Il Jazz in Italia - Tesi Di Maturità

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Tesi di Maturit Anno Scolastico 2016/2017

Classe V C
Krnjak Michele

Analisi storica della musica Jazz in Italia tra gli anni 20 e 40 del Novecento
Dallo scontro con il regime fascista al mito americano nella letteratura.

Il jazz sinonimo di libert. Deve essere la voce della libert: vai l fuori e
improvvisi, e corri dei rischi, e non sei un perfezionista lascia che lo siano
i musicisti classici.

(Dave Brubeck)
Indice

Premessa pag. 1

Introduzione al Jazz pag. 1

Larrivo del Jazz in Italia pag. 2

Il Jazz e il regime fascista pag. 3

Letteratura italiana e Jazz pag. 5

Il sassofono e le onde sonore pag. 7

Conclusioni pag. 10

Sitografia/Bibliografia pag. 10
Premessa

Da musicista (suono chitarra, basso, sassofono, piano e programmo batterie e suoni midi) ho
deciso di incentrare il mio elaborato su ci che pi mi rappresenta: la musica, in particolare il
genere jazz. Mi sono avvicinato al jazz nellultimo anno, per approfondire gli aspetti teorici della
musica e dellimprovvisazione. La tesi tuttavia non contiene nozioni di teoria musicale, ma si basa
principalmente sullanalisi storica di questo genere musicale, da una breve introduzione sulle
radici del jazz fino al suo arrivo in Italia dopo la fine della Grande Guerra e lo scontro che dovette
affrontare con la censura fascista. Si passer poi ad osservare il rapporto che ebbe la letteratura
italiana degli anni venti e trenta nei confronti della cultura americana, scoprendo che Cesare
Pavese si interess alla musica jazz. Infine verr descritto il funzionamento del sassofono, uno
degli strumenti principali nella musica jazz, collegato alla fisica delle onde sonore.

Introduzione al Jazz

Il Jazz un genere musicale nato negli Stati Uniti dallincontro della cultura musicale africana e
dalla cultura musicale europea.

Le fonti principali del Jazz sono costituite dal


patrimonio musicale degli schiavi neri come i work
songs, Spirituals, gospel songs, il blues, le ballate e
il ragtime. I work songs erano canti strutturati
permessi dai proprietari dei campi di cotone o delle
piantagioni, affinch il lavoro sincronizzato degli
schiavi alleviasse un po la fatica del lavoratore ma
soprattutto rendesse il lavoro pi produttivo.

Nel 1910 con il processo di industrializzazione circa


un milione e ottocentomila neri lasceranno le
piantagioni del sud del Mississippi, trasferendosi
nelle citt in grado di accoglierli e di offrire loro quei lavori pi rischiosi e massacranti, scartati dai
bianchi. Nei ghetti di tali citt, i neri mischieranno il loro corredo musicale
per dare origine al Jazz.

La citt di New Orleans sicuramente la citt pi importante nella storia


del Jazz ma sicuramente non lunica. Tuttavia lo stile di New Orleans
stato definito il primo stile della musica Jazz allincirca nel 1917 ma gi 20
anni prima cera il ragtime. Il ragtime (letteralmente tempo strappato)
irruppe improvvisamente sulla scena musicale americana, mettendo
allegria e sollevando gli animi depressi della popolazione. Il principale
compositore e pianista ragtime era un nero, Scott Joplin. Celebre esempio
di ragtime di Scott Joplin The Entertainer utilizzato in seguito nel 1973
come colonna sonora del film La Stangata.
(https://www.youtube.com/watch?v=fPmruHc4S9Q)

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La fortuna del ragtime dur una ventina danni, soppiantato dal Jazz, in parte suo derivato. La sua
fine coincise con la morte di Scott Joplin, avvenuta nel 1917. Sempre nello stesso anno venne
inciso il primo disco della storia del Jazz. Quattro anni dopo ci fu invece la prima incisione Jazz di
una band nera.

Fin dallinizio, le improvvisazioni jazzistiche appaiono radicalmente diverse dalle variazioni sul
tema di matrice europea. Mentre le variazioni sul tema europee vengono, da secoli, puntualmente
definite sullo spartito, limprovvisazione jazzistica rester in piena libert e assolutamente
svincolata da ogni scrittura, definita come unico e irripetibile momento musicale, a prescindere
dallepoca e dalle correnti cui appartenga.

Larrivo del Jazz in Italia

Il ragtime cominci a farsi sentire in Italia nel 1918 a Milano, che era un punto nevralgico per lo
smistamento delle truppe durante la prima guerra mondiale. Per questo ebbe una dose maggiore
di musica americana rispetto alle altre citt italiane. Le prime vere band jazz, in Italia si formarono
negli anni venti e trenta, grazie al milanese Arturo Agazzi, noto come Mirador. Egli fu il primo ad
introdurre a Milano la prima batteria munita di pedale, i primi sax e il primo banjo. Senza perder
tempo apr un locale, il Miradors, dove si esib il primo complesso moderno in Italia, formato da
musicisti scelti da Mirador stesso. Tra questi, il batterista era Mariolino Amadei, primo italiano a
usare una batteria moderna con pedale e accessori. Amadei racconta il suo primo incontro con la
batteria in unintervista del 1979:

Mirador voleva aprire un locale e cercava un


batterista. Io ero musicista, pianista classico,
avevo fatto il conservatorio, mi ero diplomato. Io
volevo diventare concertista. Mirador mi ha
chiesto se mi interessava suonare la batteria e mi
ha insegnato quel po di syncopation che nessuno,
a parte lui, sapeva fare. Ecco, cos[Imita il suono
della batteria, battendo le mani sulle ginocchia,
scandendo un ritmo senzaltro jazzistico con gli
accenti in levare]. Tutti i suonatori di tamburo che mi venivano ad ascoltare non capivano come
facessi. Credevano che quel ritmo fossero terzine, invece era proprio un cambiamento di accenti.
Poi loro suonavano ancora senza pedale. Sono stato io il primo a suonare la batteria.

La nascita di numerosi complessi e larrivo in Italia delle danze dei neri, come lo shimmy, ballo
americano simile al fox-trot ma pi rapido, affermatosi con la musica jazz intorno al 1920, fecero
crescere la popolarit del Jazz in Italia.

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Il Jazz e il regime fascista

Se inizialmente questa nuova espressione musicale aveva riscosso un discreto successo, incontrer
per una severa resistenza nella diffusione durante il periodo fascista, che inizi il 28 ottobre 1922
con la marcia su Roma. Dalla fine degli anni Venti, infatti, la musica sincopata incontrer grande
ostilit soprattutto da parte della stampa. Infatti la stampa di opposizione a partire dal 1925 inizi
a essere sottoposta ad attacchi e controlli pi severi. Intimidazioni nei confronti dei proprietari,
che venivano costretti alla chiusura da minacce e devastazioni delle sedi, censura, controlli
legislativi divennero la norma. Mussolini, contrariato per la posizione indipendente dei direttori
del Corriere della Sera e de La Stampa, consegn la propriet esclusiva delle testate nelle mani
di industriali di solida fede fascista.
Leleganza e la purezza della tradizione artistica italiana era minacciata dal jazz, moda pericolosa
doltre oceano, rischiando di corrompere i giovani italiani.
Si decise quindi che lantidoto a questa piaga dovesse essere la tradizione musicale italiana. La
musica italiana venne riconosciuta dal regime come un veicolo di diffusione fondamentale, in
grado di propagandare l'ideologia fascista.

Dagli anni Trenta in poi litalianizzazione comunicativa e culturale conduce ad una perdita delle
libert espressive e di mercato in favore di un controllo maggiore soprattutto dei mezzi di
comunicazione. In radio, viene vietata la trasmissione di musica straniera, relegata alle orchestrine
che suonavano nei locali pubblici. Oltre a condannare il jazz, senza per vietarne lesecuzione dal
vivo, il regime impose un controllo ideologico dei testi, facendo rispettare precisi temi nei brani
trasmessi in radio, da tematiche politico-territoriali a canzoni sul duce.

Bisogna per riconoscere che solo con le leggi razziali del 1938
(che discriminavano autori e musicisti ebrei) e con lentrata in
guerra nel 1941 degli USA contro il Giappone, alleato dellItalia
e della Germania cominciarono ad esserci i primi divieti
sullesecuzione nei locali di brani jazz che prima veniva
solamente criticato pesantemente.
Scrive Carlo Ravasio sul Popolo dItalia:
nefando e ingiurioso per la tradizione, e quindi per la stirpe
riportare in soffitta violini, mandolini e chitarre per dare fiato
ai sassofoni e percuotere timpani secondo barbare melodie
che vivono soltanto per le efemeridi della moda. stupido,
ridicolo, antifascista andare in sollucchero per le danze
ombelicali di una mulatta e accorrere come babbei ad ogni
americanata.

Queste critiche tuttavia non ebbero successo: il fenomeno


musicale era ormai diventato di massa da anni in Italia. Come abbiamo gi detto la musica afro-
americana non era del tutto nuova per gli Italiani. I primi dischi di musica sincopata si erano diffusi
in Italia durante la prima Guerra Mondiale, al seguito delle truppe americane nostre alleate.

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Con la forte censura e i divieti del 1938 e del 1941 gli
appassionati di musica jazz trovarono uno stratagemma
interessante per sviare i controlli fascisti: la traduzione
in italiano di nomi, testi e titoli riguardanti la musica
straniera. Nomi come Louis Armstrong, Benny Goodman
e Duke Ellington diventarono Luigi Braccioforte,
Beniamino Buonuomo e Del Duca. I titoli dei brani
vennero italianizzati come Jeepers Creepers (Ah,
Giulietta) o St. Louis Blues (Le tristezze di San Luigi).

In Italia il regime ebbe verso il jazz un atteggiamento


altalenante e contraddittorio e trov delle forme di
adattamento. Daltra parte in casa Mussolini questo
tipo di musica era ascoltato. Era stato proprio suo figlio
Vittorio, che strimpellava il banjo, a importare il jazz a
Villa Torlonia regalando un disco di Duke Ellington al
fratello Romano, che divenne successivamente un
noto pianista jazz.

Racconta poi Nello Di Geronimo, un trombonista jazz, un aneddoto per capire quanto il regime
fosse di manica larga con la musica straniera:

A Gela nel 36 arriva Mussolini, e la sera trova ad accoglierlo lorchestrina jazz del giovane Nello
che suona in stile Jelly Roll Morton, perfino Vivere, la canzone in voga del momento. Mussolini ce
la fece ripetere ventisette volte, ricorda. Poi si avvicina il segretario Alfieri: Cambiate, fate un
valzer, a sua Eccellenza piace il valzer E quelli, come se niente fosse fanno un pezzo jazz a
tempo di valzer. Cos questo? si avvicina il Duce con "due occhi cos" che fanno paura a Nello.
Un valzer, Eccellenza, balbetta il poveretto. Bravo, bravo!, disse il Duce. E si mette a ballare
pure lui. Il jazz.

Con un po di creativit lItalia diventa esportatrice di


musica lirica e importatrice di musica jazz. Il fisarmonicista
Gorni Kramer ricorda che gli emigrati italiani che tornavano
dallAmerica portavano con s dischi di orchestre jazz
americane. Insomma, tutta la storia del jazz di New
Orleans, Chicago e New York, il dixieland e lo swing,
vennero rivissuti in Italia. Ma ormai lItalia fascista del jazz
ha anche molti bravi solisti. Dal sassofonista Piero Rizza,
che incise i primi otto brani di vero jazz italiano nel 29 con
la sua Louisiana Band, al pianista Romeo Alvaro e i
fisarmonicisti Kramer e Beltrami. Tutti musicisti che
lavoravano normalmente, davano concerti e guadagnavano
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liberamente con tanto di gerarchi fascisti ad applaudire tra il pubblico. Persino lEIAR (Ente italiano
per le audizioni radiofoniche) si adegu e nel 1936 mand in onda una trasmissione radio con
l'Orchestra di Rizza che propose tutti brani di autori stranieri e molto jazz mentre Nel 1937
iniziarono le trasmissioni delle orchestre jazz di Ramponi e Kramer.

La moda e il mercato, volevano che ogni cosa fosse jazz. La parola vendeva sul piano del marketing
pi della musica stessa. Il mercato, per la prima volta, super ogni ideologia. Neanche il fascismo
poteva farci nulla.

Solo con i divieti del 41 ci fu un momento di stallo per la musica


Jazz anche se abbiamo visto che furono inventati degli stratagemmi
per continuare a suonarlo. Il Jazz torn alla ribalta con larrivo degli
americani e i V-disc, dischi speciali incisi e prodotti solo per le
truppe statunitensi dislocate sui fronti di guerra. Man mano che le
truppe avanzarono il jazz pi ballabile in stile swing si radic sul
territorio italiano.

Letteratura italiana e Jazz

In ambito letterario bisogna anche considerare che allinizio degli anni venti molti scrittori italiani,
come Elio Vittorini o Cesare Pavese, trovarono negli scrittori statunitensi lesaltazione della libert
e dellindividualismo, che non potevano essere celebrati in patria a causa del fascismo. La cultura
americana mostrava una grande vitalit, un forte desiderio di libert e un altrettanto spiccato
senso dellindividualismo con autori come Francis Scott Fitzgerald e Ernest Hemingway. Vittorini e
Pavese vedevano lAmerica come una terra in cui luomo poteva esprimersi pienamente, libero dai
condizionamenti e dal conservatorismo della vecchia societ europea.

Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo, 9 settembre 1908 Torino, 27


agosto 1950) noto per la sua opera di traduttore, saggista, scrittore
e redattore. Bisogna tuttavia considerare che dalla sua passione per
la cultura americana nasce un grande interesse nei confronti della
musica Jazz. Sappiamo infatti che attraverso Massimo Mila, Pavese
era entrato in contatto con un musicista di origine italiana, Antonio
Chiumatto, trasferitosi negli USA, con il quale discuter di letteratura
americana e anche di jazz. Dagli scambi epistolari tra i due veniamo a
sapere che Pavese possedeva una raccolta di musica americana e
dava unattenzione speciale ai testi, utili per la sua attivit di scrittore.

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La lirica che tra tutte le opere di Pavese comprende evidenti citazioni al jazz A solo, di
saxofono.

A Solo, di Saxofono

Fragorosa sul viale


ecco a un tratto l'orchestra si spegne.
Sullorchestra in sordina,
canta spiegato un saxofono rauco.

Fin la folla si arresta.


Le case indifferenti
grvano il cielo intorno.

Vibra la voce barbara.

Ecco che la mia vita


s frantumata a terra come un vetro.
La stanchezza che prima la reggeva
scomparsa nel vortice del suono.
Resta lanima inutile.
E le note si afferrano pi acute
nellaria, contorcendosi.

la mia voce stessa


che echeggia questa notte.
Nellanima smarrita
canta alto, altissimo la solitudine
una canzone ubriaca della vita.
La stanchezza fuggita,
non vivo per un attimo che allurlo
modulato, esultante.
Tutta lanima mia
rabbrividisce e trema e sabbandona
al saxofono rauco.
una donna in bala
di un amante, una foglia
dentro il vento, un miracolo,
una musica anchessa.

Rapido, troppo rapido listante.


La voce sovrumana,
barbara di dolcezza solitaria,
che a sollevarmi il capo,
come un amico, impazziva di gioia,
scomparsa nel gorgo del frastuono.
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Da ogni parte riscoppiano i fragori
sprizzando nelle luci.
Io torno a camminare solitario
e quasi m'abbandono.
Dal cielo pesano le case enormi.
E i passanti mi guardano, con occhi
come vuote finestre.

[26 maggio - 5 giugno 1929]


(da Blues della grande citt, in Le poesie, Einaudi, 1998)

Commento:
Protagonista della lirica il sassofono, strumento tipico della musica Jazz, che viene descritto nel
suo momento solista. Da un momento narrativo puramente descrittivo si passa ad una
trasposizione dell'uso dell'assolo jazzistico come procedimento letterario. Lautore si distacca
attraverso il suono dalla vita stancante e dallanima persa e sola. Unatmosfera grigia quindi
quella in cui vive il poeta, grigia come latmosfera degli schiavi neri che cantano il blues,
strettamente legato al Jazz. Inoltre il momento vissuto dallautore sentendo il suono del sassofono
un unico e irripetibile, cos come viene inteso lassolo jazzistico, che quando viene improvvisato
non trascritto su spartito e quindi non replicabile.

Altri riferimenti al jazz possono essere trovati nella stessa raccolta nel
componimento "Jazz melanconico o nel romanzo giovanile "Ciau
Masino", pubblicato postumo, datato 1932, dove Pavese utilizza il jazz
come strumento per un divertissement linguistico denotando una
conoscenza e un utilizzo della letteratura americana: "Sa un fox non pi
un valzer e un blues, - disse proprio blus, - non pi una romanza. Veda il
jazz... - disse proprio giaz -...Ah il giazze, il giazze! Ma ne avete gi fatte di
parole per giazze?".

Il Sassofono e le onde sonore

Abbiamo visto come il sassofono, strumento musicale inventato nel 1841 da Adolphe Sax, sia
centrale allinterno dellambiente jazzistico. Andiamo quindi ad analizzare il suo funzionamento,
strettamente collegato con la fisica delle onde sonore.

Il sassofono composto principalmente da cinque parti: il bocchino,


il collo, il fusto le chiavi e la campana. Al bocchino viene legata
unancia, lamina sagomata di legno ricavata dai fusti di canna o di
altri materiali (plastica, fibra di vetro o di carbonio). Il bocchino si
lega al collo e il collo al fusto. Le chiavi servono ad intonare le diverse
note e dalla campana esce la maggior parte del suono.
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Il suono viene emesso grazie alla vibrazione dellancia. Dalla vibrazione dellancia nasce un
unonda meccanica longitudinale, detta onda sonora. Un onda sonora, come una qualsiasi onda
meccanica trasporta quantit di moto ed energia da un punto A ad un punto B senza alcun
movimento macroscopico di materia da A a B. Questonda viene poi fatta risuonare per tutto il
corpo del sassofono, passando per il collo, il fusto e uscendo dalla campana.

Vediamo ora una rappresentazione temporale di unonda:


In essa si distinguono:
Lampiezza A dellonda, cio il
massimo spostamento dalla
posizione di equilibrio delle
particelle del mezzo.
Il periodo T, che lintervallo di
tempo in cui un punto del mezzo
compie unoscillazione completa.
La frequenza , ovvero il numero di
oscillazioni compiute nellunit di
tempo.

Ora invece una rappresentazione spaziale di unonda:

In essa si distinguono:
Lampiezza A dellonda, descritta in
precedenza

La lunghezza donda , che la


distanza fra due punti corrispondenti
e successivi dellonda, come per
esempio due creste o due ventri:
dopo una lunghezza uguale a ,
londa si ripete identica.

Tra lunghezza donda e frequenza esiste una relazione fondamentale: = v dove v la velocit di
propagazione dellonda (nel caso del suono v = 340 m/s).

Ora che sappiamo come descrivere unonda dobbiamo specificare che le onde sonore devono
muoversi in un fluido e che solitamente questo fluido laria. Nel vuoto il suono non si propaga (e
questo non ovvio, le onde elettromagnetiche, ad esempio, nel vuoto si propagano.

Di un suono siamo poi in grado di distinguere due caratteristiche: il timbro e laltezza.

Il timbro di unonda dovuto alla presenza delle particolari armoniche che si sovrappongono per
dare luogo allonda sonora che percepiamo. Da questo possiamo dunque dire che noi
riconosciamo la stessa nota suonata da strumenti diversi e ne riconosciamo la voce dei vari
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strumenti perch londa sonora di ciascuno di essi caratterizzata da un particolare insieme di
frequenze.

Laltezza di un suono si riferisce al suo essere grave o acuto e dipende dalla sua frequenza. 440 Hz
ad esempio laltezza della nota LA. Pi la nota acuta pi la frequenza alta, pi grave pi la
frequenza bassa. Se due note differiscono di unottava le rispettive frequenze sono una
esattamente il doppio dellaltra. Lorecchio umano percepisce suoni con frequenze comprese tra
20 Hz e 20 kHz.

Laltezza del suono nel sassofono si cambia attraverso lutilizzo delle chiavi che aprono o chiudono
i fori presenti sul fusto dello strumento. In base alla combinazione delle chiavi premute si
determina il percorso dellaria allinterno del sassofono. Chiudendo tutte le chiavi il percorso sar
massimo e il sassofono far suonare una nota molto grave con una frequenza molto bassa.
Aprendo invece i fori, il percorso dellaria si accorcer e lo strumento emetter una nota pi acuta.
La variazione di lunghezza del percorso dellaria incide anche sulla variazione di pressione dellaria.
Infatti pi il percorso corto pi la pressione sar alta e viceversa. A nota alta corrisponde anche
unelevata pressione dellaria allinterno del sassofono.

Esistono inoltre diversi tipi di sassofono, di diverse dimensioni e quindi di registri diversi. I pi
comuni sono, in ordine di grandezza, il Baritono, il Tenore, il Contralto e il Soprano. Chiaramente il
sassofono Baritono avr un registro molto basso mentre il soprano molto alto. Qua sotto si
possono visionare i vari tipi di sassofono

Da notare la curva che possiedono i sassofoni dal contralto al basso. Questo dovuto a motivi di
spazio, infatti un sassofono Baritono per avere un registro basso deve possedere un fusto molto
lungo e se fosse completamente dritto raggiungerebbe i due metri di lunghezza.

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Conclusione

Arrivati alla fine di questo elaborato abbiamo visto come la musica jazz abbia avuto una forte
influenza sulla cultura italiana a partire dagli anni venti del Novecento e come abbia tenuto testa
ad un regime totalitario, dimostrando che il potere politico, il controllo della radio e la censura non
siano bastati per fermare lirradiamento di questo fenomeno musicale. Questa potrebbe essere
una dimostrazione di come in fondo lItalia si dimostri un paese pacifico, pluralista e cosmopolita.
Se fosse vero il contrario letterati come Pavese o Vittorini non avrebbero di esercitare la loro
attivit di traduttori di autori della letteratura inglese e americana, anche se Pavese nel 1935
venne arrestato dalla polizia fascista per motivi politici.
Inoltre abbiamo visto come la fisica di tutti i giorni sia strettamente correlata alla musica e come
sia possibile spiegare fenomeni fisici attraverso essa.

Sitografia

https://www.dissensiediscordanze.it/la-storia-del-jazz-ragtime-e-jazz-la-nascita-e-le-radici-1896-
1917/

http://www.storiadellamusica.it/articoli/il_jazz.html

http://www.jazzitalia.net/articoli/jazzpolitica_cittajazz.asp#.WUPQteuLTct

http://nicovalerio.blogspot.it/2006/02/revisionismi-let-del-jazz-nellitalia.html

http://humanities.unime.it/riviste/8/lamonica.pdf

Bibliografia

Mazzoletti A., Il jazz in Italia: dalle origini alle grandi orchestre, 2004

Klauk S., Aversano L., Kleinertz R., Musica e musicologia all'epoca del fascismo: prospettive italo-
tedesche, 2015

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