An GiacLentini - Baldi 2001
An GiacLentini - Baldi 2001
An GiacLentini - Baldi 2001
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metafora
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divinizzazi0ne
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I motivi. In questo sonetto I'omaggio alla dorura, tradizionale nella poesia cortese, si arricchisce di un ambito di immagini inedito, attinto al campo religioso. La metafora reJigiosa, tuttavia, appare pur sempre trascritta in termini schietLamente feudali: il rapporto di devozione con Dio assume infatti ie vesti del rapporto vassallo-signore, fondato srf nservire,. Attraverso il servizio il poeta mira ad un particolare beneficio, labeatitudine paradisiac4 ed anche tale beatitudine concepita come ammissione ad una corte feudale: il paradiso appare secondo un aspetto tipicamente cortese, come luogo dove perdurano ini:rterrottamente nsollazzo, gioco e riso, (e non un caso che i tre termini costituiscano una formula diffusissima nella poesia provenzale). in questo contesto cortese non pu nancare la donna, che del]a cortesi, come sappiamo, il centro e la fonte. erci il poeta afferma che nn potrebbe andare in paradiso senza la sua doma: la beatitudine si configura proprio nei termini della "gioia" cortese (ugauderer), che non potrebbe esistere senza la donna. Dietro I'omaggio iperbolio all'amata, per, si delinea una forte ambiguit tra amore celeste e amore terreno, anzi, addirithrra u:r con-flitto: se all'interno della metafora amorosa cortese scontato affermare che non vi potrebbe essere "gioi a" senzala doma, sul piaro letterale aermare che la beatitudine paradisiaca non pu essere completa senza la sua presenzarasentalabestemmia. E quel conflittorcostitutivo tlell'amor cori... ru cui si insistito (cfr. Quadro d ifeimento i, S 4) e che torner nei poeti suessivi, specie gli stilnovisti: se la don:ra sublimata sino a divenire una sorta di divhit, I'amore, anzi, tl culto per lei, non pu non entrare in conflitto con quello per Dio. La pericolosit dell'accostamento induce il poeta a giustificarsi, nei primi due versi delle terzine, che il unla, stacca fortemente dai precedenti: precisa pertanto che non vuole aver la donia con s in paradiso per commettere peccato. Ma ci non lo induce a rilaegare il suo atteggiamento di fondo: viene ribadito, nei versi conclusivi, che la donna nella sua bellezza sowumma degna della gloria celeste; e la contemplazione della donna gloriosa si sostituisce a quella di Dio (anche se I'apoteosi fina-le della douna, in linea con quella cautela che gi. si colta, non data come realt oggettiva, ma resta nel campo del desiderio e dell'ipotesi). questo uno dei primi esempi, sttl suolo italia:ro, del processo di subiimazione e divintzzazione della figura femminile, che poi sar proseguito da Guinizzelli e dagli stihovisti (il tema compariva per gr in qualcuno dei trovatori pi tardi). I1 semplice omaggio feudale alla donna si trasforma, media:rte le iperboli del linguaggio poetico, nella suatrasfigurazione in creatura sowannaturale, a:rgelica, capace di mediare il rapporto dell'uomo con il trascendente.
tllinguaggio: Gli
aspetti formali.
I1
residuishiliani rio.visibili alcuni elementi dell'originario testo siciliano: il verbo naggloo (ripetuto due volte, v. 1 e v. 3), la rima ugireo/ugaudere, (v. 5 ev.7). Nell'originale infatti si aveva 'na rimavera e propria, gii / gaudii, in quanto in siciliano la e hrnga del lati:ro si trasformava in i; in toscano invece essa d e chiusa, che elimina la rima. In realt. tutta la poesia toscana conti:rua a mantenere questa pseudo-rima, in omaggio ai modelli siciliani: per questo si parla dtima sciliana. Ci che connota il linguaggio del sonetto a livello del lessico la forte Provenzalismi presnza di provenzalismi; che comprovano anche nella forma I'ossequio dei poeti siciliani per il modello trobadorico, da cui traggono i motivi amorosi, e la volont di dar vita advn sctliano llustre,lonta:ro da particolarismi dialettali, purificato e nobilitato: Kso\lazzoD,,londao, (claroD, uintendimento,r, uportamentoD, (collso-
'
lamento,; vicsyslss nghiora, forma popolare tipicamente tosca:ra pergloia, ed un elemento introdotto dal copista. Si possono mcora notare due forme latineggianti, utlditor e (gaualereD, che conservano il dittongo
originale (in italiano udito, godere). Il carattere di poesia elab oralz e preziasa, altamente stilizzata secondo codici prefissati, che proprio delGliartificimetrici la lirica siciliana, qui rivelato dal ricorrere di numerosi aifici mehici e stilistici. In prino luogo si notano e$ilisthi le rime ricche (in cui cio I'identit di suono coinvolge almeno una consna:rte prima della vocale accentaRipreseesitntttetrie
ta):uviso,/i,diviso,,w.e8; udire,/ngaudere,,w.3e7;ui:rtendimento,/uportamento,/uconsol4mentoo, w. 9, 11, 13. Vi sono poi riprese di termini e di costrutti sintattici, dalla collocazione estremamente sfudia.
la; ngter, v. 2 e ngireo,
v. 5, il primo alla cesura del verso (cio in chiuswa del primo emistichio, che un settenario), il secondo in rima; nma desl;1,, v. 5 e nla mia donnao, v. 8, nel verso iniziale e fur quello finaIe della quartina; nclaro viso,, v. , in rma, ue 1o bel viso,, v. 12, in cesura; nvoriao, . 5, uv6ls55sr, v. 10, entrambi a fine verso, seguiti da infnito; uveder), v. 11, *veggendoo, v. 14, entrambi i:r chiusura di strofa e all'inizio di verso. Infine le due formule nestando da la mia don:ra diviso,, v. 8, e nveggendo la mia donna in ghiora stare,, v. 14, sono rispondenti nella struttura (gerundio pi "la mia doma,) e collocate simmetricamente al termins dslls quartine e al termine delle terzine, ma sono in simmetria rovesciata in quanto al significato: nel primo caso il poeta di-viso dalla donna, uel secondo la contempla nella gloria del paradiso; nel primo caso non potrebbe (gaudere,, nel secondo trarrebbe (gran consolrmento, dalla contemplazione.
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