Umanesimo e Rinascimento - 3L
Umanesimo e Rinascimento - 3L
Umanesimo e Rinascimento - 3L
2022-2023
1) L’UMANESIMO
❖ Introduzione
Nel Quattrocento si apre un’ era nuova rispetto al periodo medievale, definita da:
tuttavia sostenere che tra Medioevo ed Umanesimo ci sia una rigida separazione è improprio, in quanto entrambe le realtà
si inseriscono in un processo storico, in una sorta di flusso continuo; inoltre già prima del Quattrocento erano palesi
nuove concezioni, come dimostra il laicismo della Scuola siciliana; Medioevo ed Umanesimo devono piuttosto essere
intesi come convenzioni utili per orientarsi nella storia culturale, come si suole affermare per le “coppie” Rinascimento-
Barocco , Barocco- Illuminismo , Illuminismo- Romanticismo.
• Politica
La signoria è la nuova forma di governo impostasi in seguito a conflitti entro i comuni; con tale istituzione i cittadini
affidano il potere ad un solo signore, per cui essa nasce come popolarmente legittimata (celeberrima la signoria dei Medici
a Firenze); ma spesso il potere dei signori è legittimato da titoli feudali conferiti dall’Imperatore o dal Pontefice; consegue
a ciò la nascita del principato e del ducato (ruolo significativo rivestono nel Quattrocento, e oltre, quelli di Milano,
Ferrara, Mantova , Urbino).
L’istituto della signoria implica la presenza di un signore, di una corte e il fenomeno del mecenatismo, ma pure lo
spegnersi della dialettica politica e civile, per cui da cittadini si diviene sudditi.
• Economia e società
Gli ultimi anni del Trecento furono caratterizzati da depressione, carestie, epidemie; nel Quattrocento si avvertono invece
una ripresa ed anche il ritorno alla terra, in quanto l’agricoltura presenta meno rischi rispetto alla vita cittadina.
La borghesia tende ad assimilarsi pertanto all’aristocrazia.
Se tali classi conducono una vita serena ,all’insegna dell’edonismo, la massa si trova nelle stesse condizioni di miseria di
epoche precedenti.
• Luoghi di cultura
A Firenze riveste una certa importanza la cancelleria della repubblica, che rimane attiva anche quando si impone la
signoria dei Medici; in essa, che è luogo di cultura per eccellenza, si scrivono lettere ufficiali e si tengono rapporti
diplomatici; vi lavorano intellettuali di prestigio ( es.: Coluccio Salutati, Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini ).
Altrettanto importante è la corte: vi operano funzionari, artisti, letterati; si tratta di un ambiente ricco di stimoli, ma chiuso
e il rischio per l’intellettuale che vi lavora è da un alto il distacco dalla realtà, dall’altro l’assoluta dipendenza dal signore.
Tra i luoghi di cultura si menzionano anche l’accademia e l’università.
La prima è luogo di incontro e di discussione fra intellettuali (celebri sono l’Accademia platonica di Firenze, protetta da
Lorenzo de’ Medici, e l’Accademia pontaniana di Napoli, protetta da Alfonso d’Aragona ).
La seconda forma i membri delle professioni: notai, medici, giudici; essa si muove tra due orientamenti
filosofici ,l’aristotelismo ed il platonismo, con preminenza di quest’ultimo.
Occorre ricordare anche le botteghe di pittori e scultori; i rappresentanti delle arti meccaniche, infatti , ora possono
acquistare prestigio, dopo generazioni di scarsa considerazione, e talora vengono ammessi a corte; spesso sono anche
esperti di matematica e geometria, utili per applicare le leggi della prospettiva.
Pure la biblioteca è luogo di cultura, ma essa ha sede prevalente in conventi o vescovadi, quindi è chiusa, non accessibile
a più persone(celebri sono la Biblioteca Laurenziana a Firenze, la Biblioteca Vaticana aperta a Roma dal Papa, la
Biblioteca Marciana a Venezia).
• Intellettuali
Egli è: civilmente impegnato (soprattutto a Firenze), cortigiano, subordinato cioè al signore, specialista ovvero poeta,
diplomatico, segretario, bibliotecario, pedagogo, ecclesiastico.
La letteratura è ritenuta l’attività che garantisce a chi vi si dedica il massimo prestigio; il letterato ,colui che coltiva le
humanae litterae, si crede il depositario del sapere.
Notevole è il fenomeno della mobilità degli intellettuali, che vede uno stesso intellettuale operare spesso in momenti
diversi in città diverse (Milano, Mantova, Ferrara, Urbino, Firenze, Roma, Napoli, Venezia)
• Pubblico
Il Latino è la lingua dell’alta cultura e quando, nel secondo Quattrocento, si torna al Volgare, si tratta comunque di una
produzione raffinata.
La cultura bassa è affidata all’oralità: prediche o sacre rappresentazioni.
• Pensiero
❖ La rinascita
Tra la fine del XIV e l' inizio del XV sec. si sviluppa il mito della rinascita della civiltà classica nel pensiero, nella vita
civile- politica , nella letteratura, nelle arti figurative.
Contemporaneamente si impone il concetto di media aetas come di un'età di barbarie, confine tra antichità e presente,
che ha stravolto i classici; è pertanto avvertita come ineludibile la necessità di far RINASCERE il mondo classico nella
sua autentica fisionomia.
( Ed è appunto sulla base di ciò che per la critica il termine RINASCIMENTO definisce il lungo arco di tempo compreso
tra il Quattrocento ed il Cinquecento).
Tuttavia il Medioevo fu un'epoca di altissima civiltà, che non ignorò i classici, bensì li assimilò alla sua visione del
mondo; si trattò pertanto di una civiltà non inferiore, ma semplicemente diversa, considerato che già nel Medioevo si
ebbe una rinascita coincidente con la fine del Feudalesimo e l'imporsi di nuovi ceti.
❖ I classici
Nel Medioevo la concezione dominante era il teocentrismo, secondo cui l'uomo era creatura effimera, contaminata dal
peccato originale, insidiata dalla carne e dal diavolo; la vita terrena era solo un temporaneo transito; la scelta della legge
divina significava salvezza, il rifiuto di tale legge implicava perdizione .
Già nel Decameron boccacciano, tuttavia, era palese la concezione dell'uomo come dominatore del mondo e di se stesso,
il cui corpo era razionalmente controllabile, ovvero una visione antropocentrica, secondo cui l'uomo si realizzava anche
nella realtà terrena, non trascurava i piaceri (edonismo) né la possibilità di considerare e godere la natura.
Ora dei classici si dà particolare rilievo alla cultura romana cioè valore al mondo terreno, alla vita attiva, alla dignità
dell'homo faber, colui che domina razionalmente i suoi impulsi.
Gli antichi devono essere imitati in tutto perché perfetti; oggetto di imitazione sono per eccellenza nel pensiero la
filosofia platonica, nello stile Cicerone, nella politica le forme della repubblica romana o il principato augusteo,
nell'architettura gli stili greco-romani, nella scultura le statue greche.
Il recupero dalla classicità venne ben definito dall'intellettuale umanista Poggio Bracciolini come "liberazione dei padri
dalle carceri dei barbari".
❖ La filologia
Nel Medioevo Virgilio era considerato poeta per eccellenza; le sue opere furono interpretate in chiave religiosa: del poema
epico Eneide si affermò che esprimeva il viaggio dell'anima alla ricerca della salvezza; della quarta delle Bucoliche si
disse che in essa l'Autore profetizzava l'avvento dell'età dell'oro conseguente alla nascita di un puer, identificato con Gesù.
L'alta considerazione che il Medioevo ebbe di Virgilio risulta palese anche nel poema dantesco, nel quale tale poeta viene
definito il "savio gentil che tutto seppe" ovvero risulta allegoria della ragione.
Nel '400 si avvertì l'esigenza di recuperare la vera essenza della classicità, collocandola nel suo tempo; da qui il bisogno
di:
• conoscere il Latino nella sua originaria morfo- sintassi (il Latino adottato nel Medioevo, infatti, era diverso da quello
di Cicerone e Virgilio);
❖ restituire ai testi latini la correttezza ,considerati le lacune e gli errori compiuti dai copisti medioevali;
❖ eseguire un accurato confronto tra le varie copie dei testi classici a disposizione;
❖ conoscere i fatti, i mores dell'epoca e dell'autore di un dato testo preso in esame.
Nel complesso queste necessità costituirono i fondamenti della filologia cioè della scienza della parola.
Attraverso la filologia fu possibile stabilire la falsità della Donazione di Costantino, un documento nel quale stava scritto
che l'imperatore Costantino lasciava Roma al Papa.
Lo studioso Lorenzo Valla stabilì infatti che tale documento non era, come si era sempre creduto, del IV sec. d. C., ma
del Medioevo.
La filologia divenne anche pertanto ricerca della verità e della verità si occuparono gli intellettuali umanisti i quali
ritennero che la scienza fosse basata non ,come credeva il Medioevo, sui libri della tradizione, ma sull'osservazione dei
fenomeni: era la strada inaugurata da Leonardo (con i suoi studi sull'anatomia, sui fenomeni naturali, sul volo degli
uccelli), il quale ebbe come continuatore Galileo.
Se nel Medioevo scopo della cultura era raggiungere Dio, nel Rinascimento lo era formare l'uomo; per il conseguimento
di tale finalità preminenti erano le discipline letterarie e gli studi delle lettere classiche; al complesso di tali discipline e
studi fu dato il nome di studia humanitatis, studi di umanità, studi che formano l'uomo.
Leonardo Bruni fu assai esauriente in proposito, scrivendo: "si chiamano studia humanitatis perché formano l'uomo
completo".
Ed è da tale precisazione che deriva il termine Umanesimo.
Le discipline letterarie (eloquenza, filosofia, filologia, storia) ebbero il primato (tale primato si è mantenuto nei secoli
fino ad oggi, se pensiamo che le discipline su scritte sono la base dell'istruzione liceale in Italia).
Notevole fu di conseguenza la fortuna di Cicerone, che nelle sue opere affrontava l'ideale di humanitas inteso come senso
della misura, giustizia, forza d'animo, tolleranza.
❖ L'Umanesimo civile
Ha il suo centro d'azione nella città di Firenze; è proprio degli intellettuali civilmente impegnati, al servizio della città;
del resto per l'Umanesimo città e famiglia erano le istituzioni per eccellenza, mentre per il Medioevo il santo era tale solo
nel celibato e nella castità.
Il legame con la vita cittadina valorizza anche il desiderio di denaro (negato invece nel Medioevo, se si considera la figura
di S. Francesco , che rinuncia a tutto, e la lupa, simbolo della cupidigia, che impedisce a Dante di salire il colle illuminato
dai raggi del sole):ora il desiderio di denaro è naturale e legittimo; ne consegue anche l'esaltazione del lavoro e
dell'operosità.
Tra gli intellettuali civilmente impegnati ricordiamo la figura di Leonardo Bruni, che si definì "animal civile".
❖ L'Umanesimo cortigiano
Ha i suoi centri nel Papato e nelle città di Napoli, Urbino, Ferrara, con gli Este, Mantova, con i Gonzaga , e Firenze
(quest'ultima a partire dal 1435, anno in cui la libertas fiorentina scomparve salito al potere Cosimo de' Medici);è proprio
dell'intellettuale che si poneva al servizio dei signori con conseguenti suoi chiusura ed isolamento. Ancora la città di
Firenze fu il centro dell'Umanesimo cortigiano.
Tra gli intellettuali si ricordano Marsilio Ficino con le opere Theologia platonica (che mirava non semplicemente al
recupero di Platone, ma pure ad una conciliazione Platonismo- Cristianesimo) e De hominis dignitate (nella quale si
affermava la centralità dell'uomo nell'universo, di un uomo partecipe del tutto, come pure dell'eternità divina, e capace di
plasmare il suo destino).
Nell'ambito dell'Umanesimo cortigiano l'intellettuale intese comunque la cultura come prezioso ornamento della vita di
corte, ricerca dell'eleganza formale, culto dei classici e loro imitazione.
❖ Centri dell'Umanesimo
Nel Veneto per influenza di Petrarca vissuto presso Padova si coltivarono interessi filologici, antiquari, pedagogici e
l'attività editoriale.
A Milano dominò l'Umanesimo cortigiano con le signorie dei Visconti e degli Sforza.
Quanto al Volgare, nella prima metà del Quattrocento esso era impiegato nelle cancellerie e negli atti pubblici e del
Latino erano particolarmente valutati Cicerone ,per il suo stile elegante (la concinnitas),Virgilio, Orazio, Tibullo, Ovidio.
Nel 1441 venne bandito il Certame coronario, una gara di poesia in Volgare ideata da Leon Battista Alberti con il
patrocinio di Piero de' Medici; il premio non fu assegnato, ma venne garantita la ripresa del volgare (dopo l'esperienza di
Dante, Petrarca e Boccaccio).
Nel 1476 inoltre venne redatta la Raccolta aragonese, un'antologia della poesia toscana.
L'affermarsi del Volgare come lingua anche letteraria si ebbe a Ferrara con Matteo Maria Boiardo e a Napoli con
Sannazaro e Masuccio Salernitano.
Tuttavia la letteratura volgare del secondo Quattrocento accolse la lezione dell'Umanesimo latino ovvero il ricorso ad un
periodare ricco di subordinate, latinismi, infinitive, ablativi assoluti, citazioni dai modelli della classicità.
❖ I generi letterari
la lettera, che non è né familiare né privata né confessione intima, bensì strumento di diffusione di idee, di discussione
di problemi, dialogo a distanza
il trattato dialogico
la storiografia
la memorialistica
la linea iniziata da Petrarca e dagli stilnovisti ovvero la poesia d'amore, con Boiardo, Sannazaro, Lorenzo de' Medici
il filone comico- burlesco con Domenico di Giovanni detto Il Burchiello
il poema cavalleresco con le Stanze di Poliziano, Il Morgante di Pulci, L'Orlando innamorato di Boiardo
la novella
il romanzo pastorale con l'Arcadia di Sannazaro
le sacre rappresentazioni
Poggio Bracciolini, toscano; cancelliere di Firenze; scoprì le orazioni di Cicerone e la Institutio oratoria di Quintiliano;
Coluccio Salutati, toscano; cancelliere di Firenze; invitò nel suo studio di Firenze il dotto bizantino Manuele Crisolora,
che divenne maestro di greco dei massimi intellettuali del tempo;
Leonardo Bruni, tra i massimi rappresentanti anche dell'Umanesimo civile fiorentino;
Lorenzo Valla, romano; a Napoli fu l'autore del De falso credita et ementita Costantini donatione;
Giovanni Pontano, umbro; introdusse nella poesia gli affetti familiari( l'amore per la moglie e i figli, il dolore per i
familiari scomparsi);diresse l'accademia fondata dal Panormita, che pertanto si chiamò Pontaniana;
Giovanni Pico della Mirandola, emiliano; la sua orazione De hominis dignitate fu a lungo considerata manifesto
dell'Umanesimo;
Marsilio Ficino, toscano; tradusse per primo tutte le opere di Platone; sua è la Theologia platonica in cui tentò una
conciliazione tra Platonismo e Cristianesimo.
A) TOSCANA
Lorenzo de' Medici, il Magnifico; ebbe un ruolo fondamentale come intellettuale e politico nella città di Firenze; ereditò
la signoria dal padre Piero e la resse fino alla morte, rafforzandone il dominio; nella congiura dei Pazzi, famiglia rivale
dei Medici, il fratello Giuliano trovò la morte; la sua fu una politica di pace ed equilibrio, come ebbero a riconoscere
Machiavelli e Guicciardini; fu anche intelligente mecenate.
A lui si attribuiscono:
la Raccolta aragonese (un'antologia della poesia toscana in Volgare dal Duecento alla contemporaneità; fu data in dono
a Ferdinando d' Aragona, futuro re di Napoli; nella lettera dedicataria, firmata da Lorenzo, ma scritta da Poliziano, si
afferma la superiorità della tradizione letteraria di Firenze)
le Selve d'amore ,così chiamate per la struttura disorganica
le Rime (con chiara influenza dello Stilnovo e di Petrarca)
il Comento ad alcuni sonetti d'amore (un prosimetro su modello della Vita nuova dantesca)
la Nencia da Barberino (un contadino canta l'amore per Nencia, contadina di Barberino nel Mugello: è la satira del
villano)
il Corinto (un poema pastorale che presenta una campagna idillica con il pastore Corinto che canta il suo amore per la
ninfa Galatea)
le Canzoni a ballo
i Canti carnascialeschi (così chiamati in quanto cantati durante il Carnevale; ne fa parte la celeberrima Canzona a Bacco
o Trionfo di Bacco e Arianna)
Angelo Poliziano (Angelo Ambrogini, detto Poliziano da Montepulciano- Mons Politianus- luogo d'origine)
Visse e operò a Firenze protetto da Lorenzo, del cui figlio Piero fu precettore; alla morte di Lorenzo intraprese la carriera
ecclesiastica, ma non ottenne il cardinalato.
A lui si attribuiscono:
Luigi Pulci, fiorentino; fu amico di Lorenzo, ma quando a Firenze si imposero i filosofi platonici e le sue bizzarrie non
erano ben viste, lasciò la città, trasferendosi nell'Italia del Nord.
Sua opera principe è Il Morgante, un poema cavalleresco in ottave; intenzione del Pulci era di dare una forma letteraria
più degna ad un cantare, Orlando, celebrato dai cantastorie nelle piazze, tuttavia non mirò ad un livello alto: la materia
divenne la base per manifestare le sue bizzarrie. La prima redazione fu costituita da 23 cantari, la seconda da 28, il
cosiddetto Morgante Maggiore.
L'opera non presenta profondità psicologica e i paladini spesso si degradano ad effetti buffoneschi con alternanza eroismo-
buffoneria; dal punto di vista formale essa si qualifica come un'avventura di parole con fondo toscano parlato, termini
latini e filosofici.
Barbiere, nella sua bottega operarono intellettuali antimedicei; subì l'esilio e morì senza un soldo; i suoi sonetti furono
composti alla burchia, alla maniera, cioè , con cui si caricano le barche, quindi le parole nel testo erano poste alla rinfusa.
Leonardo da Vinci
Fu autodidatta; lavorò nella bottega di Andrea del Verrocchio a Milano; al servizio di Ludovico il Moro dipinse Le Vergine
delle rocce e L'Ultima cena; in Francia la Gioconda.
Fu convinto assertore della necessità che la scienza fosse fusione di esperienza e ragionamento matematico; scoprì il
principio dei vasi comunicanti e fece studi di anatomia.
Ci sono rimasti 7000 fogli con disegni, riflessioni, favole, lettere scritti da destra a sinistra; in essi l'ortografia risulta
approssimativa; il lessico è il vernacolo fiorentino con anacoluti: Leonardo stesso si definì "omo sanza lettere", digiuno
di Latino, cosa che gli impedì l ' accesso alle biblioteche.
B) FERRARA
C) NAPOLI
Iacopo Sannazaro: frequentò la corte degli Aragona; predilesse Virgilio, Orazio , Ovidio, Lucrezio; scrisse un prosimetro
in cui raccontò di un suo amore di gioventù, e le Rime.
Masuccio Salernitano, autore del Novellino (50 novelle con esordio e morale, ma senza cornice; ciascuna novella è
dedicata ad un cortigiano; i temi sono: beffe, gelosia, agnizioni in relazione alla società di Napoli del '400 con particolare
riferimento alla corruzione dei religiosi e delle donne )
2) Il Rinascimento
Introduzione
Il Rinascimento è tradizionalmente collocato nei primi decenni del '500; si tratta, comunque , di una cronologia
convenzionale, ma opportuna; significativa, in proposito, l'affermazione del critico Mario Praz, secondo la quale l'uso
delle categorie letterarie ha valore approssimativo, in quanto esse sono semplicemente categorie empiriche, e tuttavia
utili.
Definire il Rinascimento conclusione del processo culturale dell'Umanesimo non è fuori luogo; le peculiarità di quest'
ultimo,
❖ rifiuto del Medioevo in quanto età di pregiudizi e superstizioni
• proposta di una nuova immagine dell'uomo, fondata sulla convinzione secondo cui l'uomo ha una sua dignità ed è
artefice della storia -visione antropocentrica-
laicizzazione della società,
trovano infatti mature conseguenze nel Rinascimento.
La stessa letteratura del '500 presenta evidenti legami con quella umanistica .
Si afferma inoltre una mentalità di tipo moderno, scientifica e matematica (esito delle speculazioni di Leonardo da
Vinci);è favorito un nuovo rapporto con la natura, indagata nelle sue leggi, al di là di ogni condizionamento aprioristico.
Se la filologia aveva riportato i testi alla loro forma originaria, ora anche la storia è criticamente osservata, come creazione
non più divina, ma dell'uomo.
Quanto al recupero dei classici, gli intellettuali del Rinascimento hanno la consapevolezza di essere gli eredi di una summa
altissima di valori: si parla ora di classicismo formale che soprattutto nell'arte figurativa significa equilibrio, ordine,
misura delle proporzioni.
Modelli sono Petrarca e Boccaccio, cui si unisce il rispetto delle regole aristoteliche per i generi letterari.
Il classicismo diviene con il tempo sovrapporsi di regole e modelli e il venir meno dell'autonomia creativa determina il
tramonto del Rinascimento ovvero il Manierismo.
Il concetto di Manierismo nasce nell'ambito della critica pittorica per qualificare artisti quali Andrea del Sarto, Pontormo,
Rosso Fiorentino, poi per i fenomeni letterari del secondo Cinquecento, dominato dalla figura del Tasso.
Questi i suoi elementi tipici:
• sul piano storico un senso di inquietudine esistenziale
• sul piano pittorico la presenza della linea spezzata e contorta e di colori con effetti surreali
• sul piano letterario le rielaborazione di modelli precedenti, con esiti anche di bizzarria (G.B. Marino è l'esito ultimo
di ciò).
Ma individuare una rigida opposizione tra Rinascimento e Manierismo può essere fuorviante: tratti manieristici, infatti,
si rilevano anche in scrittori rinascimentali e il termine Manierismo non può raccogliere tutte le esperienze degli ultimi
decenni del '500.
Carlo Ossola preferì definirli "autunno del Rinascimento".
• Naturalismo (Machiavelli)
• Idealismo (Bembo e Castiglione)
• Classicismo (è la linea dominante)
• Anticlassicismo (che nega il principio dell' imitatio e il rispetto delle regole)
Non esiste comunque un collegamento cronologico e non si può dire che il Manierismo viene dopo il Rinascimento.
I fase: Machiavelli, Ariosto, Castiglione, Bembo ; è la fase della libertà e creatività che si conclude entro il 1530
II fase o della predominanza delle regole con la crisi delle corti e il Concilio di Trento
III fase o della Controriforma ,che per alcuni è da definirsi Manierismo.
a) politica
La morte di Lorenzo de' Medici nel 1492 significa fine dell'equilibrio e della pace.
Nel 1494 si ha la discesa in Italia di Carlo VIII, re di Francia: il successo è di breve durata perché di ritorno in patria
viene sconfitto; tuttavia la spedizione rivela la fragilità politica degli stati della Penisola; l'Italia si qualifica come terra di
scontri e conquista per Francia, Spagna ed Austria, le grandi monarchie europee.
La pace di Cateau Cambresis (1559) segna una fase tranquilla con il predominio della Spagna (che controlla Milano,
Napoli, Sicilia, Sardegna);indipendenti sono il ducato di Savoia, Mantova e Monferrato (con i Gonzaga); Parma e
Piacenza; Ferrara, Modena, Reggio (con gli Este); Firenze (con i Medici); lo Stato della Chiesa; Venezia e Genova in
quanto repubbliche; Urbino (con la signoria dei Della Rovere).
b) economia e società
La predominanza delle corti significa aristocrazia e ricca borghesia con assenza del commercio, rivalutazione delle terre
come beni immobili, svalutazione delle attività imprenditoriali.
Mentre nel Nord si sviluppa l'industria tessile e del libro (a Firenze e a Venezia),nel Sud predomina un'economia feudale.
L'intero periodo è poi definito da:
miseria della povera gente
epidemie
saccheggi.
Nel nord Europa nasce invece il capitalismo moderno, ovvero denaro investito per le materie prime, gli attrezzi, e
l'economia è mercantile e monetaria.
Le scoperte geografiche non influiscono positivamente sull'Italia né la Riforma; grande influenza ha invece la
Controriforma.
• Luoghi di cultura
La corte è il centro della vita politica e culturale: l'intellettuale cortigiano vi è inserito con precisi compiti e funzioni, è
legato alla sua ideologia ed egli stesso contribuisce ad elaborarla; l'istituto del mecenatismo raggiunge l' apice.
Ciò significa che l'intellettuale:
❖ è protetto;
❖ stipendiato dal principe che gli assegna incarichi diplomatici ed impieghi vari, ma anche sottoposto alla sua volontà;
❖ spesso finisce con l'avere una funzione piuttosto decorativa, in quanto deve celebrare con le sue opere il principe (le
opere infatti di norma presentano una dedica o ad un principe o ad un personaggio influente; il genere preferito è il
poema epico -Petrarca nel discorso in Campidoglio per il conferimento dell'alloro poetico da parte di Roberto
d'Angiò affermò che solo la grande poesia può immortalare l'eroe e il condottiero: pensava al poema epico -)
A Venezia la presenza della repubblica come organismo politico chiuso ed oligarchico determina una cultura elitaria,
ma nel secondo Cinquecento e nel secolo successivo si ha una maggiore indipendenza nella politica; sarà Aldo Manuzio,
inventore della stampa, a creare le condizioni per una cultura moderna, fruibile da più persone.
A Firenze la letteratura risente delle lotte politiche interne: si consideri Machiavelli, che riporta nelle proprie opere la
personale esperienza nella partecipazione al governo durante la repubblica ,o gli storiografi filomedicei (tra cui
ricordiamo Benedetto Varchi)
L'accademia era già uno dei luoghi di cultura durante il '400;progressivamente diviene un organismo ufficiale che
codifica, più che sperimentare, perdendo l'originaria funzione pedagogica (da qui l'aggettivo accademico come sinonimo
di pedante);il suo proliferare si ha intorno agli anni Quaranta; mantiene un ruolo di primo piano fino a Galileo.
Si ricordano:
a Firenze l'Accademia degli Orti Oricellari, che aveva sede nella villa dell'umanista Rucellai; in essa si discutevano
questioni storiche e politiche; si trattava fondamentalmente di un circolo antimediceo (Machiavelli vi lesse la sua opera
Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio) e l'Accademia degli Umidi, che aveva sede nella casa di un tipo bizzarro, lo
Stradino, e che divenne l'Accademia fiorentina per volontà di un duca mediceo il quale interveniva con il ruolo di censore
sulle stampe;
a Venezia l'Accademia aldina dal nome del fondatore Aldo Manuzio; vi si discutevano questioni filologiche e letterarie;
vi partecipò Bembo;
a Siena l'Accademia degli Intronati, che curava riflessioni letterarie e linguistiche.
❖ Gli intellettuali
Se la vita ecclesiale offre maggiore sicurezza rispetto a quella di corte, precariamente sottoposta com'è quest'ultima alle
attese del signore, l'intellettuale cortigiano ha comunque notevole prestigio: egli elabora opere teatrali per le feste di corte,
lirica encomiastica, poemi con dediche.
La mobilità degli intellettuali riguarda soprattutto le città di Roma, che è crocevia di cultura, Mantova, Ferrara ed Urbino.
Il pubblico
In epoca comunale la presenza del ceto mercantile- borghese significò ampliamento del pubblico; la signoria comporta
invece la limitazione di questo processo: il principe ed i cortigiani sono quasi gli unici fruitori del testo.
Fuori dalla corte la circolazione letteraria presso i ceti subalterni ,con altissimo tasso di analfabetismo, è inesistente.
L'editoria
La creazione del volume a stampa consente, rispetto al manoscritto, una più rapida circolazione della letteratura e del
pensiero e l'inizio di una editoria di mercato; il manoscritto è infatti spesso commissionato, mentre il libro si colloca sul
mercato per fruitori non conoscibili; si ricordi anche la figura di Pietro Aretino, che scrive per il miglior offerente
divenendo il prototipo dell'intellettuale indipendente.
Inventore della stampa è Aldo Manuzio, che fu stampatore ed intellettuale: ripubblicò infatti libri di autori non solo latini,
ma anche italiani, tra cui Dante e Poliziano, stimolando il classicismo rinascimentale.
La stampa determina anche un nuovo impiego della filologia: se tale scienza nel '400 era volta esclusivamente ai testi
latini, ora deve coinvolgere anche scrittori italiani; il testo a stampa, infatti, richiede responsabilità in quanto deve avere
un carattere immutabile, esemplare.
Inoltre la scelta di stampare alcuni testi invece che altri dipende ora anche dai gusti e dalle aspettative dei lettori; si ricordi
l'editore Giolito, che stampa ben 15 edizioni delle rime di Petrarca.
Le idee
a) Il Classicismo
I modelli letterari (ma anche ideologici) vengono reperiti nel mondo classico nella certezza che gli autori greci e latini
devono essere considerati vertice delle possibilità espressive, pertanto devono ritenersi modelli da imitare.
La volontà di ispirarsi alla letteratura degli antichi e di farne rivivere gli splendori ha quale strumento ,come già stato
negli anni dell'Umanesimo, l' imitatio, l' adeguare le nuove forme letterarie a quelle greco- latine , accettandole
rigorosamente, a prescindere dalla rielaborazione personale.
Tale processo investe preminentemente la letteratura in quanto essa è vista come capace di dare ordine alla realtà
attraverso la virtù dello stile; ciò in coincidenza con la certezza che l'uomo stesso può fare ordine nella realtà, divenendo
artefice del proprio destino.
E' possibile individuare una prima fase dell' imitatio nell'Umanesimo latino; una seconda nella produzione volgare del
secondo Quattrocento ed una terza, la sua definitiva consacrazione, nei primi decenni del Cinquecento.
Con la Raccolta aragonese, un'antologia dei testi poetici in volgare dalla Scuola siciliana alla contemporaneità di Lorenzo
il Magnifico, giustificata perché la poesia italiana aveva raggiunto livelli altissimi, si affaccia l'idea che la letteratura
italiana non è inferiore a quella latina, ma in grado di confrontarsi con essa vittoriosamente.
Nel primo Cinquecento questa idea si rafforza: la letteratura in volgare che viene proposta ha armonia ed equilibrio di
stile, elevatezza ed eleganza.
La letteratura italiana entra pertanto ufficialmente nella dimensione della classicità intesa come raggiungimento di una
misura superiore di stile ed i modelli provengono ora non solo dalla latinità, ma anche dalla italianità.
La conferma ufficiale si ha con Pietro Bembo, Prose della volgar lingua, un trattato in cui sono collegate la letteratura
passata e presente con l'indicazione quali modelli di Petrarca e Boccaccio.
(Da ricordare in merito che al principio dell' imitatio si unì il rispetto dei canoni aristotelici - tali canoni vengono
rintracciati nell'opera Poetica; nelle parti a noi pervenute, relative ad epica e tragedia, Aristotele aveva analizzato le opere
tragiche greche per trarne regole; queste regole, soprattutto le unità di tempo, luogo, azione, corrispondevano alle
esigenze razionalistiche dell'Umanesimo- Rinascimento.)
b) Platonismo ed Aristotelismo
Se il Medioevo attraverso le figure di S. Agostino e S. Tommaso era legato rispettivamente a Platone e ad Aristotele e
l'età comunale soprattutto ad Aristotele, nell'Umanesimo si sviluppa il Neoplatonismo con Marsilio Ficino, nel
Rinascimento il Neoplatonismo con Pietro Bembo.
Fondamentale per intendere quest'ultimo è la sua opera Asolani, nella quale vengono celebrati l'amore spirituale e la
contemplazione della donna ideale secondo i modi dello Stilnovismo; nell'opera è poi evidente il rapporto fra tematica
amorosa e problema religioso, ma se in Petrarca c'era conflitto, in Bembo è affermata la supremazia dell'amore divino
come la forma più alta e perfetta dell'amore, in cui si placa ogni passione terrena.
L'opera bembiana stimola la composizione di canzonieri petrarchisti (che cantano di personaggi divisi tra amore e
religione) e trattati sull' amore e sulla bellezza femminile.
c) L' Anticlassicismo
Si tratta di una tendenza che, manifestazione dello sradicamento dell'intellettuale, muove dal rifiuto delle tesi di
Bembo ovvero della sua proposta di una letteratura rispettosa di modelli e rigorose norme; si sostiene così un'arte che
segue la natura, non sottoposta alle regole del Classicismo; da qui la ripresa di generi burleschi e di tematiche basse,
nonché il ricorso ad uno stile dissonante.
I legami con la letteratura carnevalesca sono evidenti, ma si tratta di una polemica non socio- politica, bensì letteraria.
Rappresentante principe di tale indirizzo è Pietro Aretino, il quale ricerca con le proprie composizioni effetti di sorpresa
e stupore ai fini del raggiungimento dello scandalo e quindi dell' attenzione del pubblico (si consideri l'erotismo ai limiti
dell'osceno presente in alcuni suoi testi; significativo è un dialogo la cui protagonista è stata monaca gaudente, moglie
infedele e prostituta; la descrizione delle sue avventure, sottesa da una morale cinica e spregiudicata, esprime un mondo
privo di certezze).
Segue più o meno esplicitamente l'esempio di Pietro Aretino un gruppo di intellettuali che, a Venezia, puntano
sull'editoria: si tratta di artisti poligrafi, dediti, cioè, a vari generi letterari; sono gli avventurieri della penna, antesignani
del movimento della Scapigliatura.
Tra gli Anticlassicisti si ricordano :
Ludovico Dolce
Niccolò Franco
Francesco Berni (autore di una parodia dell'opera petrarchesca)
Teofilo Folengo che nella sua opera Baldus utilizza un particolare Latino, il Latino maccheronico ovvero il Latino
adattato alle strutture del volgare e intriso di forme dialettali (esiti di tali scelte linguistiche di Folengo si avranno con
Rabelais, il principale esponente della letteratura carnevalesca del primo Cinquecento, Ruzante e Carlo Emilio Gadda).
E' possibile individuare comunque le seguenti aree geografiche in cui si manifestò l' Anticlassicismo :
d) I generi letterari
❖ trattato (è il genere privilegiato, inteso come strumento principale per esprimere convinzioni; ha un impianto logico,
e risponde in questo alle esigenze razionalistiche del periodo; non si basa su principi indiscutibili, ma sul
ragionamento e sui fatti per dimostrare una verità; può essere ricondotto alla tradizione classica - Platone e Cicerone-;
nel '400 è soprattutto in Latino, nel '500 in Volgare. Si distingue in trattato monologico - ad una sola voce, quella
dell'autore, es. Machiavelli, De principatibus , Della Casa, Galateo- e trattato dialogico - a più voci, una della quali
l'autore, celato dietro uno dei personaggi; nasce infatti come rappresentazione di una conversazione realmente
avvenuta, cui ha partecipato appunto l'autore; es. Bembo, Prose della volgar lingua e Asolani; nel caso del trattato
dialogico i protagonisti fanno sempre parte di una elite - non per nulla l'ambientazione è nelle ville o nelle corti - es.
Castiglione, Cortegiano. Dei due il più importante è sicuramente il trattato dialogico perché è indice di dibattito, di
confronto, di scambio di idee, mentre quello monologico è precettitstico. Si distinguono i seguenti trattati :
- politico (Machiavelli)
- sul comportamento (Castiglione e Della Casa)
- filosofico (Bembo, Asolani; in esso rientrano anche i trattati sull'amore)
- linguistico- letterario (Bembo, Prose della volgar lingua - forte impulso a tale
trattato viene dato anche dalla lettura della Poetica di Aristotele )
➢ storiografia (con particolare riferimento alle figure di Plutarco, in area greca, Cicerone e Sallustio, in area latina)
➢ poema cavalleresco
➢ lirica (il modello è, come già nella seconda metà del '400, Petrarca - si pensi a Boiardo e Sannazaro-, secondo quanto
sostenuto da Bembo, Prose della volgar lingua: in tale opera viene negata la validità del plurilinguismo dantesco, a
vantaggio, invece, del monolinguismo petrarchesco; del resto, se la lirica è una forma chiusa per la sua limitata
estensione, l' andamento regolare dei versi e le rime e se il sonetto realizza ciò al massimo grado, doverosa è la ripresa
di Petrarca; l' opera bembiana, comunque, non fa altro che confermare una tendenza già in atto. A Firenze e in tutta
la Toscana il fenomeno del petrarchismo è marginale, mentre raggiunge pieno sviluppo a Venezia, per la presenza di
Bembo; a Napoli è invece definito dalla ricerca di effetti grandiosi. Significativa è la presenza anche di poetesse, tra
le quali si ricordano Gaspara Stampa e Veronica Gambara)
➢ novella (la ripresa di Boccaccio non è facile, in quanto le novelle boccacciane erano legate alla civiltà mercantile e
comunale; tra gli autori si ricordano: Agnolo Fiorenzuola, che dilata in modo spropositato la cornice, Machiavelli,
con la novella "Belfagor arcidiavolo", Giovan Francesco Straparola, Matteo Bandello -che propone l'assoluta libertà
compositiva, al di là di ogni vincolo, in quanto il fine deve essere il diletto del pubblico -, Giovan Battista Giraldi
Cinzio - che racconta del sacco di Roma del 1527 con l'intento di atterrire i lettori, Anton Francesco Grazzini , detto
Il Lasca, che imita Boccaccio, ma nella sua opera i giovani si riuniscono non per la peste, bensì per il carnevale, i
novellatori sono introdotti non da un re o da una regina, ma estratti a sorte, le giornate sono distinte non per tema,
ma per la lunghezza delle novelle -c'è pertanto la rinuncia al controllo della ratio-. La novella fu comunque ritenuta
un genere inferiore e popolare)
• letteratura di viaggio (si tratta di relazioni di navigatori che rientrano nel genere della lettera o del trattato
descrittivo; si ricorda la figura di Pigafetta; se gli orizzonti politici sono ristretti, si aprono nuovi spazi geografici; il
contributo decisivo viene dato da Colombo e Vespucci, cui è legata la scoperta del continente americano, ma l'Italia
non godrà dei vantaggi derivanti dalle esplorazioni; archetipo della letteratura di viaggio è la lettera scritta da
Colombo di ritorno dal suo primo viaggio, in cui sottolinea la novità dei luoghi e la diversità degli abitanti, estranei
alla civiltà europea )
➢ commedia (l'interesse per il teatro comico antico ha inizio dal 1429, anno in cui si scoprono 12 commedie plautine
ritenute perdute nel Medioevo; tale interesse determina i seguenti interventi:
- I fase: su modello plautino e terenziano vengono scritte commedie in Latino
- II fase: le commedie plautine e terenziane vengono tradotte in Volgare
- III fase: su modello plautino e terenziano vengono scritte commedie in Volgare
- IV fase: vengono scritte commedie nuove ,originali
• La rappresentazione della commedia coinvolge quasi esclusivamente la corte; solo raramente vi è ammesso il popolo
per mostrare il fasto della corte stessa; si tratta di una commedia regolare, cioè con prologo e cinque atti; i temi sono
l'amore e la beffa; tra gli autori si ricordano Ariosto e Machiavelli. I personaggi, che si trovano a far fronte ad una
serie di ostacoli, sono per lo più giovani innamorati, vecchi viziosi, avari, sciocchi, astuti e la vicenda è solitamente
movimentata)
➢ tragedia (ha un limitato sviluppo con le figure di Gian Giorgio Trissino, Aretino, Sperone Speroni, Giraldi
Cinzio)