Museologia Del Contemporaneo
Museologia Del Contemporaneo
Museologia Del Contemporaneo
Lezione 02/11/2020
Museologia deriva dalla parola “museo” e il collezionismo è ben diverso ma si incrociano. La museologia è
una materia della quale si parla adesso.
Per quanto riguarda i musei si è parlato di un rinnovamento e anche delle nuove istituzioni museali che dagli
anni 90 al ventennio del 2000 sono state rifatte. Il museo non è più un’entità semplice perché prima era
molto più semplice. La maggior parte dei musei derivano dalle collezioni di un sovrano, che poi sono state
aperte al pubblico. Mentre prima bastava aprire queste collezioni al pubblico, adesso ci sono tutta una serie
di procedure, di attenzione verso il pubblico, sicurezza e la comprensione di ciò che si mostra che prima non
erano dei problemi che si facevano. Il Louvre è stato aperto al pubblico esattamente così come erano. Dopo
questo primo passo, la struttura del museo ha generato delle problematiche relative alla conservazione ed
esposizione degli oggetti, e poi al pubblico. quindi questo passaggio dalla collezione privata a quella pubblica
implica una serie di aggiornamenti e riflessioni. Questo poi diventa l’oggetto della museologia.
Museologia è un termine relativamente recente. La scuola del nord est europeo, nella rep ceca, ha
considerato la museologia come una scienza quando in realtà ci sono state delle critiche che affermavano
che questa disciplina non può essere considerata una vera e propria scienza perché non vi è alcun aspetto di
tipo scientifico, ma principalmente discipline di tipo umanistiche e sociali.
Questa è una evoluzione di quello che prima si chiamava museografia: prima riguardava il museo, questo
adesso si usa principalmente ciò che riguarda l’esposizione, la costruzione, la sistemazione e i problemi
tecnici. La museologia interessa, coinvolge la museografia estendendo il problema a tutti gli aspetti che
riguardano il museo, non solo alla parte tecnica ma anche ai rapporti con il pubblico, ma anche l’inserimento
del museo della società, struttura urbana (culturale); Quindi ogni aspetto di vita di un museo.
Un museo non è un’entità neutrale, ma comunica un messaggio, una funzione “politica”. Oltre i problemi
tecnici, dalle distribuzioni degli oggetti, anche il modo di comunicare di comunicare il museo, quindi materie
che riguardano anche sociologia, le teorie della comunicazione ma anche l’economia (museo che è diventato
attore di una economia basata sul turismo). Un museo deve comprendere varie discipline, ecco che la
museologia è una disciplina complessa, non è una scienza esatta, che ne comprende altre aperta anche alla
antropologia culturale per vedere lo studio del comportamento dell’uomo nel museo e il modo in cui è
vissuto il museo.
il museo ha una istituzione che è l’ICOM che è “international council of museums”, congresso internazionale
che si occupa di musei in generale ed è un organismo che ha come interesse i musei. L’Icom studia la
situazione generale, studia la museologia, quali sono le necessita, le problematiche e il rapporto con il
pubblico cercando dei criteri standard di qualità e suggerisce delle soluzioni che derivano dai suggerimenti
dell’Icom dando una definizione di museo al passo coi tempi ai quali i musei devono adattarsi.
Nella legislazione italiana, la definizione di museo è stata presa dalla definizione data dell’ICOM con qualche
leggera variazione tipica dell’Italia perché i concetti di museo possono cambiare per una serie di motivi
culturali nelle altre nazioni.
La museologia è una disciplina piuttosto giovane, meno di un secolo, perchè viene introdotta nella seconda
metà del 1900. Prima le ricerche effettuate erano ricerche di tipo museografiche. Negli anni ’70, si comincia
a parlare di quale sia la definizione di museo, la sua utilità all’interno della società e come va fatto un museo.
Prima ci si limitava ad aprire le collezioni che si possedevano, quindi prima si trattava principalmente di
museografia in quanto si pensava al modo di presentare le opere, la funzione espositiva.
Due funzioni fondamentali di un museo sono la conservazione degli oggetti e la loro esposizione.
La prima conferenza internazionale risale al 1936 e non c’era l’Icom, ma un ufficio dei musei, che si occupava
di museografia (architettura e sistemazione dei musei). Il problema inizialmente era concentrato sulle
collezioni e poi invece si comincia a studiare il pubblico e cominciano gli inglesi che riconoscono al museo
una funzione didattica (terza funzione). Il museo può essere uno strumento utile per la formazione e
conoscenza di ciò che espone come la storia dell’arte.
Poi si sono sviluppate discipline della comunicazione nel momento in cui gli strumenti di comunicazioni sono
andati avanti come la televisione, il museo è stato visto come un luogo importante di comunicazione
implicando il linguaggio specifico del museo. Tutto ciò ha portato negli anni 1960, nel ’68, di contestazione e
protesta giovanile dalle università, momento di cambiamento culturale. Tra queste è anche il museo in
particolare ciò che riguarda il museo una istituzione passatista, inutile, mortifera e da mettere da parte.
Jean Claire, che è stato un curatore di musei, come quello Picasso, di mostre, nel ’71 scrisse sulla rivista
francese “l’artizen”: è tempo di mettere il museo al museo. Questo sta a significare che il museo è una
definizione troppo vecchia, non va bene per il mondo moderna. Dopo modificò la sua idea.
Questa crisi muove diciamo il mondo dell’arte si rinnova perché tutti si sono scatenati a rivedere il museo.
Tra gli anni ’70 e ’80 una branca della museologia fondata da Riviere definita “nouvelle museologie” che
arriverà anche in Italia più tardi come “nuova museologia”. L’Italia per il suo patrimonio storico museale e
artistico ha tardato un po' a adattarsi e ancora tarda a farlo. Riviere era un museologo è il fautore di ciò che
adesso si ritrova nella ultima definizione dell’Icom, è con lui che inizia la democratizzazione del museo. Il
museo era un luogo per pochi e grazie alla museologia era diventato un luogo per tutti. Per riassumere il
pensiero di Riviere si prende in considerazione una frase: “togliere la scala al museo”, cioè lo scalone del
museo va abolito (metaforicamente parlando) ma messo a livello della strada così da renderlo accessibile a
tutti. Nel ‘700, prima della Rivoluzione francese, Maria Teresa d’Austria diceva che il museo era aperto ma
bisognava andarci con le “scarpe pulite”, quindi riservato ad una cerchia stretta di persone, ad es. le persone
colte.
Per quello che riguarda i musei, ce ne sono diversi tipi, non solo d’arte, ma al museo va messo tutto ciò che
“vale la pena” di essere conservato e di essere mostrato che rientra nel concetto di patrimonio, che riguarda
il concetto di memoria.
È sempre importante la conservazione, la ricerca, la comunicazione, la didattica che si troverà ovunque, che
coinvolge sociologia, pedagogia e la storia (memoria ed eredità).
Sono nati degli studi precisi, delle scuole per formare chi lavorerà nei musei. Rivier parla di una scienza
applicata che ne studia la società, la storia, il ruolo nella società, le forme specifiche di ricerca e di
conservazione fisica, di presentazione, di animazione, di diffusione, di organizzazione, di funzionamento, di
architettura nuova e musealizzata perché l’architettura dell’occidente è raramente una architettura nuova,
però sono strutture oggetto da museo. (Rivier).
L’allestimento che è uno degli aspetti che riguardano la funzione espositiva, su quello che noi vediamo al
museo, sugli oggetti esposti. È una disciplina teorica, in evoluzione.
Che cos’è la museologia? La nuova museologia si pone le domande nelle quali sono aggiunte altre.
Qual è il ruolo del museo nella società? Per chi è fatto il museo? Qual è il senso del museo? Che messaggio
comunica? La prospettiva patrimoniale è il fatto che il museo ha degli oggetti che hanno un valore. Qual è il
ruolo di un museo rispetto al territorio? Esiste una architettura ideale e fattibile per un museo e che tipo di
gestione.
Il fatto che il museo contenga arte è suggerito anche dall’ aspetto architettonico, come la galleria nazionale
di Roma, che ricordano un tempio, un richiamo all’arte classica che richiamano la nostra arte, un museo
come luogo alto, come un tempio. Il messaggio della galleria nazionale è suggerito anche dal nome.
Il termine nazionale rimanda a come questa galleria unifica il patrimonio culturale artistico italiano, quindi
nazionale, che unifica anche una nazione intera come quella italiana. È un prodotto postunitario, ma il
termine nazionale dopo una unità, era un messaggio molto forte perché significava voler trovare una identità
nazionale comune che di fatti non c’era. Era importante rimarcare le tradizioni comuni e quale era la natura
di questo museo dedicato all’arte moderna, a quell’arte che si stava producendo in questo periodo. Il
messaggio è quello di “esiste una arte italiana” con temi, oltre che al linguaggio parlato, che utilizzavano gli
artisti e che unificavano questa nazione.
L’intento di Rivier con la “nouvelle museologie” era quello di democratizzare il museo e di abolire l’intento
elitario del museo, quelli con le scarpe pulite.
L’Italia ha sempre avuto un atteggiamento legato alla conservazione, forse perché è stato uno dei paesi con
maggiori beni culturali, un grande problema è far fruire e anche conservare. Altri musei non italiani che
hanno il patrimonio italiano hanno un approccio diverso.
Lo sviluppo dei musei e l’origine la si ricerca in una attività dell’uomo che è quella di collezionare e
raggruppare degli oggetti.
Nel dizionario dell’Icom, la collezione deriva da una attività antica dell’uomo perché piacciono e che
organizza quello he ha.
La parola museo deriva da museion, di Alessandria che era diverso da come è stato interpretato e questa
parola rientra in ciò che era il museo antico. Questo non era destinato ad un solo tipo di collezione, ma un
luogo destinato alla cultura in generale, era un luogo dove si ritrovavano i saggi per discutere tra di loro.
Il termine museo è stato preso sia dal latino per dire gli insiemi degli oggetti notevoli. Dopo ci sono state le
gallerie private come il museo di Paolo Giovo, nel quale vi sono ritratti di uomini famosi.
Il concetto di museo avviene tra il ‘500, in quanto un rapporto con l’antico passato al quale gli artisti
facevano riferimento per i loro studi. Una maggior parte di artisti andava a Roma con lo scopo di mettersi in
confronto con le opere del passato e trarne formazione, conoscenza. Queste opere antiche vennero portate
alla luce da degli scavi e da qui che viene richiesto un ambiente preciso che possa custodirli.
Il luogo in cui gli oggetti rappresentano il rapporto con la cultura italiana in quanto ne trasmettono la cultura.
La museologia risponde a due domande: a cosa serve il museo e cosa ne dobbiamo fare.
Rapporto museo-collezionismo, che cos’è il collezionismo, attitudine umana di raggruppare una serie di
oggetti. Cosa ci spinge a collezionare? L’interesse per gli oggetti che ci comunicano, la curiosità nostra.
È così che nascono le wundercammer o i gabinetti, il gusto per il passato o per una certa nostalgia per ciò che
è passato.
Il collezionista privato investe in qualcosa che pensa che un domani potrà valere di più, un oggetto d’arte da
una persona si disinteressa di ciò che compra, ma gli importa il valore.
Le collezioni delle accademie nascono per motivi didattici, come collezioni per lo studio.
Le collezioni portarono quindi alla nascita di un museo e da come si può notare questi nascono per diverse
motivazioni diversi. Vi è il concetto di eredità da una generazione all’altra per la trasmissione di ciò che
viene dal passato. Il museo tradizionale, considerato solo come luogo dove si esponevano oggetti, ha lasciato
posto ai musei non materiali.
Entra in gioco anche il concetto di conservazione: l’oggetto che si vuol trasmettere, bisogna tenerlo curato.
Si comincia a delineare quelle che poi sono le funzioni del museo: la conservazione e l’educazione attraverso
il mostrare.
È durante il rinascimento che nasce il primo museo pubblico: i musei capitolini con papa Sisto IV. Lui dona
alla città dei bronzi. La città era una cosa con una sua amministrazione laica (Roma) e la giunta comunale si
riuniva nel campidoglio. Il dono del papa era alla città. Giulio II invece acquisisce Laocoonte nel 1527 e lo fa
esporre nel cortile del Belvedere. Lì nascono i musei vaticani. Il rinascimento riconosce il valore educativo
dell’antico e ne riconosce anche una eredità di grande valore. Dall’Italia va per tutto il mondo occidentale
provocando un commercio.
Lezione 16/11/2020
La nascita del museo è correlata al collezionismo che è un modo particolare di mettere insieme degli oggetti
dandogli una collocazione in quanto non sono oggetti collezionati e disposti in maniera casuale ma diventa
collezione quando ha un criterio dietro, ha delle modalità piuttosto specifiche che possono essere ricondotte
a un sistema.
I tesori delle chiese erano degli oggetti sacri fatti d’oro o altri materiali prziosi che a un certo punto
cotituivano un patrimonio: se la chiesa aveva bisogno di soldi poteva venderli perché avevano un valore
materiale. Quando vengono considerati importanti diventava bene vulturale, concetto che si è evoluto nel
tempo quando si è deciso che certi beni dovevano essere conservati in dei luoghi specifici, che appartengono
alla comunità, del pubblico. i primi musei derivano da collezioni private, da donazioni che sono state lasciate
a un pubblico più vasto.
L’inghilterra è stato il paese più avanzato a partire dal ‘700, secolo delle rivoluzioni, dei diritti dell’uomo
ancora lontani però da una idea di uguaglianza che però si comincia a delle necessità di tutti.
I primi a usufruirne sono coloro che hanno i mezzi, la cultura; il museo come entità elitaria (deve avere le
basi). La nascita dl British Museum (1759) e l’apertura degli Uffizi nel 1769 al pubblico seguendo un processo
che era iniziato prima. Il primo inizia con una donazione da Sir Hans Slowan nel 1749 che decide che le sue
collezioni dovevano essere aperte al pubblico e propone di venderlo allo stato inglese proponendolo a un
prezzo molto basso.
Succedeva spesso che i collezionisti erano collezionisti di tante cose e cedevano anche la loro biblioteca.
Federico Borromeo fa questa donazione a Milano, donando la collezione di Brera, pinacoteca, biblioteca e
apre l’accademia nel 1621 circa, ci fa intravedere la funzione educativa e didattica.
L’arte educa gli artisti, quelli che si formeranno all’accademia è fondamentale lo studio della copia.
Gli oggetti possono servire come oggetti educativi, si possono utilizzare delle copie, si deve sapere che siano
delle copie e metterla al servizio di un pubblico limitato dove si ha l’idea della funziona conservativa,
espositiva e didattica. Non è il caso che biblioteche e collezioni siano legate per motivi di educazione al
pubblico.
L’idea di collezionare oggetti preziosi e di metterli in dei luoghi specifici è la libreria Piccolomini con la
collezione di papa Pio II nel duomo di Siena che poi vengono raccolti degli oggetti particolare e dei codici
miniati, il luogo è una sala antigua al duomo con le illustrazioni che sono riferite alla cultura. Curiosamente
alla fondazione dei musei (il Cospiano il primo) tra quelle che vengono donate c’era una parte di cose
naturalistiche. Queste collezioni sono un insieme di naturalia e artificialia e la parte più importante la
svolgevano le raccolte nate dalla wundercammer oppure il gabinetto che sono delle raccolte molto
particolari perché radunano e vengono esposti degli oggetti speciali e curiosi. Tutto ciò che non apaprtiene
alla cultura classica, che non appartiene al quotidiano vengono raccolti.
La maggior parte delle cose esposte sono dei Naturalia come la conchiglia, corallo, serpentello, statuette
antiche, armi del passato o popolazione che vengono importate con i vari viaggi o commerci. C’è già una idea
della funzione espositiva per come sono messi e vediamo che le conchiglie sono poste su un basamento e
all’interno delle vetrine, vengono classificati e gli viene data una identità.
La prima raccolta pubblica aperta al pubblico si trova a Bologna a palazzo Poggi dove confluiscono (1740) la
raccolta Aldovrandi diventando un museo, viene donato alla patria. Sono musei di scienze che si
staccheranno quasi tutti da queste raccolte di arte. La raccolta di padre Atanasio Kircher è una raccolta che
viene aperta nel ‘600 a palazzo dei Gesuiti dove si hanno 12 libri, indici per classificare (funzione scientifica
del museo). A Verona, Francesco Calzolari, anche qui la sistemazione si somiglia nelle stanze che vengono
costituite con l’interesse dei luoghi di esposizione di questi oggetti, con derivazione dello studiolo.
Molte collezioni vengono effettuate dal clero che faceva parte delle missioni che andava nei paesi. A Napoli,
il cardinale Borgia, anticipando la moda del ‘900 quando viene ispirata l’arte negra, che si fa mandare gli
oggetti da paesi lontani come l’Africa e collezioni questi oggetti che oggi sono a Capodimonte.
Una biblioteca specifica (funzione scientifica, museo mette a disposizione dei mezzi per studiare le
collezioni), una parte esposta anche se meno decorativa, Don imperato Ferrante, c’è una parte meno
decorativa con un coccodrillo impagliato in primo piano e molte conchiglie e si vedono anche uccelli
impagliati e altri oggetti che sono chiusi in dei depositi.
Il collezionismo genera una richiesta di oggetti che genera a sua volta un commercio ed ecco che c’è un
mercato legato al collezionismo di tutti i tipi.
Spesso si va a generare un mercato di oggetti falsi, che si intende non solo la copia ma anche il falso animale
che si fa mettendo insieme dei pezzi di altri animali. Un esempio ne sono la cosiddetta jenny anniver, come
la sirena delle isole figi ma che in realtà sono il pesce chitarra che viene fatto essiccare e gli si danno delle
forme strane come quella umanoide o un drago o un uccello fantastico, delle ali così come la sirena delle
isole figi che sono delle bufale. Questi collezionisti di bufale se ne prendevano tante. Nelle wundercammer si
trovano degli oggetti inesistenti ma che sono comunque curiosi.
Olanda, qui c’erano tante di queste collezioni in quanto un popolo navigatore e commerciante.
Non tutti decidevano di dedicare un’ala del palazzo o una stanza dedicato alla collezione, ma alcuni si
contentavano di pochi oggetti curiosi e che conservavano in degli stipi apposto, in delle credenze adattate
proprio a esporre dove non ci sono i piani normali.
L’idea di wundercammer è stata ripresa in allestimenti contemporanei per esempio a Capodimonte (raccolte
dei Farnese) all’inizio del secolo è stata riallestita una wundercammer invitando gli artisti contemporanei per
produrre qualcosa di contemporaneo da inserire nelle wundercammer. A napoli c’è la cultura del corallo,
quindi ci sono anche molte cose fatte con questo. Il castello di Ambrass dove Ferdinando II d’Asburgo aveva
raccolto tanti oggetti curiosi che oggi non sono più esposti nelle wundercammer ma messi in delle vetrine a
colori.
Il collezionismo è sempre esistito e il museo no, parlando di museo pubblico lo spartiacque tra collezionismo
privato e pubblico è nel ‘700 che diventa museo nel momento in cui viene aperta al pubblico. Il primo museo
aperto al pubblico è il British Museum e poi gli Uffizi.
Il ‘700 è molto importante per la sistematizzazione delle raccolte archeologiche perché con la nascita del
neoclassicismo, con la scoperta di Ercolano e Pompei e la moda che si diffonde della ricerca di questi pezzi di
commercio. Il neoclassicismo dà un impulso molto forte al collezionismo di antichità. Tra le raccolte
importanti vi sono quelle dei musei Capitolini ( i musei della città di Roma). I musei capitolini già iniziano con
Sisto IV con la donazione dello spinario e alcune donazioni che il papa dona e vengono messi insieme. Il
desiderio di aprirla al pubblico questa collezione dei palazzi. Si raccolgono degli oggetti artistici perché sono
sculture, mosaici ma troviamo anche degli oggetti come le iscrizioni che hanno un valore documentario.
Anche il museo non come raccolta di pezzi importanti ma utili storicamente (funzione patrimoniale).
Le iscrizioni venivano utilizzate come materiale da recupero nella edilizia ordinaria così come le statue, ma
c’è comunque l’esposizione di oggetti antichi ed è importante come le sale sono un ambiente creato
apposta: ordinato, oggetti classificati, ci sono delle mensole che tengono gli oggetti in fila e vengono esposti
al centro della sala. Nelle sale dei musei capitolini, nell’800 si crea la tribuna, il gabinetto, il luogo che serve
per far capire che quell’oggetto è uno particolarmente importante come la venere Capitolina per la quale
viene creata l’esposizione privilegiata.
Anche clemente XII, papa della famiglia Corsini, fa delle donazioni importanti, come aveva fatto il cardinale
Borromeo, collega le collezioni d’arte dei capitolini e le collega allo studio dei giovani, alla formazione degli
artisti. Il Galata morente è quello più studiate. Si costituiscono generalmente i proprietari dell’orto, di solito
si prendeva quello che aveva trovato ed ecco che nascono le grandi collezioni dei cardinali. La collezione
Borghese nasce prima con la scultura e poi con la pittura. Alessandro Urbani è uno dei collezionisti e tutto
quello che veniva trovato a Roma lui lo comprava e poi lo vendeva al papa diventando un vero e proprio
commercio.
Il Galata è una delle figure più famose e studiate dagli artisti per l’espressività e per la posizione (il nudo si
faceva in riferimento al nudo della scultura, per le proporzioni e per il fatto che stanno ferme).
C’è anche un collezionismo moderno, come sui musei vaticani dove i papi hanno continuato ad arricchire
queste collezioni come il Laocoonte esposto nel cortile del Belvedere e dopo la fine del ‘700 è stata
completata quella parte del museo Pio Clementino. Da clemente XIII fino a Pio VI è stata sistemata una
galleria dove c’è anche l’idea di museo come scrigno. I musei vaticani rimangono a lungo chiusi al pubblico
generico. A Roma c’era anche le accademie straniere come quella di Francia per permettere di studiare le
documentazioni del passato. I monumenti antichi e ci sono molte richieste per poter visitare i musei vaticani
e spesso gli viene negato perché gli artisti erano molto giovani e per questo gli viene negato perché non
rispettavano le opere come scrivere i loro nomi o rompere le parti delle statue.
I curatori, termine che è antico, a Oxford, asmorian museum, nato da una collezione, sin dall’inizio dal ‘700 si
paga il biglietto per entrare.
Dopo il trattato di Tolentino, con le spoliazioni napoleoniche per portare al museo napoleonico.
Il museo è comunicazione, quello napoleonico è un messaggio molto forte che riguarda principalmente la
storia di questo generale, messaggio politico molto forte. Napoleone fa anche una innovazione come quella
di usare le sale espositive anche per altre cose. Quando viene a Firenze chiede di fare un grande banchetto
nei posti in cui lui si trova. Il laocoonte, raffaello vengono recuperate da Antonio Canova che si è battuto per
il da fare.
Una grande discussione riguarda il fatto che gli oggetti e le opere devono essere conservate nel loro posto di
origine. Quatremere de Quincy, un francese, dice che non è giusto che delle opere che sono state trovate
che fanno parte del patrimonio di una nazione per andar a far parte di un’altra nazione. Problematica che è
ancora contemporanea come quella della restituzione delle opere coloniali.
Un gruppo di intellettuali che si schierano con lui per il ritorno del patrimonio in patri dopo la caduta di
Napoleone mettendo in discussione la funzione del museo perché la maggior parte degli oggetti in un museo
non son fatti per essere nei musei (oggetto musealizzato).
Ancora all’inizio i musei non hanno un luogo deciso, vengono fatti poi con determinate caratteristiche che
sono l’architettura, sono anche quelle dei musei privati.
Cardinale Mazzarino, di origine italiana, diventa un personaggio chiave nella politica francese e anche lui nel
suo palazzo ha la sua galleria di antichità che costituisce una galleria di quadri.
Anche nei paesi nuovi, come l’America, c’è il concetto di museo che diventa un modello.
Mettere una collezione a disposizione del pubblico comporta delle problematiche come il mantenimento ci
queste collezioni.
Villa Panza, il conte di Biumo che è stato un grande collezionista nella villa poi donata al Fai, villa
settecentesca dove all’interno non c’erano le stanze arredate, ma poi vennero sistemate delle opere di
opere di arte contemporanea resa agibile con lavori di restauro e resa come sede espositiva.
Lezione 23/11/2020
La storia del museo è collegata a quella del collezionismo perché si vede la collezione è quella della
conservazione, dell’esposizione ed è quello che caratterizza la maggior parte del museo. Così come è legata
la storia del patrimonio culturale perché è legata anche alla funzione educativa e soprattutto a quella
conservativa. Questo prende via del 700 il fatto di trasformare le collezioni private a pubbliche come le
donazioni, all’apertura al pubblico come il museo napoleonico.
A che servono i musei? Il museo non serve ad una cosa. Il museo esiste indipndemente alla unzione
educativa. Pag 65, introduzione al capitolo 3 delle funzioni. Per lavorare in un museo si ha il bisogno di
sapere cosa succede dietro le quinte. Si vede l’architettura del museo, il fuori, si vede come è fatto dentro,
una parte delle collezioni esposte perché il museo non espone tutto quello che ha ma c’è una parte che non
viene esposta, e le persone che ci lavorano.
Il museo esiste ed è aperto perché c’è un pubblico fruitore che vanno nel museo perché esiste. All’inizio il
museo non esisteva per il pubblico, ma era visibile a poche persone, dei privati che raggruppavano degli
oggetti e li mostravano.
Nella storia del museo si è introdotto un attore che è il pubblico che è diventato protagonista.
Cura e gestione delle collezioni cioè: tutta l’attività di lavoro che si fa sulla collezione che caratterizzano e il
museo ha a disposizione. C’è l’ambito legato alla cura e la gestione delle collezioni e l’altra la comunicazione
che è il rapporto con il pubblico.
Le funzioni non sono mai dei campi isolati, ma collegati fra di loro.
L’ambito legato alla cura e gestione delle opere e dall’altra la comunicazione. La funzione espositiva è fare le
mostre. Queste appartengono non ad una sola funzione, ma a tutte in quanto nessuna è indipendente
dall’altra.
Quando si pensa al museo, non si tratta di quella funzione scientifica, ma quello che vediamo in un museo e
come è fatto.
Il museo deve mostrarsi, farsi vedere, e questi sono i passi avanti che sono stati fatti negli ultimi cento anni.
Susie Margenstern ha scritto molti libri destinati ai bambini e adolescenti. Scrive sui ragazzini e a volte li fa
parlare. In questo piccolo libretto lei fa parlare una bambina che dice:
“la cultura è un fantasma minaccioso che strega la mia giovinezza in fuga. I miei genitori credono allo
sviluppo del mio spirito attraverso questi hangar di quadri imprigionati come se fossero vitamine che
andrebbero a nutrire secondo loro il mio senso critico! Il mio gusto! Il mio giudizio! Il museo è un immenso
orto che porta tutti gli elementi necessari per crescere colti. Non ho mai potuto dire loro che se non si sa
cucinare quella verdura non sarà mai commestibile.” – Susie Margenstern, 1986.
Qui c’è un discorso importante sulla funzione educativa del museo che in sé non ce l’ha. Qui si parlano di
genitori colpi che visitano le mostre e portano la bambina e si aspettano che siano gli oggetti a parlare
direttamente ai bambini. In questa frase c’è proprio tutta la descrizione delle funzioni del museo: il
contenuto dei musei và comunicato. La cosa fondamentale è che il museo per essere utile si deve aggiornare
e si deve comunicare. È inutile per il pubblico, ma utile per la conservazione.
Il museo che non viene spiegato è effettivamente una caveaux, è uno scrigno. Il museo deve esporre il
patrimonio che conserva, educare e produrre piacere (Bruni-Nassim). Lui scrisse un articolo del 2000 dove
diceva che non si andrà più al museo questo perché, il rifiuto del museo, c’è dal ’68, anno importante per
alcune conquiste sociali, contestazione giovanile, tra le cui c’è anche quello della utilità del museo. Negli anni
’70, Jean Claire (conservatore del museo) scrisse che è ora di “mettere il museo nel museo”. È una frase
polemica che voleva dire Il museo come era stato fino ad allora era un oggetto da museo ovvero vecchio che
andava cambiato. Nassim, nel 200 scrive che il museo deve esporre, educare e produrre piacere.
Funzione scientifica: quello che ci consente di fare il meglio delle cose. Un oggetto arrivato al museo
và studiato, funzione base per poter dare un nome ad un oggetto. Si deve studiare la parte fisica, di
cosa fatto, come bisogna conservarlo ed esporlo, rivolta alla conoscenza dell’oggetto e alla sua
conservazione. Si devono promuovere studi scientifici multipli a partire e di cui devono beneficiare
gli oggetti conservati. Sia interni e all’interno che aperti all’esterno. Anche ricerca sia di nuovi oggetti
da acquisire, sia ad esempio di scavi. Atteggiamento pragmatico perché alla base c’è tutto.
la funzione espositiva (quella più visiva) dice che il museo non è una cassaforte. L’acquisizione
pubblica del patrimonio ha senso solo se messo a disposizione del pubblico. la nazionalizzazione del
patrimonio non ha senso se non serve.
La funzione conservativa (quella pratica, funzione protettiva): è una funzione importante perché il
museo serve a conservare degli oggetti che vanno preservati per evitarne la dispersione fisica che
“morale”. Gli oggetti che vengono esposti non sono fatti per essere messi in un museo.
Nel museo si accumulano oggetti del patrimonio. Il museo deve assicurare la protezione da agenti di
qualsiasi natura che ne possano alterare lo stato di conservazione.
Funzione d’animazione e di comunicazione: è la funzione di più recente acquisizione. Si valorizza e si
comunica questo bene. Può prendere diverse forme: mostre, visite guidate, conferenze, concerti,
laboratori, avvenimenti e manifestazioni di vario genere; è molto importante perché può funzionare
come motore. Il museo è luogo culturale per eccellenza perché ha prestigio. Può essere educativa e
allo stesso tempo far venire il pubblico.
Il museo è considerato uno dei luoghi della cultura. Qual è il pubblico e come loro stanno cambiando. il
pubblico è quello che fruisce di un servizio pubblico, culturale che deve essere erogabile.
Nessuna funzione è più importante dell’altra in quanto ciascuna non vive senza l’altra. Le funzioni del museo
vengono svolte in maniera diversa in questo periodo ma non vengono meno. La funzione di conservazione e
scientifica c’è lo stesso, ma quello che cambia è la funzione di comunicazione ed animazione. I musei si sono
organizzati in modo tale da comunicare di più in questo momento di chiusura. Il museo comunica in maniera
a distanza così da non far morire il museo in questo periodo.
Il modo in cui vedono il museo gli spettatori: o per rilassarsi o per passare il tempo senza la voglia di
imparare.
Il museo è luogo chiuso che pone degli ostacoli che fa pensare all’idea come il museo luogo di piacere.
1. Secondo il fruitore il museo è come luogo ludico e di piacere: il museo prima di tutto come luogo
piacevole, di relax. Il museo non è una scuola, è uno spazio dove l’emanazione può giocare un ruolo
essenziale. Quindi la sua missione educativa può essere svolta attraverso il piacere e il gioco;
2. il museo come luogo di scoperta: può dipendere molto dalla funzione espositiva; stimolare la
curiosità del visitatore e renderlo recettivo. Il museo deve stimolare la curiosità del visitatore, anche
rilanciando e facendo ritornare il pubblico;
3. il museo come luogo di memoria: vale solo per alcuni musei, il particolare per quelli storici, come
quelli sulla resistenza;
4. museo come prestigio culturale: in alcuni ambienti è “chic” visitare mostre e musei. Ad un altro
livello colloca la sfera di prestigio che istituisce o fa un museo. Il museo riservato solo ad una certa
elite culturale.
5. Museo come attività turistica: attore economico indiretto per il suo inserimento nei circuiti turistici.
Spesso serve a dare uno scopo a delle gite;
6. museo come rituale: per chi vive il museo come tempio dell’arte e vede un carattere di iniziazione
della visita.
Museo: nel 2019 bisogna considerare anche la funzione della democratizzazione. Intanto la definizione
dell’Icom: “il museo è una istituzione permanente ecc..” nella definizione vengono isolate le quattro funzioni
come quella conservativa, ricerca, esposizione e comunicazione (educazione).
Bisogna pensare al museo come una entità più vasta, perché il museo espone, comunica e conserva
testimonianze materiali e immateriali dell’umanità. Le testimonianze materiali non sono solo testimonianze
artistiche, quindi si parla di museo in senso più generale.
Nella prima definizione ci si interessava di più del patrimonio, dell’azione conservativa che non del pubblico
anche se c’era la funzione comunicativa.
Tutte queste aspettative sono legittime; tocca ai responsabili e a chi concepisce i musei, tenerne conto nei
loro progetti. E bisogna saperlo quando si fa un museo se si vuole veramente andare incontro al pubblico.
Quando si pensa a un museo o si rinnova, la prima cosa da fare è dargli un’identità, definire il concetto e
renderlo sensibile ai visitatori. Il primo passo è chiedersi di cosa e per chi è di conseguenza prendere in
esame l’insieme delle funzioni museali e il loro equilibrio e la loro organizzazione.
La concezione di un museo è spesso determinata dalle collezioni di cui dispone: sono le collezioni che
decidono l’oggetto stesso del museo e dell’allestimento. Un museo può essere un mercatino delle pulci dove
si mette tutto ciò che si ha, si deve effettuare una scelta, una selezione.
La concezione di un museo può anche precedere la costituzione di una collezione: in tal caso l’acquisizione
diventa una parte del progetto. Es. il museo storico di Lussemburgo. Evidentemente bisogna avere i mezzi, e
spesso queste collezioni sono un po' deboli, però è una situazione ideale perché si selezionano gli specialisti
del settore e gli oggetti in sua funzione.
Rinnovamento e persistenza: sarebbe sciocco fare tabula rasa delle collezioni messe insieme nel corso del
tempo. Queste costituiscono un elemento importante, spesso preponderante, al momento della
determinazione della tematica del museo. Si cercherà un equilibrio tra coerenza e collezione mettendo
questa al servizio del discorso e non deformando questo o diluendolo al per adattarlo alle collezioni da
esporre. Occorre praticare una selezione razionale degli oggetti che il museo possiede.
Fino al 1995 Roma non aveva che due grandi musei consacrati all’antichità romana. Il primo risaliva al 1471,
a Sisto IV, i musei capitolini. Il secondo, il museo delle terme, istituito nel 188 e costituito nel 1911.
Tra il ’97 e ’04 queste due istituzioni sono state riviste e il paesaggio museale romano completamente
rivoluzionato.
Lezione 30/11/2020
Quando si parla di funzioni si parte dalla funzione scientifica e poi la conservazione, che sono fondamentali
per il museo.
Le funzioni nel museo possono essere destinate alle collezioni perché il museo è caratterizzato dall’edificio
ma anche dal contenuto del museo che sono le collezioni o collezione.
Raramente si dice “la collezione” perché nel museo si possono individuare vari temi della collezione.
Ultimamente di preferisce parlare di collezioni che collezioni.
La funzione scientifica e la conservazione, cioè il modo e le modalità che guardano la salute degli oggetti
sono rivolte alle collezioni.
L’esposizione permanente è rivolta alle due cose, sia alla collezione he al pubblico. è la cosa più visibile, non
vediamo l’attività scientifica, vediamo il risultato, per il resto non sappiamo nulla. L’esposizione è una
funzione che è a metà tra funzione dedicata alla collezione permanente, diretta al pubblico.
Quelle direttamente rivolte al pubblico sono l’accessibilità in tuti i sensi che vuol dire anche l’organizzazione
del museo e la comunicazione che è la comunicazione delle attività del museo come quella didattica.
La mostra permanente è tra museo e pubblico, la temporanea sono attività per il pubblico, rientra
nell’animazione.
L’esposizione permanente è la funzione più evidente del museo, contenitore e quello he contiene.
Non si può comunicare se noi non teniamo conto di altri parametri e di includere nella ricerca museologico
altre materie.
Le funzioni di un museo sono interdipendenti, il museo non esiste solo per una di queste e non se ne può
escludere nessuna.
La funzione scientifica, senza lo studio e conoscenza, qualsiasi cosa perde la sua consistenza. Per conservare
o per fare una esposizione, per comunicare ecc bisogna studiare, quindi funzione scientifica.
L’esposizione permanente.
«E pertanto la pittura è là, passivamente appesa alle sue cimase, offerta. Ma allo stesso tempo in cui si offre
sembra vietare che si prenda» Bruno-Nassim Abudar, Nous n’irons plus au musée, Paris, 2000.
Nel 2000, ci sono state molte innovazione per quanto riguarda il museo. Le cose che noi vediamo al museo
sono distanti e ciò che c’è al suo interno ci allontana dagli oggetti come le vetrine, gli oggetti alti. Il museo è
un luogo pieno di limiti.
Pier Robert, è un pittore della fine del’700 francese che inizia come pittore per l’Ancien Regime e poi nella
ascesa di Napoleone. È un cronista della sua epoca. In questo quadro ci fa vedere della galleria del Louvre
che ha una collezione proveniente dal regime rivoluzionario e dall’altra un allestimento più moderno. Si
vedono dei quadri, sculture. La galleria è il modello espositivo che dal ‘500 un modello espositivo. È un
salone molto lungo o largo dove si transita e si vedono degli oggetti come delle opere. Questi oggetti si
percepiscono in un certo modo in maniera che si possono vedere bene. In quanto riguarda l’allestimento: c’è
un disordine per i contenuti ma in ordine per grandezza. Le cose si organizzavano per ordine di grandezza. Le
cose più piccole in basso e quelle grandi in alto.
La cosa fondamentale per una esposizione è quello di partire da quello che sia ha. L’ordinamento del museo
funziona un po' come un frigorifero, si vede cosa si possiede e poi si procede. È raro il caso che un museo
apra senza collezione, quando viene fatta una ricerca virata. Il museo comunica qualcosa.
Gli artisti studiano quell’artista lì da dove si vede la funzione educativa, irata agli artisti ma una concezione
del museo abbastanza libera come le azioni permesse nel quadro, oggi sarebbero vietate.
I termini che fanno l’esposizione: il primo è ordinamento (concettuale), il secondo è allestimento (fisico).
Mettere in ordine è il progetto, decidere come si possa valorizzare al meglio. Il museo ha il compito di
conservare, ma anche il compito di valorizzare attraverso la funzione espositiva. L’ordinamento è quel
sistema di azioni che consente di pensare il modo migliore da esporre e rendere meglio la fruizione.
L’ordinamento è la loro disposizione. I curatori, gli architetti, gli allestori sono coloro che mettono in pratica il
progetto. Occuparsi della funzione espositiva non è mettere i quadri alla parete ma il frutto di una serie di
scelte: quali? Dipende dal messaggio che si vuol dare.
Quando una raccolta di oggetti diventa collezione? Una raccolta di oggetti diventa collezione quando insieme
di oggetti viene sistematizzato e si stabiliscono le relazioni fra questi oggetti e il luogo.
Nella funzione espositiva deve essere ben chiaro, non si può limitare a prendere tutto quello che si ha.
L’ordinamento riguarda la scelta degli oggetti (pag 78).
La galleria è luogo di transito di un percorso che viene facilitato dalla forma dello spazio.
Nell’idea di museo che c’era prima, non si teneva conto del visitatore, adesso quando si fa un ordinamento e
allestimento si pensa anche al visitatore. Tutto ciò che noi mettiamo in gioco, subiscono un po' le mode, tanti
fattori esterni al museo stesso e quindi sono delle azioni in qualche modo arbitrarie, interpretative per chi
propone ed è una cosa dalla quale noi non possiamo sfuggire. Non vi è allestimento che non metta in
evidenza il nostro gusto.
Ci sono sempre altre possibilità di ordinamento e allestimento. Di solito vengono organizzate per generi
come nature morte, paesaggi ecc.
Alcuni oggetti non sono stati per stare all’interno di un museo, come le pale d’altare.
C’è una decontestualizzazione dal contesto originale e poi una ricontestualizzazione all’interno del museo nel
momento in cui un’opera va a far parte delle collezioni di un museo. Se un oggetto fa parte di una
esposizione, questo oggetto assume una importanza che è quella che assumono le parole messe in un certo
posto.
L’oggetto viene spostato da un posto per perdere la propria funzione e ne assume una funzione espositiva.
La Marini Clarelli dice: lo spettro delle possibili strategie per la presentazione dei manufatti, spazia da quella
più astratta attraverso la quale il manufatto è rappresentato senza alcun riferimento al suo originario
contesto spazio-temporale a quello apparentemente più realistica che tenta di ricostruire una parventa della
sua collocazione. Quello che si chiamano in un linguaggio museologico “period room”. Queste sono degli
ambiente, delle stanze in cui l’oggetto viene ricontestualizzato del contesto museale e ci riporta all’epoca in
cui è stato fatto. Anche quello è stato un artificio delle pale d’altare all’interno di un museo, ne ricostruisco
l’ambiente della chiesa in quel periodo. È una scelta arbitraria.
È importante per il museo riconoscere che tutte queste strategie espositive sono artificiali. Quell’oggetto non
è fatto per stare nel museo. Ogni curatore mette la sua impronta, il suo gusto. Tute queste strategie
espositive sono necessariamente artificiali e per il visitatore del museo, rendersi conto che non solo sono
espedienti dei quali può godere di artifici teatrali. I migliori allestimenti teatrali sono spesso quelli con il
maggior grado di autoconsapevolezza che rendono il visitatore cosciente dei mezzi usati per la presentazione
e lo coinvolgono nel processo espositivo. Questo vuol dire che in qualche modo bisogna sempre ricordare al
visitatore che il museo è un artificio, l’esposizione anche e che anche se si ricrea l’ambiente antico quella
visione è una artificiale.
Ci sono tanti criteri, bisogna fare una selezione, bisogna stimolare il pubblico, altre funzioni da assolvere,
come queste opere destinate alla mostra permanente non si rovinino a forza di stare esposte, come i
disegni.
Pag.79 ……
Bisogna mantenere alto il livello espositivo con un crescendo di tipo emotivo (es. del David che è il pezzo
forte e il pubblico non è interessato ad altri pezzi).
Le uniformità nei musei d’arte crea noia, soprattutto se molto grandi.
Il racconto non lo fa l’ordinamento, ma l’allestimento che mette insieme tutte queste cose, in modo tale da
essere percepito da chi visita l’esposizione.
L’oggetto ha una sua storia, l’oggetto è stato fatto per un luogo, il compito del museo è anche quella di
ricordarcela. In qualche modo anche decontestualizzando deve ricordarcelo.
La storia dell’oggetto prima del museo. Si mette in relazione degli oggetti tra di loro in un contesto diverso, in
un contesto dove l’oggetto ha perso le sue funzioni originarie ma recupera una funzione espositiva,
educativa e di entrare a far parte di un altro ambiente.
L’oggetto si espone anche nelle relazioni con altri oggetti. Il visitatore crea dei rapporti tra gli oggetti che
l’allestimento aiuta a trovare il sistema di trovare la storia, lo scopo dell’esposizione. Gli oggetti di un altro
paese vanno in contatto con altre abitudini e a questo si devono adattare alla nuova collocazione. Ad es.
erano fatte per sederci sopra adesso sono fatte per essere guardate.
L’atteggiamento del visitatore medio è quella di non mettere in discussione il valore dell’oggetto e il fatto
che se quello lo vedo dentro un museo ha una sua importanza (estetica, prodotto più bello e valido di un
movimento artistico di un periodo, valore prezioso).
Lezione 7/12/2020
Lezione 14/12/2020
Anche durante l’allestimento c’è una fase di progettazione che poi vengono messi in pratica.
Gli oggetti si dispongono nello spazio, dove si vorranno allestire. Subito dopo si comincia a spostare; il
progetto ci vuole perché ci da le indicazioni. Per una serie di motivi questi oggetti nella realtà possono
entrare in conflitto tra di loro. Gli oggetti sono decontestualizzati rispetto al loro luogo abituale. Le pale
d’altare per un motivo qualsiasi vengono messi nel museo. Mentre in chiesa era contestualizzato creando
delle relazioni spaziali e concettuali con ciò che aveva intorno, nel museo crea altre relazioni perché non lo si
percepisce come un oggetto evocativo, religioso, ma ha una funzione espositiva che ha dei valori aggiunti
rispetto alla funzione originale, si percepisce che sia un oggetto di pregio, oggetto storicamente importante.
Com’è lo spazio che ha intorno? L’oggetto crea delle relazioni con quella che ha intorno.
Nell’insieme le relaizoni che il quadro crea con gli oggetti sono delle relazioni che creano disequilibri che ci
infastidiscono. Non vanno per diverse cose come la grandezza, si perde in relazione con gli altri.
Si creano delle relaizoni confrotevoli per il pubblico, con gli oggetti che ci sono. Si creano delle distanze.
Nella progettazione museografica quello che si cerca di fare è di accordare le indicazioni che engono date
durante l’ordinamento e nella sistemazione si cerca di troare dei criteri che soddisfino la fruizione
dell’oggetto. Quello che funziona sulla carta spesso non funziona quando lo si va a mettere in pratica per
motivi diversi. Gli architetti devono andare d’accordo con chi cura la mostra e scambiarsi le idee perché
quello che funziona nel progetto grafico non è detto che funzioni concettualmente e che si possa fare.
I quadri hanno al loro interno hanno dei colori, degli spessori, delle linee come quelli dei paesaggi che hanno
degli orizzonti o le nature morte dove c’è la linea del tavolo oppure un interno dove ci sono finestre. Questi
elementi interessanti nella fruizione del quadro, quando si accostano ad altri quadri si deve pensare al loro
effetto messi insieme. Ci sono elementi del quadro che possono infastidire. I quadri hanno delle cornici che
bisogna pensare se bisogna tenerle o no. Lo spazio che il quadro occupa non è quello di un rettangolo, ma
bisogna tenere in conto anche le misure di una cornice, che potrebbero stonare messe insieme. Le cornici
sono originali che non possono essere cambiate. Questo si risolve con una scelta che i quadri del museo
vengono incorniciati in qualche modo oppure vengono messi in un certo modo.
Più persone lavorano all’allestimento e meglio è perchè diventa una costante verifica.
Le parti che vengono tirate in ballo devono comunicare tra di loro così da procedere per la decisione finale.
Nel momento dell’ordinamento si danno dei principi.
Il museo è fatto per delle persone che entrano dentro per visitarlo per imparare qualcosa.
Diapositive: 31. Non è quella che viene chiamata una period room, ma è una period vetrina. Piccolo museo
Venachi, in grecia, privato. Nelle vetrine piuttosto grandi venivano create delle atmosfere, una
ambientazione con gli oggetti esposti relativi alla vita quotidiana e c’era questa animazione dietro lo schermo
che dava un senso a questi oggetti. È una via di mezzo con l’attualizzazione della period room.
Bisogna rendere leggibili gli oggetti che presentiamo, valorizzare non solo come oggetto singolo, ma in
funzione agli altri anche.
Questi legami più sono evidenti e più tengono sveglio il pubblico. l’attenzione del pubblico va impegnata
senza staccarla (Marini Clarelli).
Period room, l’interno d’epoca: in certi musei torna utile, come in certi allestimenti. Questo tipo di
museologia, di museografia per le period room, aiuta un pubblico che non è conoscitore.
L’osservatore se vede degli oggetti pensa che quelli siano pezzi da museo.
Allestimenti senza muro, il muro è quel grand elimite del museo. È un limite fisico. Il limite è anche quello
della sala. Il muro divide il museo che crea dele separazioni e che possono essere utilizzati.
È un limite ma può anche essere un supporto utile a determinare la direzione della mostra. Studiando il
comportamento dei visitatori che tendono a costeggiare i muri.
Nelle gallerie ci sono due muri fondamentali (destra e sinistra) dove si costeggiano i visitatori. I muri
diventano degli elementi dei quali bisogna tenere conto. Alcuni muri sono fissi altri no.
Ci sono degli oggetti all’interno della mostra che sono specifici dei quali va tenuto conto come le vetrine, le
corde ai quali si agganciano i quadri, base degli oggetti 3D, le luci. La vetrina è un oggetto molto antico, è un
museo nel museo. La vetrina è un altro limite che si mette attorno a più oggetti per motivi conservativi
(funzione conservativa che ci impone di mettere la vetrina). Ci sono ad esempio tre vasi antichi che vengono
protetti dalla vetrina che è gioia e delizia del visitatore, del conservatore e dell’architetto.
È un oggetto che si vede e di conseguenza influenza la visita perché influenza l’esposizione. Per la vetrina è
più legata alla funzione di conservazione.
L’uso di una vetrina continua (villa giulia a Roma, di arte etrusca e si trova dentro una villa giulio II, antica).
Qui ci sono delle pareti di vetro. Nell collezione di villa Giulia, c’è una collezione di vasi. Hanno selezionato
quali vasi esporre e perché. Hanno creato un percorso dove ci sono dei vasi di varie dimensioni che il
visitatore è invitato a guardare. È un oggetto interessante: vetrina unica che crea una continuità. Allo stesso
tempo le vetrine servono spesso da elemento che mette in valore l’oggetto che lo presenta in maniera un po'
esagerata. Alla vetrina si da anche un valore di valorizzazione e conservazione dell’oggetto. Prima si dava
anche un valore più estetico, un oggetto di design che faceva la decorazione del museo. Si fa la vetrina per
fare decorazione o perché serve? Come elemento di decorazione è superato, si considera la vetrina come
degli oggetti che si vedano il meno possibile. Si deve percepire che la vetrina non ci sia. È un qualcosa che si
mette in mezzo dove gli oggetti si vedono in un certo modo.
Si è pensato alla vetrina come oggetto di arredamento con una ricerca di dettagli tecnici che sono come a
fare in modo tale da percepirla il meno possibile.
Gli oggetti non dovrebbero essere ricoperti di polvere, perché poi si spolverano sottoponendoli a un rischio.
Fino a una certa epoca, le funzioni museali si consideravano un po' distaccate. La funzione espositiva non
pensava a quella conservativa.
La vetrina pone dei problemi come quella dei riflessi che è difficile eliminarlo.
Lezione 22/12/2020
Nelle esposizione permanente si espone il museo, che da la possibilità di definire di stabilire le differenze tra
i musei, le loro caratteristiche.
L’esposizione temporanea ci espone qualcosa relativa al museo, non per forza oggetti del museo, cambiando
di significato.
La funzione espositiva la si può considerare una delle funzioni del museo a se stante a livello della
conservazione e ricerca, l’esposizione temporanea rientra in quella funzione della comunicazione e le attività
ludiche. È un obbiettivo completamente diverso rispetto a quella espositiva.