Gli Enigmi Della Storia Novembre 2017

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Copertina storia 20.

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La storia rivista… anzi,


la rivista della storia

S
ono contento di questo numero de Gli Enigmi della Storia perché è
forse uno dei più completi e ricchi degli ultimi mesi. Abbiamo raccolto
saggi, esperienze, dossier e libri di ricercatori e scrittori di successo.
Entrando nel merito, leggerete un interessante dossier sul popolo
Licio, importante civiltà indoeuropea dalla cultura in profonda
armonia con la natura, è oggi poco noto e ancora poco studiato.
Ci sarà modo anche di parlare degli Indoeuropei nell’antica Cina. Per questo vi
invitiamo a leggere il saggio di Giovanni Monastra sull'invasione dei tocari, e
l'influenza degli indoeuropei in generale, nella Cina occidentale.
Jung scrisse l'articolo Wotan, apparso sulla Neue Schwezer Rundschau, che in
Bimestrale - Novembre 2017 - Anno III - n°20
seguito diverrà il primo capitolo dell'opera Aspetti del dramma www.glienigmi.it/enigmistoria
contemporaneo. In esso afferma che l'archetipo Wotan/Odino dorme
nell'inconscio collettivo dei tedeschi, popolo guerriero dall'epoca dei barbari Direttore Editoriale
GIULIO FASCETTI
germani: esso è il dio della guerra e della distruzione, ma anche della rinascita
nella mitologia norrena e germanica; se in Hitler si manifesta il primo aspetto Direttore testata e progetto editoriale
(e tramite lui trasmesso alla Germania), quello violento, Jung spera che emerga DARIO GULLI
nei tedeschi anche il secondo. Nell'articolo, sotto l'aspetto dell'articolo di Direttore responsabile
psicoanalisi e antropologia, si trovano anche dure critiche al EUGENIO ORTALI
nazionalsocialismo, considerato anche come fenomeno sociale e non solo Progetto grafico
psicologico. Noi abbiamo deciso di pubblicarlo sul nostro magazine, sperando MARCO PERSICO
che sia motivo di riflessione. Atlantide é la misteriosa e antichissima civiltà che
Impaginazione grafica
per prima ha misurato la lunghezza dell’anno solare, almeno secondo Flavio
MARCO PERSICO E DANILO PERSICO
Barbiero ed è molto interessante e suggestiva la sua tesi che abbiamo deciso di
pubblicare. Il tempo degli Dèi è un bellissimo libro di Michele Proclamato, di La redazione
cui riportiamo un estratto. Neteru, Anunnaki ed Elohim, nomi diversi in GIANLUCA NERI, VINCENZO TRAPANI, MARCO ROSI,
diverse tradizioni indicano le stesse entità superiori: angeli, vigilanti, semidèi, MARCO ROSI, CELINE RUSSO
emissari inviati sul pianeta Terra, venerati e temuti. Quali misteriose vicende
Realizzazione
si nascondono dietro questi racconti?
STUDIO DG
[email protected]
Dario Maria Gulli
SERVIZIO ABBONATI E ARRETRATI
Dal Martedì al Giovedì dalle 9:30 alle 17:30
Tel:. 06.42.90.38.54 - [email protected]

Editore
Zona Franca Edizioni srl - Via V. Veneto, 169 - 00187 Roma

Stampa
Tuccillo Arti Grafiche - S.S. Sannitica 87 Km 11 - 80024 Cardito (Napoli)

Distribuzione
Press Di: Distribuzione Stampa e Multimedia Srl - 20134 Milano

Gli enigmi della Storia 3


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SOMMARIO
Tutti i contenuti della rivista

ILDEGARDA DI BINGEN
ILDEGARDA DI BINGEN (IN TEDESCO HILDEGARD VON BINGEN;
BERMERSHEIM VOR DER HÖHE, 1098 – BINGEN AM RHEIN, 17 SETTEMBRE
1179) È STATA UNA RELIGIOSA E NATURALISTA TEDESCA. BENEDETTINA,
È VENERATA COME SANTA DALLA CHIESA CATTOLICA; NEL 2012 È STATA
DICHIARATA DOTTORE DELLA CHIESA DA PAPA BENEDETTO XVI.
NELLA SUA VITA FU, INOLTRE, SCRITTRICE, DRAMMATURGA, POETESSA,
MUSICISTA E COMPOSITRICE, FILOSOFA, LINGUISTA, COSMOLOGA,
GUARITRICE, NATURALISTA, CONSIGLIERA POLITICA E PROFETESSA.

Storia di una santità iniziatica

RUBRICHE
06 La Storia in una foto
La guerra di Corea fu il conflitto combattuto nella penisola
coreana dal 1950 al 1953

08 Anniversari e Storia
Tutti gli avvenimenti più importanti del passato

33 Lettere e Storia
Il direttore risponde ai lettori

46 Mostra e Storia
In giro per l’Italia

66 Recensioni libri
Una pagina nera per l’Impero romano : Edessa 260 d. C.

Articoli
12 Scoperte e Storia
IL POPOLO LICIO
Il popolo licio, importante civiltà indoeuropea dalla cultura in
profonda armonia con la natura, è oggi poco noto e ancora poco
studiato.

4
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16 Enigmi e Storia
LA MISURA DEL TEMPO,
26 EVIDENZA DI UN’ANTICA
CIVILTÀ SUPERIORE
Flavio Barbiero (Pola, 1942) è un ingegnere, scrittore ed esploratore
italiano, già Ammiraglio della Marina Militare Italiana.

26 Scoperte e Storia
WOTAN UN SAGGIO DEL
PROFESSOR CARL G. JUNG 1936
34 I segreti e Storia
ILDEGARDA DI BINGEN
Storia di una santità iniziatica

38 I segreti e Storia
LA DOLCE MEGGHI
Alla scoperta del libro di Michele Proclamato

48 48 I segreti e Storia
GLI INDOEUROPEI
NELL’ANTICA CINA
Un saggio di Giovanni Monastra sull'invasione dei tocari,
e l'influenza degli indoeuropei in generale, nella Cina
occidentale.

54 Astrologia e Storia
IL TEMPO DEGLI DÈI
Neteru, Anunnaki ed Elohim, nomi diversi in diverse tradizioni
indicano le stesse entità superiori: angeli, vigilanti, semidèi,
emissari inviati sul pianeta Terra, venerati e temuti. Il termine
egizio Neteru (tradotto usualmente con dèi) significa in realtà
vigilanti. Dopo aver creato la vita in Egitto ai tempi dello Zep
Tepi (il Primo Tempo), i Neteru vi gettarono le basi della civiltà;
secondo antiche fonti fondarono regni 33.000 anni prima delle
dinastie conosciute.

62 Enigmi e Storia
IL DEMIURGO E LA POSSIBILITÀ
26 POSITIVA: PLASMAZIONE

62

Gli enigmi della Storia 5


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La Storia in una foto

GUERRA DI COREA
La guerra di Corea fu il conflitto combattuto
nella penisola coreana dal 1950 al 1953. Essa determinò
una delle fasi più acute della Guerra fredda, con il rischio di un
conflitto globale e il possibile utilizzo di bombe nucleari. La guerra
scoppiò nel 1950 a causa dell'invasione della Corea del Sud,
strettamente alleata degli Stati Uniti, da parte dell'esercito della Corea
del Nord comunista. L'invasione determinò una rapida risposta dell'ONU:
su mandato del Consiglio di sicurezza dell'ONU, gli Stati Uniti, affiancati
da altri 17 Paesi, intervennero militarmente nella penisola per impedire
una rapida vittoria delle forze comuniste. Dopo grandi difficoltà
iniziali, le forze statunitensi, comandante dal generale
Douglas MacArthur, respinsero l'invasione e proseguirono
l'avanzata fino ad invadere gran parte
della Corea del Nord.

6 Gli enigmi della Storia


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La Storia in una foto

Gli enigmi della Storia 7


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Anniversari e Storia
a cura della redazione

PASSATO PROSSIMO
1942 – Guerra del Pacifico: Battaglia di
Tassafaronga tra giapponesi ed americani
La guerra del Pacifico, conosciuta come grande guerra dell'Asia orientale, è stato un conflitto svoltosi nella metà occidentale dell'Oceano Pacifico, nel sud-est asiatico e nella Cina
occupata dall'esercito imperiale giapponese. Venne combattuta tra l'Impero giapponese facente parte delle Potenze dell'Asse e lo schieramento alleato comprendente Stati Uniti
d'America, Regno Unito, Cina, Australia, Paesi Bassi e Nuova Zelanda; l'Unione Sovietica rimase neutrale fino all'agosto 1945 quando intervenne in Manciuria per recuperare i territori
appartenuti all'Impero russo. Parte integrante della seconda guerra mondiale, ha le sue radici nel processo di militarizzazione capillare del Giappone e nello sviluppo di un'ideologia
panasiatica dannosa per le potenze coloniali dell'area, che portò l'impero nipponico a condurre un'aggressiva politica estera. Quando gli Stati Uniti procedettero a strangolarne
l'economia con un embargo, esso si risolse a programmare la conquista di territori ricchi di petrolio: dopo l'Attacco di Pearl Harbor del 7 dicembre 1941, il Giappone eseguì una
fulminea espansione nel Pacifico e nelle isole del sud-est asiatico con l'appoggio della Thailandia e di vari movimenti indigeni nazionalisti, stabilendo una "Sfera di co-prosperità
della Grande Asia orientale". La potenza militare nipponica, però, subì un duro e improvviso arresto alla battaglia delle Midway nel giugno 1942 che segnò la prima rivincita del fronte
alleato: al susseguirsi di disfatte aeronavali e sconfitte terrestri si affiancarono i bombardamenti aerei statunitensi sul suolo metropolitano giapponese, che culminarono nel lancio
di due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki il 6 e il 9 agosto 1945. Dopo l'entrata in guerra anche dell'Unione Sovietica e il paese in ginocchio, l'Imperatore Hirohito impose la sua
decisione di cessare le ostilità al bellicoso clan militarista: la mattina del 15 agosto il Giappone si arrese senza condizioni agli Alleati, firmando la capitolazione il 2 settembre sulla
corazzata USS Missouri, ancorata nella baia di Tokyo. Tra le conseguenze della resa il Giappone dovette rinunciare a tutte le conquiste
effettuate dal 1894, e i territori che aveva assoggettato divennero paesi sovrani prima degli anni cinquanta. La fine della guerra del
Pacifico aprì inoltre l'Asia e gli arcipelaghi oceanici al cammino verso la decolonizzazione e l'indipendenza, scontrandosi con
l'intransigenza delle potenze europee che avrebbero voluto reimpossessarsi dei loro imperi prebellici.

8 Gli enigmi della Storia


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Anniversari e Storia

accade a novembre

1973 – Scandalo Watergate: Leon Jaworski


viene nominato nuovo procuratore
speciale del Watergate.
Lo scandalo Watergate, o semplicemente il Watergate, fu
uno scandalo politico scoppiato negli Stati Uniti nel 1972,
innescato dalla scoperta di alcune intercettazioni illegali
effettuate nel quartier generale del Comitato Nazionale
Democratico, ad opera di uomini legati al Partito
Repubblicano.
Lo scandalo - che portò alla richiesta di impeachment e
alle dimissioni dell'allora Presidente degli Stati Uniti
Richard Nixon - prese il nome dal Watergate Complex, il
complesso edilizio di Washington che ospita il Watergate
Hotel, l'albergo in cui furono effettuate le intercettazioni
che diedero il via allo scandalo.
L'inchiesta giornalistica promossa da due reporter, Bob
Woodward e Carl Bernstein, suscitò la crescente
attenzione nell'opinione pubblica per la vicenda che,
iniziata come modesto reato compiuto da personaggi
secondari, crebbe fino a coinvolgere gli uomini più vicini al
presidente e lo stesso Nixon e tutto il suo sistema di potere
incentrato su attività di controllo e spionaggio interno
illegali allo scopo di mantenere il potere.

1939 – Inizia la guerra d'inverno: le forze


sovietiche invadono la Finlandia

La guerra d'inverno, nota anche come guerra russo-


finlandese, è un conflitto che fu combattuto tra il 30
novembre 1939 e il 12 marzo 1940 dalla Finlandia e
dall'Unione Sovietica (URSS). L'attacco alla Finlandia da parte
dell'Unione Sovietica ebbe come conseguenza l'espulsione
di quest'ultima dalla Società delle Nazioni. Le cause del
conflitto furono, da un lato, l'aspirazione dell'Unione Sovietica
ad acquisire alcuni territori finlandesi di importanza
strategica dal punto di vista militare scambiandoli con propri
territori di maggiore superficie e, dall'altro, la volontà della
Finlandia di non cedere alle richieste sovietiche, sia per
motivi patriottici legati a sentimenti politici anti-russi che per
il timore dei pericoli insiti in una dimostrazione di debolezza
verso il potente vicino, quale sarebbe potuta apparire la
cessione di territori nazionali. La guerra ebbe termine nel
marzo 1940 con la firma di un accordo di pace, il trattato di
Mosca, per il quale la Finlandia cedette all'Unione Sovietica
circa il 10% del proprio territorio, tra cui gran parte della
Carelia, alcune isole nel golfo di Finlandia nonché,
all'estremo nord, la propria porzione della penisola di Rybačij.

Gli enigmi della Storia 9


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Anniversari e Storia
a cura della redazione

PASSATO REMOTO
INIZIA IL BAGNO DI SANGUE DI STOCCOLMA: UN'INVASIONE DELLA SVEZIA DA PARTE DI
TRUPPE DANESI RISULTA NELL'ESECUZIONE DI CIRCA 100 PERSONE.
Il bagno di sangue di Stoccolma, conosciuto anche come
il massacro di Stoccolma (in svedese: Stockholms
1520
blodbad ed in danese: Det stockolmske blodbad), è uno
dei fatti culminanti della occupazione danese della
Svezia. Il massacro è il nome dato ad una serie di fatti
accaduti tra il 7 ed il 10 novembre del 1520 da parte delle
truppe danesi sotto il comando di Cristiano II.
L'episodio culminante è datato 8 novembre quando circa
100 persone, per la maggior parte nobili e religiosi facenti
parte della fazione di Sture, furono giustiziati sebbene il
re danese ne avesse promesso l'amnistia.
Con il massacro di Stoccolma e la conseguente
insurrezione svedese prendono distanza le due nazioni
danese e svedese mettendo fine alla partecipazione
svedese all'unione di Kalmar.

LE TRUPPE CRISTIANE GUIDATE DAL RE FERDINANDO III DI CASTIGLIA CONQUISTANO SIVIGLIA


Ferdinando Alfonso, detto il Santo (Zamora, 5 agosto 1201[1] – Siviglia, 30 maggio 1252),

1248 Fernando o Fernán in spagnolo, noto come il "re delle tre religioni" per l'armonia che era riuscito
a creare tra cristiani, ebrei e musulmani, fu re di Castiglia (1217-1252) e di León (1230-1252).Tra
il 1243 ed il 1245, Ferdinando III assieme al re d'Aragona, portò a termine l'occupazione del
territorio valenziano e vennero stabiliti i limiti territoriali con il Trattato di Almizra del 1244,
firmato da Giacomo I ed il figlio di Ferdinando, Alfonso (futuro Alfonso X di Castiglia) per
delimitare le aree di espansione sul territorio musulmano compreso tra la Corona di Castiglia
e la Corona di Aragona, che confermava il trattato, del 1179, siglato tra Alfonso VIII di Castiglia
ed Alfonso II d'Aragona, a Cazorla. Le terre a sud della linea Biar-Villajoyosa rimasero nelle
mani castigliane (incluso il Regno di Murcia), mentre il regno di Valencia, che sarebbe spettato
all'Aragona, venne consegnato definitivamente agli aragonesi solo dopo il 1305 con i trattati
di Torrellas ed Elche, quando sul trono sedeva già Giacomo II. Nel 1245, il sultano di Granada
Muhammad ibn Nasr chiese un aiuto militare a Ferdinando, ed in cambio gli cedette la città
di Jaén (1246) e gli promise un contingente di soldati musulmani per la conquista cristiana
dell'Andalusia. Sempre nel 1246 per commemorare le sue conquiste fondò l'Ordine della
Concordia investendo 154 Cavalieri tra i più nobili di Spagna (Ordine che poi si espanse
nell'Impero Spagnolo e successivamente al seguito degli Asburgo in Germania(1660) con il
Gran Maestro margravio del Brandeburgo Ernesto Von Zollern, poi con il G.M.principe di
Nassau.Nel 1718 passò al Gran Maestro principe Guglielmo Luigi Von Schwarzburg Rudolstadt
e successivamente ,con Napoleone Bonaparte, al Gran Maestro Karl Theodor Von Dalberg
granduca di Francoforte sul Meno (1813). Nel '900 fu trasferito in Italia e ne divenne Gran
Maestro il principe Virginio Orsini,poi fu G.M.il marchese Arturo della Scala dei principi di
Verona , l'attuale Gran Maestro è il principe patrizio romano Mario Augusto Petricca Giordani
). Nel 1247, occupò Carmona, e, mentre la flotta cristiana al comando dell'ammiraglio castigliano
Raimondo Bonifaz, distruggeva la flotta musulmana che difendeva il Guadalquivir, poté
assediare Siviglia che, dopo circa quindici mesi di resistenza, cadde il 22 dicembre 1248. Dopo
Siviglia caddero Medina-Sidonia, Arcos, Cadice, Sanlucar e tutte le altre città a sud della
capitale. Riconquistato tutto il territorio dell'Andalusia, eccetto il Sultanato di Granada ed un
territorio del sud ovest nei pressi di Huelva, Ferdinando progettò una spedizione in Nordafrica,
per eliminare qualsiasi possibilità di reazione da parte dei musulmani.

10 Gli enigmi della Storia


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Anniversari e Storia

accade a novembre

23 NOVEMBRE 1867
VENGONO IMPICCATI A MANCHESTER I COSIDDETTI MARTIRI DI MANCHESTER

Martiri di Manchester è l'epiteto con cui sono conosciuti tre giovani irlandesi, William O'Mera Allen, Michael Larkin e William Goold impiccati sulla pubblica piazza a Manchester
il 23 novembre 1867 perché ritenuti colpevoli di avere ucciso un poliziotto inglese, facente parte del convoglio che stava trasferendo nel carcere della contea due prigionieri
appartenenti al movimento indipendentista dei Feniani, il colonnello Thomas J. Kelly e il capitano Timothy Deasy.Durante il trasferimento il convoglio fu assalito da una
trentina di uomini; gli assalitori intimarono ai poliziotti di scorta di aprire il furgone e, al loro rifiuto, spararono sulla serratura, proprio mentre il sergente Brett, che vi si trovava
dentro, avvicinava l'occhio al buco della stessa per vedere che cosa stava succedendo: la pallottola centrò l'occhio, arrivò al cervello e il sergente morì sul colpo; una donna
che era dentro il furgone prese le chiavi dalla sua tasca, aprì e i due prigioniero riuscirono a fuggire (non furono mai più catturati). Sebbene la morte del sergente Brett fosse
stata del tutto accidentale, egli era comunque un poliziotto vittima di un'azione delittuosa (liberazione di prigionieri e uso di armi da fuoco), che aveva portato a un assassinio,
secondo la legge del Felony Murder, cioè di un omicidio commesso durante lo svolgimento di un altro tipo di crimine (legge abolita nel 1957).
La polizia catturò ventinove partecipanti all'azione, tra cui William O'Mera Allen, Michael Larking, William Goold, Thomas Maguire ed Edward Stone, che, stando a quanto
riferito dalla polizia, erano quelli armati. Maguire fu prosciolto, a Stone la pena fu commutata alla vigilia dell'esecuzione.

Gli enigmi della Storia 11


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Misteri e Storia

IL POPOLO LICIO
Il popolo licio, importante civiltà indoeuropea dalla cultura in profonda
armonia con la natura, è oggi poco noto e ancora poco studiato.
12 Gli enigmi della Storia
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Misteri e Storia
di Claudio Mutti

L’
indeuropeista danese Holger Pedersen
Tombe nella roccia di Dalyan
(1867-1953), autore della
monumentale Vergleichende Grammatik
der keltischen Sprachen (Göttingen 1909-
1913), si occupò anche, tra l’altro, di
albanese, di armeno, di lingue balto-slave,
di tocario e di ittita. A quest’ultima lingua Pedersen dedicò un
lavoro intitolato Hittitisch und die anderen indoeuropäischen
Sprachen (København 1938), nel quale affermò che l’ittita, per
quanto lontano sia dal tipo indeuropeo, è per certe sue
caratteristiche “così arcaico che, per l’aspetto generale della
famiglia linguistica, è altrettanto importante quanto l’antico
indiano e il greco” (p. 191). Fra il 1879 e il 1902, insieme coi
norvegesi Sophus Bugge (1833-1907) ed Alf Torp (1853-1916),
Holger Pedersen sostenne il carattere indeuropeo del licio e del
lidio, due lingue parlate nell’Anatolia occidentale nel I
millennio a. C. A quell’epoca si conoscevano soltanto circa 150
iscrizioni licie, risalenti ai secc. V e IV a. C., ma non erano
ancora note le lingue anatoliche del II millennio, sicché l’ipotesi
dei glottologi nordici non poté scuotere l’autorità della teoria
allora dominante, secondo cui la popolazione pregreca dell’Asia
Minore non sarebbe appartenuta alla famiglia indeuropea. Sul
finire del XIX secolo alcuni linguisti avevano infatti formulato
la teoria secondo cui la lingua dei Lici e le altre antiche lingue
dell’Asia Minore (misio, lidio, cario ecc.) sarebbero appartenute
ad una famiglia diversa sia da quella indeuropea sia da quella
semitica. Faceva eccezione il frigio, ritenuto lingua indeuropea
per via dei numerosi elementi lessicali assai simili al greco
contenuti nelle iscrizioni frigie. Fu così che nacque l’ipotesi di
un’affinità delle lingue egeo-microasiatiche con quelle
caucasiche. Soltanto nel 1936 un professore di glottologia
dell’Università di Pavia, Piero Meriggi (1899-1982), decifratore
dell’ittita geroglifico, rilanciò i risultati delle ricerche compiute
da Pedersen, Bugge e Torp, rafforzandoli con nuove
argomentazioni. Da parte sua, basandosi su alcune analogie
morfologiche nella declinazione e nella coniugazione e sulla
presenza di un gruppo di elementi lessicali comuni, Pedersen
metteva in luce la vicinanza del licio e dell’ittita, affermando in
particolare che il licio rappresenta un più tarda fase di sviluppo
del luvio: “In gewissen Beziehungen würde das Luwische sich
besser als Stammutter des Lykischen empfehlen” (Lykisch und
Hittitisch, Kopenhagen 1949). Tali vedute furono confermate
alla fine degli anni Cinquanta dalla Comparaison du louvite et du
lycien (“Bulletin de la Société de Linguistique de Paris”, 55, pp.
155-185 e 62, pp. 46-66) del francese Emmanuel Laroche (1914-
1991), il quale mostrò la corrispondenza del termine ittita per
‘Licia’ (Lukka) con il luvio Lui-, da un più antico *Luki-, donde
l’identità dei nomi Luwiya e Lykìa. Dal fatto che nelle iscrizioni
licie siano individuabili alcuni elementi tipici di una lingua
satem l’indeuropeista bulgaro Vladimir Ivanov Georgiev
conclude che nel licio sarebbero presenti due componenti: “la
prima è probabilmente il licio, successore del luvio (e vicino
all’ittita), la seconda è probabilmente il termilico, successore
del pelasgico” (Vladimir I. Georgiev, Introduzione alla storia
delle lingue indeuropee, Roma 1966, p. 233), sicché la lingua licia
del I millennio costituirebbe il risultato della mescolanza di
queste due lingue. Siamo dunque in presenza di un caso che
giustifica la nozione di “peri-indeuropeo”, in quanto nel licio,
come nel lidio, gli elementi indeuropei sono innegabili, però “è
difficile considerare queste lingue sullo stesso piano delle
Iscrizione licia a Xanthos lingue indeuropee normali” (Giacomo Devoto, Origini

Gli enigmi della Storia 13


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indeuropee, Padova 2005, p. 206). Così il Devoto, per il quale il


licio e il lidio, assieme alle altre lingue anatoliche più o meno
vicine all’ittita, “completano l’imagine di una complessità
linguistica accanto ad una etnica, intorno alla nozione etnico-
linguistica ben definita dagli Ittiti” (op. cit., p. 426). Alla
componente etnolinguistica indeuropea corrisponde, nella
cultura politica del popolo licio, un caratteristico “tratto delle
vecchie radici indoeuropee, [ossia] che le città licie erano
governate da consiglieri anziani (senati)” (Francisco Villar, Gli
Indoeuropei e le origini dell’Europa. Lingua e storia, Bologna
2008, pp. 352-353), mentre dal sostrato preindeuropeo proviene
quell’aspetto matriarcale che non era sfuggito all’osservazione
di Erodoto. “Solo questo uso è loro proprio – scrive il padre
della storia – e in ciò non assomigliano a nessun altro popolo:

14 Gli enigmi della Storia


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Misteri e Storia

Lici nella guerra di Troia non è Glauco, “lo splendido figlio di


Ippoloco” (Iliade, VI, 144), bensì Sarpedonte, figlio di
Laodamia: “Accanto a Laodamia giacque il saggio Zeus, – ed
essa generò Sarpedonte dall’elmo di bronzo, pari agli dèi”
(Iliade, VI, 198-199). Questa storia viene presa in considerazione
da Bachofen nelle pagine introduttive al Mutterrecht: “Accanto
ad una testimonianza assolutamente storica di Erodoto, la
storia mitica del re presenta un caso di trasmissione ereditaria
matrilineare. Non i figli maschi di Sarpedone [Sic. “Sarpedone”
in luogo di “Bellerofonte” è ovviamente una svista del
traduttore], ma Laodamia, la figlia, è l’erede legittima, e questa
cede il regno a suo figlio, il quale esclude gli zii. (…) La
preferenza data a Laodamia nei confronti dei suoi fratelli
prendono il nome dalle madri e non dai padri. Se uno chiede al conduce Eustazio all’osservazione che un tale trattamento di
vicino chi egli sia, questi si dichiarerà secondo la linea materna favore della figlia rispetto ai figli maschi contraddice
(metròthen) e menzionerà le antenate della madre. E qualora interamente le concezioni elleniche” (Johann Jakob
una donna di città sposi uno schiavo, i figli sono considerati Bachofen, Introduzione al “Diritto materno”, a cura di Eva
nobili; qualora invece un uomo di città, anche il primo di loro, Cantarella, Editori Riuniti, Roma 1983, pp. 44-45). Nel 1862, un
abbia una moglie straniera o una concubina, i figli sono anno dopo la pubblicazione del Mutterrecht, Bachofen riprende
perdono ogni diritto” (I, 173, 4-5). Già in Omero, d’altronde, è l’argomento con Das lykische Volk und seine Bedeutung für die
attestato il singolare costume licio della discendenza Entwicklung des Altertums, Freiburg im Breisgau. Ne esistono
matrilineare: Bellerofonte, scelto dal re di Licia come genero e due traduzioni italiane: quella di Alberto Maffi (Il popolo licio e
reso partecipe di metà del potere regale, rappresenta una la sua importanza per lo sviluppo dell’antichità, in: Il potere
“eccezione ai normali costumi matrimoniali attestati nel femminile. Storia e teoria, a cura di Eva Cantarella, Il Saggiatore,
mondo omerico” (Maria Serena Mirto, Commento a: Milano 1977) e quella ormai irreperibile del latinista E.
Omero, Iliade, Einaudi-Gallimard, Torino 1997, p. 970); tra i suoi Giovannetti (Il popolo licio, Sansoni, Firenze 1944), che viene
nipoti, l’erede del potere regale e il comandante supremo dei riproposta nel presente fascicolo.

Gli enigmi della Storia 15


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Misteri e Storia

16 Gli enigmi della Storia


016-025 la misura del tempo ENIGMI STORIA 20.qxp_Layout 1 12/10/17 12:51 Pagina 17

Misteri e Storia
di Flavio Barbiero

LA MISURA DEL
TEMPO, EVIDENZA
DI UN’ANTICA
CIVILTÀ
S u p e r i o re
Studiando le civiltà passate ci si trova continuamente di fronte a
realizzazioni e conoscenze che risultano inspiegabili in base al livello
scientifico e tecnologico di quel tempo e che quindi presuppongono
necessariamente l’esistenza di un’antichissima civiltà di livello
paragonabile al nostro.
FLAVIO BARBIERO ...è un ingegnere, scrittore ed esploratore italiano, già Ammiraglio della Marina Militare Italiana.
Ha scritto svariati libri, il primo dei quali è stato Una civiltà sotto il ghiaccio (editrice Nord) tuttora in libreria sin dalla sua pubblicazione 1974 e nel quale
teorizza la collocazione di Atlantide nel continente antartico.

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Misteri e Storia

S
tudiando le civiltà passate ci si trova continua- calendario attuale, invece, è basato sul ciclo Liliano, che pre-
mente di fronte a realizzazioni e conoscenze che vede di saltare 3 anni bisestili ogni 400 anni. Lo scarto medio
risultano inspiegabili in base al livello scientifico e rispetto all’anno solare risulta 25 volte superiore che nel pri-
tecnologico di quel tempo e che quindi presup- mo caso).
pongono necessariamente l’esistenza di un’anti-
chissima civiltà di livello paragonabile al nostro. L’unità naturale di misura del tempo
Tanto per citare uno dei numerosi esempi possibili, l’esisten- È qui che entra in ballo l’unità di misura del tempo. Se voles-
za di carte nautiche, portolani e planisferi medioevali e rina- simo stabilire razionalmente una unità di misura del tempo,
scimentali (Piri Reis, Oroteus Finaeus, Mercatore ecc) con la cosa più logica e immediata sarebbe di legarla a queste
precisioni in longitudine impossibili a quell’epoca e la rappre- grandezze. Il procedimento è semplice ed intuitivo:
sentazione dell’Antartide quale si presentava alla fine del In un ciclo di 128 anni ci sono esattamente 46751,0016 giorni
pleistocene, ha indotto uno scienziato come Hapgood a po- (=128 x 360 ,2422).
stulare che sia esistita 8 o più mila anni fa una civiltà in grado Poiché 1/0,0016=625, in ogni ciclo di 128 anni si ha 1 seicento-
di cartografare il mondo intero, con metodi e conoscenze pa- venticinquesimo di giorno in più, per cui si avrebbe un’ecce-
ragonabili a quelli attuali. Ma non è necessario scomodare co- denza di un giorno esatto dopo 625 x 128 = 80.000 anni. In
noscenze del passato per trovare prove del genere. Anche co- media, quindi, si avrebbe un errore di 1/80.000 giorni ogni
gnizioni universalmente in uso nella realtà quotidiana dei no- anno. Questa grandezza è il candidato naturale ad essere
stri giorni denunciano una origine da un’ignota civiltà di li- adottata come unità di misura del tempo, dal momento che è
vello tecnologico avanzato. Una di queste è l’unità di misura anche il massimo comune divisore di entrambi, giorno e anno
del tempo, il minuto secondo. E’ l’unità di misura di impiego solari. La chiamerò perciò “unità naturale di misura del tem-
più universale, che entra in ogni manifestazione della nostra po”, U.
vita ed è una grandezza fondamentale per la descrizione di Il suo valore è: U = 0,0000125 giorni solari, per cui 1 giorno
un qualsivoglia fenomeno fisico. Nonostante la sua importan- contiene esattamente 80.000 U. Pertanto, con un calendario
za, tuttavia, noi ignoriamo quale sia l’origine ed il significato in cui si aggiunga 1 giorno ogni quattro anni, tranne che ogni
di questa unità di misura, ereditata dagli antichi senza indica- 128 anni fino al 625.mo, si avrebbe un errore medio annuo
zioni circa l’autore, l’epoca e le ragioni di questa scelta. Il mi- nullo in un ciclo di 80.000 anni (tanti quante sono le unità U
nuto secondo costituisce una minuscola frazione del giorno in un giorno). Altra particolarità notevole di questa unità di
(1/86400) ed è quindi evidente che si tratta di una grandezza misura, U, è che 1 anno ne contiene un numero esattamente
legata a osservazioni di carattere astronomico, aventi lo sco- uguale al numero dei giorni contenuti in 80.000 anni.
po di stabilire i criteri per la misura del trascorrere del tempo. Inoltre il numero 80.000 si presta in modo perfetto per la
Fin da quando l’uomo ha cominciato a porsi questo proble- suddivisione del giorno in unità più piccole, ad esempio in 20
ma, si è rivolto al moto degli astri, cercando di determinare la “ore” di 4000 unità U ciascuna. Poiché 80.000 = 10.20^2, vie-
relazione esatta che esiste fra la durata del giorno e l’anno so- ne favorito il sorgere di un sistema di conteggio su base vige-
lare. E’ questo infatti il grande problema che sta alla base di simale, che si rifletterebbe in modo naturale sul calendario,
ogni calendario. Il nostro calendario attuale non è certamente con una suddivisione dell’anno in mesi di 20 giorni ciascuno
il più razionale e tanto meno il più preciso dei calendari che si (+ 5 di resto) e così via.
possano immaginare; tutt’altro: da un punto di vista struttu-
rale è certamente fra i meno logici e funzionali che siano mai Il minuto secondo attuale
stati concepiti, e quanto a precisione lascia alquanto a deside- La praticità di impiego è il requisito primario di una unità di
rare, dal momento che sono sufficienti 3.300 anni per accu- misura. L’unità naturale U, con la conseguente divisione del
mulare una differenza di 1 giorno. Varie civiltà del passato giorno in 80.000 parti, non è la migliore in assoluto, perché
hanno fatto calendari assai più razionali e precisi, essendo ba- divisibile soltanto per 2 e per 5. L’ideale per un calendario è
sati sul ciclo astronomico dei 128 anni, il più preciso che si avere una grandezza divisibile anche per tre. Questo si può
possa immaginare. Il fatto strano, però, è che esse non posse- ottenere facilmente dividendo l’unità naturale U per 1.08; si
devano i mezzi tecnologici e matematici per determinare ha così una nuova unità di misura del tempo: s = U / 1,08
questo ciclo. Esso è stato scoperto, infatti, soltanto nell”800 In un giorno si vengono ad avere quindi 80.000 U x 1,08 =
dall’astronomo Glasenapp, quando il progresso nei mezzi di 86.400 secondi (cioè esattamente i secondi attuali), numero
osservazione ha consentito di misurare la durata dell’anno che consente una maggior flessibilità di suddivisione, per la
solare con una precisione fino alla quarta cifra decimale (era misura delle grandezze che ci interessano, quali frazioni di
ignoto al tempo della riforma gregoriana del calendario). La giorno, giorni, settimane, mesi, anni ecc..
lunghezza dell’anno solare (misurata alla quarta cifra decima- Si stabilisce così un ciclo di 86.400 anni, che è l’esatto equiva-
le) è di 365,2422 giorni. Per mantenere il fasamento fra calen- lente del ciclo naturale di 80.000 anni, dove tutte le grandez-
dario e anno solare, normalmente si aggiunge un giorno ogni ze caratteristiche di quest’ultimo vengono moltiplicate per
quattro anni. Si ha quindi un anno (detto giuliano) di durata 1,08, o se si preferisce multipli o sotto multipli, come 108, 54,
media di 365,25 giorni, che è 0,0078 giorni più lunga di quella 27 ecc.
reale. Pertanto, dopo 1/0,0078 = 128,205 anni, si ha un ecces- Così in un ciclo di 128 anni, la differenza fra l’anno medio e
so di 1 giorno intero. Sarebbe sufficiente, quindi, saltare un l’anno solare risulta di 1,08 secondi; dopo 86400 anni si ha un
anno bisestile ogni 128 anni per ottenere un calendario perpe- eccesso di 1,08 giorni e così via per tutte le grandezze caratte-
tuo avente un errore medio annuo rispetto all’anno solare ristiche del ciclo. I riflessi sulla struttura del calendario e il si-
dell’ordine di 1 secondo. (Dovrebbero trascorrere 80.000 anni stema di conteggio sono notevoli, perché viene favorito l’im-
prima che si accumulasse uno sfasamento pari ad 1 giorno. Il piego di un sistema sessagesimale: il giorno viene diviso in

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due parti di 12 ore, di 60 minuti e ciascuno di 60 secondi, l’an- più disparati. Vengono impiegati ricorrentemente nell’archi-
no in 12 mesi di 30 giorni e così via. Per inciso, giova notare tettura sacra (esempi: Angkor Vat, in Cambogia, ha 54 torri,
che entrambi questi numeri, 80.000 e 86400 e le reciproche 108 statue ai lati del viale di accesso; 540 statue di divinità
relazioni, sono di un’estrema eleganza formale, che li rende Deva e Asura e così via ; il tempio di Baalbek, in Fenicia, ave-
oltremodo suggestivi da un punto di vista matematico e nu- va 54 colonne; nella città santa di Lasha, in Tibet, c’erano 108
merologico. Infatti: templi; 108 erano le cappelle del tempio di Padmasambhava e
80.000 = 128 x 625 = 27^7 x 54^4 = 1600 x 50 ecc. così via); nella letteratura (il re sumero Enlil regalò 108 aromi
86.400 = 128 x 675 = 27^7 x 33^3 x 52^2 = 1600 x 54; ad Aadamu; Gudea impiegò 216.000 operai per costruire il
675 = 625 x 1.08 = 54^4 x 1,08 = 33^3 x 52^2 tempio a Ningirsu; offriva agli dei 108 diversi tipo di cibo
e così via in un intreccio impressionante. ecc.); nei cicli cosmici di varie mitologie (il ciclo temporale in-
diano, detto di Manvantara, è di 64.800 anni; il ciclo di Kalga,
I numeri sacri delle civiltà antiche anch’esso indiano, corrisponde a 4320 milioni di anni; la du-
Cosa c’entra tutto questo con le civiltà antiche? Ci si chiederà. rata del regno antidiluviano nella mitologia babilonese è di
C’entra eccome. Chi ha un poca di familiarità con i calendari 432.000 anni, quella sumera di 108.000 e così via) ed in una
antichi, con i sistemi numerali e con i numeri sacri ad essi col- miriade di altri contesti legati alla religione e alla mitologia (i
legati, si sarà già reso conto che nei numeri sopra riportati c’è rosari buddista e indù hanno 108 grani; i libri sacri tibetani
tutta la scienza matematica e astronomica e la numerologia del Khagiur consistono di 108 volumi; i Rig Veda hanno
del mondo antico, sia del vecchio come del nuovo mondo. In 10.800 versetti, con 40 sillabe per versetto, per un totale di
due aree nettamente distinte: l’America appartiene all’area 432.000 sillabe; il mitico Valhalla delle saghe nordiche aveva

dell’unità di misura del tempo naturale, avendo sviluppato 540 porte, da ciascuna delle quali uscivano 800 guerrieri, per
un calendario e sistemi di conteggio interamente basati sul un totale di 432.000).
numero 20; nel blocco euroasiatico, invece, è prevalso il siste- Tutti questi numeri sono legati al ciclo dei 128 anni, tramite le
ma basato sul minuto secondo attuale, con il conteggio in unità di misura del tempo da esso derivate. Come dimostra-
base sessagesimale, mesi di 30 giorni e così via. Lo stanno a zione basterà citare una fonte autorevole ed alla portata di
testimoniare un complesso impressionante di numeri tra- tutti, la Bibbia. In Numeri 31, 32-47 si legge:
mandatici dagli antichi, molti dei quali tutt’ora in uso. “Or la preda, cioè quel che rimaneva del bottino fatto da quel-
Per esempio: il 108 e tutti i suoi multipli e sottomultipli (216, li che erano stati alla guerra, consisteva in 675.000 pecore ,
432, 648, 54, 36, 27, 12, ecc.) compaiono in continuazione da 72.000 buoi, 61.000 asini e 32.000 persone, ossia donne, che
un estremo all’altro del continente eurasiatico e nei contesti non avevano avuto relazioni carnali con uomini. La metà,

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cioè la parte di quelli che erano andati alla guerra, fu di giorni ciascuno, per un totale di 360 giorni, a cui venivano ag-
337.500 pecore, delle quali 675 per il tributo all’Eterno; giunti 5 giorni finali che venivano considerati infausti.
36.000 bovi, dei quali 72 per il tributo all’Eterno; 30.500 asi- Straordinaria importanza veniva attribuita a tutte le combina-
ni, dei quali dei quali 61 per il tributo all’Eterno; e 16.000 per- zioni di numeri risultanti dall’intreccio dell’anno solare
sone, delle quali 32 per il tributo all’Eterno…La metà che (considerato di 360 + 5 giorni) con quello ausiliario di 260
spettava ai figlioli d’Israele…..fu di 337.500 pecore, 36.000 all’interno di un periodo secolare di 52 anni.
buoi, 30.500 asini e 16.000 persone. Da questa metà, che Per esempio: 365 x 52 = 260 x 73; 360 x 52 = 260 x 72 ; 360 x 13
spettava ai figlioli di Israele, Mosé prese uno su 50….” Numeri = 260 x 18 e così via, in un complesso talmente impressio-
come 360, 72 e varie combinazioni di essi, sono chiaramente nante da far gridare di meraviglia i primi studiosi occidentali
derivati dal calendario solare e li incontriamo continuamente che hanno studiato questo calendario. Questo calendario
in ogni cultura del mondo. aveva una importanza fondamentale nelle società centroa-
Ma la loro connessione con il ciclo dei 128 anni non è imme- mericane, perché ne regolava l’esistenza giorno per giorno in
diatamente evidente. Numeri come 32 e 675 sono invece modo assolutamente rigido.
strettamente associati con il calendario basato sul ciclo astro- Esso ha ovviamente esercitato un fascino enorme su genera-
nomico di 128 anni. Anche cifre come il 61, che apparente- zioni di studiosi, che hanno riempito centinaia di volumi
mente non gli appartengono, sembra che siano funzionali per nella sua descrizione. Ma fino ad ora nessuno si è accorto
determinare numeri collegati ad esso. Per esempio: della sua relazione con il ciclo dei 128 anni e perciò nessuno è
30.500+16.000+72+61+50+36+32=46751, e cioè esattamente i mai riuscito a spiegare perché e come le popolazioni del Cen-
giorni contenuti in un ciclo di 128 anni. Semplice coincidenza tro America abbiano potuto “inventare” qualcosa di una com-
casuale? Fosse un caso isolato potremmo essere tentati di plicazione e precisione così incredibili. La sua origine è sem-
pensarlo, anche se le probabilità sono estremamente basse; pre rimasta avvolta nel mistero.
ma abbiamo visto che la presenza di questi numeri è la norma La spiegazione di questo calendario si trova immediatamente
in tutti i contesti più o meno sacri di tutte le civiltà antiche, se si considera il ciclo dei 128 anni e l’unità di misura del
per cui il caso è da escludersi categoricamente. L’ignoto sa- tempo naturale. Essendo il numero 128 uguale a 2^7 (elevato
cerdote ebreo che ha scritto questi versi, certamente più di alla settima potenza), l’adozione di questo ciclo offre la possi-
duemilacinquecento anni fa, conosceva il calendario basato bilità di concepire intere famiglie di calendari perpetui, tutti
sul ciclo di 128 anni ed ha voluto utilizzare questo passo con la medesima precisione.
come “promemoria”; molto probabilmente, criptate nel te- Il procedimento è il seguente:
sto, ci sono altre informazioni relative a questo calendario ed • Si considera la lunghezza dell’anno solare di 365 giorni esat-
al suo impiego. ti per tutta la durata di un periodo costituito da S = 4n anni
Questo semplice passo della Bibbia, da sempre sotto gli occhi (che chiamerò “periodo secolare”).
di tutti, costituisce una prova certa che i sacerdoti antichi • Al termine di ogni periodo secolare si aggiungono n giorni
avevano conoscenze scientifiche di livello superiore a quello • Al completamento di un ciclo C = 128n, pari a 32 periodi se-
che riteniamo proprio del loro periodo e che venivano mante- colari, non si aggiungono gli n giorni.
nute rigorosamente segrete, ed è per questo quindi che sono Ciascuna famiglia di calendari sarà poi caratterizzata dalla
andate perdute. Sono sopravvissute ovunque, però, le tracce suddivisione in mesi e/o settimane che si vuole attribuire ai
certe di queste conoscenze, costituite dai numeri da esse de- 365 giorni dell’anno solare.
rivati, applicati nei contesti più vari. Per quanto riguarda la suddivisione in mesi ci sono varie pos-
Possiamo escludere che queste conoscenze siano state svi- sibilità: 12 mesi di 30 giorni ciascuno (più 5 giorni finali); 13
luppate autonomamente (e con gli stessi risultati) da tutti i mesi di 28 giorni ciascuno (più 1 giorno), oppure 18 mesi di 20
popoli antichi, anche perché non possedevano i mezzi stru- giorni ciascuno (più 5 giorni finali).
mentali e matematici per farlo. Per arrivare a queste unità di L’elemento determinante per la costruzione di un calendario
misura del tempo e a tutte queste grandezze è necessario in- razionale, però, è la suddivisione in settimane, necessaria per
fatti conoscere la lunghezza dell’anno con una precisione fino spezzare il mese in periodi più corti.
alla quarta cifra decimale, e di qui risalire al ciclo dei 128 Questa presenta un problema: qualunque sia la durata pre-
anni, che in occidente era ancora ignoto ai tempi della rifor- scelta per la settimana, non avremo mai un numero intero di
ma gregoriana. settimane in un anno solare (anche scegliendo una settimana
di 5 giorni si avrebbe uno sfasamento di 1 giorno ogni 4 anni).
Il calendario centroamericano Per ovviare a questo inconveniente si può ricorrere all’impie-
Esse, quindi, sono state trasmesse da una qualche civiltà in go di un “anno ausiliario”, formato da un numero intero e fis-
grado di effettuare osservazioni astronomiche di grande pre- so di settimane, e di durata tale che il numero di anni solari e
cisione ed effettuare calcoli matematici complessi, che sta di anni ausiliari in un periodo secolare sia costante.
all’origine sia delle civiltà euroasiatiche che di quella ameri- Per esempio, si può ottenere una famiglia di calendari di que-
cane. La connessione con il ciclo dei 128 anni, infatti, è an- sto tipo considerando l’anno solare diviso in 18 mesi di 20
cora più eclatante e stupefacente nel calendario centroameri- giorni ciascuno, più 1 mese finale di 5 giorni, ed utilizzando
cano. Gli Aztechi, i Maya, i Toltechi, e prima di loro gli Olme- una settimana di lunghezza n da 1 a 18 giorni, che si ripete
chi, avevano in comune un calendario che era basato su un all’infinito, e un anno “ausiliario” di lunghezza pari a 20 setti-
anno ausiliario di 260 giorni (che veniva chiamato “Tzolkin” e mane. I parametri caratteristici di questa famiglia di calenda-
veniva considerato sacro), diviso in 20 settimane di 13 giorni ri sono sintetizzati nella seguente tabella:
(e 13 mesi di 20 giorni), che definiva un periodo secolare di 52
anni. L’anno solare era diviso a sua volta in 18 mesi di 20

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Misteri e Storia

n T = 20 n S=4n C = 128 n
durata settimana (giorni) durata anno ausiliario (giorni) per. secolare (anni solari) durata di un ciclo (anni solari)
1 20 4 128
2 40 8 256
3 60 12 384
4 80 16 512
5 100 20 640
6 120 24 768
7 140 28 896
8 160 32 1024
9 180 36 1152
10 200 40 1280
11 220 44 1408
12 240 48 1436
13 260 52 1664
14 280 56 1792
15 300 60 1920
16 320 64 2048
17 340 68 2176
18 360 72 2304

L’anno ausiliario è sempre formato da 20 settimane di n giorni e ogni altro di tenere sotto controllo altre grandezze astronomi-
reciprocamente da n mesi di 20 giorni ciascuno. che, oltre all’anno solare, come per esempio i cicli lunari e i pe-
Inoltre fra l’anno solare e l’anno ausiliario c’è uno straordinario riodi sinodici di Marte e Venere. Per esempio, l’anno sinodico di
intreccio di numeri, che può addirittura apparire magico, ma Marte è di circa 780 giorni, pari a 3 anni ausiliari di 260 giorni
che è dovuto in realtà al fatto che tra loro esistono le seguenti (780=260×3). L’anno sinodico di Venere è di circa 584 giorni,
relazioni: pertanto ci sono esattamente 5 anni venusiani in 8 anni di 365
1) 360 x 4n = T x 72 giorni (5 x 384 = 8 x 365). Inoltre, poiché
2) 72T + (5x4n) +n = (72+1)T + n = 1461 n = (360 + 5) 4n + n 584×65=260×146=365×104, si stabilisce un ciclo di 104 anni
La formule 2) esprimono il numero di giorni e settimane conte- (pari a 2 periodi secolari di 52 anni) in cui anno solare, venusia-
nuti in ognuno dei 32 periodi secolari di un ciclo completo (ad no e tzolkin formano un intreccio davvero singolare.
eccezione dell’ultimo, che ha una settimana in meno degli al- E infatti le società centroamericane davano una enorme impor-
tri). 1461 è il numero di giorni contenuti in 4 anni giuliani tanza ai periodi sinodici di Venere e Marte.
(365,25 x 4= 1461) e rappresenta un rapporto ricorrente nei ca- Al termine di ogni periodo secolare di 52 anni risultava un ritar-
lendari. Si chiama anche “numero sotico”, dal nome del “perio- do del calendario di 13 giorni (52/4), e cioè proprio una settima-
do sotico” egizio, che durava appunto 1461 anni. na dello tzolkin. Questi, aggiunti ai 5 giorni infausti finali di
Il ciclo completo, pari a 128 n anni, contiene (1461×32)-1 = 46751 ogni anno, formavano un mese aggiuntivo di 18 giorni, che
settimane di n giorni (altro numero caratteristico di questo ci- chiudeva il periodo secolare all’insegna del terrore e della mor-
clo, perché è il numero esatto di giorni contenuti in 128 anni). E’ te. Era il mese durante il quale, secondo le tradizioni, doveva
evidente che il calendario centroamericano appartiene alla fa- verificarsi la fine del mondo, e per scongiurarla i sacerdoti azte-
miglia di calendari descritti nella tabella e precisamente quello chi effettuavano in quei giorni delle vere e proprie ecatombi
avente una lunghezza della settimana pari a 13 giorni. umane. Migliaia di prigionieri venivano sacrificati, mentre la
Qualsiasi altra durata prescelta per la settimana darebbe luogo popolazione si chiudeva terrorizzata nelle proprie case. Erano
ad un calendario del tutto analogo e agli stessi “magici” intrecci giorni talmente infausti che non venivano mai nominati e nep-
di numeri (che sono dovuti alle relazioni delle formule 1) e 2), pure conteggiati, come se non esistessero.
per cui ci si può domandare se esista una ragione particolare
per preferire questa durata. La risposta è senz’altro affermativa. L’orologio astronomico perenne
La scelta del 13 non è dovuta a ragioni scaramantiche, ma ri- Rimane da capire a quale scopo una civiltà avanzata avrebbe
sponde ad un preciso criterio utilitaristico. Infatti, l’anno ausi- dovuto inventare un calendario del genere e come poteva usar-
liario risultante di 260 giorni è quello che consente meglio di lo in modo semplice, alla portata di tutti e non soltanto di una

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Misteri e Storia

ristretta casta di sapienti. La risposta a questa domanda ci for- mana, assieme alla lancetta corta. Il nuovo periodo secolare ini-
nisce la conferma che il calendario azteca è stato inventato da zia perciò con le due lancette in fase sull’1, che diventa il nuovo
una civiltà avanzata non solo da un punto di vista astronomico zero di riferimento. L’operazione si ripete identica per 31 perio-
e matematico, ma anche tecnologico. L’interesse di questa fa- di secolari. Al termine del 32.mo periodo secolare il meccani-
miglia di calendari, infatti, non sta tanto nella sua eleganza for- smo deve provvedere ad azzerare il tutto, senza aggiungere la
male, quanto piuttosto nel fatto che essa è caratterizzata da una solita settimana, ed ha inizio un nuovo ciclo di 32 periodi seco-
settimana di n giorni che “gira” all’infinito ed è un sottomulti- lari. E così via indefinitamente. Come si vede, si tratta di un
plo intero rispetto sia all’anno ausiliario, che al periodo secolare meccanismo molto semplice, ma per farlo funzionare in modo
e al ciclo. Ciò consente di realizzare un vero e proprio “orolo- automatico è necessario disporre di “contatori”, che tengano il
gio” astronomico, valido per l’intera la famiglia, di facile impie- computo dei giri delle lancette e facciano scattare i meccanismi
go e in grado di conteggiare gli anni indefinitamente, mante- di autoregolazione al momento opportuno. Si vede subito che
nendo lo scarto annuo medio rispetto all’anno solare nell’ordi- sono necessari 3 contatori, che effettuino il conteggio rispetti-
ne di 1 secondo. mL’orologio si basa sulle relazioni 1) e 2); la sua vamente di:
realizzazione, pertanto, è pressoché obbligata. Il meccanismo • numero di giri della lancetta lunga (proporzionale agli anni so-
base consiste in una ruota centrale, che avanza di uno scatto al lari)
giorno e compie un giro completo dopo n scatti, cioè una setti- • numero di giri della lancetta corta (proporzionale agli anni au-
mana. All’esterno c’è una ghiera circolare, divisa in 20 parti, siliari)
lungo la quale si muovono due lancette, una lunga ed una cor- • numero dei periodi secolari trascorsi.
ta. La lancetta lunga conta i giorni e avanza di una unità ad ogni Cominciamo con il contatore dei periodi secolari. Il fatto che 32
scatto della ruota centrale. La lancetta corta conta le settimane = 2^5, suggerisce di utilizzare un contatore binario, costituito da
ed avanza di una unità ogniqualvolta la ruota centrale completa quattro registri in cascata, ognuno in grado di contare fino a 4.
un giro.
Fig. 2
Fig. 1

che potranno essere posizionati sul quadrante nel seguente


modo:

Fig. 3

Un giro completo della lancetta lunga rappresenta un mese di


20 giorni.
Un giro completo della lancetta corta rappresenta 20 settimane,
cioè 1 anno ausiliario completo (T=20n).
Per le relazioni 1) e 2) si ha che:
• la lancetta lunga compie 73 giri completi ogni 4 anni di 365 gg.;
• la lancetta corta compie 73 giri completi ogni periodo secolare
(4n anni di 365 gg) Quando il primo registro ha completato il conteggio di 4 unità,
Al termine del periodo secolare, quindi, le due lancette si ven- il secondo registra 1. Il terzo registro inizia a contare soltanto
gono a trovare in fase sullo zero, avendo la lancetta lunga effet- dopo che il secondo è arrivato a 4 e così via. Poiché il conto fi-
tuato n volte i giri della corta. A questo punto per rifasare il ca- nale deve essere 32 periodi secolari di 4n anni ciascuno, il con-
lendario con l’anno solare bisogna aggiungere n giorni, cioè una tenuto dei registri sarà, a partire dal più alto:
settimana. Ciò si ottiene arrestando momentaneamente la lan- – 32 S (128n anni) – 8 S (32n anni) – 2S (8n anni) – ½ S (2n anni)
cetta lunga e facendola avanzare soltanto al termine della setti- L’ingresso al primo registro è costituito dall’uscita del contatore

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Misteri e Storia

di giri della lancetta corta (contatore degli anni ausiliari). Un pe- periodi secolari. Il cerchio più esterno, infine, rappresenta i 64
riodo secolare è indicato da 72+1= 8×9 +1 giri; per ragioni di con- mezzi periodi secolari che costituiscono l’uscita del primo regi-
trollo, conviene conteggiare i giri a gruppi di 3, a loro volta rag- stro. Da notare che la scala dei tempi dell’orologio cambia al
gruppati in gruppi di 9 (3×3), conteggiati infine in due gruppi di cambiare di n. Dovrà esserci pertanto un meccanismo che con-
4, ciascuno rappresentante mezzo periodo secolare (2x4x3x3 – senta di variare la lunghezza n della settimana, ed il valore im-
il 73.mo giro non viene conteggiato e può servire per predispor- postato dovrà comparire sul quadrante. L’aspetto finale del-
re gli automatismi di fine periodo secolare). Questa modalità di l’orologio astronomico, quindi, risulterà quello di fig. 6.
conteggio consente all’utilizzatore del calendario di avere il mi-
glior controllo possibile delle durate astronomiche di qualche
interesse. Infine viene il contatore di giri della lancetta lunga,
indispensabile perché indica il trascorrere degli anni solari. Do-
vendo conteggiare 72+1 giri ogni 4 anni, sarà l’esatta replica del
precedente e indicherà il trascorrere del tempo di 9 mesi in 9
mesi (mezzo anno). Il quadrante del contatore, pertanto, sarà
propriamente rappresentato nel seguente modo:

Fig. 4
L’orologio astronomico completo avrà un aspetto grosso modo
come quello della figura 5. Fig. 6
La rappresentazione in cerchi concentrici consente di visualiz-
zare altri fenomeni astronomici o astrologici che siano in rap-
porto costante con la durata dell’anno solare. Per esempio, i
mesi lunari, gli anni sinodici di Venere e Marte e così via. Al-
l’esterno, poi, si possono rappresentare costellazioni e segni zo-
diacali e tenere quindi sotto costante controllo anche la preces-
sione. Questo tipo di calendario, quindi, consente di costruire
un orologio astronomico perenne, in grado di controllare in ma-
niera semplice, su di un unico quadrante, praticamente tutte le
durate astronomiche di un qualche interesse. Questa anzi sem-
bra l’unica ragione che giustifichi l’invenzione di una famiglia
di calendari così complicati come quello descritto e dobbiamo
quindi presumere che meccanismi del genere siano stati co-
struiti e che fossero in possesso di sacerdoti del Centro Ameri-
ca.

La pietra del sole


C’è da osservare che la struttura di un orologio astronomico ba-
sato sulla famiglia di calendari ora descritta è praticamente ob-
bligata (a parte varianti stilistiche), per cui se mai dovessimo
vedere una sua rappresentazione, dovremmo essere in grado di
riconoscerla immediatamente e con certezza. Ed in effetti basta
Fig. 5 dare un’occhiata alle varie incisioni di calendari ritrovate nel
Il fatto di registrare i periodi secolari in contatori in cascata con- Messico, per rendersi conto che il meccanismo centrale di que-
sente di rappresentare il loro contenuto graficamente mediante sto orologio è rappresentato in un gran numero di essi.
cerchi concentrici: il primo cerchio rappresenta il contenuto del La rappresentazione più chiara e completa è quella che si può
registro più alto e quindi dell’intero ciclo calendariale, di 32 pe- osservare sulla cosiddetta Piedra del Sol, Pietra del Sole, un
riodi secolari, ed è suddiviso in 4 settori di 8 periodi secolari grande disco del diametro di circa due metri, scolpito dagli Az-
ciascuno. Ogni settore contiene per intero il terzo registro ed è techi a Tenochtitlan nel 1492.
quindi a sua volta suddiviso in 4 settori, ciascuno contenente 2

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Misteri e Storia

20 giorni del mese. Si riconoscono bene i due contatori dei


giri delle lancette, con associati gli indicatori dei semianni so-
lari e dei semiperiodi secolari. Inconfondibili, infine, i 4 regi-
stri binari che tengono il conteggio dei periodi secolari di 52
anni. All’esterno della ghiera dei giorni c’è un primo cerchio,
suddiviso in 40 rettangoli, ciascuno rappresentante 5 unità.
Vengono definiti quindi 200 periodi che dovrebbero rappre-
sentare i 200 anni sinodici di Marte compresi in 600 anni au-
siliari di 260 giorni. Il cerchio successivo è suddiviso in 8 set-
tori, ciascuno diviso in 10 parti. Tenuto conto che un giro
completo rappresenta un ciclo di 1664 anni (32×52), ognuna
delle 80 divisioni viene ad avere un valore di 20,8 anni e cioè
esattamente 13 anni sinodici di Venere, cifra molto significati-
va, vista la coincidenza con la “scala” di questo calendario
mNei cerchi successivi sono rappresentati i 32 periodi ed i 64
semiperiodi secolari del ciclo. Interessante è il simbolo che
compare periodicamente lungo il cerchio esterno, formato da
un rettangolo contenente 5 unità sormontato da 3 “tacche”.
Sembra logico interpretarlo come la rappresentazione (una
sorta di “zoom” sulla scala dei tempi) dei 3×33 mesi lunari e 5
anni di Venere contenuti in 8 anni solari. Tutto combacia.
Non c’è dubbio, quindi, che su questa pietra sia scolpita la
Fig. 7 – Piedra del Sol rappresentazione di un oggetto meccanico reale, che lo scul-
Si osserva innanzitutto il fatto che al centro della fascia più tore azteca ha riprodotto in maniera fedele, quasi fotografica,
esterna, in alto, compare in bella evidenza il numero 13, che al punto che sarebbe facile costruire un orologio astronomico
stabilisce la scala dei tempi del calendario. Nel mezzo del di- basato sul ciclo dei 128 anni perfettamente funzionante e fun-
sco è chiaramente riconoscibile il meccanismo dell’orologio zionale, in tutto identico alla rappresentazione della pietra.
astronomico, con la ruota centrale che conta i giorni della set- Questo orologio costituisce una delle tante prove che si stan-
timana (il sole che gira 13 volte) e due lancette, una lunga e no accumulando a favore dell’esistenza di una civiltà molto
una corta, puntate su una ghiera circolare che rappresenta i avanzata, che sarebbe esistita in un lontano passato da qual-
che parte nel mondo.
Il marchio di Atlantide La domanda che sorge immediata-
mente è: “Chi fece questo orologio astronomico e quando?”
Una risposta precisa e attendibile potrebbe essere data dalla
rappresentazione stessa. Di solito sugli oggetti del tipo di
quello rappresentato c’è una firma, un’etichetta o un marchio
che identifica in qualche modo l’autore e/o il paese da cui
provengono. Qualcosa del genere potrebbe essere rappresen-
tato nella parte inferiore della “Pietra del Sole”, dove è illu-
strata una scena che non è funzionale nel meccanismo del-
l’orologio e sembra piuttosto strana.

Fig. 8

L’interpretazione convenzionale di questa immagine è che


rappresenti due “serpenti piumati” che ingoiano due uomini.

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Misteri e Storia

Ci sono, però, alcuni dettagli in esso che non hanno senso con
questa interpretazione. E’ evidente che l’artista azteca ha
scolpito la pietra osservando direttamente l’orologio mecca-
nico, od una sua riproduzione fedele. Sembra però che non
abbia capito cosa fosse rappresentato nel modello da cui sta-
va copiando e, quindi, che abbia introdotto alcune piccole
modifiche per ottenere una rappresentazione che avesse sen-
so per lui. Se noi potessimo scoprire che cosa rappresentava
veramente il suo modello, avremmo delle indicazioni sull’ori-
gine del dispositivo meccanico rappresentato sulla Pietra del
Sole. Possiamo risolvere il problema esaminando l’immagine
pezzo per pezzo, cominciando dalle due figure umane. Se le
isoliamo dal resto della rappresentazione otteniamo un’im-
magine chiaramente definita, che ha di per se stessa un senso
completo.
azteca, il quale non conosceva nulla che assomigliasse ad un
Fig. 9 elefante. Quindi, egli dovette cambiare alcuni dettagli, in
modo da ottenere una rappresentazione che avesse senso per
lui. “Un marchio di fabbrica” costituito da due “dei” con sullo
sfondo due elefanti, da dove mai può venire? La prima rispo-
sta che viene in mente è dal sud-est asiatico, India o Indoci-
na. La civiltà indiana possedeva conoscenze molto avanzate
nel campo dell’astronomia e della matematica ed era in grado
di costruire congegni meccanici piuttosto complicati e ha la-
sciato numeri sacri collegati al ciclo dei 128 anni. Ma non ab-
biamo prove che fosse in grado di costruire meccanismi del
genere, né che avesse mai elaborato un calendario sul tipo di
quello centroamericano, basato sull’unità di misura naturale
Essa rappresenta due persone, con alcuni attributi significati- del tempo. Fra l’altro non ci sono prove che abbia mai avuto
vi che li caratterizzano come due “dei”, o comunque due per- contatti con l’America.
sonaggi di altissimo rango. Gli orecchini, o meglio i piatti auri- L’India, però, non è il solo posto dove esistessero nei tempi
colari, per esempio, sono un attributo tipico degli “dei” in tut- antichi elefanti del tipo rappresentato nella Pietra del Sole.
ta l’America Centrale (notare che anche il Dio-sole al centro Un fatto a cui viene data poca pubblicità dagli studiosi è che
della pietra ha orecchini dello stesso tipo), India, Cina e Sud- anche in Sud America esistevano elefanti fino alla fine del
est asiatico. Anche il loro “copricapo” è tipico degli “Dei” nel- Pleistocene, circa 11.500 anni fa.
le stesse aree. I Non si trattava di mammuth, che erano diffusi nel nord Ame-
l soggetto è chiaro e coerente e quindi possiamo ritenere, per rica ed in tutta l’Asia e l’Europa. Erano veri e propri elefanti,
questa parte, che non sia stata introdotta nessuna modifica di aspetto simile a quello indiano, da cui però gli scienziati
significativa dallo scultore, rispetto al suo modello. Eventuali tengono a distinguerli, chiamandoli col nome di “mastodon-
modifiche, quindi, dovrebbero essere state introdotte nella ti”. Di dove venissero non si sa; sta di fatto che le loro ossa si
restante parte della rappresentazione. Esaminando la figura trovano ovunque, anche in relazione con l’uomo, come nel
2, identifichiamo chiaramente una prima possibile modifica famoso sito archeologico di Monte Verde, in Cile, i cui occu-
nei “copricapi” dei due supposti serpenti. Sembra evidente panti vivevano 12.500 anni fa proprio cacciando il mastodon-
che nel modello originale dovessero avere una forma simme- te. Elefanti e antiche civiltà misteriose fanno del Sud America
trica e che una delle due estremità sia stata leggermente mo- un candidato più convincente dell’India come luogo d’origine
dificata dallo scultore per rappresentare le “narici” dei due del calendario meccanico azteca. Ma in tal caso la data si spo-
mostri. Una seconda ovvia modifica, poi, fu fatta per dar loro sta a prima della fine del Pleistocene, quando i mastodonti
degli occhi. scomparvero dal Sud America. La stessa epoca in cui Platone
Se ripristiniamo la forma originale dei copricapi e cancellia- sostiene esistesse Atlantide. Anche quest’isola, la patria per
mo gli occhi dei serpenti, otteniamo un’immagine che do- eccellenza degli “dei”, a detta di Platone pullulava di elefanti,
vrebbe essere molto vicina a quella del modello originale al punto che se dovessimo immaginare un “marchio” per
l’Atlantide, quello rappresentato dalla Pietra del Sole sarebbe
Fig. 10 tra i più indicati e suggestivi. L’orologio meccanico riprodotto
La nuova immagine è chiara, coerente ed ha perfettamente sulla pietra dall’ignoto scultore azteco era un prodotto di
senso per noi: invece di due improbabili “serpenti” che ingo- quella civiltà, costruito per misurare i millenni, con materiali
iano due teste umane, essa rappresenta due elefanti ben rico- in grado di durare per tutto il tempo necessario. Sarebbe
noscibili, del tipo indiano, con la proboscide alzata, che fanno quindi Atlantide la misteriosa e antichissima civiltà che per
da sfondo a due “Dei”. Questa era, con tutta probabilità, l’im- prima ha misurato la lunghezza dell’anno solare con una pre-
magine rappresentata nel modello che lo scultore della “Pie- cisione della quarta cifra decimale e che ha concepito quelle
tra del Sole” stava ricopiando. unità di misura del tempo da cui sono derivati i calendari ed i
Era un’immagine, però, che non poteva avere senso per un sistemi numerici di tutto il mondo antico.

Gli enigmi della Storia 25


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Misteri e Storia

WOTAN UN SAGGIO
DEL PROFESSOR
CARL G. JUNG 1936
26 Gli enigmi della Storia
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Misteri e Storia
di Carl Gustav Jung

C
on la guerra mondiale sembra essere sorta per
l’Europa un’epoca in cui accadono cose che prima
si sarebbero tutt’al più sognate. Già la guerra tra
nazioni civili era considerata quasi una vecchia
favola; una simile assurdità sembrava sempre
meno possibile in questo mondo ragionevole, a
organizzazione internazionale. E quel che seguì alla guerra fu
una vera tregenda. Crolli fantastici, mutamenti di carte geografi-
che, regressi politici verso prototipi medievali e antichi, stati che
ne fagocitavano altri superando di gran lunga, in quanto a totali-
tarismo, tutti gli esperimenti teocratici anteriori, persecuzioni di
cristiani e di ebrei, massacri politici di massa e, per finire, un’in-
cursione piratesca intrapresa a cuor leggero ai danni di un pacifi-
co popolo in via di sviluppo (1). Dove accadono cose simili in
grande, non ci si deve affatto meravigliare se in piccolo e picco-
lissimo succedono cose altrettanto strane. In campo filosofico
dobbiamo certamente attendere ancora qualche tempo prima
che si possa stabilire fondatamente che epoca sia quella in cui
viviamo. Ma in campo religioso avvengono fatti significativi.
Che in Russia al variopinto splendore della Chiesa greco-
ortodossa sia subentrato un movimento ateo di dubbio gusto e
di dubbia intelligenza non sorprende affatto, per quanto pure il
livello spirituale della reazione “scientifica” sia deplorabilmente
basso. In fin dei conti, anche nel vicino Oriente si tira un sospiro
di sollievo quando dall’atmosfera fumosa di quelle teorie di lam-

pade che sono quanto resta della Chiesa ortodossa si passa in


Jung scrisse l'articolo Wotan, apparso sulla Neue una decorosa moschea dove alla sublime, invisibile onnipresen-
za di Dio non si sostituisce una congerie di riti e suppellettili sa-
Schwezer Rundschau, che in seguito diverrà il primo cre. E, infondo, doveva prima o poi spuntare anche per la Russia
capitolo dell'opera Aspetti del dramma contemporaneo. il diciannovesimo sec. con il suo illuminismo “scientifico”. Ma
In esso afferma che l'archetipo Wotan/Odino dorme che in un paese veramente civile che si pensava avesse già da un
pezzo superato il Medioevo, un antico dio della tempesta e del-
nell'inconscio collettivo dei tedeschi, popolo guerriero l’ebbrezza, cioè quel Wotan che da tanto tempo era andato stori-
dall'epoca dei barbari germani: esso è il dio della guerra camente a riposo, potesse ridestarsi a una nuova attività come
un vulcano spento, questo è più che strano: è addirittura ecce-
e della distruzione, ma anche della rinascita nella zionale. Come noto, quel dio nacque nel movimento giovanile
mitologia norrena e germanica; se in Hitler si manifesta tedesco e fu onorato, fin dall’inizio della sua resurrezione, con
il primo aspetto (e tramite lui trasmesso alla Germania), sacrifici cruenti di pecore. Erano quei giovanotti biondi (talvolta
anche ragazze) che, armati di zaino e di chitarra, si vedevano ag-
quello violento, Jung spera che emerga nei tedeschi girarsi instancabili su tutte le strade d’Europa, da Capo Nord alla
anche il secondo. Sicilia, i fedeli seguaci del dio errabondo. Più tardi, verso la fine

Gli enigmi della Storia 27


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Misteri e Storia

della Repubblica di Weimar, si diedero al vagabondaggio le mi- to”, il suo Zarathustra incontrò un dio sconosciuto di forma in-
gliaia e migliaia di disoccupati che si incontravano dovunque er- sospettata, che ora gli si faceva incontro con ostilità , ora si rive-
ranti senza meta. Nel 1933 non si girovagava più, si marciava a stiva della sua stessa forma. Così Zarathustra stesso è indovino,
centinaia di migliaia, dai bambinelli di cinque anni ai veterani. Il incantatore e vento di burrasca:
movimento hitleriano mise letteralmente in piedi l’intera Ger- “E un giorno voglio soffiare come un vento anche tra loro e col mio
mania, dando vita allo spettacolo di una nazione che migrava spirito togliere il fiato al loro spirito: così vuole il mio futuro”. In
segnando il passo. Wotan, il viandante, si era destato. Lo si pote- verità, Zarathustra è un vento vigoroso per tutte le bassure; e que-
va vedere nella sala di adunanze di una setta della Germania set- sto consiglio egli dà ai suoi nemici e a tutto quanto vomita e sputa:
tentrionale formata da gente modesta, raffigurato come un Cri- “guardatevi dallo sputare contro il vento!” (4).
sto un po’ imbarazzato, seduto su un cavallo bianco. Non so se E quando Zarathustra sogna che, custode delle tombe nella roc-
queste persone fossero al corrente della primigenia parentela di ca montana della morte, vuole aprire il portone, e “un vento
Wotan con le figure del Cristo e di Dionisio; è probabile di no. In mugghiante ne sbatacchiò i battenti”:
un primo tempo Wotan, l’instancabile viandante, il mettimale “Con fischi, strida e sibili mi gettò un feretro nero. E mugghiando e
che va suscitando qua e là litigi e operando magie, fu trasforma- fischiando e stridendo il feretro si spaccò, vomitando risate in mil-
to dal cristianesimo in un demonio; non era più che un fuoco fa- le forme”.
tuo nelle notti di tempesta, un cacciatore spettrale accompagna- il discepolo, interpretando il sogno dice:
to dal suo seguito e, anche questo, soltanto in tradizioni locali, “Non sei tu forse il vento dagli striduli fischi, che spalanca le porte
che si andavano sempre più affievolando. Fu la figura di Aasve- alle rocche della morte? Non sei tu stesso la bara piena di cattiverie
multicolori e di angeliche smorfie della vita?” (5)
In questa immagine spicca potentemente il segreto di Nietzsche,
che fin dal 1863-64 aveva scritto (Al dio ignoto):
Ti voglio conoscere, sconosciuto, Tu che mi afferri nelle profondità
dell’anima E attraversi la mia vita come una tempesta, Tu inaffer-
rabile, simile a me! Ti voglio conoscere e ti voglio servire.
E vent’anni più tardi, nel suo magnifico Inno al maestrale, dice:
Come ti amo vento maestrale, Spazzanubi – scacciamalanni -Sco-
pacielo – vento muggente! Non siamo d’un’unico grembo Noi le
primizie, d’un’unica sorte, Noi eternamente predestinati? (6)
Nel ditirambo conosciuto come Lamento di Arianna (7)
Nietzsche è totalmente vittima del dio cacciatore, per cui anche
la forzata autoliberazione di Zarathustra in fin dei conti non
cambia più niente:
Giù prostrata, inorridita, quasi una moribonda cui si scaldano i
piedi squassata, ahimè!, da febbri ignote, tremante per gelidi dardi
pungenti, glaciali, incalzata da te, pensiero! Innominabile! Velato!
Orrendo! Tu cacciatore dietro le nubi! Fulminata a terra da te, oc-
chio beffardo che dall’oscuro mi guardi! Eccomi distesa, mi piego,
mi dibatto, tormentata da tutte torture eterne, colpita da te, cru-
ro, sorta nel Medioevo, quella che assunse la parte del viandante delissimo cacciatore, sconosciuto – dio…
senza pace; si tratta di una saga cristiana, non giudea: il motivo Questa notevole immagine del dio cacciatore non è soltanto una
del viandante che non ha accettato Cristo fu proiettato sugli figura retorica ditirambica, ma un’esperienza vissuta a Schul-
ebrei (così di solito ritroviamo negli altri i nostri contenuti diven- pforta da Nietzsche quindicenne e descritta da Elisabeth Foer-
tati inconsci). sterNietzsche (8). Mentre di notte vagabondava in un bosco te-
In tutti i casi la coincidenza dell’antisemitismo con il risveglio di tro, dapprima fu spaventato da “un grido stridulo proveniente
Wotan è una finezza psicologica che forse vale la pena di ricor- dal vicino manicomio” e poi incontrò un cacciatore “dai tratti lu-
dare. I giovani che celebravano il solstizio non furono i soli a gubri, selvaggi”. In una valle “circondata da una impenetrabile
percepire quel frusciare nella foresta primigenia dell’inconscio; sterpaglia” il cacciatore si mise uno zufolo fra i denti ed “emise
esso era già stato intuito profeticamente anche da Nietzsche, un suono acuto” sì che Nietzsche perse la conoscenza e si ride-
Schuler, Stefan George Klages (2). La civiltà renana e del territo- stò a Pforta. Era stato un incubo. E’ significativo che il dormien-
rio a sud del Meno non può certo liberarsi con facilità dall’en- te, che voleva andare ad Eisleben, la città di Lutero, discuta con
gramma classico; ragion per cui si richiama volentieri (appog- il cacciatore se andare invece a “Teutschental” (valle dei Germa-
giandosi ai prototipi classici), all’antica ebbrezza e all’antica esal- ni). Ed è quasi impossibile confondere l’acuto fischio del dio del-
tazione, cioè a Dioniso, puer aeternus ed Eros cosmogonico (3). la tempesta nel bosco notturno. Dobbiamo davvero soltanto al
Senza dubbio alcuno ciò è più corrispondente alla mentalità fatto che Nietzsche fosse filologo classico che il dio sia stato
classica di quanto non sia Wotan, il quale però costituirebbe un chiamato Dioniso e non Wotan, o lo dobbiamo anche al suo in-
riferimento più esatto. Egli è infatti un dio d’impeto e di bufera, contro fatale con Wagner? In una strana visione, Bruno Goetz
un infuriare di passioni e di ardore guerriero; è per di più un po- lesse il segreto degli avvenimenti che sarebbero accaduti in Ger-
tente incantatore e illusionista, versato in tutti i segreti della na- mania (9). Quel libro mi colpì allora come previsione del tempo
tura occulta. Quello di Nietzsche è certamente un caso particola- in Germania, e l’ho tenuto sempre presente. Esso intuisce il con-
re. Egli non aveva conoscenza alcuna della cultura germanica. trasto esistente fra il regno delle idee e quello della vita, tra il ge-
Quando ebbe scoperto il filisteo saccente, e quando Dio “fu mor- mino dio della tempesta e del segreto fantasticare, che scompar-

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Misteri e Storia

ve quando caddero le sue querce e ritorna quando il Dio dei cri- dire che le menadi costituivano una SA femminile (10), secondo
stiani si rivela troppo debole per salvare la cristianità dalla strage il racconto mitico, piuttosto pericolosa. Wotan si limita ai furi-
fratricida. Allorché a Roma il Santo Padre, privo di ogni potere, bondi Berserker, che erano impiegati come guardie del corpo dei
non ebbe che Dio cui rivolgersi in favore del grex segregatus, rise mitici re. Per uno spirito ancora infantile che consideri gli dei
il vecchio cacciatore monocolo sul limitare della foresta germa- come realtà metafisiche realmente esistenti ovvero come inven-
nica, e sellò Sleipnir. Se ci fosse lecito dimenticare per un mo- zioni giocose o superstiziose, il suddetto parallelo fra Wotan re-
mento che viviamo nell’anno del Signore 1936 e che per conse- divivus e la tempesta socialpolitica e psichica che scuote la Ger-
guenza crediamo di spiegare il mondo razionalmente in base ai mania odierna potrebbe almeno passare per una parabola. Ma
fattori economici, politici e psicologici; se accantonassimo la no- poiché gli dei sono indubbiamente personificazioni di forze psi-
stra bene intenzionata ragionevolezza umana, troppo umana; se chiche, l’affermare la loro esistenza metapsichica è una presun-
ci permettessimo di accollare a Dio o agli dei, anziché all’uomo, zione dell’intelletto tanto quanto l’ipotesi che essi siano stati in-
la responsabilità degli eventi contemporanei, allora Wotan fa- ventati. Le “forze psichiche” non hanno certamente niente a che
rebbe proprio al caso nostro come ipotesi casuale. Oso perfino fare con la coscienza; per quanto ci piaccia trastullarci con il
avanzare l’eretica affermazione che il vecchio Wotan, col suo ca- pensiero che coscienza e psiche siano identiche, la nostra non è
rattere abissale, insondabile, spiega il nazionalsocialismo più di altro che una presunzione dell’intelletto. La nostra mania di
quanto lo facciano, messi insieme, i predetti tre ragionevoli fat- spiegare tutto razionalmente trova una base sufficiente nel ti-
tori. Per quanto ognuno di essi chiarisca un aspetto importante more metafisico, poiché illuminismo e metafisica sono stati
delle cose che stanno accadendo in Germania, tuttavia Wotan di sempre fratelli ostili. Le “forze psichiche” hanno piuttosto a che

più e proprio sul fenomeno generale, che rimane estraneo e in- fare con l’anima inconscia; per questo tutto ciò che si fa improv-
comprensibile a chi non sia tedesco, anche dopo la più profonda visamente incontro all’uomo uscendo da quell’oscura regione è
riflessione. Forse possiamo designare questo fenomeno genera- considerato o come proveniente dall’esterno e perciò reale, o
le come Ergriffenheit, cioè possibilità di essere afferrato, di esse- come un’allucinazione e perciò non reale. Ma la possibilità che
re posseduto. Questo termine presuppone un Ergriffener, un esistano cose vere che non provengano dall’esterno è finora a
“afferrato”, un “posseduto”, ma anche un Ergreifer, “uno che af- malapena balenata alla mente dell’uomo del nostro tempo. Si
ferra”, che possiede. Se non si vuole addiritura divinizzare Hi- può, è vero, per maggiore chiarezza e sfuggire ai pregiudizi, pre-
tler, cosa che del resto è anche accaduta, resta soltanto Wotan, scindere dal nome e dal concetto di Wotan e indicare la stessa
che è “uno che afferra”, cioè che possiede, gli uomini. E’ vero cosa come furor teutonicus; così facendo tuttavia si viene a dire
che suo cugino Dioniso divide con lui questa caratteristica, ma lo stesso, e non così bene, poiché il furor in questo caso è una
egli sembra averla estesa anche al genere femminile. Si può ben semplice psicologizzazione di Wotan e non significa nulla di più

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Misteri e Storia

del fatto che il popolo si trova in uno stato di furore. Con ciò vie- In Germania è scoppiato l’uragano, mentre noi crediamo ancora
ne meno una preziosa caratteristica dell’intero fenomeno, cioè che faccia bel tempo. Da noi in Svizzera, ora da sud, ora da nord,
l’aspetto drammatico dell’Ergreifer, di colui “che afferra” e del- si leva un soffio di vento, talvolta un po’ sospetto, talaltra inno-
l’Ergriffener, cioè di colui che è stato “afferrato”, posseduto da cuo, e così idealistico che nessuno se ne accorge. Quieta non mo-
lui. Ma quello che colpisce maggiormente nel fenomeno tedesco vere: qui da noi con questa riconfortante saggezza si va avanti
è proprio il fatto che un uomo evidentemente “posseduto”, bene. E’ stato rimproverato agli svizzeri di avere una netta ripu-
“possegga” a tal segno l’intera nazione che tutto si mette in mo- gnanza per il costituirsi del problema. Devo contestarlo: lo sviz-
vimento, comincia ad avanzare e inevitabilmente anche a sdruc- zero è capace di preoccuparsi ma non lo dice per nessuna ragio-
ciolare pericolosamente. Wotan mi sembra un’ipotesi eccellen- ne, anche se una corrente d’aria si è fatta sentire qua o là. Così
te. Egli era, si direbbe, soltanto addormentato, nel monte Kyf- paghiamo il nostro tributo in un’epoca di Sturm und Drang tede-
fhäuser, finché i corvi non gli hanno annunciato la frescura mat- sco, in silenzio, e così ci sentiamo molto migliori. I tedeschi han-
tutina. Wotan è una caratteristica basilare della psiche tedesca, no, loro, un’occasione storica forse unica di imparare, penetran-
un “fattore” psichico di natura irrazionale, un ciclone che livella do nel più intimo del loro cuore, da quali pericoli dell’anima il
e travolge le zone di alta pressione culturale. Sembra che i fedeli cristianesimo voleva salvare l’umanità. La Germania è una terra
di Wotan, nonostante tutta la loro stravaganza, abbiano visto di catastrofi spirituali, dove determinate forze naturali soltanto
più giusto dei fedeli del raziocinio. Wotan, e questo è stato evi- apparentemente fanno pace con la ragione dominatrice del
dentemente del tutto dimenticato, è un dato germanico primi- mondo. Il rivale della ragione è un vento che dalle vastità primi-
genio, la più vera espressione e non la superata personificazione tive dell’Asia soffia verso l’Europa su un ampio fronte che va dal-
la Tracia alla Germania, ora cacciando, come foglie secche, i po-
poli l’uno verso l’altro, ora ispirando pensieri che scuotono il
mondo dalle fondamenta; è un Dioniso elementare che infrange
l’ordine apollineo. Il suscitatore dell’uragano è chiamato Wotan;
per poter procedere a un più attento esame del suo carattere
dobbiamo non soltanto riconoscere le sue azioni storiche in
mezzo agli scompigli e ai rivolgimenti politici, ma abbiamo an-
che bisogno delle interpretazioni mitologiche, che non spiega-
vano ancora le cose in termini umani e secondo le limitate possi-
bilità umane, ma ne trovavano i motivi più profondi nella psiche
e nella sua autonoma potenza. La più antica intuizione umana
ha sempre deificato simili potenze, caratterizzandole ampia-
mente e con gran cura per mezzo dei miti, a seconda della loro
peculiarità. Ciò era tanto più possibile in quanto si trattava delle
immagini o dei tipi originali innati nell’inconscio di molte razze,
e che esercitavano su di queste un’influenza diretta (12). Si può
perciò parlare di un archetipo “Wotan” che, in qualità di fattore
psichico autonomo, produce effetti collettivi, delineando così
un’immagine della sua propria natura. Wotan ha una sua parti-
colare biologia, separata dalla natura del singolo, che solo di
quando in quando è afferrato dall’irresistibile influsso di quel
fattore inconscio; nei periodi di calma, invece, l’archetipo Wotan
è inconscio come un’epilessia latente. I tedeschi che erano già
adulti nel 1914 potevano prevedere quel che sarebbero stati nel
1935? Tali tuttavia sono gli effetti sorprendenti del dio del vento,
che soffia dove vuole e del quale non si sa da dove venga né
dove vada, che afferra tutto quel che incontra sul suo cammino
e abbatte tutto quello che non ha radici. Quando soffia il vento,
ciò che è esternamente e internamente malsicuro vacilla. Una
di una caratteristica fondamentale, particolare del popolo tede- recente monografia di Martin Ninck su Wotan (13)ha completato
sco. H. S. Chamberlain è un sintomo sospetto del fatto che anche e perfezionato la nostra conoscenza della natura di Wotan. Il let-
altrove esistono dei velati e dormienti. La razza germanica (vul- tore non tema che si tratti unicamente di uno studio scientifico,
go “ariana”), l’essenza nazionale germanica, il sangue e il suolo, i scritto con accademico sussiego. Sebbene i diritti della scienza
canti dei wagalaweia, le cavalcate delle valchirie, Gesù trasfor- obiettiva vi siano completamente tutelati e il materiale sia rac-
mato in biondo eroe dagli occhi celesti, la madre greca di san colto ed esposto in bell’ordine con rara perfezione e penetrazio-
Paolo, il diavolo come un Alberico (11) internazionale in edizione ne, è evidente che l’autore sente la sua materia come cosa vicina
giudea e massonica, la nordica luce polare segno di civiltà, l’in- alla vita reale e che la corda di Wotan vibra anche in lui. Non si
feriorità delle razze mediterranee, ecco lo scenario indispensabi- tratta di un difetto, ma di un’alta qualità del libro che senza que-
le su cui, in fondo, tutto ha lo stesso significato: la possibilità dei sta partecipazione dell’autore avrebbe potuto diventare una no-
tedeschi di essere “afferrati”, posseduti da un dio: sicché la loro iosa raccolta. Ninck traccia un quadro grandioso dell’archetipo
casa “è riempita da un vento selvaggio”. Poco dopo l’avvento di tedesco Wotan: lo descrive in dieci capitoli basandosi su tutte le
Hitler al potere, se non erro, il celebre “Punch” pubblicò una vi- fonti esistenti: quale guerriero furioso, dio delle tempeste e
gnetta raffigurante un irato Berserker che si libera dalle catene. viandante, lottatore, dio del desiderio e dell’amore, signore dei

30 Gli enigmi della Storia


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Misteri e Storia

morti, signore degli Einherjer (14), l’iniziato, l’incantatore, il dio tificava con quella del dio che lo teneva completamente in suo
dei poeti. Anche la sua mitica corte, le Valchirie e le Fylgje (15), potere. Ma presso i greci esistevano dei che prestavano il loro
sono prese in considerazione in quanto comprese nel significato appoggio all’uomo contro altri dei, e il padre Giove non era lon-
fatale di Wotan. La ricerca di Ninck sul nome di Wotan e sulla tano dall’ideale del despota benevolo e illuminato. Wotan non
sua provenienza è molto istruttiva; essa mostra come quel dio diede mai segni d’invecchiamento; sparì semplicemente, a
incarni tanto il lato impulsivo-emotivo dell’inconscio, quanto modo suo quando i tempi gli furono contrari, e rimase invisibile
quello intuitivo-ispiratore, e sia da un lato dio dell’ira e della fre- per più di un millennio, operando anonimamente e indiretta-
nesia, dall’altro un esperto dei caratteri runici e annunciatore mente. Gli archetipi somigliano a letti di fiume abbandonati
del destino. Per quanto Wotan sia stato identificato dai romani dall’acqua, che può farvi ritorno in un momento più o meno lon-
con Mercurio, nessun dio romano o greco corrisponde alle sue tano; sono come vecchi fiumi nei quali le acque della vita sono
caratteristiche. Con Mercurio ha in comune la vita errabonda; fluite a lungo, per poi sparire nel profondo; quanto più a lungo
con Plutone, e anche con Crono, l’imperio sui morti; la frenesia sono fluite nella stessa direzione tanto più è probabile che prima
lo lega a Dioniso, soprattutto nella sua forma mantica. Mi ha sor- o poi facciano ritorno al loro letto. Se nella società umana, e spe-
preso il fatto che Ninck non faccia mensione di Hermes, dio elle- cialmente all’interno dello stato, la vita del singolo è regolarizza-
nistico della rivelazione che, come pnéuma e nous, sta a signifi- ta con un canale, la vita delle nazioni è come la corrente di un
care il vento. Farebbe da ponte con lo pnéuma cristiano e col mi- fiume impetuoso che nessuno domina; o che, comunque, non
racolo di Pentecoste. Come Poimandres, pastore degli uomini, può mai dominare un uomo, ma Colui che è sempre stato più
Hermes è un dio “che afferra” gli uomini. Ninck osserva giusta- forte degli uomini. La Società delle Nazioni, che avrebbe dovuto
essere investita di autorità sovranazionale, è secondo alcuni un
bambino ancora bisognoso di protezione e di aiuto, secondo al-
tri un aborto. Così la vita delle nazioni scorre via senza freno,
senza guida, inconscia, come un macigno che precipita giù per
un pendio, fermandosi soltanto davanti a un ostacolo insupera-
bile. Perciò gli avvenimenti politici passano da un vicolo cieco a
un altro, come torrenti che si insinuano per burroni, meandri e
paludi. Dove non è il singolo a muoversi, ma la massa, il control-
lo umano vien meno, e gli archetipi cominciano a operare; lo
stesso accade nella vita dell’individuo quando si trova davanti a
situazioni che le categorie a lui note non riescono più a padro-
neggiare. Ma in che consista l’azione di un cosiddetto Führer nei
confronti di una massa in movimento, lo si può osservare con
ogni desiderabile chiarezza tanto al sud quanto al nord del no-
stro paese. L’archetipo dominante non rimane sempre lo stesso,
come dimostra ad esempio il fatto che sono state imposte limi-
tazioni alla durata dello sperato regno della pace, il regno “mille-
nario”. Il tipo mediterraneo del padre ordinatore, buon reggito-
re, perfino benevolo, è scosso nel modo più grave in tutta la par-
te settentrionale dell’Europa; ne porta testimonianza l’odierno
destino delle chiese cristiane. Il fascismo in Italia e gli avveni-
menti di Spagna mostrano che anche al sud lo sconvolgimento è
arrivato molto più in là di quanto ci si aspettasse. La stessa Chie-
sa cattolica non può più concedersi il lusso di una prova di forza.
Il dio nazionale ha assalito il cristianesimo su un ampio fronte,
sia che in Russia si chiami “scienza e tecnica”, in Italia “Duce”, e
in Germania “fede tedesca” o “cristianesimo tedesco” o “Stato”.
I Deutsche Christen (Cristiani Tedeschi) (16) sono una contradic-
tio in adjecto e farebbero molto meglio a passare alla Deutsche
Glaubensbewegung (movimento tedesco della fede) di Hauer
(17), cioè nel campo di quelle persone bene intenzionate e dab-
bene che da una parte riconoscono onestamente la loro Ergrif-
fenheit, e dall’altra si danno molta pena per rivestirla di una
mansione mediatrice storicamente valida che la faccia apparire
meno spaventosa. Si aprono così prospettive consolanti su gran-
mente che Dioniso, come gli altri dei, è rimasto sempre sottopo- di figure appartenenti, ad esempio, alla mistica tedesca, come
sto all’autorità di Giove onnipotente, ciò che rivela una profonda Meister Eckart che era un tedesco e anche ergriffen. Si evita così
differenza tra il temperamento greco e quello germanico. L’eli- la domanda imbarazzante: ma allora chi è l’Ergreifer (colui che
minazione di Crono, al quale Ninck attribuisce un’intima affinità afferra)? E’ sempre stato “Dio”. Ma quanto più Hauer, muoven-
con Wotan, potrebbe forse far pensare a un superamento e a una do dall’ampio cerchio indogermanico, si restringe a quello “nor-
scissione, in tempo preistorico, del tipo di Wotan. In tutti i casi, dico” e specialmente all’Edda, e quanto più diventa “tedesca” la
il dio germanico rappresenta una totalità a un livello primitivo, fede come espressione di Ergriffenheit, tanto più chiaro diventa
una situazione psichica nella quale la volontà dell’uomo si iden- che il dio “tedesco” è il dio dei tedeschi. Non si può leggere sen-

Gli enigmi della Storia 31


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Misteri e Storia

tempo filistei, adoniti, amoriti e altri che si trovavano al di fuori


dell’esperienza jahwistica e ne soffrivano certamente come di
una cosa assai spiacevole. L’esperienza semitica di Dio, Allah, fu
per molto tempo una faccenda penosissima per tutta la cristiani-
tà. Dal di fuori, noi giudichiamo troppo i tedeschi contempora-
nei come agenti responsabili. Sarebbe forse più giusto conside-
rarli anche come “vittime”. Se usiamo in modo conseguente il
nostro modo di vedere, che riconosciamo molto peculiare, dob-
biamo concludere che Wotan non dovrebbe manifestare soltan-
to il suo carattere inquietante, prepotente e tempestoso, ma an-
che l’altra faccia, del tutto diversa, estatica e mantica, della sua
natura. Se questa conclusione fosse confermata, il nazionalso-
cialismo non avrebbe certo l’ultima parola; ci sarebbe invece da
aspettarsi negli anni o nei decenni a venire cose che ancora non
possiamo nemmeno immaginare. Il risveglio di Wotan è un re-
gresso e un ritorno al passato; il fiume, per un ingorgo, ha rifatto
irruzione nel suo antico letto. Ma l’ingorgo non durerà per sem-
pre; forse è un reculer pour mieux sauter, e l’acqua sormonterà
l’ostacolo. Allora sarà palese quel che Wotan “mormorò alla te-
sta di Mimir”.

Note
1- Gli abissini
2- Dopo Nietzsche (1844-1900) si è sempre molto insistito sul lato “dionisiaco” della vita in contra-
sto con l’opposto “apollineo”. A partire dalla Nascita della tragedia (1872) l’immaginazione di filosofi
e poeti è stata posseduta dal lato oscuro, terrestre, femminile della vita, coi suoi aspetti mantici e
orgiastici. Gradualmente, si è venuti considerando l’irrazionalismo come l’ideale: come si vede per
esempio lungo tutte le ricerche di Alfred Schuler (morto nel 1923) sulle religioni dei Misteri, e più
particolarmente ancora negli scritti del Klages (1872-1956), filosofo dell’”irrazionalismo”. Per Kla-
ges, logos e coscienza distruggono la creatività della vita preconscia. In questi scrittori assistiamo
all’origine di un graduale rifiuto della realtà e negazione della vita quale è. Il che, in fin dei conti,
porta al culto dell’estasi culminante in una dissoluzione della coscienza nella morte: e ciò, ai loro
occhi, aveva valore di vittoria sui limiti materiali.
3-Vom kosmogonischen Eros è il titolo di una delle principali opere di Klages, pubblicata per la
prima volta nel 1922 a Jena.
za commozione il libro di Hauer (18), se lo si considera come il 4-Così parlò Zarathustra, tra. it. “Opere di Friedrich Nietzsche”, vol. 6, t. I (Adelphi, Milano 1968)
p.118.
tentativo, tragico e veramente eroico, di uno studioso di co- 5- Ibid., pp. 165sg.
scienza che, senza sapere in che modo gli sia accaduto, è stato 6- Canzoni del principe Vogelfrei, trad. it. in appendice a La gaia scienza, in “Opere di Friedrich Nietz-
sche”, vol. 5, t. 2 (Adelphi, Milano 1965) p.274.
chiamato e “afferrato”, in quanto appartenente al popolo tede- 7- In Ditirambi di Dioniso, trad. it. in “Opere di Friedrich Nietzsche”, vol. 6, t. 4 (Adelphi, Milano 1970)
sco, dalla non udibile voce dell’Ergreifer e ha tentato, tendendo p.47.
tutto il suo sapere e la sua capacità, di gettare un ponte tra 8-Das werdende Nietzsche (Monaco 1924).
9- Reich ohne Raum (Kièpenheuer, Potsdam, 1a ed. 1919; Seeverlag, Costanza, 2aed. 1925).
l’oscura forza vitale e il mondo luminoso delle idee e delle figure 10- SA = Sturm-Abteilung, reparto d’assalto. Ebbero questo nome corpi costituiti da Hitler nel 1921.
storiche. Ma che cosa significano tutte le bellezze del passato e 11- E’ il nano dalla barba grigia, custode del tesoro dei Nibelunghi, che Sigfrido vinse.
12- Si legga quel che scrive Bruno Goetz in Deutsche Dichtung (Vita Nova Verlag, Lucerna 1935) pp.
di un’umanità completamente diversa di fronte all’incontro, mai 36 sgg. E 72 sgg., su Odino dio errante tedesco. Purtroppo sono venuto a conoscenza di quel lavoro
prima sperimentato dall’uomo d’oggi, con un dio tribale vivente, dopo la compilazione del mio saggio.
13-Wodan und germanischer Schicksalsglaube (Diederichs, Jena 1935).
insondabile? Esse sono trascinate come foglie secche nel vortice 14- Gli Einherjer sono gli eroi morti abitanti nel Walhalla.
del vento impetuoso, e le ritmiche allitterazioni dell’Edda si insi- 15- Le Fylge sono spiriti accompagnatori, spesso in forme animali.
nuano fra i testi mistici cristiani, le poesie tedesche e la saggezza 16- Fu un movimento nazionalsocialista all’interno della Chiesa protestante, che tentò di eliminare
dal cristianesimo ogni vestigio dell’Antico Testamento.
delle Upanishad. Hauer stesso è afferrato dalla presaga profon- 17- Wilhelm Hauer, dapprima missionario e poi professore di sanscrito all’Università di Tubinga, fu il
dità delle primigenie parole tedesche in una misura di cui prima fondatore e leader della Deutsche Glaubensbewegung, il Movimento tedesco della fede. Cercò di
fissare una “fede tedesca” sulla base di testi e di tradizioni germanici e nordici, per esempio quelli
non si era certamente mai reso conto. Non è colpa né dell’indo- di Eckart e di Goethe. Il movimento cercò di combinare tendenze diverse e spesso incompatibili: al-
logo Hauer, né dell’Edda, poiché entrambi esistevano già da cuni suoi membri accettavano una forma espurgata di cristianesimo, altri si opponevano non solo
al cristianesimo in ogni sua forma, ma a qualsiasi tipo di religione o divinità. Uno degli articoli co-
molto tempo, ma di kairos – il momento presente del tempo – muni di fede, che il movimento adottò nel 1934, era: “Il Movimento tedesco della fede ha per scopo
che appunto, a un più attento esame, risulta adesso chiamarsi la rinascita religiosa della nazione sulle basi ereditarie della razza germanica”. Lo spirito del movi-
Wotan. Consiglierei perciò al movimento tedesco della fede di mento contrasta in certo modo con l’orazione funebre tenuta dal “consigliere superiore ecclesia-
stico” e pastore evangelico dottor Langmann, “vestito dell’uniforme delle SA e in stivaloni”, al
non farsi più troppi scrupoli. Le persone intelligenti non lo con- funerale del defunto Gustfloff, come viatico verso l’Ade. Egli gli addita il Walhalla, patria degli “eroi
fonderanno con i grossolani seguaci di Wotan che si limitano a Sigfrido e Baldur” che con il loro “sacrificio cruento alimentano la vita del popolo tedesco” come,
fra gli altri, ha fatto anche Cristo. Questo è più o meno quel che disse: “Spinga quel dio i popoli della
“simulare una fede”. Ci sono rappresentanti di quel movimento terra sulla loro via sonante d’armi attraverso la storia:… Signore, benedici Tu la nostra battaglia.
che, da un punto di vista intellettuale e umano, sarebbero piena- Amen”. Così concluse il pastore, secondo la Neue Zürcher Zeitung, N. 249 (1936); come funzione in
onore di Wotan fu senza dubbio molto edificante e molto tollerante verso i seguaci di Cristo. E’ la
mente nelle condizioni non soltanto di “credere”, ma anche di Chiesa confessionale incline alla stessa tolleranza? E’ pronta a predicare che Cristo ha versato il
“sapere” che il dio dei “tedeschi” è Wotan e non il Dio universale suo sangue per la salvezza degli uomini come, fra gli altri, hanno fatto Sigfrido, Baldur e Odino? Og-
dei cristiani. Non è un disonore ma un tragico evento. Da sem- gigiorno sono diventate improvvisamente possibili domande grottesche.
18-Deutsche Gottschau: Grundzüge eines deutschen Glaubens (Gutbrod, Stoccarda 1934).
pre è stato pericoloso cadere nelle mani del Dio e di un dio vi- (Fonte: Thule Italia)
vente. Come è noto Yahwèh non fa eccezione, e sono esistiti un

32 Gli enigmi della Storia


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Posta e Storia

Lettere al
dir t
e o
tr e Dario Maria Gulli

Gentile direttore, come posso cominciare a studiare - anche da un punto di vista storico- la fenomenologia degli angeli?
Luisa R. Belluno

C
ara lettrice, Emanuel Swedenborg è stato uno dei primi ad esporre argomentazioni e tesi diverse sul mondo degli angeli. Leggere i suoi
scritti può essere un primo interessante approccio al fenomeno. Swendenborg era un studioso che diceva di essere un illuminato per
via delle sue percezioni con il mondo degli angeli (non a caso è considerato uno dei padri dello spiritismo) e ha elaborato teorie dalle
quali hanno poi tratto riflessioni anche diverse religioni. Secondo lo spiritista ed esperto, gli angeli appartengono tutti al genere umano,
quindi non sono stati creati prima dell'uomo e nemmeno sono di una natura diversa, ma piuttosto si tratta di uomini in uno stato di
perfezione. A suo parere, ogni uomo diventerà un angelo dopo la morte, se ha condotto la sua vita nel bene e nella verità.
Ciò che colpisce è come immagina il dopo morte angelico. La condizione dell'uomo nella vita dopo la morte non è una condizione di esseri eterei ma è una
condizione simile a quella di questa vita.
Gli Angeli vivono in carne e ossa ma tutto è più perfetto ed è soggetto a condizioni fisiche differenti!
Esistono Angeli del Primo Cielo, o Angeli Naturali, Angeli del Secondo Cielo (o Cielo Medio), cioè angeli Spirituali, e Angeli del Terzo Cielo (o Cielo Intimo),
cioè Angeli Celesti; questi ultimi sono più perfetti nell'Amore e nella Sapienza di Dio.
Gli Angeli Celesti sono enormemente più sapienti degli Angeli Spirituali che a loro volta sono enormemente più sapienti degli angeli Naturali (che non sono
meramente naturali ma Celesti/Naturali o Spirituali/Naturali).

Le tesi di Emanuel Swedenborg riportate in Cielo e Inferno (di seguito un estratto)

170- L’uomo che pensa col solo lume naturale, non può capire che in Cielo esiste qualcosa di simile a ciò che esiste nel mondo. Egli si è confermato nel
concetto che gli angeli siano esseri soltanto mentali e cioè soffi eterei, e non abbiano i sensi che possiede l’uomo e quindi non abbiano occhi - e non
avendo occhi, che non vedano. Gli angeli invece hanno tutti i sensi che ha l’uomo, e persino molto più sviluppati. La luce in base alla quale essi vedono è
molto più brillante di quella in base alla quale vede l’uomo. Come abbiamo detto negli articoli 73 e 77, gli angeli sono uomini nella forma più perfetta;
gioiscono di tutti i sensi e godono di una luce molto più brillante di quella del mondo.
171 - E’ impossibile descrivere in poche parole le cose che appaiono agli angeli nei Cieli; esse sono per la maggior parte simili a quelle che sono sulla terra,
ma più perfette quanto alla forma e in più gran numero. Ciò che videro i profeti ci dà un’idea delle cose che sono in Cielo; per esempio quello che vide
Ezechiele a proposito del Nuovo Tempio e della Nuova Terra, la cui descrizione si trova dal XL al XLVIII capitolo; quello che vide Daniele, descritto dal capitolo
VII al XII; quello che vide Giovanni, descritto dal primo all’ultimo capitolo dell’Apocalisse, e quello che videro altri, la cui descrizione si trova nei libri storici
e profetici della Bibbia. Tutti costoro hanno visto tali cose quando il Cielo fu loro aperto, e si dice che il Cielo è aperto quando è aperta la vista interiore che
è la vista spirituale dell’uomo. Le cose che sono nei Cieli non possono essere viste con gli occhi del corpo dell’uomo, ma possono essere viste con gli
occhi del suo spirito. Quando piace al Signore, gli occhi dello spirito si aprono e allora l’uomo si sottrae alla luce naturale ed è elevato alla luce spirituale.
E’ in questa luce che anch’io ho visto le cose che si trovano nel Cielo.

Continuate a scriverci a [email protected]

Gli enigmi della Storia 33


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Misteri e Storia

34 Gli enigmi della Storia


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Misteri e Storia
di G. M. Bragadin

ILDEGARDA
DI BINGEN
Storia di una santità iniziatica
MICHELE PROCLAMATO...vive a L'Aquila dove, da alcuni anni, si è fatto promotore di iniziative che hanno come unica
finalità quella di svelare, al grande pubblico, quanto grande sia il lascito "misterico" del piccolo capoluogo abruzzese.
Per primo ha codificato il linguaggio dei Rosoni e ha ideato il "Tour del Mistero", basato sui siti sacri più importanti della
città, a cui ha aggiunto la prima guida "esoterica" della città aquilana: "La rivelazione dell'Aquila" con la collaborazione
di altri due autori. Scrive e pubblica il libro "Il Segreto delle Tre Ottave", basato sulla chiave "vibrazionale" da lui trovata
all'interno della basilica di Collemaggio. Ha condotto una serie televisiva dedicata ai suoi studi presso un'emittente
locale, guida turistica per escursioni non solo cittadine, tenendo come filo condutore la Costellazione Aquila, base non
solo della planimetria sacra della città delle Aquile.

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Misteri e Storia

L
a differenza che c’è tra Robert Langdon, il simbolo- neta. Il metodo di ricerca di Michele sconcerta, specie a chi lo
go protagonista dei romanzi di Dan Brown, e Mi- legge o studia per la prima volta. Egli racconta al lettore le sue
chele Proclamato, è che Langdon non esiste, è scoperte sull’oggetto del suo studio, in questo caso le «visioni» di
un’invenzione, mentre Michele Proclamato esiste Ildegarda di Bingen, a mano a mano che le affronta, che le esami-
eccome e la sua perenne ricerca dei significati na- na, che le analizza, negli scritti della Santa e dei suoi biografia. E
scosti nei simboli, nei codici, nella geometria sacra, trattandosi di materia difficile, Michele racconta ai lettori i dubbi
sta riportando alla luce verità di cui si era perduta l’importanza e da cui è preso nel fare raffronti, ad esempio con gli scritti di Gio-
il valore. Prima fra tutti l’Ottava, simbolo, legge, energia, che co- acchino da Fiore, e le sue esaltazioni nello scoprire le furbi- zie di
difica il divino in Terra, la presenza di Dio, in ogni opera dell’uo- Ildegarda, con nata da una Chiesa maschilista in un ruolo mino-
mo. Ognuno di noi, davanti a un’opera d’arte, reagisce in modo re, che riesce a ottenere dal Papa il permesso per poter divulgare,
di-verso. Chi la guarda per turismo culturale, e sono i più, chi prima donna nella Chiesa, non solo le ricette di guarigione, per
perché appassionato del genere, un affresco, una cattedrale, un cui è conosciuta da molti, ma l’intima, mistica possibilità dei rap-
antico monumento, e chi perché studioso della materia. Ci sono porti con il Divino, che lei sperimenta e vuole insegnare a tutti gli
poi quelli che sono così attratti da certe opere d’arte, che ne stu- uomini, non soltanto agli ecclesiastici. È la prima volta che Mi-
diano ogni aspetto, ci dedicano un’intera vita. E magari scrivono chele Proclamato affronta lo studio della complessa e in parte
libri, o trattati universitari, nei quali riportano niente più di quan- misteriosa opera di una donna, e scrivendo, pagina dopo pagina,
to già si conosca. E poi ce ne sono alcuni, come appunto Michele, ne comprende la profondità di pensiero, e attraverso codici nu-
come fu Mario Pincherle, che hanno una dote sconosciuta ai più. merici sempre più complessi, ne scopre l’esperienza iniziatica,
Vedono nelle opere quello che gli altri non riescono a vedere. oltre che mistica. E come tutti i libri da lei scritti, tutte le visioni,
Così capitò a Pincherle, scopritore dello Zed, all’interno della ogni aspetto della sua vita, per no della sua morte, sia una
Grande Piramide. Così è capitato a Michele quando, attratto dal espressione vivente della legge divina dell’Ottava. Spesso Miche-
rosone di Collemaggio, ha intuito che, oltre alla bellezza, in quel- le, che scrive questo libro come un thriller esoterico, si ferma,
le braccia di pietra si nascondeva un’immortale legge dell’Uni- perché è restato senza fiato. E allora nel testo, come in un roman-
verso, l’Ottava appunto. E da lì inizia la sua ricerca, con il labirin- zo, appaiono altri personaggi, da chi lo aiuta nella ricerca dei libri
to delle Tre Ottave, sempre a Collemaggio, e poi con lo studio antichi, alle glie, con tutte le loro problematiche di giovani don-
delle opere di artisti e scienziati che hanno applicato alle ricerche ne. E poi il suo mentore, con il quale intreccia discussioni esoteri-
e al lavoro di una vita la Divina Legge dell’Ottava. Chi scoprendo che, a volte profonde, a volte per no comiche, no al rapporto con
dei nodi, a forma di otto, dietro il pergolato sul- la volta della Sale il padre, negli ultimi mesi prima della morte, con un’apertura del
delle Asse, al Castello Sforzesco di Milano, ci aveva mai rivelato il cuore che dona gioia e vicinanza a entrambi. Sono momenti di
segreto nascosto in tutta l’opera di Leonardo da Vinci? Nodi a for- vita reale che vivificano il racconto, spesso difficile e impervio, e
ma di otto, al Castello, e altri 8 nelle bombarde, nel tracciato dei lo alleggeriscono quando il testo si appesantisce per la sua stessa
canali, nell’uomo vitruviano, per no nei decori della scollatura natura. Altra caratteristica di Proclamato scrittore è quella di ri-
della Gioconda? Chi, se non Michele Proclamato, ha svelato i si- volger- si ai suoi lettori come fossero «vecchi amici», che cono-
gnificati nascosti nei sigilli di Giordano Bruno? E poi nel pensiero
di Cartesio, negli studi di Newton sul tempio di Salomone, nei
quadri di frutta e verdure di Arcimboldo, nelle ville del Palladio,
per no nei cerchi nel grano e nel moto delle stelle. Tutti studi, di-
ventati libri, che cominciando da Il Segreto delle Tre Ottave (Mel-
chisedek Edizioni), dovrebbero essere riconosciuti a Proclamato
da un mondo accademico arrogante, che invece non lo valorizza
perché non ha una laurea ed è lontano dal giro di amicizie e favo-
ri caratteristici delle nostre università. Eppure chi, se non Procla-
mato, ha saputo individuare nelle opere dei maggiori scienziati e
degli artisti famosi, la conoscenza della legge dell’Ottava, la pre-
senza della mano di Dio, nelle opere che dal tempo dell’Egitto,
forse da prima, sono giunte no a noi? Certo, Michele non può fre-
giarsi di titoli ampollosi. Non è presidente di fondazioni scienti
che, non è professore ordinario all’università, e come è capitato a
tanti, fra i «grandi» che hanno portato la conoscenza sul nostro
Pianeta, no a oggi è ignorato, quando non rifiutato, da chi di quei
titoli si fregia. Fino a quando, è la mia profezia, finalmente, una
qualche istituzione, ne sono certo, gli consegnerà il titolo di pro-
fessore honoris causa, che lui oggi rifiuta a priori, ma che merite-
rebbe per ciascun campo a cui si è dedicato. Come questo nuovo
libro, un argomento, quello della misteriosa Ildegarda, del tutto
nuovo per il nostro simbologo. Michele ha perfino «litigato» con
la Santa di Bingen, accusandola di essere addirittura una «impo-
stora», prima di comprendere appieno i fondamenti della sua
opera, i quali non sono basati soltanto sui principi dell’Ottava,
ma su codici di conoscenza segreta che costituiscono l’esperien-
za stessa dell’uomo, al cospetto di Dio, sul nostro martoriato Pia-

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Misteri e Storia

scono già alcuni suoi lavori, e che hanno partecipato ai suoi viag- che si realizzava con Ildegarda, non si avvicina perciò a visioni
gi esoterici in Italia e all’estero, nei quali Michele li conduce illu- mistiche di cui è piena la storia. Si trattava di «canalizzazioni» ac-
strando e illuminando di luce nuova i monumenti e la loro storia, compagnate dalla visione, cioè uno stato dell’essere in cui, come
svelando segreti nascosti da secoli e verità che si erano volute oc- forse ai tempi di Adamo ed Eva, certamente nelle iniziazioni mi-
cultare, per ragioni di religione, potere, storia ufficiale che... guai steriche in Egitto, Ildegarda pur essendo nel corpo, si trovava al
a cambiarla. Insomma chi è Michele Proclamato? cospetto dell’Energia Divina, che la istruiva in ogni particolare. E
Perché lui «vede» ciò che gli altri non vedono? Perché lui intuisce così cominciò a considerare se stessa come «una bocca di Dio»,
verità, formule, codici che altri non hanno saputo scoprire? come in effetti era, capace di trasmettere energie cosmiche e mi-
Perché da sempre, nella storia del mondo, ci sono stati uomini steri, mantenendo sempre l’umiltà che la ha accompagnata in
che hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo, e incuranti degli scher- tutta la sua vita. Proclamato, dopo aver tratteggiato la vita di Ilde-
ni («Quello è matto!»), delle difficoltà − anche quelle materiali del garda, inizia poi a sottolinearne gli aspetti numerici. Da quel
dover occuparsi economicamente della sua famiglia −, degli in- 42+7, gli anni e i mesi in cui inizia la sua attività, al 63, il grande
successi, sono divorati da un fuoco interiore, lo stesso che divo- anno climaterico e avanti con i numeri dell’Ottava, i multipli, i
rava Ildegarda, per portare a compimento missioni impossibili, rapporti, le coincidenze. In Ildegarda, pur ligia ai dogmi delle
imposte esclusivamente dal proprio cuore, dalla forza di volontà dottrine, scopriamo un nuovo valore delle virtù, Fede, Speranza,
che permette di superare ostacoli immensi. Dalla voglia di misu- Carità (Amore) su tutte. E la necessità di infonderle nella nostra
rarsi con l’ignoto, ciò che è ignoto a tutti intorno, ma che in un vita. Eppure per Ildegarda, questa non è dottrina, è il Dio dentro
angolo dell’anima di Michele esiste, c’è, e bisogna tirarlo fuori, di noi che ci trasforma e ci trasmette anche i piaceri dello Spirito.
ma con tanta, tantissima fatica. Ho parlato finora di Michele. Ma ciò che sorprende lo stesso Autore è l’interpretazione data
E ora un pensiero su Ildegarda. dalla Badessa sul Tempo, e la sua programmabilità, come in una
So chi è. Meglio, so chi è stata Ildegarda. A me, studioso della Precessione celeste, che parte dalle genealogia di Gesù, e com-
Maddalena delle origini, prima ancora Iside, l’archetipo femmini- prende eventi come la venuta del Cristo, no alla data della pro-
le del Divino che scende in Terra, e che è apparsa tante volte an- pria morte. La lettura di questo libro vi riporterà a scoprire come
che accanto a Melchisedek, il Sempre Veniente, il Figlio di Dio di anche la Chiesa abbia modellato le sue feste religiose sui principi
tutte le civiltà e le antiche religioni del mondo, questa Ildegarda, dell’Ottava. E come le virtù costituiscano un portale verso quel
che ha una conoscenza infinita delle cose di Dio, che ha una Voce regno che la sica quantistica definisce il «non locale», il campo
che le parla in continuazione, e che è la Voce di Dio, mi riporta delle infinite possibilità, dove non c’è tempo né spazio. E in que-
alla convinzione che – come so per Giovanna d’Arco, come im- sto le visioni di Ildegarda, qui come scienziata ante litteram, anti-
magino per Chiara d’Assisi - anche lei non poteva che essere la cipano scoperte di molti secoli successivi. Stupefacenti, non sa-
Parte Divina del femminile in Terra. L’ho sempre scritto nei mieli prei come altro definirle, sono le intuizioni che Proclamato fa
libri. Non posso nasconderlo, proprio qui, dove si parla della sua nell’analisi dettagliata dell’opera della mistica tedesca. Come ad
straordinaria opera. Perciò, per chi mi vuole credere, sappia che esempio l’energia dei luoghi, in particolare quelli sacri, da cui
non leggerà soltanto storia e opere di una mistica cristiana, ma l’Autore è partito, e mi riferisco alle Tre Ottave di Collemaggio. La
che sta per incontrare la passione e la sapienza di una grande ini- sapienza antica che i Templari hanno trasmesso a Celestino V,
ziata, una manifestazione in carne e ossa (e visioni) di un’Essen- che ha inspirato Collemaggio, e a frate Elia, l’architetto alchimi-
za del Femminile Di- vino. La stessa che visse vicino al Cristo. Vi sta, fraterno amico di San Francesco, permetteva di costruire
lascio perciò ora alle interpretazioni, alle congetture e alle intui- templi e basiliche (comprese tutte le cattedrali gotiche di Fran-
zioni di Proclamato, che con Ildegarda giunge anche a un’al- tra cia), secondo principi di geometria sacra, che non avevano sol-
straordinaria conclusione. Le Leggi Divine non appartengono a tanto una funzione architettonica ed estetica ma creavano all’in-
una religione, a una dot- trina, a una gnosi. Esse sono sapienza terno campi d’energia, grazie alla potenza dell’Ottava, capaci di
degli Illuminati di ogni epoca, e ciò che più stupisce, è come sia armonizzare ed elevare le frequenze di chi vi entrava, permet-
stato possibile trovar- le nello studio, chissà quanto difficile nel tendogli di raggiungere livelli energetici così alti, da fondersi con
buio Medioevo, di una donna che non si è mai piegata né alla sua l’energia divina presente nel luogo. Avviandoli su un percorso di
condizione femminile, né alla clausura, che poi ha superato, né al consapevolezza e di fusione dell’energia maschile e femminile,
dogmatismo imperante, mentre i roghi dell’Inquisizione comin- che dal tempo degli Egizi a Ildegarda, è ben presente nella storia
ciavano a bruciare ogni possibile eresia. Vi lascio perciò alla lettu- iniziatica del Pianeta. Ma dove l’intuizione di Proclamato si supe-
ra, alla «fatica del sapere», come la chiama Michele, che ha co- ra è quando mette a confronto i numeri e i significati nascosti del
stellato la vita di questa donna straordinaria, che si è impegnata Gioco dell’Oca, così ben conosciuto e apprezzato dai Templari,
in molteplici opere, che spaziano nello scibile umano del suo con l’opera di Ildegarda. L’Autore, a differenza di tanti altri, anco-
tempo. Non solo le visioni, ma la Natura, nei suoi aspetti molte- ra grazie alla sua capacità di vedere ciò che gli altri non vedono,
plici, le cause e la cura delle infermità, i me- riti della vita, i car- legge negli scritti di Ildegarda il segreto dell’Ottava, l’Amore di
mina, la musica (sinfonie e strumenti), le creature viventi, le ope- Dio per l’uomo, la sua creatura più importante, a cui ha donato le
re divine e altre ancora. E naturalmente profetessa, in quanto le misure del Cosmo, e tutte le prerogative per tornare e unirsi al
sue visioni, dettate da Voce Divina, sono anticipazioni ma anche Creatore. Ed è ciò che Ildegarda ha fatto, innumerevoli volte, vin-
visitazioni, della storia e dei suoi simboli misteriosi, come una cendo lo spazio e il tempo, insegnandoci il modo per ritornare a
derivazione e continuazione dell’Apocalisse di Giovanni. La voce Dio, già in vita. Questo è il grande segreto che si sono tramandati
diceva: «Annuncia queste meraviglie e scrivile tali e quali ti sono tutti i grandi iniziati che hanno vissuto nel nostro mondo, come
state insegnate». E ancora la Voce diceva a Ildegarda: «Io sono la appunto conclude Proclamato.
luce vivente che illumina ciò che è oscuro». E lei quasi a giustifi- Tutto l’esempio di Ildegarda ci ricorda che il nostro compito è
carsi scriveva: «Le visioni non le ho avute nel sonno o in estasi, quello di fare delle nostra vita una iniziazione, cioè superare i
ma da sveglia, con i miei occhi e orecchie umane». Il fenomeno vincoli della morte, per unirci nell’Amore di Dio.

Gli enigmi della Storia 37


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Misteri e Storia

LA DOLCE MEGGHI
D
ue paroline in privato. Durante tutto l’anno
non ho scritto quasi più nulla, solo delle mail.
Eppure lo so che «Lei» mi sta aspettando.
Oddio, la Chiesa l’ha fatta attendere secoli per
riconoscer- le ciò che le spettava, per cui, se
adesso mi concedo ancora qualche mese, chi
vuoi che se ne accorga?
Nessuno, eccetto io.
Sì, eccetto io.
Senza dubbio l’impaziente è il sottoscritto, ma so perché
ho atteso più del solito prima di mettere nero su bianco ciò
che mi sembra d’aver capito di questa «donna».
L’assurdo è che adesso che è arrivato il momento di dire a
tutti cosa, secondo me, Lei sia stata, provo quasi un senso di
pentimento, come se questo mio lavoro fosse una specie di
scippo. Non solo, per la prima volta ho provato la sensazione
di chi, avendo raggiunto un traguardo conoscitivo,
all’improvviso si senta privo di qualsiasi forza, perché
avvinto da una specie di appagamento, dovuto a un presunto
atto di comprensione.
Che strano: ho affrontato altri «grandi», ma mai Una grande
ed, effettivamente, cercare di leggere il cuore e la mente di
una donna con tutti i suoi carismi, è stato come scoprire un
altro pianeta. Sono veramente potenti le donne iniziate!
Forse sarebbe meglio spiegare perché, alla ne, l’ho dovuta
ritenere tale, ma questo è il compito di tutto il libro e non di
queste poche righe. Ovviamente, durante questo anno di
doveroso silenzio, sono successe una miriade di cose, tante
davvero, una però devo dirvela ora, immediatamente,
perché, insieme a questo studio, credo sia stata la cosa che mi
ha dato più senso e voglia di vivere.
La grande, Claudia, lavora con me!
Mia glia mi aiuta nel mio lavoro, capite? Mi aiuta in quello
che, finalmente, è un lavoro a tempo pieno; ed è bra- va
davvero. Io lo sapevo, ma vederla all’opera fa un certo effetto. «Mi sono occupato di Ildegarda di Bingen senza sapere cosa mi
Ormai fa tutto lei: in pochi mesi ha preso in mano il mio avrebbe dato. Oggi lo so. In cambio di un anno di duro studio,
mondo fatto di associazioni, appuntamenti, seminari e tour, ho ricevuto la cono cenza della vita di un essere unico. Ho impa-
organizzandolo e incrementandolo e, alla ne, mi sono accorto rato molto da lei, soprattutto ho capito come un desiderio possa
di non avere più tempo per scrivere o studiare come ero diventare realtà, se temprato da sette ben precise virtù. E penso
abituato a fare, tanto che ho dovuto chiederle di non a come, grazie a quelle virtù, pochi, ma grandi personaggi, sia-
prendermi altri impegni, cosa che ha prontamente recepito, no riusciti a “suonare” sé stessi fino a quell’Ottava che porta
per cui mi sono sentito dire: tutti noi via da questa realtà. Ci sono voluti anni, per me, per
«Papà, lavori no al 17 di dicembre». capire come per loro fosse possibile imitare Dio e il suo talento
«Sì, però poi basta Clà, devo scrivere Ildegarda». più grande: quello di creare infiniti mondi, come Giordano Bru-
«Ok, ti do i restanti giorni di dicembre per occuparti della no ben sapeva. Oggi ce l’ho fatta ed esco da questa impresa co-
“tedesca”, non di più, poi ricominci con gli appuntamenti». noscitiva completamente frastornato ma sicuramente più ricco.
Quindi, lavoro con un mostro che mi «spedisce» ovunque sia Ora spero di poter anch’io usare dentro di me il Settenario come
richiesta la mia presenza. fece Ildegarda, per diventare un uomo diverso e migliore. Vorrei
Ed è bellissimo! Quant’è bello farsi gestire da una figlia. Ecco, migliorare attraverso quello che ho appreso ma, come Ildegarda
questa è stata la mia vera fortuna, quest’anno. ci svela, al sapere non consegue sempre un cambiamento
L’avevo scritto che, almeno una delle mie figlie, avrebbe dell’Essere. Vi esorto a leggere ciò che ho dedotto e ipotizzato,
seguito le mie orme, non pensavo però che sarebbe perché forse vi aiuterà a trasformarvi. Di questo lavoro non ho
addirittura arrivata a organizzarle. scritto le conclusioni… quello è stato un compito di Claudia, mia
Ho preferito parlare del bello prima, perché quest’anno, santa figlia, e ciò mi ha reso fiero per sempre».
Ildegarda è stata partecipe anche del brutto, che, come tutte

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Misteri e Storia
di Michele Proclamato

le vite, anche la mia, mi ha riservato. Papà è mancato. Quasi a decacorde; consigliato le geometrie migliori per predisporre
Natale, il 22 dicembre 2015, e prima di andare via ci siamo alla semina alcuni prodotti agricoli; dialogato con il maestro
detti tante cose, mi ha detto tante cose. Il suo cuore non ne ha Beppe Vessicchio; interlo- quito con Nassim Haramein;
voluto più sapere di andare avanti. Giustamente, questo non mangiato di nascosto hamburger con Paolo Franceschetti;
era più il suo mondo già da tempo, come non lo è più il mio codi cato il Gioco dell’Oca; formalizzato il Labirinto di
da quando è andato via Daniele. Non voglio rattristare Chartres; fatto la mia prima lezione di musica ecc. Ah,
nessuno più di tanto, e a mano a mano che scriverò dovrete dimenticavo: convinto, cosa incredibile, il Lodi, un brillante
scusarmi se, per l’ultima volta, avrò voglia di dedicargli imprenditore di Gallarate, a suo dire «lumbard pu- rosangue»,
qualche riga. Credetemi se vi dico che occuparmi della a seguirmi con i suoi amici in Puglia, dove, dopo soli tre
Badessa di Bingen, in questo frangente, mi è stato di giorni di panzerotti, parlava e capiva il pugliese
grandissimo conforto, perché mai come in questa occasione perfettamente. Ma, in questo turbinio di eventi, persone e
ho potuto accorciare le distanze con il divino e trovare cose, non ho mai smesso di pensare alle poche righe scritte da
consolazione.Sembrerà incredibile, ma Ildegarda, anche a Ildegarda di Bingen nel suo primo libro, parole riportate in
distanza di quasi un millennio dalla sua nascita, se compresa tutte le sue biografie, che hanno catturato la mia attenzione
nel giusto modo... converte. più di tutto il resto, perché, se avessi sbagliato a intenderle, a
Cosa altro è successo quest’anno? sviscerarle, a capirle, avrei dovuto concludere che, per mesi e
Ho condotto numerosi tour in Italia, mi hanno cacciato dal mesi, non avrei fatto altro che occuparmi di un’impostora. Ma
Museo Egizio e radio-ascoltato in segreto, presso la Sacra di l’intelligenza del cuore mi ha aiutato ad aspettare e ho
San Michele. Ho potuto fare da guida in Francia − dove mi concluso la mia ricerca su di lei, quando finalmente ho capito
hanno qua- si impedito di entrare nella Cattedrale di Chartres che tutti noi mortali abbiamo la possibilità di non esserlo, in
− per due gruppi di appassionati del «simbolo». vita, quando certe «leggi» della natura diventano finalmente
Con l’occasione, ho condotto cinquanta persone, in una città più chiare, come chiarissime e limpidissime lo furono per
che non conosco, Lione (senza conoscere la lingua), a visitare questa Badessa.
una serie di luoghi sacri che non avevo mai vi- sto, dando la Per cui, dopo questo piccolo, ma caotico preambolo di vita,
sensazione di essere stato in quei posti chissà quante volte... mi sento pronto a portarvi con me nel mondo del «vero»
il potere dell’Ottava. Poi: ho suggerito a uno studio di sapere della Sibilla Renana, che credo fermamente sia stato lo
architettura come costruire un villa per un emiro; dedicato il stesso della Rosa e della Croce. Quindi, auguri a me, che ho
mio ultimo libro sull’architettura a uno degli eredi del conte intrapreso questo nuovo azzardo editoriale e a voi, che
Valmarana, dopo aver visitato la Rotonda del Palladio a continuate a leggermi, soprattutto perché io tutta questa
Vicenza; suggerito le misure per costruire un salterio pazienza... non l’avrei mai avuta!

Gli enigmi della Storia 39


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Misteri e Storia

ILDEGARDA
DI BINGEN
«Megghiiii, Megghinaaa, come stai?». nova) la quadratura del cerchio (Teresa Lucente) Ildegarda di Bin-
«Cosa vuoi?». gen (Rosel Termolen)
«Oheee, così si risponde al telefono e di prima mattina a chi ti Santa Ildegarda di Bingen (Angelo Amato)
vuole un mondo di bene?». Storie e visioni di Sant’Ildegarda (Régine Pernoud).
«Non fare il deficiente e vai al sodo». Come inizio, considerate le recensioni, forse quei testi potevano
«Senti avrei deciso di occuparmi di...». essermi utili e bastarmi e, mentre inviavo l’e-mail, già comin-
«Levati dalla testa che ti trovi qualcosa». ciavo a ridere tra me e me.
«Ma Megghi lo hai fatto sempre, non puoi tiranti indietro proprio Forse non lo sapete, ma non è vero che non esiste nulla più ve-
adesso». loce della luce: è chiaro, chiarissimo, che le donne, quando s’in-
«No, posso, eccome». cazzano, agiscono a una velocità ben superiore.
«Dai, mi servono pochi libri, tu me li sai trovare a poco, qui me li Infatti, come solo la Megghi sa fare, dopo aver schiaccia- to
fanno pagare un occhio della testa e poi lo sai che io faccio casino «invia», praticamente avevo già la sua risposta che, come avevo
nelle ricerche su Google». previsto, era: «... onzo».
«Hai detto pochi?». «Pochi, pochissimi». «Lo hai detto». E immediatamente dopo: squillo telefonico.
«Sì». «Dai solo questi, non te ne chiederò più, lo giuroooo». «Peggio,
«Mandami la mail, poi te li spedisco. A proposito, questa volta di quando giuri è matematico che lo farai ancora». «Ma non ci posso
cosa ti occuperai, o meglio di chi?». far niente, lei ha scritto un casino e su
«Ildegarda di Bingen». di lei hanno scritto tantissimo».
«Aaah, nalmente una donna, era ora, non ne potevo più di edi- «E devo trovarti tutto io?».
tarti uomini. Preparati, saranno guai». «Dai Megghi, non arrabbiarti, quando vengo a Milano, ti
«Guarda, le femmine le conosco troppo bene». «Questa no». porto dei dolci aquilani».
Che voleva dire con «questa no», mi chiedevo, terminando «Sì guarda, portali pure, così ti faccio vedere dove li metto...».
quella prima telefonata? Fa così, però poi mi trova tutto. Certo, per qualche giorno è un
Io di Lei volevo dedicarmi già da tempo, n da quando Gian po’ irritabile, ma d’altronde non ha tutti i torti, sono un- dici anni
Franco si era lasciato scappare che era stata «una di loro». Prepa- che mi corregge l’incorreggibile e alla ne, quando rileggo ciò che
rai immediatamente la mail con tutti i testi che mi sarebbero ser- ho scritto, riesco a comprenderlo persino io, per cui forse... l’ho
viti per la ricerca, con il solito ne ultimo: capi- re se veramente la esaurita un po’.
Badessa, nata nel 1098 a Bermersheim vor der Höhe nella Rena- Poco, poco.
nia, in Germania, da un’indubbia nobi- le famiglia del Palatinato,
fosse stata in odore di... «rose», ma, soprattutto, se quelle «rose» Mentre continuavo a ridacchiare, immaginavo cosa avrebbe fatto
le avrebbe fatte annusare anche a me. e detto se le avessi richiesto tutta la bibliografia della Badessa che
Composi la mail con i seguenti titoli e relative case editrici: comprende anche:
Scivias epistolae (ed. in patrologia latina, vol. 197) vita Sancti Disibodi
liber vitae meritorum (Libro dei meriti di vita) vita Sancti Reperti
liber divinorum operum (Libro delle opere divine) Triginta octo quaestionum solutiones expositio evangeliorum ex-
liber subtilitatum de divinis creaturis (Libro delle creature) Causae planatio Simboli S. Athanasii lingua Ignota, litterae ignotae.
et curae (Cause e cure delle infermità) E pensare che le donne di clausura, ai suoi tempi, per parlare con
Carmina. Symphonia armonie celestium revelationum un uomo dovevano chiedere il permesso, figuriamoci scrivere,
Ordo virtutum. privilegio a esclusivo appannaggio degli uomini. Mi domandavo
Tutti testi scritti da lei, ai quali aggiunsi, a completamento, le se- come fosse riuscita lei a... mah!s
guenti opere: «Ciao papà».
Ildegarda di Bingen (Sabina Flanagan) La grande.
la Sinfonia Mistica di Ildegarda di Bingen (Michelangelo Navire) «Come mai da queste parti Bu?».
Ildegarda di Bingen. Mistica, visionaria, losofa (Annalisa Terra- «Così».

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Misteri e Storia

«Che c’è?». Mi sta succedendo che spesso non so più come, né dove andare,
«E niente». perché, come tu sai, io sono terribilmente disordinato e un pes-
«Forzaaa». simo organizzatore delle mie attività, per cui, perché non ci pensi
«Niente dai». tu?».
«Claudia!». «Come?».
«La mamma delle bambine dove lavoro è andata in ferie». «E al- «Prendi in mano il mio lavoro, organizzalo, fallo tuo, al li- mite ci
lora?». sacri chiamo un po’ all’inizio, ma se ci pensi tu, sono sicuro che
«Non mi ha avvertito, non mi ha detto nulla, neanche quando avremo abbastanza eventi, da poterci vivere».
tornava». «Ma sei sicuro papà?».
«E quindi?». «Sicuro di non voler vedere l’ennesima laureata fare l’elemosina
«E quindi quest’estate mi devo trovare un altro lavoro perché as- per due soldi? Sì, sicurissimo, specialmente se quella è mia glia».
solutamente non voglio che Luca paghi tutte le spese di casa». «Però papà se decidiamo questa cosa, davvero mi devi lasciar
«Capito. Claudia, sai qual è stato il più grande errore fatto nei fare, perché a livello telematico sei un disastro. Dopo anni non
confronti di mio padre?». hai nemmeno una pagina FB».
«No». «Carta bianca, io ti passo tutti i miei contatti e da questo mo-
«Non aver amministrato tutto quello che lui aveva messo in- mento comandi tu. Però ricordati una cosa: questa collabora-
sieme in tanti anni di lavoro. Non ne sono stato capace e oggi me zione sarà più importante di noi, soprattutto quando e se
ne pento tantissimo, perché avrei dovuto superare i problemi ca- dovessimo litigare, perché arrabbiati o no, tocca mangiare qual-
ratteriali, che per tanto tempo ci hanno diviso. Adesso quelle cosa, sempre. Ok?».
cose ti sarebbero servite». «Va bene».
«Lo so papà, ma se non andavate d’accordo». «Allora prendi subito il numero di D. F., chiamalo e digli che final-
«E noi Bu?». mente papà si è deciso a rifare il sito e che sarai tu a occupar-
«Tu sei migliorato pà, ora ti sopporto di più, anche se a tene».
volte faccio fatica a dirti le cose». «E chi è D. F.?».
«Senti... e se fossi tu quella che amministra me?». «Chiamalo e capirai chi è».
«In che senso?». Poi mi ha dato un bacio e, con gli occhioni più grandi di quelli che
«Ormai ho abbastanza eventi da poter dire che il mio è un lavoro. ha già, è uscita di casa.

Gli enigmi della Storia 41


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Misteri e Storia

È bella, ma bella bella e, quando se ne va, mi sento rimbambito...


poi mi commuovo come un cretino. Insomma, in un attimo mi
trasforma in un perfetto idiota. Questo è l’effetto che fanno i gli,
anche quando sono ormai grandi. Era tempo di uscire. Preparai
la borsa per la mia solita nuotata mattutina, straconvinto che, nel
giro di pochi giorni, avrei avuto a mia disposizione tutta la biblio-
grafia utile alla mia ricerca; nel frattempo, la solita giostra di siti,
per cominciare a entrare nel personaggio, giusto per non farmi
trovare completamente impreparato all’arrivo delle «sue» opere.
Il libro sulla Storia dell’architettura sottile appena pubblicato,
sembrava che, nel frattempo, stesse andando bene e, sincera-
mente, volevo dimenticarlo. Era stato, forse, troppo impegnativo
per me che agognavo, ormai da tempo, un personaggio che po-
tesse farmi scoprire qualcosa di inspiegato e di inspiegabile a li-
vello umano e non materiale, come poteva essere un’opera
d’arte, o un costrutto architettonico. Insomma, dopo poche setti-
mane dalla mia ultima fatica, ero già stanco di non scoprire abba-
stanza. Cominciai, quindi, a domandarmi speranzoso cosa avrei
potuto scovare nel- la vita della santa tedesca.
Sapete, in questi anni, spesso ho iniziato delle ricerche basan-
domi su poche affermazioni, su possibili illazioni di- ventate poi
realtà conoscitive, su esigue tracce numeriche che in seguito si
sono rivelate materia di studio, sempre confluite nel mondo ini-
ziatico: io ora so stanarli, so trovarli, so come nascondono il loro
sapere. Non so, invece − e me ne rattristo − quanto realmente
sappiano dell’Ottava, di questa legge che ha tutto in sé, ma, so-
prattutto, non so ancora cosa realmente voglia dire essere un ini-
ziato. Però ci sto lavorando e ogni volta che apro la vita di uno di
loro, imparo, vedo, mi sembra di capire, faccio piccoli passi credibile quante siano le cose non dette anche su quel personag-
avanti, che spero di consegnare, tutti insieme, a coloro che mi se- gio». «E quindi, se l’intento era quello, sicuramente lui era in
guono. Immerso in questi pensieri, salii in macchina e, nuova- grado di gestirlo a livello architettonico».
mente, il telefono iniziò a squillare. Piuttosto infastidito da que- «Te la sentiresti di mandarmi uno schema numerico dei due ro-
sto smartphone che, come una saponetta, da un anno mi sfugge soni e di lavorare un attimo sulla loro probabile... comunione?».
dalle mani. Inserita la baionetta degli auricolari, risposi mentre «Con grande piacere, sbrigo alcune faccenduole e a breve ti
parcheggiavo. mando tutto».
«Michele disturbo?». «Grazie Michele».
«Gian Marco − il mio editore − ma scherzi, come stai?». «Ho qual- «E di che? Sono io che devo ringraziare te, Gian Marco».
che problemino di salute, ma mi sto organizzando per superarlo. Penso si sia capito, sono rimasto molto legato a lui, anzi, adesso
Niente di che. Ti posso rubare un minuto?». «Ma certo!». lo apprezzo molto più di prima perché, con il tempo, Bragadin,
«Senti, non so se lo sai, ma sto scrivendo un libro sulla vita di san seguendo la sua strada, è diventato un uomo particolare. Non
Francesco d’Assisi, sono a buon punto e vorrei chiederti qualcosa so... quando mi capita di frequentarlo, e succede raramente, è
in merito al rosone della Basilica di Santa Chiara... ricordo un tuo come se percepissi, accanto a lui, lo scorrere e la dolcezza della
accenno su un probabile rap- porto fra questo e quello del vita. Molto diverso da quell’intelligentissimo tremendo Car-
Duomo di Sa. Francesco ad A s s i s i ». peoro che, al contrario, ho frequento molto di più e che spes- so
«Caspita Gian Marco, ma è una cosa vecchia, come fai a rammen- mi fa sentire la voglia di dargli una... testata, per quanto sa essere
tartela?». indisponente. Sono stato fortunato, ho incontrato due «grandi»,
«Ricordi? Tu i libri me li descrivevi prima di lasciarmeli in stampa ai quali voglio bene. Tornando a me: andare in piscina è divenuto
alla Melchisedek». un fatto che dà alle mie giornate aquilane un senso, una consue-
«Mi ricordo, avevo solo ipotizzato che quei due rosoni, vista la tudine, che prosegue con il solito «tempio delle papille gusta-
loro struttura numerica, non fossero disposti per caso pratica- tive», preambolo del mio consueto impegno simbolico.
mente uno di fronte all’altro. Mi era sembrato che contenessero Dopo aver gustato entrambe le «esperienze», era ora di comin-
un sistema numerico capace di integrarsi come se... come se do- ciare e mi resi subito conto che, a Ildegarda, viene dedicato uno
vessero continuare a... stare insieme, come san Francesco e santa spazio enorme nel mondo telematico, come non avrei mai pen-
Chiara... Mi stai chiamando per sapere se quei rosoni davvero sato fosse possibile nei confronti di una donna di circa mille anni
possono... fondersi?». fa. Quant’è brutta l’ignoranza, mannaggia a me.
«Ecco, proprio per questo ti ho chiamato, tu pensi che sia possi- Una delle cose che più mi ha stupito n da subito è stata il lunghis-
bile una cosa del genere?». simo lasso di tempo intercorso prima della sua santificazione. Di
«Gian Marco, lì, chi ha organizzato e costruito, o fatto co- struire solito, quando la Chiesa tralascia certi personaggi nel limbo del
il tutto, è stato frate Elia e lui non era solo il braccio destro di S. tempo, significa che, con loro, il dentino avvelenato un po’ ce
Francesco, era tanto, tanto di più. Sai di cosa sto parlando?». l’ha e, dal mio punto di vista, questo è sicuramente un motivo in
«Sì, credo di sì, mi sto documentando su di lui ed è davvero in- più per approfondire l’argomento.

42 Gli enigmi della Storia


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Misteri e Storia

Quindi, visto il mio intento, ho letto con molta attenzione le mo- gendo in un incisivo rinnovamento la teologia, la liturgia, le
tivazioni scelte da Benedetto XVI, il Papa tedesco, che, almeno in scienze naturali e la musica. Colpita da malattia nell’estate del
questo caso, ha reso giustamente onore a una sua connazionale 1179, Ildegarda, circondata dalle consorelle, si spense in fama di
e, per quanto lunga, ho pensato di riportare per intero il testo santità nel monastero del Rupertsberg, presso Bingen, il 17 set-
della sua lettera: tembre 1179.
La Santa Sede 3. Nei suoi numerosi scritti Ildegarda si dedicò esclusivamente a
LETTERA APOSTOLICA esporre la divina rivelazione e far conoscere Dio nella limpidezza
Santa Ildegarda di Bingen, Monaca Professa dell’ordine di San del suo amore. La dottrina Ildegardiana è ritenuta eminente sia
Benedetto, è proclamata Dottore della Chiesa universale per la profondità e la correttezza delle sue interpretazioni, sia per
BENEDETTO PP. XVI l’originalità delle sue visioni. I testi da lei composti appaiono ani-
A PERPETUA MEMORIA mati da un’autentica «carità intellettuale» ed evidenziano den-
1. «Luce del suo popolo e del suo tempo»: con queste parole il sità e freschezza nella contemplazione del mistero della
Beato Giovanni Paolo II, Nostro venerato Predecessore, definì Santissima Trinità, dell’Incarnazione, della Chiesa, dell’umanità,
Santa Ildegarda di Bingen nel 1979, in occasione dell’800°anni- della natura come creatura di Dio da apprezzare e rispettare.
versario della morte della Mistica tedesca. E veramente, sull’oriz- Queste opere nascono da un’intima esperienza mistica e pro-
zonte della storia, questa grande figura di donna si staglia con pongono una incisiva riflessione sul mistero di Dio. Il Signore
limpida chiarezza per santità di vita e originalità di dottrina. l’aveva resa partecipe, n da bambina, di una serie di visioni, il cui
Anzi, come per ogni autentica esperienza umana e teologale, la contenuto ella dettò al monaco Volmar, suo segretario e consi-
sua autorevolezza supera decisamente i confini di un’epoca e di gliere spirituale, e a Richardis di Strade, una consorella monaca.
una società e, nonostante la distanza cronologica e culturale, il Ma è particolarmente illuminante il giudizio dato da San Ber-
suo pensiero si manifesta di perenne attualità. In Santa Ildegarda nardo di Chiaravalle, che la incoraggiò, e soprattutto da papa Eu-
di Bingen si rileva una straordinaria armonia tra la dottrina e la genio III, che nel 1147 la autorizzò a scrivere e a parlare in
vita quotidiana. In lei la ricerca della volontà di Dio nell’imita- pubblico. La riflessione teologica consente ad Ildegarda di tema-
zione di Cristo si esprime come un costante esercizio delle virtù, tizzare e comprendere, almeno in parte, il contenuto delle sue vi-
che ella esercita con somma generosità e che alimenta alle radici sioni. Ella, oltre a libri di teologia e di mistica, compose anche
bibliche, liturgiche e patristiche alla luce della Regola di San Be- opere di medicina e di scienze naturali. Numerose sono anche le
nedetto: rifulge in lei in modo particolare la pratica perseverante lettere — circa quattrocento — che indirizzò a persone semplici, a
dell’obbedienza, della semplicità, della carità e dell’ospitalità. In comunità religiose, a papi, vescovi e autorità civili del suo tempo.
questa volontà di totale appartenenza al Signore, la Badessa be- Fu anche compositrice di musica sacra. Il cor- pus dei suoi scritti,
nedettina sa coinvolgere le sue non comuni doti umane, la sua per quantità, qualità e varietà di interessi, non ha paragoni con
acuta intelligenza e la sua capacità di penetrazione delle realtà alcun’altra autrice del medioevo.
celesti. 2. Ildegarda nacque nel 1089 a Bermersheim, presso Le opere principali sono lo Scivias, il liber vitae meritorum e il
Alzey, da genitori di nobile lignaggio e ricchi possidenti terrieri. liber divinorum operum. Tutte 2 narrano le sue visioni e l’incarico
All’età di otto anni fu accettata come oblata presso la badia bene- ricevuto dal Signore di trascriverle. Le Lettere, nella consapevo-
detti- na di Disibodemberg, ove nel 1115 emise la professione reli- lezza delle stessa autrice, non rivestono una minore importanza
gio- sa. Alla morte di Jutta di Sponheim, intorno al 1136, e testimoniano l’attenzione di Ildegarda alle vicende del suo
Ildegarda fu chiamata a succederle in qualità di magistra. Mal- tempo, che ella interpreta alla luce del mistero di Dio. A queste
ferma nella salute sica, ma vigorosa nello spirito, si impegnò a vanno aggiunti 58 sermoni, diretti esclusivamente alle sue Con-
fondo per un adeguato rinnovamento della vita religiosa. Fonda- sorelle. Si tratta delle expositiones evangeliorum, contenenti un
mento della sua spiritualità fu la regola benedettina, che pone commento letterale e morale a brani evangelici legati alle princi-
l’equilibrio spirituale e la moderazione ascetica come vie alla pali celebrazioni dell’anno liturgico. I lavori a carat- tere artistico
santità. In seguito all’aumento numerico delle monache, dovuto e scienti co si concentrano in modo specifico sulla musica con la
soprattutto alla grande considerazione della sua persona, intorno Symphonia armoniae caelestium revelationum; sulla medicina
al 1150 fondò un monastero sul colle chiamato Rupertsberg, nei con il liber subtilitatum diversarum naturarum creatu- rarum e il
pressi di Bingen, dove si trasferì insieme a venti consorelle. Nel Causae et curae; sulle scienze naturali con la physica. In ne si no-
1165, ne istituì un altro a Eibingen, sulla riva opposta del Reno. Fu tano anche scritti di carattere linguistico, come la Lingua ignota e
Badessa di entrambi. All’interno delle mura claustrali curò il le litterae ignotae, nei quali compaiono parole in una lingua sco-
bene spirituale e materiale delle Consorelle, favorendo in modo nosciuta di sua invenzione, ma composta pre- valentemente di
particolare la vita comunitaria, la cultura e la liturgia. All’esterno fonemi presenti nella lingua tedesca.
s’impegnò attivamente a rinvigorire la fede cristiana e a raffor- Il linguaggio di Ildegarda, caratterizzato da uno stile originale ed
zare la pratica religiosa, contrastando le tendenze ereticali dei ca- efficace, ricorre volentieri a espressioni poetiche dalla forte ca-
tari, promuovendo la riforma della Chiesa con gli scritti e la rica simbolica, con folgoranti intuizioni, incisive analogie e sug-
predicazione, contribuendo a migliorare la disciplina e la vita del gestive metafore. 4. Con acuta sensibilità sapienziale e profetica,
clero. Su invito prima di Adriano IV e poi di Alessandro III, Ilde- Ildegarda ssa lo guardo sull’evento della rivelazione. La sua inda-
garda esercitò un fecondo apostolato — allora non molto fre- gine si sviluppa a partire dalla pagina biblica, alla quale, nelle
quente per una donna — effettuando alcuni viaggi non privi di successi- ve fasi, resta saldamente ancorata. Lo sguardo della mi-
disagi e difficoltà, per predicare per no nelle pubbliche piazze e stica di Bingen non si limita ad affrontare singole questioni, ma
in varie chiese cattedrali, come avvenne tra l’altro a Colonia, Tre- vuole offrire una sintesi di tutta la fede cristiana. Nelle sue vi-
viri, Liegi, Magonza, Metz, Bamberga e Würzburg. La pro- fonda sioni e nella successiva riflessione, pertanto, ella compendia la
spiritualità presente nei suoi scritti esercita un rilevante influsso sto- ria della salvezza, dall’inizio dell’universo alla consumazione
sia sui fedeli, sia su grandi personalità del suo tempo, coinvol- escatologica. La decisione di Dio di compiere l’opera della crea-

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Misteri e Storia

zione è la prima tappa di questo immenso percorso, che, alla luce grazie alla volontà egli è spinto all’azione. L’uomo è visto come
della Sacra Scrittura, si snoda dalla costituzione della gerarchia unità di corpo e di anima. Si nota nella mistica tedesca un ap-
celeste no alla caduta degli angeli ribelli e al pecca- to dei proge- prezzamento positivo della corporeità e, anche negli aspetti di
nitori. A questo quadro iniziale fa seguito l’incarnazione reden- fragilità che il corpo manifesta, ella è capace di cogliere un valore
trice del Figlio di Dio, l’azione della Chiesa che continua nel provvidenziale: il corpo non è un peso di cui liberarsi e, per no
tempo il mistero dell’incarnazione e la lotta contro satana. L’av- quando è debole e fragile, «educa» l’uomo al senso della creatu-
vento definitivo del regno di Dio e il giudizio uni- versale saranno ralità e dell’umiltà, proteggendolo dalla superbia e dall’arro-
il coronamento di questa opera. Ildegarda pone a sè stessa e a noi ganza. In una visione Ildegarda contempla le anime dei beati del
la questione fondamentale se sia possibile conoscere Dio: è que- paradiso, che sono in attesa di ricongiungersi ai loro corpi. Infatti,
sto il compito fondamentale della teologia. La sua risposta è pie- come per il corpo di Cristo, anche i nostri corpi sono orientati
namente positiva: mediante la fede, come attraverso una porta, verso la risurrezione glorio- sa, per una profonda trasformazione
l’uomo è in grado di avvicinarsi a questa conoscenza. Tuttavia per la vita eterna. La stessa visione di Dio, nella quale consiste la
Dio conserva sempre il suo alone di mistero e di incomprensibi- vita eterna, non si può conseguire in modo definitivo senza il
lità. Egli si rende intelligibile nel creato, ma questo, a sua volta, corpo. L’uomo esiste nella forma maschile e femminile. Ilde-
non viene compreso pienamente se viene distaccato da Dio. In- garda riconosce che in questa struttura ontologica della condi-
fatti, la natura considerata in sé fornisce solo delle informazioni zione umana si radica una relazione di reciprocità e una
parziali, che non di rado diventano occasioni di errori e di abusi. sostanzia- le uguaglianza tra uomo e donna. Nell’umanità, però,
Perciò anche nella dinamica conoscitiva naturale occorre la fede, abita anche il mistero del peccato ed esso si manifesta per la
altrimenti la conoscenza resta limitata, insoddisfacente e fuor- prima volta nella storia proprio in questo rapporto tra Adamo ed
viante. La creazione è un atto di amore, grazie al quale il mondo Eva. A differenza di altri autori medievali, che vedevano la causa
può emergere dal nulla: dunque tutta la scala delle creature è at- della caduta nella debolezza di Eva, Ildegarda la coglie soprat-
traversata, come la corrente di un fiume, dalla carità divina. Fra tutto nella smodata passione di Adamo verso di lei. Anche nella
tutte le creature, Dio ama in modo particolare l’uomo e gli confe- sua condizione di peccatore, l’uomo continua a essere destinata-
risce una straordinaria dignità, donandogli quella gloria che gli rio dell’amore di Dio, perché questo amore è incondizionato e,
angeli ribelli hanno perduto. L’umanità, così, può esse- re consi- dopo la caduta, assume il volto della misericordia. Per no la puni-
derata come il 3 decimo coro della gerarchia angelica. Ebbene, zione che Dio infligge all’uomo e alla donna fa emergere l’amore
l’uomo è in grado di conoscere Dio in se stesso, cioè la sua indivi- misericordioso del Creatore. In tal senso, la più precisa descri-
dua natura nella trinità delle persone. Ildegarda si accosta al mi- zione della creatura umana è quella di un essere in cammino,
stero della Santissima Trinità nella linea già pro- posta da homo viator. In questo pellegrinaggio verso la patria, l’uomo è
Sant’Agostino: per analogia con la propria struttura di essere ra- chiamato a una lotta per poter scegliere costantemente il bene ed
zionale, l’uomo è in grado di avere almeno un’immagine della in- evitare il male. La scelta costante del bene produce un’esistenza
tima realtà di Dio. Ma è solo nell’economia dell’incarnazione e virtuosa. Il Figlio di Dio fatto uomo è il soggetto di tutte le virtù,
della vicenda umana del Figlio di Dio che questo mistero diventa perciò l’imitazione di Cristo consiste proprio in un’esistenza vir-
accessibile alla fede e alla consapevolezza dell’uomo. La santa e tuosa nella comunione con Cristo. La forza delle virtù deriva
ineffabile Trinità nella somma unità era nascosta ai servitori della dallo Spirito Santo, infuso nei cuori dei credenti, che rende possi-
legge antica. Ma nella nuova grazia veniva rivelata ai liberati dalla bile un comportamento costantemente virtuoso: questo è lo
servitù. La Trinità si è rivelata in modo particolare nella croce del scopo dell’umana esistenza. L’uomo, in tal modo, sperimenta la
Figlio. Un secondo «luogo» in cui Dio si rende conoscibile è la sua sua perfezione cristiforme. 6. Per poter raggiungere questo
parola contenuta nei libri dell’Antico e del Nuovo Testamento. scopo, il Signore ha donato i sacramenti alla sua Chiesa. La sal-
Proprio perché Dio «parla», l’uomo è chiamato all’ascolto. Questo vezza e la perfezione dell’uomo, infatti, non si compiono solo
concetto offre a Ildegarda l’occasione di esporre la sua dottrina mediante uno sforzo della volontà, bensì attraverso i doni della
sul canto, in modo particolare quello liturgico. Il suo- no della pa- grazia che Dio concede nella Chiesa. La Chiesa stessa è il primo
rola di Dio crea vita e si manifesta nelle creature. Anche gli esseri sacramento che Dio pone nel mondo perché comunichi agli uo-
privi di razionalità, grazie alla parola creatrice vengono coinvolti mini la salvezza. Essa, che è la «costruzione delle anime viventi»,
nel dinamismo creaturale. Ma, naturalmente, è l’uomo quella può essere giustamente considerata come vergine, sposa e
creatura che, con la sua voce, può risponde- re alla voce del Crea- madre e, dunque, è strettamente assimilata alla figura storica e
tore. E può farlo in due modi principali: in voce oris, cioè nella ce- mistica della Madre di Dio. La Chiesa comunica la salvezza anzi-
lebrazione della liturgia, e in voce cordis, cioè con una vita tutto custodendo e annunziando i due grandi misteri della Tri-
virtuosa e santa. L’intera vita umana, pertanto, può essere inter- nità e dell’Incarnazione, che sono come i due «sacramenti
pretata come un’armonia e una sinfonia. primari», poi mediante l’amministrazione degli altri sacramenti.
5. L’antropologia di Ildegarda prende inizio dalla pagina biblica Il vertice della sacra mentalità della Chiesa è l’eucaristia. I sacra-
della creazione dell’uomo (Gen 1,26), fatto a immagine e somi- menti producono la santificazione dei credenti, la salvezza e la
glianza di Dio. L’uomo, secondo la cosmologia ildegardiana fon- purifcazione dei peccati, la redenzione, la carità e tutte le altre
data sulla Bibbia, racchiude tutti gli elementi del mon- do, virtù. Ma, ancora una volta, la Chiesa vive perché Dio in essa ma-
perché l’universo intero si riassume in lui, che è formato della nifesta il suo amore intratrinitario, che si è rivelato in Cristo. Il Si-
materia stessa della creazione. Perciò egli può in modo consape- gnore Gesù è il mediatore per eccellenza. Dal grembo trinitario
vole entrare in rapporto con Dio. Ciò accade non per una visione egli viene incontro all’uomo e dal grembo di Maria egli va incon-
diretta, ma, seguendo la celebre espressione paolina, «come in tro a Dio: come Figlio di Dio è l’amore incarnato, come Figlio di
uno specchio» (1 Cor 13,12). L’immagine divina nell’uomo consi- Maria è il rappresentante dell’umanità davanti al trono di Dio.
ste nella sua razionalità, strutturata in intelletto e volontà. Grazie L’uomo può giungere per no a sperimentare Dio. Il rapporto con
all’intelletto l’uomo è capace di distingue- re il bene e il male, lui, infatti, non si consuma nella sola sfera della razionalità, ma

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Misteri e Storia

coinvolge in modo totale la persona. Tutti i sensi esterni e interni scientifica sia in quella dell’azione pastorale. La sua capacità di
dell’uomo sono interessati nell’esperienza di Dio: «Homo autem parlare a coloro che sono lontani dalla fede e dalla Chiesa ren-
ad imaginem et similitudinem Deifactus est, ut quinque sensibus dono Ildegarda una testimone credibile della nuova evangelizza-
corporis sui operetur; per quos etiam divisus non est, sed per eos zione. In virtù della fama di santità e della sua eminente dottrina,
est sapiens et sciens et intellegens opera sua adimplere. [...] Sed il 6 marzo 1979 il signor cardinale Joseph Höffner, arcivescovo di
et per hoc, quod homo sapiens, sciens et intellegens est, creatu- Colonia e presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, in-
ras conosci; itaque per creaturas et per magna opera sua, quae sieme con i cardinali, arcivescovi e vescovi della medesima Con-
etiam quinque sensibus suis vix com- prehendit, Deum cogno- ferenza, tra i quali eravamo anche Noi quale cardinale
scit, quem nisi in de videre non valet» [«L’uomo infatti è stato arcivescovo di Monaco e Frisinga, sottopose al beato Giovanni
creato a immagine e somiglianza di Dio, affinché agisca tramite i Paolo II la supplica, affinché Ildegarda di Bingen fosse dichiarata
cinque sensi del suo corpo; grazie a essi non è separato ed è in Dottore della Chiesa universale. Nella supplica, l’eminentissimo
grado di conoscere, capire e compiere quello che deve fare [...] e porporato metteva in evidenza l’ortodossia della dottrina di Ilde-
proprio per questo, per il fatto che l’uomo è intelligente, conosce garda, riconosciuta nel XII secolo da Papa Eugenio III, la sua san-
le creature, e così attraverso le creature e le grandi opere, che a tità costantemente avvertita e celebrata dal popolo,
stento riesce a capire con i suoi cinque sensi, conosce Dio, quel l’autorevolezza dei suoi trattati. A tale supplica della Conferenza
Dio che non può essere visto se non con gli occhi della fede»] (ex- Episcopale Te-desca, negli anni se ne sono aggiunte altre, prima
planatio Symboli Sancti Athanasii: PL 197, 1073). Questa via espe- fra tutte quella delle monache del monastero di Eibingen, a lei in-
rienziale, ancora una volta, trova la sua pienezza nella titolato. Al desiderio comune del Popolo di Dio che Ildegarda
partecipazione ai sacramenti. Ildegarda vede anche le contraddi- fosse ufficialmente proclamata santa, dunque, si è aggiunta la ri-
zioni presenti nella vita dei singoli fedeli e denunzia le situazioni chiesta che sia anche dichiarata «Dottore della Chiesa univer-
più deplorevoli. In modo particolare, ella sottolinea come l’indi- sale». Con il nostro consenso, pertanto, la Congregazione delle
vidualismo nella dottrina e nella prassi da parte tanto dei laici Cause dei Santi diligentemente preparò una positio super canoni-
quanto dei ministri ordinati sia un’espressione di superbia e co- zatione et concessione tituli Doctoris ecclesiae universalis per la Mi-
stituisca il principale ostacolo alla missione evangelizzatrice stica di Bingen. Trattandosi di una rinomata maestra di teologia,
della Chiesa verso i non cristiani. Una delle vette del magistero di che è stata oggetto di molti e autorevoli studi, abbiamo concesso
Ildegarda è l’accorata esortazione a una vita virtuosa che ella ri- la dispensa da quanto disposto dall’art. 73 della Costituzione
volge a chi si impegna in uno stato di consacrazione. La sua com- Apostolica Pastor bonus. Il caso fu quindi esaminato con esito
prensione della vita consacrata è una vera «meta sica teologica», unanimemente positivo dai Padri Cardinali e Vescovi raduna- ti
perché ferma- mente radicata nella virtù teologale della fede, che nella Sessione Plenaria del 20 marzo 2012, essendo ponente della
è la fonte e la costante motivazione per impegnarsi a fondo nel- causa l’eminentissimo cardinale Angelo Amato, Prefetto della
l’obbedienza, nella povertà e nella castità. Nel realizzare i consi- Congregazione delle Cause dei Santi. Nell’udienza del 10 maggio
gli evangelici la persona consacrata condivide l’esperienza di 2012 lo stesso cardinale Amato Ci ha dettagliatamente informati
Cristo povero, casto e obbediente e ne segue le orme nell’esi- sullo status quaestionis e sui voti concordi dei Padri della menzio-
stenza quotidiana. Questo è l’essenziale della vita consacrata. nata Sessione plenaria della Congregazione delle Cause dei Santi.
7. L’eminente dottrina di Ildegarda riecheggia l’insegnamento Il 27 maggio 2012, Domenica di Pentecoste, avemmo la gioia di
degli apostoli, la letteratura patristica e gli autori contemporanei, comunicare in Piazza San Pietro alla moltitudine dei pellegrini
mentre trova nella Regola di san Benedetto da Norcia un co- convenuti da tutto il mondo la notizia del conferimento del titolo
stante punto di riferimento. La liturgia monastica e l’interiorizza- di Dottore della Chiesa universale a Santa Ildegarda di Bingen e
zione della Sacra Scrittura costituiscono le linee-guida del suo san Giovanni d’Ávila all’inizio dell’Assemblea del Sinodo dei Ve-
pensiero, che, concentrandosi nel mistero dell’Incarnazione, si scovi e alla vigilia dell’Anno della Fede. Oggi, dunque, con l’aiuto
esprime in una profonda unità stilistica e contenutistica che per- di Dio e il plauso di tutta la Chiesa, ciò è fatto. In piazza San Pie-
corre intimamente tutti i suoi scritti. L’insegnamento della santa tro, alla presenza di molti cardinali e presuli della Curia Romana
monaca benedettina si pone come una guida per l’homo viator. Il e della Chiesa cattolica, confermando ciò che è stato fatto e sod-
suo messaggio appare straordinariamente attuale nel mondo disfacendo con grande piacere i desideri dei supplicanti, durante
contemporaneo, particolarmente sensibile all’insieme dei valori il sacrificio Eucaristico abbiamo pronunziato queste parole:
proposti e vissuti da lei. Pen- siamo, ad esempio, alla capacità ca- «Noi accogliendo il desiderio di molti Fratelli nell’Episcopato e di
rismatica e speculativa di Ildegarda, che si presenta come un vi- molti fedeli del mondo intero, dopo aver avuto il parere del- la
vace incentivo alla ricerca teologica; alla sua riflessione sul Congregazione delle Cause dei Santi, dopo aver lungamente ri-
mistero di Cristo, considerato nella sua bellezza; al dialogo della flettuto e avendo raggiunto un pieno e sicuro convincimento,
Chiesa e della teologia con la cultura, la scienza e l’arte contem- con la pienezza dell’autorità apostolica dichiariamo San Giovan-
poranea; all’ideale di vita consacrata, come possibilità di umana ni d’Avila, sacerdote diocesano, e Santa Ildegarda di Bingen, mo-
realizzazione; alla valorizzazione della liturgia, come celebra- naca professa dell’Ordine di San Benedetto, Dottori della Chiesa
zione della vita; all’idea di riforma della Chiesa, non come sterile universale, Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».
cambiamento delle strutture, ma come conversione del cuore; Queste cose decretiamo e ordiniamo, stabilendo che questa let-
alla sua sensibilità per la natura, le cui leggi sono da tutelare non tera sia e rimanga sempre certa, valida ed efficace, e che sortisca
da violare. Perciò l’attribuzione del titolo di Dottore della Chiesa e ottenga i suoi effetti pieni e integri; e così convenientemente si
uni- versale a Ildegarda di Bingen ha un grande significato per il giudichi e si definisca; e sia vano e senza fondamento quanto di-
mondo di oggi e una straordinaria importanza per le donne. In Il- versamente intorno a ciò possa essere tentato da chiunque con
degarda risultano espressi i più nobili valori della femminilità: qualsivoglia autorità, scientemente o per ignoranza.
perciò anche la presenza della donna nella Chiesa e nella società Dato a Roma, presso San Pietro, col sigillo del Pescatore, il 7 otto-
viene illuminata dalla sua figura, sia nell’ottica della ricerca bre 2012, anno ottavo del Nostro Pontificato.

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Mostre e Storia

Evento collaterale della 57. Esposizione Internazionale d’Arte


La Biennale di Venezia

MEMORY AND CONTEMPORANEITY


VENEZIA - ARSENALE NORD - TESE 98-99 DAL 13 MAGGIO AL 26 NOVEMBRE 2017

D
al 13 maggio al 26 novembre 2017, alle Tese 98-99 con temi e linguaggi di quell'arte, ma anche con la materia in
dell’Arsenale Nord di Venezia si tiene Memory and cui storicamente si manifesta: legno, seta, ferro, ceramica.
Contemporaneity, Evento Collaterale della 57. Da queste interazioni nascono la sedia di Antonio Citterio, la
Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di lampada di Michele De Lucchi, la poltrona di Stefano
Venezia, promosso da The Palace Museum di Giovannoni, la madia di Piero Lissoni, il tavolo di Italo Rota,
Pechino, organizzato da Pegasus Media in opere accompagnate dai video in bianco e nero che
collaborazione con First Italy Limited, con la cura di Davide raccontano il backstage delle loro creazioni. Il terzo tempo, è
Rampello, Gianfranco Maraniello, Wang Yamin, Sun Jianjiun. annunciato dai diciassette corti girati negli atelier dei 17
La mostra riflette sul passato della Cina che diventa memoria artisti cinesi contemporanei impegnati a realizzare le proprie
artistica, culturale e spirituale. creazioni che riflettono sul passato della Cina che diventa
Partendo dalla Città Proibita di Pechino, 17 artisti cinesi memoria artistica, culturale e spirituale. I lavori interpretano
contemporanei - Xu Bing, Gu Wenda, Qiu Zhijie, Feng la memoria della Cina e la sua storia millenaria. Sono
Lianghong, Song Dong, Sui Jianguo, Li Songsong, Song Ling, immagini da cui prende corpo un diffuso senso di
Leng Bingchuan, Zhu Bingren, Geng Xue, Peng Wei, Jiang imminenza, su cui si posa invece il coup de théâtre
Jian, Li Hongbo, Zhang Qikai, Li Mingwei, Shang Yang - inesorabile di quella notizia giunta dallo Sri Lanka: “Cargo in
reinterpretano uno dei simboli della Cina e della sua storia fiamme, opere della Biennale bloccate”.
millenaria. A tracciare un ideale legame tra Venezia e la Cina, “E così il percorso prosegue – sottolinea Davide Rampello -
quale elemento di mediazione tra le due culture, è stato seguendo il tragitto di una simbolica e sempre più netta presa di
affidato a cinque maestri del design italiano - Antonio coscienza dell’accaduto. Ora rievocandone le tracce sensibili
Citterio, Michele De Lucchi, Stefano Giovannoni, Piero attraverso un racconto, ora cercando orientamento tra le
Lissoni e Italo Rota - il compito di realizzare in collaborazione profonde risonanze delle parole di un “prontuario etimologico
con artigiani italiani, oggetti d’uso comune in legno, con dell’accadimento”, ora scontrandosi con la visione
l’eventuale aggiunta della seta o della ceramica, ispirati alle gigantografica del cargo in fiamme. Ecco la rappresentazione di
arti decorative e applicate cinesi. ciò che non è mai stato. L’opera incompiuta che si compie nello
Il percorso espositivo tiene conto del grave incidente sguardo di chi la contempla. L’astratta simulazione di una
avvenuto lo scorso 4 aprile quando, al largo di Colombo (Sri realtà non ancora accaduta. Contemporaneità che si fa,
Lanka) un incendio sulla nave cargo Msc "Daniela", che dunque, Memoria”.
trasportava le opere degli artisti cinesi, ne ha impedito L’obiettivo dell’iniziativa, quello di riflettere sul valore e sul
l’arrivo in laguna. destino dell’arte nella Cina odierna, non vien meno. Negli
Muovendosi dalla presa di coscienza dell’accaduto, i curatori ultimi decenni, l’arte cinese contemporanea ha visto
hanno voluto assumere il carattere dell’avventura per l’affermazione di un’importante generazione di artisti e la
proporre un nuovo allestimento, disegnato su una dialettica nascita di nuove gallerie e di collezionisti; a questi si aggiunge
che prevedesse un ‘prologo’, un ‘dialogo’ e una sintesi, la repentina creazione di musei e di formidabili accademie e
originariamente dedicata all'esposizione delle opere, in una università che stanno favorendo un ampio pubblico,
provocatoria meditazione sulla loro assenza. informato e consapevole.
Il primo tempo, concepito come “prologo”, consiste in una Come afferma Gianfranco Maraniello, “Memory and
totalizzante immersione, attraverso immagini e installazioni, Contemporaneity non è solo l’occasione di osservare i lavori di
nei tesori che la Città Proibita irradia da seicento anni a alcuni dei più interessanti artisti cinesi della scena recente, ma
questa parte: dall'inizio del XV secolo, quando l'immensa è il tentativo di considerare più profonde radici in una
dimora imperiale veniva eretta a Pechino dalla dinastia Ming, tradizione culturale che, a partire dall’immaginario della Città
a un'attualità in cui si ritrova tramandata, contaminata e Proibita, si apre a valori non omologati per l’arte
ricreata in molteplici idiomi linguistici, storici, visivi, contemporanea”. Questo sarà da subito garantito attraverso
filosofici. Nel secondo tempo, che assume le modalità del l’esposizione di un primo nucleo di lavori (che non erano sulla
“dialogo”, questo lascito della cultura cinese diventa risorsa, nave cargo) e, successivamente, si completerà con
ereditata da cinque maestri del design italiano, messi nelle l’allestimento di tutte le altre opere previste, una volte giunte
condizioni di esperire creatività e ingegno a contatto non solo a Venezia. La mostra è accompagnata da un catalogo.

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Mostre e Storia

Venezia
MEMORY AND CONTEMPORANEITY
Evento Collaterale della 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia
Venezia, Arsenale Nord - Tese 98-99
La mostra sarà aperta al pubblico dal 13 maggio al 26 novembre 2017

Orari:
dal martedì alla domenica, 10.00 - 18.00 (dal 13 maggio al 30 settembre, sabato e domenica: 10.00 - 20.00)
Chiuso il lunedì (escluso lunedì 15 maggio, 14 agosto, 4 settembre, 30 ottobre e 20 novembre)

Ingresso: libero

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Gli Indoeuropei
nell’antica Cina
Sulla nascita della civiltà cinese si sono sempre fronteggiate due opinioni opposte: una, volta a
privilegiare un processo del tutto endogeno, senza influenze esterne di altri popoli, l’altra, invece, tesa a
evidenziare apporti rilevanti, fondamentali, provenienti da aree culturali molto differenti.

Un saggio di Giovanni Monastrasull'invasione dei tocari, e l'influenza degli indoeuropei in


generale, nella Cina occidentale.
48 Gli enigmi della Storia
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Indagini e Storia
di Giovanni Monastra

I TOCARI
I Tocari sono una popolazione che nel II secolo a.C., insieme agli Assi, i Passiani (forse collegati con i
Parti) e i Sacarauli, provenienti dalla Cinaoccidentale (gli Yuezhi delle cronache cinesi), distrussero il
regno greco-ellenistico della Battriana in Afghanistan e vi fondarono l'Impero Kusana. Il nome è
storicamente usato per la prima volta da Strabone, Tocharoi. Di questi Tocari non è chiara né la
lingua né l'appartenenza etnica. È stato proposto che siano popolazioni iraniche dell'Asia centrale
affini agli Sciti.[senza fonte] Si può far notare che Thagurus è anche il nome con cui era nota la
cosiddetta Serindia, ossia il paese della Seta, cioè l'antica Cina occidentale. In epoca medioevale
una parte dell'Afghanistan divenne nota come Tokharistan (nelle cronache cinesi Tu-hu-lo, e nella
cultura indiana Tukaras, Tusharas). Oltre alla precedente accezione, Tocari è anche il nome con il
quale convenzionalmente si indicano nel contesto della linguistica gli antichi Indoeuropei non-
iranici della Cina occidentale. È verosimile che questi indoeuropei occidentali siano stati i fondatori
e primi abitatori delle città-oasi nel deserto di Taklamakan, nel Xinjiang. È chiaramente possibile che
i Tocari di Strabone ed i Tocari della linguistica siano connessi, ma non ne esistono prove certe.

N
el terzo libro del suo famoso Saggio sulla
disuguaglianza delle razze umane,
pubblicato negli anni cinquanta del secolo
scorso, Arthur de Gobineau, descrivendo i
flussi migratori dei popoli indoeuropei in
Oriente, rileva che “verso l’anno 177 a.C. noi
intravediamo numerose nazioni bianche dai capelli biondi o
rossi e gli occhi azzurri, acquartierate sulle frontiere
occidentali della Cina. Gli scrittori del Celeste Impero ai quali
dobbiamo la conoscenza di questo fatto nominano cinque di
queste nazioni… Le due più celebri sono gli Yüeh-chi e i Wu-
suen. Questi due popoli abitavano a nord dello Hwang-ho, al
confine col deserto del Gobi… cosicché il Celeste Impero
possedeva, all’interno delle province del sud, nazioni ariane-
indù immigrate all’inizio della sua storia” (1). Il de Gobineau
traeva le sue informazioni dagli studi di Ritter (Erdkunde,
Asien) e von Humbolt (Asie centrale), che si basavano sugli
annali cinesi della dinastia Han, iniziata nel 206 a.C.. Di fatto
oggi sappiamo che già nel IV secolo a.C. le documentazioni
storiche del Celeste Impero parlavano di popoli biondi, dallo
spirito guerriero, presenti nelle zone di confine, in quello che
oggi si chiama Turkestan cinese o Xinjiang (Cina occidentale).
A parere del de Gobineau questi fatti indicavano la potenza
espansiva e, implicitamente, civilizzatrice, delle popolazioni
“bianche”. Ma, al di là delle interpretazioni unilaterali e
talora inaccettabili dello studioso francese, quasi nessuno
prese in considerazione il significato che tale informazione
avrebbe potuto rivestire per tracciare una storia della cultura
e delle influenze culturali dal profilo meno banale e lineare di
quella in voga nell’Ottocento. Piuttosto si tendeva a essere
increduli sulla attendibilità degli annali, in base ai pervicaci
pregiudizi eurocentrici, secondo cui i popoli di colore
sarebbero bambini fantasiosi, privi di concretezza storica.
Inoltre non si poteva verificare la presenza di tali popolazioni
“bianche”: ammesso che fossero esistite, per quel che se ne
sapeva erano da tempo scomparse nel mare delle
preponderanti popolazioni gialle circostanti. Quell’area
geografica, una volta attraversata dalla “leggendaria via della
seta”, e ormai da tempo diventata in gran parte deserto,
risultava quasi inaccessibile agli europei per cui erano
improponibili eventuali studi archeologici seri e approfonditi.

Gli enigmi della Storia 49


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Indagini storici

Come sottolinea Colin Renfrew, ben noto per le sue ricerche rilevanti, fondamentali, provenienti da aree culturali molto
sulle migrazioni arie, solo agli inizi di questo secolo vi si differenti. La prima posizione è naturalmente quella ufficiale
avventurarono i primi studiosi, in particolare nella dei cinesi, ma anche di coloro che osteggiano ogni concezione
depressione di Tarim e in varie aree circostanti (2). della storia dove possano emergere idee di tipo
Lì trovarono molti materiali, ben conservati data l’estrema protocolonialista in chiave occidentale. Infatti gli assertori
aridità del clima desertico. più convinti della seconda posizione sono sempre stati quegli
Si trattava di testi spesso bilingui, scritti in una lingua allora studiosi (il già citato de Gobineau, ma anche Spengler,
sconosciuta, che però aveva adottato un alfabeto del Nord Kossinna, Günther, Jettmar, Romualdi, ecc.) sostenitori,
dell’India, con accanto la versione sanscrita. Il che permise seppur in modo talora diverso, del ruolo civilizzatore dei
agevolmente di capirla e studiarla. Tale idioma, poi chiamato, popoli indoeuropei nelle loro migrazioni dalla patria
forse impropriamente, Tocario, era presente in due forme primordiale fin nei lontani paesi a cui dettero un’impronta
leggermente differenti, che rivelano “diverse caratteristiche specifica. Naturalmente in certi casi questi studiosi hanno
grammaticali che le collegano al gruppo indoeuropeo” (3).
Degno di nota è il fatto che le maggiori somiglianze sono
riscontrabili con le lingue celtiche e germaniche, piuttosto
che con quelle dei vicini Irani o degli altri Arii giunti in Asia.
A titolo di esempio compariamo alcune parole fondamentali
rispettivamente in latino, antico irlandese e tocario: padre si
dice pater, athir e pacer, madre mater, mathir e macer, fratello
frater, brathir e procer, sorella soror, siur e ser, cane canis, cu
e ku (4). Come curiosità riportiamo un’altra corrispondenza: il
numerale tre si dice tres in latino, tri in antico irlandese e tre
(!) in tocario. Le affinità ci sembrano più che evidenti.
“La documentazione risale al VII e VIII secolo d.C. e
comprende corrispondenza e rendiconti monasteriali… Delle
due lingue tocarie la prima, spesso chiamata tocario A, era
anche nota da ritrovamenti di testi nelle città di Karashar e
Turfan ed è talvolta denominata turfaniano.
L’altra, il tocario B, è ampiamente nota da testi trovati a
Koucha ed è perciò, in genere, chiamata koucheano” (5).
Oggi si tende a pensare che tali lingue venivano parlate dai
Yüeh-chi (o Yü-chi), il popolo citato negli antichi annali, che
ebbe contatti prolungati con il mondo cinese.
Questo risulta un punto fondamentale, per lungo tempo non
risolto. Infatti sulla nascita della civiltà cinese si sono sempre
fronteggiate due opinioni opposte: una, volta a privilegiare
un processo del tutto endogeno, senza influenze esterne di
altri popoli, l’altra, invece, tesa a evidenziare apporti

50 Gli enigmi della Storia


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Indagini e Storia

pochi anni fa…


Nel 1987 Victor Mair, un sinologo della università della
Pennsylvania, durante la visita nel museo della città di
Ürümqui, capitale della regione autonoma del Xinjiang, vide
qualcosa che gli provocò uno shock. Si trattava dei corpi
mummificati, per cause naturali, di una famiglia: un uomo,
una donna e un bambino di due-tre anni. Si trovavano dentro
una teca di vetro. Erano stati rinvenuti nel 1978, nella
depressione di Tarim, a sud del Tian Shan (le Montagne
Celesti), in particolare nel deserto del Taklimakan (un posto
ospitale, a giudicare dal significato del suo nome: “entra e
non ne verrai più fuori”)! Alcuni anni dopo, Mair dichiarava al
redattore del mensile americano Discover: “Ancora oggi sento
i brividi pensando a quel primo incontro. I cinesi mi dissero
che quei corpi avevano 3.000 anni, ma sembravano essere
stati sepolti ieri” (9).
ritenuto che l’apporto culturale non era stato in grado di Ma il vero shock venne quando lo studioso guardò da vicino i
“dare forma” a una nuova nazione, dato il ridotto numero dei loro volti. In acuto contrasto con le popolazioni asiatiche, di
nuovi venuti rispetto alla popolazione “indigena”, ma stirpe cino-mongolica, questi corpi mummificati
ciononostante la presenza di una influenza indoeuropea, a presentavano degli evidentissimi caratteri somatici di tipo
loro parere, sarebbe stata sufficiente a imprimere un impulso
vivificatore e animatore allo sviluppo dei popoli con cui era
venuta a contatto.
Questo sarebbe stato il caso dei Tocari con i Cinesi. Ad
esempio, Spengler (6) rilevò l’importanza centrale della
introduzione del carro da guerra indoeuropeo nella
evoluzione della società cinese al tempo della dinastia Chou
(1111-268 a.C.). Altri studiosi, come Hans Günther, già diversi
decenni addietro avevano avanzato alcune ipotesi ben
articolate e supportate con dati di un certo rilievo,
attribuendo a queste penetrazioni di popoli indoeuropei
l’introduzione dell’agricoltura fra le tribù nomadi dell’Asia
Centrale alla metà del secondo millennio e mostrando come
l’agricoltura si espanse nell’Asia centrale parallelamente al
diffondersi di popolazioni di stirpe nordica.
La stessa introduzione del bronzo in Cina sembrò
riconducibile alle invasioni indoeuropee, tanto da far
supporre che agli inizi della storia cinese sia da porre
un’invasione del popolo dei carri da guerra, cioè di un popolo
proveniente dal lontano Occidente.
Va detto che i sinologi oggi riconoscono l’estrema importanza
della lavorazione e del commercio del bronzo nello sviluppo
della società nell’antica Cina (7).
Altrettanta importanza viene riconosciuta, ormai da più parti,
alla introduzione di certe tecniche agricole e del carro
trainato dai cavalli. Anche gli studi di Günther sul
parallelismo tra la presenza di popoli biondi e la diffusione
della cultura indoeuropea in Asia, nonostante siano stati
demonizzati, meritano attenzione nelle parti ancora valide.
Così pochi amano ricordare che nell’oasi di Turfan, situata nel Victor Henry Mair è un professore di cinese all'Università della Pennsylvania. Tra gli altri risultati,
Turkestan cinese dove vivevano i Tocari, si possono vedere Mair ha curato la Columbia Storia standard della letteratura cinese e l'antologia Columbia della
ancora affreschi in cui questo popolo viene raffigurato con
letteratura cinese tradizionale. Mair è l'editor di serie della Cambria Sinophone World Series (Cam-
tratti nettamente nordeuropei e con i capelli biondi (8).
bria Press) e il suo libro coautore di Miriam Robbins Dexter (pubblicato da Cambria Press), Sacred
E’ una riconferma della attendibilità degli annali del Celeste
Display: Divini e Magici Figure Femminili di Eurasia, ha vinto il Premio Sarasvati per la Migliore
Impero. Non si può, quindi, negare una certa concatenazione
degli eventi, per quanto, fino a pochi anni fa mancavano
Nonfiction Libro nelle donne e nella mitologia. Nel 1968, Mair ha vinto una borsa di studio Marshall
prove più dirette e convincenti di insediamenti indoeuropei
e si è trasferita alla scuola degli studi orientali e africani dell'Università di Londra per studiare ul-
molto antichi, nell’area asiatica di cui stiamo parlando, cioè teriormente il cinese e il sanscrito, ricevendo un onore B.A. nel 1972 e un M.Phil. nel 1974. [1] Poi si
insediamenti avvenuti all’epoca delle grandi migrazioni arie trasferisce all'Università di Harvard, dove ha conseguito un Ph.D. nel 1976 con una tesi di dottorato
verso Oriente (II millennio a.C.) prima che si manifestassero intitolata "Narratives popolari da Tun-huang", uno studio e la traduzione della letteratura popolare
certi aspetti della civiltà cinese. Dicevamo, appunto, fino a scoperta tra i manoscritti di Dunhuang.

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Indagini storici

europeo, addirittura nordeuropeo. Infatti Mair notò i loro anche perché le stoffe rinvenute hanno una eccellente
capelli, ondulati, biondi o rossicci, i nasi lunghi e stretti, fattura. A testimonianza dei rapporti con il Celeste Impero si
l’assenza di occhi a mandorla, le ossa lunghe (la loro struttura può portare poi un dato: la presenza di una piccola
longilinea contrastava con quella tarchiata delle popolazioni componente di seta negli indumenti più recenti (dopo il VI
gialle). Lo stesso colore della pelle, mantenutosi secolo a.C.), evidentemente acquisita dai Cinesi. Gli articoli di
incredibilmente quasi intatto nei millenni, gli appariva quello vestiario nella maggior parte dei casi dimostrano stretti
tipico di una popolazione bianca. L’uomo presentava un fitta rapporti con le culture indoeuropee occidentali e includono
barba, carattere del tutto assente tra le popolazioni gialle. Le giacconi ornati e foderati con pelliccia, pantaloni lunghi.
tre “mummie” (sarebbe più corretto dire: corpi disidratati dal Più rilevante è il ritrovamento, in una tomba, di un
clima fortemente secco e preservati dalla alta percentuale di frammento di tessuto incredibilmente identico ai “tartans”
sali del terreno che hanno impedito la crescita batterica) (11) celtici trovati in Danimarca e nell’area della cultura di
costituivano gli esempi rappresentativi di una serie di poco Hallstatt in Austria, sviluppatasi oltre la metà del II millennio
più di un centinaio di individui che i cinesi avevano a.C., quindi in parte contemporanea alla popolazione
dissotterrato nelle zone circostanti. Dalle datazioni con il “bianca” del Xinjiang.
radiocarbonio 10, eseguite negli anni precedenti dai Se si ipotizza che costoro furono i progenitori dei cosiddetti
ricercatori locali, era risultato che questi corpi avevano una Tocari (o furono i Tocari tout court), questo dato si accorda
età compresa tra i 4000 e i 2300 anni. Quindi ciò induce a bene con quanto detto in precedenza circa le similitudini tra
pensare che la popolazione di cui erano parte visse e prosperò la lingua celtica e quella degli Indoeuropei del Turkestan
a lungo in quelle zone, la cui natura nel lontano passato cinese: i due dati si rinforzano a vicenda. Un’ulteriore nota di
doveva essere più ospitale (sono stati trovati numerosi interesse deriva da un copricapo a punta, con larghe falde,
tronchi secchi di alberi). definito scherzosamente “cappello della strega”, indossato da
Anche il corredo funebre e il vestiario di queste “mummie” è una mummia di sesso femminile, risalente a circa 4000 anni
assai interessante. Ad esempio: la presenza di simboli solari, fa: è molto simile a certi copricapi usati dagli Sciti, popolo
come spirali e svastiche, raffigurate nei finimenti dei cavalli ario di guerrieri della steppa, ma si possono trovare anche
collegano ancora una volta, sotto il profilo culturale, queste raffronti nella cultura iranica (si pensi ai cappelli dei Magi).
genti con gli antichi Arii. Il materiale usato per i vestiti è la Erano agricoltori, come dimostra la presenza di sementi nelle
lana, che fu introdotta in Oriente dall’Occidente. Il “popolo borse e avevano rapporti con popolazioni che vivevano sul
delle mummie” conosceva bene l’arte della tessitura: non mare, dato che sono state trovate numerose conchiglie di
solo perché sono state trovate molte ruote da telaio, ma molluschi marini.

52 Gli enigmi della Storia


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Indagini e Storia

L’estrema rilevanza di questi reperti ha indotto a eseguire dopo la scoperta delle “mummie”, si tende a far risalire
alcuni studi antropologici (principalmente di antropometria l’introduzione diretta, e non mediata, del bronzo e di altre
classica), condotti da Han Kangxin, dell’Accademia Cinese di importanti acquisizioni nella Cina arcaica.
Scienze Sociali di Pechino, che hanno confermato quanto già Ad esempio, Edward Pulleyblank ha sottolienato di recente
a una prima occhiata risultava evidente: in molti casi le loro che “esistono segni indubbi di importazioni dall’Occidente:
proporzioni corporee, dal cranio alla struttura generale dello grano e orzo, per quel che riguarda le coltivazioni di cereali, e,
scheletro, sono incompatibili con qualsiasi popolazione ancor più di rilievo, il carro trainato dai cavalli… sembra
asiatica “gialla”, mentre si inseriscono pienamente nei valori molto probabile che uno stimolo, proveniente da Occidente,
consueti degli europei, specie nordici. abbia svolto una funzione importante nella nascita dell’età
Tramite la cosiddetta archeologia genetica, è stato possibile del bronzo in Cina” (14).
ottenere dati ancora più sofisticati, per chiarire ulteriormente Naturalmente tutto ciò non toglie originalità alla grande
le origini e le parentele di questo popolo misterioso. cultura del Celeste Impero, ma evidenzia alcuni aspetti
La tecnica, abbastanza recente, si basa sul raffronto del DNA fondamentali della sua genesi e del suo sviluppo,
mitocondriale (12) di varie popolazioni che si vogliono riconoscendo il giusto ruolo giocato dagli antichi migratori
confrontare per valutare la distanza genetica. provenienti dall’Europa.
Uno dei vantaggi risiede nel fatto che si può analizzare anche
il DNA di individui morti da molto tempo, naturalmente
stando molto attenti a evitare eventuali contaminazioni Note
derivanti dall’ambiente (es. batteri) e dalla manipolazione dei
1) Arthur de Gobineau, Saggio sulla disuguaglianza delle razze umane, Rizzoli, Milano
campioni. L’archeologia genetica risulta, quindi, utile per
1997, p. 443.
creare un collegamento, a livello molecolare, tra
l’antropologia fisica e la genetica delle popolazioni. I primi
2) Colin Renfrew, Archeologia e linguaggio, Laterza, Bari 1989, p. 77.
test, eseguiti dal ricercatore italiano Paolo Francalacci
3) ivi, p. 79.
dell’Univerità di Sassari, hanno ulteriormente confermato
4) I cinesi, per indicare il cane, usano il termine kuan, quasi unica parola della loro lin-
l’appartenenza degli individui analizzati alle popolazioni del gua simile alla nostra, a causa di una evidente introduzione del cane domestico nella
ceppo indoeuropeo, in quanto il DNA mitocondriale, estratto loro società da parte di popolazioni indoeuropee, che hanno lasciato una traccia di
e tipizzato, è risultato appartenente ad un aplogruppo questa trasmissione nel nome dell’animale. Non va dimenticato che in Danimarca si
frequente in Europa (apl. H) e praticamente assente nelle ha notizia del cane fin dal Mesolitico.
popolazioni mongoliche (13). 5) Colin Renfrew, Archeologia ecc., cit., pp. 78-9.
Purtroppo le autorità di Pechino hanno permesso di 6) Osvald Spengler, Reden und Aufsätze, Monaco 1937, p. 151.
analizzare solo pochi campioni per cui rimane ancora molto 7) Jacques Gernet, La Cina Antica, Luni, Milano 1994, pp. 33-4.
da studiare, ammesso che ciò sarà possibile in futuro. Da 8) Luigi Luca Cavalli-Sforza, Geni, Popoli e Lingue, Adelphi, Milano 1996, p. 156.
ultimo va notato come gli attuali abitanti del Turkestan 9) Discover, 15, 4, 1994, p. 68.
cinese, gli Uyghuri, mostrano dei caratteri somatici misti, 10) Il metodo del radiocarbonio (14C) si basa sul fatto che in ogni organismo vivente,
dove i tratti europoidi si uniscono a quelli asiatici, secondo oltre al normale atomo di carbonio (12C), si trova anche una certa quantità del suo iso-
quanto ci si potrebbe aspettare da una situazione dove stirpi topo, il radiocarbonio, che decade in modo costante diventando un isotopo dell’azoto.
assai diverse si sono incrociate formando un nuovo popolo. Mentre il rapporto tra 14C e 12C rimane stabile quando l’organismo è in vita, ciò non av-
Non a caso le autorità di Pechino temono che la viene più alla sua morte in quanto si osserva un decadimento costante che comporta
dimostrazione dell’esistenza di ceppi “bianchi” tra i fondatori
la progressiva scomparsa del radiocarbonio che si dimezza ogni 5730 anni. Quindi in
dell’etnia uyghura porti al rafforzamento della loro identità
un campione è sufficiente conoscere il rapporto tra i due isotopi per poter calcolare gli
culturale e allo sviluppo ulteriore delle già presenti
aspirazioni indipendentistiche, violentemente anticinesi. E
anni intercorsi dalla morte dell’organismo. Un limite del metodo consiste nel fatto che
questo contribuisce a spiegare certi comportamenti di aperto
non può essere usato per reperti che hanno più di 70000 anni.
boicottaggio verso le ricerche condotte da Mair e dai suoi 11) Archaeology, Marzo 1995, pp. 28-35. Il “tartan” è la tipica stoffa dei plaid scozzesi.
collaboratori. In conclusione ci sembra evidente che Per un approfondimento dei vari aspetti legati alla tessitura e al vestiario di questo po-
l’ampiezza, la solidità e la coerenza dei dati ottenuti supporta polo rimandiamo a un eccellente ed esaustivo testo, ricco di comparazioni con le aree
l’intuizione di quegli studiosi, a lungo ignorati, che avevano europee: Elizabeth Wayland Barber, The Mummies of Ürümchi, W. W. Norton & Com-
avanzato l’ipotesi di un contributo esterno alla formazione pany, Inc., New York, 1999.
della civiltà cinese, contributo dovuto a stirpi arie alle quali, 12) I mitocondri sono organuli presenti nelle cellule degli eucarioti (dai funghi ai mam-
miferi), talora anche a decine di migliaia. Solo queste strutture, a parte il nucleo cellu-
lare, contengono il DNA, molecola-base della trasmissione ereditaria, ma il loro DNA è
molto più piccolo di quello nucleare (200000 volte più corto): serve unicamente per la
sintesi di proteine necessarie a questi organuli. Va comunque ricordato che al mo-
mento della fecondazione sembra che solo la madre trasmetta i mitocondri alla prole.
13) Journal of Indo-European Studies, 23, 3 & 4, 1995, pp. 385-398.
14) International Rewiew of Chinese Linguistics, I, 1, 1998, p. 12. Vedi anche: Elizabeth
Wayland Barber, The Mummies of Ürümchi, cit.
Da Percorsi III (1999), n. 23 (poi ripubblicato sul sito Est Ovest). Ringraziamo l’Autore per
la gentile autorizzazione alla pubblicazione del presente saggio.

Gli enigmi della Storia 53


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IL TEMPO DEGLI DÈI


Neteru, Anunnaki ed Elohim, nomi diversi in diverse tradizioni indicano le stesse entità superiori:
angeli, vigilanti, semidèi, emissari inviati sul pianeta Terra, venerati e temuti. Il termine egizio Neteru
(tradotto usualmente con dèi) significa in realtà vigilanti. Dopo aver creato la vita in Egitto ai tempi
dello Zep Tepi (il Primo Tempo), i Neteru vi gettarono le basi della civiltà; secondo antiche fonti
fondarono regni 33.000 anni prima delle dinastie conosciute.

54 Gli enigmi della Storia


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Misteri e Storia
di Michele Proclamato

L
a mente intuitiva è un dono sacro, la mente razio-
nale è un fedele servo; noi abbiamo creato una so-
cietà che onora il servo e ha dimenticato il dono.
Albert Einstein
I sovrani dell’Antico Egitto vantavano una preci-
sa discendenza divina. Il luogo di provenienza
dei loro dèi (che definivano neteru, letteralmente guardiani,
vigilanti) si trovava in cielo; per questo desideravano, dopo la
morte, essere ammessi a bordo della Barca di Ra e percorrere
con loro il viaggio ultraterreno per godere di vita eterna in cie-
lo. Quella che noi chiamiamo tomba, era vista come un luogo
di passaggio da una condizione a un’altra, da un mondo all’al-
tro. E quindi era lì che venivano svolti i riti per consentire
questo passaggio. Quella egizia non era una cultura solare o
lunare (come per altre civiltà del passato), ma una cultura co-
smica. Gli egizi erano esperti astronomi, perché il Cosmo era
l’origine e la meta finale. E anche il loro concetto di immorta-
lità, come vedremo, era un concetto cosmico. All’inizio, l’im-
mortalità era riservata solo al faraone, che ne aveva diritto es-
sendo l’incarnazione del neter Horus, raffigurato come un fal-
co o come un uomo con la testa di falco. Con il passare del
tempo e il succedersi delle dinastie, l’immortalità si estese a
chi se la poteva permettere e naturalmente a chi conosceva e
praticava tutti i riti e le formule magiche che la garantivano: i
sommi sacerdoti, che non erano unicamente ministri di culto,

FIG. 1 Horus

Gli enigmi della Storia 55


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Misteri e Storia

potuto anche essere qualcosa di ben più importante, forse


Fig. 2 - Wa, djed, ankh
uno strumento magico usato dagli dèi per rianimare (senza
escludere il suo impiego in chirurgia, magari dopo un’ane-
stesia). Ogni faraone, nel preciso momento in cui saliva al tro-
no, diventava l’incarnazione vivente del neter Horus, il falco
divino figlio di Iside e Osiride; dopo la morte si trasformava
nel neter dell’immortalità Osiride, il sovrano del Duat, l’Aldi-
là. Osiride simboleggia il ciclo della morte e della rinascita,
della forza della germinazione e della stessa fertilità. In cielo
era identificato con la costellazione di Orione; Iside, sua spo-
sa e sorella, con la stella Sirio. Perché questo? Perché l’Egitto
era visto come lo specchio del cielo: il Nilo era la Via Lattea e
le tre Piramidi di Giza erano le tre stelle della cintura di Orio-
ne, che erano dette «le immortali». Il faraone, che vantava
origini divine, dopo la morte riformava con la sua regina la
coppia divina Osiride e Iside; in cielo si sarebbero identificati
con Orione e Sirio. L’ultima volta che sono stata in Egitto,
mentre ero all’esterno del Tempio di Dendera verso le nove di
sera (era buio pesto) mi sono commossa nel riconoscere 2
nel
cielo la costellazione di Orione tra Sirio e le Pleiadi ! Uno
spettacolo fantastico, indescrivibile a parole, come sto cer-
cando di fare io. Bisogna trovarsi sotto quel cielo… il cielo in
ma rappresentavano la classe iniziatica ed erano i veri deten- cui gli antichi egizi riconoscevano le loro divinità, il Nilo e le
tori delle conoscenze esoteriche. All’immortalità erano asso- piramidi riflesse come in uno specchio!
ciati tre oggetti: ankh, djed e was, archetipi rispettivamente di Noi, però, fino a una quindicina di anni fa, non avevamo mai
vita, stabilità e potenza, oltre che attributi degli dèi (e di con- sospettato che le piramidi di Giza rispecchiassero il cielo. E
seguenza simboli faraonici). Durante i riti della sepoltura, ol- senza ombra di dubbio dobbiamo questa scoperta illuminante
tre ad alcuni scettri magici (l’Heru, il Seb-ur, e l’Ur-hekau) te- ad alcuni famosi ricercatori che hanno contribuito alla revi-
nuti in mano dal sacerdote funerario, veniva usato un basto- sione di tutta una serie di vecchi paradigmi :
ne rituale chiamato was 1 (vero e proprio strumento di misu- 1. Robert Bauval – scrittore, ingegnere, ricercatore esperto in
razione, era il compasso divino) e un oggetto cruciforme (che egittologia con il pallino dell’astronomia. Negli anni ’80 ini-
infondeva il soffio vitale) chiamato ankh. Amuleti a forma di ziò una serie di studi che lo portarono a scoprire la correlazio-
ankh e di djed venivano inseriti sempre nelle bende della ne tra le tre Piramidi di Giza e le tre stelle della Cintura di
mummia. Si sono fatte molte ipotesi su cosa fossero questi Orione che spiegò e dimostrò nel 1994 nel best seller scritto
due oggetti, nella realtà. Avevano sicuramente una rilevanza con Adrian Gilbert 3, il primo di una lunga serie di saggi, al-
esoterica, dal momento che erano usati durante i riti e men- cuni dei quali scritti con Graham Hancock.
zionati nelle formule magiche, ma potrebbe trattarsi anche di 2. Graham Hancock – giornalista, ricercatore e autore di molti
veri e propri strumenti non ancora scoperti. Lo djed è con best seller, il primo dei quali pubblicato nel 1995 4, in cui fa
ogni probabilità la torre nascosta all’interno della Grande Pi- riferimento a sua volta alla scoperta di Robert Bauvalper alcu-
ramide di Giza che, secondo alcune autorevoli ipotesi, sa- ne teorie che hanno ribaltato il modello egizio conosciuto…e
rebbe stato un componente del potente generatore di cor- non solo quello egizio!
rente situato anticamente al suo interno e di cui si parlerà nel- 3. Zecharia Sitchin – compianto orientalista e autore di molti
le prossime pagine. Per quanto riguarda l’ankh, che viene best seller, il primo dei quali pubblicato nel 1976 5, in cui
considerato un oggetto puramente simbolico, avrebbe invece emerge una storia dell’umanità molto diversa da quella cono-
sciuta finora. Le sue scoperte nascono dalla traduzione di de-
Fig. 3 - Pilastro djed nella Grande Piramide. cine di migliaia di tavolette sumere e implicano una revisione
radicale della storia egizia.
4. Mauro Biglino – storico e traduttore specializzato nel-
l’ebraico antico. Autore di molti saggi, da alcuni anni si dedica
a evidenziare gli errori commessi nelle traduzioni e nelle in-
terpretazioni dei testi biblici. Il primo libro 6 su questo argo-
mento ha dato il via a una serie di best seller illuminanti, che
descrivono una storia umana completamente diversa, che
va a braccetto con quella descritta da Sitchin.
5. John Anthony West – l’ho lasciato per ultimo (last but not
least!) perché il suo nome è legato alla Sfinge e le sue scoperte
meritano un discorso a parte.
Che la Sfinge di Giza sia migliaia di anni più antica di quanto
comunemente sostenuto, è una tesi che da qualche anno si
sta facendo largo in tutto il mondo; John Anthony West è sta-
to il primo a suffragare scientificamente questa notizia, ba-

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sandosi su dati raccolti in anni di appassionate ricerche, insie- ri, oggi sappiamo molto di più sulle conoscenze astronomiche
me al suo gruppo di studiosi. E i risultati di queste minuziose delle civiltà antiche e sul loro concetto di immortalità. Abbia-
indagini potrebbero obbligare a rivedere completamente la mo capito che i testi sacri sono in realtà dei libri di storia che
storia dell’umanità. Gli egizi possedevano una concezione nascondono una storia diversa da quella ufficiale. Grazie alle
sottile e sofisticata della metafisica e delle leggi che governa- loro investigazioni, qualcuno ha iniziato a ricercare a sua vol-
no l’uomo e il suo Universo, molto più di quanto sia disposta ta coinvolgendo altri ancora con ritmo esponenziale, con l’ef-
ad ammettere la maggior parte degli egittologi. fetto assolutamente non previsto che molte menti hanno co-
Il serpente celeste (Corbaccio, Milano 1999) espone un’inter- minciato ad aprirsi. La ricerca della Verità non finisce mai e la
pretazione rivoluzionaria e ampiamente documentata del- nebbia di mistero che avvolge la storia del passato remoto ter-
l’antico Egitto. Partendo dagli studi di Schwaller de Lubicz restre sta iniziando a diradarsi lasciando intravedere qualcosa
(1887-1961), famoso egittologo ed esoterista francese, dimo- che non sospettavamo. E dobbiamo il diradamento a questi
stra, tra le altre cose che: revisionisti del vecchio paradigma della storia dell’umanità.
− i geroglifici rinvenuti nelle tombe e nelle piramidi veicolano Dalla figura 4 si evince che le tre stelle della Cintura di Orione
messaggi ermetici circa le realtà più sottili postulate dalla sono riprodotte nelle tre Piramidi della Piana di Giza. Devo
Scienza Sacra dei Faraoni; precisare che Robert Bauval, con il software Starry Night (sca-
− la conoscenza che gli egizi avevano dell’Universo era un re- ricabile gratuitamente in Internet), scoprì − e dimostrò − che
taggio acquisito da una civiltà molto avanzata, già fiorente la costellazione di Orione si trovava in questa esatta posizione
migliaia di anni prima; rispetto al Nilo e a Sirio nel 10.450 a.C. e solo in quell’epoca
− la Sfinge è la prova geologica dell’esistenza di quella civiltà. (una data intrigante che ricorre spesso quando si investiga
Anthony West è riuscito a dimostrare, grazie all’intervento sulle origini della nostra attuale razza, sull’esistenza di Atlan-
del famoso geologo americano Robert M. Schoch, che la Sfin- tide e sulla dinamica celeste). In quella stessa data la Sfinge
ge non è corrosa dal vento bensì dall’acqua − presumibilmente vedeva sorgere la costellazione del Leone all’equinozio di pri-
dalle piogge torrenziali che cadevano in quella zona almeno mavera… Gli egizi vantavano origini divine. I loro dèi prove-
9000 anni fa. Questa scoperta rivoluziona, da sola, l’intera nivano forse da altri pianeti? Gli abitanti di Kemet 7 erano gli
cronologia della storia della civiltà e implica una drastica ri- eredi della conoscenza atlantidea? Secondo una certa corren-
valutazione del presupposto di progresso… il presupposto su te di pensiero, sì. Non ci sarebbe quindi da stupirsi se il loro
cui si basa tutta la cultura moderna. Grazie a questi ricercato- concetto di immortalità fosse legato a quel loro simbolismo

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Misteri e Storia

Fig. 4 - La Cintura di Orione.


Fig. 6

Fig. 5

ermetico il cui significato spesso ci sfugge. A volte la logica ci


impedisce di vedere le cose evidenti e rifiuta a priori l’idea
che certi oggetti rituali fossero in realtà la memoria ancestrale
di tecnologie ritenute impossibili. Con ogni probabilità, le co-
noscenze della razza che aveva costruito le piramidi di Giza e
la Sfinge andarono in eredità ai futuri antichi egizi: cioè a
quel popolo che all’improvviso (secondo l’egittologia ufficia-
le) iniziò a costruire piramidi e conosceva l’astronomia, la
scrittura dei geroglifici, l’ingegneria idraulica ecc.. Stiamo
parlando del 3000 a.C., l’epoca della prima dinastia e, tanto
per intenderci, l’epoca in cui l’Homo Sapiens Sapiens del neo-
litico non conosceva ancora né la ruota, né il ferro. Prima di

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Misteri e Storia

continuare, è necessaria una breve parentesi per spiegare in degli Equinozi. Grazie alla Precessione degli Equinozi e alla
base a quale fenomeno astronomico il monumento della Sfin- dinamica celeste, i simboli astrologici sembrano muoversi at-
ge, quando raffigurava ancora un leone, vedeva sorgere sé traverso la ruota zodiacale: per questo le generazioni che si
stesso a est, all’equinozio di primavera del 10.450 a.C.. Come sono succedute sulla Terra hanno visto ogni simbolo zodiaca-
è noto a tutti, l’asse terrestre è obliquo e di conseguenza il le spostarsi al posto di quello successivo ogni 2000 anni circa.
movimento rotatorio della Terra è molto particolare… simile a La scoperta del fenomeno della precessione viene attribuita
quello di una trottola quando inizia a perdere i giri. È proprio all’astronomo greco Ipparco (II sec. a.C.), ma abbiamo la cer-
questo movimento oscillante a determinare le stagioni. A tezza che molte civiltà scomparse lo conoscessero molto pri-
causa di questo moto lentissimo, prima di ritornare al punto ma. I sumeri lo conoscevano addirittura 10.000 anni fa, come
di partenza, dopo aver compiuto un giro completo in senso è stato dimostrato dalle decine di migliaia di tavolette d’argil-
antiorario intorno al Sole, la Terra impiega quasi 26.000 anni la incise con caratteri cuneiformi che sono state tradotte da
(25.920). Questo fenomeno si chiama Precessione famosi sumerologi. Senza ombra di dubbio, comunque, dob-

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Misteri e Storia

Fig. 7. cessiva (Leone), avrebbe avuto luogo la catastrofe geologica il


cui ricordo è sopravvissuto con il nome di «Diluvio». E infatti
la Sfinge è corrosa dall’acqua e dalle piogge torrenziali che ca-
devano in quella zona almeno 9000 anni fa, come ha dimo-
strato il geologo Robert M. Schoch. Più recentemente, l’ar-
cheologo Sherif El Morsi (che da vent’anni studia la piana di
Giza basandosi sulle analisi di Robert M. Schoch), ha elabora-
to a sua volta una teoria ancora più sconvolgente, emersa
dopo aver scoperto in loco un grosso fossile di echinoidea
(riccio marino) il cui esoscheletro presenta una calcificazione
formatasi in tempi relativamente recenti, cioè in migliaia (e
non milioni) di anni: questa sconcertante scoperta e le analisi
geologiche su numerose rocce (che presentano esiti di erosio-
ne spugnosa caratteristici del flusso e riflusso della marea)
proverebbero che il complesso di Giza risale a prima del Dilu-
vio, essendo rimasto a lungo completamente sommerso dal-
l’acqua. Inoltre, la Sfinge e il relativo Tempio, nonché la parte
inferiore della Grande Piramide (i primi venti livelli) presenta-
no fondigli alluvionali tipici di lagune poco profonde. I risul-
tati di questa ricerca sono stati pubblicati nel 2013, in collabo-
razione con la ricercatrice Antoine Gigal (fondatrice di Giza
for Humanity). Ci sono altre prove geologiche della presenza
biamo la miglior interpretazione di questi straordinari docu- di conchiglie fossili nel passato remoto egizio?
menti al compianto professor Zecharia Sitchin, noto orientali- La risposta è sì. In un mio precedente libro 8 ho scritto detta-
sta che ci ha lasciato in eredità numerosi best seller in cui gliatamente circa la ricetta del dio Khnum, replicata dal pro-
emerge una genesi umana ben diversa da quella ortodossa. fessor Joseph Davidovits 9, il quale – dopo aver scoperto un
Nella nostra era, il Sole sorge all’Equinozio di Primavera nel capello e una conchiglia fossile in un blocco di calcare della
cielo che ha come sfondo la costellazione dei Pesci. Tornan- Grande Piramide – è riuscito a dimostrare che quei massi po-
do indietro, seguendo il processo dell’orologio precessionale, trebbero essere stati fabbricati con un tipo di cemento, la cui
ci accorgiamo che nell’equinozio primaverile del 2500 a.C. ricetta 10 sarebbe stata fornita in sogno dal dio Khnum all’ar-
(epoca in cui gli storici e gli egittologi suppongono sia stata chitetto Imhotep. Davidovits aveva intuito che la roccia usata
costruita la Sfinge) il Sole aveva come sfondo il cielo della co- per fare le piramidi ha una composizione chimica del tutto si-
stellazione del Toro. Ci si aspetterebbe di trovare a Giza un mile a quella presente nell’incredibile riserva a cielo aperto di
monumento con l’aspetto di un Toro, risalente all’età del materia prima che si trova già disgregata nell’area di Giza.
Toro. La Sfinge ha, invece, un aspetto inequivocabilmente fe- Dopo essere riuscito a sciogliere il calcare di Giza ottenendo
lino. Che significato ha tutto ciò? Sembrano pezzi sconnessi una poltiglia, dimostrò che questa può essere modellata e in
di un puzzle. Per dare un senso alle prove che abbiamo, l’uni- seguito solidificata al sole, trasformandosi in cemento natu-
co passo da fare è tornare indietro in un periodo molto remo- rale della forma e della dimensione voluta.
to: il 10.450 a.C. Infatti, all’Equinozio di Primavera di quel- Nell’autunno del 2002, una squadra di finti operai egizi simu-
l’anno, lo sguardo della Sfinge (che era un leone) puntava larono in un documentario tutta l’operazione, compresa la co-
esattamente, prima del sorge- lata di autentici blocchi di roccia calcarea, dimostrando che
re del Sole, alla levata eliaca mescolando all’acqua opportune percentuali di calcare di-
della costellazione del Leone. sgregato di Giza, calce e carbonato di sodio (il natron 11 degli
Probabilmente, chi aveva pro- egizi), si ottiene un impasto che inizia a reagire chimicamente
gettato e allineato questo co- una volta mescolato. Evaporata l’acqua e indurito il miscu-
losso di pietra aveva tutta l’in- glio, il risultato è un cemento composto al 95% di aggregati
tenzione di servirsene come calcarei e al 5% da colla geologica.
strumento astronomico: fin- Le pietre calcaree ottenute con questa ricetta si induriscono
ché al sorgere del Sole fosse alla perfezione in brevissimo tempo e quindi possono essere
corrisposta la levata della Ver- posizionate una presso o sopra all’altra, aderendovi per sem-
gine, tutto sarebbe stato tran- pre appena completata l’essiccazione per effetto del sole. La
quillo, ma quando, per via del- cementificazione (anche tra loro) di questi massi sintetici è
la precessione, tale corrispon- tale da farli sembrare incollati.
denza fosse avvenuta con Dopo anni di esperimenti, la formula fu elaborata con succes-
l’inizio della costellazione suc- so e il calcestruzzo così ottenuto è oggi commercializzato nel-
Figg. 8 e 8.1 l’edilizia con il nome di geopolimero; sottoposta a esame chi-
mico e geologico, la composizione dei blocchi di questo mate-
riale è risultata identica a quella dei blocchi delle piramidi. Gli
egizi pensavano che l’anima si trovasse nel cuore. Un amuleto
come quello della pagina precedente (fig. 8) era detto Scara-
beo del Cuore e veniva posto sul cuore della mummia, inca-

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Misteri e Storia

La Dimora per l’eternità


Fig. 9.
Appena salito al trono, ogni faraone iniziava a dedicarsi alla
cosa più importante, che avrebbe continuato a fare per tutta
la vita: costruire la propria dimora per l’eternità 12. Questo
luogo speciale avrebbe ospitato la sua mummia e il suo corre-
do funerario, compresi molti oggetti costruiti apposta per la
tomba nelle hwt-nwb (letteralmente: Case d’oro), laboratori si-
tuati all’interno del Palazzo Reale, della Casa della Vita o di
un santuario; dovendo durare milioni di anni, per creare que-
sti speciali manufatti venivano usati materiali indistruttibili
stonato in un pettorale; recava incisa una preghiera apotro- come l’oro, le paste vitree, le pietre dure, l’alabastro ecc.. Il
paica tratta dal capitolo 30 del Libro dei Morti, che il defunto corredo funerario comprendeva, ovviamente, anche le cose
avrebbe recitato durante la pesatura con la piuma della verità: che il sovrano aveva amato e usato in vita, inclusi i gioielli, gli
«O mio cuore… non sorgere contro di me come testimone,
non creare opposizione contro di me nel tribunale, non essere
contro di me al cospetto degli dèi». Uno dei crop circles che ha
maggiormente colpito l’attenzione dei ricercatori internazio-
nali è quello apparso il 12 agosto 2005 a East Field, in Inghil-
terra. Rappresenta indubbiamente uno scarabeo alato − sacro
agli antichi egizi, in quanto identificava il cuore (sede del-
l’anima) e il Sole.
Questi scarabei hanno l’abitudine di avvolgere le loro uova in Fig. 11 - Traduzione del messaggio del crop circle.
palline di fango e sterco (per questo vengono detti stercorari),
materiali ricchi di elementi chimici che riscaldano le uova, fa-
vorendone la schiusa. Notando che lo scarabeo moriva, per ri- abiti, le sue pietanze preferite, la birra ecc.. Le pareti e il sof-
nascere miracolosamente dalla pallina di fango, gli egizi vide- fitto della tomba sarebbero state ricoperte da immagini e ge-
ro in esso il simbolismo di Ra, che ogni giorno moriva tra- roglifici con riferimenti documentali 13 (un report realizzato
montando a ovest, per poi risorgere all’alba del giorno dopo a allo scopo di ricostruire i momenti salienti della sua vita fino
est. Chi ci ha mandato questo messaggio conosce forse la cul- al funerale, quando un seguito di prefiche gemono e piangono
tura dell’antico Egitto? proprio come Iside e Nefti alla morte di Osiride), oltre a for-
Ha voluto ricordarci che l’anima è immortale? Una cosa è cer- mule e scongiuri tratti dal Libro dei Morti, che gli avrebbero
ta: gli autori dei crop circles ci conoscono da migliaia di anni; i garantito il passaggio per l’Aldilà. A partire dal Medio Regno,
crop circles sono i segni di un processo di guarigione e trasfor- al corredo funerario si aggiunsero gli ushabti (che significa
mazione in atto sul pianeta, volto a ristabilire la connessione «quelli che rispondono»), figurine mummiformi alte una ven-
Fig. 9.
tra l’umanità, la Madre Terra e le forze cosmiche. tina di centimetri che avrebbero lavorato nei campi di Osiride
E ovviamente sono la prova dell’esistenza di altri mondi e for- al posto del defunto, in virtù della formula magica che reca-
me molto evolute di intelligenza. In un crop circle (figura suc- vano incisa. Il numero di queste statuine aumentò gradual-
cessiva) scoperto a Milk Hill nel 1991, gli esperti si sono stupiti mente nei corredi funerari fino a coprire tutti i giorni dell’an-
con un messaggio che, una volta tradotto, associava il dio egi- no 14. All’inizio erano fatte di cera, creta o legno; in seguito
zio Phehthi/Ptah a quello sumero Ea/Enki, che nelle rispetti- furono preferiti materiali più durevoli nel tempo come la pie-
ve mitologie identificano l’autore della creazione. tra (alabastro, scisto, serpentina ecc.), la ceramica (azzurra o
blu) e la faïance di colore turchese.

Fig. 10.

Gli enigmi della Storia 61


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IL DEMIURGO
E LA POSSIBILITÀ
POSITIVA:
PLASMAZIONE
E
siste anche quella dell’azione in piena questi miti, è invece l’entità chiamata Sofia-Zoe che crea
conformità al superiore Principio spirituale che l’Adamo “psichico”, denominato anche Eva o Afrodite, da cui il
lo regge. E’, quest’ultima, la prospettiva nella rapporto con la bisessualità primordiale. Nell’elaborata
quale, in ambito cristiano, si sottolinea come Dio antropogonìa gnostica trovano posto anche un Adamo
nella creazione sembri avvalersi dell’aiuto di “pneumatico”, parte spirituale ed immagine più vicina al
entità subalterne, facendo anche ipotizzare a Principio, e l’Adamo “terrestre”, che si manifesterà più tardi
Meister Eckhart che l’uso della persona plurale nel passo ancora, ma in questa sede è proprio la figura di Sofia-Zoe che ci
genesiaco “facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” sembra particolarmente interessante in quanto presenta
rappresenti una chiara indicazione dell’intervento di potenze attributi femminili rispetto a Dio (in quanto sua
intermedie tra il Principio e gli enti gerarchicamente inferiori; “manifestazione”), ma contemporaneamente androginici
un tema, quello delle entità ausiliarie, che peraltro è stato rispetto all’umanità. Fu probabilmente questa situazione di
ribadito anche dalla Controriforma. Ma anche in contesto extra- equidistanza tra una fisicità non ancora completatasi ed una
cristiano sono numerosi in ogni tradizione i riferimenti ad un uranicità non più assoluta, in quanto ormai rivolta verso il
Demiurgo creatore del Cosmo e dell’Uomo. Ci limitiamo a mondo, che orientò Platone a porre l’Androgine sotto la tutela
ricordare, ad esempio, il serpente Ofione, detto anche Borea, della Luna, a metà strada tra Cielo e Terra, e ciò forse anche per
presente sia nel mito ebraico che in quello egiziano (ed altrove la sua già segnalata “relativa” femminilità in rapporto al
inserito nella stirpe dei Titani; oltretutto ricordato dai Pelasgi
come loro “Antenato Mitico”), del quale ci sembra significativa
sia la natura ofidica – in questo caso evidentemente non
malefica – che il nome Borea, dai chiarissimi rimandi nordico-
polari. Dall’altro capo del mondo, anche i nativi australiani
ricordano i loro Antenati Mitici che, durante il “Dreamtime”,
non generarono la realtà attuale partendo dal nulla ma,
operando appunto in modo demiurgico, trasformarono un
materiale preesistente, informe ed indifferenziato (“masse
semiembrionali di bambini sviluppati a metà”) per creare
l’uomo qual è oggi. Degno di particolare nota, ci sembra pure il
mito dei Mordvini della Russia centrale, per i quali fu proprio lo
stesso Sajtan, qui chiaramente visto nel suo aspetto
“benevolo”, a creare l’uomo. Al contrario della situazione di
“ribellione”, ora, quindi, la potenza demiurgica guarda e
riconosce l’Androgine come diretta immagine del Principio, e
sovente ciò avviene fino al punto di identificarsi / sovrapporsi
ad esso, se è vero che, ad esempio, in alcune versioni degli
articolati sistemi gnostici si può riconoscere nello stesso primo
Adamo, quello “pre-fisico”, caratteristiche demiurgiche
direttamente incarnate da lui stesso. In un’altra versione di

62 Gli enigmi della Storia


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Indagini e Storia
di Michele Ruzzai

Principio supremo. La stessa traccia interpretativa ci sembra sopra avevamo accennato alle caratteristiche di Sofia-Zoe) di
ravvisabile nei passi evoliani dedicati agli enigmatici Nephelin: cui la “mercurialità” è senz’altro un carattere distintivo. Ma il
in alcune situazioni questi assumono chiaramente le vesti dei mondo animico – “serpentino” – può assumere, a seconda del
“caduti”, secondo la linea demiurgica discendente descritta punto di vista dal quale lo si considera, gli attributi dell’Essenza
nell’articolo precedente, mentre invece altrove, ad esempio o quelli della Sostanza il che, come ricorda Guenon, gli
nello stadio in cui anticamente furono essi stessi gli “uomini conferisce una parvenza di “duplice natura”; e, quindi, la
gloriosi” citati nel sesto capitolo del Genesi, potenza demiurgica appare anche, nello stesso
corrispondono tout-court alla “razza originaria, potente e momento, attiva e formatrice in rapporto al complesso della
divina, androginica” della paradisiaca fase aurea. Ma il sottostante manifestazione formale in tutte le sue estensioni.
Demiurgo non è tale se non posto in relazione ad una materia Tale concetto, in merito al particolare caso dell’antropogenesi, è
prima da plasmare. Come dicevamo più sopra, tale materia, che probabilmente riassunto dall’idea, sempre originante dalle
corrisponde alla “terra” utilizzata da Dio per modellare Adamo correnti gnostiche, che il Demiurgo creò sia il corpo umano, sia
nel secondo capitolo del Genesi, è quella che nel frattempo è la sua forma sottile, indicata come Psychè. Quindi, per questa
venuta a crearsi proprio con la contemporanea caduta
luciferica. Anche in ambito extra-biblico si trovano significative
analogie sull’origine di questo primario elemento di base. Ad
esempio, secondo alcune versioni del mito greco, gli uomini
sarebbero stati creati utilizzando le ceneri dei Titani folgorati da
Zeus nel momento conclusivo della “titanomachia”; a rigore,
andrebbe detto che tale violento episodio dovrebbe collocarsi
solo alla fine dell’età primordiale (il Satya Yuga, in termini indù)
ed inaugurare la reggenza olimpica che, successiva a quella di
Kronos, tradizionalmente segna il passaggio ad una fase
contraddistinta dall’alternarsi delle stagioni. Ma, come ebbe
modo di notare anche Ugo Bianchi, nel Mito il riferimento a
“Zeus” molto spesso è del tutto generico e quindi può
riguardare accadimenti anteriori al suo effettivo avvento; ciò,
riteniamo, secondo una trasposizione analoga a quella dei
“Figli di Dio”, che nel Genesi appaiono appena nel sesto
capitolo, ma purtuttavia, come abbiamo visto, potrebbero
rappresentare (anche) fatti ben precedenti. Mircea Eliade
ricorda anche altri miti, di origine mesopotamica, nei quali la
materia prima della quale sarà poi costituito l’uomo è, pure qui,
di natura demoniaca: è il caso del sangue di Kingu, che
anticamente era stato uno dei primi Dei celesti ma poi era
divenuto il capo della fazione dei Demoni, e la cui analogia alla
figura del Lucifero caduto ci sembra quindi piuttosto chiara.
Ora però il Demiurgo estrinseca l’aspetto “positivo” e
pienamente conforme al Principio, apparendo come un suo
mero strumento per la creazione antropo-cosmica: in tale
visuale corrisponde a “Ruach”, il soffio divino (assimilabile
anche all’indù “Hamsa”, mitico cigno-veicolo di Brahma e sul
quale torneremo più avanti) che, agendo sulla materia
primordiale, costruisce l’Adam Ha-Rishon immortale,
“principio” di quello che più tardi sarà l’uomo sensibile. Ma la
presenza dell’anzidetto elemento materiale, pone ora sua posizione intermedia e per quel complesso gioco di
l’intervento demiurgico al livello della manifestazione che, per rifrazioni e sovrapposizioni funzionali già accennato, è il
utilizzare le categorie guenoniane, è quello “formale” o Demiurgo stesso in qualche modo a rappresentare l’Anima del
“individuale”, ancorchè secondo noi, ancora “sottile” e non ternario composto dalla sovrastante immagine archetipica
grossolano: prendendo a modello l’Androgine bisessuato, viene androginica, che simboleggia lo “Spirito”, e dal sottostante
quindi plasmato il sottostante Adamo del secondo capitolo del Adamo terrestre che ne è il “Corpo”; come dicevamo, però,
Genesi, il quale, non a caso, Leopold Ziegler ricorda essere questo “corpo” consta di un elemento sostanziale che
ancora “unico della sua specie e non accoppiato”. Per Titus nell’Adam Ha-Rishon viene definito “polvere” sottile e che non
Burckhardt questo “soffio vitale”, esso stesso costituito di può ancora corrispondere a quello attuale e solidificato. In
materia sottile, appartiene al mondo intermedio posto tra Cielo effetti, su questa “polvere” e sul suo impiego per la formazione
e Terra, “vento” che – associato anche al Mercurio – nel proprio di Adamo nel secondo capitolo del Genesi, l’esegesi biblica si è
ventre porta il “germe” spirituale: rispetto al Principio spesso soffermata e da più parti è stato significativamente
trascendente ricopre quindi una funzione passiva e ricettiva, osservato come tale plasmatura non possa essere intesa (non
esattamente come riceve ed “assume” l’immagine androginica. ancora, almeno) nel senso dell’elemento corporeo dell’uomo.
In tale prospettiva, Evola segnala come in ambito gnostico il Sono infatti piuttosto precisi i riferimenti all’utilizzo non della
mondo del Demiurgo rivesta infatti carattere femminile (più parte grossolana e “spessa” della terra (’adamah), ma del suo

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Indagini storici

stato più leggero (‘afar): a quell’elemento, cioè, più puro e Giano che, come già notavamo, regnò in un periodo
“meno materiale” della materia stessa che secondo il Talmud fu antecedente a quello di Saturno; emblematizzati nei simboli del
preso dal Centro del mondo, sul monte Sion. Per Jakob Bohme, cinghiale (sacerdoti) e dell’orso (guerrieri), anche secondo altri
a costituire la parte sostanziale di Adamo, “uomo virginale” autori furono dominati ed armoniosamente conciliati dalla
plasmato a perfetta immagine di Dio, fu infatti la “terra divinità bifronte, prima della loro separazione / polarizzazione
paradisiaca” (tratto che, sorprendentemente, appare in modo che ebbe luogo in un momento sicuramente posteriore (ed il cui
quasi identico anche tra i Dogon del Mali), terra che in lui significato verrà approfondito in seguito). Nel mito ellenico un
assume un valore “quintessenziale”, tradizionalmente analogo ricordo di tale fase primordiale ed unitaria, oltre al già
associabile all’elemento “Etere”. Anche per Schuon è l’etere citato Androgine platonico, è rappresentato dalla prima delle
stesso – quinto elemento – che di fatto rappresenta l’uomo cinque razze riportateci da Esiodo, ovvero quella aurea, beata
primordiale, l’Uomo come tale, e questa “protomateria sottile” ed immortale, che al termine del suo ciclo venne mutata in una
costituisce il punto di partenza del mondo corporeo, che si compagine di demoni epictonii (ma non nell’accezione
estende senza soluzione di continuità dagli stati più sottili ed negativa veicolata dal Cristianesimo); furono entità che,
impalpabili a quelli più opachi, densi e pesanti. Renè Guenon divenute invisibili per gli uomini delle ere successive – ma non
ricorda come l’etere, elemento nel quale l’azione del guna costrette ad un soggiorno sotterraneo – sono descritte con
Sattwa si estrinseca al massimo grado, rappresenti, nel suo caratteristiche sicuramente benigne e, in qualche modo,
ordine, la “non-manifestazione” principiale e “protettive” nei confronti di una più recente umanità
cosmologicamente l’idea del Centro, mentre, nei confronti del “ordinaria”. Julius Evola le identifica ai già incontrati Veglianti,
evidentemente anch’essi considerati non nel loro aspetto
“infero”, ma in quello positivo. Il ricordo di questa prima
umanità esiodea si sovrappone e si avvicina, secondo vari
studiosi tra cui Ugo Bianchi, a quella menzionata nel filone
mitologico facente capo al titano Prometeo, che secondo alcune
versioni ne sarebbe anche il plasmatore, assumendo quindi
quelle caratteristiche pienamente demiurgiche più sopra
descritte. E’ stato notato come questa umanità prometeica
appaia in effetti informe, prototipica e “non terrestre”,
risultando sottoposta a delle condizioni di esistenza
chiaramente diverse da quelle attuali; ma sarà proprio
Prometeo, intermediario-separatore con gli Dei superiori, che
per mezzo dei suoi atti, spesso maldestri e fraudolenti, creerà
tutta una serie di conseguenze che finiranno con il condurre
quell’umanità ancora mitica alla situazione attuale. Da
un’esistenza indistinta ed una vita in comune con le entità
divine, si arriverà quindi alla separazione ed alla definizione dei
rispettivi ruoli nell’incontro di Mecone; dopo questo cruciale
evento, come punizione per i sotterfugi del Titano, le divinità
superiori invieranno all’uomo Pandora – la prima donna – ad
ulteriore conferma del fatto che l’umanità prometeica viveva in
mondo corporeo, ne costituisca il principio più immediato per il una condizione probabilmente analoga a quella androginica già
tramite degli altri quattro elementi classici (Aria, Fuoco, Acqua, altrove descritta. In definitiva, sulla base degli elementi
Terra); nello stato di indifferenziazione primordiale, Guenon raccolti, quali conclusioni possiamo trarre in merito al primo
segnala inoltre come l’etere contenga in potenza tutti i corpi e Grande Anno del nostro Manvantara?
la sua stessa omogeneità lo renda capace di ricevere tutte le A nostro avviso, la più importante è che raffigurazioni quali
possibili forme nelle loro varie modificazioni. Ma il metafisico l’Adamo plasmato di polvere sottile, la casta Hamsa sostanziata
francese ricorda anche come l’etere corrisponda, in ambito di etere, la prima razza immortale di Esiodo, l’informe umanità
indù, alla casta primordiale Hamsa (il cui nome è analogo a prometeica, ecc… rappresentino diverse immagini per definire
quello del cigno e del soffio divino, già più sopra incontrati), una stessa realtà di fondo: quella di un’umanità – se così pos-
ovvero la prima “razza” unitaria, che anche Julius Evola siamo già definirla – non ancora fisicizzata secondo i canoni
riconosce essere anteriore ad ogni successiva differenziazione. odierni e quindi praticamente impossibile da rinvenire sotto
Le caratteristiche chiaramente auree di tale super-entità forma di resti fossili. Resti che infatti, nel periodo tra 65.000 e
originaria, collegata al primo grande anno del Manvantara – e 52.000 anni fa, o latitano, o sono comunque fortemente contro-
della quale nessuna delle attuali popolazioni umane può versi. Dall’unità primordiale, prototipica ed androginica del
considerarsi erede diretta ed esclusiva – erano tali che Hamsa, primo Grande Anno si giungerà quindi alla dualità maschio-
dal punto di vista delle caste tradizionali, presentasse una femmina: indubbiamente ciò costituirà – pur rimanendo sem-
situazione di perfetto equilibrio dei tre gunas, sintetizzando nel pre all’interno del Satya Yuga – uno dei passaggi di maggior
contempo, a livello superiore, le funzioni delle due più discontinuità nella storia arcaica dell’Uomo, contestualmente
importanti caste sottostanti, ovvero quella sacerdotale all’avvento del secondo Grande Anno del nostro Manvantara.
(brahmana) e quella guerriera (kshatriya). Questi due poteri, Ci ripromettiamo in un futuro più o meno prossimo di abboz-
nell’ambito mitologico della Tradizione Romana, vengono zare, per quanto possibile, un’analisi più dettagliata di questa
ancora da Guenon ricordati e riassunti nella figura unitaria di importante fase del nostro percorso.

64 Gli enigmi della Storia


062-065 il demiurgo ENIGMI STORIA 20.qxp_Layout 1 12/10/17 13:08 Pagina 65

Indagini e Storia

Bibliografia consultata per il presente articolo:


AA.VV. (a cura di Ugo Bianchi) – La “doppia creazione” dell’uomo negli Alessandrini, nei Cappadoci e nella gnosi – Edizioni dell’Ateneo & Bizzarri – 1978
Giuseppe Acerbi – Il culto del Narvalo, della balena e di altri animali marini nello sciamanesimo artico – in: Avallon, n. 49 “Il tamburo e l’estasi. Sciamanesimo d’oriente e d’occidente”, 2001
Giuseppe Acerbi – Le “caste” secondo Platone. Analisi dei paralleli nel mondo indoeuropeo – in: Convivium, n. 13, aprile-giugno 1993
Ezio Albrile – Che cos’è lo gnosticismo – in: Vie della Tradizione, n. 141, gennaio-marzo 2006
Ezio Albrile – L’Adam Qadmon e il Serpente, ovvero il Salvatore Imprigionato (breve saggio su un teriomorfismo gnostico) – in: Vie della Tradizione, n. 101, gennaio-febbraio 1996
Ezio Albrile – Siamo tutti figli di Adamo ? (parte 2) – in: Vie della Tradizione, n. 99, luglio-settembre 1995
Davide Gianmaria Aricò – La tavola di smeraldo e la tavola di rubino: due espressioni dello stesso volto – in: Vie della Tradizione, n. 133, gennaio-marzo 2004
Marie Balmary – Abele o la traversata dell’Eden – EDB – 2004
Enzo Bianchi – Adamo, dove sei ? – Edizioni Qiqajon – 1994
Ugo Bianchi – Prometeo, Orfeo, Adamo. Tematiche religiose sul destino, il male, la salvezza – Edizioni dell’Ateneo & Bizzarri – 1976
Ugo Bianchi – Razza aurea, mito delle cinque razze ed Elisio – Studi e materiali di storia delle religioni, Vol. XXIV – anno 1963
Antonio Bonifacio – I Dogon:maschere e anime versole stelle – Venexia – 2005
Jacques Bril – Lilith o l’aspetto inquietante del femminile – ECIG – 1990
Titus Burckhardt – L’alchimia – Boringhieri – 1961
Georges Charachidzé – Prometeo o il Caucaso – Feltrinelli – 1988
L.F. Clauss / W.Stapel / O. Spann / J. Evola– Orizzonti del razzismo europeo – Editrice il Corallo – 1981
Mario Cimosa – Genesi 1-11. Alle origini dell’uomo – Ed. Queriniana – 1984
Nuccio D’Anna – “L’eterno ritorno” e simboli ciclici nell’antica Ellade – in: Vie della Tradizione, n. 108, ottobre-dicembre 1997
Nuccio D’Anna – Il Dio Giano – SeaR Edizioni – 1992
Nuccio D’Anna – La religiosità arcaica dell’Ellade – ECIG – 1986
Nuccio D’Anna – Renè Guenon e le forme della Tradizione – IlCerchio – 1989
Bruno D’Ausser Berrau –De Verbo Mirifico. Il Nome e la Storia– Documento disponibile in rete su vari siti
Bruno d’Ausser Berrau – Ubinam gentuim sumus ? Un Eden ed un popolo o più luoghi e più genti ? – Documento disponibile in rete su vari siti
Jean De Fraine – La Bibbia e l’origine dell’uomo – Nuova Accademia Editrice – 1965
Renato Del Ponte – Dei e Miti italici – ECIG – 1998
Hans Egli – Il simbolo del serpente – ECIG – 1993
MirceaEliade – La creatività dello spirito. Un’introduzione alle religioni australiane – Jaca Book – 1990
Mircea Eliade – La nostalgia delle origini – Morcelliana – 2000
Mircea Eliade – Storia delle credenze e delle idee religiose. Vol. 1: Dall’età della pietra ai Misteri Eleusini – Sansoni – 1999
Julius Evola – Esplorazioni e Disamine, gli scritti di “Bibliografia Fascista” (volume primo) – Edizioni all’insegna del Veltro – 1994
Julius Evola – La Tradizione ermetica – Edizioni Mediterranee – 1996
Julius Evola – Metafisica del Sesso – Edizioni Mediterranee – 1996
Julius Evola – Rivolta contro il mondo moderno – Edizioni Mediterranee – 1988
Angelica Fago – Mito esiodeo delle razze e logos platonico della psichè: una comparazione storico-religiosa – Studi e materiali di storia delle religioni, Vol. 57 – anno 1991
Faivre / Tristan (a cura) – Androgino – ECIG – 1986
Adriano Favole – Il “sognare” che dà forma al mondo. Il Dreaming nelle società aborigene dell’Australia – in: Avallon, n. 43 “La Sapienza velata. Sogno, visione, oracoli” – 3/1997
Giancarlo Finazzo – La realtà di mondo nella visione cosmogonica esiodea – Edizioni dell’ateneo – 1971
Vito Genua – Antropogenesi e nozione di doppia creazione dell’uomo in Origene – in: Pan, vol. 23 – 2005
Gaston Georgel – Le quattro età dell’umanità – Il Cerchio – 1982
Mario Giannitrapani – Paletnologia delle antichità indoeuropee. Le radici di un comune sentire (parte 1) – in: I Quaderni del Veliero, n. 2/3, 1998
Robert Graves – I Miti Greci – Il Giornale
Renè Guenon – Forme tradizionali e cicli cosmici – Edizioni Mediterranee – 1987
Renè Guenon – Il Demiurgo e altri saggi – Adelphi – 2007
Renè Guenon – Il Re del mondo – Adelphi – 1997
Renè Guenon – Il simbolismo della Croce – Luni Editrice – 1999
Renè Guenon – L’uomo e il suo divenire secondo il Vedanta – Adelphi – 1997
Renè Guenon – La Grande Triade – Adelphi – 1991
RenèGuenon – Simboli della scienza sacra – Adelphi – 1990
Renè Guenon – Studi sull’induismo – Luni Editrice – 1996
Marco Iacona (a cura) – Il maestro della Tradizione. Dialoghi su Julius Evola – Controcorrente – 2008
Cosmo Intini – L’idea imperiale e cavalleresca in Castel del Monte: Metastoria Hohenstaufen e Ghibellina (parte 2) – in: Vie della Tradizione, n. 136, ottobre-dicembre 2004
Karoly Kerenyi – Miti e Misteri – Bollati Boringhieri – 1996
L.M.A. VIOLA – Israele, Cristo e Roma. Mistero di Israele e Mistero di Roma. Escatologia universale e Regno Divino – in: Saturnia Regna, n. 42, 2005 – Victrix
Annabella Lampugnani – Il ciclo nel pensiero greco fino ad Aristotele. Evoluzione storica di un’idea e sue implicazioni teoretiche – La nuova Italia editrice – 1968 Meister Eckhart – Commento alla Genesi (a cura di
Marco Vannini) – Marietti – 1989
Claudio Mutti – Hyperborea – in: Heliodromos, n. 17, Primavera 2002
Claudio Mutti – Il Demiurgo nella tradizione Magiara – in: Heliodromos, n. 24 (vecchia serie), dicembre 1985
Pietro Omodeo – Creazionismo ed evoluzionismo –Laterza – 1984
Mario Polia – Imperium. Origine e funzione del potere regale nella Roma arcaica – Il Cerchio – 2001
Daniela Puzzo – L’Albero, il Serpente, la Mela – in: Vie della Tradizione, n. 119, luglio-settembre 2000
Fabio Ragno – Iniziazione ai Miti della Storia. Frammenti di una storia perduta – Edizioni Mediterranee – 1999
Jean Robin – UFO. La grande parodia – Edizioni all’insegna del Veltro – 1984
Frithjof Schuon – Dal divino all’umano – Edizioni Mediterranee – 1993
FrithjofSchuon – Caste e razze – Edizioni all’insegna del Veltro – 1979
FrithjofSchuon – L’uomo e la certezza – Borla – 1967
Giuseppe Sermonti – Il mito della grande madre. Dalle amigdale a Catal Huyuk – Mimesis – 2002
Valerio Tomassini – Quadripartizione ed esapartizione delle caste – in: Arthos, n. 12 (nuova serie), anno 2004
Luca Valentini – Eros e la distruzione della diade – in: Vie della Tradizione, n. 148, gennaio-aprile 2008
Luciana Virio – Il mito del Golem – Disponibile in rete sul sito dell’Associazione Simmetria all’indirizzo web:http://www.simmetria.org/simmetrianew/contenuti/articoli/82-simbolismo-alchimia-ermetismo/476-il-
mito-del-golem-di-lvirio.html
Jean Marc Vivenza – Dizionario guenoniano – Edizioni Arkeios – 2007
Ubaldo Zalino – Cosmologia e evoluzionismo – in: Rivista di Studi Tradizionali, n. 35, luglio-dicembre 1971

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066- La storia e il libro - Luciano Pirrotta ENIGMI STORIA 20.qxp_Layout 1 12/10/17 13:08 Pagina 66

Libri e Storia
a cura di Luciano Pirrotta

L’enigma dell’attrazione
dei ‘fascismi’

C
on il trascorrere del tempo (e l’analisi storica atmosfere e ragioni ideali che spinsero tanti pregevoli ingegni
richiede sempre il costituirsi di congrua ad avvicinarsi (taluni con qualche riserva e ripensamento
distanza cronologica rispetto ai fatti da successivo) alle correnti ‘fasciste’. Scorrono così, lungo una
interpretare) si moltiplicano le esegesi sui sorta di poliedrica sequenza, oltre i citati scrittori francesi de
regimi ‘fascisti’ instauratisi in Europa durante il la tentation fasciste, premi Nobel per la letteratura (Pirandello,
corso della seconda metà del ‘900 e sulle Hamsun, Yeats), filosofi (Heidegger, Gentile), poeti (Pound,
analoghe formazioni che, pur non essendo pervenute alla Benn), insigni docenti di diritto (Schmitt) e di storia delle
guida di un Paese, si sono comunque affacciate all’orizzonte religioni (Eliade), poligrafi (E. Jünger, Cioran), morfologi delle
politico nel suddetto periodo. La disamina degli studiosi si è civiltà (Spengler); nel complesso “ottanta intellettuali
poi rivolta, di pari passo, non solo allo scandaglio di eventi e europei, che rappresentano quindici nazionalità differenti”.
personaggi significativi di quei contesti, ma anche all’esame L’autore, nella premessa, a scanso di equivoci, pone subito
di mentalità e motivazioni che spinsero le masse a una netta distinzione di principio: una cosa è capire un
simpatizzare per dette ideologie ed indirizzi, spesso fenomeno, altra è assentire e condividere. Il suo lavoro, pur
decretandone la presa del potere mediante legittime elezioni. comportando “una certa ‘compassione’ con l’oggetto di
All’interno di codesta vasta area di consenso, parte rilevante studio”, si colloca sul primo versante. Nessuna apologia
rivestì il ruolo degli intellettuali (letterati, filosofi, giuristi) che dunque, nessuna giustificazione o accettazione, ma neppure
a vario titolo vi aderirono giudizi dettati da moralismi,
influenzando la pubblica o anatemi improntati al
opinione a favore dell’opzione ‘politicamente corretto’.
totalitaria e dei suoi Kunnas si rende nondimeno
protagonisti. Riguardo la conto dei rischi connessi
ricognizione di quest’ultima all’impiego generalizzante
area d’indagine si è distinto, della parola ‘fascismo’: molte
fra gli altri, l’illustre sono le difformità fra
specialista finlandese Tarmo ideologia mussoliniana,
Kunnas, professore di volta in nazionalsocialismo tedesco,
volta presso le università di falangismo spagnolo,
Jyväskylä, Tampere, Helsinki, guardismo romeno, ecc., per
Gottinga e Parigi, la cui cui il termine viene da lui
conoscenza con i lettori utilizzato in accezione lata
italiani fu inaugurata dalla “per indicare […] tutti i
pubblicazione del saggio movimenti antidemocratici e
Drieu, Céline, Brasillach et la antiparlamentari degli anni
tentation fasciste (tradotto Venti, Trenta e Quaranta”
per le Edizioni Akropolis caratterizzati, inoltre, da
[1981]). L’opera che, alla sua viscerale anticomunismo,
uscita, venne salutata da nazionalismo e tasso di
Renzo De Felice come “il connotati razziali.
più bel libro mai scritto su La scrupolosa e dettagliata ri-
quel tema difficile e irto di cerca, condotta - al di là delle
trabocchetti che è il apparenze di superficie e delle
discorso sull’ideologia opinioni stereotipate - dal do-
fascista”, trova ora, grazie cente finlandese, merita, per
alle Edizioni Settimo la vastità del tema egregia-
Sigillo, felice continuazione mente dominato, grande
nel massiccio tomo (quasi attenzione. La versione
seicento pagine) intitolato Il nella nostra lingua
fascino del fascismo. avrebbe richiesto – forse
L’adesione degli intellettuali - una traduttrice un
europei, spaziante ad ampio raggio su poco più ferrata.

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IV di copertina archeo.qxp_Layout 1 12/10/17 13:09 Pagina I

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