Il Lato Oscuro Delle Fiabe Dei Fratelli Grimm
Il Lato Oscuro Delle Fiabe Dei Fratelli Grimm
Il Lato Oscuro Delle Fiabe Dei Fratelli Grimm
FRATELLI GRIMM
Le fiabe dei fratelli Grimm, così come furono scritte dai due favolisti tedeschi all’inizio
dell’Ottocento, erano molto diverse da come sono state tramandate ai giorni nostri. Avevano
infatti dei toni fortemente drammatici e violenti che nel tempo sono stati celati o edulcorati
perché fossero accettabili dalla società che nei decenni andava cambiando, e che non
approvava più dei temi crudi, più vicini invece alla società e al tempo in cui queste fiabe
furono raccolte e pubblicate. Bisogna tenere presente anche che, col passare degli anni, l’età
dei destinatari di tali racconti si è fortemente abbassata: da un pubblico adulto, queste storie
sono state progressivamente indirizzate ad un pubblico sempre più giovane – addirittura
bambini – e ciò ha giustificato il bisogno di censurare numerose tematiche che sono perciò
andate perdute dalla memoria collettiva.
In questa pagina, però, queste tematiche verranno rievocate e sarà finalmente rivelato, senza
censure, il lato oscuro presente all’interno delle celeberrime favole dei fratelli Grimm.
Nella favola originale dei fratelli Grimm, Biancaneve non è una fanciulla, ma una bambina
di sette anni. La matrigna di Biancaneve, gelosa della sua bellezza, chiede al cacciatore di
portarla nel bosco e di ucciderla – benché sia solo una bambina – e di riportare indietro il
suo fegato e i suoi polmoni come prova dell’avvenuto misfatto.
Venuta poi a sapere dallo specchio magico che Biancaneve è ancora viva e abita nella casetta
dei sette nani, decide di camuffarsi da orribile vecchia e di ucciderla, prima stringendole
una fascia (Schnürriemen) attorno alla vita che non la faccia più respirare, e poi con
un pettine avvelenato conficcato nei capelli.
Solo al terzo tentativo la perfida matrigna decide di utilizzare una mela, metà bianca e metà
rossa: la parte rossa è avvelenata, mentre quella bianca è sana. Biancaneve morde la parte
avvelenata e cade a terra come morta, ma, dopo tre giorni, i sette nani si accorgono che su di
lei non appaiono i segni della morte e decidono, anziché seppellirla, di esporla in una bara di
cristallo, dove la piccola rimane per molti anni fino a diventare adulta.
Un giorno, si trova a passare quelle parti un principe che si innamora subito della ragazza che
giace addormentata, e chiede pertanto ai nani di vendergliela assieme a tutta la bara. I nani si
rifiutano di ricevere denaro e decidono invece di regalargliela; ma quando i servi del principe
cercano di sollevarla per portarla via, inciampano sulla radice di un albero e, a causa dello
scossone, Biancaneve sputa il pezzo di mela avvelenata che aveva ancora incastrato in gola
e riprende i sensi.
Biancaneve decide dunque di sposare il principe e la matrigna viene uccisa il giorno delle
nozze, facendole indossare due scarpe magiche arroventate che la costringono a ustionarsi i
piedi e a ballare fino alla morte.
2. ROSABIANCA E ROSAROSSA
Tuttavia, nonostante la loro generosità, le bambine dimostrano di avere anche un lato sadico:
viene raccontato infatti che si divertono a picchiare l’orso con un ramo di nocciolo, e se
questo si lamenta, ridono come matte.
Tempo dopo, scoprono che l’orso è in realtà un principe sotto l’incantesimo di un malvagio
nanetto che si esprime con un linguaggio non molto appropriato per una fiaba (“Dumme,
neugierige Gans”: “Scema, oca curiosa” ecc.), il quale viene ucciso da una zampata
dell’orso stesso, non prima di aver cercato di convincerlo a mangiarsi al suo posto le
bambine.
3. CAPPUCCETTO ROSSO
Il lupo, svegliatosi, decide di scappare, ma le pietre pesano tanto che cade a terra morto, e il
cacciatore, non pago di quanto già fatto, provvede pure a scuoiarlo.
Il finale di questa favola è molto simile a quello di Cappuccetto Rosso: stavolta è la madre dei
capretti a tagliare la pancia del lupo (che si è mangiato i suoi figlioletti), riempirla di pietre
e ricucirla. Il lupo, non accortosi di nulla, si china per bere da una fontana e ci cade dentro
per il peso delle pietre, finendo tragicamente annegato.
5. POLLICINO
(“Pollicino”, illustrazione di Gustave Doré)
Di questa favola vi sono due versioni, nella prima delle quali al lupo tocca nuovamente fare
una brutta fine. Pollicino, infatti, così chiamato perchè alto quanto un pollice, finisce, dopo
molte vicissitudini, in un fienile dove viene mangiato da una mucca.
Vivo e vegeto, il bambino comincia a urlare dalla pancia dell’animale, il quale viene
creduto posseduto e perciò subito macellato. Il suo stomaco, dentro al quale si trova
Pollicino, viene divorato da un lupo, che viene ucciso a sangue freddo dal padre del
bambino, e la cui pancia viene ancora una volta tagliata con le forbici – come consuetudine
nelle fiabe dei fratelli Grimm – per far uscire il figlioletto.
Nella seconda versione, Pollicino e i suoi sette fratelli finiscono nella casa di un orco che
vuole sgozzarli nottetempo. Pollicino riesce però a scambiare i berretti dei fratelli con le
coroncine delle figlie dell’orco il quale, al buio, uccide le proprie bambine.
6. RAPERONZOLO
(“Raperonzolo” di Johnny Gruelle)
Come tutti sanno, la bella Raperonzolo cala i suoi lunghissimi capelli dalla torre in cui l’ha
rinchiusa la strega Gothel perché questa possa arrampicarvici sopra e andare a trovarla, finché
un giorno compare un principe che si innamora della fanciulla e inizia anch’egli a utilizzare la
stessa “scala” della strega. Fin qui la storia è nota a tutti.
Ma quello che molti non sanno è che i due diventano proprio amanti, tant’è vero che, una
volta scacciata dalla strega, che per punizione le taglia tutti i capelli, Raperonzolo
partorisce due gemelli: un maschio e una femmina. Il principe, venuto a cercare Raperonzolo,
quando scopre la verità si getta dalla torre, e in seguito alla caduta diventa cieco. Solo dopo
molti anni ritroverà Raperonzolo e i suoi bambini, e per la gioia riacquisterà la vista.
Narra la storia di un contadino che un giorno decide di fare un patto col diavolo: donargli la
sua unica figlia in cambio di tesori e ricchezze. Giunto però il momento di portare via la
fanciulla, il diavolo si accorge di non poter toccare le sue mani per quanto sono pulite, e
quindi di non poterla trascinare via con sé. Chiede perciò al contadino di tagliargliele, e
questi, più spaventato dal diavolo che affezionato alla figlia, gli obbedisce senza pietà. La
fanciulla si fa legare dietro la schiena i moncherini che, nonostante tutto, sono altrettanto
puliti come lo erano le sue mani.
Ma il diavolo, sempre in agguato, approfitta un giorno dell’assenza del re per chiedere alla
regina madre di uccidere la fanciulla e il bambino che intanto questa ha avuto da lui, e
di conservarne la lingua e gli occhi come prova della loro morte.
La regina madre rifiuta di farlo, e al loro posto fa strappare la lingua e gli occhi a
una cerva, forse mentre è ancora viva (la favola non dice se è stata prima uccisa). Avverte la
nuora di scappare dal castello col nipotino e, quando il figlio torna a casa, gli racconta quello
che è successo.
Dopo molte avventure, alla fanciulla saranno fatte miracolosamente ricrescere le mani dal suo
amico angelo ed ella ritroverà finalmente il suo sposo.
8. IL GINEPRO
Anche questa fiaba non è meno macabra della precedente: racconta infatti di un bambino
(rosso come il sangue e bianco come la neve, proprio come la celeberrima Biancaneve)
costantemente odiato e picchiato dalla matrigna, la quale, posseduta dal demonio, un giorno
arriva addirittura a decapitarlo.
Impaurita dalle conseguenze di quel gesto, la donna riattacca la testa del bambino al
collo con un fazzoletto e decide di fingere che sia vivo – particolare abbastanza macabro –
finché la sorellastra non si accorge del contrario.
Ma non finisce qui: la madre arriva addirittura a far credere alla figlia di essere stata lei a
uccidere il fratello, così le due decidono di cucinarlo e di darlo in pasto al padre per cena.
La sorella ne seppellisce le ossa sotto un ginepro, e queste si tramutano in un uccellino.
Solo alla fine della fiaba il bambino riprenderà le sue sembianze e ucciderà la matrigna,
tirandole una macina da mulino sulla testa.
9. CENERENTOLA
Nella fiaba dei fratelli Grimm, quando il principe si reca a casa di Cenerentola per far provare
la scarpetta di cristallo alle due sorellastre, queste si mozzano i piedi per poterla calzare: la
maggiore si taglia un dito, la minore il calcagno.
Ma il principe viene avvisato da due colombelle di non credere all’inganno, proprio perché la
scarpetta è piena di sangue (” Rucke di guck, rucke di guck, / Blut ist im Schuck: /der Schuck
ist zu klein,/ die rechte Braut sitzt noch daheim.”: “Sposta lo sguardo,/ sposta lo sguardo:/
c’è sangue nella scarpetta:/ la scarpetta è troppo piccola, / la vera sposa sta ancora in
casa”).
Ma i toni macabri della fiaba non finiscono qui: al matrimonio di Cenerentola, le solite
colombelle cavano alle sorellastre un occhio ciascuna, come punizione per essere state
invidiose.
Nella favola, Fratellino e Sorellina sono due ragazzi che, stanchi di venire costantemente
picchiati dalla matrigna (la cui vera figlia ha, non si sa bene perché, un occhio solo),
decidono di scappare nel bosco.
Qui, Fratellino decide di bere da una fonte stregata e si trasforma in un capriolo. Viene
trovato dai cani da caccia del re, e questi si innamora subito di Sorellina e la sposa. Fratellino
e Sorellina vanno a vivere al palazzo reale, ma la loro matrigna e la loro sorellastra, gelose
della sorte capitata ai due giovani, decidono di travestire quest’ultima da regina e di soffocare
Sorellina mentre fa il bagno.
11. TREMOTINO
Forse non molti sono a conoscenza dell’orrenda fine di Tremotino, l’omino che sapeva filare
la paglia trasformandola in oro e che grazie a questo dono riesce a far diventare regina la
figlia di un contadino. In cambio, Tremotino chiede alla fanciulla il suo primo figlio, che non
le porterà via solo se la ragazza sarà in grado di indovinare il suo nome.
Ebbene, quando la fanciulla pronuncia il nome di “Tremotino”, questi, dalla rabbia, pesta il
piede per terra fino a sprofondarvi all’altezza della cinta. Ancora furibondo, si afferra il piede
sinistro e si squarcia.
Come se già non fosse abbastanza folle, fa persino ordinare e foderare dodici bare per
quando la femmina tanto attesa nascerà.
La madre avverte di questo trucido piano il figlio più giovane, così, quando nasce la sorellina,
i fratelli sono costretti a scappare nella foresta, giurando che uccideranno qualunque
femmina gli capiterà a tiro.
Dopo molte peripezie, la sorella si riappacifica coi fratelli e decide di vivere insieme a loro,
praticamente facendo loro da serva insieme al fratello più giovane: raccoglie infatti la legna,
riordina i letti e prepara il pranzo facendo in modo che sia pronto per quando gli altri undici
tornano dalle fatiche quotidiane.
Un giorno la ragazza decide di raccogliere dodici gigli da regalare ai fratelli, senza sapere che
sono fatati: a causa di ciò, i dodici giovani si trasformano in corvi. Per liberarli, la sorella non
dovrà né parlare né ridere per sette anni.
Dopo che la fanciulla ha raccontato tutto al suo sposo, la matrigna viene fatta uccidere
nientemeno che chiudendola in una botte piena di olio bollente e di serpenti velenosi.