Arnold Schomberg
Arnold Schomberg
Arnold Schomberg
Alla
morte del padre si impiegò in banca, ma dopo 4 anni decise di dedicarsi interamente alla musica.
Nel 1901 si trasferì a Berlino come direttore dell’orchestrina di un importante cabaret letterario.
Rientrato a Vienna di dedicò all’insegnamento e con l’appoggio di alcuni autorevoli musicisti, tra i
quali Busoni, nel 1911 ritornò a Berlino dove insegnò al conservatorio Stein. Morì a Los Angeles
nel 1951.
La personalità Schonberg fu l’iniziatore e il protagonista della più radicale rivoluzione che l’arte musicale abbia
conosciuto dal Rinascimento, quando si erano venuti affermandosi la tonalità e il sistema
armonico. Partito dall’esperienza del cromatismo post-wagneriano, approdò alla ricostruzione di
un ordine basato sull’organizzazione seriale dei 12 suoni della scala cromatica. In questo processo
di trasformazione, che segnò una svolta importante nella musica del nostro secolo, Schönberg
procedette con una coerenza logica e inflessibile.
Lo stile Aglio esordi ammiratore di Brahms, egli si allineò presto con i maestri, che utilizzavano l’armonia
cromatica. La fase successiva, a partire dagli anni 1908-09, registrò la totale disgregazione della
tonalità e l’emancipazione della dissonanza. Inizia qui il periodo atonale. Raggiunta la libertà totale
dalle regole della tradizione, il problema che si pose Schönberg fu quello di organizzare gli
elementi di un nuovo linguaggio, in modo da superare il rischio dell’anarchia conseguenti alla
totale soppressione d’ogni relazione tonale.
La dodecafonia L’elaborazione attraverso cui egli pervenne a stabilire i principi del “metodo di composizione” con
dodici note in relazione solo fra loro, chiamato “dodecafonia”, fu necessariamente lenta. La prima
composizione compiutamente dodecafonica fu il Valzer ultimo dei 5 pezzi op.23 del 1923.
Le composizioni del Nelle composizioni del periodo americano Schönberg, applicò il sistema di composizione
periodo americano dodecafonico con maggiore libertà, sforzandosi di adattare i principi della serialità all’esigenza di
comunicare con il pubblico, non a caso le sofferenze dell’umanità colpita dalla guerra si
rifletterono in alcune composizioni di quegli anni.
La produzione di Si pose nel segno dell’espressionismo e a differenza dalle correnti dominanti e in contrasto con il
Schönberg neoclassicismo e il neo-oggettivismo che prescrivevano una musica spoglia di cariche emotive e
sentimentali, Schönberg si allineò all’espressionismo, considerando l’arte come proiezione
dell’emozione soggettiva e quindi veicolo dei sentimenti e delle forze irrazionali che agitano
l’uomo.