La Marina Romana Era Composta Da Uomini Di Ogni Razza e Territorio
La Marina Romana Era Composta Da Uomini Di Ogni Razza e Territorio
La Marina Romana Era Composta Da Uomini Di Ogni Razza e Territorio
In epoca antica, fra il periodo regio e gli inizi della repubblica, i Romani usarono delle navi da guerra verosimilmente analoghe a quelle allora esistenti presso gli Etruschi, ovvero la triacontera e le pentacontera. A queste ultime, furono pi tardi affiancate anche le trireme, di cui abbiamo notizia fin dallinizio del IV sec. a.C.. Le triremi e le vecchie pentacontore, erano ancora le unit di cui disponeva la marina romana, allinizio della prima Guerra Punica. Tre anni dopo i Romani furono in grado di allestire la loro prima grande flotta costituita in prevalenza da quinqueremi costruite sul modello di quelle cartaginesi. Le quinqueremi furono successivamente perfezionate dagli stessi Romani, che le utilizzarono come navi da battaglia primarie, durante tutto il periodo della repubblica. Ad integrare la capacit bellica di queste navi, la flotta romana, utilizz anche qualche esareme oltre a tipi di navi da guerra, come le quadriremi e le triremi, nonch delle unit rostrate minori, come la bireme e la liburna ed una grande variet di navi ausiliarie, adibite alla logistica militare; le onerarie per il trasporto di viveri, le attuarie per trasporto truppe, le ippogogheper il trasporto di cavalli, le celocieper trasporti veloci logistici di ordini e comando, le speculatorie addette allesplorazione del territorio, queste venivano mimetizzate o camuffate per sfuggire alla vista del nemico. Per esigenze particolari furono anche realizzati scafi dotati di caratteristiche specifiche, come le navi da sbarco oceaniche, concepite da Cesare per la sua seconda spedizione navale in Britannia o come le navi fluviali ed oceaniche costruite da Germanico per aggirare i nemici dal Mare del Nord. Durante lalto Impero tutti i tipi di navi rostrate dalle liburne alle esaremi, furono presenti, in maggiore o minor misura, nelle due grandi flotte pretorie, ovvero le due forze navali imperiali pi consistenti,
di base a Miseno e Ravenna; per la difesa navale dellItalia ed il controllo del Mediterraneo. Dalle fonti epigrafiche conosciamo i nomi di un discreto numero di queste navi, ad iniziare dalle navi maggiori, sede dei comandanti di flotta, come lesareme Opi e le quinquereme Augusto e Vittoria, ma i dati in possesso fanno capire che il tipo di nave pi utilizzato dalle flotte pretorie, sia stato la trireme. Nelle altre flotte permanenti dellImpero, dislocate nelle basi navali doltremare e sui grandi fiumi di confine, le unit pi usate furono invece le liburne, tanto che nel basso Impero, la stessa parola liburna fin col diventare sinonimo di nave da guerra. Durante la fase finale delle guerre puniche nel tardo impero, le costruzioni navali tesero a modificarsi verso fogge pi semplici, ma pi potenti da cui scaturirono i primi dromoni. La marina romana era composta da uomini di ogni razza e territorio: Quasi un terzo dei classiari (marinai), era composto da egiziani; molti erano Greci, Fenici e Siriani; tutti gli altri facevano parte delle restanti etnie, sottomesse al dominio di Roma. I giovani si arruolavano in un'et compresa tra i 16 e i 23 anni e il loro servizio durava non meno di 20 o 26 anni, al termine dei quali diventavano cittadini romani. Si stima che il totale complessivo dei marinai, in epoca augustea, non era inferiore ai 40/45 mila uomini, con una retribuzione annua di 150 denari, che gi alla fine del I secolo sal a 200, poi nel II secolo a 300 e nel III secolo a 450 denari. Questi sistematici aumenti di salario, erano comunque da attribuire ad una continua svalutazione del denario e alla conseguente perdita del potere dacquisto. Comunque, nelle rispettive epoche, i classiari (marinai) della flotta imperiale guadagnavano in media, il 50 per cento in meno dei loro equivalenti impegnati sulla terraferma, vale a dire i legionari della fanteria romana. Si richiedeva grande perizia e responsabilit, da parte di tutti i classiari e in particolare ad alcune figure chiave, come: Il gubernator (timoniere), doveva non solo conoscere i porti, ma
anche gli scogli, le secche o i banchi di sabbia presenti lungo la rotta di navigazione. Allo stesso era richiesta grande perizia durante gli scontri navali, quando era di fondamentale importanza individuare la miglior rotta, per poter colpire le navi avversarie, ed evitare di essere colpiti a loro volta dai nemici e affondati. I navarchi (comandanti delle navi), dovevano essere dotati di grande intelligenza tattica e capacit di comando dell'equipaggio. Ai rematori era richiesto coraggio e grande impegno fisico, come necessario durante una battaglia navale, quando sul mare calmo, senza un soffio di vento, tutto veniva affidato alla spinta dei remi, per colpire gli avversari con i rostri e a loro volta sfuggire agli attacchi dei nemici, evitando di essere colpiti ed affondati. Le navi facenti parte della marina romana, si dividevano in due categorie, naves longae e naves ceterae. Le prime erano adibite alle battaglie, le altre erano imbarcazioni che servivano al trasporto logistico e da carico merci. Le navi da guerra romane, erano praticamente delle versioni aggiornate e riviste delle navi greche; quindi liburne, bireme e trireme, ma anche modelli pi grandi, con l'aggiunta di tecnologie tutte romane, come il corvo (passerella mobile per abbordaggio) o le torri da combattimento, catapulte e baliste. Cos venivano descritte dagli storici: Per quanto riguarda le dimensioni, le navi liburniche pi piccole avevano un solo ordine di remi, le pi grandi ne avevano due, ma le migliori erano quelle a tre o quattro ordini di remi, che talvolta arrivavano anche a cinque o sei ordine di remi. Ci non deve sembrare uno sproposito, considerando che nella battaglia di Azio, si scontrarono navi anche di dimensioni pi grandi e che avevano perfino sei ordini di remi.
Pentecontera
La pentecontera (o il pentecontero) era un tipo di imbarcazione utilizzata nell'antichit, in particolare nella Fenicia e nell'antica Grecia. La pentecontera era una nave a propulsione mista, essendo sospinta sia dalla vela, che dalla voga e fu la prima imbarcazione adatta alle lunghe navigazioni. Il suo nome deriva proprio dai cinquanta rematori, disposti venticinque per lato, sui fianchi della nave e disposti in un solo ordine. L'esemplare pi famoso appartiene al mito di Argo e i suoi cinquanta Argonauti (eroi della mitologia Greca). In seguito il termine and a designare un'intera classe di navi, anche pi potenti, sia a un ordine (monere) che a due (diere), dotate anche di pi di 50 rematori. Questa sostanzialmente era una nave da guerra, a fondo piatto e dotata di un rostro per le manovre di speronamento. Le sue dimensioni sono stimate in circa 38 metri di lunghezza per 5 metri di larghezza. Le pentecontere, furono per molti anni la spina dorsale dell armata Greca. Queste si resero protagoniste di un importante scontro navale tra i profughi Focei stanziatisi ad Alalia e una coalizione di Cartaginesi ed Etruschi ; fu la battaglia di Alalia (circa nel 540 a.C.) ed ebbe come teatro il Mar Tirreno, tra lattuale Corsica e la Sardegna. Essa segn di fatto il primo arresto dell'espansione coloniale e mercantile dei Greci nel mediterraneo occidentale, fino ad allora incontrastata. Un uso simile ne fecero anche Fenici (circa 2000 a. C.) e Cartaginesi (circa 814 a.C.). Annone inizi il suo viaggio, voluto dai Cartaginesi nel tentativo di circumnavigare lAfrica, con una
flotta di 60 pentecontere, caricate di viveri, provviste e una folla di donne e uomini. La necessit di utilizzare navi da guerra, pu essere spiegato, per via degli attriti, che nascevano con questi traffici tra Greci, Fenici, Cartaginesi ed Etruschi, nel mare Mediterraneo occidentale e il mare Atlantico. In ogni caso, spetta alle pentecontere, il merito di aver supportato le antiche colonizzazioni greche e fenicie nel Mediterraneo. Le pentecontere, erano pilotate per mezzo di un timone, costituito da due pale poste ai due lati della poppa, una caratteristica comune anche in epoche successive. La larghezza delle pale, era di poco superiore a quella di un remo, con la possibilit di ruotare indipendentemente, conferiva allo strumento (timone), una notevole sensibilit, ben diversa da quella di attuale. Era in grado di permettere agili andature sui tortuosi ed insidiosi percorsi della navigazione sottobordo e nelle delicate manovre di speronamento. La vela quadra, era particolarmente adatta alla guida portante di poppa e di tre quarti. Viene normalmente detto, in maniera acritica, che queste andature fossero le uniche sostenibili con una vela quadra. Bisogna tuttavia considerare che i caratteristici imbrogli di cime, permettevano sia di sollevare la vela (come una tenda veneziana), riducendo la velatura, sia di regolare la vela, con forme diverse,a seconda dell'andatura da tenere. Questo utilizzo flessibile della vela, anticipa quindi l'introduzione della cosiddetta vela latina nellevoluzione della navigazione. Questa gloriosa imbarcazione cominci il suo declino nel VI secolo a.C., quando l'introduzione di un terzo ordine di remi apr la strada all'evoluzione della trireme (o triera) che gradualmente la sostitu nel suo ruolo di dominatrice delle flotte antiche.
Liburna: Questa nave, prende il nome dal popolo dei Liburni (pirati della Dalmazia, nella zona di Iader (Zara). Utilizzata per la prima volta durante la battaglia di Azio, fu adottata da Augusto come modello per le sue flotte, risultando la migliore tra le navi a disposizione. Era una nave stretta, veloce e molto manovrabile; adatta agli inseguimenti, al supporto logistico e al rapido trasporto di truppe. Poteva essere a uno, due, tre, o pi ordini di remi, almeno in epoca imperiale.
Bireme: Era un'antica imbarcazione ellenistica (greca), costruita probabilmente per la prima volta in Fenicia (V sec. a. C.). Lunga circa 24 metri, era larga poco pi di 3 e presentava due file di rematori (30+30) su un lato e altrettanto sull'altro lato, per un totale di 120 rematori, seduti sulla stessa panca. Aveva una vela di forma quadrata e riusciva a raggiungere discrete velocit, grazie al peso e alle loro dimensioni contenute. Era abbastanza diffusa nell'antichit, ma presto fu soppiantata dalla pi funzionale e completa trireme. Trireme: La trireme, costituivano la vera spina dorsale della marina romana. Veloce, agile e molto manovrabile, fu la tipologia di nave da guerra pi diffusa nel Mediterraneo fino al Medioevo. Lunghe oltre 40 metri, erano larghe poco pi di 6. Tali dimensioni garantivano anche lo spazio per posizionarvi armi da campo, riadattate o semplicemente fissate sul ponte della nave, oltre ad una centuria di fanti di marina (80 uomini). Sotto al tavolato del ponte, in condizioni molto precarie (quanto quelle degli schiavi), remavano circa 180 vogatori, disposti su tre livelli e sovrapposti a
tre file (30+30+30), per ogni fiancata della nave. (Secondo notizie tramandate) Quadrireme e Quinquireme: La quadrireme e la quinquireme, erano due navi simili per dimensioni (circa 45 metri di lunghezza per 8 di larghezza e un metro circa di pescaggio), queste erano considerate le corazzate dell'epoca. Montavano due corvi (uno a prua e l'altro a poppa), diverse armi da assedio sul ponte (baliste e piccoli onagri) e una o due grandi torri in legno, che permettere agli arcieri di tirare frecce incendiarie, da una posizione rialzata molto,vantaggiosa. La quadrireme aveva 240 vogatori, 90 uomini tra marinai e soldati (milites classari); mentre la quinquireme, portava sottocoperta 300 vogatori e 120 uomini (milites classari). Esareme Vi era, infine, una sola nave che trasportava lo Stato Maggiore dell'esercito (dall'imperatore, al praefectus classis), che per non prendeva parte agli scontri. Aveva per lo pi la funzione di deterrente per impressionare il nemico, o anche quello di trasportare il princeps in parata militare. Nonostante la funzione probabilmente dimostrativa, era comunque armata di tutto punto ed era molto imponente per dimensioni. Risulta infatti, che a partire da Augusto in poi, per tutto l'alto Impero romano, vi fosse una sola esareme, di appartenenza alla flotta imperiale e che svolgeva il ruolo di ammiraglia, dell'intera flotta romana. Il Dromone I primi dromoni apparvero durante le Guerre puniche, quando i romani iniziarono a dotarsi di una flotta, con navi pi potenti in grado di contrastare la potenza cartaginese. Il dromone in epoca
romana poteva essere dotato di un ponte levatoio detto corvo, che, dopo l'abbordaggio, permetteva alle truppe di riversarsi nell'altra barca e anche di un rostro con cui speronavano la nave avversaria. Il corvo dopo l'abbordaggio della nave nemica, veniva spezzato per evitare che i nemici stessi potessero fare altrettanto con chi li aveva attaccati e quindi utilizzare contro di loro la stessa arma. Il dromone per la sua notevole stazza, si spostava grazie ai molti rematori di cui disponeva, i quali erano per lo pi dei galeotti o degli schiavi prigionieri di guerra.
Navi da trasporto logistico: La Actuaria: Questo tipo di imbarcazione, cosiddetta navis actuaria, serviva per il trasporto delle truppe di terra, compresi i reparti di cavalleria e gli approvvigionamenti. Secondo quanto tramandato, alcune di esse potevano trasportare fino ad 800 uomini armati. Erano imbarcazioni non molto grandi, con quindici remi per lato e dotate di vele. Avevano inoltre, una chiglia piatta e timoni a poppa e a prua; servivano per poter sbarcare le truppe sulle spiagge e tornare in mare aperto senza incagliarsi. Si ritiene che avessero una lunghezza media di 21 metri per 6,50 metri di larghezza, con una profondit della linea di galleggiamento, pari a circa un metro. Erano per lo pi una sorta di barconi non armati per lo spostamento di truppe. Sappiamo che furono utilizzate durante la spedizione di Germanico nellanno XVI (del calendario gregoriano), e che durante la campagna sasanide di Giuliano, ne furono costruite ben 1000 sul fiume Eufrate, per il trasporto di circa 20000 soldati, con tende, provvigioni e armamento militare.
La Caudicaria: Di forma piatta allargata, era una specie di chiatta abilitata al trasporto fluviale. Veniva trainata da animali dalla riva destra del fiume, secondo un sistema di propulsione, detto dellalaggio (usato su molti fiumi come il Tevere, fino al XIX secolo), specie quando il terreno nemico era impervio, i romani trasportavano, macchine da guerra, accampamenti, animali e viveri sul fiume, con questo tipo dimbarcazioni . La Ippogoga: Queste particolari navi, servivano per il trasporto dei cavalli e quindi concepite solo per questo scopo. La Celox cia: Piccole e veloci, venivano usate principalmente per i collegamenti militari, trasporto di comandanti e delegazioni, oppure messaggi nelle zone di guerra. La Speculatoria: Erano piccole imbarcazioni leggere, spesso dipinte e camuffate con colori del mare, per mimetizzarsi tra gli anfratti sotto costa e passare inosservate dalle popolazioni nemiche, erano addette al controllo e lesplorazione dei territori. Nave Oneraria romana Plinio il vecchio scriveva, che questo tipo di imbarcazione da carico, fu inventata da un certo Ippo di Tiro (citta' Fenicia), intorno allanno 1000 a. C.: Questo tipo di nave tipo di nave si diffuse, con piccole modifiche, prima tra i Greci e poi tra i Romani. Le navi da trasporto, erano di una forma larga e tondeggiante, con uno scafo poco profondo, che gli permetteva
una navigazione sottocosta in acque basse, con la possibilit di avvicinarsi molto agli arenili, in mancanza di banchine dattracco o veri porti. Era una nave da trasporto merci di origine fenicia, che in seguito fu in uso dagli antichi greci (circa 600 a. C.), con un modello molto simile. Qualche secolo pi tardi, queste antiche imbarcazioni da trasporto, fecero parte della flotta romana e vennero chiamate onerarie, dal latino (onere), che significava appunto carico. Queste navi, misuravano circa 28 metri di lunghezza e 9 metri di larghezza e 3 metri circa di pescaggio. Avevano una portata di circa 4000 anfore, con un peso complessivo, che oscillava da 110 a 180 tonnellate. Al centro del ponte, vi era un' albero maestro (malus), che sosteneva la vela principale, di forma quadrangolare, mentre una vela piu' piccola (artemon), era applicata al bompresso (piccolo albero di prua). Le onerarie erano dotate anche di remi, che venivano usati solo in caso di bonaccia di vento, o per fare manovra di attracco. La balconata sporgeva oltre la poppa, ed era ornata da un alto aplustro, o oplustro (grosso ornamento), spesso fatto a forma di cigno (testa e collo) che rappresentava il Dio Zeus; oppure raffigurava altre figure mitologiche o simboliche; queste sculture, servivano come protezione per la nave e il suo equipaggio, durante i lunghi e pericolosi viaggi. Questa nave era dotata anche, di due lunghi remi (timoni) messi sulle fiancate di poppa della stessa. Sul ponte dellimbarcazione, era posta la cabina (tuga), che veniva usata dal proprietario della nave o dal suo comandante. Spesso il tetto di questa (tuga), veniva usato dal timoniere per manovrare i due grossi remi laterali, che fungevano da timone; la struttura era circondata da una balaustra di protezione e in alcune circostanze, anche da una piccola tenda, che serviva come
riparo per il manovratore della nave (gubernator), durante il viaggio, sopratutto in condizioni avverse del tempo.
Il rostro Il rostro, dal latino (rostrum), era un pesante oggetto da sfondamento, che veniva montato sulla prua delle navi antiche, con lo scopo di speronare e affondare le navi nemiche. Secondo Plinio il Vecchio, il rostro sarebbe stato inventato dall'etrusco Piseo, figlio di Tirreno (personaggio mitologico Etrusco). In genere era costituito da un unico pezzo fuso in bronzo, inserito nel punto di congiunzione tra la parte finale della chiglia (prodiera) e la parte pi bassa del dritto di prua, sopra il tagliamare. La parte sporgente del rostro, era costituito da un una o pi punte verticali di metallo o di legno, rafforzate lateralmente da strutture metalliche o robusti fregi di legno; che davano alla nave anche un aspetto minaccioso e temibile. Con questo micidiale strumento, limbarcazione veniva lanciata con la maggiore velocit possibile, contro le fiancate delle navi nemiche, creando un grosso squarcio allo scafo, che ne provocava un rapido affondamento. Sebbene questa tecnica di combattimento sia progressivamente caduta in disuso, tuttavia il naviglio militare presentava ancora rostri, sino ad epoche recenti, con retaggi del rostro, tuttora riconoscibili in molte prue, di navi moderne.