Legame Ionico
Legame Ionico
Legame Ionico
Le equazioni seguenti, nelle quali e_ indica un elettrone, usano i simboli di Lewis per
mostrare dapprima la formazione di un catione e di un anione, e quindi quella di un
composto ionico.
La combinazione di cationi con anioni dà luogo a composti ionici. Il loro nome è dato
dal nome dell’anione seguito da quello del catione.
Un catione monoatomico ha lo stesso nome dell’elemento, ad esempio lo ione sodio
(Na+) e lo ione calcio (Ca2+).
Il nome di un anione monoatomico in genere si ottiene aggiungendo il suffisso -uro
alla radice del nome dell’elemento. Pertanto il cloro Cl- dà luogo allo ione cloruro ed
il composto formato con il Na+ si denomina cloruro di sodio, ad eccezione
dell’ossigeno che dà luogo allo ione ossido.
I nomi degli ossoanioni (essi contengono ossigeno combinato con un secondo
elemento) sono ottenuti aggiungendo la desinenza -ato alla radice del nome del
secondo elemento, ad esempio, NO3- nitrato), mentre la desinenza -ito è usata per il
nome dell’anione con meno ossigeni (ad esempio, NO2- nitrito). Per gli elementi tipo
il cloro, che formano più di due ossoanioni, utilizziamo anche i prefissi per- (numero
massimo di atomi di ossigeno) e ipo- (numero minimo di atomi di ossigeno).
Una descrizione più accurata del legame ionico è legata alla valutazione della
energia di stabilizzazione (prodotta dall’attrazione Coulombiana, ∆ E Coul) delle
coppie ioniche rispetto agli atomi liberi, poiché questa grandezza è una misura della
forza del legame formato.
Consideriamo la variazione di energia che accompagna la formazione di un legame
ionico isolato.
Il trasferimento di un elettrone è un processo che richiede energia poiché l’energia
che serve per formare un catione è maggiore di quella liberata quando si forma un
anione.
Visto che l’energia di ionizzazione è sempre maggiore dell’affinità elettronica,
possiamo dire che la formazione di una coppia di ioni richiede sempre energia.
Per cui una coppia di ioni avrà un’energia potenziale maggiore di zero, pari a:
∆ E ∞=I E−EA
I due ioni formatisi, avranno cariche opposte e man mano tenderanno ad attrarsi,
comportando una riduzione dell’energia potenziale, a causa dell’energia di
stabilizzatrice prodotta dall’attrazione coulombiana, fino a raggiungere un minimo in
corrispondenza della “lunghezza di legame di equilibrio” Re (distanza fra i due
nuclei).
L’ulteriore avvicinamento dei 2 ioni, oltre la distanza di legame, è ostacolato dal
brusco aumento dell’energia potenziale provocato dalle interazioni repulsive (le nubi
elettroniche dei due atomi (o ioni) cominciano a respingersi reciprocamente e
l’energia aumenta bruscamente).
La distanza di equilibrio Re di un legame ionico è determinata da un bilanciamento di
forze attrattive e repulsive.
∆ E d (l’energia di stabilizzazione) rappresenta la stabilizzazione dovuta alla
formazione del legame ionico rispetto ai 2 atomi neutri, ed è approssimativamente
uguale all’energia di dissociazione, che corrisponde all’energia necessaria per
rompere il legame ionico e produrre atomi neutri.
L’energia di dissociazione in atomi neutri può essere approssimata da
Q1 Q 2
∆ E d ≈− −∆ E ∞
4 π ϵ0 R
Il primo termine di questa equazione è l’energia necessaria a separare i due ioni (che
è un valore positivo perché Q1 è negativo) ed il secondo termine è l’energia rilasciata
quando gli elettroni sono trasferiti tra gli ioni per ottenere gli atomi neutri (un valore
negativo se includiamo il segno meno).
Per l’attrazione che si stabilisce tra le cariche opposte, cationi e anioni si uniscono a
formare un solido.
Avremo che ogni catione è circondato da anioni e viceversa, il che comporta una
forte stabilizzazione per interazione coulombiana, poiché le repulsioni tra ioni dello
stesso segno vengono minimizzate. Per questo i solidi ionici hanno elevate
temperature di fusione e possono formare grandi cristalli, ma sono pessimi
conduttori.
La carica Q dei cationi e la carica Q degli anioni sono in ugual numero perché il
composto nel suo complesso deve essere elettricamente neutro.
Quanto appena descritto, non è una molecola, in quanto non è quella unità
indipendente che si ripete, bensì una cella elementare che serve ad indicare il
rapporto stechiometrico fra gli atomi che costituiscono il cristallo.
Neo composti ionici, dunque, la formula chimica non descrive una struttura
molecolare, ma è una rappresentazione di comodi, che indica la proporzione nel
cristallo tra ioni positivi e negativi.
Come si può formare un legame ionico?
Quando i due ioni, carichi in modo opposto, si trovano ad una certa distanza, la forza
di Coulomb li attrae vicendevolmente. Secondo la legge di Coulomb, l’energia
potenziale di interazione tra due cariche Q1 e Q2, separate da una distanza R, è data
da:
Q1 Q 2
∆ E Coulomb=
4 π ϵ0 R
Q1 Q 2
∆ E Coulomb=
4 π ϵ0 R
Per distanze grandi, gli atomi neutri sono sempre più stabili. A distanze molto corte,
le nubi elettroniche dei due atomi (o ioni) cominciano a respingersi reciprocamente e
l’energia aumenta bruscamente. La distanza di equilibrio Re di un legame ionico è
determinata da un bilanciamento di forze attrattive e repulsive.
Per un legame ionico come quello di KF, l’energia di dissociazione in atomi neutri
può essere approssimata da
Q1 Q 2
∆ E d ≈− −∆ E ∞
4 π ϵ0 R