RIASSUNTO VENDERE L'immateriale
RIASSUNTO VENDERE L'immateriale
RIASSUNTO VENDERE L'immateriale
Il Marketing dei Fattori immateriali o intangible marketing, ha come obiettivo primario quello di creare
ricordi ed emozioni che leghino il consumatore all’esperienza/prodotto e lo spingano a legarsi emotivamente
al brand/servizio, puntando sulla curiosità ma soprattutto al cuore dei consumatori, per fare in modo che il
cliente ritorni in quel determinato punto vendita.
Oggi, quindi, uno degli obiettivi più importanti del marketing contemporaneo è la costruzione del ricordo→
l’obiettivo finale a cui esso aspira può essere riassunto nella frase “non scorderai quel certo modo in cui ti
farò sentire”. Un ricordo che ti rimane dentro per sempre, quindi. I fattori immateriali infatti sono cruciali,
sono vere e proprie leve di business, strumenti di marketing centrali nel fatturato di un’azienda. Si parla di
immateriale perché il loro valore non ha a che fare con la fisicità ma con le emozioni che riescono a ricreare
e con le suggestioni che accendono. Il ricordo è un “gadget” contemporaneo, più sofisticato.
All’importanza dei fattori immateriali ci ha abituato da moltissimo tempo la famosa catena di caffè:
Starbucks. (→ oltre alla merce si paga anche l’aura a Starbucks). Questo perché Starbucks non ha veramente
pensato di venderti una semplice tazza di caffè. Ha pensato e poi scelto di mettere in scena e di venderti una
vera e propria coffee drinking experience, che va al di là del fisico e del tangibile (la tazza di caffè). Ti vende
un’esperienza costruita intorno al caffè; ti vende, e tu scegli di acquistare, una particolare atmosfera, un
particolare stile di accoglienza, gli arredi, la libertà di rimanere quanto vorrai all’interno del punto vendita
ecc. Vende qualcosa che in parte è generato proprio da te in persona.
La stessa comunicazione di Starbucks ed il linguaggio utilizzato ha un ruolo fondamentale in tutto questo: è
ispirata a un lessico che prende le distanze dalla fisicità del prodotto, dalla concretezza tangibile dell’offerta,
per trasferire la sua attenzione in una dimensione tutta mentale. Dunque, anche la scelta delle parole deve
essere strategica, accurata e funzionale alla costruzione di un coinvolgimento emozionale ed alla costruzione
di una relazione.
Tuttavia, è importante precisare che sono più di 23.000 le aperture di Starbucks Coffee oggi nel mondo e
basta uno sguardo veloce a Internet per capire che non tutte queste aperture mettono davvero in scena lo
stesso campione vincente.
Quello a cui si mira oggi è vendere relazioni: questo è il fattore rilevante. → Nel copione che mette in scena
Starbucks è evidente quanto punti sulla creazione di un forte legame personale con te, un legame che ti
faccia stare bene e ti faccia ritornare. Vendere relazione e costruire legami personali però è un livello molto
alto di competenza di marketing. = È una rivoluzione culturale contemporanea;
Questo modello segue l’Experience economy: L’Experience economy è un uso che ha preso il via negli USA
sin dalla fine degli anni ’90 e che lentamente è arrivato sino a noi portando alla nostra cultura di marketing
una ventata di freschezza e di leggerezza perché ha saputo spogliare di fisicità e peso i prodotti, i servizi e i
punti vendita in nome della superiorità delle emozioni, delle percezioni, delle atmosfere, vissute come nuove
leve di business e innovativi strumenti di sviluppo. Ribalta il paradigma della relazione con il cliente, il
mercato si allontana dal materico e riparte dall’immateriale. Desideri, sogni, aspettative sono le nuove
modalità da esaudire.
L’esperienza (e quindi l’experience economy) diventa la quarta offerta economica perché ha lasciato dietro di
sé i tre stadi precedenti di offerta economica che si erano consolidati nel corso di interi decenni, per essere
poi superati in senso evolutivo. Prima ci furono le “commodities” (le materie prime), poi si affermò il
prodotto e poi fu il tempo dei servizi. Tutto il focus ricade ora sull’importanza del far vivere un’esperienza al
proprio cliente, al proprio consumatore. Far vivere un’esperienza è una rivoluzione culturale del marketing
degli ultimi due decenni. Questa necessità cambia le competenze e gli strumenti di marketing necessari a
questa nuova impresa.
CAPITOLO 2: DEMATERIALIZZARE
Dematerializzare è un’abilità strategica, una vera e propria operazione di “smontaggio mentale”, che
consiste sostanzialmente nello spogliare uno spazio (o un servizio o un prodotto) della propria fisicità,
riempiendolo di un significato nuovo in grado di coinvolgere emotivamente il consumatore (riempiendolo
appunto con un fattore immateriale). Annullarne ogni ingombro, ogni peso, per arrivare alla loro essenza, a
quella dimensione mentale che accende l’ispirazione, la visione (es: Nerio Alessandri, imprenditore visionario
e presidente e fondatore di Technogym, coniuga visione e realizzazione, creando così valore aggiunto al
settore sportivo).
Dopo aver individuato qualcosa di “originale” e dopo averlo dematerializzato e riempito di un fattore
immateriale, è necessario riassemblare il materico, la fisicità con l’immateriale, creando un assemblaggio che
sia emozionale ma allo stesso tempo anche credibile e coerente con la promessa, per ottenere così un
prodotto arricchito di un nuovo valore aggiunto che innalzi il valore dell’oggetto di partenza e il modo in cui
questo viene percepito dal cliente/consumatore.
Bisogna diventare esperti costruttori di sogni e bisogna farlo con rigore perché se la proiezione intangibile
accesa dalla visione non è coerente con la performance finale della concretezza, c’è il rischio di sfociare nel
demarketing e si perde credibilità.
La nuova modalità di marketing chiede dunque di prendere le distanze dalla fisicità del prodotto per
trasferirlo in una dimensione emozionale (è un’operazione di smontaggio che conduce all’essenza del
prodotto, alla sua forza evocatrice). Dopo aver creato un valore emozionale si può passare all’obiettivo di
mercato e di business presentando un prodotto con un valore (emozionale) superiore. Questo valore
superiore (aggiunto) comporterà un innalzamento del mark up e quindi la possibilità di posizionarlo sul
mercato ad un prezzo più alto.
*CASO MARSALA
Il caso riguarda il vino Marsala delle storiche cantine Martinez di Marsala, in Sicilia. La proprietaria delle
cantine è Laura Doro che, durante il Festival delle letterature a Varese del 2010, presentò il proprio vino non
celebrandone le proprietà organolettiche e di eccellenza ma in un modo completamente inaspettato! Laura
Doro fece roteare il Marsala nel suo bicchiere, lo annusò con lentezza, facendo gesti molto teatrali e poi
incominciò a narrare: “Quando guardo questo colore, quando sento questo profumo... mi tornano in mente
tante cose, momenti di famiglia... i giorni di festa, il brusio delle nostre voci...”.
Nessuno sommelier avrebbe potuto ottenere di più da quei pochi minuti di presentazione; nessuna
promozione avrebbe potuto essere più efficace di quella breve ma intensa narrazione fatta di ricordi e
fotogrammi di famiglia. Infatti, le emozioni che suonano naturali e sincere riescono a trasferire credibilità
direttamente sul prodotto.
Dopo aver coinvolto l’interlocutore in un approccio emozionale ed empatico di grande intensità, è molto più
facile condurlo lungo il cammino dell’esaltazione e dell’elencazione delle qualità distintive del prodotto
stesso. Catturare l’attenzione del cliente per suscitarne la curiosità. *
Oggi vendere significa vendere legami tra un consumatore e un prodotto, un servizio, un brand o un’azienda.
Dopo aver colpito il consumatore in un approccio empatico ed emozionale, infatti, è molto più facile
condurlo lungo il cammino dell’esaltazione e dell’elencazione delle qualità distintive del prodotto stesso: se
catturi l’attenzione accendi anche la curiosità e quindi la disponibilità all’ascolto.
CAPITOLO 3: TEMATIZZARE
Oggi è necessario avere un tema, un filo conduttore, da cui partire per la costruzione sia fisica che
immateriale di ciò che si vuole mettere in scena. È molto importante per fabbricare valore aggiunto e per
trasferire la fisicità di un luogo nell’intangibilità di un’atmosfera.
Un’operazione di questo tipo richiede visione e capacità operativa e organizzativa. Ci vuole molto rigore
nello scegliere un tema, in quanto il tema dev’essere unificante e deve poter tenere sotto controllo tutti i
dettagli, le sequenze e le parti della storia. Ci deve essere un filo conduttore che abbia un senso, che
consenta di raccontare una storia imponendo un tema unificante. Ci vuole disciplina: si deve essere coerenti
in tutti i passaggi, emozionali e persuasivi.
*CASO NAPA SOAP COMPANY
Il caso riguarda la Napa Soap Company, un’azienda a conduzione famigliare nata dall’idea di Sheila
Rockwood che distribuisce saponi, detersivi per la casa, prodotti per SPA e molto altro in tutto il mondo e
rappresenta un caso ben riuscito di tematizzazione. Sheila, trasferitasi nella Napa Valley, in California, per
costruire una famiglia, un giorno decise di realizzare del sapone fatto in casa, per pulire superfici e fare il
bucato, con ingredienti strettamente naturali, della propria terra e non industriali.
Il concetto si sviluppò inizialmente dall’esigenza di soddisfare un bisogno personale, ma la produzione in
proprio di sapone si trasformò gradualmente in business. Iniziò a regalare il suo sapone homemade e
riscontrando molti apprezzamenti decise di aprire un piccolo negozio.
Innanzitutto il nome dell’azienda è un collegamento ben riuscito: “Soap” descrive la sostanza del prodotto,
“Napa” fa riferimento non solo ad un luogo geografico, ma anche ad una serie di tradizioni e paesaggi tipici
di quella terra. Sheila dunque “fa propria” l’appartenenza geografica e territoriale che diventa un valore
aggiunto, che evoca un ricordo legato alla terra.
Il caso di Sheila ci dimostra quanto il risultato finale (di successo) dipenda:
• Dalla ossessiva cura per i dettagli→ La carta porosa (con tracce di petali e fiori) che lascia percepire il
profumo anche da fuori, fatta rigorosamente a mano e con materiali riciclati (l’utilizzo di questa carta è
strategico perhé da un lato comunica anche l’attenzione dell’azienda nei confronti della sostenibilità);
il nastrino che chiude la confezione in seta dello stesso colore della saponetta, il foglietto sul retro che
attraverso una narrazione evocativa, emozionante e quasi poetica cattura l’interesse e la sensibilità
dell’osservatore accennando anche ad alcune proprietà del prodotto, come gli ingredienti e la terra di
origine.
• Dal trovare un tema che deve però essere unificante tenendo insieme ogni singolo dettaglio nell’esito
finale.
• Dal vissuto professionale e personale come fonte di spunti e ispirazione per la creazione della visione →
Sheila è nata nella Napa Valley e sin da bambina guardava con ammirazione il nonno, un agricoltore
californiano. Al college ha frequentato i corsi di chimica, biologia marina e poi ha studiato anche
aromatologia. Tornata a Napa ha lavorato nell’industria dell’ospitalità e già da allora sentiva forte la
necessita di rivoluzione il concetto di Company gift che nella Napa Valley corrispondeva spesso ad una
scontatissima bottiglia di vino → Anni dopo Sheila creò una delle sue saponette più famose: il “Cabernet
Soapignon”.
I saponi di Sheila costano 8,50 dollari ma i consumatori disposti a spenderli perché percepiscono tale
prodotto/sapone Premium e di migliore qualità rispetto ad altri prodotti analoghi.
Il sapone “Cabernet Soapignon” ed il sapone “Ocean Potion” rappresentano quindi un esempio ben riuscito
di intangible marketing dal momento che Sheila è stata in grado di tematizzare un elemento materico molto
comune come il sapone, caricandolo di significato e diversificandolo attraverso un’aspirazione. Sono prodotti
che rimandano ad un’esperienza ben specifica per le loro caratteristiche (colore, profumo) e per la
narrazione che viene costruita su di essi, evocando un ricordo. Non acquistiamo semplicemente un sapone,
ma ci sembrerà di acquistare un pezzo di vigneto o di oceano. Profumi, sapori, odori, suoni e colori sono
strumenti che nel IM sono tecnicismi, strumenti da usare consapevolmente e con competenza.
È importante avere una bella idea, ma se non ci sono le competenze, gli strumenti, il rigore, la creatività e
l’operatività, una bella idea resterà tale ma non diventerà mai un business. *
I fattori immateriali a volte sono strategici anche solo per un’operazione di visibilità, di reputazione e di
immagine, come il caso delle pale eoliche di Rovereto disegnate da Renzo Piano.
*CASO PALE EOLICHE RENZO PIANO
In questo caso le competenze e gli strumenti dell’Intangible marketing (e quindi l’operazione di
dematerializzazione) si sono intrecciati con l’abilità dell’architetto e designer → il risultato ottenuto dalle
pale eoliche di Piano è stato completamente diverso rispetto a quelle posizionate a Salemi → Nel caso di
Piano le pale vengono associate dallo stesso architetto alla leggerezza ed all’eleganza di una libellula da cui
dichiara apertamente di aver preso ispirazione (per la forma) durante la presentazione del nuovo prodotto.
In questo modo associando fin da subito questi concetti ai prodotti si allontanano gli altri tipi di pensieri e di
critiche determinandone il successo.
Ciò che però rafforza e rende efficace quest’operazione è il palinsesto dell’evento di presentazione: la pala
eolica inizialmente è nascosta e viene lanciato un indovinello, un enigma: “somiglia ad una libellula, pesa
come un SUV e basta a un intero condominio” --> l’indovinello è conciso, ma di effetto, così da farsi ricordare
dal pubblico.
Quando la pala eolica viene svelata e mostrata al pubblico, viene accolta con grande favore (evento non
comune dal momento che spesso le pale eoliche vengono rifiutate a causa della loro massiccia presenza e
del rumore provocato). In sintesi, al giorno d’oggi, bisogna narrare ed emozionare, non solamente
promuovere in modo asettico.
Le parole di Renzo Piano furono emozionali, unite all’atmosfera e alla suggestione accese dall’evento di
presentazione (misterioso). Ha messo in scena un intervento di dematerializzazione: ci fa visualizzare una
pala eolica nella leggerezza di una libellula, annulla la fisicità materica x trasferirci in una dimensione
mentale, quella della sua visione. La pala ora ai nostri occhi assomiglia effettivamente ad una libellula. *
Quando si coinvolgono i sensi, o i fattori immateriali, bisogna sempre essere onesti e corretti verso i propri
consumatori, dichiarando apertamente i propri intenti. E’ un dovere quando si opera con i tecnicismi e gli
attrezzi del marketing, e a maggior ragione nel caso dell’Intangible marketing, tenere presente l’importanza
di essere chiari rispetto a ciò che mettiamo in onda, senza timore che il sipario si possa anche aprire sul
nostro backstage.
Nella cultura e nelle operations di marketing sensoriale correttezza, rispetto, credibilità, sono più che mai i
pilastri irrinunciabili infatti illudere va bene, ma nella misura in cui l’illusione sia così sinceramente dichiarata.
È importante, infatti, che l’atmosfera che proiettiamo e l’effetto emozione su cui puntiamo non diventino
disillusioni. Il buon senso ci dice quale sia il limite accettabile dell’illusione, quella soglia che fa sì che
l’illusione si sciolga in un sorriso e non diventi mai delusione.
Un’identità olfattiva ben costruita e fissata nei sensi e nella memoria ritorna sotto forma di rievocazione
ogni volta che un’immagine appare. Questa architettura è una costruzione immateriale che ricrea
l’atmosfera, la personalità di un brand a tal punto da poter sostituire l’insegna fisica di uno store o di
un’azienda: è forte, prepotente e capace di impadronirsi dei nostri sensi. Essa ci influenza, ci seduce, ci fa
ricordare, ci orienta e condiziona il nostro gesto d’acquisto. Siamo così influenzati che ci accade di
acquistare qualcosa più x come quella fragranza ci fa sentire che per la cosa in sé.
All’interno di un negozio, che vuole comunicare attraverso i fattori immateriali e che vuole ricorrere al
marketing sensoriale, non ritroviamo una musica qualsiasi, magari via stazione radio, ma una musica
attentamente selezionata → si usano i suoni, la musica o semplicemente dei rumori, per esprimere
l’identità di un luogo, di uno spazio, di un prodotto.
L’architettura sonora, come l’architettura olfattiva, è lo strumento funzionale a due diversi obiettivi:
• Esprime l’identità di un prodotto, di un luogo di vendita, di uno spazio qualsiasi, di un servizio;
• E’ funzionale ad interagire con il consumatore di quel prodotto, con il cliente di quel negozio, con l’ospite
o il visitatore di quello spazio, di quell’hotel e così via. È studiata, disegnata e costruita perché agisca, anzi
interagisca, con noi, perché in qualche modo ci influenzi, ci diriga, ci trattenga il più a lungo possibile in quel
punto vendita e per farlo, fa appello ai nostri sensi. Fa appello non solo all’udito, ma anche alla nostra
mente, alla nostra emotività, alla nostra memoria. Ci coinvolge in profondità fino a farci vivere l’esperienza
che il brand vuole veicolare.
La scelta delle giuste tecniche di diffusione audio è determinante. Per realizzare delle giuste architetture
sonore è necessaria la collaborazione di più personalità: architetti, designer, esperti musicali e consulenti
legali che si occupino delle licenze sui brani, ma anche esperti di comunicazione e marketing. Vengono
effettuati vari sopralluoghi allo spazio in funzione di diverse prove di ascolto ed infine viene eseguito il “test
on field”.
Le architetture sonore devono essere maneggiate con cautela perché se troppo evocative potrebbero
portare il consumatore ad immedesimarsi troppo e a distrarsi dall’atto di acquisto. Un importante forma di
architettura sonora è il silenzio, non inteso come assenza di suono, ma come scelta consapevole di
dimensioni mentali.
Vista
Il colore rientra in un progetto di comunicazione e affermazione del marchio a cui si riferisce, diventandone
il Colorlogo. Per questo spesso si parla di architettura cromatica e di identità cromatica.
Pantone è la massima autorità internazionale nel settore dei colori. Sono i codici di Pantone che da sempre
si utilizzano e si citano per nominare un colore nell’ambito dei lavori e dei progetti di comunicazione e
pubblicità. Importanti sono le associazioni colore-brand, come il Color Tiffany.
Gusto
In questo periodo il gusto ha rubato la scena agli altri sensi, anche per la spinta propulsiva di Expo 2015 di
Milano. Il Corriere della Sera ha dedicato a questo tema, nel dicembre 2015, un inserto di 80 pagine dal
titolo “Food Issue – Pranzo all’italiana”. Il mese di dicembre si prestava per un collegamento con le ricette
di Natale, ma queste pagine sono andate ben oltre e sono tutte vere e proprie narrazioni. Sono racconti
delle emozioni e delle evocazioni sprigionate da un sapore. Sono storie che in realtà non parlano di cibo in
senso stretto, ma di atmosfere, di chiacchiere intorno a una tavola, di amici che si ritrovano. Il cibo diventa
narrante. Le ricette ed il gusto vengono mescolate alle emozioni personali e ad un rapporto che non è più
“one-to-one” ma “one-to-each” a sottolineare che quel qualcuno è speciale ed unico.
Tatto
Nel marketing dei fattori immateriali il tatto gioca un ruolo fondamentale, in funzione dell’equilibrio tra
fisicità e immaterialità. Chi si occupa di marketing sa bene che argomentare di Fattori intangibili, significa
partire e arrivare sempre da un elemento materico. L’importanza dei materiali in relazione alla nostra
percezione e rilevazione tattile è nota in modo particolare a tutti i professionisti di eventi, fiere e temporary
spaces. I materiali sono molto importanti perché modificano la percezione e le emozioni che proviamo nel
momento in cui avviene la percezione tattile.
*CASO GIOCHISPORT DI LANDSCAPE STRUCTURE
Giochisport è una concessionaria dell’azienda americana Landscape Structure, attiva nell’ambito dei
parcogiochi. Le sue proposte sono parcogiochi innovativi, sensoriali e inclusivi, perfetti esempi della ben
riuscita di Marketing sensoriale, dove i cinque sensi interagiscono tra loro.
I punti di forza di Giochisport per il raggiungimento di questi obiettivi sono stati:
• i materiali innovativi che favoriscono lo sviluppo del tatto;
• l’ecosostenibilità dei materiali (pavimenti realizzati riutilizzando le suole delle scarpe da ginnastica);
• i colori tematizzati, che creano un coinvolgimento visivo ed emozionale regolato da un preciso color
planning (verde foresta, giallo girasole ecc.;
• le installazioni sonore che rispondono al tocco della mano di un bambino.
Questi parcogiochi sono famosi in tutto il mondo come inclusivi perché stimolando i sensi permetto anche
a bambini affetti da disabilità di approcciarsi al gioco.*
N.B: Tutto il marketing dei fattori immateriali ribadisce con insistenza che, se far vivere un’esperienza al
nostro cliente, consumatore, interlocutore è fondamentale, è anche vero che oggi la personalizzazione è la
crucialità. Dal marketing della relazione One-to-One, che già della personalizzazione faceva un punto
fermo, ora siamo nel rapporto one-to-each. Each è più forte di one, significa ogni, ciascuno, per dire non
uno qualsiasi, uno per uno in generale, ma proprio ciascuno, proprio tu e nessun altro.
Il marketing ormai si è fatto narrativo e sia prodotti che luoghi di vendita avviano dei dialoghi con noi in cui,
per poter scegliere, entriamo in relazione con i protagonisti parlanti dell’intero universo merceologico.
Il racconto apre un canale di comunicazione che ha accesso al cervello, ma anche ai sensi e alla sensibilità.
Inoltre accende la capacità di assorbimento. La storia è strumento di fissaggio, associazione e
memorizzazione. → per questo motivo la capacità di narrazione è un nuovo requisito professionale che
necessita di un nuovo lessico, un lessico narrativo e coinvolgente.
Storie e narrazioni sono un capitale immateriale su cui puntare perché da semplici canali di comunicazione
umana sono diventati uno strumento di marketing, uno strumento di persuasione. Le aziende spesso sono
troppo concentrate sul proprio capitale fisico, che non riescono ad allungare lo sguardo su un preziosissimo
patrimonio intangibile che potrebbe fare la differenza.
Uno degli strumenti di Marketing dei fattori immateriali è la Scrittura narrativa d’impresa che ha le sue
regole e le sue procedure. Gli aspetti fondamentali di questo tipo di scrittura sono: dematerializzare, che
consiste nel trasferire la fisicità di un prodotto, servizio o azienda in una dimensione della mente, in una
storia e tematizzare. Per fisicità di un’azienda di intendono tutti i luoghi fisici da cui essa è composta, tutto
il materiale cartaceo esistente che la riguarda.
Dopodiché è importante raccogliere tutti i fattori immateriali dell’azienda come la personalità dei titolari e
l’atmosfera che si respira al lavoro. Quando ci si occupa della storia di un’azienda non bisogna mai
abbandonarsi al flusso del racconto, ma tener presente che la storia deve essere uno strumento utilizzabile
ed efficace (è bene ricordarsi che nonostante si stia cercando di coinvolgere l’audience con un racconto, la
storia dovrà essere sempre comunque informativa e soprattutto uno strumento efficace x il
raggiungimento degli obiettivi d’impresa). Per questo si utilizza un format molto particolare, che riesce a
risolvere sia esigenze narrative che applicative, che riesca a offrire strumenti per comunicare e strumenti
per vendere e fare business. Questo format è la Cartella della Narrazione (uno strumento usato x aprire
una finestra sull’azienda, una sorta di viaggio a tappe che mira a coinvolgere l’interlocutore).
Può essere utilizzata per intero o solo in parte, perché ognuno dei 3 book può avere un suo utilizzo
specifico e distintivo. La cartella può essere accompagnata da una lettera personalizzata a seconda di chi
sarà il destinatario. Innanzitutto, serve all’azienda per raccontare il proprio valore aggiunto.
All’interno dell’azienda, è:
1) uno strumento di formazione molto efficace: di aggiornamento per il proprio staff, di training per i
neoassunti, di preparazione per i nuovi agenti e rappresentanti.
2) uno strumento strategico di fidelizzazione andando a creare senso di appartenenza ed orgoglio. La
consegna della Cartella al proprio staff è l’occasione per riunirli tutti assieme, in un breve incontro di
presentazione della Cartella e della sua utilità. Incontro motivazionale ed emozionale con brindisi finale.
Può essere ben esposta su un leggio e aperta, come per invitare alla lettura, ed essere posizionata
all’ingresso della sede aziendale.
E’ lo strumento che risponde ad ogni richiesta di informazione, segnalazione e promozione; snellisce la
richiesta di documentazione di qualsiasi natura; è perfetta per un’operazione di marketing territoriale, per
parlare al proprio mercato, quando un giornalista vuole scrivere su di te, per l’inaugurazione di una nuova
linea o di un nuovo ciclo di vita aziendale.
Può essere usata intera (anche come “biglietto da visita”) per fiere, congressi, eventi, convegni, contatti
stampa. La cartella narrazione, a differenza della vecchia cartella stampa, è molto amata dai giornalisti,
ormai stanchi di ricevere sempre i soliti comunicati stampa.
Il book 2, quello delle linee di prodotto, ad esempio, può essere allegato al singolo prodotto che si vuole
presentare o esporre.
Oggi un’azienda vende la sua storia, prima ancora del suo prodotto. Le storie, infatti, sono il nuovo
capitale immateriale di un’azienda, un immateriale strategico, di grande valore distintivo e unicizzante, di
forte impatto empatico, di efficace persuasione.
A cosa servono le storie? A rendere l’azienda irripetibile, moderna, competente, seduttiva, un’azienda da
scegliere, un’azienda da amare. Una Narrazione è strategica, perché entra nel sangue, nei nervi, nella
mente del suo interlocutore. Ci serve una storia per essere scelti, per essere percepiti, per essere acquistati
e per essere ricordati. La Cartella della Narrazione deve essere tassativamente scritta in modo che suoni
come una narrazione esterna all’azienda.
Oggi si parla di lovemarks perché l’emozione è centrale nella costruzione di un valore inestimabile in ogni
business e ogni brand. Kevin Roberts autore di Lovemarks -The future beyond Brands sostiene che il
lovemark è un marchio che non crea fedeltà per una vera e propria ragione, per un fattore razionale, ma
accende una fedeltà che va ben aldilà della ragione stessa, al di là delle caratteristiche fisiche del brand (es.
prezzi), fino a sconfinare in dimensioni intangibili (fedeltà oltre ogni ragione, quasi fuori dalle logiche).
C’è stato un cambiamento nel marketing, ora il cliente ha richieste e pretende di essere coinvolto
emozionalmente. Pretende che brand e prodotti facciano uno sforzo in più e sappiano diventare irresistibili
e creare empatia e intimità, una specifica atmosfera ed è ciò che cercano di fare i lovemark → Le storie
raccontate da un prodotto o la scrittura narrativa di un’azienda hanno rivestito comunicazione e
promozione di una nuova linfa vitale e narrativa. La relazione con i gli interlocutori si è arricchita di
intensità e di profondità, tanto che l’empatia è diventata una condizione necessaria perché si possa
passare dalla vendita dell’immaterialità alla vendita della fisicità, del prodotto.
Le storie e le narrazioni hanno reso i prodotti “parlanti”, o meglio “narranti” e hanno trasformato le
aziende in copioni di storie di imprese e uomini.
E’ talmente forte quest’esigenza di relazione avvicinata che su tutto il mercato che ci circonda si respira
ormai un desiderio diffuso di Umanesimo. In questo clima di ricerca di una relazione ravvicinata anche la
gentilezza è diventata oggi un efficace strumento di marketing, di fidelizzazione, perché troppo a lungo, e
ancora oggi è stata sottovalutata da molti luoghi di vendita: spesso è stata semplicemente e incautamente
vista come un optional. Il marketing dei fattori immateriali molto ha a che fare con questa nuova brezza di
umanesimo. Lo è a tal punto che di alcuni di alcuni valori etici ne fa strumento. La gratitudine, ad esempio,
è uno strumento di marketing molto efficace.
*CASO HOTEL RITZ CARTON DI NAPOLI
Arrivò il momento per quell’hotel di sostituire le serrature di tutte le camere con una key card
computerizzata.
È così che la direzione si ritrovò con ben 463 pomelli di ottone. Pomelli assolutamente evocativi del loro
brand perché arricchiti dall’incisione del classico stemma, con tanto di leone e corona. La domanda fu: che
farne? La risposta arrivò brillante. Vennero trasformati in 463 fermacarte e furono regalati a 463 ospiti,
scelti in un bacino di più di 6000 da una giuria appositamente nominata → Un modo davvero intenso di
esprimere gratitudine. Un pomello d’ottone dall’implicito messaggio del tipo: “Grazie per aver vissuto
un’esperienza da noi, grazie per aver passato del tempo con noi, grazie per averci scelto”.
Ognuno di questi 463 pomelli assume infatti un significato ancora più forte della gratitudine in chiave di
marketing. E’ quello che tecnicamente si chiama Estensione dell’esperienza. Un oggetto fisico e materico,
come un pomello di ottone, accende il souvenir più efficace che si possa donare: il ricordo. In questo senso
il marketing dei Fattori immateriali ha decisamente rivoluzionato tutto l’universo dei gadget aziendali,
introducendo il concetto di budget più modesto, ma di doni molto più preziosi, tutti intangibili e
immateriali, come i ricordi. I ricordi sono strumenti di marketing molto incisivi per la loro capacità di
rievocare, di far tornare con la mente ad un’esperienza vissuta. *
La cultura del dire grazie ha le sue regole e i suoi tecnicismi e, come sempre l’Intangible Marketing ci
insegna, si racconta attraverso l’equilibrio e la convergenza di materico e immateriale.
Alla base del percorso evolutivo compiuto dalla nuova cultura della relazione si trova: l’evoluzione del
vecchio concetto di personalizzazione → Intimacy è un nuovo concetto di personalizzazione che è stato
rivisitato dal bisogno di un contatto empatico, quindi tenendo conto dei sentimenti e delle aspettative del
consumatore contemporaneo. Perché c’è stata quest’evoluzione? Perché le offerte generate e distribuite
attraverso la produzione di massa inviano un unico messaggio ai potenziali acquirenti: non ci importa
abbastanza di te da conoscerti individualmente.
*CASO FIAT
Nel 2014 l’agenzia di comunicazione torinese So simple firma una campagna per Fiat Group Automobiles.
Obiettivo dell’operazione incentivare tra i propri dipendenti l’acquisto di auto Fiat attraverso l’offerta di
tariffe scontate del 26%. La campagna sceglie come proprio set il parcheggio aziendale riservato ai
dipendenti. Tutte le auto non Fiat vengono fasciate con un telo bianco semitrasparente e sul telo viene
fissato un grande cuore rosso fiammante con una profonda incrinatura centrale, perché è un cuore
spezzato. Poche semplici parole lo accompagnano: Vederti con un’altra ci ha spezzato il cuore. Poi per
introdurre le informazioni e l’offerta sconto della campagna la comunicazione continuava dicendo: ma
nonostante ciò, noi continuiamo a pensare a te*
Interventi e operations d’immaterialità conferiscono alla fisicità di prodotti, spazi, negozi, un plus
caratterizzante. → Innervare il materico con fattori intangibili è quindi il percorso da intraprendere.
Oggi rintracciamo sul mercato però anche i primi interessanti segnali di un percorso inverso: partire
dall’immateriale per approdare al materico.