari funzioni rituali. Questo sdoppiamento della comunit, tra famiglie pienamente residenziali e gruppi pastorali seminomadi, non pi presente nella fase successiva del Neolitico Ceramico Yarmoukiano, allorch sono documentate solo piccole abitazioni monofamiliari ben distanziate tra loro e indipendenti80. Per questa fase non si evidenziano pi sepolture allinterno dellabitato e, verosimilmente, i defunti venivano inumati in una necropoli esterna. invece presente in questa fase un edificio rituale (o, comunque, a destinazione collettiva) che in parte oblitera una delle strutture absidale del PPN B tardo, al cui interno sono state rinvenute suppellettili in ceramica fine (mentre del tutto assente quella di uso domestico). Il sito anatolico di ayn Tepesi, ubicato nella piana di Diyarbakr, vicino al corso superiore del Tigri e dellEufrate, costituisce, insieme a quelli di Cafer Hyk, Boytepe e Nevali ori, una delle pi importanti testimonianze della facies denominata PPN B del Tauro. Gli scavi, condotti a partire dagli anni Sessanta da unquipe internazionale diretta da Braidwood e ambel, hanno messo in evidenza una stratigrafia millenaria, entro la quale possibile leggere una straordinaria complessit nellarchitettura e nellorganizzazione topografica e funzionale dei diversi settori del sito. Nelle fasi pi antiche, dopo una iniziale diffusione di edifici a pianta circolare (round plan buildings), sono presenti basamenti rettangolari a muri paralleli, che costituivano la piattaforma sopraelevata per le abitazioni (grill plan buildings). Successivamente, si passa ad abitazioni tripartite, con lunghe stanze allungate (channelled buildings) e, quindi, ad unit abitative costituite da piccole celle a pianta quadrata o rettangolare (cell plan buildings) e, infine, ad ambienti pi spaziosi (large room buildings). Questa scansione si riflette anche nelle strategie di sussistenza, che vedono dominare le leguminose nella prima fase, cereali selvazione di nuove specie come la pecora (alla fine del PPN B tardo), il porco (nel PPN C) e la vacca (nella fase tarda del PPN C). KHLER-ROLLEFSON et al. 1993. 79 Si ipotizzato che questi gruppi trascorressero la stagione delle piogge (dallautunno/inverno sino a maggio/giugno) nelle steppe e nelle aree desertiche con greggi di capre e pecore e tornassero al villaggio solo nella stagione arida. ROLLEFSON & KHLER-ROLLEFSON 1993. 80 KAFAFI & ROLLEFSON 1995.
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tici nella fase intermedia e domestici nella fase del cell plan. Lindustria litica dominata dalla presenza di ossidiana della Cappadocia o del Tauro (Bingl), spesso lavorata a pressione. Si annoverano inoltre recipienti e monili realizzati in marmo levigato. Analisi pi dettagliate sulle industrie litiche sono in corso di elaborazione da parte di Isabella Caneva che, correlando i dati ricavati da uno studio morfologico dei manufatti, dallanalisi delle tracce dusura e dallidentificazione delle materie prime, ha cercato di elaborare una periodizzazione interna del sito e di collegarla a quella definita in base alle fasi edilizie. In questo approccio integrato, i dati emersi dallo studio delle industrie litiche sono stati affiancati da unanalisi delle diverse modalit di strutturazione dello spazio e correlati alle informazioni disponibili sulleconomia. Il quadro che emerge delinea una successione di quattro diversi stadi: Il primo stadio, corrispondente alla fase delle abitazioni rotonde e delle prime case a griglia, si caratterizza per unagricoltura incipiente e per una tecnica locale di taglio dellindustria litica. Lo spazio di lavoro indifferenziato rispetto a quello domestico e si colloca allesterno o allinterno delle abitazioni. Non sono presenti in questo stadio grandi edifici pubblici o differenziazioni gerarchiche nellampiezza e nella ricchezza delle abitazioni o tra i diversi quartieri del sito. Il secondo stadio, corrispondente alla fase recente delle abitazioni a griglia e a quella dei channelled buildings, caratterizzato da unagricoltura pi sviluppata e da nuove modalit di scheggiatura dellindustria litica, con introduzione della tecnica a pressione e di materie prime di pregio (soprattutto ossidiana), fenomeni che sembrano suggerire unespansione a livello regionale delle relazioni del sito. Lo spazio di lavoro si concentra ora in zone specializzate (ateliers) allesterno delle abitazioni. Nel terzo stadio, corrispondente alle cobblepaved houses e ai pi antichi cell plan buildings, si osserva lintroduzione della domesticazione dei caprovini, accompagnata da un incremento nelluso di materie prime speciali (ossidiana) e dalladozione di varie tecniche di taglio della pietra, tra cui quella bipolare a nuclei naviformi, di chiara matrice levantina. Le relazioni del sito sono dunque particolarmente estese. Il villaggio si organizza in unit indipendenti e lo spazio di lavoro, molto specializzato, si concentra ora in zone differenziate allinterno delle abitazioni, mentre allesterno si delinea uno spazio pubblico cerimoniale ben definito con una gerarchizzazione tra abitazioni e diversi quartieri del sito. Nucleo importante di questa fase la grande piazza, attorno alla quale si distribuiscono abitazioni ricche, ben differenziate rispetto a quelle ordinarie. Lultimo stadio, corrispondente alle fasi recenti delle abitazioni a cell plan e ai large room buildings, vede laffermazione delle pratiche di allevamento e unulteriore specializzazione nelle industrie litiche. 54
La progressiva gerarchizzazione del sito sembra corrispondere alla strutturazione di rapporti di parentela e di forte coesione sociale allinterno di un territorio sempre pi vasto, su una base di alleanze politiche. Per quanto concerne gli aspetti spirituali, si possono citare alcune figurine femminili in terracotta e, a Nevali ori, una grande statuaria antropomorfa in pietra. A ayn il culto dei crani documentato dal raggruppamento di pi di settanta teschi e di resti di 400 inumati allinterno di un unico edificio absidato, interpretato come casa dei morti. Lo stesso edificio risulta caratterizzato da stele verticali e da una pietra, interpretata come altare, su cui si sono riscontrate tracce di sangue, sia animale che umano81. Come si visto in precedenza, il sito pluristratificato di Qualat Jarmo, nel Nord dellIraq (Kurdistan iraqueno), fu oggetto di scavi pluridisciplinari da parte di una quipe guidata da Braidwood: su unarea di 140 x 80 m si scav un deposito dello spessore di 7 m, costituito dai resti di sedici insediamenti successivi. Negli undici livelli pi antichi (PPN) si trovarono in media venticinque abitazioni per ogni fase, caratterizzate (da Hawks) da una pianta rettangolare analoghe a quelle di Jericho II e da strutture infossate interpretabili come silos e focolari. Leconomia del sito era basata sulla coltivazione di orzo e di farro (Tr. dicoccum) sicuramente addomesticati e lungamente selezionati. I resti della cultura materiale consistono in macine, asce in pietra levigata, statuette fittili crude, stampi e sigilli in terracotta, mentre non attestato luso della ceramica per la produzione del vasellame, che continua a essere fabbricato in pietra. Nel sito di Hacilar sono stati messi in luce sette livelli di Neolitico Preceramico (datati intorno al 7000 a.C.). Qui i villaggi erano costituiti da case rettangolari con fondazioni in pietra, formate da un solo ambiente e da cortili contenenti silos e focolari. Sono presenti tracce di coltivazione di orzo e lenticchie
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(da Mellaart)
ZBEK 1988.
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ma non di allevamento. Verso la fine del periodo le societ risultano meglio organizzate e strutturate in villaggi sempre pi grandi, con capanne di forma standardizzata e con costruzioni di prestigio.
2.2.7
La ceramica
Intorno al 7000 il processo di Neolitizzazione pu dirsi ormai completato: con ladozione della ceramica risultano infatti presenti tutti i caratteri (economici, tecnologici, sociali) del Neolitico. La scoperta della ceramica legata alla conoscenza del fuoco e delle sue propriet, affinata nel corso dei millenni. La produzione di vasellame senza dubbio preceduta da una lunga fase preparatoria, durante la quale si era iniziato a sperimentare, forse in modo accidentale, il risultato del surriscaldamento di superfici in terra battuta o di intonaci argillosi. La produzione della ceramica risulta del resto successiva rispetto a quella di statuine fittili, gi documentate nel PPN (es. Jericho, Mureybet, Aswad etc.) ed eccezionalmente presenti addirittura nei complessi gravettiani dellEuropa Orientale (es. Doln Vestonice, in Moravia)82. A Mureybet la fase di sperimentazione gi precocemente documentata nel X millennio, con la produzione di figurine in argilla, ma non sembra dare esiti immediati83. Nellarea siro-palestinese, dove esisteva una lunga tradizione nella produzione di vasi in pietra, la transizione alla ceramica avviene solo allinizio del VII millennio. Allinizio del periodo, tra 7000 e 6500, ladozione della ceramica non ancora generalizzata e in alcuni villaggi si continuano a produrre recipienti in pietra, calce e gesso. Le prime attestazioni di stoviglie plastiche sono quelle di una terraglia di colore biancastro (vaisselle blanche), modellata con una sorta di calcina calcarea non sottoposta a cottura84. Questo tipo di
Le pi antiche ceramiche sono note in Giappone intorno allXI millennio, in contesti caratterizzati da uneconomia ancora di tipo predatorio, basata su caccia, pesca e raccolta, ma in fase di incipiente neolitizzazione Anche nellAfrica sahariana la ceramica, che si colloca nellVIII millennio, risulta precedere lintroduzione dellagricoltura. Lorigine della ceramica nel Vicino Oriente non ha legami con queste attestazioni pi antiche e deve essere considerato come un fenomeno di convergenza (GUILAINE 2000). 83 Cfr. supra. 84 Recipienti di questo tipo sono presenti, per esempio, a Byblos, in Libano. CAMPS G., La Prehistoire, 1982 ; BALFET M., LAFUMA H., LUNGUET M., TERRIER P. 1969, Une invention nolithique sans lendemain. Vaisselles prcramiques et sols enduits de quelques sites du Proche-Orient, in Bulletin de la Socit prhistorique franaise , 66, pp. 188-192 ; DE CONTENSON H., COURTOIS L. C., A propos de vases en chaux. Recherches sur leur fabrication et leur origine, in Palorient , 5, 1979, pp. 177-181.
82
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produzione non pu ancora considerarsi ceramica, sia perch non ricavata da argilla, sia perch non cotta. I primi esemplari di veri e propri vasi in terracotta provengono da Tell Mureybet (Siria; sullEufrate): si tratta di piccoli vasetti cilindrici con decorazione incisa. Anche in questo caso linvenzione rimase senza seguito e i livelli superiori risultano ancora aceramici. La definitiva affermazione di culture provviste di ceramiche si ha intorno al 6000 a.C. (Ramad III, 5930 55; Bouqras III, 5990 60). La ceramica si sviluppa e si diffonde molto rapidamente nel Vicino Oriente, propagandosi (da Guilaine) anche verso il Mediterraneo. La velocit della diffusione fa pensare a una origine poligenica. Sullorigine della ceramica e sulle sue motivazioni esistono ancora molti dubbi. Di fatto essa appare successivamente alla sedentarizzazione, ma in una fase molto tardiva. stata messa in relazione con lagricoltura e anche con la necessit di avere contenitori resistenti al fuoco per la cottura dei cibi (che peraltro poteva avvenire anche in recipienti di cuoio o legno mediante pietre riscaldate, pratica attestata da alcuni confronti etnografici) .
Il Neolitico ceramico Levoluzione dalle fasi finali del Neolitico Preceramico a quelle del Neolitico Ceramico sembra essere stata continua e lineare, senza significative cesure, e caratterizzata (a partire dal PPN B recente - 7500 BC ca.) da una riconfigurazione del pattern insediativo e da unulteriore espansione territoriale al di fuori del nucleo levantino originario. Il Levante meridionale e, in particolare, la bassa valle del Giordano vedono gradualmente scomparire i villaggi sedentari o il loro spostamento in quota, mentre si pu osservare una decisa espansione verso il Levante settentrionale, nelle regioni del Medio Eufrate e della Jezireh Siriano-turca, verso il litorale mediterraneo e lisola di Cipro. Le abitazioni sono rettangolari o, pi sporadicamente, circolari e tendono ad essere di tipo monocellulare. Vari indizi inducono a ipotizzare lesistenza, accanto a comunit sedentarie, di gruppi di pastori nomadi, soprattutto nelle zone pi aride delle steppe desertiche. Si sono identificate diverse culture locali, che tuttavia non risultano ancora ben conosciute: in generale si osserva un miglioramento nelle strategie economiche, nella tecnologia litica, lintroduzione di recipienti modellati in terracotta, particolarmente raffinati soprattutto nella regione di Aswad o lungo il litorale fenicio ove, dal 7000 BC, si diffonde la Dark Faced Burnisher Ware (DFBW) a superfici brune (ma talora chiare) lucidate. Come si detto, nel corso dellVIII millennio, gruppi di agricoltori preceramici dellarea siro-palestinese intrapresero la colonizzazione 57
dei territori sudorientali e centrali dellAnatolia. Non si hanno documentazioni particolarmente significative delle precedenti fasi di occupazione di questarea centrale, che, a causa forse del clima pi freddo rispetto a quello del nucleo levantino, era stata popolata in modo pi sparso. Dal 7500 BC vengono fondati villaggi complessi e molto estesi, come Can Hasan III e atal Hyk, caratterizzati da uneconomia agricola affiancata dalla pratica della caccia (soprattutto alluro) e da attivit artigianali piuttosto complesse e specializzate: dallo sfruttamento di ossidiana e selce di buona qualit per la produzione di armi di prestigio ai primi esperimenti di lavorazione del rame nativo, a una produzione di ceramica monocroma lucidata chiara. Del tutto singolare la struttura urbanistica dei grandi villaggi, che presentano una pianta agglutinante, con abitazioni addossate tra loro e accessibili solo dai tetti. atal Hyk Questo tell, che domina la piana di Konya nella Turchia meridionale, fu esplorato da J. Mellaart negli anni Sessanta e durante gli scavi venne alla luce un esteso villaggio (dellampiezza di circa 1213 ettari). Il tell aveva una potenza di circa 17 m e comprendeva 12 livelli abitativi. Quelli pi antichi si collocano a cavallo tra VIII e VII millennio e i pi recenti risalgono alla fine del VII millennio. Attualmente non si conoscono livelli preceramici. Leconomia del villaggio era ampiamente basata sullagricoltura (orzo, cereali vari e leguminose), probabilmente irrigua, sull allevamento di caprini e sulla caccia ad alcune specie selvatiche: cervi, cinghiali e stambecchi. Limportanza del sito era anche legata allo sfruttamento e al commercio dellossidiana anatolica. La cultura materiale dunque principalmente costituita da industria litica di prestigio ricavata da selce e ossidiana, da strumenti in pietra levigata, vasi di legno e panieri, mentre nelle fasi pi antiche luso della ceramica ancora sporadico. I caratteri pi singolari del villaggio sono legati alla sua architettura e al suo singolare impianto urbanistico: le case erano addossate le une alle altre, senza che vi fossero strade intermedie. Si dunque ipotizzato che laccesso avvenisse dallalto, attraverso (da Mellaart) scale e terrazze.
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Per la costruzione si erano utilizzati mattoni crudi. Pitture e rilievi con figure femminili in atto di partorire e teste di toro collocate nelle pareti settentrionali o occidentali delle abitazioni, statuette muliebri in pietra, figurine fittili maschili o animali hanno suggerito lipotesi che alcuni ambienti fossero adibiti a pratiche di culto. Resti di carnivori, zanne di cinghiali o becchi di avvoltoi sono inseriti in protuberanze di argilla che sporgono dalle pareti, mentre sulle pareti decorate ad affresco sono spesso presenti avvoltoi nellatto di attaccare uomini acefali. La pi celebre scultura rinvenuta nel villaggio raffigura una Dea pingue, seduta su un trono, nellatto di accarezzare due pantere che la fiancheggiano. Prototipo delliconografia orientale della Potnia Thern, la dea di atal Hyk incarna i concetti di madre feconda e di regale dominatrice delle fiere.
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