Induzione Elettromagnetica Esercizi PDF
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Esercizi.
Mauro Saita
Versione provvisoria. Dicembre 20171
Per commenti o segnalazioni di errori scrivere, per favore, a:
[email protected]
Indice
2 Autoinduzione 5
3 Corrente alternata 6
3.1 Una sintesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
5 Soluzioni 10
1
File: “Induzione elettromagnetica esercizi.tex”
1
Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
Esercizio 1.2. Il grafico qui sotto mostra l’andamento, nel tempo, del flusso magnetico attra-
verso una spira. Trovare il valore assoluto della forza elettromagnetica indotta nella spira al-
l’istante t = 0, 05 s e all’istante t = 0, 3 s. Trovare il valor medio della forza elettromagnetica
indotta nella spira nell’intervallo di tempo compreso tra t = 0 e t = 0.5
Φ(B) (Wb)
10
-10
Esercizio 1.3. Il flusso magnetico attraverso una spira è espresso, in funzione del tempo, da
π
Φ(B(t)) = 5 sin 12x +
2
Trovare il valore assoluto della forza elettromagnetica indotta nella spira all’istante t =
0, 05 s e all’istante t = 0, 3 s. Trovare il valor medio della forza elettromagnetica indotta
nella spira nell’intervallo di tempo compreso tra t = 0 e t = 0.5
Esercizio 1.4. Qual è il significato del segno ‘meno’ nella legge di Lenz? Spiegare.
Pag. 2
Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
stesso. Determinare la f.e.m indotta alle estremità della barretta nell’ipotesi che essa si muova
con velocità (costante) v nella direzione e verso mostrate in figura.
++
++
-- --
Esercizio 1.6. Con riferimento al problema precedente si determini la f.e.m indotta alle
estremità della barretta sapendo che: l = 0, 30 cm, B = 0, 30 T e v = 2 m/s.
Esercizio 1.7. Una bobina ha 100 spire, raggio r = 5, 0 cm e resistenza di 30 Ω. Con quale
rapidità deve variare un campo magnetico B perpendicolare alla bobina per generare in essa
la corrente di 6 A?
Pag. 3
Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
C P D
v
l
B Q A
Figura 3
Problema 1.12. Lungo un conduttore metallico ABCD, come quello mostrato in figura,
scorre senza attrito, sotto l’azione del proprio peso, una barretta conduttrice di massa m. Sia
R la resistenza del conduttore. Il dispositivo è immerso in un campo magnetico uniforme e
costante, di modulo B, ortogonale al foglio, con verso ‘uscente’ dal foglio stesso.
B C
P Q
mg
A D
Figura 4
Pag. 4
Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
2 Autoinduzione
Esercizio 2.3. Un solenoide, lungo 20 cm, è costituito da 400 spire ognuna delle quali di area
6 cm2 e è avvolto su un materiale di permeabilità magnetica relativa µr = 900. Determinare
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3 Corrente alternata
f fmax
i= = sin(ωt) = imax sin(ωt) (3.2)
R R
Tensione e corrente sono in fase.
2. Potenza. La potenza dissipata nel resistore varia in funzione del tempo t secondo
la legge seguente
1 2
Pm = i R (3.4)
2 max
3. Valori efficaci (valori quadratici medi). Il valore efficace della funzione
y = y(t) è la radice quadrata del valor medio di y 2 (t), cioè
p
yeff = [y 2 (t)]medio (3.5)
1
Ricordando che il valor medio di sin2 (ωt) e cos2 (ωt) è uguale a , i valori efficaci della
2
forza elettromotrice (f (t) = fmax sin(ωt)) e dell’intensità di corrente sono
fmax
q
2 sin2 (ωt)]
feff = [fmax medio = √ (3.6)
2
imax
ieff = √ (3.7)
2
Infine, sostituendo (3.7) in (3.4) si ottiene il valore della potenza media
Pm = i2eff R (3.8)
Pag. 6
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R
Esercizio 3.2 (Una diversa formulazione del Quesito 1, Simulazione MIUR, 11 marzo 2015.).
Si consideri il dispositivo rappresentato in figura
C R P P0 D
B d Q a Q0 A
1. la legge oraria del moto del conduttore mobile e la sua velocità rispetto al tempo.
2. il valore della costante elastica k della molla che consente di fare oscillare un conduttore
mobile di massa m = 2, 0 · 10−2 kg alla frequenza di f = 50, 0 Hz.
Agli estremi P , Q del conduttore mobile si genera una differenza di potenziale variabile nel
tempo.
Successivamente l’interruttore viene chiuso e gli effetti elettromagnetici che si producono sul
circuito trasformano il moto del conduttore mobile in un moto armonico smorzato.
Pag. 7
Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
Esercizio 4.1 (Limiti di validità della legge di Ampere.). La legge di Ampere vale nel caso
di correnti uniformi. Che cosa succede se la corrente varia nel tempo? Spiegare.
Esercizio 4.5. Per mantenere in moto una spira di rame in un campo magnetico si applica la
forza F. Se l’intensità del campo magnetico viene raddoppiata, quale forza occorre applicare
alla spira per mantenerla in moto alla stessa velocità?
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Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
Esercizio 4.8.
Pag. 9
Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
5 Soluzioni
Esercizio 1.1
Si consideri il caso di una spira conduttrice immersa in un campo magnetico. Se il flusso di
B concatenato con la spira varia nel tempo, nella spira si registra passaggio di corrente. In
altri termini, se nell’intervallo di tempo ∆t si ha una variazione di flusso allora la forza elet-
tromotrice indotta fi nella spira eguaglia la variazione ∆Φ(B) di flusso rispetto all’intervallo
di tempo ∆t
∆Φ(B)
fi = (5.1)
∆t
f i costituisce il valore medio della forza elettromotrice indotta nella spira, nell’intervallo ∆t.
Essa è uguale alla rapidità di variazione del flusso magnetico nel tempo. Ovviamente, se si
provoca la stessa variazione di flusso in un intervallo di tempo minore la forza elettromotrice
sarà maggiore.
Per trovare la forza elettromotrice all’istante t bisogna passare al limite per ∆t → 0
∆Φ(B) dΦ(B)
fi = lim = (5.2)
∆t→0 ∆t dt
L’uguaglianza (5.2) si chiama legge di Faraday-Neumann.
Possibili approfondimenti: descrizione dell’esperimento dell’anello attraverso il quale Michael
Faraday scoprı, nel 1831, l’induzione elettromagnetica.
Esercizio 1.2
Esercizio 1.4
Si consideri un circuito immerso in un campo magnetico. Se il flusso magnetico concatenato
con il circuito varia nel tempo allora nel circuito si induce una forza elettromotrice fi = dΦ(B)
dt
(legge di Faraday-Neumann). Si può ricavare il valore dell’intensità di corrente che circola
nel circuito all’istante t ricordando la legge di Ohm (f = R i). Si ottiene:
f 1 dΦ(B)
i(t) = = (5.3)
R R dt
La legge di Lenz stabilisce il verso con cui questa corrente scorre nel circuito. Più precisa-
mente, la corrente i è causata dalla variazione (nel tempo) del flusso Φ(B), dove B è il campo
magnetico in cui è immerso il circuito. Tuttavia la corrente i che circola nel circuito genera
a sua volta un campo magnetico B0 il cui flusso Φ(B0 ) ha segno opposto rispetto a quello di
Φ(B).
La legge di Lenz esprime la tendenza dei sistemi fisici elettromagnetici, ad opporsi a rapide
variazioni di stato, cosı̀ come in dinamica i corpi tendono ad opporsi a rapide variazioni di
velocità (inerzia meccanica).
Un altro modo per spiegare il segno ‘meno’ che compare nella legge di Lenz
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dΦ(B)
fi = − (5.4)
dt
consiste nell’utilizzare il principio di conservazione dell’energia. La corrente indotta nel cir-
cuito dà origine a un campo magnetico e, di conseguenza, a un flusso concatenato con il
circuito. Questo flusso deve opporsi alla variazione di flusso che ha inizialmente generato la
corrente indotta, altrimenti, se tale corrente generasse un flusso che favorisse la variazione
complessiva di flusso, la forza elettromotrice indotta aumenterebbe e ciò provocherebbe un
ulteriore aumento della forza elettromotrice indotta. In questo modo la corrente nel circui-
to crescerebbe indefinitivamente senza spese di energia, contraddicendo cosı̀ il principio di
consevazione dell’energia.
Esercizio 1.5 Si può spiegare l’origine della f.e.m che si genera alle estremità della barretta
conduttrice analizzando le forze che agiscono sugli elettroni di conduzione.
Ogni singolo elettrone si muove orizzontalmente verso destra con velocità v; su di esso si
esercita una forza magnetica Fm = e v × B avente direzione verticale, orientamento verso il
basso e modulo e v B.
++
++
v
-
Fm
-- --
La forza Fm fa muovere gli elettroni liberi verso il basso producendo una carica totale negativa
nella parte inferiore della barretta e una uguale carica totale positiva nella parte superiore.
La separazione di cariche genera un campo elettrico E che diventa via via più intenso con
l’accumularsi delle cariche alle estremità della barretta. Il moto degli elettroni verso il basso
continua finchè la forza e E (verticale e orientata verso l’alto) non eguaglia la forza magnetica.
Quando le due forze si equilibrano si ha e E = e v B; nella situazione di equilibrio l’intensità
del campo elettrico è
E = vB
Quindi, la differenza di potenziale alle estremità della barretta , ossia la f.e.m indotta, è
∆V = E l = B l v
Esercizio 1.6
Esercizio 1.7
Pag. 11
Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
La f.e.m f nella bobina è uguale alla differenza di potenziale agli estremi della resistenza:
La legge di Faraday afferma che il valore assoluto della f.e.m. indotta è uguale alla rapidità
di variazione del flusso magnetico:
dΦ(B)
f=
dt
ossia
d(π · 0, 25m2 · B) dB
180V = = π · 0, 25m2
dt dt
Quindi, per generare la corrente richiesta, la rapidità di variazione del campo magnetico deve
essere
dB 180V
= = 229 T/s
dt π · 0, 25m2
.
Esercizio 1.8
È possibile variare il flusso magnetico concatenato con il circuito in modi diversi:
1) avvicinando o allontanando la sorgente del flusso magnetico al circuito e viceversa,
avvicinando o allontanando il circuito alla sorgente del flusso;
2) se il campo magnetico è generato da corrente, aumentando o diminuendo l’intensità di
corrente oppure invertendo il verso di circolazione della corrente nel circuito;
3) aumentando o diminuendo l’area del circuito immerso in un campo magnetico uniforme.
Per la legge di Faraday, il valore assoluto della f.e.m indotta f è uguale alla rapidità con cui
varia il flusso rispetto al tempo
dΦ(B)
f=
dt
f si misura in Volt, il flusso in W eber, la rapidità con cui varia il flusso rispetto al tempo in
Weber al secondo; quindi
1 Wb/s = 1 V
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Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
Esercizio 1.9 La direzione del vettore induzione magnetica B è ortogonale al piano che
contiene il circuito, quindi il flusso Φ(B) di B concatenato con il circuito è
Φ(B) = B S (5.5)
Si ottiene
dΦ(B)
fi = ( legge di Faraday)
dt
d BS
= ( uguaglianza (5.5) )
dt
dB
= S (S è costante nel tempo)
dt
Quindi, la forza elettromotrice indotta è fi = (40 · 10−2 m) · (20 · 10−2 m) (0, 5 T/s) = 0, 04 V
Esercizio 1.10
1) Il conduttore P Q si muove di moto traslatorio uniforme; la sua velocità v, il campo
magnetico B e il conduttore sono ortogonali tra loro.
C P D
v dt
l F f
B Q A
Figura 7: Il conduttore P Q, nell’intervallo di tempo dt, si sposta orizzontalmente del tratto v dt.
Se A(t) è l’area delimitata dal circuito all’istante t, il flusso uscente da tale area è
Φ(B) = B A(t)
dΦ(B) = B dA = Blv dt
ossia
dΦ(B)
= Blv
dt
Per la legge di Faraday-Lenz, la forza elettromotrice indotta è
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Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
Φ(B)
fi = − = −Blv
dt
essa coincide con la differenza di potenziale agli estremi del conduttore P Q. Il verso della
corrente indotta i è quello orario, infatti il flusso di B attraverso il circuito è ‘uscente’ pertanto
quello prodotto dal campo Bi (il campo magnetico generato dalla corrente indotta), deve
essere entrante. Ciò si verifica se la corrente percorre il conduttore in senso orario.
Si noti che la forza elettromotrice indotta fi è costante nel tempo perchè il moto di P Q
è uniforme. Avendo inoltre trascurato il fenomeno di autoinduzione, anche la corrente i è
costante. Si ottiene
|fi | Blv
i= =
R R
2) Per determinare la potenza occorre prima trovare la forza che agisce sul conduttore P Q.
Tale conduttore è lungo l, è percorso da corrente i ed è immerso nel campo magnetico B;
quindi esso risente di una forza F la cui intensità è
Blv
F = Bil = B l
R
ossia2
B 2 v l2
F =
R
La direzione di F è parallela a AD e ha verso opposto a quello di v. Pertanto per mantenere
il conduttore in moto con velocità costante v occorre applicare al conduttore la forza esterna
f uguale e contraria a F. Serve spendere la potenza meccanica
B 2 v 2 l2
Pm = F v =
R
Tale potenza meccanica è esattamente uguale alla potenza elettrica dissipata nel circuito per
effetto Joule.
Le espressioni trovate per fi , i e F in funzione della velocità non dipendono dal tipo di moto.
Esse continuano a essere vere anche per velocità variabili. Quello descritto è il principio su
cui si fonda la produzione della maggior parte di energia elettrica nel mondo.
Esercizio 1.11
Esercizio 1.12 Nel circuito si genera una corrente indotta perchè il circuito è immerso in
un campo magnetico e una sua parte è mobile. Ciò genera una forza magnetica di intensità
F = Bil.
L’equazione del moto della barretta è
2
La forza F si chiama, di solito, resistenza di attrito elettromagnetico.
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Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
m a = mg − Bil
ossia
dv Bil
=g− (5.6)
dt m
Con le stesse argomentazioni fatte per l’esercizio 1.10 si ricava che la forza elettromotrice
indotta nel circuito è
dv B 2 l2
=g− v
dt mR
La velocità della barretta è
mgR 2 2
− BmR
l
t
v(t) = 2 2 1−e
B l
mgR
Per t che tende a +∞ la velocità tende al valore limite v = 2 2 . In altri termini, la corrente
B l
tende a un valore limite e la corrispondente forza magnetica eguaglia in modulo la forza peso.
Il moto della barretta diventa uniforme, esattamente come avviene nella caduta di un corpo
in un mezzo viscoso.
Esercizio 2.2
∆Φ(B) ∆i
Da fi = − = −L si ricava:
∆t ∆t
∆i 1, 4 A
fi = −L = −3, 5 · 10−5 = 8, 17 · 10−4 V
∆t 0, 060 s
Esercizio 2.3
Esercizio 3.2
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Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
r
k
dove ω = 2πf = è la pulsazione e f la frequenza dell’oscillatore.
m
Per determinare la sua velocità in funzione del tempo basta calcolare la derivata prima
di s rispetto al tempo, cioè
ds
v(t) = = −aω sin(ωt) (5.9)
dt
r
k
2. Dall’uguaglianza 2πf = si ricava
m
3. Se A(t) è l’area delimitata dal circuito all’istante t, il flusso uscente da tale area è
Φ(B) = B A(t)
dΦ(B) = B dA = Blv dt
ossia
dΦ(B)
= Blv
dt
Per la legge di Faraday-Lenz, la differenza di potenziale VP − VQ è
Φ(B)
VP − VQ = fi = − = −Blv
dt
Si poteva giungere alla stessa conclusione, utilizzando i risultati trovati al quesito 1: il
vettore induzione magnetica B (uniforme e costante) è ortogonale al piano contenente
il circuito. Pertanto il flusso, in funzione del tempo t, è dato da
dΦ(t)
VP − VQ = fi = − = Blaω sin(ωt) = −Bl v (5.11)
dt
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Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
Il valore trovato è molto piccolo e non permetterebbe di far funzionare nessuno dei
dispositivi normalmente presenti nelle nostre case (immaginando una resistenza di 1 Ω
si otterrebbe una potenza minore di 5 mW). 3
dΦ(B)
4. Alla chiusura del circuito la forza elettomotrice indotta fi = − = −Bl v produce
dt
fi Bl v
nel circuito una corrente di intensità i = =− .
R R
Durante il primo semiperiodo il flusso Φ(B) diminuisce: dΦ(B)
dt < 0 e fi > 0. Quindi
la corrente circola in senso antiorario. Nel secondo semiperiodo il flusso Φ(B) cresce,
dΦ(B)
dt > 0 e la corrente circola in senso orario.
Al passaggio di corrente nel circuito, sul conduttore mobile P Q, agiscono due forze: la
forza di richiamo della molla e la forza magnetica
Fm = i l × B
1
E0 = ka2 = 99 mJ
2
Durante il moto, diciamo durante il primo semiperiodo, il lavoro compiuto dalla forza
elastica fornisce al dispositivo energia cinetica Ec e energia elettrica Eel
E0 = Ec + Eel
l’energia elettrica Eel viene dissipata per effetto Joule ma potrebbe anche essere uti-
lizzata per far funzionare qualche dispositivo elettrico. In ogni caso l’energia totale
disponibile è di 99 mJ e tale valore rappresenta la quantità di energia che viene erogata
dal sistema prima del suo arresto definitivo.
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Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
I
B · dl = µ0 i (5.12)
Anzitutto occorre precisare cosa si intende per curva concatenata con il filo. Sono possibili
due definizioni
Prima definizione. Si dice che la curva γ è concatenata con il filo se ogni superficie S di
bordo γ interseca il filo; viceversa si dice che γ non è concatenata con il filo se esiste una
superficie S di bordo γ che non interseca il filo.
Seconda definizione. Si dice che la curva γ è concatenata con il filo se ogni deformazione
continua che riduce la curva γ a un punto interseca il filo conduttore almeno una volta;
viceversa si dice che γ non è concatenata con il filo se esiste una deformazione continua che
riduce la curva γ a un punto senza mai intersecare il filo.
Fatta questa precisazione ci si chiede cosa succede nel caso di correnti variabili nel tempo:
vale ancora la legge di Ampere?
Il caso di un condensatore durante la fase di carica.
Si consideri il condensatore schematizzato in figura: durante la fase di carica nei fili conduttori
scorre corrente variabile nel tempo: essa passa da un valore massimo, quando le due armature
sono scariche, fino ad annullarsi, quando le armature sono completamente cariche. Da questo
momento in poi, cioè da quando le armature sono completamente cariche, non vi è più alcun
passaggio di corrente.
i i
P Q
Si consideri ora (figura 8) la circonferenza γ avente centro sul filo e raggio r. Per quanto si è
detto sopra la circonferenza non è concatenata con il filo: infatti, per esempio, la superficie S
a forma di “tazza” avente per bordo γ (si veda la figura 9 ) non interseca il filo conduttore.
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Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
i i
P Q
Figura 9: La superficie S avente per bordo γ non interseca il filo conduttore, quindi la circonferenza
γ non è concatenata con il filo.
Ora, se in un dato istante t della fase di carica del condensatore, si vuole calcolare la
circuitazione di B lungo γ, dalla legge di Ampere si ottiene
I
B · dl = µ0 i = 0 (5.13)
Tuttavia, nel medesimo istante di tempo, attorno ai fili del condesatore si è generato un
campo magnetico B: in ogni punto di γ esso avrà intensità B 6= 0, direzione tangente alla
circonferenza e verso stabilito dalla regola della mano destra. Segue che, al tempo t, la
circuitazione di B vale
I
B · dl = 2πr B 6= 0 (5.14)
Esercizio 4.2 Si analizzi ancora una volta il caso di un condensatore durante la fase
di carica. Durante questo intervallo di tempo non vi è passaggio di corrente tra le due
armature, nonostante ciò tra di esse è presente un campo elettrico variabile nel tempo le
cui linee di campo vanno dall’armatura su cui si stanno accumulando le cariche positive a
quella su cui si stanno accumulando le cariche negative (il campo elettrico è nullo nello spazio
al di fuori delle armature). Pertanto si ha una variazione di flusso del campo elettrico E.
Maxwell allora ipotizzò che, cosı̀ come la variazione di flusso di un campo magnetico produce
un campo elettrico (legge di Faraday-Neumann), anche la variazione di flusso di un campo
elettrico deve produrre un campo magnetico.
Pag. 19
Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
i i
P Q
Figura 10:
All’istante t (durante la fase di carica del condensatore) il flusso di E attraverso il disco di area
σ Q(t)
S rappresentato in figura è Φ(E) = E S = S, dove σ(t) = è la densità superficiale di
ε0 S
carica sulle due armature. Si ottiene
Q(t)
Φ(E) = E S = (5.15)
ε0
Differenziando i due termini della precedente uguaglianza si ricava
dΦ(E) 1 dQ(t)
= (5.16)
dt ε0 dt
dQ(t)
Maxwell chiamò la quantità is = dt = ε0 dΦ(E)
dt corrente di spostamento; egli dimostrò che
la legge di Ampere
I
B · dl = µ0 i (5.17)
In altri termini, Maxwell ipotizzò che dovesse valere una legge analoga a quella di Faraday-
Neumann-Lenz
I
dΦ(B)
E · dl = − (5.19)
dt
dove B e E hanno ruoli scambiati. Egli verificò che
I
dΦ(E)
B · dl = µ0 ε0 (5.20)
dt
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Campi magnetici variabili. Esercizi. Mauro Saita
Esercizio 4.3 Durante la fase di carica del condensatore, diciamo al tempo t, il campo
elettrico E ha direzione perpendicolare alle armature, verso che va dall’armatura ‘positiva’
σ
a quella ‘negativa’ e intensità E = , dove σ è la densità superficiale di carica su ciascuna
ε0
armatura. Sia P un piano tra le due armature e parallelo ad esse. Il flusso attraverso P è
σ Q(t)
ΦP (E) = πR2 E = πR2 = (5.22)
ε0 ε0
Quindi, l’intensità della corrente di spostamento è
dΦP (E) dQ
is = ε0 = = 1, 8 A (5.23)
dt dt
Esercizio 4.4
Esercizio 4.5 La corrente i che circola nella spira raddoppia. La forza F applicata alla
spira è proporzionale sia a i che a B; poichè entrambe raddoppiano la forza sarà quattro volte
maggiore.
Esercizio 4.6 Il flusso di campo magnetico attraverso una sezione S (ortogonale) del
solenoide è
2,4·10 Wb−5
La forza elettromotrice indotta in una spira è ∆Φ
∆t = 10−3 s
= 2, 4·10−2 V. Per determinare
la forza elettromotrice nel solenoide bisogna moltiplicare questo valore per il numero di spire
Pag. 21