Cenni Di Prosodia e Metrica
Cenni Di Prosodia e Metrica
Cenni Di Prosodia e Metrica
1. si basa sul principio musicale della successione di sillabe lunghe e brevi (le prime
vengono "tenute" un tempo doppio delle seconde);
2. non prevede un numero fisso di sillabe (ad es. l'esametro può averne da 12 a 17);
3. non assegna una posizione fissa agli accenti ritmici (detti ictus metrici);
4. può alterare la pronuncia naturale delle parole;
5. non impiega la rima.
E' dunque di fondamentale importanza, per la metrica latina e greca, saper distinguere la
quantità delle sillabe: di questo si occupa la prosodìa.
PROSODIA
Poiché, come s'è visto, il verso latino era fondato sulla quantità, la metrica, ossia la disciplina
che studia la composizione e la struttura dei versi, trova una necessaria premessa nella
prosodia, che costituisce una parte della fonetica e studia la quantità delle sillabe. Come
dottrina sistematica della quantità delle sillabe, la prosodia presenterebbe una notevole
complessità, ma un numero limitato di regole empiriche è sufficiente a metterci in grado di
affrontare la lettura metrica dei versi latini senza un ricorso troppo frequente al vocabolario,
che registra la quantità di tutte le sillabe, eccettuate quelle finali. Ai fini della lettura metrica ci
interessa saper riconoscere la quantità di tutte le sillabe di una parola, mentre nella fonologia
per la collocazione dell'accento l'attenzione era posta solo sulla quantità della penultima sillaba
delle parole trisillabiche o polisillabiche.
La quantità delle sillabe è stabilita secondo le seguenti norme fondamentali:
le sillabe chiuse, cioè terminanti in consonante, sono tutte lunghe, anche se contengono una
vocale breve;
le sillabe aperte, cioè terminanti in vocale, sono lunghe o brevi a seconda che sia lunga o
breve la loro vocale.
Si dice prosodìa il complesso delle regole dell'accentazione e della quantità sillabica delle
parole.
In generale:
- una sillaba è breve se contiene una vocale breve: si riconosce da quel segno caratteristico,
simile ad una piccola mezzaluna, tracciato sopra di essa nei vocabolari e nelle grammatiche
(ĕ);
- una sillaba è lunga se contiene una vocale lunga o un dittongo: una vocale lunga si
riconosce da quel segno caratteristico, simile ad un trattino, tracciato sopra di essa nei
vocabolari e nelle grammatiche (ē);
Per riconoscere la quantità delle sillabe esistono alcune regole (ma è di fondamentale
importanza consultare il vocabolario in caso di dubbio):
- una vocale seguita da un'altra vocale con cui non formi dittongo è considerata breve (vocalis
ante vocalem corripitur); meus, tuus, suus, timeo, sentio.
- positio debilis: la vocale che precede due consonanti delle quali la prima è una muta (b, c, d,
g, p, ph, t, th) o f + una liquida (l, r) è in posizione debole, cioè può essere sia lunga sia
breve;
- unius, istius, ipsius, ullius, totius hanno la I di -IUS lunga;
- I finale è lunga (fanno eccezione nisi, quasi; è ancipite in mihi, tibi, sibi, ubi, ibi);
- O finale è lunga (fanno eccezione ego, duo, modo);
- U finale è lunga;
- as, -os, -es finali sono lunghe;
- is finale è generalmente breve;
- us finale è generalmente breve;
- una parola non monosillaba, che termini in consonante diversa da s, ha l'ultima sillaba
generalmente breve;
- i monosillabi che escono in vocale sono generalmente lunghi
- i monosillabi uscenti in consonante sono generalmente brevi (fanno eccezione i monosillabi
sostantivi o aggettivi come ver, pes etc., che sono lunghi);
- Per quanto riguarda la quantità delle sillabe finali delle parole non monosillabiche, è facile
ricordare che ogni sillaba terminante in consonante, eccetto la s, è breve: orat, timet, rumor,
ancillam, nomen, dicit, dixit. Le sillabe finali uscenti invece in s sono più spesso lunghe quando
hanno le terminazioni -as, -es, -os; più spesso brevi in -is, -us.
- le sillabe che terminano in -c sono lunghe (fa eccezione donec, che ha la -e- breve);
- sono brevi le enclitiche -que, -ve, -ne.
- Una vocale che risulta da contrazione di due precedenti suoni vocalici è lunga: nil da nihil;
cogo da co-ago; nolo da ne-(v)olo.
1) "legge della baritonèsi": in latino l'accento non cade mai sull'ultima sillaba: non
esistono quindi parole tronche, tipo "città". C'è qualche eccezione, ma solo apparente:
adhùc, illìc, illùc e parole del genere; ma in realtà si tratta di parole apocopate,
ovvero mutile dell'ultima sillaba (in origine erano adhùce, illìce, illùce);
2) "legge del trisillabismo": in latino l'accento non può mai cadere oltre la terzultima
sillaba: quindi può esserci al massimo una parola sdrucciola, tipo "tàvolo" (ad es.
ìncipit), ma assolutamente non una parola bisdrucciola, tipo "telèfonami";
3) "legge della penultima": nelle parole di tre o più sillabe, si possono verificare due
casi:
Si dice PIEDE l'unità di misura metrica, cioè un gruppo di sillabe brevi e lunghe riunite sotto un
ICTUS (= accento ritmico). Nel piede si distinguono: ARSI (parte forte, "in battere", cioè quella
su cui cade l'ictus) e TESI (parte debole, "in levare"). Tale denominazione è alquanto
discutibile e comunque valida solo in relazione alla metrica latina: infatti in quella greca è vero
l'esatto contrario, come del resto è evidente dall'etimologia dei due termini ("arsi", da àiro =
"alzo", è il tempo debole, e "tesi", da tìthemi = "colloco", è il tempo forte). La lettura metrica
di un verso si chiama SCANSIONE.
I piedi principali sono:
= trochèo
= dàttilo
= giambo
= trìbraco
= anapesto
Sono ascendenti i piedi che cominciano con una tesi (tempo debole);
sono discendenti i piedi che cominciano con un'arsi (tempo forte).
Si dicono ACATALETTICI i versi che terminano con un piede intero;
si dicono CATALETTICI i versi che hanno l'ultimo piede mancante di una o più sillabe (ad es.
l'esametro dattilico).
FENOMENI PARTICOLARI
IATO: si ha quando, per motivi metrici, tra le due vocali che si incontrano non avviene sinalefe.
Es.: pecuri et (Virgilio), dove -i non si elide.
a = semiternaria (o tritemìmera)
b = semiquinaria (o pentemìmera)
c = trocaica o del terzo trocheo (katà trìton trochàion)
d = semisettenaria (o eftemìmera)
Esempio:
cesura semiquinaria