Il documento descrive l'evoluzione delle biblioteche nel Basso Medioevo. Vengono menzionate diverse tipologie di biblioteche come quelle monastiche, vescovili, degli ordini mendicanti, umanistiche e signorili. Gli ordini mendicanti come Domenicani e Francescani rivoluzionarono il modello di biblioteca con l'introduzione delle biblioteche di consultazione.
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Il documento descrive l'evoluzione delle biblioteche nel Basso Medioevo. Vengono menzionate diverse tipologie di biblioteche come quelle monastiche, vescovili, degli ordini mendicanti, umanistiche e signorili. Gli ordini mendicanti come Domenicani e Francescani rivoluzionarono il modello di biblioteca con l'introduzione delle biblioteche di consultazione.
Il documento descrive l'evoluzione delle biblioteche nel Basso Medioevo. Vengono menzionate diverse tipologie di biblioteche come quelle monastiche, vescovili, degli ordini mendicanti, umanistiche e signorili. Gli ordini mendicanti come Domenicani e Francescani rivoluzionarono il modello di biblioteca con l'introduzione delle biblioteche di consultazione.
Il documento descrive l'evoluzione delle biblioteche nel Basso Medioevo. Vengono menzionate diverse tipologie di biblioteche come quelle monastiche, vescovili, degli ordini mendicanti, umanistiche e signorili. Gli ordini mendicanti come Domenicani e Francescani rivoluzionarono il modello di biblioteca con l'introduzione delle biblioteche di consultazione.
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2.
4 Il Basso Medioevo
Nel basso Medioevo si moltiplicano le tipologie di biblioteca
: - biblioteche monastiche e vescovili
- biblioteche degli Ordini mendicanti
- biblioteche erudite private
- biblioteche umanistiche
- biblioteche signorili biblioteche di Stato
Le biblioteche monastiche e vescovili continuarono ad esistere anche nel basso Medioevo,
ma vennero man mano a decadere, subendo spoliazioni varie, come la biblioteca di Montecassino i cui codici sono oggi sparsi in diverse biblioteche. Per ancora oggi Montecassino conserva molta parte di quel patrimonio che venne a costituirsi durante il Medioevo. Il secolo XII segna il momento pi intenso ma nel contempo di rottura del modello di scriptorium/biblioteca proprio dellAlto Medioevo, basato su un sistema bibliotecario finalizzato non tanto alla fruizione, quanto piuttosto alla salvaguardia del patrimonio scritto, sul rapporto funzionale tra produzione e conservazione del libro, materializzato di regola nella coincidenza o contiguit spaziale degli ambienti. Tale modello risulta per la prima volta destabilizzato dalla riforma cistercense, la quale, con il suo programma di ritorno allausterit monastica primitiva, veniva a determinare una trasformazione radicale delle funzioni del monastero allinterno e nel contesto sociale di riferimento. Gi sotto il profilo architettonico si assiste alla separazione tra scriptorium e biblioteca, giacch questultima ridotta allorigine a nicchia pi o meno ampia, incavata nella parete, affacciata sul chiostro, fornita di porte, le cui chiavi aveva il praecentor o maestro del coro, il quale non solo fungeva da bibliotecario, ma aveva anche il compito di sovrintendere allo scriptorium. Sotto questultimo aspetto, quindi, non si ravvisano sostanziali differenze rispetto al passato. Lo scriptorium, tuttavia, non costituiva uno spazio autonomo, ma coincideva, in pratica, con la sala comune del monastero, destinata anche ad altre funzioni, o talora risulta costituito da pi scriptoria, verosimilmente stanzette individuali, intorno al calefactorium, il locale in cui i monaci si riscaldavano durante linverno. 28 Scelta, manifattura, conservazione dei libri risultano guidati da criteri di razionalit e funzionalit. Il superfluo non trova posto. Si tratta, ancora una volta, di biblioteca non destinata a spazio di lettura n, daltro canto, ad accumulo patrimoniale. La biblioteca cistercense, anche se di una certa consistenza, contiene solo i libri liturgici e quelli necessari alle esigenze di lettura dei monaci della comunit, ma una lettura da farsi altrove, soprattutto nel chiostro, sempre camminando, o anche nella sala comune. Non libri preziosi o come valore patrimoniale, non autori classici numerosi: i Cistercensi, infatti, hanno scelto una povert volontaria, n hanno scuole se non al livello pi elementare. Questi nuovi ordini monastici ritornano un po, non solo sotto il profilo della strutturazione della biblioteca, ma anche per quanto riguarda la loro vita monastica, i modi della preghiera e cos via, al monachesimo delle origini. Nel monachesimo delle origini, nelle comunit del deserto le biblioteche erano semplicemente delle nicchie, ricavate addirittura nelle finestre. Nel caso dei cistercensi si ritorna un po a queste nicchie adoperate per metterci dei libri, affacciate sul chiostro, perch era uso dei cistercensi leggere camminando per il chiostro; quindi la biblioteca era a portata di mano. Gli ordini mendicanti sorgono nel basso Medioevo, prima i Domenicani e i Francescani, poi anche gli Agostiniani, i Carmelitani, che in qualche modo si rifanno agli ordini domenicano e francescano. Questi ordini determinano lultima radicale trasformazione negli statuti della cultura scritta monastica e soprattutto rivoluzionano il modello di biblioteca. Nei conventi di tali ordini vi erano studia (scuole) organizzati e riconosciuti, ai quali era affidato il compito di preparare nuove generazioni di predicatori, teologi e maestri; e ci avveniva proprio in unepoca nella quale in Europa si diffondeva, mediata in buona parte dalla cultura grecoaraba, tutta una serie di nuove conoscenze filosofiche e scientifiche, che trovavano il loro momento di organizzazione ed elaborazione nelle nascenti universit. In particolare, a quanto si desume da documentazione di vario genere, nellorizzonte ideologico dellordine domenicano lattivit di studio e quindi listituzione scolastica, gli studia, avevano un ruolo fondamentale, sicch il posto occupato dal libro, fin dallinizio, non poteva essere che assai rilevante e funzionale a quellorizzonte: il libro domenicano pertanto essenzialmente libro scolastico. I Domenicani infatti istituivano un nesso obbligato tra predicazione e libro, come preciso referente testuale di dottrina. In tal prospettiva il patrimonio librario dellordine sostenuto e incoraggiato dai capitoli sia generali che provinciali, anche con appositi stanziamenti, tanto che la diligenza stessa di chi nel convento era preposto alla cura dei libri o allopera degli scriptores, spesso esterni, si misurava dallincremento dei libri. I libri, tuttavia, in molti conventi erano opera pi di scribi assunti al di fuori dellordine che dei frati, pur se alcuni di questi si dedicavano talora alla manifattura libraria. Ma in realt, negli ordini mendicanti, in particolare tra i Domenicani, vi fu sempre unavversione di fondo verso il lavoro di trascrizione, considerato, in termini di tempo, una sottrazione allattivit intellettuale e allopera spirituale da svolgere. Qualsiasi incremento librario, comunque, risulta ben lontano dallintento di accumulazione che pervade le abbazie monastiche benedettine fino al secolo XII, inquadrandosi invece nellesigenza di fornire strumenti adeguati allattivit di studio, intesa come momento stesso qualificante dellideologia dellordine. Studenti e predicatori, quando non li ricevevano in dono, venivano riforniti dei libri necessari dai superiori. Di qui la razionalizzazione della stessa attivit scrittoria e bibliotecaria, tesa non a moltiplicare e/o accumulare indiscriminatamente libri/testi, ma ad acquisire, tramite trascrizioni, acquisti, informazioni, scambi, soltanto quel che era necessario allo studio. 29 Invece, nellorizzonte ideologico francescano, inizialmente il libro considerato, se letto, strumento di edificazione, e, se trascritto, opera manuale (si tratta dunque della medesima posizione, pur se diversi saranno gli esiti, del primo monachesimo); altrimenti il libro stesso visto con sospetto, sia perch il voto di povert ne teme il valore, sia perch la predicazione dei Francescani guidata non dalla dottrina, ma dallesempio. Si tramanda che un codice del Nuovo Testamento, capitato nelle mani di un frate, fu slegato e spartito fra tutti perch anche gli altri ne fruissero (idea di spartizione comune portata al suo limite estremo). Laccettazione del libro risulta quindi sofferta, n avviene senza polemiche, ma gli esiti finali non si discostano sostanzialmente da quelli Domenicani, giacch, una volta che alle prime comunit venne a sostituirsi un ordine organizzato e letterato, sebbe nei conventi francescani tutto un insorgere di scuole e libri, pur se questi non giunsero mai a costituire, come presso lordine domenicano, il fondamento obbligato del programma da svolgere. Quanto ai libri dei conventi francescani, verano frati che li scrivevano per loro uso o per denaro (ma da impiegare a favore della comunit), o anche ne acquistavano, giacch era consentito ricevere a tale scopo doni o lasciti; altri frati se li facevano trascrivere da amanuensi di professione. I libri sono comunque sempre intesi come strumenti duso, mai come oggetti di possesso (tanto meno individuale) o di accumulo; il loro incremento, come per i Domenicani, si giustifica solo nella prospettiva di una ricerca e di una disponibilit di testi necessari. Daltra parte ad accrescere certe biblioteche sono anche le donazioni e lasciti. Da quanto detto si desume che gli ordini mendicanti non avevano veri e propri scriptoria conventuali, situati in spazi architettonici definiti e rigorosamente organizzati, anche se allinterno dei conventi stessi gravitava una sicura attivit scrittoria. Si tratta di una prima rivoluzione, che va assai oltre la prima scarnificazione della struttura dello scriptorium operata dai Cistercensi. Ma sono le biblioteche che rappresentano il fatto pi innovativo, collegato proprio a quellesigenza di appropriazione del testo, quasi sconosciuta ai meccanismi di lettura del Medioevo, ma che insorge grazie a una pi generale rinascita della cultura scritta a partire gi dal secolo XII, ma soprattutto nei secoli XIII e XIV, come conseguenza di accresciute esigenze culturali, dello svilupparsi delle grandi universit e del formarsi di un pi largo pubblico di persone colte e alfabetizzate. E dunque, proprio nellambito degli ordini mendicanti, alla fine del XIII secolo, nacque un nuovo modello di biblioteca religiosa, destinato a larga fortuna per pi secoli; quello della biblioteca di consultazione con i libri incatenati ai banchi di lettura; un modello di biblioteca di solito costituita, sotto il profilo architettonico, da unaula oblunga, occupata nelle due navate laterali da due serie di banchi in pi file parallele e percorsa al centro da un corridoio vuoto: una biblioteca dunque che escludeva ormai larchivio e che veniva o tornava (se si pensa alle biblioteche fino alla tarda antichit) ad essere il luogo non pi soltanto della conservazione dei libri, ma anche della loro lettura. Ne consegue quindi anche la trasformazione del catalogo, che da semplice inventario, fatto soprattutto per documentare la propriet di beni, diventa man mano strumento di consultazione finalizzato a segnalare la collocazione dei libri in una determinata biblioteca o area geografica. Sempre in questepoca entra in uso il Memoriale, una scheda sulla quale venivano segnati dal bibliotecario i volumi in prestito. Esisteva infatti, oltre alla biblioteca di consultazione qui descritta, unaltra biblioteca detta segreta perch chiusa in armadi, pi fornita dellaltra e destinata al prestito, perci detta anche circolante. Questa distinzione molto importante perch implica precisi criteri di selezione per quanto concerne i libri da banco, i quali erano funzionali, dunque, 30 agli scritti ritenuti pi necessari agli studi e quindi, in quanto pi letti, da rendere continuamente ed immediatamente disponibili. Quali esempi del rapporto numerico tra biblioteca di consultazione e biblioteca segreta, destinata al prestito, si possono citare San Francesco di Pisa o lo stesso convento di Assisi: a quanto risulta da inventari, il primo nel 1355 possedeva 86 volumi ligati in cathenis e 291 extra cathenas; laltro, nel 1381, disponeva di 181 volumi incatenati, senza esemplari doppi, e di 537 destinati alla circolazione, con testi in pi copie, conservati in due grandi armadi suddivisi in palchetti. Gli ordini mendicanti operano dunque un vero e proprio rovesciamento nel rapporto tra le diverse articolazioni della cultura scritta allinterno della comunit monastica. Nelle abbazie benedettine dellalto Medioevo contava copiare libri; di qui una biblioteca non di lettura, ma tutta funzionale a uno scriptorium rigorosamente organizzato e perci sostanzialmente incrementata dalla produzione di questultimo: una biblioteca, perci, di conservazione di libri intesi pi come valore che come strumenti (di qui il ruolo del tutto secondario della lettura). Nei conventi degli ordini mendicanti contava invece leggere i libri; di qui una biblioteca articolata in una sezione aperta alla pubblica consultazione e in un deposito finalizzato al prestito, ma in ogni caso incrementata da libri di diversa origine, acquistati, fatti ricopiare, scambiati solo se utili, e, quando prodotti allinterno dello stesso monastero, trascritti non in uno scriptorium definito come spazio e struttura organizzata, ma per iniziativa individuale (anche se controllata) o, spesso, ad opera di scriptores esterni. Le biblioteche private erudite sono le biblioteche tipiche del dotto del Trecento e Quattrocento legato alla cultura universitaria. In genere esse erano una proiezione delle biblioteche degli ordini mendicanti, appartenevano a teologi, medici, studiosi del diritto e conservavano opere di questi generi. Le biblioteche umanistiche nascevano dallambizione degli umanisti di creare un nuovo modello di biblioteca pubblica, con un repertorio rinnovato di testi. Gli umanisti ebbero lintento di rinnovare completamente la cultura dellepoca, soprattutto rifacendosi alla tradizione classica e patristica. Sicch anche la biblioteca umanistica vuol essere diversa dalle tradizionali biblioteche degli ordini mendicanti, ma vuole anche innestarsi su spazi bibliotecari gi esistenti, quindi proprio sulle biblioteche degli ordini mendicanti, un disegno che non sempre riesce perch il repertorio umanistico era troppo diverso da quello tradizionale. Per il modello umanistico, che pur tante difficolt incontr nellinnestarsi sulle biblioteche degli ordini mendicanti, riusc invece ad innestarsi sulle biblioteche signorili. Le biblioteche signorili sono le biblioteche dellaristocrazia laica e delle corti tardomedievali e rinascimentali. Un modello molto pi aperto quello delle corti, in cui venivano accettate opere in volgare e comunque si trattava di biblioteche meno tradizionali, quindi il modello umanistico riusc ad incidere di pi, sia dal punto di vista del repertorio, sia nellidea di una biblioteca che fosse aperta a tutti, cio quella che noi chiameremo biblioteca di stato. Le biblioteche di Stato sono le biblioteche promosse dai gruppi dirigenti della societ rinascimentale (come gli Sforza a Milano, i Malatesta a Cesena, i Montefeltro ad Urbino). Alcune di esse tuttoggi esistono e sono aperte al pubblico, come la biblioteca Malatestiana (met XV secolo). La Malatestiana lunico esempio di biblioteca umanistica conventuale perfettamente conservata nelledificio, negli arredi e nella dotazione libraria, come ha riconosciuto lUnesco, inserendola, prima in Italia, nel Registro della Memoire du Monde. Lidea della biblioteca va attribuita ai frati del convento di San Francesco, che avevano in animo di costruirne una ad uso 31 dello studium, annesso al loro convento fin dal Trecento. Nel 1450 documentato il primo intervento di Malatesta Novello, signore di Cesena, che fece proprio il progetto dei frati e nel loro convento eresse la sua libraria, ispirandosi alla biblioteca del convento domenicano di San Marco a Firenze (1444). Per dotare la sua libraria di un corredo di volumi adeguati e consoni al progetto di biblioteca che si prefiggeva, il signore di Cesena promosse uno scrittorio che, con attivit organizzata e pianificata, produsse nellarco di circa un ventennio oltre centoventi codici. I manoscritti commissionati o acquistati da Malatesta Novello (circa 150 esemplari) integrarono il preesistente fondo conventuale. Si aggiunsero alla raccolta i testi di medicina e di scienze, ma anche di letteratura e filosofia, donati dal riminese Giovanni di Marco, medico di Malatesta Novello e come lui appassionato collezionista di codici8 . Possiamo dire che le biblioteche pubbliche si innestano su quelli che erano i vecchi modelli, alcune si innestano sulle biblioteche degli ordini mendicanti, altre sulle biblioteche delle corti, altre ancora su biblioteche private sia laiche che ecclesiastiche.