Diego Fusaro - La Filosofia Politica Di Giovanni Gentile

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GIOVANNI GENTILE LA FILOSOFIA POLITICA

A cura di Diego FusaroDieg


Nella filosofia giuridica e politica Gentile, seguendo Hegel, identifica lo Stato, il soggetto
universale, con lincarnazione della moralit ( Stato fu sempre per lui sinonimo di Stato etico).
Nellopera I Fondamenti della filosofia del diritto del 1916, come nell'ultimo suo scritto Genesi e
struttura della societ pubblicato postumo 1946 (in cui riprende e approfondisce i temi gi trattati
nella prima opera), nonch in altri scritti minori ( alcuni dei quali sono inseriti nella sezione della
bibliografia sotto il titolo " Scritti politici") Gentile deline il suo modello di Stato che, come la
societ, la morale, il diritto e la politica, egli risolse nell'atto di pensiero: societ e Stato, e quindi
diritto e politica, non sono, per Gentile, inter homines, ma in interiore homine e, per definirne la
natura introduce nel saggio la dialettica di volont volente e volont voluta, che identica a quella
di pensante e pensato, data lidentit tra pensiero e volont: il pensiero, essendo attivit creatrice e
infinita, allo stesso tempo volont creatrice e infinita. Il diritto il voluto, cio non pi volont in
atto ma volont passata, risultato dell'atto di volere, momento astratto della dialettica e come tale
fissato nella sua oggettivit, di contro alla moralit, che volont del bene, cio creazione del bene
nell'atto di volerlo e quindi momento concreto della dialettica. Diritto e morale, lo Stato e
l'individuo si identificano nell'atto del volere volente o del soggetto pensante in cui consiste la loro
verit. La struttura dello Stato che Gentile tracci nei suoi saggi, rappresenta il momento della
sintesi che risolve in s lindividualit dei suoi componenti e come tale elimina la distinzione tra
pubblico e privato, nella direzione di un totalitarismo che paradossalmente garantisce la libert, la
vera libert, per tutti i cittadini. Ladesione al partito fascista sembr a Gentile la scelta
eticamente e filosoficamente pi coerente. Ma lepisodio cruciale che gli diede la possibilit di
definire la sua posizione in politica fu la prima guerra mondiale: Gentile condann lattendismo di
coloro che, come Croce, temevano che una guerra pur se vittoriosa sarebbe risultata un disastro per
il giovane Stato italiano, promuovendo con numerosi articoli la tesi che il conflitto rappresentasse
un esame necessario da superare, che avrebbe unito il popolo italiano e gli avrebbe permesso di
guadagnare credito internazionale. Scontento della burocrazia e della politica parlamentare (che
boll con disprezzo col termine giolittismo) vide, nel nuovo partito prima, e nel regime dopo, lo
sviluppo e il compimento di quel moto storico-ideologico che, dopo aver animato tutto il
Risorgimento italiano, si compiva finalmente nell'avvento di uno Stato etico forte, garante della
libert dei cittadini e essenza ed inveramento di questa stessa libert. Gentile che si defin sempre
un liberale (non un liberale di tipo anglosassone, ma di un liberalismo sui generis di derivazione
hegeliana e risorgimentale) cerc, durante la sua militanza nel partito e nello Stato fascista, di
mantenere una posizione chiara, per gli altri e per s stesso, di fronte all'inarrestabile conformismo
dogmatico del regime, pur difendendone le ragioni e i metodi anche violenti. Per la sua fedelt ai
valori liberali e risorgimentali dovette subire attacchi da molte correnti intransigenti del movimento
che lo guardarono con sospetto sin dalla sua adesione al partito. Problematiche furono anche le sue
relazioni con il Vaticano, prima e dopo il Concordato del 1929, dovute allavversione di Gentile
verso quella che giudic una concessione di potere dello Stato alla Chiesa. Se la produzione
culturale di Gentile e la sua attivit contribuirono allimmagine del regime, sia in Italia che
allestero, anche vero che lappoggio di Mussolini non gli manc mai e spesso alcuni suoi
interventi lo tirarono fuori dalle polemiche che i suoi scritti e le sue iniziative di volta in volta
provocarono allinterno del partito; la scelta di seguirlo a Sal fu una dimostrazione di coerenza,
oltre che stima verso la persona che lo aveva voluto come faro del regime, e che gli aveva permesso
di recitare un ruolo importante nella cultura italiana, ma non solo, per pi di un ventennio.

Dieg

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