Metodologia Del Lavoro Scientifico - Angelo Marocco
Metodologia Del Lavoro Scientifico - Angelo Marocco
Metodologia Del Lavoro Scientifico - Angelo Marocco
(ed.)
ISBN
1. Metodologia
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Capitolo I
Tipologia dei lavori scientifici
Angelo Marocco
I. Attività accademiche
1. Elaboratum
È necessario innanzitutto premettere che con il termine
elaboratum sono definiti diversi tipi di lavoro. Infatti, con
elaboratum si può indicare il lavoro di un seminario, il lavoro per
un esame di un corso opzionale, il lavoro di fine ciclo per il
Baccalaureato o per la Licenza.
Per questo motivo, diverse sono le tipologie di elaborata.
Tenendo presente questa premessa, gli elaborata rispetto, ad
esempio, alla tesi di licenza sono di ampiezza minore, trattano in
genere di un solo aspetto di un determinato problema, hanno un
tema fissato da un professore (oppure concordato con lui dopo
essere stato proposto dallo studente) e richiedono un tempo assai
limitato per la sua preparazione1.
––––––––––
1
Ricordiamo brevemente l’esistenza anche del paper, un lavoro brevissimo
(2-4 pagine), richiesto da alcuni docenti come parte integrante dell’esame di una
materia accademica. Sarà lo stesso docente a stabilire caratteristiche, limiti e
argomenti del paper.
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
2. Tesi di licenza
Prima della conclusione del biennio di licenza lo studente è
tenuto a presentare un’appropriata dissertazione scritta che
dimostri la sua idoneità all’insegnamento nelle scuole superiori
non universitarie e la sua capacità di lavorare a livello scientifico e
di poter continuare, avendone la possibilità, gli studi nel terzo
ciclo. La tesi di licenza deve dunque comprovare l’attitudine dello
studente – oltre che all’insegnamento – anche alla ricerca
scientifica. Poiché suo obiettivo è quello di preparare ed
esercitare al lavoro scientifico, la tesi di licenza deve tendere a
essere un saggio di maturità scientifica.
Rispetto alla tesi di dottorato, quella di licenza si distingue
per una minore ampiezza e per trattare in genere un solo aspetto
di un problema fissato dalla facoltà o da un professore. Il suo
––––––––––
2
Occorre aver presente che non tutti i seminari richiedono un elaboratum ai
partecipanti. Questo dipende dalla modalità di lavoro di gruppo scelta e
proposta dal docente.
6
TIPOLOGIA DEI LAVORI SCIENTIFICI
3. Tesi dottorale
Il dottorato di ricerca è un titolo accademico valutabile
unicamente nell’ambito della ricerca scientifica. Gli studi per il
dottorato preparano all’approfondimento della formazione
scientifica e delle metodologie per la ricerca nei rispettivi settori.
Essi consistono essenzialmente nello svolgimento dei programmi
di ricerca individuali su tematiche scelte dagli studenti con
l’assenso e la guida dei docenti.
I corsi per il conseguimento del dottorato di ricerca devono
dunque fornire le necessarie competenze per esercitare, presso
università, enti pubblici o soggetti privati, attività di ricerca di alta
qualificazione. Essi consistono nella frequenza di corsi avanzati
(lì dove sono richiesti) e nello svolgimento di programmi di
ricerca individuali e/o in collaborazione, a carattere anche
interdisciplinare, secondo le modalità definite dal collegio dei
docenti dello specifico corso di dottorato.
Il titolo di dottore di ricerca è conferito dal rettore
dell’università sede amministrativa del corso di dottorato, previo
superamento dell’esame finale. La tesi finale, che può essere
redatta anche in lingua straniera secondo le indicazioni delle
diverse facoltà, richiede la previa autorizzazione delle autorità
accademiche, e deve essere presentata all’università sede d’esame,
che stabilirà le modalità di presentazione e di valutazione di essa.
La tesi dottorale è dunque una monografia scientifica, nella
quale lo studente deve mostrare la propria attitudine al lavoro
7
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
1. Articoli di rivista
Le riviste scientifiche in genere presentano una suddivisione
in tre parti fondamentali: articoli, note e sezione bibliografica. La
parte principale e in generale più cospicua della rivista è
comunque costituita dagli articoli. Questi sono lavori scientifici
in se stessi completi, ma di estensione minore, tali da non poter
essere materia sufficiente per un libro.
Le occasioni per la stesura di un articolo possono essere
diverse: a) studiando o approfondendo una questione si scoprono
uno o più punti non ancora trattati con la profondità che sarebbe
necessaria o per la quale si è trovata una soluzione; b) si può
esporre in una maniera nuova una questione già nota e studiata,
ma che non richiede un libro. Oppure pur costituendo materia
sufficiente per un libro, sembra opportuno prima divulgarla al
pubblico esperto per sondarne il parere4; c) il sorgere di qualche
controversia, il diffondersi di qualche errore, o l’apparire di una
tematica nuova spinge a far scrivere qualcosa su cui ci si sente
preparati a dire la propria opinione.
––––––––––
3
GIOVANNI PAOLO II, Constituzione apostolica Sapientia christiana, circa
le università e le facoltà ecclesiastiche (15 aprile 1979), art. 49, § 3.
4
Nel preparare un libro, l’autore può sentir bisogno di anticipare in un
articolo qualche parte importante per saggiare l’opinione degli esperti oppure di
sviluppare in uno o più articoli quelle parti secondarie del libro che non trovano
in esso la collocazione e lo sviluppo necessario.
8
TIPOLOGIA DEI LAVORI SCIENTIFICI
9
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
2. Note
La differenza tra nota o comunicazione e articolo non è molto
netta. In linea generale si può dire che la nota è meno estesa
dell’articolo. Nel complesso le note sono brevissime trattazioni
che chiariscono un determinato punto di una scienza. Possono
anche fornire suggerimenti che non sono ancora del tutto
maturati per la soluzione di qualche problema. Ad esempio,
possono essere considerate Note lavori di questo tipo: tesi
particolari; nuove interpretazioni di un testo o di un passo;
correzioni di un testo o libro; puntualizzazioni di una questione;
recensioni dettagliate di un libro con qualche apporto originale;
cronache inedite di congressi, colloqui o incontri simili in cui si
faccia ampio riferimento alle relazioni e discorsi tenutivisi e nella
quale non manchi una qualche valutazione critica; rassegne
bibliografiche; evocazioni di anniversari; note necrologiche.
La brevità, che l’autore e la redazione della rivista
s’impongono nella nota, non deve evidentemente compromettere
la chiarezza e la precisione del discorso. Anche l’apparato tecnico
deve mantenere le prescrizioni date dalla redazione delle singole
riviste.
3. Recensioni
La recensione è la presentazione del contenuto di un’opera e
la sua valutazione critica, fatte in base a criteri non facilmente
formulabili. Si espone chiaramente e più o meno dettagliatamente
il contenuto dell’opera e – considerando lo scopo del libro, i
lettori ai quali l’autore si rivolge – se ne fa un esame e una
valutazione critica del contenuto, della disposizione delle parti,
del metodo, della forma.
Per scrivere una recensione si richiede innanzitutto una
conoscenza completa dell’opera, una competenza della materia
esposta nel libro, capacità di giudizio critico per distinguere
agevolmente l’essenziale dal superfluo e formulare senza
difficoltà giudizi e critiche, indipendenza di giudizio nel leggere,
esporre e giudicare liberi da pregiudizi e antipatie: occorre sapere
non tanto se le nostre opinioni coincidono con quelle dell’autore
del libro, ma se in questo sono esposte correttamente;
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TIPOLOGIA DEI LAVORI SCIENTIFICI
4. Segnalazioni
Le recensioni vanno distinte dalle presentazioni delle opere, le
quali si limitano all’esposizione del contenuto del libro e sono
raggruppate in genere alla fine della rivista sotto il titolo di
Segnalazioni o Schede (Nuntia bibliographica, Señalaciones,
Shorter Notices, Umschau o Kurzberichte, Notices bibliographiques,
11
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
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Capitolo II
La ricerca e l’elaborazione del lavoro scritto
Fernando Pascual, L.C.
I. La scelta dell’argomento
Scegliere l’argomento rimane sempre un momento
particolarmente importante per poter portare a termine un buon
lavoro scritto. Di fronte alle numerose possibilità di scelta il
momento decisionale diventa problematico, perché è facile
trovarsi con il desiderio di sviluppare molte tematiche quando,
invece, il lavoro scritto deve concentrarsi soltanto su un
argomento molto specifico.
Il primo criterio metodologico è quello di pensare bene
l’argomento che vorremmo sviluppare. Ci vuole un certo lasso di
tempo per riflettere sulle tante possibilità che abbiamo di fronte,
sulle difficoltà che troveremo nel cammino, sui vantaggi nel
trattare questo o quell’argomento, sui limiti di tempo e di
lunghezza che dovremo imporci.
Dopo un’attenta riflessione, che comporta lasciare da parte
argomenti che magari ci piacciono di più a favore di altri più
interessanti e più adeguati alla nostra situazione accademica,
arriva il momento della scelta. Lo studente deve essere in grado di
scegliere un tema che abbia le seguente caratteristiche:
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
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LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO
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METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
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LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO
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METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
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LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO
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METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
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4
Può essere scritto anche «a cura di» invece di «ed.» per l’editore o curatore
di un volume. In plurale sarebbe «edd.» (editori).
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LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO
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METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
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LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO
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METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
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LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO
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METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
VI. Stesura
Le tappe precedenti ci hanno preparato per il momento più
personale del lavoro scritto: la redazione delle riflessioni e
riassunti che abbiamo potuto elaborare grazie al tempo dedicato
alla ricerca e alla riflessione. Consideriamo adesso alcuni criteri
per essere in grado di fare un lavoro scritto che si adegui sia al
livello intellettuale dello studente sia al rigore scientifico richiesto
dall’argomento.
In genere i lavori scritti vanno fatti nelle lingue approvate
nelle facoltà dove sono presentati. Eventualmente si può
concordare con il docente, consultato il decano, in altre lingue.
Normalmente è consigliabile redigere il lavoro nella propria
lingua madre per poter essere in grado di esprimere con chiarezza
e precisione il proprio pensiero.
Una buona redazione deve mettere insieme, fra altre, le
seguenti qualità: chiarezza, linearità, completezza, rigore
terminologico, correttezza grammaticale e sintattica.
- Chiarezza: lo studente deve essere in grado di esprimere il
proprio pensiero tramite la scrittura. Non deve cadere,
dunque, nell’oscurità attribuita a qualche pensatore del-
l’Antichità, che voleva non essere capito da nessuno...
- Linearità: le idee devono seguire una presentazione logica,
lineare, in modo che il pensiero faccia il suo percorso
naturale. Questa linearità può essere di diverso tipo:
ascendente (dalle conclusioni verso le premesse, dagli
effetti verso le cause) o discendente (dai principi alle
conclusioni, dalle cause verso gli effetti). Il testo scritto
non deve procedere a balzi, né tornare indietro per chiarire
dopo un punto che dovrebbe essere stato presentato prima.
- Completezza: ogni frase deve essere completa, con il suo
soggetto e il suo predicato. Certamente i linguaggi poetico
e letterario permettono l’omissione di elementi sintattici
per arrivare a certi effetti linguistici, ma un lavoro di natura
scientifica deve usare un linguaggio chiaro e rigoroso, e non
lasciare nessuna idea a metà strada.
- Rigore terminologico: un lavoro di teologia, di filosofia, di
bioetica, deve usare il linguaggio della propria disciplina.
26
LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO
27
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
1. L’introduzione
La parte introduttiva deve offrire indicazioni chiare
sull’argomento e le modalità di ricerca e d’esposizione scelte dallo
studente. Per questo motivo, l’introduzione va elaborata non
all’inizio, ma alla fine della stesura, il che significa che il lavoro di
redazione comincia con il corpo o parte espositiva del testo.
L’introduzione deve essere agile e chiara. Normalmente
presenta il tema che è stato scelto (indicandone i limiti precisi), i
motivi di tale elezione, il metodo seguito per la ricerca e le scelte
metodologiche che servono per capire il risultato finale e le
modalità di presentazione (sigle usate, ecc.), e lo schema che si
seguirà (le parti del lavoro scritto e il motivo delle divisioni
adottate). Possono essere indicate anche nell’introduzione le
prospettive o i risultati ai quali si pensa si sia arrivati (il che risulta
alquanto facile per il fatto che l’introduzione, come appena detto,
va redatta dopo aver finito il corpo del lavoro).
28
LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO
3. La conclusione
La conclusione si elabora dopo aver finito il corpo del lavoro e
l’introduzione. In essa si raccoglie il frutto della ricerca, le
conclusioni alle quali il lavoro è arrivato, i punti che rimangono
aperti, e qualche valutazione più personale sull’insieme
(valutazione che può essere perfino critica, se si sono scoperte
limitazioni o errori in un testo studiato, senza dimenticare però
che la critica deve essere sempre rispettosa delle persone e basata
su argomenti solidi e ben pensati).
Alla conclusione e all’introduzione si applica il criterio
espresso riguardo alla prima stesura in generale: si deve lasciare
un certo tempo di pausa per poter rivedere queste parti del lavoro
scritto in modo da poter fare una autocritica costruttiva che
permetta di correggere e migliorare il proprio testo.
29
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
30
Capitolo III
L’apparato critico
Pedro Mendoza, L.C.
3. Una volta che sia stata fatta la scelta di usare una certa
edizione critica, non è corretto utilizzarla contemporaneamente
con altre edizioni nelle citazioni, tranne nel caso che si debba fare
– per validi ed opportuni motivi – un loro confronto. Ad
esempio, quando diventa necessario mostrare che il manoscritto
privilegiato in un’edizione critica (quella usata nel proprio lavoro
scritto) risulta insufficiente per la comprensione di un testo e si
rende fondamentale confrontare tale testo con altri manoscritti
usati in altre edizioni critiche.
––––––––––
1
Vedremo in modo specifico altre indicazioni sulle abbreviazioni nel
paragrafo III di questo capitolo.
32
L’APPARATO CRITICO
A. Citazioni
1. La citazione è la riproduzione letterale, nel testo o nelle
note, di frasi o periodi delle fonti utilizzate nella ricerca. Tale
riproduzione può avere uno scopo diversificato:
a. esporre una dottrina, un’opinione, un fatto con le parole
stesse dei rispettivi autori;
b. provare una propria affermazione riguardante dottrine,
opinioni, fatti;
c. convalidare le proprie affermazioni od opinioni.
33
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
––––––––––
2
Cf. R. FARINA, Metodologia. Avviamento alla..., pp. 160-162.
3
Può anche essere citato un testo che, pur essendo alquanto generale, offre
una formulazione molto riuscita sia dal punto di vista contenutistico che
letterario.
34
L’APPARATO CRITICO
35
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
––––––––––
5
In alcune occasioni può essere opportuno dire l’opposto, cioè, che il
corsivo si trova nell’originale e non è opera dello studente.
36
L’APPARATO CRITICO
B. Le note
1. Contenuto, scopo e luogo delle note6
a. Rispetto al loro contenuto le note possono essere di
documentazione, di rimando, di complemento e chiarificazione,
miste.
- La nota di documentazione contiene soltanto gli elementi
che servono all’identificazione e alla possibilità di
rintracciare e consultare l’opera, manoscritta o stampata,
dalla quale si è preso il passo citato nel testo.
- Le note di rimando contengono le indicazioni bibliogra-
fiche di opere il cui contenuto è parafrasato, riassunto o
soltanto accennato; di opere il cui contenuto è parallelo o
complementare; di opere con cui si fa accenno a discussioni
o problemi intorno al punto trattato. Fanno parte di questo
tipo di note anche i rimandi che chi scrive fa ad altre parti
del suo lavoro, e vanno sempre precedute con
l’abbreviazione «cf.».
- Le note di complemento o chiarificazione contengono ciò
che, pur essendo indispensabile ad un vero lavoro
scientifico, non si trova nel corpo del testo perché esso è
d’impedimento ad una lettura spedita, o quelle cose utili a
chiarire o a completare il testo stesso. Queste note
contengono tra l’altro proprie riflessioni, suggerimenti,
ipotesi avanzate ma non svolte perché solo incidentalmente
presenti nel lavoro scritto.
- Le note miste sono quelle che tengono insieme elementi
propri degli altri tre tipi di note.
––––––––––
6
Cf. R. FARINA, Metodologia. Avviamento alla..., 171-182.
37
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
2. Presentazione esterna7
2.1 Il rimando all’indicazione bibliografica posta nella nota a piè di
pagina viene fatto per mezzo di un numero in cifra arabica in
apice8, senza nessuno spazio prima della chiamata di nota:
Annotazioni particolari:
––––––––––
7
Per le numerose divisioni di questa parte abbiamo preferito numerare i
paragrafi con il sistema decimale: 2.1, 2.1.1, ecc. Alcune indicazioni offerte in
questo capitolo saranno riproposte, per motivi di completezza anche nel
seguente capitolo. In altri casi offriamo indicazioni diverse da quelle proposte da
Meynet.
8
La numerazione è sequenziale. In lavori più estesi, come la tesina oppure la
tesi di dottorato, per ogni nuova parte maggiore lo studente può reiniziare la
numerazione delle note.
38
L’APPARATO CRITICO
2.2 Il testo delle note va collocato del seguente modo: dopo una
linea di separazione di 50 mm, inserita tra il testo dello scritto e il
testo delle note a fondo pagine, e dopo un rientro di 5 mm, si
inserisce il numero della nota, in apice, seguito da uno spazio
fisso; si usa il carattere del testo di 11 punti e non si lascia
nessuna fra le note. Tutte le note finiscono con un punto (cf.
Anesso 2, le diverse note).
––––––––––
9
Non si aggiungono indicazioni relative alla qualificazione dell’autore, ad
esempio «Ph.D.», oppure «O.P.», «S.J.», «L.C.», ecc., benché tali indicazioni
appaiano nella copertina dell’opera o dell’articolo citato.
39
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
––––––––––
10
L’uso della abbreviazione «s.» per i casi dei santi è opzionale. In molti
autori antichi è normale scrivere i nomi in latino (in questo esempio, sarebbe S.
THOMAS AQUINAS, oppure in genitivo, S. THOMAE AQUINATIS).
11
La casa editrice viene citata in modo semplice, togliendo dall’inizio la
parola «editrice» e, alla fine, indicazioni del tipo «spa», «srl», ecc.
12
Se si tratta di una edizione diversa dalla prima, si indica il numero
dell’edizione in cifra arabica in apice. Ad esempio, 19958 (il numero 8 in apice
indica che si tratta dell’ottava edizione dell’opera).
40
L’APPARATO CRITICO
Es. 1: [In una nota della pagina] Cf. G. MIRANDA, Risposta d’amore.
Manuale di teologia morale fondamentale, Logos Press, Roma 2001,
23.
41
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
Es. 2: [Nella nota successiva nella medessima pagina] Cf. Ibid., 5413.
––––––––––
13
Si faccia attenzione alla modalità di lavoro col computer, che permette di
inserire diverse note a pie di pagina man mano che progredisce il lavoro. Può
capitare che fra due note che si trovavano in continuazione e dove era citata una
stessa opera (per cui si adoperò l’abbreviazione «Ibid.» nella seconda citazione),
si inserisca dopo una nuova citazione con riferimento ad un opera diversa,
oppure la nota con l’abbreviazione passi da una pagina alla seguente. In questi
casi bisogna essere attenti, nella revisione finale del lavoro, per evitare
confusioni.
14
Come è stato indicato nel capitolo precedente, il titolo dell’articolo va
presso non dalla copertina della rivista né dagli indici, ma dalla prima pagina
dove inizia l’articolo.
42
L’APPARATO CRITICO
––––––––––
15
In alcuni lavori è quasi normale usare la sigla o l’abbreviazione
dell’enciclopedia usata; il referimento bibliografico completo di essa va riportato
nella lista delle abbreviazioni oppure, in lavori di breve estensione, nella
bibliografia.
16
Qualche volta la pagina è una rivista telematica. In questo caso, va
indicato il nome di tale rivista e, se esiste, la data o gli altri dati (come nei casi
degli articoli in riviste cartacee).
17
In questo caso concreto, la rivista telematica ci dice anche dove esiste
un’edizione cartacea di questo testo, il che risulta opportuno indicarlo nella
43
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
44
L’APPARATO CRITICO
––––––––––
lavoro. Ad esempio, un elaboratum che studia alcuni aspetti della Repubblica di
Platone può impiegare l’abbreviazione Resp. ogni volta che venga citata
quest’opera di Platone, il che sarà spiegato nella prima citazione di essa.
20
Per gli esempi riportati in questo paragrafo e per altri esempi similari, cf.
R. FARINA, Metodologia. Avviamento alla..., 175-177.
45
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
––––––––––
21
Quando si tratta di citare un autore classico da un libro impiegato dallo
studente, va conservato il modo di scrivere il nome dell’autore come appare nel
libro.
22
Platone, ad esempio, va citato indicando sempre il numero di riferimento
«ufficiale» che accompagna ogni edizione scientifica del fondatore
dell’Accademia.
23
Questo va fatto sempre per la tesi di dottorato e per libri e articoli
scientifici; non sarebbe necessario, invece, per la tesina di licenza né per
l’elaboratum.
46
L’APPARATO CRITICO
––––––––––
24
Ogni testo medievale ha la sua maniera di essere citata. Lo studente deve
ricercare e applicare le regole da rispettare nel suo lavoro. Un caso emblematico
è quello del modo di citare la Summa theologiae. Come nel esempio, di solito si
usano i numeri romani per le parti (I, I-II, II-II, III), la «q.» per le questioni, la
«a.» per gli articoli, la «c» per indicare che si tratta del corpo di risposta, «ad
1um» per indicare che si tratta della risposta alla prima difficoltà, ecc.
25
Per le abbreviazioni non trovate nel presente elenco devono usarsi quelle
riportate in S.M. SCHWERTNER, International glossary of abbreviations for
theology and related subjects. Periodicals, series, encyclopaedias, sources with
bibliographical notes (IATG2), De Gruyter, Berlin - New York 1992. Se il titolo
non si trova in Schwertner, usare una abbreviazione corrente.
47
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
48
L’APPARATO CRITICO
In genere, vanno sempre in corsivo; per motivi tipografici, sono presentate qui
in caratteri tondi.
49
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
1.3 Sigle
50
L’APPARATO CRITICO
––––––––––
26
Si tratta della raccolta più famosa di testi del Magistero ecclesiastico, dai
primi secoli della Chiesa fino ai nostri giorni. Includiamo qui le due versioni più
usate: quella nuova (DH) e quella precedente (DS).
51
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
52
L’APPARATO CRITICO
IV. Bibliografia
In questa quarta parte del capitolo verranno indicati alcuni
criteri da tenere presenti nell’elaborazione della sezione di
bibliografia che va alla fine di ogni lavoro scritto.
––––––––––
27
Non s’includono nella bibliografia, dunque, fonti e documenti che siano
stati consultati e usati, ma che non sono mai citati nel lavoro.
28
In alcuni lavori, tuttavia, il direttore può esigere una bibliografia
ragionata, cioè, può richiedere una presentazione ragionata delle fonti consultate
secondo criteri che dipendono dal tipo di ricerca realizzata.
53
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
8. Annotazioni particolari:
- Per le voci di dizionari o per gli articoli di enciclopedie, si
cita la voce o l’articolo, sotto il nome del suo autore, e
dopo, gli altri dati dell’opera dove si trovano, secondo
quanto abbiamo detto precedentemente.
54
L’APPARATO CRITICO
55
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
56
Capitolo IV
Elementi formali del lavoro scritto
Antonio Izquierdo, L.C.
Introduzione
Con il termine «elementi formali» vogliamo indicare tutti
quegli aspetti del testo che riguardano la sua presentazione e
configurazione esterna. Pensiamo che possono ridursi a quattro
aspetti fondamentali: la spaziatura, i segni d’interpunzione, la
stesura dello scritto, le abbreviazioni (non quelle di natura
bibliografica, sulle quali si è trattato nel capitolo precedente, ma
quelle di tipo linguistico).
Nel proporre modi concreti di presentare questi aspetti
esterni siamo stati guidati da alcuni criteri, che vogliamo adesso
indicare:
1. Il criterio d’integrità, cioè l’indicazione di tutti gli elementi
che sono necessari al lettore per capire il testo, e l’interesse
nell’inglobare tutte le possibilità offerte da ognuno degli
elementi.
2. Il criterio di brevità, ossia l’applicazione dell’assioma:
«quanto più breve, meglio è», evitando di moltiplicare le
possibilità di scelta in infinitum.
3. Il criterio di chiarezza, che eviti di provocare confusione
nel lettore, ambiguità riguardo a certe scelte formali. Questo vuol
dire che la chiarezza degli elementi formali dovrà essere il criterio
predominante, al quale dovranno essere subordinati gli altri due.
Questi criteri hanno il suo peso e valore in quanto mettono al
centro della metodologia il lettore, cioè l’offerta di un servizio
migliore all’atto di lettura e di comprensione del testo.
I. La spaziatura
Il tema «spazio» può essere considerato riguardo alla pagina,
ai titoli e sottotitoli e alla divisione numerica o alfabetica del
testo.
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
A. La pagina
La spaziatura di una pagina può riferirsi alla copertina, alla
pagina di testo, alla pagina d’inizio parte e alla pagina d’inizio
capitolo. Tutte le pagine usate saranno bianche, formato A4 (21 x
29,7 cm).
La pagina può essere stampata solo da un lato (per gli ela-
borata e per le tesi di licenza) oppure per ambedue i lati (per le
tesi di dottorato).
1. Copertina o frontespizio
2. Pagina di testo
58
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO
59
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
1. I.
1.1 A.
1.1.1 1.
1.2.1 a.
2. b.
2.1 2.
2.1.1... B.
1.
2.
II.
A.
1.
––––––––––
1
Nei numeri degli anni non si deve inserire un punto per le cifre superiori a
3 digiti (non si scrive 2.005 ma 2005).
60
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO
A. La virgola
B. Punto e virgola
61
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
Es. 2: R. LUCAS LUCAS, L’uomo, spirito incarnato, 76; ID., Bioetica per
tutti, 34.
Es. 3: Ci siamo resi conto che nella vita ci sono alcuni che mangiano
per vivere; ci sono altri che vivono per mangiare; infine, ci sono altri
che vivono senza mangiare.
C. Punto tondo
Es. 1: Lc 4,18.24.
Es. 2: A. IZQUIERDO, La parola viva. Introduzione alla Sacra Scrittura,
24.
D. Due punti
E. Parentesi
62
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO
F. Trattino
63
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
H. Virgolette
Es. 1: «Dice Gesù nel Vangelo: “Io sono la via, la verità e la vita”».
Es. 2: Così fu indicato dal Comitato nazionale per la bioetica nel 2001:
«Si trattava di un ampio ventaglio, che andava “dalla valutazione etica
dei protocolli di sperimentazione clinica sino al giudizio etico sulle
‘decisioni’ da assumere nel singolo caso” (p. 5)».
64
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO
Es. 1: Non sarà che l’embrione, per avere un DNA nuovo, comincia a
vivere come un essere umano autonomo?
Es. 2: «Molti studiosi non [?] hanno dubbi sulla paternità platonica
della Lettera VIII».
65
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
66
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO
67
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
––––––––––
1
Per quanto riguarda le sigle e abbreviazioni scientifiche si è già parlato nel
capitolo precedente.
2
Cf. l’Anesso 3, alla fine di questo volume.
68
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO
––––––––––
3
Sotto questo titolo vengono escluse le sigle di riviste, enciclopedie,
dizionari, etc., che sono state considerate nel capitolo precedente.
69
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
NB Nota bene
NdT Nota del traduttore
n./nn. Numero/numeri
NT Nuovo Testamento
o.c. Opera citata (anche op. cit.)
P Papiro
par. Parallelo
p./pp. Pagina/pagine
p. es. Per esempio
seg./segg. Seguente/seguenti
sec./secc. Secolo/secoli
suppl. Supplemento
tit. Titolo
TM Testo masoretico
trad. Traduzione
v. av Vedi avanti
Vg Versione latina Volgata
Vl Vetus Latina
vol./voll. Volume/volumi
v. s. Vedi sopra
v./vv. Versetto/versetti
70
APPENDICE
72
APPENDICE
1.3.1 Il tema della tesina deve essere attinente ai temi trattati nella
facoltà nella quale lo studente sta svolgendo i suoi studi.
1.3.2 Per l’estensione del lavoro, si deve fare riferimento alle
indicazioni della facoltà, che si trovano nel Programma degli studi
dell’Ateneo.
1.3.3 La tesina può essere scritta in una delle lingue seguenti:
italiano, francese, inglese, latino, portoghese, spagnolo e tedesco.
Nonostante ciò, deve essere scritta in una lingua conosciuta dal
direttore della tesina.
1.3.4 Sarà cura dello studente scegliere il tema della dissertazione,
in accordo con un professore che abbia una conoscenza di questo
tema. Il professore scelto, previa sua autorizzazione, sarà il
direttore della dissertazione.
1.3.4 Lo studente deve chiedere, presso la Segreteria della propria
facoltà la scheda: «Tema della dissertazione per la licenza», e
compilarla.
1.3.5 Lo studente sottopone la scheda al direttore della sua
dissertazione, finché il direttore autorizzi il tema, apponendo la
propria firma.
1.3.6 Lo studente riporta, tramite il proprio delegato, la scheda
firmata alla Segreteria della propria facoltà entro la data indicata nel
calendario del Programma degli studi dell’Ateneo. Sarà cura della
Segreteria della facoltà sottoporre la scheda al decano per
l’approvazione del tema scelto.
1.3.7 Nella redazione e nella stampa della dissertazione, si devono
seguire le norme contenute in questo volume.
1.3.8 Una volta che il direttore approva la bozza completa, lo
studente deve consegnare nella Segreteria della propria facoltà tre
copie stampate e adeguatamente rilegate della dissertazione, entro
la data indicata nel calendario del Programma degli studi
dell’Ateneo. Ogni copia dovrà portare nel frontespizio i dati
anagrafici dello studente ed i dati relativi al corso, seguendo il
modello offerto nell’Anesso 1. Al momento della consegna, lo
studente compilerà una scheda di ricevuta comprovante l’avvenuta
consegna.
73
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
Segreteria Generale
74
ANESSO 1: MODELLO DI COPERTINA
I. IL «GRANDE ENIGMA»1
1. Il Platone dell'Accademia nella storia
––––––––––
1
Per questa espressione, cfr. H. CHERNISS, The Riddle of the Early
Academy, Russell&Russell, New York 19622.
2
Cf. H.J. KRÄMER, Platone e i fondamenti della metafisica. Saggio su
una teoria dei Principi di Platone con una raccolta dei documenti
fondamentali in edizione bilingue e bibliografia, introduzione e
traduzione di G. Reale, Vita e Pensiero, Milano 19934; G. REALE, Per
una nuova interpretazione di Platone, Vita e Pensiero, Milano 199311; G.
CAMBIANO, Platone e le tecniche, Laterza, Roma-Bari 1991.
3
Cf. G. REALE, Per una nuova..., 25.
ANNESSSO 2
––––––––––
4
G. CAMBIANO, Platone e le tecniche, 188-189.
5
Si tratta di Fedro 274b6 - 278e3, e Lettera VII 340b1 - 345c3, ormai
conosciute nell’ambito della scuola germanico-italiana come
«autotestimonianze» platoniche.
77
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
BIBLIOGRAFIA
78
Indice
Introduzione ......................................................................................... 3
80