Opposizione A Decreto Ingiuntivo e Mediazione Civile

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REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO


TRIBUNALE ORDINARIO di FIRENZE
Terza sezione CIVILE
Il Tribunale, nella persona del Giudice dott. Alessandro Ghelardini
pronuncia la seguente
SENTENZA
nella causa civile di I Grado iscritta al n. r.g. (omissis)
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO E MOTIVI DELLA DECISIONE
La A ha proposto opposizione avanti alla sezione distaccata di Empoli avverso il D.I.,
emesso in quella sede, n. R.I., con il quale le stato ingiunto il pagamento in favore della
B dellimporto di 22.003,59, oltre interessi legali ex D. Lgs. 231/02 e spese, a titolo di
corrispettivo per fornitura di merce (truciolo per cavalli).
A sostegno della opposizione la stessa ha eccepito, in rito, la incompetenza per territorio di
questo Ufficio, per essere competente il Tribunale di Milano in applicazione degli artt. 19 e 20
c.p.c., e, nel merito, il grave inadempimento della parte opposta, per avere la medesima cessato
arbitrariamente
ogni
fornitura
dopo
la
prima
consegna
di
materiale.
La A, pertanto, ha chiesto la revoca del D.I. nonch, in via riconvenzionale, disporsi la
risoluzione del contratto di fornitura per inadempimento di B; con il favore delle spese.
Questultima si costituita in giudizio, resistendo alla opposizione ed alla domanda
riconvenzionale, evidenziandone linfondatezza. Assumendo la temerariet dellopposizione, la
stessa ha quindi chiesto la condanna di parte opponente per responsabilit processuale aggravata
ai sensi dellart. 96 c.p.c., oltre la condanna alle spese. Con ordinanza 13.7.10 lufficio ha
concesso
la
provvisoria
esecuzione
del
D.I..
La causa stata istruita su base documentale, con linterrogatorio formale del legale
rappresentante della convenuta opposta, cui lo stesso non si presentato, con prova per testi e
mediante
ordine
di
esibizione
documentale.
A seguito della soppressione della sede distaccata di Empoli il processo stato trattato in sede
centrale ed assegnato a questo giudice (cfr provv. Presidenziale 6.11.2013). Con decreto
13.1.2014, comunicato via PEC in pari data, questo Giudice ha fissato udienza all8.7.2014 per la
prosecuzione del processo avanti a s?? e la precisazione delle conclusioni, ed ha disposto la
mediazione delegata ai sensi dellart. 5, II co. D. Lgs. N. 28/10, cos come novellato dal D.L. n.
69/13 conv. con modif. dalla L. n. 98/2013, assegnando alluopo termine di gg 15 per la
proposizione
della
relativa
istanza.
Alludienza suddetta il difensore di parte opponente ha chiesto la remissione in termini per
introdurre la mediazione, in quanto per un disguido, costituito dalla mancata lettura dellallegato
alla comunicazione di cancelleria contenente la copia del provvedimento 13.1.2014, la parte non
aveva appreso della mediazione delegata. Respinta listanza di remissione in termini, stata quindi
rilevata dufficio la improcedibilit della domanda e le parti, autorizzate, hanno depositato note
difensive
sul
punto.
La causa stata trattenuta in decisione alludienza 30.9.2014 sulle conclusioni precisate dalle
parti
come
da
rispettivi
atti
introduttivi.
Non sono stati concessi i termini di cui allart. 190 c.p.c., per avervi le parti rinunciato.
1.Questione di competenza.
La questione inammissibile.
Il Tribunale condivide quel consolidato orientamento della S.C. secondo cui In tema di
competenza territoriale derogabile, per la quale sussistano pi criteri concorrenti (nella specie,
quelli indicati negli artt. 18, 19 e 20 cod. proc. civ., trattandosi di causa relativa a diritti di

obbligazione), grava sul convenuto che eccepisca l incompetenza del giudice adito (trattandosi
di eccezione in senso proprio) lonere di contestare specificamente lapplicabilit di ciascuno dei
suddetti criteri e di fornire la prova delle circostanze di fatto dedotte a sostegno di tale
contestazione, con la conseguenza che, in mancanza di tale contestazione e di detta prova, l
eccezione deve essere rigettata, restando, per leffetto, definitivamente fissato il collegamento
indicato dallattore, con correlativa competenza del giudice adito (Cass. Sez. 6 3, Ordinanza
n. 15996 del 21/07/2011; N. 14236 del 1999).
Nella fattispecie parte opponente, convenuta in senso sostanziale, ha eccepito la incompetenza
per territorio esclusivamente con riferimento al foro generale del convenuto (art. 19 c.p.c)
evidenziando di avere sede in Milano, ed al luogo ove lobbligazione avrebbe dovuto essere
eseguita (Milano, attuale sede della creditrice).
Nulla invece detto circa il luogo in cui la pretesa di pagamento azionata sorta.
Tale omissione rende pertanto irrituale leccezione, con conseguente conferma della competenza
di
questo
giudice.
Ad abundantiam si osserva che la competenza si radicherebbe presso questo ufficio ai sensi degli
artt.
1182,
III
co.,
c.c.
e
20
c.p.c..
Il decreto ingiuntivo infatti fondato su fatture relative a forniture eseguite sino al marzo 2009,
epoca in cui la B ha trasferito la propria sede legale da STABBIA (FI), localit rientrante
nel
territorio
di
questo
Circondario,
a
Milano.
Poich la stragrande maggioranza del credito era diventata esigibile prima del trasferimento della
sede sociale, ne segue che correttamente il D.I. stato richiesto presso questo Tribunale, posto
che lobbligazione che ha ad oggetto il pagamento di una somma di denaro deve essere
adempiuta al domicilio che il creditore ha al momento della scadenza.
Il tutto senza considerare che non mai stata contestata laffermazione secondo cui il contratto di
fornitura stato concluso a Stabbia (FI).
2) Il mancato esperimento della mediazione delegata
Premesso che pacifico il mancato esperimento nel termine assegnato del procedimento di
mediazione delegata ai sensi dellart. 5, II co. D. Lgs 28/2010 e s.m.i., deve valutarsi in questa
sede la conseguenza di tale omissione, avuto riguardo alla particolare natura del giudizio qui
instaurato (opposizione a decreto ingiuntivo ai sensi dellart. 645 e ss c.p.c., con proposizione di
domanda riconvenzionale e con riconventio riconventionis ai sensi dellart. 96 c.p.c. della parte
opposta).
La disposizione citata prevede che il giudice, anche in sede di giudizio di appello, valutata la
natura della causa, lo stato dellistruzione ed il comportamento delle parti, pu disporre
lesperimento del procedimento di mediazione; in tal caso lesperimento del procedimento di
mediazione condizione di procedibilit della domanda giudiziale anche in sede di appello.
Il comma 4 della medesima disposizione prescrive inoltre che i commi 1 bis e 2, e cio quelli che
prevedono la mediazione obbligatoria prima del giudizio, ovvero la mediazione delegata dal
giudice per le cause gi pendenti, non si applicano nei procedimenti di ingiunzione, inclusa
lopposizione, fino alla pronuncia sulle istanze di concessione e sospensione della provvisoria
esecuzione (lett. a).
Ad avviso del giudicante con tale disposizione si inteso escludere sia che la proposizione del
ricorso monitorio o della opposizione in materia rientrante tra quelle per le quali prevista la
necessaria mediazione ante causam, siano condizionate da tale incombente, sia che in tali
procedimenti e nel susseguente giudizio di opposizione sino a quando siano stati adottati i
provvedimenti, ritenuti evidentemente urgenti ed incompatibili con i tempi della mediazione, di
cui agli artt. 648 e 649 c.p.c., possa essere disposta la mediazione delegata dal giudice.

La ratio di tale disciplina evidente. Si cio ritenuto che lo svolgimento della procedura di
mediazione fosse sostanzialmente incompatibile con le peculiari caratteristiche del procedimento
monitorio, caratterizzato dalla rapidit e assenza di previa attivazione del contraddittorio, e
dellopposizione, il cui termine di proponibilit ?? contingentato dallart. 641 c.p.c.
Alla luce di tale disposizione ne segue che, in caso di pretesa azionata in via monitoria,
lesperimento della mediazione possibile solo quando proposta opposizione, e comunque dopo
ladozione dei provvedimenti, considerati urgenti e latu sensu cautelari, sulla esecutivit del
provvedimento monitorio emesso.
Ci posto, fermo restando che ai sensi dellart. 5, co. II, citato, il mancato esperimento della
mediazione delegata dal giudice, cos come nel caso di mediazione ante causam, comporta la
improcedibilit della domanda giudiziale, assai discusso in dottrina e giurisprudenza chi
abbia lonere di promuovere la mediazione, e quindi abbia interesse ad evitare la declaratoria di
improcedibilit, in caso di mediazione nel procedimento di opposizione a decreto ingiuntivo.
E evidente infatti che, in una causa ordinaria, linteresse a promuovere la mediazione sar
sempre dellattore, in quanto parte che mira ad ottenere sentenza di merito sulla domanda
proposta.
Il convenuto potr infatti avere interesse ad eseguire la mediazione solo laddove abbia proposto
domanda riconvenzionale, ovvero comunque confidi nella probabile emissione di una pronuncia
di merito favorevole, come tale idonea al giudicato sostanziale ai sensi dellart. 2909 c.c.
Negli altri casi, leventuale declaratoria di improcedibilit non pregiudica direttamente il
convenuto, che anzi vede allontanarsi il rischio di una pronuncia di merito sfavorevole.
Controversa invece la questione, ove la mediazione omessa attenga ad un giudizio di
opposizione
a
decreto
ingiuntivo.
Secondo un primo indirizzo che, valorizza la consolidata giurisprudenza circa loggetto del
giudizio di opposizione, la declaratoria di improcedibilit avrebbe ad oggetto la domanda
sostanziale
proposta
in
via
monitoria.
Viene infatti richiamato in proposito il principio, peraltro condivisibile, secondo cui il processo
di esecuzione verte sul rapporto dedotto in giudizio dal creditore e non esclusivamente sulla
legittimit del D.I., e che lonere probatorio e le relative facolt processuali vanno valutate non
avendo riguardo alla qualit formale di attore e convenuto in opposizione, bens con riferimento
alla rilevanza sostanziale della rispettiva posizione processuale (per cui il ricorrente in monitorio,
formalmente convenuto in opposizione, da considerarsi attore in senso sostanziale, mentre
lopponente convenuto sostanziale).
Ne segue che il convenuto opposto, titolare delle pretesa creditoria azionata ed oggetto del
giudizio di opposizione, sarebbe lunico soggetto che, al di fuori dei casi di domanda
riconvenzionale, propone la domanda giudiziale e che pertanto dovrebbe subire gli effetti della
declaratoria di improcedibilit.
Tale soggetto, pertanto, concludono i fautori di tale tesi, avr lonere di promuovere la
mediazione, subendo, in alternativa , gli effetti deteriori della relativa omissione.
Diversamente argomentando, si osserva, vi sarebbe un irragionevole squilibrio ai danni del
debitore che non solo subisce lingiunzione di pagamento a contraddittorio differito, ma nella
procedura successiva alla fase sommaria, viene pure gravato di altro onere che, nel procedimento
ordinario, non spetterebbe a lui. E ci sulla base di una scelta discrezionale del creditore (Trib.
Varese sentenza 18.5.2012, est. Buffone, reperibile su siti internet specializzati; analoga opzione
interpretativa stata accolta anche da questa stessa sezione del Tribunale nellordinanza
17.3.2014, NRG 15408/13, est. Scionti, reperibile su internet, e nella Sent. 24.9.2014, NRG
16792/13, est. Guida, inedita).

Secondo invece un diverso orientamento, che muove della ritenuta scarsa chiarezza obbiettiva
delle disposizioni letterali utilizzate e che valorizza la particolare disciplina giuridica del giudizio
di opposizione, stata sostenuta, in caso di omessa mediazione, la improcedibilit della
opposizione, con conseguente passaggio in giudicato del D.I. opposto (Trib. Prato, sent.
18.7.2011, est. IANNONE; Trib. Rimini sent. 5.8.14 est. BERNARDI in sito MONDO ADR,
Trib.
Siena
25.6.2012,
est.
Caramellino).
Ad avviso di questo Giudice, pur consapevole della obbiettiva controvertibilit della questione,
la tesi corretta la seconda. Essa, infatti, lunica che si armonizza con i principi generali in materia
di effetti della inattivit delle parti nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo e che
valorizza
la
stessa
ratio
deflattiva
del
procedimento
di
mediazione.
Va premesso che la mancata attivazione della mediazione disposta dal giudice, al di l della
terminologia utilizzata dal Legislatore e dalla sanzione prevista (improcedibilit della domanda
giudiziale, anche in appello), altro non che una forma qualificata di inattivit delle parti, per
avere
le
stesse
omesso
di
dare
esecuzione
allordine
del
giudice.
E noto che secondo la legge processuale linattivit delle parti rispetto a specifici adempimenti
comporta, di regola, lestinzione del processo (si pensi allinosservanza allordine giudiziale di
integrazione del contraddittorio nei confronti di litisconsorte necessario, alla mancata
rinnovazione della citazione, alla omessa riassunzione del processo, alla mancata comparizione
delle parti a due udienze consecutive artt.102, 181, 307 e 309 c.p.c.).
Lestinzione non produce peraltro particolari effetti sotto il profilo sostanziale, salvo che nelle
more della pendenza del giudizio estinto non sia maturata qualche decadenza o prescrizione di
natura
sostanziale.
Recita, infatti, lart. 310, I co. c.p.c. che lestinzione del processo non estingue lazione.
In buona sostanza, la parte, che vede cadere il processo a seguito di declaratoria di estinzione,
ben potr avviare una nuova iniziativa processuale, riproponendo la medesima domanda di
merito.
Tale regola, per, non vale in caso di estinzione riguardante il giudizio di opposizione a D.I..
E infatti previsto che, in tal caso, il decreto, che non ne sia gi munito, acquista efficacia
esecutiva giusto il disposto di cui allart. 653, I co. c.p.c..
Secondo la costante interpretazione della giurisprudenza di legittimit, concorde la dottrina, tale
disposizione va intesa nel senso che lestinzione del giudizio di opposizione produce gli stessi
effetti dellestinzione del giudizio di impugnazione: il decreto ingiuntivo opposto diviene
definitivo ed acquista lincontrovertibilit tipica del giudicato. (CASS. N. 4294/2004; n. 849/00).
Non sar pertanto possibile riproporre lopposizione e resteranno coperti da giudicato implicito
tutte le questioni costituenti antecedente logico necessario della decisione monitoria (cfr sul
punto,
tra
le
altre,
Cass.
15178/00).
Evidente lanalogia di ratio e di disciplina tra lestinzione dellopposizione a D.I. e quella del
processo di appello (art. 338 c.p.c. secondo cui lestinzione del giudizio di appello fa passare
in
giudicato
la
sentenza
impugnata).
Si pensi, ancora, alla sanzione processuale prevista in caso di tardiva costituzione in giudizio
dellopponente.
Sul punto consolidata la giurisprudenza di legittimit nel senso di ritenere che in tal caso
lopposizione improcedibile (tra le tante, CASS. N. 15727/06; nello stesso senso Cass. n.
25621/08), con passaggio in giudicato del D.I. (cos come si evince dal combinato disposto di cui
agli artt. 647 e 656 c.p.c.).
Trattasi di disposizione che trova il suo corrispondente in fase di appello nellart. 348, I co.
c.p.c., il quale espressamente prevede la sanzione dellimprocedibilit dellappello, se
lappellante non si costituisce nei termini. E pacifico che anche in tal caso la sentenza di primo
grado passa in giudicato.

Ancora, si pensi allinammissibilit dellopposizione, perch?? proposta dopo il termine di cui


allart. 641 c.p.c., ed alla analogia di trattamento rispetto al mancato rispetto in fase di
impugnazione dei termini perentori di cui agli artt. 325 e 327 c.p.c..
Tale disciplina risponde allelementare esigenza di porre a carico della parte
opponente/appellante, che si avvale dei rimedi previsti per evitare il consolidarsi di
provvedimento giudiziale idoneo al giudicato e per ottenerne la revoca/riforma, lonere di
proporre e coltivare ritualmente il processo di opposizione/ di gravame, ponendo in essere
ritualmente
tutti
gli
atti
di
impulso
necessari.
Alla luce di quanto sopra, si ritiene che la interpretazione delle disposizioni di cui al D. Lgs. N.
28/10 e s.m.i. in materia di conseguenze dellomessa mediazione non possa prescindere dalla
particolare natura dei giudizi cui essa si riferisce, e segnatamente dalle peculiarit del giudizio di
opposizione a D.I., che presenta i suddetti aspetti di analogia con i giudizi impugnatori.
Al fine di non optare per una interpretazione dellart. 5, II co. D. Lgs citato, incoerente e
dissonante con le suddette peculiarit, deve pertanto ritenersi che nellopposizione a D.I., cos
come per i procedimenti di appello, la locuzione improcedibilit della domanda giudiziale
debba interpretarsi alla stregua di improcedibilit/estinzione dellopposizione (o
dellimpugnazione in caso di appello) e non come improcedibilit della domanda monitoria
consacrata
nel
provvedimento
ingiuntivo.
Invero, la tesi per prima indicata appare fondata essenzialmente, al di l delle suggestioni relative
allo scollamento tra qualit formale e sostanziale delle parti, peraltro costituente anchesso
caratteristica di tale tipo di procedimento, su una mera interpretazione letterale della disciplina,
secondo cui limprocedibilit della domanda giudiziale sarebbe senzaltro da individuare,
anche ai sensi dellart. 39 ultimo comma c.p.c., nelloriginario ricorso monitorio.
Peraltro, cos argomentando, si verrebbe a configurare, come stato evidenziato in dottrina, una
singolare improcedibilit postuma che dovrebbe colpire un provvedimento giudiziario
condannatorio idoneo al giudicato sostanziale, gi definitivamente emesso, ancorch sub judice.
Si tratterebbe, in sostanza, di sanzione processuale che non consta abbia uguali nellordinamento
processuale.
Il tutto senza considerare linopportunit di porre nel nulla una pretesa che gi stata scrutinata
positivamente dallautorit giudiziaria, sia pure non nel contraddittorio delle parti, con
provvedimento
idoneo
al
giudicato
sostanziale.
Si aggiunga che in tal caso, ove la domanda sia una pretesa creditoria di condanna, dovrebbe
allora ritenersi, con riferimento al giudizio di appello, che la inosservanza della mediazione
disposta dal giudice dovrebbe comportare, ove la sentenza di primo grado abbia interamente
accolto la domanda ed il gravame sia stato proposto dal debitore condannato che non abbia
avanzato alcuna riconvenzionale, lintegrale travolgimento non solo del giudizio di appello, ma
anche di quello di primo grado e della sentenza impugnata.
Fare riferimento alla domanda sostanziale, ed alla nozione di attore in senso sostanziale,
porterebbe ci allinevitabile conseguenza, semprech nelle more non siano maturate decadenze
o prescrizioni, che il processo potrebbe ricominciare da zero (nuovo ricorso monitorio,
conseguente opposizione ecc.).
Dove sia la ratio deflattiva dellistituto della mediazione delegata, cos interpretata, resta
incomprensibile.
In realt in caso di omessa mediazione nellopposizione a D.I. non si avrebbe alcun deflaziona
mento effettivo, bens il raddoppio dei processi e degli adempimenti. Il creditore che non ottiene
soddisfazione dal processo improcedibile non esiter, nella maggior parte dei casi, a riproporre
in
via
giudiziale
la
medesima
domanda.
Si aggiunga che la soluzione interpretativa proposta esalta la portata e lefficacia deflattiva
dellistituto, essendo evidente che il formarsi del giudicato rende non pi ulteriormente
discutibile il rapporto controverso, con conseguente rigetto in rito delleventuale riproposizione
della
medesima
domanda
(o
di
altre
con
questa
incompatibili).

Le questioni poste a base dellopposizione a DI, come nel caso dellappello, una volta dichiarate
improcedibili, non potrebbero essere pi utilmente riproposte.
N daltra parte pu ritenersi, cos come sostenuto nella citata pronuncia dal Tribunale di Varese,
che tale soluzione circa lopposizione a D.I., creerebbe un irragionevole squilibrio ai danni del
debitore che non solo subisce lingiunzione di pagamento a contraddittorio differito, ma nella
procedura successiva alla fase sommaria, viene pure gravato di altro onere che, nel procedimento
ordinario, non spetterebbe a lui. E ci sulla base di una scelta discrezionale del creditore.
Invero, non pu ravvisarsi alcuna disparit irragionevole nella circostanza che la scelta tra i
diversi strumenti processuali attivabili dallattore sostanziale possa comportare oneri e costi
diversi
per
la
parte
convenuta.
Daltra parte non seriamente contestabile la piena legittimit e compatibilit del rito monitorio e
della disciplina codicistica dellopposizione con i principi del giusto processo di cui allart. 111
Cost. e ci anche se indubbio che la scelta tra le diverse opzioni possibili di esercizio del diritto
di azione, e segnatamente quella del rito monitorio, pone a carico della parte ingiunta oneri
diversi ed ulteriori (si pensi solo al termine pi breve per proporre lopposizione, rispetto a
quello di cui allart. 163 bis c.p.c., e di costituzione in giudizio, ovvero ai costi di iscrizione a
ruolo e di notifica della causa di opposizione) rispetto a quelli che la stessa deve assolvere, ove
evocata
in
giudizio
in
via
ordinaria.
Ci che certo che i costi della promozione della mediazione, che consistono in sostanza nella
mera redazione ed invio della richiesta allorganismo di mediazione con pagamento delle spese
di segreteria per poche decine di euro, per la loro obbiettiva modestia, non possono certo
considerarsi di per s tali da far valutare irragionevole la scelta legislativa in questione.
Daltra parte va richiamato il combinato disposto di cui agli artt. 5 comma 2 bis e 17, comma 5
ter D. Lgs. N. 28/10, cos come introdotti dal DL 69/13 conv. L. 98/13, da cui si evince, da un
lato, che la condizione di procedibilit della domanda giudiziale si considera avverata se il
primo incontro avanti al mediatore si conclude senza laccordo e, dallaltro, che nel caso di
mancato accordo allesito del primo incontro, nessun compenso dovuto per lorganismo di
mediazione.
Non sembra pertanto che porre lonere dellavvio della mediazione a carico del debitore
opponente comporti alcun sacrificio economicamente apprezzabile.
Si aggiunga che tale opzione interpretativa, che pone a carico della parte opponente lonere della
proposizione della mediazione, dovr applicarsi, ovviamente, non solo nei giudizi ex art. 645
c.p.c., ma ogni qualvolta il processo abbia gi prodotto un provvedimento idoneo al giudicato ex
art. 2909 c.c.. (es.
ordinanze ex art. 186 bis
e ter c.p.c. ecc.).
Anche in tal caso la omessa mediazione comporter la intangibilit del provvedimento adottato,
con le inevitabili conseguenze circa gli antecedenti logici della decisione e loggetto del
giudicato
In tutti gli altri casi, ovviamente, non pu che prendersi atto della scelta legislativa circa la
sanzione processuale applicata, di mero rito, e della conseguente possibilit di riproposizione
della domanda senza limiti, salva leventuale maturazione di decadenze o prescrizioni.
Conclusioni
Va pertanto dichiarata limprocedibilit dellopposizione e della domanda riconvenzionale
proposta.
Analogamente va sanzionata la domanda ex art. 96 c.p.c. avanzata da parte opposta.
Resta assorbita ogni questione di merito.
Spese del giudizio Considerata la complessit della questione, la mancanza di precedenti di
legittimit, e la presenza di orientamenti giurisprudenziali di merito e dottrinali difformi, anche
di questo Ufficio, le spese di lite vanno interamente compensate.

P.Q.M.
Visto lart. 281 quinquies c.p.c.
Il Tribunale di Firenze, III Sez. Civ., definitivamente decidendo, ogni altra e contraria istanza
disattesa, cos provvede:
1)DICHIARA improcedibile lopposizione e la domanda riconvenzionale proposte
dallopponente e quella ex art. 96 c.p.c. avanzata da parte opposta;
2)DICHIARA la irrevocabilit del D.I. n. R.I., S. D. Empoli;
3)COMPENSA le spese di lite.

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