Dispense Economia Aziendale
Dispense Economia Aziendale
Dispense Economia Aziendale
L’economicità è un criterio uguale per tutte le aziende ( a differenza dell’eq.economico che può non
esserci in determinati periodi), secondo cui bisogna raggiungere l’obbiettivo del sogg.economico ai
minimi costi relativi, senza sprechi e con attenzione alle prospettive future.
Il sogg.economico deve avere degli obbiettivi chiari e precisi da perseguire, senza costi impropri e
sprechi (inaccettabili nella ricerca di un modello aziendale ispirato ad economicità, anche perché
quest’ultimi verranno
riversati su altri poiché l’azienda è anche un fenomeno sociale); la stessa cosa si può fare in vari
modi, tra le alternative (a parità di qualità), va scelta la meno costosa poiché è la più efficiente.
Efficienza = Condizione necessaria per l’economicità in senso economico, che include l’efficacia
dell’azione.
Un azienda può essere quindi indebitata, ma l’importante è che sia efficiente. Per essere efficiente
l’azienda deve essere gestita secondo economicità.
L’efficienza è imprescendibile (senza di essa non si verifica l’economicità).
L’eq.economico coincide invece con l’autosufficenza economica, ma non è importante quanto
l’efficienza.
Per essere efficiente un’azienda deve analizzare e controllare i costi. È una variabile interna
diversamente dal rischio di mercato che non si può controllare. I costi si dividono in fissi e variabili.
I costi fissi sono quelli sostenuti dall’azienda indipendentemente dal fatto che produca o meno. Per
esempio un macchinario costa sia da acceso sia da spento. I cosi fissi sono infatti detti anche costi di
struttura.
La potenza produttiva che l’azienda è in grado di mettere in campo è sostanzialmente la sua
struttura di costi fissi.
I costifissi non rimangono però sempre uguali, hanno infatti un andamento a scaglioni.
I costi variabili, ad es.materie prime, crescono e decrescono a seconda della produzione. Per
es.l’incremento del costo può variare in modo proporzionale, + che proporzionale, - che
proporzionale.
Es il petrolio ha una crescita meno che proporzionale poiché la resa è del 100%, i metalli per
passare da x a 2x è piu che proporzionale poiché hanno resa basse e molti scarti. A seguito di un
aumento di costi fissi il break even point si sposta di molto.
I costi fissi sono quindi molto pesanti per l’azienda e per abbatterli ci sono alcune soluzioni:
Il franceising= Ti viene dato tutto, non ho costi fissi, e l’azienda che mi fornisce i mezzi si prende
un elevata
percentuale dei ricavi.
Leasing= Contratto a medio lungo termine, è come un contratto d’affitto di finanziamento, serve a
ripartire il
costo negli anni. Il leasing operativo invece prevede a fine del contratto l’acquisizione del bene.
Bilancio sociale= Serve alle imprese per spiegare come è stato ottenuto il profitto, se eticamente o
meno, se si è seguita una gestione socialmente responsabile.
I fatti aziendali come sappiamo si dividono in fatti di esterna gestione (rilevati con la contabilità
generale) e i fatti di interna gestione (rilevati con la contabilità analitica). Per essere davvero
efficenti bisogna analizzare entrambi i tipi di fatti aziendali.
Costing
L’analisi dei fatti di interna gestione serve per mantenere sotto controllo i costi, accrescere o
mantenere il surplus, per ricercare una crescita qualitativa della produzione e per controllare
l’efficienza economica della coordinazione produttiva. Il costing è la tecnica attraverso cui si
capisce il costo della struttura.
Rileva appunto i costi ed è nata con la concorrenza globale, per cercare di mantenere il surplus ed
essere competitivi.
Serve per accrescere o quantomeno mantenere la forbice fra costi/ricavi.
Il costing si svolge in 4 fasi:
1) Selezione dei costi. La prima scrematura dei costi è fra fissi e variabili che possono essere a loro
volta diretti o indiretti. Diretto quando è imputabile direttamente alla produzione di un bene
specifico, indiretto quando non è imputabile. Il margine di contribuzione lordo serve a capire
quanto va a coprire i costi fissi di struttura.
Possiamo cosi capire quanto ogni singolo prodotto contribuisce alla copertura dei costi fissi di
struttura
(attraverso il margine di contribuzione).
4) Imputazione dei costi. Prende i costi dell’azienda e li ribalta su ogni centro di costo per vedere
quanto ognuno contribuisce ai costi totali. Le basi di riparto possone essere: uniche (prendendo
in considerazione un solo criterio ad es. ore di manodopera o energia consumata), multiple
( prendendo in considerazione più paramentri , es.costo delle mat prime e osto della manodopera
diretta) o commerciali (prezzi di mercato dei prodotti dei centri).
Ogni prodotto è un mix di fattori produttivi.
I fattori produttivi si dividono in limitazionali (A, es farina della pasta) e sostituzionali. (ved quad).
Per costo suppletivo si intende il costo che si sostiene per passare da una quantità di prodotto x a
una di x+1 (incrementale).
Se avviene con costi fissi costanti, costo suppletivo varia in funzione dei soli costi variabili.
Conviene nelle aziende perché distribuisce il costo fisso su una maggiore quantità di prodotto e
quindi è più efficiente perché mantengo la struttura in massima produzione. Nasce cosi la politica
dei prezzi multipli, in cui si abbassa il margine di guadagno per vendere di piu.
Il termine FIFO è un acronimo inglese di First In First Out (primo ad entrare, primo ad uscire.
Nel costo medio invece si fa la media del costo dei vari ordini.
10) Programmazione
Affinchè l’azienda esprima economicità, dovrà avere una partecipazione attiva sul mercato, e perciò
dovrà prendere una serie di decisioni che permettono di raggiungere gli obbiettivi aziendali. Tra
esse troviamo le scelte fatte alla nascita, come la localizzazione e la dimensione. Importante è la
scelta dell’ubicazione alla ricerca di costi più contenuti per i fattori produttivi, o di paese più
permissivi legalmente.
Per la produzione bisogna considerare la quantità di produzuone da realizzare perché da essa
dipende la scelta della gestione della struttura ( impianti, dipendenti, ecc).
Non esiste un modello standard di scelte da seguire, In ogni azienda vengono fatte scelte in base alle
prospettive future.
Le decisioni prese nel momento della nascita vanno nel tempo controllare per verificare che
seguono sempre il criterio di economicità.
La programmazione è un metodo che consiste nella ricerca di soluzioni che esprimono le condizioni
di massima economicità per conseguire gli obbiettivi aziendali. Bisogna sempre valutare l’ambiente
esterno e l’ambiente interno dell’azienda, per decidere il corso migliore da attuare. Bisogna
soprattutto analizzare il mercato e la domanda, anche in base ai concorrenti, e fare perciò delle
previsioni. Fare programmazione significa quindi scegliere la meta e come raggiungerla, fornisce
uno strumento di controllo all’alta direzione.
La programmazione aziendale si divide in strategica ed operativa.
Quella strategica disegna il piano per raggiungere gli obbiettivi e le linee di fondo della gestione, e
spetta all’alta direzione.
Quella operativa esprime il programma da realizzare è perciò la traduzione operativa e tattica delle
scelte dall’alta direzione, ed è fatta da dirigenti di secondo livello.
Generalmente programmazione strategica è a medio-lungo termine, quella operativa a breve.
Oggetto della programmazione strategica è il progetto ideato dall’alta direzione, quella operativa è
la sintesi delle scelte tattiche che costituiscono il piano operativo. Attraverso esso si controlla
meglio la gestione e si vede il rapporto fra dati programmati e quelli messi in atto.
Programmare= Studiare rotta per raggiungere un porto, scegliendo il mezzo piu adeguato.
Budget= Strumento economico-finanziario e tecnico utilizzato dagli amministratori per capire quali
sono gli obbiettivi e quali sono stati raggiunti. Il master budget, racchiude la sintesi di tutti i tipi di
busget approvati
(uno per la produzione, uno per la vendita, uno per investimenti ecc), e fornisce all’alta direzione un
prospetto per le scelte future.
Bisogna sempre rivisionare i busget, per dare le giuste informazioni all’alta direzione(raccolte dai
vari centri di responsabilità), che deve agire tempestivamente, anche ridimensionando i piani
operativi per salvaguardare l’economicità della gestione. Chi si occupa dei budget è una persona di
fiducia nell’azienda poiché l’uscita dei valori di budget può essere una perdita di segretezza, infatti
attraverso il budget si possono sapere numerose informazioni su ciò che vuole fare l’azienda.
Per costruire un budget si fanno 3 ipotesi,
realistica – possibile - ideale.
3- Strategic business unit (Sbu). La SBU è unità alla quale si assegna un progetto, dove ci sarà un
team leader. Quando la sbu finisce, viene dissolta e i membri vengono ridistribuiti in altre sbu.
4- Joint-ventures. Accordo fra due aziende di natura commerciale, produttiva o di altro tipo (ad es.
pubblicitaria). Può essere di tipo contrattuale o produttivo (mira ad una maggiore efficienza). Nelle
joint-ventures le aziende mantengono la loro autonomia di gestione.
ATI= è una forma giuridica che da una veste alle joint-venture (associazione temporanea di
impresa). Vi è un soggetto capofila che cordina gli altri soggetti e disciplina i rapporti. È una
modalita tecnica giuridica per regolare i rappoti.
Il consorzio= Modello italiano delle joint ventures tra aziende che anche qui mantengono la loro
autonomia giuridica ed economica. Sono accordi su legami deboli, e nel consorzio non c’è nessuna
capofila ma il rapporto è di tipo paritario.
In una joint venture possono esserci due tipi di accordi: contrattuale o produttivo.
Il primo non fa sorgere una società comune ma solo un accordo fra le parti per gestire un'iniziativa
comune per poi dividerne successivamente gli utili.Il secondo è un contratto che si caratterizza per
la disciplina dell'attività della società mista, del rapporto fra i soci e della ripartizione degli utili.
5-Gruppo di impresa
Forma di collaborazione stabile fra le aziende con un legame forte. Si ha un unico soggetto
economico che fissa
le strategie per tutte le aziende. Si hanno pluralità di soggetti giuridici, tanti quanti sono le aziende.
Con il gruppo si possono ottenere risultati che stand alone non si raggiungerebbero. È anche una
risposta alle sfide sul mercato divenute globali. I gruppi possono essere:
1- Gruppo ad integrazione verticale, dove c’è una holding che controlla una società A che controlla
una società C ecc. Puo essere una holding pure ( se ha compiti solo finanziari) o mista (se ha
impianti ecc.) Soggetto economico è H (holding) che è al vertice della catena e possiede azioni
solo di A ma controlla anche B e C. Spesso la holding è in un paese a tassazione agevolata per
avere imposte più basse. Si ha questo schema per aziende che producono beni per altre aziende
del gruppo.
Stock option: Pacchetto azionario dato dai dirigenti per remunerarlo oltre al denaro. È un premio e i
dirigenti diventano così soci e sono incentivati a lavorare sempre meglio.
Le azioni sono tenute per 5 anni poi vengono
vendute.
Partecipazione: Rappresenta la vera partecipazione del lavoro al capitale d’impresa. I lavoratori
sottoscrivono le
azioni della società (pagando per diventare azionisti). Restano però dei soci di minoranza ma
possono cosi
partecipare alle elezioni del collegio sindacale e al consiglio di amministrazione.
Cogestione: nasce come forma transitoria adatta alle aziende in crisi per mantenere l’azienda in
piedi, può
anche essere forma unita a modello di corporate governance. In generale non può avvenire in Italia
ma ci sono
eccezioni. Per esempio in aziende di piccole dimensioni, il soggetto economico decide di vendere I
lavoratori
fanno un patto, mettendo il loro lavoro in posizione residuale per il tempo necessario a trovare un
acquirente
che dia garanzie al mantenimento del posto di lavoro. Rinunciano quindi temporaneamente al loro
stipendio.
Autogestione: I dipendenti acquisiscono la quota di maggioranza del soggetto economico dandogli
il TFR.
Avviene in aziende medio piccole.
Management buy out: Operazione con cui i dirigenti sostituiscono il soggetto economico
acquisendo l’azienda
anche con l’aiuto di un finanziatore esterno.
13) Fabbisogno finanziario
Anche le aziende che producono per il consumo hanno problemi finanziari, pur non essendo
paragonabili a
quelli che producono per il mercato. Il ciclo economico delle aziende che producono per il consumo
è fatto
prima dai proventi, ed in base ad essi si sostengono i costi. La difficoltà stà quindi nel trovare i
proventi.
L’amministrazione deve perciò investire una parte dei proventi per garantire la continuità del ciclo
aziendale. Il
fabbisogno finanziario si crea per il gap temporale fra entrate ed uscite. Ed i costi in genere
anticipano i
proventi. Può anche fare un deficit (spendere oltra ai proventi). Le aziende che producono per il
consumo anno
tre problemi: Ricercare i giusti investimenti per far fruttare i proventi, il fatto che i costi vengano
prima dei
proventi (per esempio la Asl ha crediti nei confronti della Regione ed è costretta quindi a
factorizzarli) e il deficit
spending, ovvero il fatto che a volte si sostengono costi che superano i proventi, può essere dovuto
da un errata
programmazione. Le aziende di consumo coprono il loro fabbisogno con il solo capitale di credito.
Se un anno
hanno disavanzo fra proventi e costi, l’anno successivo dovremmo capire il disavanzo con un
eccedenza dei
proventi sui costi. Bisogna sempre tener presente che capitale di credito ha un costo rappresentato
dagli
interessi.
Le aziende che producono per lo scambio, nascono già con l’esigenza di recuperare i mezzi
finanziari poiché i
ricavi sono in funzione dei costi (e del mercato). Partono con uno stock, il capitale di rischio. Non
esistono
aziende per lo scambio che non abbiano fabbisogno finanziario. Esso nasce da:
Costo del lavoro, costi pluriennali, costi di gestione, crediti (poiché sono mancata monetizzazione),
cassa
(tenendo i soldi in cassa si perdono opportunità di investimento). Il fabbisogno deve essere
analizzato bene per
capire l’adeguata fonte di finanziamento.
Sottocapitalizzazione: Le aziende hanno fonti di finanziamento sbilanciate verso le fonti esterne, si
ricorre
sempre piu infatti al capitale di credito rispetto a quello proprio anche quando in alcune occasioni
conviene fare
il contrario. Se la fonte dovrebbe essere cap di credito ho l’obbligo morale di non accettare capitale
di credito
anche a costo di chiudere, poiché il capitale di credito porta costi in piu. Questo accade anche
perché spesso al
sogg. economico conviene ricorrere al capitale di credito per non perdere la leadership. La
distinzione dei
fabbisogni è necessaria per la scelta delle fonti di copertura. Lo studio del fabbisogno è
indispensabile per la
scelta della giusta fonte di finanziamento, in modo tale da rimborsare nel modo previsto.
Il fabbisogno varia da azienda ad azienda. Ad esempio ci sono aziende che in un periodo non hanno
bisogno di
finanziamenti perché monetizzano tutti in quel periodo (aziende stagionali). Hanno quindi
fabbisogni nulli in
alcuni periodi, e picchi di costi in altri (es panettone), è chiamato fabbisogno stagionale. La
soluzione potrebbe
essere investire a breve termine quando si ha un alta liquidità, o acquisire aziende stagionali in un
periodo di
monetizzazione opposto.
Il fabbisogno può essere rigido, ed avere quindi una struttura rigida, con molti costi fissi che fanno
innalzare di
molto il break even e porta ad un irrigidimento del fabbisogno che è costante e sempre presente. Se
si ha una
flessione di ricavi ci si trova in difficoltà. Se ho meno costi fissi invece ho un fabbisogno elastico.
Crisi finanziaria è dovuta dall’incapacità dell’azienda di trovare adeguati mezzi di finanziamento.
Se per
esempio ho impianto che vale 1000 e dura 10 anni e scelgo finanziamento a 10 anni, ho sbagliato
perche non
considero per esempio che ogni tre mesi quel macchinario deve avere una manutenzione che genera
quindi
fabbisogno. Bisogna analizzare fabbisogno e scegliere bene le fonti di finanziamento. Le fonti di
finanziamento
sono 4: Con capitale proprio, con capitale di credito, fonti innovative o ibride e
l’autofinanziamento.
14) Fonti di finanziamento
1- Capitale proprio
È legato all’azienda fin dall’inizio, dove viene subito investito. Aumentando il capitale proprio si
fanno entrare
altri soci. Il vantaggio di questo finanziamento è che non costa nulla all’azienda. Può essere
rischioso perché
può infatti avvenire una scalata ostile dove soggetto economico perde il capitale di comando. Per
questo motivo
è restio a scegliere questa fonte di finanziamento. Chi investe nell’azienda guarda quanto l’azienda
ha
distribuito dei suoi utili. Sul mercato delle azioni i risparmiatori guardano i rendimenti gli utili il
bilancio ecc. e
decidono se investire. Per aumentare il capitale proprio si sceglie anche di quotare l’azienda, con
oneri altissimi
e nuovi obblighi: dare info trimestrali al mercato, amministratori con determinate caratteristiche,
comitato di
remunerazione, bilancio secondo principi internazionali. Si ricorre in genere al capitale proprio per
investimenti
strutturali.
2- Capitale di credito
Ha un costo chiamato interesse, ed è piu versatile: sconto, mutuo, anticipazione, factorning, prestito
obbligazionario, leasing. I finanziamenti con capitale di credito possono esse:
1) Autoliquidanti, forma tecnica generalmente a breve termine. Si scambia una liquidità immediata
a fronte di un titolo di credito a più lungo termine.
2) A rientro, si sta attenti che il prestito rientri. Ad esempio i fidi bancari. Il fido bancario, o
affidamento, è definito come l'impegno assunto da una banca a mettere una somma a
disposizione del cliente, o di assumere per suo conto un'obbligazione nei confronti di un terzo.
Sono ottenibili con garanzie reali (ipoteca pegno), reddituali (devo dimostrare di avere entrate) e
personali (garantiti da immobili per esempio riscossi in caso di mancato pagamento)
Pro-soluto: L’azienda cede completamente il credito alla società di factoring, la quale attualizza il
credito con le relative spese e
commissioni. La vita del credito non riguarda più il credito poiché in caso di mancato incasso non la
riguarderà. È un
operazione ovviamente più onerosa, con commissioni maggiori rispetto alla cessione pro solvendo.
Pro-solvendo: l’azienda cede i crediti alla società di factor ma al momento di mancato incasso ridà
il credito all’azienda.
Scritture di finanziamento a medio lungo termine: il mutuo, il prestito obbligazionario.
Mutuo
L’impresa chiede dietro un idonea garanzia, una somma di denaro in prestito che deve restituire in
un periodo in genere da 5 ai 15 anni con un tasso di interesse che può essere fisso o variabile. Il
piano di rimborso del mutuo prevede delle rate a
scadenza fissa, normalmente semestrale, in cui si distingue la quota d’interessa e la quota capitale. Il
costo del finanziamento
è pari agli interessi.
Prestito obbligazionario
Si rivolge al pubblico dei risparmiatori. Per allettarli di solito è necessario dare una significativa
quota di interesse.
L’obbligazione è il titolo rappresentativa del debito della società, e non da alcun diritto alla
partecipazione degli utili della
società, ma solo ad una cedola d’interesse corrisposta periodicamente (solitamente 6 mesi) fino alla
scadenza del prestito. La
restituzione può avvenire per estrazione o in blocco, o si può convertire il prestito in capitale sociale
convertendo l’obbligazione
in un azione. La prima fase dell’obbligazione è quella della emissione ( che può essere alla pari, se
valore di emissione è
uguale al valore nominale, cioè quello di rimborso, sotto la pari, val. di emissione inferiore al val. di
rimborso, ed i questo caso
è un costo pluriennale per l’azienda per allettare, o sopra la pari con val. emissione maggiore al
valore di rimborso, che può
avvenire magari in un gruppo). Indipendentemente dalla modalità, la seconda fase è quella del
versamento, dove si registra un
entrata di denaro. La cedola di interessi comincia a maturare al momento dell’emissione. La terza
fase è quella del pagamento
della cedola di interesse, sui l’impresa funge da sostituto di imposta, che pagherà il 16 del mese
successivo. L’ultima fase è
quella del rimborso, in estrazione o in blocco. Estrarre significa affidare al caso il rimborso
anticipato.
Scritture di costituzione
In queste scritture si rileva la nascità dell’azienda, quando prende vita attraverso il conferimento del
capitale iniziale da parte di
uno o più soggetti che danno vita all’ente autonomo azienda.
Costituzione di una ditta individuale: Forma giuridica data dall’imprenditore che decide di
rispondere illimitatamente e
personalmente con il proprio capitale su tutti gli obblighi dell’azienda. Non vi è una netta divisione
tra capitale personale e
capitale aziendale, la ditta si configura con l’imprenditore stesso, per questo motivo il nome
dell’azienda deve contenere quello
del soggetto che gli ha dato vita. Se fallisce l’azienda è perché è fallito l’imprenditore.
Vantaggi: Semplice da costituire, basta scriversi presso la camera di commercio che dà un codice
numerico (P.Iva), iscritto su
tutte le fatture emesse. Inoltre non si ha l’obbligo di redigere il bilancio.
Svantaggi: Non c’è distinsione fra capitale personale e aziendale, e si ha meno poter contrattuale per
il poco capitale. L’utile è
imputato direttamente sull’imprenditore e perciò le imposte irpef saranno molto grandi.
Poi vi sono le società distinte in società di persone (SS,SNC,SAS) e le società di capitale
(SPA,SAPA)
Costituzione di una società di persone: I soci in questo tipo di società hanno una responsabilità:
Illimitata, se infatti l’azienda ha debiti che non può rimborsare con il patrimonio aziendale, sono i
soci che pagano il debito
illimitatamente con il loro patrimonio. La responsabilità non è quindi limitata al capitale conferito.
Solidale: Tra i soci se uno non paga saranno gli altri a pagare tutto e poi spetta questi farsi ridare i
soldi.
Sussidiaria: La responsabilità sul patrimonio personale entra in un momento seguente, prima si
passa l’azienda poi dai soci.
La SAS prevede due tipi di soci accomandanti e accomandatari. I primi intervengono solo con il
capitale conferito.
Costituzione di una società di capitale: Costituendo una società di capitale essa è un ente giuridico
ed ha autonomia
patrimoniale perfetta (il patrimonio della società à nettamente distinto da quello della società). Per
costituirla è necessario: Spa
(atto pubblico), SRL (atto pubblico e scrittura privata autenticata). Entrambe devono essere poi
iscritte nel registro ed è una
iscrizione dichiarativa e costitutiva.
Nelle Spa il capitale è diviso in azione e i soci della Spa hanno egual diritti per classi di azioni.
Capitale minimo è di 120.000
euro. Non si può conferire prestazioni d’opera. La costituzione può avvenire con sottoscrizione
simultanea (con la presenza di
tutti i soci che si ritrovano nello stesso momento per sottoscrivere il capitale), o con sottoscrizione
ad evidenza pubblica (un
gruppi di persone, i promotori, che vogliono dar vita ad una Spa fanno una proposta pubblica, per
far aderire altri soci (si pone
l’idea sul mercato). Non si può fare un conferimento sotto la pari perché creerebbe un falso capitale
sociale.
Nelle Srl Il capitale sociale è diviso in quote, Può diventare a responsabilità illimitata se il socio non
ha conferito l’intero capitale
sottoscritto o se non c’è una giusta comunicazione che la società è unipersonale. Il capitale minimo
è di 10.000 euro.
Per i conferimenti in denaro il 25% subito. Per beni in natura stima e conferimento tutto subito.
Scritture di chiusura
Bilancio di verifica
La verifica contabile è fondamentale per il corretto monitoraggio delle rilevazioni quantitative. Le
imprese tendono infatti a
redigerlo giornalmente. Non si fa altro che verificare che le somme iscritte in dare coincidano con
quelle scritte in avere.
Il bilancio
Il bilancio vede la luce quando il suo redattore effettua i giudizi di competenza sui singoli dati
contabili, trasformandoli in valori
di bilancio. Il bilancio è infatti un insieme di valori. I dati sono oggettivi, mentre i valori sono dei
dati divenuti appunto valori
dopo una stima e sono quindi in parte soggettivi. Il bilancio d’esercizio si fa sui dati contabili che
abbiamo alla chiusura
dell’esercizio. Questo serve per costruire un documento atto ad informare i terzi sulla situazione
patrimoniale, finanziaria e sul
risultato economico d’esercizio. È anche necessario per calcolare la misura di reddito distribuibile e
le imposte da pagare. In
qualche modo la continuità della gestione si interrompe. I dati contabili che abbiamo devono essere
quindi sottoposti ad un
giudizio di competenza economica attraverso cui stabile quali sono gli elementi di pertinenza
dell’esecizio, quali da rinviare al
futuro esercizio. Un costo è di competenza dell’esercizio quando trova il proprio rispettivo ricavo
nell’esercizio, o
ragionevolmente non potrà piu averlo (es. costo materie prime, costo del personale, costo mat.prime
distrutte). Il ricavo è di
competenza se trova il corrispetivo costo nell’esercizio (es.vendita di prodotti fini). I due principi
cardini con cui si può redigere
il bilancio sono appunto quello per competenza (delle imprese) e quello per cassa (valori inseriti in
base alla manifestazione
finanziaria, utilizzato dallo Stato). Il giudizio di competenza è soggettivo, poiché i dati potrebbero
essere interpretati in maniera
diversa. Il bilancio deve rappresentare con chiarezza, verità e corretta la situazione patrimoniale,
finanziaria ed il risultato
economico dell’esercizio. La verità non è assoluta ma economica (poiché c’è il margine di
soggettività). La soggettività entra in
gioco nel trasformare i dati in valori, bilancio è un sistema di valori, che deve essere
economicamente vero. Il bilancio è
composto da tre documenti, due contabili (conto economico e Stato Patrimoniale) ed uno di natura
esplicativa (nota
integrativa). Il conto economico è il conto deputato ad accogliere tutti i componenti economici di
reddito di competenza
dell’esercizio. Il saldo di questo conto è il risultato di esercizio ed è positivo (utile) se i ricavi
superano i costi. Il risultato
de’esercizio è un conto economico di capitale, infatti rappresenta l’incremento o il decremento
subito dallo stesso. Lo stato
patrimoniale è invece il prospetto che accoglie tutti gli elementi che transitano da un esercizio
all’altro. Nell’attivo troveremo gli
investimenti, le disponibilità finanziarie, nel passivo il capitale proprio il capitale di credito e i
debiti, e i ricavi pluriennali.
Conto Economico= Conti economici di reddito d’esercizio
Stato Patrimoniale= Conti economici di reddito pluriennali, di capitale, conti numerari certi
assimilati e presunti.
Il bilancio segue: il principio della prudenza (vanno inserite perdite presunte e ricavi solo
effettivamente registrati) e della
competenza economica (costi e ricavi di competenza anno n se il costo ha avuto rispettivo ricavo e
se non si potrà piu averlo).
Ammortamento
Il costo che si sostiene per un impianto non trova il corrispettivo ricavo in un singolo esercizio, si
parla perciò di cespiti a
fecondità ripetuta. La tecnica di ripartizione del costo pluriennale in più esercizi prende il nome di
ammortamento. Bisogna
innanzitutto fare una stima di quanto sia la vita utile del bene e quanto in percentuale lo si userà
nell’anno. Poi si farà quindi un
piano di ammortamento, attraverso il quale attribuire una quota di costo ai diversi esercizi. Le quote
possono essere costanti,
crescenti o decrescenti. Il codice civile prevede che l’ammortamento sia fatto in modo sistematico
( seguendo un piano fatto
all’inizio e non fisso, le cui condizioni possono cambiare) Quando compro un macchinario devo
quindi chiedermi: per quanto
tempo lo utilizzerò? Tenendo conto dell’obsolescenza economica (es se compro pc dopo un anno è
vecchio) e della
senescenza (deterioramento fisico del bene). Es Ho impianto per 10.000, ammortamento a 5 anni a
quote costanti. In bilancio
nel conto economico dirò che ne ho usati 2000 mentre il macchinario dopo 1 anno varrà 8000 e lo
porterò in SP. LA tecnica
dell’ammortamento prevede due opzioni: l’ammortamento indiretto (o fuori conto, che prevede il
conto fondo ammortamento) e
l’ammortamento diretto (in cui il valore viene decrementato direttamente nel conto impianto).
L’ammortamento gioca anche un
importante ruolo nelll’autofinanziamento poiché diminuendo l’utile (avendo stesse entrate e uscite)
avrò peso impositivo piu
basso.
Accantonamenti
Un'altra valutazione da fare a fine esercizio sono tutti quei rischi od oneri potenziali che potrebbero
venire negli esercizi
successivi ma che per competenza vanno attribuiti all’esercizio in chiusura. Un esempio è la
svalutazione crediti. Pensiamo per
esempio che un credito non lo riscuoteremo tutto ma il 90 %. Cosi secondo il principio per il quale i
costi vanno iscritti in
bilancio anche se presunti, devo dire che il 10% non lo recupererò. Aprirò cosi un conto chiamato
accantonamento a fondo
rischi su crediti, che rappresenta il costo di competenza del’esercizio e un conto che si chiama
fondo rischi su crediti.
L'accantonamento configura la destinazione di una parte degli utili in riserve che fungeranno da
risorse per gli esercizi futuri.
Un accantonamento puo' essere realizzato per far fronte a future perdite o per coprire futuri costi in
chiave di
autofinanziamento.
Capitalizzazione di costi
Contabilizzare una spesa come attività, cioé come risorsa che ha ancora valore alla fine del periodo
e non, dunque, come un
costo di periodo. Prendo dei costi di competenza dell’esercizio e li trasformo in esercizi futuri. Ad
esempio se voglio costruire
un capannone per me sosterrò dei costi ma devono essere capitalizzati perché poi avrò un ufficio
con un valore. Si chiamano
costruzioni in economia.
Rimanenze in magazzino
Altra forma di capitalizzazione dei costi è costituita dalle rimanenze di magazzino. Abbiamo detto
che un costo è di
competenza dell’esercizio quando trova nell’esercizio il corrispettivo ricavo e quindi una merce non
venduta o una materia
prima non trasformata non possono essere considerati costi di esercizio ma costi da rinviare
recuperabili nell’esercizio
seguente.
Rateo
Un rateo è una quota di entrata o uscita futura che misura ricavi o costi già maturati, ma non ancora
rilevati, poiché la loro
manifestazione finanziaria avrà luogo in esercizi futuri.
Si possono avere ratei attivi o ratei passivi. Quelli attivi misurano quote di ricavi, quelli passivi
quote di costi. La quota di
componente di reddito misurato dal rateo va imputata nel calcolo del risultato d'esercizio, anche se
la sua manifestazione
finanziaria avverrà in futuro.
Risconto
Il risconto è una quota di costo o di ricavo non ancora maturata, ma che ha già avuto la sua
manifestazione finanziaria. risconti
possono essere attivi e passivi. I primi sono dei costi sospesi da rinviare ai futuri esercizi mentre
quelli passivi sono dei ricavi
sospesi da rinviare ai futuri esercizi.
Perdita d’esercizio
Rappresenta il decremento del capitale per effetto della gestione. Qualora la perdita sia superiore a
1/3 del capitale occorre
convocare subito una assemblea straordinaria. La perdita si può rinviare all’esercizio successivo per
cercare di coprirla con i
ricavi dell’anno seguente. Se invece il capitale scende sotto i minimi termini di legge bisogna
provvedere al suo aumento
subito.
La gestione caratteristica
Comprende le operazione relative ai processi di acquisizione dei fattori produttivi nonché quelli
riguardanti alla produzione e
alla vendita di prodotti tipici di una azienda.
Patrimonio
Insieme dei beni che in un determinato momento sono a disposizione del soggetto aziendale per il
conseguimento delle finalità
aziendali.