25 Protezione Dai Contatti Diretti Ed Indiretti

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PROTEZIONE DAI CONTATTI

DIRETTI ED INDIRETTI

Appunti a cura dell’Ing. Emanuela Pazzola

Tutore del corso di Elettrotecnica per meccanici, chimici e biomedici


A.A. 2005/2006
Facoltà d’Ingegneria dell’Università degli Studi di Cagliari
CAPITOLO 8. PROTEZIONE DAI CONTATTI DIRETTI ED INDIRETTI

8.1 Generalità pag. 2

8.2 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI pag. 3

8.2.1 Tipi di isolamento pag. 4

8.2.2 Involucri e barriere di protezione pag. 5

8.2.3 Protezione mediante distanziamento pag. 7

8.2.4 Protezione mediante ostacoli pag. 7

8.2.5 Interruttore differenziale ad alta sensibilità pag. 8

8.3 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI pag. 10

8.3.1 Generalità pag. 10

8.3.2 Protezione attiva dai contatti indiretti pag. 11

8.4 Elettricità statica pag. 12

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CAPITOLO 8
PROTEZIONE DAI CONTATTI DIRETTI ED INDIRETTI

8.1 Generalità

La norma CEI 64/8 prevede due condizioni di contatto elettrico pericolose per la
persona:

• CONTATTO DIRETTO
Si verifica quando la persona entra in contatto con parti attive dell’impianto
(fig. 7).

Fig. 1 Esempio di contatto diretto

• CONTATTO INDIRETTO

Si verifica quando la persona tocca parti normalmente non in tensione ma che,


in condizioni di guasto o di difetto di isolamento, possono trovarsi in tensione
(fig.8). Questo tipo di contatto è molto più pericoloso del precedente nel senso
che normalmente non si adottano le precauzioni che anche le persone
inesperte usano verso elementi dell’impianto elettrico normalmente in
tensione, come cavi, interruttori etc.

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Fig. 2 Esempio di contatto indiretto

8.2 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI

Gli impianti e gli apparecchi elettrici devono essere isolati e protetti in modo che le
persone non possano venire in contatto con parti in tensione senza deliberato
proposito.
Le misure di protezione contro i contatti diretti possono suddividersi in:
1. Protezioni di grado totale (contro il contatto volontario) che sono ottenute
mediante:
• Isolamento delle parti attive senza possibilità di rimozione;
• Involucri o barriere che sono rimovibili mediante utensili, interblocchi,
barriere intermedie.
2. Protezioni di grado parziale (contro il contatto involontario) che sono ottenute
mediante:
• Allontanamento delle parti a tensione diversa simultaneamente
accessibili.
3. Protezioni addizionali che sono ottenute utilizzando relè differenziali ad alta
sensibilità (IDmax = 30 mA).

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8.2.1 Tipi di isolamento

Ogni apparecchio elettrico è dotato di un isolamento tra le parti attive1 e tra queste e
la carcassa, senza il quale sarebbe impedito il funzionamento. Tale tipo di
isolamento prende il nome di isolamento funzionale.
Si definisce isolamento principale quello utilizzato per la protezione delle persone
contro il pericolo di folgorazione. Talvolta, al fine di garantire la sicurezza delle
persone in caso di guasto dell’isolamento principale, viene introdotto un ulteriore
isolamento, detto isolamento supplementare.
L’insieme dell’isolamento principale e supplementare prende il nome di doppio
isolamento (fig. 9). In luogo dei due isolamenti distinti, principale e supplementare, si
può inoltre realizzare un unico isolamento avente proprietà elettriche e meccaniche
equivalenti; questo tipo di isolamento viene chiamato isolamento doppio o rinforzato
(CEI 64/8 413.2.1.1). I componenti elettrici aventi isolamento doppio o rinforzato
vengono detti di Classe II (CEI 64/8 413.2.1.1).

Fig. 3 Esempio di doppio isolamento

In relazione al rischio di contatto diretto, i componenti elettrici vengono classificati


secondo quattro diverse classi:

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Parti conduttrici dell’impianto che sono in tensione durante il normale funzionamento dell’impianto

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Classe 0 Apparecchiature elettriche provviste del
solo isolamento principale e non aventi
alcun dispositivo per il collegamento
delle masse2 ad un conduttore di
protezione; esse quindi non possono
essere collegate a terra e, nel caso di
guasto dell’isolamento, la protezione è
affidata soltanto alle caratteristiche
dell’ambiente in cui si trovano.
Classe I Apparecchiature elettriche provviste del
solo isolamento principale ed aventi un
dispositivo per il collegamento delle
masse ad un conduttore di protezione.
Classe II Apparecchiature elettriche provviste di
isolamento doppio o rinforzato e non
aventi alcun dispositivo per il
collegamento delle masse ad un
conduttore di protezione.
Classe III Apparecchiature elettriche provviste di
isolamento ridotto in quanto destinate ad
essere alimentate da sistemi a
bassissima tensione di sicurezza (BTS).

8.2.2 Involucri e barriere di protezione

Il grado di protezione di un involucro o barriera è identificato in sede IEC dalle lettere


IP (International Protection) seguite da due o al massimo da 3 cifre:
• la prima cifra indica il grado di protezione dell’involucro o della barriera rispetto ai
corpi solidi,
• la seconda quello rispetto ai liquidi
• e la terza rispetto alle sostanze aeriformi.

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Si definiscono tali le parti metalliche normalmente non in tensione, che potrebbero però andare in tensione a
causa di un difetto dell’isolamento.

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Quando si vuole indicare solo uno o due tipi di protezione, le cifre mancanti sono
sostituite dalla lettera X. Nella seguente tabella sono riportati alcuni esempi di gradi
di protezione e delle prove corrispondenti a ciascuna cifra, al crescere della cifra
cresce il grado di protezione.
Le parti attive devono essere poste entro involucri, o dietro barriere, tali da
assicurare almeno il grado di protezione IP2X, salvo le eccezioni previste per alcuni
apparecchi per i quali le norme relative richiedono un grado inferiore di protezione
(CEI 64/8 412.2).

Le barriere e gli involucri devono essere saldamente fissati e rimovibili soltanto con
l’uso di un attrezzo (CEI 64-8) o di una chiave, purchè la chiave sia in possesso solo
di personale elettricamente addestrato. Il personale addestrato che abbia avuto
accesso alle parti attive, deve di regola sezionare il circuito prima di intervenire sulle
parti attive o nelle loro vicinanze, in casi di riconosciuta necessità è ammesso di
eseguire lavori su parti in tensione, purchè l’ordine sia dato dal capo responsabile
(DPR 547/55 art. 344). Nei lavori su parti in tensione l’operatore deve indossare
guanti isolanti, visiera di protezione, elmetto dielettrico, utilizzare idonei strumenti di

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lavoro (CEI 11-16) ed essere accompagnato da un altro operatore specializzato,
munito di dispositivi di intervento in caso di pericolo.

8.2.3 Protezione mediante distanziamento

La protezione mediante distanziamento ha lo scopo di impedire che parti a tensione


diversa e simultaneamente accessibili siano a portata di mano.
Si intendono a portata di mano quei conduttori o parti conduttrici situati nella zona
che si estende da un punto o da una superficie occupata o percorsa ordinariamente
da persone fino ai limiti che una persona può raggiungere con una mano senza l’uso
di attrezzi. Convenzionalmente il volume che si estende attorno al piano di calpestio
(S) è delimitato come illustrato in fig. 10 (CEI 64-8/23.11).

Fig. 4 Distanze minime di sicurezza

8.2.4 Protezione mediante ostacoli

Gli ostacoli sono destinati ad impedire il contatto accidentale con le parti in tensione,
ma non il contatto intenzionale dovuto all’aggiramento deliberato dell’ostacolo.
Gli ostacoli devono impedire:
• l’avvicinamento non intenzionale del corpo con parti attive, oppure
• il contatto non intenzionale con parti attive durante i lavori sotto
tensione nel funzionamento ordinario.

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Gli ostacoli possono essere rimossi senza l’uso di una chiave o di un attrezzo ma
devono essere fissati in modo da impedirne la rimozione accidentale.
Questa misura di protezione, che non assicura una protezione completa contro i
contatti diretti, è applicata in pratica solo nelle officine, come illustrato nella (fig. 11),
in cui L (distanza fra parti attive) deve essere non inferiore a 900 mm nel caso di
passaggi di manutenzione e 1100 per passaggi di servizio (CEI 64/8 par. 481).

Fig. 5 Distanze minime fra parti attive presenti entro officine.

8.2.5 Interruttore differenziale ad alta sensibilità

Le misure di protezione contro i contatti diretti finora illustrate hanno lo scopo


di evitare il contatto, trattasi dunque di misure di protezione di tipo passivo.
Se tuttavia si verifica un contatto diretto, la corrente che attraversa il corpo
umano può essere tale da non essere “avvertita” dai dispositivi di massima corrente
presenti nell’impianto (interruttori magnetotermici, fusibili). Ciò giustifica la presenza
nelle attuali reti di distribuzione di interruttori differenziali ad alta sensibilità (corrente
nominale differenziale di intervento ID ≤ 30 mA), in grado di interrompere
l’alimentazione qualora il corpo umano dovesse essere interessato dal passaggio di
corrente elettrica.
Il principio di funzionamento dell’interruttore differenziale è schematizzato in
fig. 12.

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Fig. 6 Interruttore differenziale

Esso è costituito essenzialmente da un circuito magnetico toroidale con due


avvolgimenti uguali e percorsi da correnti uguali e contrarie, che nel funzionamento
normale producono un flusso magnetico totale nullo, infatti indicando rispettivamente
con I1 ed I2 i fasori rappresentativi della corrente entrante e della corrente uscente dal
circuito e con Φ il fasore rappresentativo del flusso magnetico totale prodotto, si ha:
NI1 − NI 2
Φ=

In cui ℜ rappresenta la riluttanza magnetica del circuito.

Se non vi è dispersione risulta:

I1 =I 2= 0

ed il segnale in uscita dall’avvolgimento rivelatore differenziale che viene inviato al


relè polarizzato, che a sua volta comanda lo sgancio dell’interruttore, risulta nullo.

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Se al contrario vi è una corrente di dispersione ID nella linea, la somma
vettoriale delle due correnti assume un valore non nullo, così come anche il flusso
magnetico da essa generato:

I1 = I 2+ I D
NI D
Φ=

e conseguentemente si verifica lo sgancio dell’interruttore.
Lo sgancio è rapidissimo, dell’ordine dei 20, 30 o al più 50 ms, quindi con un valore
di taratura dell’interruttore differenziale di 30 mA si ha una sicura protezione.
Esistono anche interruttori differenziali trifasi che sono costituiti da un circuito
toroidale con tre avvolgimenti relativi alle tre fasi; se la linea è a quattro fili bisogna
naturalmente aggiungere il filo di neutro. Esistono anche relè differenziali di tipo
elettronico, che riescono a funzionare anche quando la forma d’onda non è
sinusoidale, ad esempio nel caso di correnti unidirezionali.

8.3 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI

8.3.1 Generalità

I metodi di protezione dai contatti indiretti sono classificabili nelle seguenti due
categorie:
• Metodi di protezione attiva, i quali non evitano la nascita di tensioni di
contatto, ma agiscono interrompendo l’alimentazione qualora tali
tensioni diventassero convenzionalmente pericolose, L’esempio più
tipico è l’impianto di terra.

• Metodi di protezione passiva, mirati ad impedire che possano verificarsi


condizioni di pericolo.

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8.3.2 Protezione attiva dai contatti indiretti

Definizioni
Prima di affrontare il problema della messa a terra degli impianti elettrici è opportuno
premettere una serie di definizioni dedotte direttamente dalla normativa vigente (CEI
64/8).

• Terra
Termine per designare il terreno sia come luogo che come materiale
conduttore, per esempio humus, terriccio, sabbia, ghiaietto e pietra.

• Dispersore
Conduttore appositamente posto in contatto elettrico con il terreno (dispersore
intenzionale), o parte metallica in contatto elettrico con il terreno o con l’acqua,
direttamente o tramite calcestruzzo, il cui scopo originale non è di mettere a
terra, ma di soddisfare tutti i requisiti di un dispersore senza compromettere la
sua funzione originale (dispersore di fatto).

I dispersori intenzionali più frequentemente impiegati sono:

o Dispersore orizzontale
Dispersore generalmente interrato fino ad una profondità di circa 1 m.
Questo può essere costituito di nastri, di tondini o di conduttori cordati
che possono essere disposti in modo radiale, ad anello, a maglia o da
una loro combinazione.

o Picchetto di terra
Dispersore generalmente interrato od infisso per una profondità
superiore ad 1 m. Questo può essere costituito da un tubo, da una
barra cilindrica o da altri profilati metallici.
• Massa
Parte conduttrice di un componente elettrico che può essere toccata e che in
condizioni ordinarie non è in tensione, ma che può diventarlo in condizioni di
guasto.

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• Massa estranea
Parte conduttrice che non fa parte dell’impianto elettrico ed è in grado di
introdurre un potenziale, generalmente il potenziale di terra.

• Conduttore di terra
Conduttore che collega una parte dell’impianto che deve essere messo a terra
ad un dispersore o che collega tra loro più dispersori, ubicato al di fuori del
terreno od interrato nel terreno e da esso isolato.

• Collegamento equipotenziale
Collegamento elettrico tra masse per ridurre al minimo le differenze di
potenziale tra queste.

• Conduttore equipotenziale
Conduttore che assicura un collegamento equipotenziale, tra masse estranee
e dispersore (conduttore equipotenziale principale) e tra masse estranee
(conduttore equipotenziale supplementare).

8.4 Elettricità statica


I meccanismi di formazione delle cariche elettrostatiche sono molteplici e non
completamente conosciuti, fra questi, il più diffuso è quello per contatto-separazione
(sfregamento). Il contatto fra materiali di natura differente genera il distacco delle
cariche elettriche superficiali ed il passaggio di queste da un corpo all’altro, il
fenomeno avviene in misura più o meno evidente a seconda delle caratteristiche di
resistività, costante dielettrica, temperatura, pressione del contatto, velocità relativa
delle superfici e temperatura dei due corpi.
La carica elettrica accumulata su di un corpo può scaricarsi a terra tramite una
persona, tuttavia, la corrente impulsiva di origine elettrostatica è di modesta entità e
non è da considerarsi pericolosa per quanto riguarda la folgorazione.
Il vero pericolo potrebbe manifestarsi in presenza di atmosfere esplosive qualora
l’intensità del campo elettrico associato alle cariche elettriche dovesse superare la
rigidità dielettrica dell’aria tanto da dar luogo ad una scarica elettrica. Se l’energia

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associata alla scarica è maggiore della minima energia di accensione dell’atmosfera
può innescarsi il fenomeno dell’esplosione.
Per evitare che ciò avvenga si può agire in tre differenti modi:

◊ Limitando la formazione di cariche elettrostatiche, es. riducendo la


pressione e la velocità relativa dei corpi a contatto o modificando la natura
delle superfici. Tali provvedimenti sono difficilmente attuabili e raramente
portano a risultati soddisfacenti.
◊ Neutralizzando le cariche elettrostatiche accumulate mediante un campo
elettrico di segno contrario ed idonea intensità, sempre che questo non generi
problemi alle apparecchiature presenti.
◊ Attuando un collegamento al suolo del corpo soggetto ad accumulo di
cariche, in modo da favorire la dispersione della corrente impulsiva verso
terra.
L’ultimo è sicuramente il modo più semplice, efficace ed economico per evitare
l’accumulo di cariche elettrostatiche su un corpo conduttore.

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