Metodologia Del Lavoro Scientifico - Angelo Marocco

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Angelo Marocco

(ed.)

Metodologia del lavoro scientifico

Ateneo Pontificio Regina Apostolorum


METODOLOGIA del lavoro scientifico / a cura di Angelo Marocco
Roma : Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, [2004]
80 p. ; 22 cm. – (Sussidi e strumenti didattici ; 1)

ISBN

1. Metodologia

© 2004 Ateneo Pontificio Regina Apostolorum

Ateneo Pontificio Regina Apostolorum


Dipartimento Pubblicazioni
via degli Aldobrandeschi, 190 - 00163 Roma
E-Mail: [email protected]

L'indirizzo del nostro sito web è http://www.upra.org/

Finito di stampare nel mese di otobre 2004 da XY


Introduzione

Ogni lavoro scientifico deve seguire alcune regole fon-


damentali per quanto riguarda sia il modo di portare avanti la
ricerca, sia la redazione e la presentazione dei risultati ottenuti.
Con il presente volume ci proponiamo di offrire ai membri della
comunità accademica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum
uno strumento che sia di supporto e di guida al lavoro scientifico
e che suggerisca alcuni criteri redazionali e concrete indicazioni
metodologiche. Nostro obiettivo dichiarato è quello di pervenire
ad una sostanziale uniformità di metodo fra le varie pubblicazioni
dell’Ateneo, frutto delle attività didattiche e di ricerca che si
svolgono nella nostra giovane istituzione.
Il testo è stato elaborato da diversi docenti, in modo da in-
tegrare i criteri delle facoltà che compongono la nostra realtà
accademica. Dopo alcuni incontri di studio, siamo giunti a questo
risultato, che, è il nostro augurio, usato per un certo tempo a
titolo sperimentale, possa arrivare ad una nuova stesura più
completa e in grado di accogliere le istanze pervenuteci dai
decani, dai professori e dagli studenti delle facoltà del nostro
Ateneo.
Il volume è articolato in quattro capitoli. Il capitolo I prende
in considerazione la «tipologia dei lavori scientifici» con il pro-
posito di definire e delimitare i diversi ambiti redazionali propri
della vita universitaria. Il capitolo II, «La ricerca e l’elaborazione
del lavoro scritto», è rivolto soprattutto a studenti e dottorandi,
con l’intento di offrire indicazioni metodologiche generali su
come svolgere una ricerca e come arrivare alla presentazione di un
risultato scientificamente valido. Il capitolo III, «L’apparato
critico», mette insieme indicazioni molto precise e tecniche sui
modi di citare e sull’elaborazione della bibliografia. Il capitolo IV,
«Elementi formali del lavoro scritto», si sofferma sui criteri
INTRODUZIONE

riguardanti aspetti tecnici e redazionali che devono essere


conosciuti e seguiti dagli studenti al momento della stesura finale
della propria ricerca. In appendice, infine, abbiamo considerato
utile aggiungere la raccolta delle norme della Segreteria Generale
dell’Ateneo riguardanti i differenti tipi di lavoro.
Siamo consapevoli dell’esistenza di molte altre possibilità e di
un pluralismo di criteri metodologici che difficilmente può
soddisfare chi già in precedenza ha accettato altre norme
redazionali. Speriamo, comunque, di essere pervenuti ad un in-
sieme d’indicazioni in larga misura accolte e adottate nell’ambito
delle università ecclesiastiche.
Al Rettore e ai Decani va il nostro più vivo ringraziamento
non solo per il sostegno dato all’iniziativa, ma anche per il vivace
e stimolante confronto e per i validi suggerimenti avanzati.
Vogliamo infine ringraziare il Prof. Paul Haffner per l’aiuto
offerto nella raccolta delle norme e per alcuni suggerimenti sul
modo di citare i CD-ROM e i siti da internet.

Roma, 10 ottobre 2004


Gli autori

4
Capitolo I
Tipologia dei lavori scientifici
Angelo Marocco

In questa prima parte prenderemo in considerazione i diversi tipi


di lavoro scientifico. In questa sede non si vuole essere esaustivi,
pertanto verrà data una breve descrizione di quei lavori nei quali
uno studente può essere impegnato. Volutamente sarà evitata la
trattazione di alcuni tipi di lavori scientifici come, ad esempio, il
saggio, la lezione, la relazione o la comunicazione. Offriremo,
inoltre, alcune indicazioni su altri lavori (articoli, note,
recensioni, segnalazioni) che formano parte anche dell’attività
propria dei docenti.

I. Attività accademiche

1. Elaboratum
È necessario innanzitutto premettere che con il termine
elaboratum sono definiti diversi tipi di lavoro. Infatti, con
elaboratum si può indicare il lavoro di un seminario, il lavoro per
un esame di un corso opzionale, il lavoro di fine ciclo per il
Baccalaureato o per la Licenza.
Per questo motivo, diverse sono le tipologie di elaborata.
Tenendo presente questa premessa, gli elaborata rispetto, ad
esempio, alla tesi di licenza sono di ampiezza minore, trattano in
genere di un solo aspetto di un determinato problema, hanno un
tema fissato da un professore (oppure concordato con lui dopo
essere stato proposto dallo studente) e richiedono un tempo assai
limitato per la sua preparazione1.

––––––––––
1
Ricordiamo brevemente l’esistenza anche del paper, un lavoro brevissimo
(2-4 pagine), richiesto da alcuni docenti come parte integrante dell’esame di una
materia accademica. Sarà lo stesso docente a stabilire caratteristiche, limiti e
argomenti del paper.
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

Elaboratum di Seminario: ha fondamentalmente lo scopo di


esercitare lo studente al lavoro scientifico. Infatti, tale elaboratum
è orientato ad essere un complemento alla modalità propria di un
seminario2. Nel caso sia stato richiesto, questo elaboratum ha
un’estensione non superiore alle 6 pagine. Lo studente
consegnerà l’elaboratum direttamente al professore secondo le
modalità che lo stesso professore indicherà ai partecipanti al suo
seminario.
Elaboratum di Baccalaureato: si differenzia da quello di
Seminario per una maggiore libertà nella scelta del tema da parte
dello studente e per l’ampiezza maggiore, che può essere di circa
15/20 pagine. Con tale elaboratum lo studente deve dimostrare la
propria capacità di saper lavorare scientificamente su un
argomento molto concreto e sotto la direzione di un professore
che abbia accettato precedentemente l’argomento proposto dallo
studente.
Elaboratum per esame di un corso opzionale: è richiesto dal
professore titolare del corso. Quindi, sarà il professore a fissare i
criteri generali del lavoro (temi, limiti, lunghezza).

2. Tesi di licenza
Prima della conclusione del biennio di licenza lo studente è
tenuto a presentare un’appropriata dissertazione scritta che
dimostri la sua idoneità all’insegnamento nelle scuole superiori
non universitarie e la sua capacità di lavorare a livello scientifico e
di poter continuare, avendone la possibilità, gli studi nel terzo
ciclo. La tesi di licenza deve dunque comprovare l’attitudine dello
studente – oltre che all’insegnamento – anche alla ricerca
scientifica. Poiché suo obiettivo è quello di preparare ed
esercitare al lavoro scientifico, la tesi di licenza deve tendere a
essere un saggio di maturità scientifica.
Rispetto alla tesi di dottorato, quella di licenza si distingue
per una minore ampiezza e per trattare in genere un solo aspetto
di un problema fissato dalla facoltà o da un professore. Il suo
––––––––––
2
Occorre aver presente che non tutti i seminari richiedono un elaboratum ai
partecipanti. Questo dipende dalla modalità di lavoro di gruppo scelta e
proposta dal docente.

6
TIPOLOGIA DEI LAVORI SCIENTIFICI

tema non deve essere ampio, bensì ben ristretto e delimitato.


Inoltre, si ha a disposizione un tempo limitato per la sua
elaborazione. La tesi di licenza non ha l’obiettivo di dare un
contributo nuovo alla scienza, anche se certamente non lo esclude
a priori.
La tesi di licenza dovrà avere un’estensione che va dalle 50 alle
100 pagine, che lo studente redige d’accordo col suo moderatore;
questi soltanto dà il giudizio ed il voto. Laddove sia previsto dagli
statuti delle diverse facoltà, esiste la possibilità del giudizio di un
secondo docente, che sia garante della serietà scientifica della
ricerca presentata nella tesi di licenza.

3. Tesi dottorale
Il dottorato di ricerca è un titolo accademico valutabile
unicamente nell’ambito della ricerca scientifica. Gli studi per il
dottorato preparano all’approfondimento della formazione
scientifica e delle metodologie per la ricerca nei rispettivi settori.
Essi consistono essenzialmente nello svolgimento dei programmi
di ricerca individuali su tematiche scelte dagli studenti con
l’assenso e la guida dei docenti.
I corsi per il conseguimento del dottorato di ricerca devono
dunque fornire le necessarie competenze per esercitare, presso
università, enti pubblici o soggetti privati, attività di ricerca di alta
qualificazione. Essi consistono nella frequenza di corsi avanzati
(lì dove sono richiesti) e nello svolgimento di programmi di
ricerca individuali e/o in collaborazione, a carattere anche
interdisciplinare, secondo le modalità definite dal collegio dei
docenti dello specifico corso di dottorato.
Il titolo di dottore di ricerca è conferito dal rettore
dell’università sede amministrativa del corso di dottorato, previo
superamento dell’esame finale. La tesi finale, che può essere
redatta anche in lingua straniera secondo le indicazioni delle
diverse facoltà, richiede la previa autorizzazione delle autorità
accademiche, e deve essere presentata all’università sede d’esame,
che stabilirà le modalità di presentazione e di valutazione di essa.
La tesi dottorale è dunque una monografia scientifica, nella
quale lo studente deve mostrare la propria attitudine al lavoro

7
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

scientifico. Per ampiezza e completezza, per applicazione


rigorosa del metodo scientifico e per chiarezza dell’esposizione,
la tesi dottorale si deve presentare in tutto e per tutto come un
saggio di lavoro scientifico che, per la novità del suo apporto,
possa contribuire alla promozione della scienza: «Per conseguire
il Dottorato si richiede inoltre una dissertazione dottorale, che
contribuisca effettivamente al progresso della scienza, sia stata
elaborata sotto la guida di un docente, pubblicamente discussa,
approvata collegialmente e, almeno nella sua parte principale,
pubblicata»3.

II. Pubblicazioni periodiche

1. Articoli di rivista
Le riviste scientifiche in genere presentano una suddivisione
in tre parti fondamentali: articoli, note e sezione bibliografica. La
parte principale e in generale più cospicua della rivista è
comunque costituita dagli articoli. Questi sono lavori scientifici
in se stessi completi, ma di estensione minore, tali da non poter
essere materia sufficiente per un libro.
Le occasioni per la stesura di un articolo possono essere
diverse: a) studiando o approfondendo una questione si scoprono
uno o più punti non ancora trattati con la profondità che sarebbe
necessaria o per la quale si è trovata una soluzione; b) si può
esporre in una maniera nuova una questione già nota e studiata,
ma che non richiede un libro. Oppure pur costituendo materia
sufficiente per un libro, sembra opportuno prima divulgarla al
pubblico esperto per sondarne il parere4; c) il sorgere di qualche
controversia, il diffondersi di qualche errore, o l’apparire di una
tematica nuova spinge a far scrivere qualcosa su cui ci si sente
preparati a dire la propria opinione.

––––––––––
3
GIOVANNI PAOLO II, Constituzione apostolica Sapientia christiana, circa
le università e le facoltà ecclesiastiche (15 aprile 1979), art. 49, § 3.
4
Nel preparare un libro, l’autore può sentir bisogno di anticipare in un
articolo qualche parte importante per saggiare l’opinione degli esperti oppure di
sviluppare in uno o più articoli quelle parti secondarie del libro che non trovano
in esso la collocazione e lo sviluppo necessario.

8
TIPOLOGIA DEI LAVORI SCIENTIFICI

Nella stesura dell’articolo è necessario tenere presente alcuni


accorgimenti. Articoli che trattano un’unica questione non vanno
divisi se non in due o al massimo in tre puntate. Infatti, più che
una serie di articoli è senz’altro preferibile scrivere un libro. Il
contenuto dell’articolo sia esposto in maniera ordinata,
dimodoché appaia chiaramente la triplice divisione fondamentale
propria di ogni trattazione scientifica: l’introduzione, in cui si
presenta la materia, lo scopo ed eventualmente il metodo, il corpo
dell’articolo in cui si espone e prova, la conclusione in cui si
riassume e si danno i risultati. Naturalmente, l’apparato tecnico
deve tenere presente le norme di ogni singola rivista.
In ogni caso, nella stesura di un articolo è sempre opportuno
adattarsi ai tipi di riviste e al tipo dei lettori per i quali si scrive. I
periodici o riviste, che non siano di carattere popolare o
divulgativo, possono in genere essere:
a) di contenuto e forma strettamente scientifici o tecnici, ad
esempio Rivista di filosofia, Studi di teologia, Revue Tomiste,
Kant-Studien, British Journal for the History of Philosophy, ecc. In
questo gruppo possono essere annoverate anche le riviste delle
singole facoltà o istituti. Alpha Omega, ad esempio, è la rivista
dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum dedicata alla ricerca
svolta nel campo della filosofia e della teologia (per la bioetica,
invece, è nata Bioethica. Rivista Internazionale). Accanto ad Alpha
Omega, si possono ricordare altre riviste di Università
ecclesiastiche: Gregorianum, Antonianum, Acta Philosophica,
Salesianum, Angelicum, Lateranum, ecc.;
b) riviste di carattere misto, con articoli tecnici e scientifici e
articoli di alta divulgazione (ad esempio, Rivista di Teologia e
Morale, Rassegna di Teologia, ecc.);
c) riviste di cultura e di alta divulgazione, come ad esempio
Ecclesia, che, come recita il sottotitolo, è Revista de cultura
católica. Altre riviste di questo tipo sono La Civiltà Cattolica,
Humanitas, Studi Cattolici, Vita e Pensiero, e così via;
d) di carattere piuttosto «professionale»; ad esempio,
Medicina e Morale, Palestra del Clero, Rivista del clero italiano,
ecc.

9
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

2. Note
La differenza tra nota o comunicazione e articolo non è molto
netta. In linea generale si può dire che la nota è meno estesa
dell’articolo. Nel complesso le note sono brevissime trattazioni
che chiariscono un determinato punto di una scienza. Possono
anche fornire suggerimenti che non sono ancora del tutto
maturati per la soluzione di qualche problema. Ad esempio,
possono essere considerate Note lavori di questo tipo: tesi
particolari; nuove interpretazioni di un testo o di un passo;
correzioni di un testo o libro; puntualizzazioni di una questione;
recensioni dettagliate di un libro con qualche apporto originale;
cronache inedite di congressi, colloqui o incontri simili in cui si
faccia ampio riferimento alle relazioni e discorsi tenutivisi e nella
quale non manchi una qualche valutazione critica; rassegne
bibliografiche; evocazioni di anniversari; note necrologiche.
La brevità, che l’autore e la redazione della rivista
s’impongono nella nota, non deve evidentemente compromettere
la chiarezza e la precisione del discorso. Anche l’apparato tecnico
deve mantenere le prescrizioni date dalla redazione delle singole
riviste.

3. Recensioni
La recensione è la presentazione del contenuto di un’opera e
la sua valutazione critica, fatte in base a criteri non facilmente
formulabili. Si espone chiaramente e più o meno dettagliatamente
il contenuto dell’opera e – considerando lo scopo del libro, i
lettori ai quali l’autore si rivolge – se ne fa un esame e una
valutazione critica del contenuto, della disposizione delle parti,
del metodo, della forma.
Per scrivere una recensione si richiede innanzitutto una
conoscenza completa dell’opera, una competenza della materia
esposta nel libro, capacità di giudizio critico per distinguere
agevolmente l’essenziale dal superfluo e formulare senza
difficoltà giudizi e critiche, indipendenza di giudizio nel leggere,
esporre e giudicare liberi da pregiudizi e antipatie: occorre sapere
non tanto se le nostre opinioni coincidono con quelle dell’autore
del libro, ma se in questo sono esposte correttamente;

10
TIPOLOGIA DEI LAVORI SCIENTIFICI

correttezza e urbanità: qualora vi fosse da fare una critica questa


deve essere mai disgiunta da dignità e decoro.
Una buona recensione deve essere inoltre vera, giusta, chiara e
benevola. Deve essere vera nella citazione delle parole e delle
frasi, delle idee. Deve essere giusta in quanto non deve essere
unilaterale, non deve soffermarsi a lodare e a biasimare i dettagli
trascurando l’insieme dell’opera. La recensione deve essere anche
chiara, affinché il lettore si faccia un’idea del libro e del suo
valore. Infine la recensione deve essere sempre benevola, nel
senso che le parti dubbie del libro vanno interpretate
favorevolmente e benignamente (soprattutto se si tratta di prime
opere di giovani studiosi).
Comunque, non c’è migliore modo per imparare a fare delle
buone recensioni che quello di leggere spesso delle buone
recensioni assieme alle opere recensite.
Nelle sue recensioni ogni rivista vorrebbe evitare la diffusa
forma dell’apprezzamento. Questa forma si basa da un lato sulla
fittizia superiorità del recensore in quanto tale, d’altro lato sul
fittizio rispetto per il libro in quanto tale. In questo modo il
recensore evita di prendere chiaramente posizione, senza
rinunciare alla parvenza della critica.
Se all’interno della recensione sono riportate citazioni del
testo recensito, è necessario indicare la pagina da cui la citazione è
tratta. Se all’interno della recensione sono citate altre opere, è
necessario aggiungere in fondo al testo una bibliografia completa
di tutti i dati. Non sono permessi rimandi a note.
Accanto alla recensione singola c’è la recensione di un
complesso di scritti. Se le recensioni di questo secondo tipo
abbandonano la forma della bibliografia ragionata, dovrebbero
essere organizzate unitariamente come saggi.

4. Segnalazioni
Le recensioni vanno distinte dalle presentazioni delle opere, le
quali si limitano all’esposizione del contenuto del libro e sono
raggruppate in genere alla fine della rivista sotto il titolo di
Segnalazioni o Schede (Nuntia bibliographica, Señalaciones,
Shorter Notices, Umschau o Kurzberichte, Notices bibliographiques,

11
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

ecc.). In genere, una segnalazione ha un’estensione di poche


righe, al massimo mezza pagina. Non c’è tuttavia un criterio
unico, dipende molto dalla rivista con cui si pubblica la
recensione.

12
Capitolo II
La ricerca e l’elaborazione del lavoro scritto
Fernando Pascual, L.C.

Le modalità per la realizzazione di un lavoro scritto sono


molteplici e in continuo cambiamento grazie, soprattutto, alle
moderne tecniche lessicografiche, all’uso del computer e
all’accesso alla rete mondiale di internet.
Vogliamo offrire qui alcuni criteri generali per svolgere la
ricerca e per redigere i diversi lavori scritti, tenendo sempre
presente che ogni tipo di lavoro (l’elaboratum, la tesina di licenza,
la tesi di dottorato) ha le proprie esigenze particolari, secondo
quanto è stato detto nel capitolo precedente.

I. La scelta dell’argomento
Scegliere l’argomento rimane sempre un momento
particolarmente importante per poter portare a termine un buon
lavoro scritto. Di fronte alle numerose possibilità di scelta il
momento decisionale diventa problematico, perché è facile
trovarsi con il desiderio di sviluppare molte tematiche quando,
invece, il lavoro scritto deve concentrarsi soltanto su un
argomento molto specifico.
Il primo criterio metodologico è quello di pensare bene
l’argomento che vorremmo sviluppare. Ci vuole un certo lasso di
tempo per riflettere sulle tante possibilità che abbiamo di fronte,
sulle difficoltà che troveremo nel cammino, sui vantaggi nel
trattare questo o quell’argomento, sui limiti di tempo e di
lunghezza che dovremo imporci.
Dopo un’attenta riflessione, che comporta lasciare da parte
argomenti che magari ci piacciono di più a favore di altri più
interessanti e più adeguati alla nostra situazione accademica,
arriva il momento della scelta. Lo studente deve essere in grado di
scegliere un tema che abbia le seguente caratteristiche:
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

- Concreto e ben delimitato: non sarà buono un argomento


troppo generale, impreciso, che tenti di dire qualcosa di
tematiche così vaste da esigerebbero intere enciclopedie...
- Interessante, utile e piacevole: lo studente deve essere
contento di fare un lavoro nel quale venga incontro a
qualche suo desiderio intellettuale, sia perché risulti pre-
zioso per il suo personale arricchimento, sia perché possa
servirsene in futuro per poter aiutare altre persone che sa-
ranno interessate allo stesso argomento.
- Profondo e di valore scientifico: non deve essere simile a un
saggio letterario né a una disquisizione banale, ma deve
avere come oggetto argomenti che siano pertinenti al
mondo della ricerca scientifica.
- Adatto alle proprie capacità e al proprio livello formativo: un
lavoro scritto di uno studente di baccalaureato deve trattare
argomenti di base, già studiati o in studio, e non argomenti
posti al di là delle proprie conoscenze. Di contro, un
dottorando non dovrebbe stabilire come argomento un
tema molto semplice e banale, ma uno che sia impegnativo
e consono al suo livello di ricercatore.
- Pertinente alla disciplina scelta come ambito nel quale si
svolge il lavoro scritto.

A modo di esemplificazione, presentiamo alcuni «argomenti»


che non dovrebbero essere scelti per fare un lavoro scritto per la
sua eccessiva genericità:
- L’amore e la felicità.
- Dio nella filosofia greca e nel pensiero ebraico.
- I valori umani in filosofia ed in teologia.
- Paragone fra il pensiero di Hegel e Marx.
- Il luogo del nulla nella filosofia occidentale.
- Il problema dell’ispirazione biblica.
- La bioetica e la medicina.
- L’embrione umano.

14
LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO

Fissare lo sguardo ad «argomenti» così generali, vaghi e con


estensione sconfinata significa iniziare un cammino la cui fine mai
si riesce a intravedere all’orizzonte...
Gli argomenti devono essere, dunque, molto concreti. Una
scelta classica e molto utile consiste nell’approfondire un aspetto
del pensiero di un autore in una delle sue opere, oppure in pochi
testi dello stesso autore dove sia manifesto il suo modo di
considerare l’aspetto scelto. Gli esempi possono essere infiniti.
Presentiamo, a titolo illustrativo, alcuni argomenti che
potrebbero avere questa concretezza:
- La nozione del Noûs nei frammenti 12-13 (DK) di Anassa-
gora.
- Il problema dei fini nella Critica del giudizio di Kant.
- La nozione d’ispirazione biblica nella prima lettera di san
Pietro.
- Cos’è bioetica secondo V.R. Potter in Bioetica. Ponte verso
il futuro.

In molti lavori scritti la scelta dell’argomento va fatta con


l’aiuto di un docente, normalmente quello che possa divenire il
direttore/moderatore del lavoro (specialmente nei casi delle
tesine di licenza e delle tesi di dottorato). Questo significa avere
qualche incontro con un docente che sia specialista
nell’argomento che vogliamo svolgere, in modo da determinare
con lui se il tema è preciso e appropriato, così come per vedere se
ci può offrire qualche altro suggerimento e dirigerci nello
svolgimento del lavoro. Non sempre sarà possibile avere un
professore che abbia una conoscenza esaustiva dell’argomento
che possiamo proporre; comunque, il direttore del lavoro scritto
ci può aiutare, e molto, con dei criteri generali sul modo di
ricercare, con la sua esperienza scientifica, e con conoscenze
generali che possono essere utili per dirigere in modo efficace il
lavoro dello studente.

15
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

II. La ricerca bibliografica1


Ogni lavoro scientifico si colloca in continuità con una serie
di studi e di ricerche che sono state svolte da tantissimi cultori del
sapere. Una volta stabilito l’argomento, oppure nello stesso
momento di riflessione che ci prepara alla scelta, occorre
conoscere quale è lo status quaestionis degli studi sulla tematica
che vorremo sviluppare, così come le opere (libri, dizionari,
enciclopedie, articoli di riviste, articoli in internet) che possono
essere di aiuto per avere una visione generale sull’argomento
scelto.
La ricerca bibliografica diventa, allora, un momento essenziale
del nostro lavoro investigativo. Indichiamo in modo veloce alcuni
criteri che possano aiutare a svilupparla in modo efficace e
sistematico.

1. Ricerca di edizioni critiche delle opere oggetto di studio


Quando lo studio sia incentrato in un autore «classico», la
lettura delle sue opere (oppure di quell’opera che sarà oggetto di
studio) dovrà essere fatta in modo rigoroso e scientifico. Questo
significa che tale lettura dovrebbe essere fatta nella lingua
originale ed in una edizione critica che sia accettata come valida
dagli studiosi. Questo criterio va applicato soprattutto nella tesi
di dottorato. Per quanto riguarda altri tipi di lavori scritti (tesina
di licenza, elaboratum) si può talvolta prescindere della lettura dei
testi nella loro lingua originale e usare traduzioni di essi,
traduzioni che devono avere un minimo di garanzie per quanto
riguarda la scientificità e la fedeltà all’originale. L’aiuto del
direttore della ricerca sarà alquanto utile per individuare e
scegliere in modo giusto i testi che siano d’accordo con queste
scientifiche.

2. Ricerca di bibliografia generale e specializzata sull’argomento


Dopo aver individuato l’edizione scientifica del testo centrale
del proprio lavoro, lo studente deve iniziare una ricerca rigorosa
––––––––––
1
Benché il paragrafo sia valido per tutti i tipi di lavoro scientifico, si applica
in modo speciale alle tesi di dottorato.

16
LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO

che gli permetta di conoscere quali siano gli studi generali e


specializzati che saranno necessari per lo svolgimento del lavoro
scritto. Per individuare questi studi si possono seguire diversi
percorsi.
- Innanzitutto, come è stato già detto, chiedere il consiglio
del direttore del lavoro, il quale ci potrà indicare quei testi
dei quali non possiamo farne a meno;
- può aiutare la consultazione, in qualche buona e recente
enciclopedia specializzata (di filosofia, di teologia, ecc.) di
quella «voce» nella quale ci è presentato l’autore che
vogliamo studiare o il tema che abbiamo scelto con delle
indicazioni sulla bibliografia più essenziale. Questa in-
formazione permetterà lo studente di avere un elenco di
titoli da consultare, per scegliere, successivamente, fra
questi titoli quelli che possano essere di utilità diretta per
l’argomento a svolgere;
- alcuni libri di alta o media specializzazione e le tesi di
dottorato più recenti che sono parte delle collane di alcune
istituzioni universitarie contengono di solito un’in-
formazione bibliografica molto preziosa. Sarà utile dedicare
un po’ di tempo a usufruire questi testi come fonti
bibliografiche;
- internet sta diventando un interessante, agile e aggiornato
strumento di ricerca per la bibliografia. Per mezzo di parole
chiave lo studente può trovare lavori offerti nella rete,
oppure indicazioni bibliografiche di libri e articoli dove
sono trattati argomenti pertinenti alla propria ricerca;
ugualmente, può scoprire pagine di bibliografia
specializzata sull’autore che permettono l’accesso a in-
formazioni abbastanza aggiornate;
- sono di aiuto pure le riviste bibliografiche dedicate per in-
tero a concreti autori oppure ad argomenti più generali
(filosofia, teologia, Sacra Scrittura, diritto, psicologia, ecc.);
- man mano che progredisce lo studio e si accede alle diverse
fonti informative reperite con questi o altri metodi di
ricerca, una sfogliata al volo delle opere e articoli trovati ci
potrà arricchire con nuovi riferimenti (sia a pie di pagina,

17
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

sia nelle bibliografie) che ci apriranno così nuove possibilità


di lettura.

3. La schedatura delle fonti


Occorre imparare dalle prime esperienze di elaborazione dei
lavori scritti ad essere in grado di schedare in modo scientifico e
agevole le diverse fonti che lo studente possa reperire tramite le
indicazioni che abbiamo appena offerto o per mezzo di altri modi
di ricerca.
Esistono delle regole «classiche» su come fare schede
bibliografiche asseconda del tipo di fonte che si vuole registrare2.
Oggi, l’uso del computer ci permette notevoli semplificazioni
nell’elaborare e consultare in modo agile questa bibliografia, così
come facilita enormemente l’inserimento delle citazioni nella
stesura del lavoro scritto.
I fini della schedatura sono fondamentalmente quelli che
abbiamo appena accennato:
- in primo luogo, avere un acerbo bibliografico personale di
facile consultazione per qualsiasi necessità: poter fare in un
momento dato un confronto con le fonti, una nuova
ricerca, o semplicemente per essere in grado di offrire a chi
ce lo chieda un elenco di titoli su un determinato ar-
gomento di nostra conoscenza. Questo significa che ci
deve essere un certo ordine delle schede (per autori, per
titoli, per argomenti, ecc.);
- in secondo luogo, essere in grado di poter inserire nelle
citazioni dei lavori scritti i dati necessari perché ogni opera
sia indicata secondo i criteri scientifici convenzionalmente
accettati per questi inserimenti. Si parlerà sulle regole a
seguire nelle citazioni nel capitolo III, benché è necessario
ricordare da adesso che queste regole possono variare
molto nel tempo, nello spazio e perfino secondo differenze
di criteri all’interno di alcune università che non sono
arrivate a stabilire norme unificate a seguire per i lavori
scritti dei propri studenti.
––––––––––
2
Cf. R. FARINA, Metodologia. Avviamento alla tecnica del lavoro scientifico,
LAS, Roma 19944, 98-113.

18
LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO

Per poter soddisfare questi due scopi, i dati fondamentali a


prendere per le diverse fonti sarebbero questi:
- Per i libri: nome3 e cognome dell’autore, titolo (preso sem-
pre dal frontespizio, e non dalla copertina), altri dati
d’interesse (curatore, introduzione di, traduzione di,
prologo di...), casa editrice (quando occorre, la collana),
città e anno di edizione, numero di edizione. Se ci sono
diverse edizioni, è utile indicare l’anno della prima edizione
e dopo l’anno dell’edizione che sia stata consultata. Nel
caso delle traduzioni, si deve inserire il titolo originale e, se
possibile, l’anno di pubblicazione dell’originale.

Es. 1: Cornelia J. DE VOGEL, Ripensando Platone e il Platonismo,


traduzione di E. Peroli dall’originale inglese Rethinking Plato and
Platonism (originale del 1986); introduzione di G. Reale, Vita e
Pensiero, Milano 1990.

- Per gli articoli delle riviste: nome e cognome dell’autore,


titolo (il titolo non va mai preso né dall’indice né dalla
copertina, ma dalla pagina dove inizia l’articolo) fra vir-
golette, nome della rivista dove si trova (in corsivo),
l’annata (che corrisponde al numero di anni di pubblica-
zione della rivista, dato che serve per la numerazioni dei
volumi), l’anno e le pagine nelle quali si trova l’articolo.

Es. 2: Marianna Gensabella Furnari, «Dall’autonomia alla


responsabilità: il desiderio di maternità e la possibilità della FIVET»,
Medicina e Morale 50 (2000), 879-907.

- Per le voci in enciclopedie e per gli articoli in opere col-


lettive: nome e cognome dell’autore, titolo della voce
(termine) o dell’articolo (fra virgolette), la parola «in», e i
dati estesi dell’enciclopedia o nell’opera collettiva dove si
trova inserito. Dove esista un curatore di queste opere,
deve essere indicato come «editore» (abbreviato «ed.»).
––––––––––
3
Sarebbe sufficiente indicare solo la sigla del nome dell’autore. Tuttavia, per
motivi di utilità, risulta consigliabile scrivere, nella scheda bibliografica, il nome
per intero (gli esempi che offriamo qui seguono questo criterio). Come si dirà
più avanti, nelle citazioni e nella bibliografia dei lavori scritti solo viene indicata
la sigla del nome.

19
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

Dove non esista, gli autori vanno radunati sotto l’abbre-


viatura «Aa. Vv.» (autori vari).

Es. 3 (una voce in una enciclopedia): Frank THIELMAN, «Legge», in


Gerald F. HAWTHORNE, Ralph P. MARTIN, Daniel G. REID (edd.)4,
Dizionario di Paolo e delle sue lettere, edizione italiana a cura di
Romano Penna, dall’inglese Dictionary of Paul and His Letters
(originale del 1993), San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1999,
920-943 (alcune enciclopedie vanno citate non per pagine, ma per
volume e colonne).

Es. 4 (un articolo in un’opera collettiva): José Antonio IZQUIERDO


LABEAGA, «La verità nei suoi splendori», in Ramón LUCAS LUCAS
(ed.), Veritatis Splendor. Testo integrale con commento filosofico-
teologico tematico, presentazione del card. Joseph Ratzinger, San
Paolo, Cinisello Balsamo 1994, 234-250.

Rimane sempre la possibilità di inserire nella scheda


bibliografica di un libro o articolo altri dati che possano essere
d’interesse per lo studente. Ad esempio: se contiene tavole o
mappe; l’indice, se risulta specialmente utile per la propria ricerca;
se esistano riferimenti e giudizi su questa fonte offerti in altri
luoghi (recensioni, segnalazioni, ecc.); qualche valutazione
personale sull’utilità dell’opera.

4. Elaborazione della bibliografia specifica per la propria ricerca


Una volta che sia stata trovata e schedata una ampia
bibliografia (potranno essere trovate sempre ulteriori titoli da
aggiungere nello sviluppo del proprio lavoro di ricerca), sarà il
momento di stabilire una gerarchia e una selezione fra le fonti che
siano più pertinenti alla propria ricerca e che possano essere
raggiungibili senza gravi difficoltà. Occorre aver presente che
ogni libro e articolo che sarà citato dallo studente nel suo lavoro
scritto deve essere stato consultato in prima mano. Ci saranno
fonti non presenti in biblioteche vicine né accessibili tramite
internet. In tale caso, la fonte rimarrà fuori dalla bibliografia del
lavoro, benché sempre può essere utile conservare le schede di
queste opere per eventuali consultazioni future.

––––––––––
4
Può essere scritto anche «a cura di» invece di «ed.» per l’editore o curatore
di un volume. In plurale sarebbe «edd.» (editori).

20
LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO

Risulta di grande utilità presentare l’elaborazione di questo


primo elenco bibliografico (ancora provvisorio) al docente che
dirige il proprio lavoro. Costui potrà dare ulteriori indicazioni
sulle opere più importanti, su quelle che non abbiamo reperito ma
che dovremmo inserire nell’elenco, e altre osservazioni utili per lo
svolgimento della ricerca.

III. Prima lettura delle fonti


La ricerca bibliografica non si limita a fare un elenco di fonti e
di materiale utile. Va accompagnata da un continuo
discernimento che permetta di poter elaborare, come abbiamo
detto, un elenco dei titoli più pertinenti all’argomento che
vogliamo svolgere. Poter fare una scelta di questo tipo è possibile
soltanto se abbiamo avuto tempo per vedere e «toccare» i diversi
testi in modo da aver appresso una prima conoscenza di essi.
Partendo da queste conoscenze preacquisite grazie alla ricerca
bibliografica, possiamo iniziare una prima lettura dei testi scelti
come più pertinenti al proprio lavoro. In modo speciale,
possiamo seguire un ordine simile a questo:
- normalmente si deve iniziare con la lettura del testo del-
l’autore che vogliamo studiare, e anche con qualche buona
introduzione ad esso. Questa lettura diventa fondamentale,
e deve offrire il nucleo centrale di tutta la ricerca e di tutte
le riflessioni che lo studente potrà offrire nel suo lavoro;
- viene dopo la lettura di articoli e libri recenti che abbiano
come oggetto di studio il nostro argomento oppure
tematiche che hanno uno stretto collegamento di contenuti
con esso;
- sono utili anche articoli e libri più «classici» (magari un po’
vecchi) che ci possono offrire una visione dello status
quaestionis del nostro argomento in altri momenti storici.
Questa prima lettura può essere molto agile, soprattutto
quando troviamo nelle fonti alcune tematiche, sviluppate in
alcune parti o capitoli del testo, che non ci interessano
direttamente (tematiche che potranno servire comunque in un
futuro ad altre ricerche). Tramite questa prima lettura possiamo

21
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

avere un’idea d’insieme della problematica a considerare, dei modi


nei quali può essere articolata, e dello schema che sarebbe più
adeguato ai nostri scopi.
Ricordiamo di nuovo che questa lettura veloce va fatta con
l’intenzione di arricchire e di preparare l’argomento che vogliamo
svolgere, per non impiegare il nostro tempo nel leggere testi su
temi che non sono di nostro interesse (per quanto riguarda il
tema scelto). Si tratta, cioè, di visualizzare gli elementi di
riflessione e di documentazione che abbiamo a nostra
disposizione, così come le idee e le modalità nelle quali i diversi
studiosi hanno trattato argomenti che siano affini (oppure
identici) con quelli che vogliamo presentare nel nostro lavoro
scritto.
Non è da escludere il fatto che dopo avere consultato i diversi
testi lo studente abbia bisogno di modificare in certo modo
l’argomento, sia bilanciando qualche aspetto di esso sul quale
credeva di poter trovare molta informazione, sia aggiungendo
elementi che non erano stati previsti nei momenti iniziali della
scelta, sia prescindendo di alcune parti o addirittura
dell’impostazione iniziale per scegliere un nuovo orientamento
generale. In questo ultimo caso (sentir bisogno di rifare in modo
sostanziale il proprio tema e il primo schema della ricerca nei casi
della tesina di licenza e della tesi di dottorato), è necessario
concordare i cambiamenti prospettati attraverso una nuova
consultazione con il docente che dirige il lavoro dello studente.

IV. Elaborazione dello schema


Dopo questa prima lettura, e dopo essere stati confermati
sulla validità dell’argomento prescelto, siamo in grado di poter
elaborare un primo schema da seguire nel nostro lavoro. Ci sono
elementi comuni ad ogni schema, come l’introduzione e la
conclusione, sui quali parleremo dopo; la cosa più importante è
aver chiaro quale sarà il corpo, come si articolerà la presentazione
delle diverse idee.
Non indichiamo adesso le particolarità tecniche delle divisioni
schematiche di un testo, il che sarà visto nel capitolo IV. Importa

22
LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO

sottolineare qui che un buon schema dovrebbe avere le seguente


caratteristiche:
- chiarezza: ogni divisione deve contenere un argomento
preciso e concreto, senza ambiguità né confusioni;
- articolazione e divisione ben definite: non avrebbe senso
che un argomento visto nella parte prima del lavoro
riapparisse in certo modo nelle parti seconda oppure terza
(tranne nei piccoli momenti di nessi che mostrano l’unità
del lavoro);
- unità: dividere gli aspetti di un argomento non significa
toccare tematiche slegate fra di loro. Un buon schema deve
evidenziare l’unità concettuale dell’insieme, la tematica
comune che spiega la coordinazione fra di loro delle diverse
divisioni;
- logica: le diverse parti devono essere disposte in modo che
si rispetti la logica di una presentazione, il che implica
seguire un percorso preciso e razionale;
- completezza: nello schema ci devono essere tutti i punti
pertinenti all’argomento scelto, e solo quelli che possono
essere trattati in modo ragionevole secondo i limiti pre-
fissati, il che sempre deve presuporre l’approvazione del
direttore della ricerca.
Un tipo molto usato di schema logico sarebbe simile al
modello che presentiamo adesso:
Argomento: idee e concetti universali nella Repubblica di Platone
Parte I: Inquadramenti
I. Cornice storica dell’autore
II. Ubicazione della Repubblica nell’insieme degli scritti di Platone
III. Struttura della Repubblica e presenza in essa di una teoria sui
concetti
Parte II: Analisi dei testi scelti
Parte III: Riflessione sistematica e giudizio critico

Ci sono, comunque, molte altre possibilità. In lavori più brevi


(come l’elaboratum) è da consigliare l’inizio agile dell’argomento
di studio, senza partire dal contesto culturale oppure da una breve
biografia dell’autore studiato. Nell’esempio anteriore, si potrebbe

23
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

tralasciare le prime due parti per entrare subito nell’argomento (le


parti II e III).
Va da sé che dobbiamo escludere dallo schema quegli
elementi che disturbino l’attenzione sull’argomento centrale
oppure che siano ripetizioni di dati che siano accettati
pacificamente all’interno della comunità scientifica. Nell’esempio
appena offerto, non avrebbe senso inserire tutto un capitolo
sull’intera biografia di Platone, tranne nel caso che alcuni
elementi di essa possano interessare direttamente il nostro lavoro
(indicare, ad esempio, in quale momento o in quale arco di tempo
della vita di Platone fu scritta la Repubblica).

V. Lettura - schedatura dei testi


Dopo aver seguito il percorso indicato fino adesso, risulta
molto facile iniziare una riflessioni più attenta e profonda dei
testi da scegliere. La scelta e la modalità di questa lettura diventa
così una conseguenza del percorso fatto fino adesso: lo studente
sarà interessato a leggere e a riflettere soltanto quei testi che
possano offrire informazioni abbondanti e specifiche
sull’argomento del proprio lavoro. Non è necessario, dunque,
leggere né tutte le fonti trovate né il contenuto integrale di quei
testi che siano state considerate più pertinenti. Nell’esempio che
abbiamo appena presentato, sarà di grande utilità un libro che ci
offra un’analisi sulla Repubblica di Platone, ma potremmo
tralasciare tranquillamente le pagine dedicate all’analisi di quelle
parti del testo di Platone che non siano di nostro interesse in
questo momento concreto.
La lettura va fatta in modo riflessivo. Occorre fissare
l’attenzione sulle parti nelle quali è articolato il testo di lettura,
sul modo di ragionare dell’autore, sulla terminologia usata, sulle
fonti e le citazioni che ci sono offerte, ecc. Ugualmente, la lettura
deve essere attiva, prendendo note di quei passi o di quelle
riflessioni che spontaneamente ci vengono alla mente man mano
che progrediamo nella lettura. Le modalità di queste note
possono variare, specialmente con l’uso delle moderne tecniche
lessicografiche. Il metodo classico è quello di elaborare schede di
contenuto, oppure prendere note dei riferimenti utili in fogli

24
LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO

separati secondo argomenti, oppure creare una base di dati


mediante qualche programma computerizzato.
Ci sono alcuni criteri importanti nella raccolta di questo
materiale che ogni studente deve aver presente.
- In primo luogo, è necessario aver capito il pensiero del-
l’autore del testo che sto leggendo. Si evita così l’errore di
far dire all’autore ciò che realmente non si trova nel suo
scritto. La fedeltà alle fonti rimane una norma fon-
damentale per arrivare a quel minimo livello di scientificità
che dia valore al lavoro scritto.
- In secondo luogo, devo prendere le note in forma che possa
citare le fonti in modo preciso. Ad esempio, se ho trovato
in due pagine di un articolo una buona riflessione per la mia
ricerca devo indicare nella mia scheda di contenuto le
pagine esatte dove si trova l’idea in questione.
- Molte idee saranno trascritte in modo integrale, con le
stesse parole dei testi letti. In questo caso, devo essere
specialmente attento a non commettere errori di trascri-
zione, usare le virgolette prima e dopo il testo ricopiato e
indicare, come appena detto, la pagina o le pagine dove si
trova questo testo.
Prendere in questo modo le schede sarà enormemente utile
quando arrivi il momento d’introdurre il materiale raccolto nella
stesura del lavoro scritto, sia in testo, sia a piè di pagina.
Sicuramente la lettura delle fonti potrà suscitare ancora nuove
idee che potrebbero arricchire lo schema di lavoro. Tuttavia, lo
studente deve essere attento ad evitare continui cambiamenti che
facciano ingrossare sempre di più la propria ricerca, il che può
significare non finire mai e aumentare indefinitamente
l’estensione del proprio lavoro...
Ugualmente, la lettura susciterà in noi molte riflessioni ed
idee, alcune delle quali potranno essere inserite nel testo quando
arrivi il momento della stesura. Per non perdere nell’oblio queste
riflessioni sarà molto utile registrarle, sia in schede fatte con
questo unico scopo, sia in altri mezzi di registrazione (anche col
computer), con un sistema che ci permetta di poter usare
agilmente questo materiale.

25
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

VI. Stesura
Le tappe precedenti ci hanno preparato per il momento più
personale del lavoro scritto: la redazione delle riflessioni e
riassunti che abbiamo potuto elaborare grazie al tempo dedicato
alla ricerca e alla riflessione. Consideriamo adesso alcuni criteri
per essere in grado di fare un lavoro scritto che si adegui sia al
livello intellettuale dello studente sia al rigore scientifico richiesto
dall’argomento.
In genere i lavori scritti vanno fatti nelle lingue approvate
nelle facoltà dove sono presentati. Eventualmente si può
concordare con il docente, consultato il decano, in altre lingue.
Normalmente è consigliabile redigere il lavoro nella propria
lingua madre per poter essere in grado di esprimere con chiarezza
e precisione il proprio pensiero.
Una buona redazione deve mettere insieme, fra altre, le
seguenti qualità: chiarezza, linearità, completezza, rigore
terminologico, correttezza grammaticale e sintattica.
- Chiarezza: lo studente deve essere in grado di esprimere il
proprio pensiero tramite la scrittura. Non deve cadere,
dunque, nell’oscurità attribuita a qualche pensatore del-
l’Antichità, che voleva non essere capito da nessuno...
- Linearità: le idee devono seguire una presentazione logica,
lineare, in modo che il pensiero faccia il suo percorso
naturale. Questa linearità può essere di diverso tipo:
ascendente (dalle conclusioni verso le premesse, dagli
effetti verso le cause) o discendente (dai principi alle
conclusioni, dalle cause verso gli effetti). Il testo scritto
non deve procedere a balzi, né tornare indietro per chiarire
dopo un punto che dovrebbe essere stato presentato prima.
- Completezza: ogni frase deve essere completa, con il suo
soggetto e il suo predicato. Certamente i linguaggi poetico
e letterario permettono l’omissione di elementi sintattici
per arrivare a certi effetti linguistici, ma un lavoro di natura
scientifica deve usare un linguaggio chiaro e rigoroso, e non
lasciare nessuna idea a metà strada.
- Rigore terminologico: un lavoro di teologia, di filosofia, di
bioetica, deve usare il linguaggio della propria disciplina.

26
LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO

Questo esige un continuo arricchimento del vocabolario,


arricchimento che sarà il risultato naturale dell’aver fatto in
modo corretto una esaustiva ricerca delle fonti.
- Correttezza grammaticale e sintattica: nel livello universi-
tario non è accettabile che uno studente commetta gravi
errori ortografici o sintattici. Per evitare questi errori,
insieme alla propria cultura generale e all’uso di un buon
dizionario, possono essere di aiuto i programmi per la
stesura elettronica dei testi, che includono normalmente la
possibilità di correzione automatica dei documenti redatti
nelle lingue più diffuse nel mondo.
Accanto a queste qualità, dobbiamo ricordare che il testo
scritto deve evitare due estremi ugualmente difettosi. Il primo
consiste nel fare del proprio lavoro scritto un «collage» o raccolta
di testi altrui legati qua e là per mezzo di alcune righe di
collegamento inserite dallo studente. L’altro estremo consiste nel
fare un lavoro quasi in tutto personale, senza nessun riferimento
alle fonti e alla bibliografia che deve sorreggere l’insieme della
propria ricerca. Non è facile qui offrire un criterio generale di
equilibrio5.
I sistemi di lavoro per redigere il testo sono diversi. Alcuni
preparano il testo prima con la penna o la matita per poi batterlo
a macchina o nel computer. Altri sono in grado di scrivere
direttamente sul computer, in modo da risparmiare tempo. La
cosa più importante consiste nello scegliere quel metodo che sia
più efficace e più confacente al modo di essere e di lavorare dello
studente.
Si segua un metodo od un altro nella stesura, è necessario un
continuo lavoro di autocritica e autocorrezione, il che implica
aver del tempo per elaborare una seconda stesura. Per fare ciò in
modo efficace, dovremmo lasciare un certo periodo di tempo fra
la prima stesura e il momento della correzione, tempo che
potrebbe essere di una o due settimane, in modo che sia possibile
un certo distacco dal proprio lavoro per manomettere e cambiare
tutto quanto deva essere migliorato, perfino per cancellare interi
––––––––––
5
Su questo particolare rimandiamo a quanto viene esplicitato nel capitolo
III, nella parte dedicata alle citazioni.

27
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

paragrafi che in una critica attenta si scoprono carenti di valore


scientifico. Nella seconda stesura occorre anche correggere
possibili incongruenze, cancellare ripetizioni, controllare la
battitura di parole in lingue diverse della propria, ecc.
Dopo queste indicazioni generali, ci soffermiamo adesso per
considerare le parti fondamentale che deve avere ogni lavoro
scritto.

1. L’introduzione
La parte introduttiva deve offrire indicazioni chiare
sull’argomento e le modalità di ricerca e d’esposizione scelte dallo
studente. Per questo motivo, l’introduzione va elaborata non
all’inizio, ma alla fine della stesura, il che significa che il lavoro di
redazione comincia con il corpo o parte espositiva del testo.
L’introduzione deve essere agile e chiara. Normalmente
presenta il tema che è stato scelto (indicandone i limiti precisi), i
motivi di tale elezione, il metodo seguito per la ricerca e le scelte
metodologiche che servono per capire il risultato finale e le
modalità di presentazione (sigle usate, ecc.), e lo schema che si
seguirà (le parti del lavoro scritto e il motivo delle divisioni
adottate). Possono essere indicate anche nell’introduzione le
prospettive o i risultati ai quali si pensa si sia arrivati (il che risulta
alquanto facile per il fatto che l’introduzione, come appena detto,
va redatta dopo aver finito il corpo del lavoro).

2. Il corpo del lavoro scritto


Il corpo del lavoro scritto, come già detto, deve essere
articolato secondo uno schema ben definito, e va redatto prima
dell’introduzione. In questo momento possiamo usare con
profito quelle schede e citazioni, raccolte durante la ricerca e la
lettura delle fonti, che siano necessarie per sostenere le
afermazioni più significative, introducendo le necessarie
modifiche in modo che il tutto abbia una sufficiente uniformità
stilistica e scientifica.
Quando ci sono diverse parti (nelle tesine di licenza e nelle
tesi di dottorato) risulta necessario introdurre ognuna di esse con
qualche piccola spiegazione (magari un paragrafo) che serva di

28
LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO

collegamento con la parte anteriore e anticipi ciò che sarà fatto


nella parte che si sta iniziando. Ugualmente, alla fine di ogni parte
si può fare un piccolo riassunto di essa e preparare il passaggio
alla parte seguente.

3. La conclusione
La conclusione si elabora dopo aver finito il corpo del lavoro e
l’introduzione. In essa si raccoglie il frutto della ricerca, le
conclusioni alle quali il lavoro è arrivato, i punti che rimangono
aperti, e qualche valutazione più personale sull’insieme
(valutazione che può essere perfino critica, se si sono scoperte
limitazioni o errori in un testo studiato, senza dimenticare però
che la critica deve essere sempre rispettosa delle persone e basata
su argomenti solidi e ben pensati).
Alla conclusione e all’introduzione si applica il criterio
espresso riguardo alla prima stesura in generale: si deve lasciare
un certo tempo di pausa per poter rivedere queste parti del lavoro
scritto in modo da poter fare una autocritica costruttiva che
permetta di correggere e migliorare il proprio testo.

VII. Altre indicazioni


L’informazione sulle modalità scientifiche in quanto si
riferisce alla copertina, caratteri, margini, citazioni, ecc., si trova
nel capitolo IV, e si offrono degli esempi negli anessi 1-3.
Risulta molto utile per un uso più proficuo del proprio tempo
inserire nella programmazione personale i tempi che saranno
dedicati a elaborare i lavori scritti richiesti nell’annata oppure nel
ciclo di studi. Come criterio generale, risulta utile concentrare
tempi dedicati esclusivamente ai lavori scritti, rispettando però gli
altri obblighi accademici (lezioni, seminari, esami, ecc.). Ognuno
deve essere in grado di misurare il suo tempo in modo che un
lavoro scritto non possa togliere energie necessarie per altri
doveri (i corsi e i seminari, i temi di sintesi, ecc.). La
programmazione diventa, così, un momento fondamentale per
arrivare in tempi precisi a finire il lavoro scritto in modo
soddisfacente.

29
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

L’ultimo consiglio da fare può sembrare banale, ma non lo è.


Fare un lavoro scritto, come fare qualsiasi tipo di attività umana,
richiede intelligenza ma, soprattutto, volontà. Ci sono studenti di
licenza o di dottorato che non finiscono mai la loro ricerca per
non essere in grado di fissare e rispettare tempi e modalità di
lavoro che siano efficaci (che arrivino, cioè, ad iniziare la stesura
anche quando non si sa tutto di tutto, ma quando si possiedono
elementi sufficienti per poter offrire risultati accettabili). Una tesi
di dottorato, e molto di più una tesina di licenza, non sono opere
perfette. Chi arriva ai momenti di maturità della vita intellettuale
non sarà certamente soddisfatto con i risultati iniziali, ma non per
questo deve essere sempre in stato di perfezionare senza mai
finire una ricerca che sarà sicuramente solo, e questo è già molto,
l’inizio e non la fine della propria attività intellettuale e docente.

30
Capitolo III
L’apparato critico
Pedro Mendoza, L.C.

Una delle note distintive di un lavoro scritto scientifico è avere


un appropriato apparato critico, che dia valore e peso alle
affermazioni in esso contenute. L’argomento di questo capitolo è,
appunto, l’apparato critico. Si offriranno i criteri e le norme da
applicarsi nell’elaborazione dell’apparato critico. Il capitolo è
articolato in quattro parti: (1) alcuni criteri generali; (2) le
citazioni e le note a fondo pagina; (3) le abbreviazioni e le sigle; e
(4) la bibliografia.

I. Alcuni criteri generali


Uno dei principi fondamentali della ricerca è quello di avere
accesso a fonti di qualità. Sono state offerte alcune idee al
riguardo nel capitolo precedente. Riprendendo quanto già detto,
offriamo adesso alcuni criteri più concreti.

1. Secondo la natura e il tipo di lavoro lo studente deve


decidere, d’accordo con il direttore o moderatore, se lavorare su
testi originali oppure su traduzioni nella lingua usata per redigere
il lavoro. In ambedue i casi, ci deve essere la massima certezza
possibile circa la validità scientifica dell’edizione usata.

2. Alcuni autori divenuti «classici» sono citati, sia in


traduzione, sia in originale, con riferimento a quelle edizioni
critiche che si sono imposte come punto di riferimento
obbligatorio. Lo stesso si può dire per certi tipi di documenti
ufficiali (ad esempio, i documenti dei romani pontefici, gli atti dei
concili ecumenici, i documenti del magistero ecclesiastico nelle
sue diverse modalità, ecc.). Per ogni disciplina ci sono diverse
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

opere e normative che devono essere puntualmente studiate e


applicate. Vedremo più avanti alcuni esempi.

3. Una volta che sia stata fatta la scelta di usare una certa
edizione critica, non è corretto utilizzarla contemporaneamente
con altre edizioni nelle citazioni, tranne nel caso che si debba fare
– per validi ed opportuni motivi – un loro confronto. Ad
esempio, quando diventa necessario mostrare che il manoscritto
privilegiato in un’edizione critica (quella usata nel proprio lavoro
scritto) risulta insufficiente per la comprensione di un testo e si
rende fondamentale confrontare tale testo con altri manoscritti
usati in altre edizioni critiche.

4. In lavori di poca lunghezza (un elaboratum, ad esempio)


non è opportuno usare abbreviazioni per indicare opere o articoli,
tranne nel caso si tratti di abbreviazioni molto note e quasi di
obbligo1. Ad esempio, è regola universale abbreviare i titoli dei
libri che compongono la Bibbia (un elenco delle abbreviazioni
bibliche sarà offerto più avanti); oppure, risulta normale, nelle
citazioni dei Padri della Chiesa, indicare dove si trova un brano
citato in una delle più recenti edizioni critiche (il Corpus
Christianorum, di solito abbreviato come CC e altre indicazioni
che diremo in seguito).
In lavori di lunghezza superiore (più di 50 pagine), si possono
fare due scelte (anche contemporaneamente):
- usare le abbreviazioni che sono accettate in modo quasi
«universale» nell’ambito dell’argomento di ricerca svolta
dallo studente;
- stabilire delle abbreviazioni personalizzate, che dovranno
essere opportunamente indicate all’inizio del lavoro scritto.

Comunque, si consiglia di non esagerare nell’uso delle


abbreviazioni, per non rendere difficoltosa, ai docenti, la lettura
del proprio lavoro.

––––––––––
1
Vedremo in modo specifico altre indicazioni sulle abbreviazioni nel
paragrafo III di questo capitolo.

32
L’APPARATO CRITICO

5. I testi citati, come si spiegherà in seguito, possono


procedere da libri, articoli o altri testi di dominio pubblico. Viene,
pertanto, escluso l’uso di manuali o dispense non pubblicati (privi
cioè di «copyright» e non stampate in una casa editrice), oppure
di manoscritti dei quali non esista una edizione critica valida.

6. Per quanto riguarda l’uso di materiale reperibile in internet,


oppure attinto tramite CD-ROM o altre modalità di
digitalizzazione, la normativa è tuttora in fase sperimentale e in
elaborazione. In linea generale, possiamo dare i seguenti consigli:
- si possono citare da internet informazioni che esistono
anche su carta, indicando, tuttavia, dove si può reperire il
testo stampato e, allo stesso tempo, da quale fonte
informatizzata si è ottenuto «fisicamente» il testo citato;
- se il materiale è reperibile soltanto in internet, sarà indicato
il luogo (sito) preciso da dove si è preso e la data della
«cattura» del testo. In lavori come la tesi di dottorato,
alcuni di questi materiali dovranno essere offerti, d’accordo
con il docente, anche in allegato per la fragilità con la quale
le informazioni vengono offerte e tolte nel mondo
cibernetico. Offriremo più avanti alcuni esempi su come
può essere citato questo materiale.

II. Citazioni e note

A. Citazioni
1. La citazione è la riproduzione letterale, nel testo o nelle
note, di frasi o periodi delle fonti utilizzate nella ricerca. Tale
riproduzione può avere uno scopo diversificato:
a. esporre una dottrina, un’opinione, un fatto con le parole
stesse dei rispettivi autori;
b. provare una propria affermazione riguardante dottrine,
opinioni, fatti;
c. convalidare le proprie affermazioni od opinioni.

2. Oltre alla citazione letterale, possono esserci anche


citazioni ad sensum, e altre che servono per rimandare il lettore ad

33
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

una determinata fonte parallela o anche discorde del tema


trattato, permettendo così di allargare i campi di ricerca.
Dalla retta comprensione della natura e dello scopo della
citazione derivano i criteri su cosa, quando e come citare2.

3. Per intendere cosa si deve citare bisogna cominciare


indicando cosa non si deve citare. Non devono citarsi cose
puramente ornamentali, né ciò che serve di introduzione
superficiale o generica ad una materia o disciplina, né ciò che è
ovvio e non ha bisogno di nessuna autorità che lo confermi. La
citazione dell’autorità altrui viene invocata per la conferma di una
cosa che ha un vero valore per la materia cui si riferisce e per
l’argomento in questione3. Tale citazione deve essere concorde
con il senso dell’autore citato.

4. Non è possibile stabilire una regola generale sul quando


citare, sulla quantità e frequenza delle citazioni nei lavori
scientifici. La sensibilità e la pratica in questo esercizio
permettono di trovare la giusta misura. Ma è chiaro che, da una
parte, la povertà di citazioni può diminuire il potere di
persuasione delle proprie affermazioni; dall’altra parte, però, le
numerose citazioni frenano la discussione, rendono difficile la
lettura e gonfiano in eccesso il lavoro scientifico. Conviene tener
presente che spesso invece di una citazione può bastare una breve
parafrasi.
Sebbene non sia possibile dare una norma precisa sul quando
citare, possiamo indicare due criteri pratici per discerne
l’opportunità o meno di fare una citazione o un rimando
bibliografico del testo di una determinata fonte o autore:
a. si fa una citazione quando il testo è necessario o almeno
molto utile alla comprensione della propria esposizione,
altrimenti basterebbe un rimando bibliografico nella nota
a fondo pagina;
b. si fa un rimando bibliografico alle opere di autori non per

––––––––––
2
Cf. R. FARINA, Metodologia. Avviamento alla..., pp. 160-162.
3
Può anche essere citato un testo che, pur essendo alquanto generale, offre
una formulazione molto riuscita sia dal punto di vista contenutistico che
letterario.

34
L’APPARATO CRITICO

ostentazione di erudizione, ma quando è veramente utile


per aiutare il lettore a uno studio più approfondito o
aggiornato su una questione concreta.

5. In quanto al modo di fare le citazioni, devono osservarsi


principalmente i seguenti criteri:
a. controllare personalmente che coincida il testo della
citazione nella fonte originale con quello del dattiloscritto
finale;
b. rispettare il testo originale riproducendo il testo
fedelmente ed esattamente con la lingua, lo stile,
l’ortografia, la punteggiatura propri del testo originale
(tranne qualche intervento per uniformare criteri stabiliti
per il lavoro, come, ad esempio, il tipo delle virgolette
usate, e altre indicazioni che saranno offerte più avanti, cf.
il punto 6 e quanto viene detto nel capitolo IV);
c. quando si fa ricorso nella citazione all’ellissi od omissione
di una o più parole del testo originale, si deve indicare con
tre puntini, inseriti tra parentesi quadre, cioè in questo
modo [...]. Questo uso non viene applicato per indicare
che sono state tolte parole all’inizio o alla fine della
citazione;
d. quando, per una migliore comprensione del testo citato,
si giudica opportuno fare qualche aggiunta
(interpolazione) esplicativa o chiarificatrice, questa va
posta fra parentesi quadre (ad esempio, quando manca il
soggetto oppure quando appare un pronome e non risulta
chiaro a chi si riferisce);
e. quando una citazione è in una lingua diversa da quella in
cui si scrive il lavoro, può essere riportata in nota a fondo
pagina una traduzione del testo originale, soprattutto se si
tratta di una lingua antica conosciuta solo da specialisti; le
traduzioni dei testi devono essere prese da edizioni di
qualità; se non esistono, lo studente potrebbe, se fosse
competente, elaborare una propria traduzione personale4;
––––––––––
4
Quando lo studente offre tale traduzione personale, deve indicare, a pie di
pagina, «la traduzione è mia», oppure, per uno stesso testo tradotto diverse
volte, «le traduzioni di quest’opera sono mie».

35
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

f. quando una citazione inserita nel testo supera le 3 o 4


righe viene posta in una riga a parte, senza virgolette, e
con un rientro del margine sinistro di 1 cm, rientrando ad
ogni capoverso o paragrafo di tre o cinque spazi di battuta
dal margine sinistro;
g. l’indicazione bibliografica dell’opera citata si pone nelle
note a fondo pagina. Questa indicazione va preceduta
dalla sigla «cf.» quando non si tratta di una citazione
letterale ma di una parafrasi o un rimando;
h. nonostante il criterio anteriore, alcune indicazioni
brevissime di citazione, come ad esempio le abbreviazioni
della Sacra Scrittura vanno nel corpo della pagina.

6. Esistono altre indicazioni importanti per quanto riguarda le


citazioni letterali. Vediamo alcune di esse:
a. in quanto alla punteggiatura, ad eccezione del punto
esclamativo e il punto interrogativo, si eliminano tutti gli
altri segni di interpunzione che, facenti parte del passo
citato, lo concludono;

Es.: «La situazione della bioetica in Europa risulta alquanto


complessa per motivi eterogenei» [nel testo citato, la parola
«eterogenei» era seguita da due punti che si omettono].

b. la parola iniziale della frase citata, scritta in maiuscola,


quando va inserita nel testo del lavoro senza formar parte
dell’inizio della frase, può essere scritta con l’iniziale
minuscola; vale anche l’opposto: se la citazione inizia con
la minuscola, però viene inserita dopo un punto, può
essere iniziata con la maiuscola;
c. quando lo studente decide di ricorrere all’uso del corsivo
per mettere in risalto determinate parole e frasi nel testo
riportato, si deve porre nella nota a fondo pagina,
l’avvertimento «il corsivo è mio»5;
d. all’inserire una citazione (parola o frase) nella frase del
lavoro scritto si deve, se necessario, far coincidere la

––––––––––
5
In alcune occasioni può essere opportuno dire l’opposto, cioè, che il
corsivo si trova nell’originale e non è opera dello studente.

36
L’APPARATO CRITICO

concordanza e declinazione dei sostantivi e degli aggettivi


e la coniugazione dei verbi.

B. Le note
1. Contenuto, scopo e luogo delle note6
a. Rispetto al loro contenuto le note possono essere di
documentazione, di rimando, di complemento e chiarificazione,
miste.
- La nota di documentazione contiene soltanto gli elementi
che servono all’identificazione e alla possibilità di
rintracciare e consultare l’opera, manoscritta o stampata,
dalla quale si è preso il passo citato nel testo.
- Le note di rimando contengono le indicazioni bibliogra-
fiche di opere il cui contenuto è parafrasato, riassunto o
soltanto accennato; di opere il cui contenuto è parallelo o
complementare; di opere con cui si fa accenno a discussioni
o problemi intorno al punto trattato. Fanno parte di questo
tipo di note anche i rimandi che chi scrive fa ad altre parti
del suo lavoro, e vanno sempre precedute con
l’abbreviazione «cf.».
- Le note di complemento o chiarificazione contengono ciò
che, pur essendo indispensabile ad un vero lavoro
scientifico, non si trova nel corpo del testo perché esso è
d’impedimento ad una lettura spedita, o quelle cose utili a
chiarire o a completare il testo stesso. Queste note
contengono tra l’altro proprie riflessioni, suggerimenti,
ipotesi avanzate ma non svolte perché solo incidentalmente
presenti nel lavoro scritto.
- Le note miste sono quelle che tengono insieme elementi
propri degli altri tre tipi di note.

b. Considerando la natura delle note, loro scopo principale è di


documentare o appoggiare o provare quanto si dice nel testo e di
raccogliere quanto, pur essendo indispensabile ad un vero lavoro

––––––––––
6
Cf. R. FARINA, Metodologia. Avviamento alla..., 171-182.

37
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

scientifico, può risultare, nel testo, d’impedimento ad una lettura


spedita o quanto possa essere utile a chiarire il testo stesso. Per
questo motivo, si deve evitare di moltiplicare le note senza una
reale necessità e opportunità.

c. Per quanto si riferisce al luogo delle note, queste devono


essere messe sempre a piè di pagina, per facilitare un loro uso
immediato.

2. Presentazione esterna7
2.1 Il rimando all’indicazione bibliografica posta nella nota a piè di
pagina viene fatto per mezzo di un numero in cifra arabica in
apice8, senza nessuno spazio prima della chiamata di nota:

Es.: le citazioni devono essere opportune1 e non senza fondamento.

Annotazioni particolari:

2.1.1 Il numero di rimando si colloca sempre dopo la


parentesi, dopo le virgolette finali, e prima del segno di
punteggiatura (virgola, virgola e punto, punto).

Es. 1: (Mt 13,12-15)13.


Es. 2: «Voi siete miei amici»23.
Es. 3: Come dice san Tommaso, «iuvant se homines mutuo in
cognitione veritatis»23, il che risulta sempre a vantaggio di tutti.

2.1.2 Quando la frase finisce con segni di ammirazione,


d’interrogazione, con tre puntini, oppure con una parola
abbreviata, la chiamata di nota si mette dopo il segno di
punteggiatura.

––––––––––
7
Per le numerose divisioni di questa parte abbiamo preferito numerare i
paragrafi con il sistema decimale: 2.1, 2.1.1, ecc. Alcune indicazioni offerte in
questo capitolo saranno riproposte, per motivi di completezza anche nel
seguente capitolo. In altri casi offriamo indicazioni diverse da quelle proposte da
Meynet.
8
La numerazione è sequenziale. In lavori più estesi, come la tesina oppure la
tesi di dottorato, per ogni nuova parte maggiore lo studente può reiniziare la
numerazione delle note.

38
L’APPARATO CRITICO

Es. 1: Si tratta di un vero problema?34


Es. 2: Il discorso potrebbe continuare all’infinito...22
Es. 3: Risulta chiaro quanto sia presente l’ideale della carità nella S.S.7

2.2 Il testo delle note va collocato del seguente modo: dopo una
linea di separazione di 50 mm, inserita tra il testo dello scritto e il
testo delle note a fondo pagine, e dopo un rientro di 5 mm, si
inserisce il numero della nota, in apice, seguito da uno spazio
fisso; si usa il carattere del testo di 11 punti e non si lascia
nessuna fra le note. Tutte le note finiscono con un punto (cf.
Anesso 2, le diverse note).

2.3 Il riferimento bibliografico deve essere composto dalle


indicazioni dell’autore, del titolo e del riferimento dell’opera:

2.3.1 L’indicazione sull’autore si fa del seguente modo: si


mette l’iniziale del nome dell’autore seguita da un punto; se ci
sono più nomi, ciascuna iniziale è seguita da un punto, senza
lasciare spazio tra le iniziali; se il nome è composto, si usa il
trattino (-) fra le iniziali; dopo si aggiunge uno spazio, e il
cognome dell’autore (in maiuscoletto), seguito da una virgola9. Se
il cognome è doppio, si lascia uno spazio tra le due parti del
cognome; se invece il cognome è composto, si usa il trattino; se ci
sono più autori, i loro nomi vengono separati da un spazio,
trattino e un’altro spazio.
Es. 1: I.M. BOCHESKI,
Es. 2: L. ALONSO SCHÖKEL,
Es. 3: J.-N. ALETTI,
Es. 4: E. SGRECCIA - M.B. FISSO,

Quando si tratta di un’opera collettiva, i casi sono due: o


esiste un «curatore», il quale va indicato come se fosse l’autore,
seguito dalla abbreviazione «ed.» fra parentesi; oppure non c’è
curatore, e allora l’autore rimane collettivo, il che s’indica con la
formula «AA.VV.».

––––––––––
9
Non si aggiungono indicazioni relative alla qualificazione dell’autore, ad
esempio «Ph.D.», oppure «O.P.», «S.J.», «L.C.», ecc., benché tali indicazioni
appaiano nella copertina dell’opera o dell’articolo citato.

39
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

Es.: R. LUCAS LUCAS (ed.),

Per gli autori antichi e medievali, non si usa abbreviare


l’iniziale del nome: il nome deve apparire per intero.
Es. 1: FILONE DI ALESSANDRIA, [e non F. DI ALESSANDRIA]
ES. 2: S. TOMMASSO D’AQUINO, [e non s. T. D’AQUINO]10

2.3.2 Per l’indicazione del titolo e del riferimento dell’opera si


procede in questo modo:
- Il titolo va preso non dalla copertina, ma dal frontispizio
(dalla prima pagina interna dell’opera citata).
- Se è la prima volta che viene citata un’opera, dopo
l’indicazione del nome e cognome dell’autore, si mette in
corsivo il titolo (se è il caso, sottotitolo, separato dal titolo
con un punto), virgola, editrice11, virgola, città (se ci sono
parecchie, sono separate da trattino) e anno di
pubblicazione (senza virgola fra questi due dati)12, virgola,
numero delle pagine rispettive (senza la sigla «p.» oppure
«pp.» o altre sigle simili), il tutto in tondo (solo il titolo va
in corsivo) e un punto conclusivo (tranne che ci sia
l’indicazione di altre opere, nel cui caso vanno separare da
punto e virgola).
- Se già è stato precedentemente citato, dopo l’indicazione
del nome e cognome dell’autore (sempre in maiuscoletto),
si mette solo il titolo in forma abbreviata (soprattutto
quando il titolo ha più di 4-5 parole: si citano le tre prime
parole di esso e sono aggiunti i punti di sospensione),
virgola, il numero delle pagine e, eventualmente, del
paragrafo (senza ripettere gli altri dati riportati la prima
volta che l’opera era stata citata).

––––––––––
10
L’uso della abbreviazione «s.» per i casi dei santi è opzionale. In molti
autori antichi è normale scrivere i nomi in latino (in questo esempio, sarebbe S.
THOMAS AQUINAS, oppure in genitivo, S. THOMAE AQUINATIS).
11
La casa editrice viene citata in modo semplice, togliendo dall’inizio la
parola «editrice» e, alla fine, indicazioni del tipo «spa», «srl», ecc.
12
Se si tratta di una edizione diversa dalla prima, si indica il numero
dell’edizione in cifra arabica in apice. Ad esempio, 19958 (il numero 8 in apice
indica che si tratta dell’ottava edizione dell’opera).

40
L’APPARATO CRITICO

Es. 1: G. CAPOGRASSI, Introduzione alla vita etica, Studium, Roma


1976, 5-7 [forma completa: il libro è citato per la prima volta].
Es. 2: G. CAPOGRASSI, Introduzione alla vita..., 15-17 [forma
abbreviata: il libro è stato citato precedentemente].

2.3.3 Annotazioni particolari sul titolo e il riferimento di un


libro:
- Se un riferimento riguarda una traduzione, non si deve
indicare, nella nota, il nome dell’opera originale (questo si
farà soltanto nella bibliografia).
- Se si rimanda all’intera opera, non vengono indicate le
pagine; se però ci si vuole riferire precisamente a una o più
pagine, queste sono indicate, dopo una virgola e uno
spazio; il numero delle pagine viene sempre scritto
interamente (quando sono citate pagine non consecutive,
sono separate da un punto senza spazio).

Es. 1: L. BOGLIOLO, Ontologia e Teologia..., 45-47 [non si scrive 45-7].


Es. 2: S. LÉGASSE, Paolo apostolo, 35.43.45 [pagine non consecutive].

- Se nella stessa nota sono citate di seguito due opere dello


stesso autore, la seconda volta non si mette di nuovo il
nome dell’autore prima del secondo titolo, ma (dopo un
punto e virgola) si mette «Id.», (in maiuscoletto).

Es.: Cf. R. LUCAS LUCAS, Antropologia e problemi bioetici, San Paolo,


Cinisello Balsamo 2001; ID., Bioetica per tutti, San Paolo, Cinisello
Balsamo 2002.

- Si eviti generalmente l’uso dell’abbreviazione «Ibid.»,


eccetto quando viene citata la stessa opera nella stessa
pagina del lavoro scritto. Si eviti anche l’uso di «Op. cit.».

Es. 1: [In una nota della pagina] Cf. G. MIRANDA, Risposta d’amore.
Manuale di teologia morale fondamentale, Logos Press, Roma 2001,
23.

41
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

Es. 2: [Nella nota successiva nella medessima pagina] Cf. Ibid., 5413.

2.3.4 Annotazioni particolari sul titolo e il riferimento di un


articolo o di altri tipi di scritti che non costituiscono un libro da
soli:
- Dopo l’indicazione del nome e cognome dell’autore, si
mette il titolo fra virgolete14 (abbreviato, se citato
precedentemente), virgola, il titolo della rivista in corsivo
(non preceduto da «in» o equivalenti), spazio, annata o
volume, anno di pubblicazione tra parentesi (se sono due
anni si scrive ad esempio: 1991-1992), virgola e numero
delle pagine rispettive (senza «p.» oppure «pp.»).

Es. 1: A. AGUILAR, «L’enigma delle dottrine non scritte. Aristotele e


la tradizione indiretta», Alpha Omega 3 (1999), 291-318 [titolo
completo: citato per prima volta].
Es. 2: A. AGUILAR, «L’enigma delle...», 312 [titolo abbreviato: già
citato precedentemente].

- Se l’articolo si trova in un’opera collettiva, dopo le


indicazioni dell’autore e del titolo dell’articolo (titolo fra
virgolette), si aggiunge la parola «in» e tutti i dati dell’opera
collettiva (secondo le indicazioni date in 2.3.2), e il numero
delle pagine rispettive.

Es.: F. D’AGOSTINO, «Rapporto fra legge morale e legge civile», in


R. LUCAS LUCAS (ed.), Commento interdisciplinare alla Evangelium
Vitae, Libreria Editrice Vaticana, Vaticano 1997, 493-500.

- Se l’articolo (in questo caso sarebbe una «voce» o un


«termine scientifico») si trova in un dizionario o

––––––––––
13
Si faccia attenzione alla modalità di lavoro col computer, che permette di
inserire diverse note a pie di pagina man mano che progredisce il lavoro. Può
capitare che fra due note che si trovavano in continuazione e dove era citata una
stessa opera (per cui si adoperò l’abbreviazione «Ibid.» nella seconda citazione),
si inserisca dopo una nuova citazione con riferimento ad un opera diversa,
oppure la nota con l’abbreviazione passi da una pagina alla seguente. In questi
casi bisogna essere attenti, nella revisione finale del lavoro, per evitare
confusioni.
14
Come è stato indicato nel capitolo precedente, il titolo dell’articolo va
presso non dalla copertina della rivista né dagli indici, ma dalla prima pagina
dove inizia l’articolo.

42
L’APPARATO CRITICO

un’enciclopedia, dopo l’indicazione dell’autore, viene citata


la «voce» o il titolo fra virgolette, virgola e spazio, la parola
«in», e i dati dell’opera dove tale voce viene raccolta
(secondo quanto abbiamo indicato per gli articoli in
un’opera collettiva)15.

Es. 1: J.-N. ALETTI, «Romanos», in W. FARMER (ed.), Comentario


Bíblico Internacional, Verbo Divino, Estella 1999, 1416-1458.

Es. 2: T. CITRINI, «Scrittura», in P. ROSSANO - G. RAVASI - A.


GIRLANDA (edd.), Nuovo Dizionario di Teologia Biblica, Paoline,
Cinisello Balsamo 19945, 1447-1472.

2.3.5 Annotazioni particolari sul titolo e il riferimento di


materiale presso da fonti elettroniche (internet, CD-ROM, un
computer pubblico di una biblioteca, ecc.):
- Come abbiamo detto, rimane preferibile citare da fonti
cartacee pubblicate e facilmente reperibili nelle biblioteche.
- Quando sia imposibile accedere a testi pubblicati nelle
biblioteche a disposizione dello studente, ma risulti
possibile leggere tali testi tramite internet o altri metodi di
digitalizzazione, possono essere citate seguendo i criteri
offerti in seguito.

Per citare un testo ottenuto tramite internet: s’indichi il nome


e cognome dell’autore e il titolo (come se fosse un articolo o un
libro), la parola «in», il riferimento in internet16, e la data (in
parentesi quadri) nella quale il testo è stato consultato.

Es. S. VECA, «Kant e il paradigma della teoria della giustizia»,


Bollettino telematico di filosofia politica, in
http://bfp.sp.unipi.it/art/kantsv.html [25-6-2004]17.

––––––––––
15
In alcuni lavori è quasi normale usare la sigla o l’abbreviazione
dell’enciclopedia usata; il referimento bibliografico completo di essa va riportato
nella lista delle abbreviazioni oppure, in lavori di breve estensione, nella
bibliografia.
16
Qualche volta la pagina è una rivista telematica. In questo caso, va
indicato il nome di tale rivista e, se esiste, la data o gli altri dati (come nei casi
degli articoli in riviste cartacee).
17
In questo caso concreto, la rivista telematica ci dice anche dove esiste
un’edizione cartacea di questo testo, il che risulta opportuno indicarlo nella

43
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

- Per citare un testo ottenuto tramite CD-ROM o altro


mezzo digitalizzato (una base di dati offerta in un
computer di una biblioteca e facilmente reperibile in altri
sedi accademiche), a piè di pagina si riproducono i dati in
modo simile a quanto abbiamo detto su internet,
omettendo la data di cattura di essi.

Es.: B. LEFTOW, «God, concepts of», in E. CRAIG (ed.), Routledge


Encyclopedia of Philosophy CD-ROM, version 1.0, Routledge,
London (s.d.)18.

III. Sigle e abbreviazioni


La terza parte di questo capitolo tratta delle abbreviazioni e
delle sigle che di solito vengono adoperate nel lavoro scritto.
Abbreviazione è la riduzione di una parola ad una forma più
breve mediante la soppressione di alcune o di tutte le lettere
successive alla lettera iniziale, sostituite in genere da un punto. La
sigla invece è un gruppo di lettere, per lo più maiuscole, usato per
sostituire parole intere le cui iniziali costituiscono in genere le
lettere della sigla; fra le lettere della sigla non si scrivono dei
punti.
Le abbreviazioni e le sigle che occorrono nella redazione del
lavoro scientifico sono quelle dei titoli delle opere e delle riviste,
quelle delle enciclopedie e delle collezioni, quelle dei libri biblici,
quelle proprie delle note, quelle proprie dell’apparato critico di
una edizione critica e altre generiche. Rimane comunque
l’indicazione offerta nei «criteri generali» (I,4): in lavori di breve
estensione è plausibile usare solo quelle abbreviazioni che sono di
uso abituale (come, ad esempio, «ecc.»), evitando, però, quelle
che alle volte vengono usate per scrivere più velocemente19.
––––––––––
bibliografia, ma non nella nota, per evitare un’accumulazione d’informazione
eccessiva nelle note.
18
Questa enciclopedia esiste in formato cartaceo, ma può darsi che lo
studente soltanto abbia potuto leggere la voce in formato elettronico. Ripetiamo
che, in caso di possibilità di acceso al testo stampato, va sempre preferito questo
ai possibili testi elettronici.
19
Se l’elaboratum ha, come oggetto di studio, un’opera che sarà citata
continuamente, lo studente può indicare, nella prima citazione di essa (dove
appare il titolo completo), con quale abbreviazione sarà citata nel corso del

44
L’APPARATO CRITICO

Un altro punto introduttivo da tener presente è il fatto che


esistono diverse modi di citare alcuni libri «classici». Ad esempio,
la Summa theologiae di san Tommaso alle volte è abbreviata in
modo semplice (S. Th.), alle volte in forma più lunga (Summ.
Theol.). Il consiglio che diamo è il seguente: lo studente, magari
dopo aver parlato con il professore che l’accompagna nella
ricerca, può decidere se e come abbreviare i titoli delle opere,
mantenendo, però, la massima coerenza possibile in tutte le
citazioni, e tentando di seguire i criteri che sono accettati in
modo più generale dalla comunità scientifica.
Quando si tratta di titoli, le sigle vanno in corsivo. Certe
abbreviazioni che vengono da parole latine, come Ibid., al., anche
vanno scritte in corsivo.
Come già detto, all’inizio dei lavori scritti di maggiore
estensione (alcune tesine, le tesi di dottorato) dovrà farsi un
elenco in ordine alfabetico con tutte le sigle adoperate, usando il
carattere di testo di 12 punti.
Qui di seguito presentiamo alcune esempi dell’uso delle
abbreviazioni e delle sigle nel modo di citare alcune fonti
documentali (riviste, edizioni critiche, ecc.)20.

1. Sacra Scrittura (cf. avanti elenco delle abbreviazioni). Nella


prima citazione, viene indicata quale edizione critica è stata usata
dallo studente. I dati per esteso di questa edizione (traduzione,
ecc.) sono indicati nella bibliografia.
- Referenze ordinarie: si usano le sigle proprie di ogni lingua,
alcune delle quali sono offerte più avanti. Si usa il trattino
(-) per indicare versetti dello stesso capitolo, oppure
quando sono citati diversi capitoli. Non si lascia spazio
dopo le virgole né dopo il trattino quando questi vanno fra
i numeri, e non si aggiunge il punto dopo l’abbreviazione.

Es.: Gen 2,4-8; Rm 3,27-5,3.

––––––––––
lavoro. Ad esempio, un elaboratum che studia alcuni aspetti della Repubblica di
Platone può impiegare l’abbreviazione Resp. ogni volta che venga citata
quest’opera di Platone, il che sarà spiegato nella prima citazione di essa.
20
Per gli esempi riportati in questo paragrafo e per altri esempi similari, cf.
R. FARINA, Metodologia. Avviamento alla..., 175-177.

45
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

- Referenze ad uno o più versetti del testo previamente citato


devono farsi così: v.1; vv.2-6 (senza lasciare spazi fra le
lettere e i numeri)

2. Classici greci e latini: i nomi degli autori vanno scritti in


maiuscoletto. Lo studente può scegliere se scrivere tali nomi in
latino (come negli esempi), nella lingua originale, oppure nella
lingua usata nel lavoro scritto21. Per quanto riguarda autori come i
presocratici, Platone, Aristotele, ecc., ci sono delle modalità
specifiche di citazione che devono essere conosciute ed applicate
dallo studente. Possono essere usate le abbreviature più
conosciute sia per i nomi che per le opere

Es. 1: HERODOTUS, Hist. III 629,2-3.


Es. 2: PLATO, Resp. VI 506b22.

3. Padri della Chiesa e Scrittori ecclesiastici: i nomi degli


autori vanno scritti in maiuscoletto, per intero. Normalmente
risulta obbligatorio indicare anche l’ubicazione del testo riportato
in qualche riconosciuta edizione critica23 (come la recente e non
ancora finita edizione del Corpus Christianorum, oppure
l’edizione di Patrologia, greca e latina, diretta da Jean-Paul Migne
nel XIX secolo).

Es. 1: ORIGENES, C. Celsum I 2 = PG XI 656 a.


Es. 2: AUGUSTINUS, Confess. V 9,17 = PL XXXII 714.

4. Opere di autori medievali e della Scolastica: i nomi degli


autori vanno scritti in maiuscoletto, per intero. Come già detto,
può risultare utile (in alcuni casi risulta obbligatorio) indicare
dove, in un’edizione critica, si trova il testo citato.

––––––––––
21
Quando si tratta di citare un autore classico da un libro impiegato dallo
studente, va conservato il modo di scrivere il nome dell’autore come appare nel
libro.
22
Platone, ad esempio, va citato indicando sempre il numero di riferimento
«ufficiale» che accompagna ogni edizione scientifica del fondatore
dell’Accademia.
23
Questo va fatto sempre per la tesi di dottorato e per libri e articoli
scientifici; non sarebbe necessario, invece, per la tesina di licenza né per
l’elaboratum.

46
L’APPARATO CRITICO

Es. 1: S. ALBERTUS MAGNUS, De nat. et orig. animae II 16 = Ed.


Coloniensis XII 42,77-43,22.
Es. 2: S. THOMAS AQUINAS, S. Th. II-II, q. 64, a. 7, ad 3um = ed.
Leonina 9 (Romae 1897), 7424.

5. Magistero ecclesiastico: i nomi dei Concili, dei Papi o dei


Vescovi vanno scritti in maiuscoletto, anche se abbreviati.

Es. 1: CONC. CHALCEDONENSE, Actio V 34, Definitio fidei = ACO II


1,2, 129,23-130,11.
Es. 2: CONC. VAT. II, Gaudium et spes, [oppure abbreviato: GS,] n. 6
= ed. Dehoniane I10, 1332-1333.
Es. 3: PIUS X, Const. Apost. In praecipuis, in ASS 5 (1913), 298; oppure:
PIUS X, In praecipuis, in ASS 5 (1913), 298.

Infine, si tenga conto e si faccia ricorso all’elenco delle sigle


comunemente adoperate nei lavori scientifici25. Le sigle o
abbreviazioni di riviste o libri (dizionari, enciclopedie, ecc.) sono
in corsivo, quelle delle collane in tondo (cioè come nei titoli
completi della bibliografia). In una prima sezione viene indicata
una selezione di sigle per i lavori nel campo della filosofia; a
continuazione vengono elencate le sigle utili nel campo della
teologia.

A. Abbreviazione e sigle per i lavori filosofici


Per ampliare questo elenco si rimanda a Répertoire
bibliogaphique de la philosophie, Louvain, Institut Supérieur de
Philosophie, 1924-

––––––––––
24
Ogni testo medievale ha la sua maniera di essere citata. Lo studente deve
ricercare e applicare le regole da rispettare nel suo lavoro. Un caso emblematico
è quello del modo di citare la Summa theologiae. Come nel esempio, di solito si
usano i numeri romani per le parti (I, I-II, II-II, III), la «q.» per le questioni, la
«a.» per gli articoli, la «c» per indicare che si tratta del corpo di risposta, «ad
1um» per indicare che si tratta della risposta alla prima difficoltà, ecc.
25
Per le abbreviazioni non trovate nel presente elenco devono usarsi quelle
riportate in S.M. SCHWERTNER, International glossary of abbreviations for
theology and related subjects. Periodicals, series, encyclopaedias, sources with
bibliographical notes (IATG2), De Gruyter, Berlin - New York 1992. Se il titolo
non si trova in Schwertner, usare una abbreviazione corrente.

47
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

Sigla ........................ Titolo completo


Acta Phil........................ Acta Philosophica. Rivista internazionale di Filosofia
Alpha Omega ................ Alpha Omega
Amer Phil Quart........... American Philosophical Quarterly
Analogia ........................ Analogía Filosófica: Revista de Filosofía
Ancient Phil .................. Ancient Philosophy
Ang................................ Angelicum
Aquinas ......................... Aquinas. Rivista Internazionale di Filosofia
Arch Filos...................... Archivio di Filosofia
Arch Phil ....................... Archives de Philosophie
Ant ................................ Antonianum
Arch Stor Cult............... Archivio di Storia della Cultura
Cannocchiale ................ Il Cannocchiale: Rivista di Studi Filosofici
Doctor Communis ........ Doctor Communis
Espíritu.......................... Espíritu. Cuadernos del Instituto Filosófico de Balmesiana
Estud Filosof ................. Estudios Filosóficos
G Metaf......................... Giornale di Metafisica
Greg ............................. Gregorianum
Hist Phil Quart............. History of Philosophy Quarterly
J Hist Ideas ................... Journal of the History of Ideas
J Hist Phil ..................... Journal of the History of Philosophy
Pensamiento.................. Pensamiento. Revista de Investigación e Información Filosófica
Per Filosof..................... Per la Filosofia
Phil Sci.......................... Philosophy of Science
Philos Rev ..................... The Philosophical Review
Phronesis ....................... Phronesis. A Journal of Ancient Philosophy
Rass Filos ...................... Rassegna di Filosofia
Rev Filosof (Spain)....... Revista de Filosofía
Rev Phil Louvain.......... Revue Philosophique de Louvain
Rev Theol Phil .............. Revue de Théologie et de Philosophie
Rev Thomiste ................ Revue Thomiste. Revue doctrinale de Théologie et de Philosophie
Riv Filosof Neo-Scolas.. Rivista di Filosofia Neo-Scolastica
Sapientia ....................... Sapientia
Thomist ......................... The Thomist. A Speculative Quarterly Review

48
L’APPARATO CRITICO

B. Abbreviazione e sigle per i lavori teologici


1. Abbreviazioni
1.1 Abbreviazioni dei libri dell’Antico Testamento
Inglese Francese Tedesco Spagnolo Italiano Portoghese
Gen Gn Gen Gn Gen Gn
Exod Ex Ex Ex Es Ex
Lev Lv Lev Lv Lv Lv
Num Nb Num Nm Nm Nm
Deut Dt Dtn Dt Dt Dt
Josh Jos Jos Jos Gs Js
Judg Jg Ri Jc Gdc Jz
Ru Rt Rut Rut Rt Rt
1-2Sam 1-2S 1-2Sam 1-2Sam 1-2Sam 1-2Sm
1-2Kgs 1-2R 1-2Kön 1-2Re 1-2Re 1-2Rs
1-2Chr 1-2Ch 1-2Chr 1-2Cr 1-2Cr 1-2Cr
Ezra Esd Esr Esd Esd Esd
Neh Ne Neh Neh Ne Ne
Tob Tb Tob Tb Tb Tb
Jdt Jdt Jdt Jdt Gdt Jt
Esth Est Est Est Est Est
Job Jb Ijob Job Gb Job
Ps(s) Ps(s) Ps(s) Sal Sal Sl
Prov Pr Spr Prov Pr Pr
Qoh Qo Koh Qo Qo Ecl
Cant Ct Hld Cant Ct Ct
Wis Sg Weish Sab Sap Sb
Sir Si Sir Sir Sir Eclo
Isa Is Jes Is Is Is
Jer Jr Jer Jr Ger Jr
Lam Lm Klgl Lam Lam Lm
Bar Ba Bar Bar Ba Br
Ezek Ez Ez Ez Ez Ez
Dan Dn Dan Dn Dn Dn
Hos Os Hos Os Os Os
Joel Jl Joel Jl Gl Jl
Amos Arn Am Am Am Am
Obad Ab Obd Abd Abd Ab
Jonah Jon Jon Jon Gio Job
Mic Mi Mich Miq Mic Mq
Nah Na Nah Nah Na Na
Hab Ha Hab Hab Ab Hab
Zeph So Zef Sof Sof Sf
Hag Ag Hag Ag Ag Ag
Zech Za Sach Zac Zc Zc
Mal Ml Mal Mal Ml Ml
1-2Macc 1-2M 1-2Makk 1-2Mac 1-2Mac 1-2Mc

In genere, vanno sempre in corsivo; per motivi tipografici, sono presentate qui
in caratteri tondi.

49
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

1.2 Abbreviazioni dei libri del Nuovo Testamento

Inglese Francese Tedesco Spagnolo Italiano Portoghese


Matt Mt Mt Mt Mt Mt
Mark Mc Mk Mc Mc Mc
Luke Lc Lk Lc Lc Lc
John Jn Joh Jn Gv Jo
Acts Ac Apg Hch At Act
Rom Rm Röm Rm Rm Rm
1-2Cor 1-2Co 1-2Kor 1-2Cor 1-2Cor 1-2Cor
Gal Ga Gal Gal Gal Gl
Eph Ep Eph Ef Ef Ef
Phil Ph Phil Flp Fil Fl
Col Col Kol Col Col Cl
1-2Thess 1-2Th 1-2Thess 1-2Tes 1-2Ts 1-2Ts
1-2 Tim 1-2 Tm 1-2 Tim 1-2 Tim 1-2 Tm 1-2Tm
Titus Tt Tit Tit Tt Tt
Phlm Phm Phlm Flm Fm Fm
Heb He Hebr Heb Eb Hb
Jas Jc Jak Sant Gc Tg
1-2Pet 1-2P 1-2Petr 1-2Pe 1-2Pt 1-2Pd
1-3John 1-3Jn 1-3Joh 1-3Jn 1-3Gv 1-2Jo
Jude Jude Jud Jds Gd Jd
Rev Ap Offb Ap Ap Ap

1.3 Sigle

Per ampliare questo elenco si rimanda a Ephemerides


Theologicae Lovanienses. Elencus Bibliographicus, Louvain, Univ.
Catholica Lovaniensis 1924-

50
L’APPARATO CRITICO

Sigla ................ Titolo completo


AAS ......................... Acta Apostolicae Sedis
ACO ....................... Acta Conciliorum Oecomenicorum
AnBib...................... Analecta Biblica
ANET ..................... J. B. Pritchard (ed.), Ancient Near Eastern Texts
Ang .......................... Angelicum
AnGreg.................... Analecta Gregoriana
ASS.......................... Acta Sanctae Sedis
AsSeign.................... Assemblées du Seigneur
Alpha Omega .......... Alpha Omega
Bib........................... Biblica
BibOr...................... Biblica et Orientalia
BVC........................ Bible et vie chrétienne
BZ ........................... Biblische Zeitschrift
CBQ ....................... Catholic Biblical Quarterly
CChr....................... Corpus Christianorum
CIC......................... Codex Iuris Canonici
CIG ........................ Corpus Inscriptionum Graecarum
CIL ......................... Corpus Inscriptionum Latinarum
COD....................... Conciliorum Oecumenicorum Decreta
Con ......................... Concilium
CSEL ...................... Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum
DBS ........................ Dictionnaire de la Bible, Supplément
DCBNT ................. Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento
DH.......................... DENZINGER, H. – HÜNERMANN, P., Enchiridion
symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et
morum26
DS .......................... DENZINGER, H. – SCHÖNMETZER, A., Enchiridion
symbolorum...
DSAM ..................... Dictionnaire de Spiritualité, Ascetique et Mystique
DTAC..................... Dizionario teologico dell’AT
DTC ....................... Dictionnaire de théologie catholique (DTHC)
EB ........................... Etudes bibliques
EnchBib .................. Enchiridion Biblicum

––––––––––
26
Si tratta della raccolta più famosa di testi del Magistero ecclesiastico, dai
primi secoli della Chiesa fino ai nostri giorni. Includiamo qui le due versioni più
usate: quella nuova (DH) e quella precedente (DS).

51
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

ETL......................... Ephemerides theologicae Lovanienses


ExpTim ................... Expository Times
GLNT..................... Kittel, Grande Lessico del Nuovo Testamento
Greg ........................ Gregorianum
JBC......................... Jerome Biblical Commentary
JBL ......................... Journal of Biblical Literature
JTS .......................... Journal of Theological Studies
LTK ........................ Lexikon für Theologie und Kirche (anche LThK)
NRT........................ La nouvelle revue théologique (anche NRTh)
NTS ........................ New Testament Studies
OTA........................ Old Testament Abstracts
PAA......................... Pontificio Ateneo Antonianum
PG........................... MIGNE, J.-P. (ed.), Patrologia Graeca
PL ........................... MIGNE, J.-P (ed.), Patrologia Latina
PO .......................... Patrologia Orientalis
RB........................... Revue biblique
RBit......................... Rivista Biblica italiana
RSPT ...................... Revue des sciences philosophiques et théologiques
RSR......................... Recherches de science religieuse
RTL ........................ Revue théologique de Louvain
RTP......................... Revue de théologie et de philosophie
Sapienza .................. Sapienza. Rivista di Filosofia e di Teologia
SCh ......................... Sources Chrétiennes
ST............................ Studia theologica (anche StTh)
TLZ......................... Theologische Literaturzeitung
TS............................ Theological Studies
TWAT..................... BOTTERWECK, G.J. – RINGGREN, H. (eds.), Theologisches
Wörterbuch zum Alten Testament
TWNT .................... KITTEL, G. – FRIEDRICH, G. (eds.), Theologisches
Wörterbuch zum Neuen Testament
TZ ........................... Theologische Zeitschrift
VD .......................... Verbum Domini
VT........................... Vetus Testamentum
VTS ......................... Vetus Testamentum Supplements
ZAW ....................... Zeitschrift für die alttestamentliche Wissenschaft
ZKT ........................ Zeitschrift für katholische Theologie
ZNW....................... Zeitschrift für die neutestamentliche Wissenschaft
ZTK ........................ Zeitschrift für Theologie und Kirche

52
L’APPARATO CRITICO

IV. Bibliografia
In questa quarta parte del capitolo verranno indicati alcuni
criteri da tenere presenti nell’elaborazione della sezione di
bibliografia che va alla fine di ogni lavoro scritto.

1. Come nelle citazioni inserite nel testo, i riferimenti


bibliografici sono integrati dai seguenti elementi: autore, titolo,
riferimento dell’opera con tutti i dati rilevanti, come vedremo nei
diversi punti.

2. Il criterio generale è quello di fare un’unica lista dei titoli


bibliografici realmente usati e citati nel testo27. Le divisioni sono
da evitare (altrimenti, il lettore deve sfogliare molte pagine per
ritrovare un titolo)28. Non si mettono in bibliografia gli strumenti
di lavoro noti a tutti gli studiosi della specialità (ad esempio:
dizionari, grammatiche, enciclopedie, ecc.), se non si è mai fatto
un riferimento preciso a questi strumenti nelle note del lavoro.

3. Nella lista si segua l’ordine alfabetico dei cognomi degli


autori. I nomi che comportano un prefisso vengono elencati
sotto la lettera della prima maiuscola.

Es. 1: DE LA POTTERIE, I., [sotto la «P»].


Es. 2: MCNAMARA, E., [sotto la «M»].

4. Se l’opera è anonima, viene elencata secondo l’ordine


alfabetico del titolo, non tenendo conto del eventuale articolo
iniziale.

Es.: La Bibbia, sotto la lettera «B» (e non sotto la «L»).

––––––––––
27
Non s’includono nella bibliografia, dunque, fonti e documenti che siano
stati consultati e usati, ma che non sono mai citati nel lavoro.
28
In alcuni lavori, tuttavia, il direttore può esigere una bibliografia
ragionata, cioè, può richiedere una presentazione ragionata delle fonti consultate
secondo criteri che dipendono dal tipo di ricerca realizzata.

53
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

5. La prima riga di ciascun riferimento è al vivo (inizia al


margine sinistro), ma per le eventuali righe successive si usa un
rientro di 10 mm.

Es.: SGRECCIA, E. - MELE, V. - MIRANDA, G. (edd.), Le radici della


bioetica. Atti del Congresso Internazionale. Roma, 15-17 febbraio
1996. I, Vita e Pensiero, Milano 1998.

6. Lo spazio tra ciascun titolo è singolo. Il carattere del testo è


di 12 punti.

7. Per quanto riguarda la presentazione dei diversi elementi


che compongono l’indicazione bibliografica, si seguono in genere
gli stessi criteri già indicati in questo capitolo per la citazione per
la prima volta di una opera (cf. II, 2.3). L’unico cambiamento è la
posizione della/e lettera/e iniziali del nome dell’autore, che va
dopo il cognome del autore e non prima. Si aggiunga fra il
cognome e l’iniziale del nome una virgola e uno spazio.

Es. 1: BARBAGLIO, G., La Teologia di Paolo, EDB, Bologna 1999.


Es. 2: SCARAFONI, P. - GONZÁLEZ, F. (edd.), Guadalupe.
Evangelizzazione e storia dell’America, Libreria Editrice Vaticana,
Città del Vaticano 2004.

8. Annotazioni particolari:
- Per le voci di dizionari o per gli articoli di enciclopedie, si
cita la voce o l’articolo, sotto il nome del suo autore, e
dopo, gli altri dati dell’opera dove si trovano, secondo
quanto abbiamo detto precedentemente.

Es.: SHRADER-FRECHETTE, K., «Technology Assesment», in W.T.


REICH (ed.), Encyclopedia of Bioethics, McMillan-Schuster, New
York 19952, 2484-2489.

- Se lo stesso autore ha più di un titolo, il nome dell’autore


non viene ripetuto, ma sostituito da una linea di 14 mm,
seguita da una virgola (ma se c’è cambio di pagina il nome
dell’autore deve ripetersi). Le opere dello stesso autore
vanno in ordine alfabetico dei titoli.

54
L’APPARATO CRITICO

Es.: PANI, G., «Vocazione di Paolo, o conversione?», in L.


PADOVESE (ed.), Atti del I simposio di Tarso su Paolo Apostolo, PAA,
Roma 1993, 47-63.
–––––––, «Vocazione di Paolo, o conversione? La documentazione
della lettera ai Galati e ai Romani», in L. PADOVESE (ed.), Atti del II
simposio di Tarso su Paolo Apostolo, PAA, Roma 1994, 73-88.

- Se l’opera ha più di un volume:


(a) con lo stesso titolo e sottotitolo: dopo titolo e sottotitolo
si mette virgola, spazio, i numeri dei volumi (in tondo e in
cifre romane); se i volumi non sono stati pubblicati lo
stesso anno, si mettono le diverse date di pubblicazione,
separate da virgola e spazio;
(b) tutti i volumi hanno lo stesso titolo ma ciascun volume ha
un sottotitolo diverso: dopo il titolo in corsivo si mettono i
diversi sottotitoli (anche in corsivo), preceduti da un punto
e il numero del volume in cifre romane, tonde;
(c) l’opera fa parte di una collana con una numerazione: i
numeri dei volumi seguono il nome della collana, separati
tra di loro con virgola e spazio;
(d) se opere diverse sono inserite in un unico o più volumi: i
titoli del libro e del volume sono in corsivo, separati da
virgola, e dopo viene la parola «in».

Es. 1: RUNES, D.D., Dizionario di filosofia, I-II, Mondadori, Segrate


19826.
Es. 2: FERNÁNDEZ, A., Teología Moral. I. Moral Fundamental. II.
Moral de la persona y de la familia, Aldecoa, Burgos 1992, 1993.
Es. 3: DAHOOD, M., Psalms. I. Ps 1-50. II. Ps 51-100. III. Ps 101-150,
The Anchor Bible 16, 17, 17A, Doubleday, Garden City NY 1965-
66, 1968, 1970.

- Se l’opera ha avuto più edizioni, eccetto per la prima


edizione, si mette dopo l’anno (senza spazio e in apice) il
numero dell’edizione usata.

Es.: ALESSI, A., Metafisica, Las, Roma 19923.

- Se si tratta di una traduzione, normalmente si riporta prima

55
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

il riferimento alla traduzione usata (titolo in corsivo), poi,


dopo punto e virgola, si indica che si tratta della traduzione
dell’edizione originale dell’opera, con i dati di essa. Non è
necessario mettere il nome del traduttore; se tuttavia lo si
volesse citare, viene messo dopo il titolo, preceduto da «tr.»
e spazio.

Es.: FITZMYER, J.A., Lettera ai Romani, Piemme, Casale Monferrato


1999; traduzione italiana di Romans. A New Translation with
Introduction and Commentary, AB33, Doubleday, New York 1993.

- Se si tratta di un articolo, si seguono gli stessi criteri già


indicati per la citazione per la prima volta di un articolo (cf.
II, B, 2.3.4). L’unico cambiamento è la posizione della/e
lettera/e iniziali del nome del autore dopo aver indicato il
cognome del autore, come abbiamo detto per i libri. In
questo caso, vengono segnalate tutte le pagine che sono
occupate dall’articolo.

Es. 1: ISAMBERT, F.A., «De la bio-éthique aux comités d’étique»,


Études 358 (1983), 671-683.
Es. 2: IZQUIERDO LABEAGA, J.A., «S. Tommaso, Maestro di
‘Filosofia Cristiana’ nella Fides et Ratio», Alpha Omega 3 (2000),
239-272.

- Se si tratta di una fonte bibliografica digitalizzata, ottenuta


sia tramite internet oppure reperibile in un CD-ROM,
vanno seguite le indicazioni offerte su questo tema
precedentemente (tranne il cambiamento d’ordine fra il
cognome e il nome).

Es. 1: VECA, S. «Kant e il paradigma della teoria della giustizia»,


Bollettino telematico di filosofia politica, in
http://bfp.sp.unipi.it/art/kantsv.html [25-6-2004].
Es. 2: Es.: LEFTOW, B., «God, concepts of», in E. CRAIG (ed.),
Routledge Encyclopedia of Philosophy CD-ROM, version 1.0,
Routledge, London (s.d.).

56
Capitolo IV
Elementi formali del lavoro scritto
Antonio Izquierdo, L.C.

Introduzione
Con il termine «elementi formali» vogliamo indicare tutti
quegli aspetti del testo che riguardano la sua presentazione e
configurazione esterna. Pensiamo che possono ridursi a quattro
aspetti fondamentali: la spaziatura, i segni d’interpunzione, la
stesura dello scritto, le abbreviazioni (non quelle di natura
bibliografica, sulle quali si è trattato nel capitolo precedente, ma
quelle di tipo linguistico).
Nel proporre modi concreti di presentare questi aspetti
esterni siamo stati guidati da alcuni criteri, che vogliamo adesso
indicare:
1. Il criterio d’integrità, cioè l’indicazione di tutti gli elementi
che sono necessari al lettore per capire il testo, e l’interesse
nell’inglobare tutte le possibilità offerte da ognuno degli
elementi.
2. Il criterio di brevità, ossia l’applicazione dell’assioma:
«quanto più breve, meglio è», evitando di moltiplicare le
possibilità di scelta in infinitum.
3. Il criterio di chiarezza, che eviti di provocare confusione
nel lettore, ambiguità riguardo a certe scelte formali. Questo vuol
dire che la chiarezza degli elementi formali dovrà essere il criterio
predominante, al quale dovranno essere subordinati gli altri due.
Questi criteri hanno il suo peso e valore in quanto mettono al
centro della metodologia il lettore, cioè l’offerta di un servizio
migliore all’atto di lettura e di comprensione del testo.
I. La spaziatura
Il tema «spazio» può essere considerato riguardo alla pagina,
ai titoli e sottotitoli e alla divisione numerica o alfabetica del
testo.
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

A. La pagina
La spaziatura di una pagina può riferirsi alla copertina, alla
pagina di testo, alla pagina d’inizio parte e alla pagina d’inizio
capitolo. Tutte le pagine usate saranno bianche, formato A4 (21 x
29,7 cm).
La pagina può essere stampata solo da un lato (per gli ela-
borata e per le tesi di licenza) oppure per ambedue i lati (per le
tesi di dottorato).

1. Copertina o frontespizio

- Ci riferiamo alla copertina di una tesi o di un lavoro scritto


richiesto dalla facoltà o dai professori a modo di esame, in
conformità con le norme dell’Ateneo. Si usi generalmente
una lettera sobria (come Times New Roman). Dimensione
dei caratteri 13-14 (il titolo può usare un carattere
maggiore, non più di 28).
- Nella parte superiore, ben centrato, viene scritto il nome
del Ateneo. Sotto di esso, lasciando 1,5 spazi, viene indicata
la facoltà.
- Nel bel mezzo della pagina, centrato, il titolo del testo
scritto e, se occorre anche un sottotitolo.
- Nella parte inferiore, a destra, il nome dello studente, il
nome del professore o direttore dello scritto, la tipologia
del lavoro («Dissertazione per la licenza», «Dissertazione
per il dottorato», «Lavoro scritto [oppure «Elaboratum»]
del primo ciclo»), includendo anche la sigla corrispondente
(FE2001, ecc.), la data di consegna (3 ottobre 2005), e il
numero della matricola.
- Un esempio di queste indicazioni si trova nell’Annesso 1.

2. Pagina di testo

- Margini della pagina: margine superiore: 3 cm; inferiore: 3


cm; sinistro: 4 cm; destro 3 cm.
- Interlineatura di testo: 1,5 spazi.
- In caso di citazione in testo (non in nota), quando è infe-

58
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO

riore di tre righe si colloca dentro del testo, mentre essendo


superiore a tre righe si dovrà scrivere in paragrafo rientrato
a sinistra; tale paragrafo va stampato con spazio semplice.
Tra il testo e la citazione si lascia doppio spazio.
- I paragrafi vanno separati con doppio spazio e con rientro a
sinistra.
- Le note si scrivono a spazio semplice, senza lasciare spazio
libero tra nota e nota.
- Tra testo e titoli: doppio spazio (sia prima che dopo il
titolo).
- Tra testo/titoli e sottotitoli: doppio spazio.
- Sia i titoli che i sottotitoli vengono scritti senza rientro in
carattere tondo minuscolo (i titoli per le divisioni maggiori,
parti e capitoli, sono scritti in maiuscolo).
- Un esempio di queste indicazioni si trova nell’Anesso 2.

3. Inizio parte e capitolo d’una tesina o di una tesi di dottorato

- Il titolo della parte deve essere incentrato verticalmente e


orizzontalmente. La dimensione carattere non deve essere
superiore a 20 punti.
- Nelle tesi di dottorato che siano state fotocopiate da am-
bedue i lati, le parti iniziano sempre in pagina dispari. Nelle
tesine di licenza (ogni foglio è stampato solo da una parte).
- Nella pagina iniziale di capitolo, si mette prima il numero
del capitolo ben centrato nella parte superiore, poi,
lasciando doppio spazio, il titolo del capitolo anche cen-
trato. Dopo il titolo del capitolo, lasciando tre spazi, co-
mincia il testo.
- Il capitolo comincia sempre con una nuova pagina e può
iniziare con pagina pari oppure dispari, ciò dipende da quale
pagina si è concluso il testo precedente.

B. Divisioni numeriche o alfabetiche


Tanto i numeri quanto le lettere dell’alfabeto servono, all’interno
di un testo scritto, per dividere le diverse parti di cui si compone.

59
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

1. I numeri romani servono generalmente per le grandi


divisioni interne o esterne dello scritto, per le pagine che
precedono al corpo del libro, e per indicare i secoli. In tutti questi
casi tra le lettere e il numero si lascia uno spazio libero.

Esempi: Volume II Libro III Parte I Capitolo II


XXXVI + 432 sec. XXI

2. I numeri arabi servono per divisioni interne ed esterne più


piccole; anche per indicare le pagine a partire dal corpo del libro,
gli anni1, i giorni, la quantità.

Esempi: art. 2 par. 4 fasc. 7 34 76-78


25 marzo 2005; 500 esemplari

3. I numeri e le lettere vengono usati nella stesura del corpo


del libro e dell’indice. Esistono diverse forme d’uso. Qui, ne
presentiamo due:

a. Sistema decimale: b. Sistema alfanumerico:

1. I.
1.1 A.
1.1.1 1.
1.2.1 a.
2. b.
2.1 2.
2.1.1... B.
1.
2.
II.
A.
1.

––––––––––
1
Nei numeri degli anni non si deve inserire un punto per le cifre superiori a
3 digiti (non si scrive 2.005 ma 2005).

60
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO

Come si vede, tutte le divisioni interne vanno accostate al


margine sinistro, senza usare tabulazioni.

II. I segni d’interpunzione


Quale rapporto tra spaziatura e segni d’interpunzione?
Vogliamo considerare alcuni segni d’interpunzione, indicando in
ognuno di essi il criterio direttivo e alcuni dei principali casi di
uso. Come norma generale, ogni segno viene accostato senza
spazio alla lettera che lo precede, e viene separato da uno spazio
dalla lettera che viene dopo, tranne eccezioni che sono indicate
nei diversi paragrafi.

A. La virgola

È usata nei seguenti casi: per separare enumerazione di eventi,


oggetti, concetti, ecc.; per separare parti subordinate di numeri o
di parole.
Dopo la virgola, si lascia sempre uno spazio libero, tranne nei
casi di numeri che servono come riferimento di una fonte
documentale. Tra sigla e prima divisione non si pone virgola, ma
si lascia un spazio.

Es. 1: Fra i numerosi problemi della bioetica possiamo ricordare


l’aborto, l’eutanasia, la sperimentazione, ecc.
Es. 2: Lc 3,5; AGOSTINO D’IPPONA, Confessioni I,1,1.
Es. 3: R. LUCAS LUCAS, L’uomo, spirito incarnato, 24.
Es. 4: PL 40,3; MANSI 12,4.

B. Punto e virgola

Si adopera per parti coordinate-subordinate sia di numeri sia


di parole. Il punto e virgola è usato anche per separare diverse
frasi coordinate tra di loro quando in alcune di esse c’è una
virgola interna.
Dopo il punto e virgola si lascia libero uno spazio.

Es. 1: Gv 3,2; 8,6.

61
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

Es. 2: R. LUCAS LUCAS, L’uomo, spirito incarnato, 76; ID., Bioetica per
tutti, 34.
Es. 3: Ci siamo resi conto che nella vita ci sono alcuni che mangiano
per vivere; ci sono altri che vivono per mangiare; infine, ci sono altri
che vivono senza mangiare.

C. Punto tondo

Serve principalmente per separare parti coordinate di numeri


o di parole. In un paragrafo il punto tondo si utilizza per separare
frasi complete, ma che si riferiscono tutte ad un unico concetto.
Si usa anche nei titoli delle opere, se così appare nel loro
frontespizio. Dopo il punto tondo sempre c’è uno spazio libero,
tranne nei numeri che indicano un salto nella citazione di versetti
della Bibbia. La parola che viene dopo un punto inizia sempre con
maiuscola.

Es. 1: Lc 4,18.24.
Es. 2: A. IZQUIERDO, La parola viva. Introduzione alla Sacra Scrittura,
24.

D. Due punti

Possono essere usati per introdurre un elenco di concetti.


Sono anche usati come segno di spiegazione; in questo caso sono
l’equivalente di «cioè». Dopo due punti, s’inizia sempre con
minuscola, tranne nei casi di titoli di parti di un lavoro oppure di
titoli di fonti bibbliografiche.

Es. 1: Fra i diversi problemi bioetici, troviamo alcuni di natura


generale: definizione di persona, nozione di diritto, concezione sulla
società e sull’etica, ecc.
Es.2: La neurologia è una scienza troppo nuova: ancora ci vuole del
tempo per arrivare a risultati «definitivi».
Es. 3: Capitolo II: I SEGNI DEI TEMPI

E. Parentesi

Le parentesi possono essere tonde () o quadrate []. Le pa-


rentesi tonde si utilizzano per indicare qualcosa di parentetico:

62
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO

- la durata d’una vita o d’un periodo di essa: Vita Damasi


(366-384);
- l’anno nelle pubblicazioni periodiche: Alpha Omega 2
(1999), 407-428.
- il riferimento a illustrazioni, appendici o collezioni:
(Analecta Gregoriana 50).
Le parentesi quadrate servono per qualcosa di interpolato
come:
- le correzioni del testo sia per addizione che per sottrazione:

Es. 1: Ch. [-R. Forbes, Comte] de Montalambert.


Es. 2: «La Chiesa [...] continua la sua marcia attraverso la storia».

- all’interno di parentesi tonde: (1989 [pubbl. 1995]).

In tutti questi casi, non si lascia spazio libero all’interno delle


parentesi, mentre si lascia uno spazio tra la parentesi e le parole
che precedono l’inizio della parentesi e che vengono dopo la sua
chiusura (tranne che dopo la parentesi ci sia un segno
d’interpunzione, il quale va sempre accostato alla parentesi senza
spazio).

F. Trattino

Viene usato per indicare pluralità di persone o di cose


collegate tra loro. Quando si tratta d’un trattino che collega
autori, si lascia uno spazio tra l’uno e l’altro. Negli altri casi, non
si lascia nessun spazio libero.
Vediamo diversi usi del trattino:
- autori: M. ARMELLINI - C. CECCHELLI [in questo caso,
come è stato detto nel capitolo III, c’è uno spazio prima e
dopo il trattino].
- luoghi: Napoli-Roma-Firenze-Milano
- voci: neo-scolastica
- numeri continui: 345-465

63
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

G. Barra o lineetta obliqua

Di solito s’interpone la barra senza spaziatura. Viene usata sia


per numeri alternativi, sia per suddivisione di parti:

Es. 1: 1765/1766 (1765 oppure 1766)


Es. 2: III/1 10/2 II/Antica

H. Virgolette

Le virgolette servono principalmente per trascrivere le parole


letteralmente citate o per segnalare un titolo all’interno d’un
altro. Non si lascia spazio all’interno delle virgolette, mentre tra
le virgolette e la lettera antecedente e seguente, si lascia uno
spazio. Ci sono virgolette doppie e singole. Generalmente si
usano le virgolette basse («»); all’interno di esse, si usano le
virgolette alte (“”). Se fosse necessario ancora inserire un testo fra
virgolette all’interno di un testo che si trova fra virgolette alte, si
usano le virgolette semplici (‘’). Esempi:

Es. 1: «Dice Gesù nel Vangelo: “Io sono la via, la verità e la vita”».
Es. 2: Così fu indicato dal Comitato nazionale per la bioetica nel 2001:
«Si trattava di un ampio ventaglio, che andava “dalla valutazione etica
dei protocolli di sperimentazione clinica sino al giudizio etico sulle
‘decisioni’ da assumere nel singolo caso” (p. 5)».

I. Altri segni d’interpunzione

Ci sono altri segni d’interpunzione come, ad esempio, i segni


di uguaglianza, di addizione, il punto interrogativo e quello
esclamativo, i puntini. Normalmente vanno accostati alla lettera
che li precede, e vanno seguiti da uno spazio; eccezioni sono i casi
dei segno di addizione (+) e di uguaglianza: si lascia uno spazio
prima e un’altro dopo di essi.

1. Uguaglianza (=): normalmente indica che un testo si può


trovare in diverse edizioni critiche.

Es. EUSEBIUS, Praeparatio evangelica V 4,1-5,9 = GCS 43,1, 226,13-


232,25.

64
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO

2. Addizione (+): indica il fatto di serie numeriche che si


trovano unite; un caso molto usato è quello dei libri che hanno
una doppia numerazione di pagine (un primo gruppo che usa
numeri romani, e l’altro che usa numeri arabi).

Es. XV + 334 pp.

3. Punto interrogativo (?): si usa per indicare l’esistenza di


una domanda formulata da chi redige il lavoro scritto oppure
dall’autore di una citazione riportata. Può essere usato anche
come segno di dubbio di fronte a un testo (o una parte di esso)
che sembra non facilmente comprensibile oppure potrebbe essere
errato; in questo secondo caso, il punto interrogativo va fra
parentesi quadre.

Es. 1: Non sarà che l’embrione, per avere un DNA nuovo, comincia a
vivere come un essere umano autonomo?
Es. 2: «Molti studiosi non [?] hanno dubbi sulla paternità platonica
della Lettera VIII».

4. Punto esclamativo (!): si usa per dare una speciale enfasi ad


una frase; per questo uso si raccomanda una speciale parsimonia.
Oppure, viene usato in quanto che così appare in un testo citato
letteralmente. Può essere usato anche come un commento dello
studente all’interno di una frase, per sottolineare la sua «sorpresa»
di fronte a una parola o una frase citata.

Es. 1: Il numero degli interpreti biblici è quasi infinito!


Es. 2: «Non solo Platone, ma in molti sensi anche Aristotele [!] può
essere considerato un’idealista».

5. Puntini di sospensione (...): questi tre punti (che si trovano


senza spazi intermedi) servono per indicare che qualche parola o
frase è stata soppressa in una citazione; in questo caso, come è
stato detto precedentemente, vanno fra parentesi quadri. Possono
anche indicare che un’enumerazione non è esaustiva, e
potrebbero essere aggiunti altri nomi ad essa (un uso che
potrebbe essere equivalente al uso dell’abbreviazione «ecc.»). Alle
volte indicano che la affermazione appena finita ha un senso

65
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

d’incompiutezza oppure che si lascia intendere qualcosa di non


detto.

Es. 1: «La libertà [...] di coscienza».


Es. 2: Sono numerose le malattie diffuse in vaste zone di Africa: la
malaria, l’AIDS, il collera, la tubercolosi...
Es. 3: Ma su ciò che Platone non ha detto tutti possono dire tutto...

III. Segni tipografici

In questa sezione considereremo i segni tipografici di una


pagina. Per quelli riguardanti le note e la bibliografia rimandiamo
a quanto è stato detto nel capitolo III.

1. Il tipo di testo che proponiamo come più generalizzato è


Times new Roman. Questo tipo sarà usato non soltanto
all’interno d’un paragrafo, ma anche nelle citazioni isolate.

2. La grandezza del tipo dovrà essere 12 punti per il testo


normale, mentre il testo delle citazioni si riduce di un’unità,
quindi 11 punti. La grandezza dei titoli maggiori (parte, capitolo)
non dovrà oltrapassare i 20 punti.

3. Il testo sarà numerato. È preferibile la numerazione al


margine superiore destro. Nel caso di una tesi di dottorato
fotocopiata da ambedue i lati del foglio, si userà la numerazione
alterna: pagine pari a sinistra, pagine dispari a destra. Le pagine in
bianco e le pagine inizio di parte o capitolo vengono conteggiate,
ma non numerate.

4. Le parole si scrivono per intero, senza abbreviature, a meno


che si tratti di abbreviature convenzionali, o di sigle particolari; ad
esempio, quando il titolo d’un documento è ripetuto molte volte
nello stesso testo. In questo caso, come già detto
precedentemente, sarà necessario includere all’inizio del lavoro
scritto un elenco delle abbreviature usate.

5. Il paragrafo comincia sempre con maiuscola, e finisce con il


punto o, quando necessario, con i puntini. Se il paragrafo finisce

66
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO

con altri segni ortografici (punto interrogativo, ecc.) non si


aggiunge un punto dopo di esso.

6. Dopo un punto, anche all’interno del paragrafo, si comincia


sempre con maiuscola; dopo due punti, con minuscola (tranne
nei casi di titoli); anche con minuscola, dopo virgola, e punto e
virgola. Il riferimento a opere letterarie o artistiche all’interno
d’un paragrafo si scrive con la lettera maiuscola iniziale e in
corsivo.

7. I titoli delle parti e dei capitoli, cioè le grandi divisioni di un


testo, si scrivono tutto intero con maiuscola; le altre divisioni,
con minuscola.

8. Le citazioni interne al testo si mettono fra virgolette basse;


quelle isolate dentro della pagina (testi citati di una lunghezza
superiore a tre righe) non vanno fra virgolette, ma si collocano a
spazio semplice e con un rientro a margine sinistro di 1 cm, come
già indicato nel capitolo precedente.

9. Si usa il corsivo: per le parole di altre lingue, per le parole


che si vuole mettere in rilievo, per alcune divisioni piccole
all’interno del lavoro scritto, per il titolo delle opere e delle riviste
che vengono citati.

10. La fonte di una citazione va a pie di pagina, fatta eccezione


delle citazioni bibliche in testo, che si mettono immediatamente
dopo il testo citato. Alle volte anche i riferimenti a documenti del
Vaticano II e alle raccolte di documenti pontifici (come il
«Denzinger») vanno in testo.

11. Il neretto può essere usato per le grandi e piccole


divisioni, ma non per rilevare una parola all’interno d’un
paragrafo.

67
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

IV. Stesura del testo


Facciamo accenno qui ad alcuni elementi formali riguardanti
la stesura del testo. Essi sono: la collocazione delle sigle e
abbreviazioni, di alcuni indici, l’elenco delle figure, e gli
appendici.

1. Per quanto riguarda l’uso delle sigle e delle abbreviazioni


redazionali1, siano usate soltanto quelle convenzionali nella lingua
di stesura del lavoro scritto (cf., per quanto riguarda l’italiano,
l’elenco che chiude questo capitolo). Soltanto nel caso che non
esista un uso universalizzato per indicare le sigle di certe
pubblicazioni, possono essere usate delle sigle proprie. Questo
può essere fatto con due possibili modalità: mettere la prima
lettera di ogni parola del libro, documento o rivista (lettere
maiuscole: CC = La Civiltà cattolica); oppure scrivere le prime
lettere della prima parola (prima lettera maiuscola e le altre
minuscole: Bib = Biblica).
Per le abbreviazioni vengono usati caratteri regolari. Per le
sigle, invece, si usa il corsivo.
L’elenco delle sigle e abbreviazioni si colloca all’inizio del
lavoro scritto, dopo la presentazione, se c’è, oppure dopo la
prefazione, ma prima dell’introduzione. In questo elenco, dopo
ogni sigla s’inserisce una tabulazione e si scrive per intero il nome
della parola o della pubblicazione abbreviata (cf. come esempi gli
elenchi offerti nel capitolo III).

2. Riguardo all’indice generale di tutta l’opera, costui può essere


collocato all’inizio o alla fine. Se va all’inizio, si mette prima della
la presentazione o prefazione, se c’è, e prima delle sigle,
abbreviazioni o introduzione. Se invece si colloca alla fine, allora
occuperebbe il posto ultimo dell’intero volume o lavoro scritto.

3. L’indice bibliografico generale contiene tutti i riferimenti a


tutte le fonti nonché a tutti gli studi citati nel corso del lavoro2.

––––––––––
1
Per quanto riguarda le sigle e abbreviazioni scientifiche si è già parlato nel
capitolo precedente.
2
Cf. l’Anesso 3, alla fine di questo volume.

68
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO

L’indice può occupare due posizioni. La prima, dopo le sigle e le


abbreviazioni all’inizio dell’opera; la seconda, alla fine del libro,
prima dei vari indici.

ABREVIAZIONI NEL TESTO3


AA.VV. Autori vari
a.c. Articolo citato
a.C. Avanti Cristo
ad. es. Ad esempio
al. Alii (altri)
all. Allegato
apd. Appendice
art. Articolo
AT Antico Testamento
cap./capp. Capitolo/capitoli
ca. Circa
can. Canone
corr. Errata-corrige
cf. Confronta
col./coll. Colonna/colonne
cong. Congregazione
conc. Concilio
cost. Costituzione
d.C. Dopo Cristo
decr. Decreto
dir. Directtore
doc. Documento
ecc. Eccetera
ed./edd. Editore/editori
enc. Enciclica
es. apost. Esortazione apostolica
FS Festschrift
gr. Greco
Ibid. Ibidem (loco già citato in precedenza)
Id. Autore già citato
LXX Versione greca dei LXX
ms./mss. Manoscritto/manoscritti

––––––––––
3
Sotto questo titolo vengono escluse le sigle di riviste, enciclopedie,
dizionari, etc., che sono state considerate nel capitolo precedente.

69
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

NB Nota bene
NdT Nota del traduttore
n./nn. Numero/numeri
NT Nuovo Testamento
o.c. Opera citata (anche op. cit.)
P Papiro
par. Parallelo
p./pp. Pagina/pagine
p. es. Per esempio
seg./segg. Seguente/seguenti
sec./secc. Secolo/secoli
suppl. Supplemento
tit. Titolo
TM Testo masoretico
trad. Traduzione
v. av Vedi avanti
Vg Versione latina Volgata
Vl Vetus Latina
vol./voll. Volume/volumi
v. s. Vedi sopra
v./vv. Versetto/versetti

70
APPENDICE

PROCEDIMENTI PER I LAVORI SCRITTI


NELL’ATENEO PONTIFICIO REGINA APOSTOLORUM

1.1. Lavori Scritti per un Corso Opzionale o Seminario

1.1.1 Per ogni corso, la scelta della modalità dell’esame (esame


orale, esame scritto, oppure un lavoro scritto) sarà a discrezione
del docente. Ci può essere soltanto una modalità di esame per tutti
gli alunni di un singolo corso.
1.1.2 Il professore comunicherà agli studenti del proprio corso se
sarà richiesto, al termine delle lezioni, un lavoro scritto in
alternativa ad un esame orale o scritto.
1.1.3 Quando è richiesto un lavoro scritto in alternativa ad un
esame, il professore dovrà indicare l’estensione del lavoro.
L’estensione, per un corso opzionale o seminario di 2 crediti,
dovrebbe essere fra 10 e 15 pagine (incluse le note e la bibliografia.
1.1.4 Nella redazione e nella stampa del lavoro, si devono seguire le
norme contenute in questo manuale.
1.1.5 Una volta completato la redazione e revisione, lo studente
deve consegnare il lavoro nella Segreteria della propria facoltà entro
la data indicata nel calendario degli esami. I lavori che saranno
consegnati direttamente ai professori non saranno valutati.
1.1.6 Ogni copia dovrà portare nel frontespizio i dati anagrafici
dello studente ed i dati relativi al corso, seguendo il modello
contenuto nell’Anesso 1.
1.1.7 Al momento della consegna, lo studente compilerà una
scheda di ricevuta comprovante l’avvenuta consegna.
1.1.8 Questi procedimenti si applicano soltanto ai lavori scritti che
sostituiscono l’esame finale del corso. Nel caso che un docente di
un seminario richieda un piccolo lavoro scritto, oltre
all’esposizione e la partecipazione attiva dell’alunno, l’alunno
seguirà le procedure e norme richieste dal professore e consegnerà
il lavoro direttamente a lui e non nella Segreteria della facoltà.
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

1.2 Lavoro scritto (elaboratum) di Fine Ciclo, per il Baccalaureato

1.2.1 Il tema dell’elaboratum deve essere attinente ai temi trattati


nella facoltà nella quale lo studente sta svolgendo i suoi studi.
1.2.2 Per l’estensione del lavoro, si deve fare riferimento alle
indicazioni della facoltà, che si trovano nel Programma degli studi
dell’Ateneo.
1.2.3 L’elaboratum può essere scritto in una delle lingue seguenti:
latino, italiano, francese, inglese, latino, portoghese, spagnolo e
tedesco. Nonostante ciò, deve essere scritto in una lingua
conosciuta dal direttore dell’elaborato.
1.2.4 Sarà cura dello studente scegliere il tema dell’elaboratum, in
accordo con un professore che abbia una conoscenza di questo
tema. Il professore scelto, previa su autorizzazione, sarà il direttore
dell’elaborato.
1.2.5 Lo studente deve chiedere, presso la Segreteria della propria
facoltà, la scheda: «Tema del lavoro scritto del primo ciclo», e
compilarla.
1.2.6 Lo studente sottopone la scheda al direttore del suo
elaborato, finché il direttore autorizzi il tema, apponendo la
propria firma.
1.2.7 Lo studente riporta, tramite il proprio delegato, la scheda
firmata alla Segreteria della propria facoltà entro la data indicata nel
calendario del Programma degli studi dell’Ateneo. Sarà cura della
Segreteria della facoltà sottoporre la scheda al decano della facoltà
per l’approvazione del tema scelto.
1.2.8 Nella redazione e nella stampa del lavoro, si devono seguire le
norme contenute in questo volume di Metodologia.
1.2.9 Una volta che il direttore approva la bozza completa, lo
studente deve consegnare nella Segreteria della propria facoltà due
copie stampate e adeguatamente rilegate dell’elaboratum, entro la
data indicata nel calendario del Programma degli studi dell’Ateneo.
Ogni copia dovrà portare nel frontespizio i dati anagrafici dello
studente ed i dati relativi al corso, seguendo il modello contenuto
nell’Anesso 1. Al momento della consegna, lo studente compilerà
una scheda di ricevuta comprovante l’avvenuta consegna.

72
APPENDICE

1.3 Dissertazione o tesina per la Licenza

1.3.1 Il tema della tesina deve essere attinente ai temi trattati nella
facoltà nella quale lo studente sta svolgendo i suoi studi.
1.3.2 Per l’estensione del lavoro, si deve fare riferimento alle
indicazioni della facoltà, che si trovano nel Programma degli studi
dell’Ateneo.
1.3.3 La tesina può essere scritta in una delle lingue seguenti:
italiano, francese, inglese, latino, portoghese, spagnolo e tedesco.
Nonostante ciò, deve essere scritta in una lingua conosciuta dal
direttore della tesina.
1.3.4 Sarà cura dello studente scegliere il tema della dissertazione,
in accordo con un professore che abbia una conoscenza di questo
tema. Il professore scelto, previa sua autorizzazione, sarà il
direttore della dissertazione.
1.3.4 Lo studente deve chiedere, presso la Segreteria della propria
facoltà la scheda: «Tema della dissertazione per la licenza», e
compilarla.
1.3.5 Lo studente sottopone la scheda al direttore della sua
dissertazione, finché il direttore autorizzi il tema, apponendo la
propria firma.
1.3.6 Lo studente riporta, tramite il proprio delegato, la scheda
firmata alla Segreteria della propria facoltà entro la data indicata nel
calendario del Programma degli studi dell’Ateneo. Sarà cura della
Segreteria della facoltà sottoporre la scheda al decano per
l’approvazione del tema scelto.
1.3.7 Nella redazione e nella stampa della dissertazione, si devono
seguire le norme contenute in questo volume.
1.3.8 Una volta che il direttore approva la bozza completa, lo
studente deve consegnare nella Segreteria della propria facoltà tre
copie stampate e adeguatamente rilegate della dissertazione, entro
la data indicata nel calendario del Programma degli studi
dell’Ateneo. Ogni copia dovrà portare nel frontespizio i dati
anagrafici dello studente ed i dati relativi al corso, seguendo il
modello offerto nell’Anesso 1. Al momento della consegna, lo
studente compilerà una scheda di ricevuta comprovante l’avvenuta
consegna.

73
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

1.4 Dissertazione per il Dottorato

Per le tesi del terzo ciclo dottorale si devono seguire le norme


pubblicate da parte da ogni Facoltà, che indicano le procedure
concrete da seguire.

Segreteria Generale

74
ANESSO 1: MODELLO DI COPERTINA

ATENEO PONTIFICIO REGINA APOSTOLORUM


Facoltà di Filosofia

Platone visto da Aristotele


e da altri discepoli
dell’Accademia

Professore: Silesio Primavalle


Studente: Tizio Simplicio Caio
Numero di matricola: 11222
FE1001 Elaboratum per il primo ciclo
Roma, 1 aprile 2005
ANESSO 2: MODELLO DI PAGINE INTERNE

I. IL «GRANDE ENIGMA»1
1. Il Platone dell'Accademia nella storia

Pochi anni dopo la morte di Platone, Senocrate, il


terzo capo della Accademia, inaugura la lista millenaria di
quelli che tentano di interpretare fedelmente il maestro
prendendo una posizione più o meno criticamente, come
del resto fanno tutti i primi discepoli di Platone, su quelle
che venivano chiamate tra di loro, con una proverbiale
espressione, le «dottrine non scritte»2.

Singoli interpreti come K.F. Hermann, L. Robin, H.


Gomperz, J. Stenzel, si sono opposti nei confronti di questa
corrente predominante, prendendo sul serio le
testimonianze relative a una teoria orale di Platone e
cercando di interpretare i Dialoghi nell'ampio orizzonte di
queste testimonianze che ci sono3.

––––––––––
1
Per questa espressione, cfr. H. CHERNISS, The Riddle of the Early
Academy, Russell&Russell, New York 19622.

2
Cf. H.J. KRÄMER, Platone e i fondamenti della metafisica. Saggio su
una teoria dei Principi di Platone con una raccolta dei documenti
fondamentali in edizione bilingue e bibliografia, introduzione e
traduzione di G. Reale, Vita e Pensiero, Milano 19934; G. REALE, Per
una nuova interpretazione di Platone, Vita e Pensiero, Milano 199311; G.
CAMBIANO, Platone e le tecniche, Laterza, Roma-Bari 1991.

3
Cf. G. REALE, Per una nuova..., 25.
ANNESSSO 2

Bisogna, innanzitutto, rendersi conto che tutta


quanta la critica svolta contro Aristotele non coinvolge solo
il suo caso particolare, ma, in generale, coinvolge tutta la
storiografia filosofica antica nel suo insieme. I canoni degli
antichi sono oggi per noi singolari e inaccettabili.

2. La critica di Platone alla scrittura e le prove indiziarie

Questo giudizio viene pienamente confermato dal


contenuto della Lettera VII. «Su queste cose -dice Platone-
non c’è un mio scritto, né ci sarà mai» (341c5). Questo
presuppone la teoria della conoscenza in Platone.

Dato un certo tipo di anima, occorre saper


individuare il tipo di discorso appropriato a
persuaderla; e, viceversa, dato un certo tipo di
discorso, qual è il tipo di anima che ne può essere
persuasa. Ma, oltre questo livello teorico, rimane il
problema dell'inserzione di tali quadri nell’esperienza
[...]. Per Platone, come per l’autore de La medicina
antica, la sensazione è lo strumento che consente di
effettuare questa operazione4.

Nella scuola di Tubinga-Milano si dà subito un


particolare rilievo alla famosa tesi di Platone sui limiti della
comunicazione scritta5.

––––––––––
4
G. CAMBIANO, Platone e le tecniche, 188-189.

5
Si tratta di Fedro 274b6 - 278e3, e Lettera VII 340b1 - 345c3, ormai
conosciute nell’ambito della scuola germanico-italiana come
«autotestimonianze» platoniche.

77
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO

ANESSO 3: INDICE BIBLIOGRAFICO

BIBLIOGRAFIA

CAMBIANO, G., Platone e le tecniche, Laterza, Roma-Bari


1991.
CHERNISS, H., The Riddle of the Early Academy,
Russell&Russell, New York 19622.
KRÄMER, H.J., Platone e i fondamenti della metafisica. Saggio
su una teoria dei Principi di Platone con una raccolta
dei documenti fondamentali in edizione bilingue e
bibliografia, introduzione e traduzione di G. Reale,
Vita e Pensiero, Milano 19934.
PLATONE, Fedro, Lettera VII, testi italiani in PLATONE,
Tutti gli scritti, a cura di Giovanni Reale, Rusconi,
Milano 19912.
REALE, G., Per una nuova interpretazione di Platone, Vita e
Pensiero, Milano 199311.

78
Indice

Introduzione ......................................................................................... 3

Capitolo I - Tipologia dei lavori scientifici (Angelo Marocco) ............ 5


I. Attività accademiche............................................................................... 5
1. Elaboratum ................................................................................... 5
2. Tesi di licenza ............................................................................... 6
3. Tesi dottorale ............................................................................... 7
II. Pubblicazioni periodiche ...................................................................... 8
1. Articoli di rivista .......................................................................... 8
2. Note .............................................................................................. 10
3. Recensioni ................................................................................... 10
4. Segnalazioni .................................................................................. 11

Capitolo II - La ricerca e l’elaborazione del lavoro scritto (Fernando


Pascual, L.C.) ....................................................................................... 13

I. La scelta dell’argomento ........................................................................ 13


II. La ricerca bibliografica ......................................................................... 16
1. Ricerca di edizioni critiche delle opere oggetto di studio .......... 16
2. Ricerca di bibliografia generale e specializzata sull’argomento ....... 16
3. La schedatura delle fonti .............................................................. 18
4. Elaborazione della bibliografia specifica per la propria ricerca ..... 20
III. Prima lettura delle fonti ...................................................................... 21
IV. Elaborazione dello schema ................................................................. 22
V. Lettura - schedatura dei testi ................................................................ 24
VI. Stesura ................................................................................................. 26
1. L’introduzione ............................................................................. 28
2. Il corpo del lavoro scritto ............................................................ 28
3. La conclusione .............................................................................. 29
VII. Altre indicazioni ................................................................................ 29
Capitolo III - L’apparato critico (Pedro Mendoza, L.C.) .................... 31

I. Alcuni criteri generali ............................................................................. 31


II. Citazioni e note ..................................................................................... 33
A. Citazioni ....................................................................................... 33
B. Le note .......................................................................................... 37
1. Contenuto, scopo e luogo delle note .................................... 37
2. Presentazione esterna ............................................................. 38
III. Sigle e abbreviazioni ............................................................................ 44
A. Abbreviazione e sigle per i lavori filosofici ................................. 47
B. Abbreviazione e sigle per i lavori teologici ................................. 48
1. Abbreviazioni ......................................................................... 48
IV. Bibliografia ........................................................................................... 53

Capitolo IV- Elementi formali del lavoro scritto (Antonio Izquierdo,


L.C.) ...................................................................................................... 57
Introduzione .............................................................................................. 57
I. La spaziatura ........................................................................................... 57
A. La pagina ...................................................................................... 58
1. Copertina o frontespizio ........................................................ 58
2. Pagina di testo ......................................................................... 58
3. Inizio parte e capitolo d’una tesina o di una tesi di dottorato .... 59
B. Divisioni numeriche o alfabetiche ............................................... 59
II. I segni d’interpunzione ......................................................................... 61
III. Segni tipografici ................................................................................... 66
IV. Stesura del testo ................................................................................... 68
Abreviazioni nel testo ................................................................................ 69

APPENDICE - Procedimenti per i lavori scritti nell’Ateneo .................... 71


Anesso 1: Modello di copertina ................................................................... 75
Anesso 2: Modello di pagine interne ............................................................ 76
Anesso 3: Indice bibliografico ..................................................................... 78

80

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