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Storia della musica

per didattica 1
Docente: Paolo Cattelan

I semestre (ID)

32 ore
4 cfa

Storia della musica 1 Anno accademico 2022-23


martedì 15 novembre 2022

Musica classica:
Possiamo collocare la cosiddetta musica classica in un periodo storico che va dl
XI XX secolo.
È una musica tipica della cultura occidentale, sviluppata e diffusa da grandi
autori Viennesi, tedeschi, Italiani…
La musica classica comprende un repertorio vocale e strumentale molto vasto.

Canto lirico
Quando nasce?
Il canto lirico nacque in Italia, più precisamente a Firenze, durante il periodo
rinascimentale.
Il signi cato primario sta nella poeticità del canto, la LIRICA era appunto la POESIA, si
canta persi nell’oggetto.
Il termine LIRICO è ANACRONISTICO, serve a descrivere dal punto di vista tecnico
l’impostazione d’affondo, ma dal punto di vista esecutivo si può ricondurre al canto
hondo tipico della Spagna (signi ca proprio canto profondo).

Durante il XVIII secolo si comincia a capire la funzionalità e consapevolezza vocale

Vi erano degli aspetti proprio del canto lirico:

⁃ IL MICROFONO: nel canto lirico non viene utilizzato, considerata una dif coltà
maggiore per i cantanti
⁃ CANTO IN MASCHERA, consisteva nel progettare il suono in avanti, rendendolo
corposo e presente, era per gli uomini.

Per quanto riguarda il panorama del canto lirico e la sua storia è necessario citare una
famiglia, la famiglia Garcia.

- Manuel Garcia colui che rivoluzionerà l’arte del canto. Era glio del tenore Manuel
Garcia, per il quale Rossini scrisse una parte nel Barbiere di Siviglia.
ROSSINI gli consegna in bianco la parte del conte, la serenata la scrive M. Garcia.

- Manuel Garcia Junior cerca di seguire le orme del padre senza mai raggiungerlo.
Studia il metodo del padre ma si discosterà.
Diventa professore presso il conservatorio di Parigi.
Scrive un trattato sui registri vocali, come renderli omogenei… si inizia a parlare del
canto lirico.

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Oltre Manuel M. Junior vi erano anche due glie, le quali a differenza del fratello
riusciranno ad ottenere maggior successo del padre.

- Maria Malibran (teatro a Venezia) tra le cantanti più note del ‘800, in Italia e all’estero.
Maria Malibran si muove su sentieri diversi dal padre e fu molto rivoluzionaria, quasi
cantante romantica, ma nella sua emissione vocale era più conservatrice del padre, si
allontana dal canto pieno.

- Pauline Garcia Viardot, dedica la sua carriera principalmente alla musica da camera.
Era contralto.
Alcuni capolavori del ‘700 li dobbiamo a lei: nell’Orfeo di Gluck nel 1859,
Pauline ricoprì il ruolo di Orfeo in quanto il registro vocale era quello di una donna.

ORFEO:
Christoph Willibald Gluck, compositore tedesco
1714-1787.

Collochiamo l’opera dell’Orfeo nel periodo


neoclassico, 1762. L’attenzione era rivolta ai miti
classici, greci e romani.
In quest’opera si attua la riforma dell’opera italiana.

Orfeo è il titolo primigenio dell’opera, la quale venne


pubblicata in origine 150 anni prima.
Si cerca di riformare lo spettacolo operistico
(approccio avanguardista)

L’Orfeo è suddiviso in 3 atti, ha una struttura molto breve


e solo 3 personaggi: Orfeo, Euridice, amore (non ha la durata tipica di un’opera seria
tipica italiana, è sottotitolato FESTA TEATRALE).
Le coreogra e iniziali rappresentano i seguaci di Orfeo che piangono la morte di
Euridice; l’opera esordisce con la morte della donna ma non si torna indietro sulle
cause.

TRAMA:
I atto
Antefatto: Euridice è morta perchè il suo amore nei confronti di Orfeo ha scatenato
invidia nei confronti di Aristeo, il quale voleva unirsi con lei.

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Aristeo (una sorta di alter ego di Orfeo), è un elemento stanziato, semi dio come orfeo
ed ha un rapporto straordinario con la natura, è il coltivatore, coltiva le api.
Si invaghisce di Euridice, la insegue nella fuga, viene morsa da un serpente e muore.
Non è direttamente colpa di Aristeo ma in qualche modo ne causa il dramma.

La storia di Gluck comincia con un pianto di Orfeo inconsolabile sulla tomba di Euridice,
anche le persone della corte si accordano al dolore del protagonista.
Il pianto si trasforma in pianto universale e la scena diventa corale, è così che ha inizio
l’Orfeo.
In questa scena drammatica viene richiamato Amore, esordisce con un discorso ad
Orfeo, gli spiega che per recuperare Euridice doveva rispettare delle leggi.
1. Passare nell’aldilà: nel passaggio si troverà dinanzi alle porte dell’oltretomba, gli
verranno aperte e ci sarà il passaggio presso l’ade.
2. Nell’ade trova Euridice ma non deve guardarla ne parlarle.

si chiude I atto.

II atto
Ha inizio con Orfeo alle porte dell’inferno, esordisce con il suo canto con il quale tenta
di placare le furie infernali (nel mito non è l’unico a sorpassare l’aldilà , vi fu Ercole,
Ulisse alla ricerca del padre…).

Le furie dicono queste parole ad Orfeo :

Chi mai dell’erebo


fra le caligini
sull'orme d'Ercole
e di Piritoo
conduce il piè?

METRICA:
Ogni verso è costituito da 6 sillabe, la parola nale di 4 versi su 5 ha la caratteristica di
avere l’accento sulla terzultima sillabe, si dicono così versi SDRUCCIOLI.

Ritmo molto particolare, non senari ma quinari sdruccioli.


Le furie intonano questi versi con tematica ricorrente nella poesia italiana: questa
tipologia viene utilizzata per situazioni strane, al limite del comico, quasi come se lo
sdrucciolo evocasse il balbettio, o per contrario incute terrore.
Scene fuori dal normale, infatti le furie sono personaggi poco reali.

Orfeo si proietta nei campi elisi dove trova Euridice, lei va incontro ad Orfeo e
cominciano il viaggio si ritorno (nel III atto).
(Euridice compare alla ne del II atto, prima c’è solo Orfeo ed il coro).

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III atto:
ha inizio con il dialogo tra Orfeo ed Euridice mentre si incamminano per uscire dall’aldilà
(una volta usciti scadeva la legge del non dialogo…)
Vieni appaga il tuo consorte: Euridice si rivolge a Orfeo

He farò senza Euridice: Orfeo esclama queste parole nel momento della morte

Lui non può ne guardarla ne parlare con lei, anche se quest’ultima proverà a
convincere Orfeo sul fatto che non ci fosse una logica per cui lui fosse arrivato da lei ma
senza poter avere dialogo. Orfeo non resiste e le parla, Euridice così muore
nuovamente.
Si rinnova il dolore di Orfeo e decide di togliersi la vita.
LIETO FINE, torna in scena amore e parla ad Orfeo, gli dice che nonostante egli abbia
disobbedito, gli dei hanno compreso la sua disobbedienze, mossa da una motivazione
più umana della legge alla quale era sottoposto, per cui la sua trasgressione era
“sanata” e per questo riceve di premio di Euridice.
Motivazione non solo scenica ma piuttosto profonda.
(Dispotismo illuminato, casa d’Austria, gli Asburgo volevano rappresentarsi come
un’altra legittimità rispetto al dispotismo assoluto, la capacità del regnante di
comprendere il popolo.

Il primo interprete dell’Orfeo fu Gaetano Guadagni


Guadagni riuscì a far congiungere Padova con Londra e
Londra con Vienna.
Aveva 15 anni quando arriva a Padova, dopo aver da
poco subito la castrazione.

Era Contralto uomo, e mosse i primi passi presso la


cappella Antoniana di Padova. Morì a Padova.

La tappa successiva di Guadagni fu Londra, qui incontrò


Handel e Charles Burney, uno dei pionieri della
musicologia.
Quando arriva a Londra, Handel gli da il compito di addestrare guadagni.
Handel lo adotta per i suoi oratori, trova in Guadagni un terreno fresco per fare i suoi
ultimi esperimenti.

Per Guadagni scrive La scelta di Hercules, e proprio Guadagno ricoprì il ruolo del
giovane Hercules

Successivamente scrive Teodora.

Handel morì (1759), dopo essere riuscito ad istruire Guadagni al poliglottismo, al canto
e all’arte scenica.

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Guadagni a questo punto cerca il suo ruolo nel continente ed è così che arriva a
Vienna. Qui incontrerà Gluck che lo sceglierà per l’Orfeo. Collaborano per scrivere
l’Orfeo, 1762.

Burney descrive la voce di Guadagni:


-profonda
-voce androgena
-contralto
-impostazione diversa dal classico castrato (Farinelli*)
-non improvvisava , era una nuova tipologia del cantante ATTORE
-conserva alcune timbriche della voce di passaggio e non sviluppa le deformità dei
cantanti castrati

* le parti per Farinelli erano solo un canovaccio, le modi cava

Messa di voce: è una tecnica per cui il cantante inizia l’esecuzione con un pianissimo,
arrivando al fortissimo e ritornando al pianissimo.
Avviene così un’Ottimizzazione perfetta tra il corpo vibrante (corde vocali) e il motore,
ovvero il Fiato.
In questa capacità di Guadagni, si racchiudeva gran parte della sua arte.
Utilizzava la messa di voce nelle cadenza, quando l’orchestra taceva.

DON JUAN (Don Giovanni), Gluck 1761

Nella creazione di quest’opera vi è la collaborazione di diversi artisti, quali Gluck primo


autore, de’ calzabigi e Boccherini. Possiamo considerarlo come uno dei primi miti
moderni.
De’ Calzabigi fu al ere della poesia italiana di quel periodo.
La Collaborazione tra Gluck e de’ Calzabigi si compone di 4 episodi, il primo il don
Giovanni (ballo pantomimo, racconto senza parole).

Boccherini invece fu compositore de La casa del diavolo, sinfonia dall’atmosfera cupa


esaltata dal pizzicato degli archi…
La casa del diavolo (scena in cui le furie portano all’inferno don Giovanni) fu appunto
composta da Boccherini e la coreogra a fu a cura di Gaspare Angiolini.
Il coreografo tentò un intero spettacolo solo col ballo
Il gesto diventa parlante.

Ascolto sinfonia
Si intitola la casa DEL DIAVOLO per tradizione, è un manoscritto che si conserva al
conservatorio di Milano.
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Come si fa a fare esperienza della storia?

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Ritrovare il manoscritto di Milano
sapere perché quell’intitolazione (*)
* avanguardisti = guadagni

Manoscritto unicum, unico testimone di questa tradizione.


Non è autografo, è invece una copia manoscritta che risale ai tempi di Boccherini.
un’ulteriore informazione dataci dagli storici è che lo stesso compositore, Boccherini
suonò alla prima del Don Giovanni di Gluck, a Vienna.
La musica di Boccherini evoca continuamente il gesto (soprattutto ultimo movimento).
Boccherini racconta la sua storia e quella della famiglia.

Scenogra ci i fratelli viganò.

Regia interessante del concerto, l’ensemble è composto in maniera mista.


C’è il clavicembalo, il primo violino suona senza armatura (barocco), altri con armatura
moderna, i corni sono naturali, senza pistoni

Tra il primo e il terzo movimento c’è un legame tematico.


Assetto narrativo anche se non è musica a programma.

Movimento centrale è una serenata


(Nel don Giovanni di Mozart è fondamentale per il seduttore, ci sono due serenate).

Movimento nale de nito come una ciaccona


rappresenta l’inferno e viene realizzata ad imitazione di quella di Gluck, presente nel
festino di pietra.

La citazione riguarda la parte dove don Giovanni Viene trascinato all’inferno.


Boccherini cita Gluck.

RIFORMA DELL’OPERA ITALIANA A VIENNA


La sede della riforma è il teatro di Vienna. Qui Gluck ambienta le sue opere.
La riforma si rivolge contro Metastasio, poeta del ‘700, il quale aveva avuto il dominio
assoluto del teatro europeo no a quel momento.

Gluck scrive per de’ Calzabigi e viceversa, tra i due vi era un accordo stretto,
condividevano opinioni ed interessi, come ad esempio la volontà di porre delle
modi che alla riforma dell’opera italiana.

-Il punto di critica principale è lo stile del canto (prefazione), si rifà a Guadagni
indirettamente, non viene citato ma è chiaro che si rifaccia allo stile ricco di parole e
meno virtuosistico.

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-Gluck e de’ Calzabigi ritornano a soggetti tratti dal mito, Metastasio si ispirava alla
storia antica ed ai suoi personaggi.

-Dal punto di vista drammaturgico la differenza sta nella trama


Dopo la riforma le trame diventano molto più sintetiche, prima invece erano molto più
intrecciate.
La sempli cazione del testo serve ad introdurre il primato della musica

Le trame quindi si sempli cano e la musica va in primo piano: per Metastasio i recitativi
si recitavano e le arie erano cantate, le parole estremamente ripetute.

I primi TRATTATI

Primi anni dell’800 Ricordi, milano


Gasparo pacherotti “detta” il suo trattato a Callegari, spiegando il suo metodo di
improvvisazione.

1767
Giacomo Durazzo, direttore del teatro di Vienna.

Adesso non vi sarà più Guadagni a Vienna, è in giro per l’Europa, e Calzabigi e Gluck
scrivono Alceste.
Improntano l’opera su una questione di sentimento all’interno della coppia.

Protagonisti: alceste e Admeto

TRAMA
Un dettato divino sfavorevole alla coppia di regnanti (oracolo), ha decretato che se
qualcuno non muore al posto di Admeto, lui morirà.
Così si apre l’opera.
Admeto muore, non si trova nessuno che muoia per lui, se non sua moglie algeste.
Si sacri ca per admeto e dirà addio alla vita, il calvario psicologico cade sull’interprete
Antonia Bernasconi. (Ribaltata la questione del genere, Bernasconi diventa
protagonista dell’opera).
Calzabigi aveva istruito la donna per ricoprire il ruolo molto dif cile.

Quest’opera sarà più lunga dell’Orfeo.


Alceste ricade nell’allegoria.

ALCESTE

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SCENA I: si apre la scena con un recitativo e corale.
Le parole del recitativo evidenziano il sentimento del popolo piangente Admeto.

Popoli che dolenti


della sorte d'Admeto, in lui piangete

ATTO I scena V: alceste si sacri ca per il marito e dovrà dire addio alla vita.
Ombre, larve, compagne di morte

Contesto storico:
A Vienna governa Maria Teresa (età delle donne governatrici).

Come Orfeo celebrava il dispotismo degli Asburgo, in alceste celebrano la donna


regnante al trono.
Corale e ballo hanno un ruolo importante, cambia il coreografo, Noverei.

PARIDE ED ELENA
1770
Terzo ed ultimo lavoro in collaborazione tra Gluck e de’ Calzabigi.
Amore inteso come EROS nella sua massima esaltazione, contrapposto all’agape.
Spostamento dal tema simbolico a quello umano.
In quest’opera Gluck e Calzabigi risentono del potere del glio di Maria Teresa (al potere
dopo la madre), Giuseppe II, il quale sarà ricordato come imperatore di Mozart.
Aveva una visione molto più libertaria della vita e della vita sentimentale.
Era stato membro della massoneria.

In Paride ed Elena rappresenta in modo più speci co la situazione reale e gerarchica


dei matrimoni. Collise con il gusto del popolo e della madre.
L’opera cadde, la storia di Paride ed Elena è la storia di un tradimento.
Vi è una consonanza tra quest’opera e l’ultima opera di Mozart, “così fan tutte”.

Il cantore di Paride ed Elena è Giuseppe Bilico (evirato), non più Guadagni poiché
spostatosi da Vienna

29.11.2022
Atto I:
Oh mio dolce ardor

Racconta un trasporto d’amore anche sico.


Mentre nella prima scena era un uomo ad interpretare il ruolo, in una versione più tarda
negli anni, Cecilia Bartoli interpreterà il ruolo, giocando su pianissimi, appena percettibili

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Ascolto Orfeo ed Euridice atto II
(Orfeo entra all’inferno)

- “chi mai dell’erebo”


-“Deh placatevi con me”

Inizio atto II
si consuma il parlamento di Orfeo con le furie
Arie in maggiore e minore che si alternano costantemente BIMODALE

Le furie concedono il passaggio nell’oltre tromba ad Orfeo

Gluck ha immaginato un paesaggio utopico, all’interno del quale Orfeo è rapito: ruscelli
ed uccelli che cantano, Orfeo sembra perdere l’oggetto della sua ricerca,
Esordisce cantando il recitativo

“che puro ciel


che chiaro sol
che nuova serena luce
è questa mai”

Fa maggiore radioso

Le SCENE delle tre opere sono NUOVE.


Si assiste ad una sempli cazione estrema dal punto di vista drammaturgico.
Il lavoro degli avanguardisti viennesi differisce da quello metastasiano, soprattutto per
quanto riguarda i drammi profani.
Se spostiamo la visuale sulle azioni sacre di Metastasio, Calzabigi e Gluck non sono
andati molto lontani.

Calzabigi cita Metastasio, nascondendolo all’interno delle quartine mentre il verso di


Metastasio si trova all’esordio de la passione di Gesù ( settenario lento)
(Aria dell’apostolo Giovanni)

(Seconda parte del canto oh del mio dolce ardor)

Ovunque il guardo io giro


immenso Dio ti vedo
Nell'opre tue ti ammiro
ti riconosco in me.

Quartina in cui il concetto dominante è la presenza di Dio in tutte le cose


Somiglianze dei primi due versi

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Soluzione già data

Se Dio veder tu vuoi


Guardalo in ogni oggetto!
Cercalo nel tuo petto,
lo troverai con te!

(TONALITA’ MAGGIORE, mi); di solito è in la maggiore, ES. ARIA DEL DON GIOVANNI
di Mozart, così fan tutte

La soluzione la da nel secondo verso


Tratta da Betulla Liberata (storia di Giuditta ed Oloferne) ozia il personaggio che canta
( settenario veloce)

RITMO (1) delle parole e al TIMBRO (2) (dato dalle vocali)


1. Metrica, versi simili che appartengono tutti alla stessa specie settenari (SINALEFE
ovuqnue-il guard-io), verso inciampato, ritmo pesante per il primo testo, per il
secondo ritmo molto più scorrevole
2. Prima quartina più scura (molte più O e U), seconda quartina più chiara (molte più
I).

Metastasio ha scritto 7 azioni sacre di cui la più nota la passione di Gesù, il suo
biglietto da visita quando arrivò a Vienna. Il compositore era un grande
improvvisatore.

* LE NOZZE DI FIGARO, c’è il personaggio di


Susanna
* Duetto con il conte e Susanna, in la maggiore
* 700 secolo dell’attenzione ai dettagli

Perché la “K” davanti alle opere di Mozart?

La K sta per Kochel, musicologo austriaco il quale


iniziò a raccogliere le opere di Mozart una volta morto
quest’ultimo.

L’ultima reale opera composta da Mozart fu per la


ricuperata salute di Ofelia.

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Ofelia era una cantante viennese, nota al pubblico della città con questo nome,
ma il vero nome della ragazza era Nancy Storace.
Il papà di Nancy i trasferì da Napoli a Londra, qui nacque la glia. Fu proprio a
Londra che iniziò a studiare canto con il celebre maestro italiano, Sacchini. Ad
un certo punto della sua vita, la cantante decise di spostarsi da Londra per
cecare la fortuna a Vienna. Qui divenne la beniamina del pubblico viennese,
tant’è che il suo ruolo divenne sempre più decisivo: se non c’era lei, non era
sicuro il successo dell’opera. Ofelia, riuscì ad essere apprezzata dal pubblico
non solo per le sue doni canore, ma anche per le sue spiccate abilità teatrali
come attrice, caratteristica che stava incuriosendo sempre di più i viennesi.

Un altro dei nomi con cui era conosciuta la cantante era Susanna, personaggio
delle nozze di garo.
Mozart compose quest’opera, ma il testo madre era di Bomanche e si intitolava
le mariage de garo, tradotto da Da Ponte.

Ofelia, inoltre era anche il nome di un personaggio di un’opera di A. Salieri.


Riscoperta nella biblioteca di Prato.

Ascolto concerto K466 in re minore:


L’anno di composizione è il 1785, e la data esatta di ne stesura è il 10 febbraio.
L’11 febbraio 1785 ci fu la prima esecuzione del concerto presso il teatro di
Vienna. Lo stesso giorno della prima esecuzione, arrivò a Vienna Leopord
Mozart, il padre di W.A. Mozart il quale si trattenne a casa del glio e della
moglie, per circa 2 mesi. Il rapporto di Mozart con la nuora non era roseo,
Leopold non si presentò nemmeno al matrimonio di Mozart e la moglie.

Il concerto è in re minore, nonostante la tonalità, non si elimina l’aspetto giocoso


del concerto.
Conclude in maggiore, nell’ultima battuta Mozart inserisce la terza picarda.

Altre opere di Mozart in re minore:

• Requiem di Mozart (non concluso da lui in quanto morì prima della completa
stesura del lacrimosa)
• K 397 fantasia: per pianoforte, molto cantabile e dall’a struttura articolata ma
piuttosto classica. Esordisce on arpeggi per poi seguire la classica forma
esposizione, sviluppo, ripresa.

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• K 421 quartetto: quartetto d’archi appartenente a una raccolta di 6 quartetti
dedicati ad Haydn. Dal carattere malinconico ed in tonalità iniziale di re minore,
modula poi in diversi toni.
• Ouverture Don Giovanni
• Oratorio Betulia liberata K118
• Requiem K626 (soprano Te decet)
• Musica funebre massonica K477
20.12.2022

L’opera Idomeneo Mozart la compose tra l'autunno del 1780 e i primi giorni del
1781 su libretto di Gianbattista Varesco, cappellano di corte dell'arcivescovo di
Salisburgo.
Da li a poco si determinerà la ne del rapporto col padre, difatti, il tema
dell’opera è il rapporto padre e glio.

Ascolto Idomeneo.

La storia tratta di Idomeneo e Idamante, il glio.


E’ un’opera seria strutturata in 3 atti. Fu presentata nel teatro Cuvillies presso
Monaco di Baviera.

Trama:
I atto:
Idomeneo re di Creta, torna in patria dal glio Idamante, ma la sua otta in prossimità
dell'isola è colta dalla tempesta. Vinto dal timore, fa voto a Nettuno di sacri cargli il
primo uomo che incontrerà non appena giunto a terra.
Personaggio importante è Elettra, glia di Agamennone e Clitemnestra, due grandi
personaggi della mitologia, in particolare vi è nota la vicenda dell’uccisione della madre
per mano del padre.
Elettra rifugiatasi sull’isola di Creta, si innamorò di Idamante, il quale è innamorato a sua
volta di Ilia, glia di Priamo, re di Troia.

Una volta che Idomeneo Giunse in salvo, ripensò con angoscia e dolore alla terribilità
del suo voto (“Vedrommi intorno”), soprattutto quando si accorse che il giovane appena
incontrato è suo glio Idamante: preso dal terrore, fugge e gli vieta di seguirlo. Idamante
esprime profondo stupore per il comportamento del padre. L’intermezzo introduce una
marcia e un coro di guerrieri che si uniscono alle donne cretesi, inneggiante a Nettuno
che li ha ricondotti salvi in patria (“Nettuno s’onori”).

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II atto:
Idomeneo confessa ad Arbace l'orribile voto che ha fatto per salvarsi la vita.
Arbace gli suggerisce, per sottrarsi al suo terribile voto, di inviare Idamante con
Elettra ad Argo, ma Idomeneo sospetta che Idamante e Ilia si amino.
Vi è una marcia che annuncia la partenza dei guerrieri e dei marinai viene“Placido è il
mar, andiamo”.

In ne una nuova, terribile tempesta incombe: un mostro marino sorge dalle acque
(“Qual nuovo terrore”). Il re comprende il suo peccato e vuole sacri carsi al posto del
glio, mentre il coro dei cretesi si disperde terrorizzato.

III atto: (soluzione della storia)

Arbace annuncia che il gran Sacerdote si avvicina seguito dal popolo: quest’ultimo
domanda al re di liberare i cretesi dal mostro, lo sollecita a compiere il voto e domanda
il nome della vittima. Quando Idomeneo pronuncia quello del glio, il popolo esprime il
suo sgomento (“O voto tremendo”).
Il sacri cio inizia con una marcia, seguita da una preghiera del re; ma ecco una fanfara
che echeggia di lontano: Arbace annuncia che Idamante, vincitore, ha ucciso il mostro.
Il principe, incoronato di ori, viene quindi condotto al sacri cio: ora sa tutto e si
dichiara pronto a morire. Ma, nel momento in cui Idomeneo sta per colpirlo, Ilia cade tra
le sue braccia e si offre come vittima al posto di colui che ama. Dopo una lunga
discussione, piena dei più nobili sentimenti, si sente improvvisamente la voce
dell’oracolo di Nettuno: Idomeneo deve rinunciare al trono, abdicare in favore di
Idamante che regnerà, dopo essersi sposato con Ilia. Elettra scoppia in furibonde
imprecazioni e fugge (“D’Oreste e d’Aiace/ Ho in seno i tormenti”)

Idamante viene incoronato con danze e festa, vi è un lieto ne.

Ascolto: sinfonia che rappresenta la tempesta

Ouverture dall’Idomeneo K366


Gioca con il contrasto bimodale: è presente il re minore e l’effetto di dissonanza
verso la ne della sinfonia. Termina trionfante con re maggiore

Idomeneo è l’ultima opera in cui padre e glio collaborano al ne ci giungere ad


un risultato straordinario.

Rapporto padre glia ci fu anche nel Don Giovanni, nell’opera c’è l’uccisione del padre. Il più
grande peccato del protagonista è stata l’uccisione del padre di Donna Anna.

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17 gennaio 2023
Opere in re minore (vedi pag 12)

• Requiem di Mozart (non concluso da lui in quanto morì prima della completa stesura del
lacrimosa)
• K 397 fantasia
• K 421 quartetto
• Ouverture Don Giovanni K527
• Oratorio Betulia liberata K118
• Requiem K626 (soprano Te decet)
• Musica funebre massonica K477 : Piccola cantata massonica coro intona “in alto risuoni la nostra
gioia”. Finita e diretta il 18 novembre 1791, ultima opera che ha scritto e diretto Mozart.

Il requiem fu appunto lasciato incompleto da Mozart, e dopo la sua morte, la


moglie, vedova, decide di non informare il conte valse che il requiem non era
stato nito.
In autonomia, cerca qualcuno che lo completasse per poi consegnarlo al conte,
fu completata successivamente dall'amico e allievo Franz Xaver Süßmayr.

Ascolto ouverture Don Giovanni

L'ouverture è in forma bipartita e racchiude due temi, una giustapposizione di due


momenti che rappresentano una sintesi sinfonica dell'opera. Il primo è un Andante in
crescendo annunciato da accordi gravi degli archi che richiamano la scena nale del
Commendatore e simboleggiano il destino vendicatore, segnato da gesti drammatici
dell’orchestra.

Il secondo tema in tempo Molto allegro vuole essere un ritratto strumentale del
«giovane cavaliere estremamente licenzioso».
Non cambia la tonalità ma non collude.

Una sinfonia di apertura preparando il clima al tragico evento con cui comincia l’opera,
morte del commendatore.

L’opera va letta dentro il quadro socio culturale dell’epoca.


Gli era stato chiesto di produrre un Don Giovanni, perché era tornato ad interessare il
pubblico.
Era tornata di moda a Venezia e poi si era irradiata in Europa e quindi anche a Praga,
dove Mozart dell’ottobre del ’87 presenta il Don Giovanni.

(https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Battista_Casti)

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Nel 1784 Mozart scrive opera massonica K477.
Il tema di quest’opera non fu presentato per la prima volta in K477, bensì nel
1771 nell’opera Betulia Liberata.

Nel 1771 appunto, per la prima volta Mozart utilizza questa melodia nella
conclusione dell’oratorio del opera betulla liberata(K118).
Fu la prima volta del re min e fu anche l’unico oratorio di tutto il suo catalogo,
scritto su testo di Metastasio.
Vi fu anche un’altra opera. “Davide penitente” che scrisse molto dopo, non è
però ben articolata da poter essere de nitiva oratorio.

Oratorio: una composizione che non ha una collocazione precisa nella liturgia. È
la messa in musica di un dramma, il termine sacro si può utilizzare dato che le
fonti del dramma sono il vecchio e il nuovo testamento, la bibbia.

È un genere musicale ispirato dai testi sacri dall’ebraismo e cristianesimo in cui


viene raccontato un episodio, una storia in cui solitamente vi è un personaggio e
di esso vengono raccontate le avventure.

(Per esprimo le Passioni di Bach sono oratori).

24 gennaio 2023
Ascolto salmo 113

Requiem: strumentale, tema della morte e la presenza della melodia salmo 113,
risolve la tensione del tema, sensazione di rasserenamento.
Unica voce soprano, canto intonato senza testo.

Betulla: melodia corale, tratto dall’antico testamento, Giuditta.

Il ripetersi di questo tema, potrebbe essere una Metafora della musica stessa.
Mozart forse voleva rendere l’idea del viaggio.
Melodia ricorre con una cadenza periodica 1771, 1784, 1791

Lingua conduttrice è l’italiano.

Approfondimento:

- Noi tre, lm di pupi Avati, il regista racconta del rapporto di Mozart e Bologna,
città del regista.

Storia della musica 1 Anno accademico 2022-23


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A Bologna c’era Padre Giovanni Battista Martini, il de nitore perpetuo, aveva il
compito di de nire i membri dell’accademia, governava le ammissioni.
Se un giovane volva diventare membro dell’Accademia, era necessario
sostenere un esame con padre martini.
Il valore del diploma era valido nel paese di origine, e si convertiva in tutti quelli
europei, ad esempio in Germania si diventava Kapellmeister, maestro di
cappella.
Il compito di Mozart era quello di contrappunto, dimostrare di conoscere
polifonia e le regole strette.
Le fonti di quest’esame riportante nel lm, sono i due autogra . In uno troviamo
due mani, la mano di Mozart e quella di padre martini il quale fa delle correzioni.
Nel secondo troviamo solo la bella copia, la mano di Mozart.
Nella prima versione del compito Mozart si era distaccato dalle regole,
ispirandosi a ciò che vedeva fuori dalla nestra, l’ambiente circostante.

Mozart visitò tre volte l’Italia con suo padre

1. Bologna (betulla) 1769


2. Autunno 1771 Milano (contratti per scrivere opere al teatro ducale)
3. Torna a Milano 1773

Andò anche a Napoli, Roma, Firenze, Padova

31 gennaio

Finale atto II Don Giovanni


Il commendatore compare come un fantasma (uomo di marmo, sasso), canta
un’aria in re minore.
Come collegamento tra sinfonia e musica nale possiamo notare come i gesti
drammatici dell’orchestra presenti nell’ouverture sono ripresi nella parte nale.

Composto nel 1787 , nell’anno successivo fece una rappresentazione a Vienna


con la scena del Don Giovanni all’inferno.
Nella versione di Praga il nale continua anche dopo che Don Giovanni viene
inghiottito dall’inferno.
Nella scena seguente compaiono tutti i personaggi, ognuno a dichiarare la
ripresa della propria vita (leporello canta che torna in osteria, ad esempio) e
cantano questo è il n di chi fa mal, ultimo concertato, un sestetto in re minore
con conclusione in maggiore.

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Con nale si implica la precisa prassi compositiva dell’epoca: lunga porzione
dell’atto che corrisponde alla ne. Il D. Giovanni ha due nali, uno a ne del I atto
e uno a ne II.
Tutto viene cantato, non c’è mai un recitativo, tutto è musica piena.

Scena della festa:


Mozart colora la situazione drammatica con uno spiccato realismo, sale
un’orchestra sul palco e suona dei motivi di moda a Vienna, Leporello e D.
Giovanni declamano i titoli delle musiche proposte.
Uno dei motivi era di Vicente Martini Soler, su libretto di Da ponte “una cosa
rara” e D. Giovanni esclama “bravi cosa rara”
Un altro motivo era di Giuseppe Sarti “tra i due litiganti il terzo gode”.
Terzo motivo “si eccellente il cuoco mio che lo volli anch’io provar”, scena
comica, musica tratta delle nozze di garo, dall’aria di garo, “non più andrai
farfallone amoroso”, fu cambiato il testo ma rimane lo stesso motivo.

Atto II

Verso la ne del secondo atto personaggio importante prima che arrivi il


commendatore è Donna Elvira, provava un amore ceco per Don Giovanni, aveva
la volontà di riscattarlo dai delitti e dai peccati.
Arriva per l’ultima volta a casa di Don Giovanni chiedendo di cambiare vita e
lasciare la vita di cui fa mostra e pratica e di tornare al matrimonio. Lui ri uta ed
esclama “viva le femmine viva il buon vino”.

Dopo aver pronunciato le ultime parole Don Elvira incontra la statua del
commendatore.

Ritmo puntato (già c’era nella sinfonia)

Chi l'anima mi lacera!...


Chi m'agita le viscere!...
Che strazio! ohimè! che smania!
Che inferno!... che terror!…

Quartina di 4 versi

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I primi tre versi sono composti da parole sdrucciole, l’accento cade sulla
terzultima sillaba, è noto come l’accento più arretrato consentito nella nostra
lingua.
Effetto caratteristico sulla metrica del verso
Settenario sdrucciolo. Sovrabbondante rispetto alla for ma più canonica

Confronto con (vedi pag 6)

Chi mai dell'Erebo


Fra le caligini
sull'orme d'Ercole
e di Piritoo
conduce il piè?

Opere in Versi sdruccioli : Macbeth di Verdi nel III atto.


Giasone di Cavalli, Medea esclama questi versi contro Giasone:

Tre volte miagola la gatta in fregola.


STREGHE
IIº Tre volte l'upupa lamenta ed ulula.
STREGHE
IIIº Tre volte l'istrice guaisce al vento.
Questo è il momento.
TUTTE
Su via! Sollecite giriam la pentola,
mesciamvi in circolo possenti intingoli;
sirocchie, all'opra! L'acqua già fuma,
crepita, e spuma.
STREGHE

Tu rospo vene co
che suggi l'aconito,
tu vepre, tu radica
sbarbata al crepuscolo,
va', cuoci e gorgoglia
nel vaso infernal.
STREGHE
IIº Tu lingua di vipera,
tu pelo di nottola,
tu sangue d
Scena quindicesima
Stanza degli incanti di Medea.

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Medea, Coro di Spiriti, Volano.
MEDEA
Dell'antro magico
stridenti cardini,
il varco apritemi,
e fra le tenebre
del negro ospizio
lassate me.
Su l'ara orribile
del lago stigio
i fochi splendino,
e su ne mandino
fumi che turbino
la luce al sol

7 febbraio 2023

Tonalità e modalità: differenza


Hanno in comune l’idea di centri di gravitazione che funzionano come toni
dominanti dell’ambito, della scala.

Concetto di tonalità nasce vicino al concetto di modello, divisa in due direzioni,


quella maggiore e quella minore, più problematica in quanto soggetta a diversi
modi di realizzazione della scala (armonia, melodica, naturale).
Anche il modo minore si allena al modello ripetibile per tutti i gradi della scala del
sistema temperato.
Tonalità portava varietà di rapporti intervallari nelle scale: maggiore e minore
sono distinte dalla posizioni di semitoni.

Nel modale cambiano i semitoni. La modalità è una sorta di tonalità che nella
storia recede l’esecuzione del sistema temperato.

Ci sono diversi concetti di modalità che fanno riferimento alla vicenda storica.
Il concetto di modo è l’ambito della musica antica greca, che consegna a sua
volta ai diversi modi i nomi: frigio, dorico, lidio, misolidio, eolio.

Nella musica antichissima greca i modi erano i Nomos: più che i modi, nella
musica greca (da cui hanno origine i nomi), il termine può essere riferito all’idea
di regola, canone NOMOS.
Questo riferimento non va preso nei termini di teoria della sistemazione in scala
dei suoni, ma va riferito all’uso pratico e alla melodia; va sottolineato che nel

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sistema binario temperato maggiore e minore, il binario deriva dalla concezione
sia melodica ma soprattutto armonica.

Il canone è una melodia che si sovrappone a se stessa e in questa


sovrapposizione genera armonia.
Nella musica pratica dei greci, la cui trasmissione era orale, la dimensione unica
era melodica e verticale, monodica quando solistica o corale.
Il carattere melodico della musica greca arcava, produce il nomos, le regole ed i
nomi principali delle melodie.
Nella Grecia antica non esisteva distinzione tra melodie e poesie. I ritmi della
musica greca derivano dalla poesia, i cosiddetti piedi.

Il nome armonia è un nome greco, solo che i greci hanno signi cato altro rispetto
alle loro origini. Per i greci le armonie erano una nuova formulazione dei nomoi.
Così come i nomoi traevano nomi dalle regioni della Grecia, anche i modi.
I greci non fanno riferimento alla scala, ma ai tetracordi, fanno riferimento a una
misura più piccola della scala.
Tetracordi si distinguono per posizioni di toni e semitoni, ma sono discendenti:
tetracordi cioè armonie.

Per i greci l’armonia o il tetracordo dorico non era quello di re, ma invece quello
di mi: si prendeva a partire dal mi la 4 note discendenti e si riproduceva questa
sequenza che. Dava degli intervalli congiunti di tono o semitono.

I modi gregoriani (ecclesiastici) che furono in uso nella musica cristiana, in realtà
non hanno a che vedere con i nomoi e le armonie, ovvero con i modi greci. Solo
le terminologie teoriche furono derivate dalla propensione dei greci di distinguere
il sapere musicale in due loni tra loro non molto interconnessi: il lone teorico e
quello pratico.

Fu così che il modo dorico di mi è diventato per i gregoriani il modo dorico di re.

I generi del tetracordo:


- Cromatico: intervallo di semitono
- Enarmonico: intervallo ancora più piccolo del semitono (micro intervalli, quarti
di tono)
- diatonico: poggiato sul tono
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L’unione dei tetracordi da luogo al sistema perfetto maggiore, ovvero
l’associazione di due sistemi (maggiore e minore). I due sistemi si distinguono
per ampiezza.
Sistema minore è più piccolo e comprende 3 tetracordi più una nota aggiunta al
grave. il sistema maggiore ne comprende 4, intervallo di disunione più nota
aggiunta al grave.
Il sistema che li comprende entrambi è il sistema perfetto immutabile.

Si basava sulle corde dello strumento su cui era stato costruito il sistema, la lira.
Il tetracordo era l’intervallo tra la corda più alta e le altre.
Tra la corda più altra e la più bassa c’era un intervallo di quarta giusta

Insieme delle 4 corde della lira che origine al tetracordo, e se si riferisce a questo
aspetto organologico.

Il tetracordo diatonico veniva rappresentato come uguale o inferiore alla metà di


un tetracordo intero.
Gli intervalli tra le corde potevano corrispondere un tono intero. Nel suo insieme il
tetracordo diatonico è costituito da due intervalli di tono e uno di un semitono.

Tetracordo cromatico aveva un intervallo tra le corde della lira più grande della
metà dell’intero tetracordo, quindi il suo riferimento non era il tono ma il tono e
mezzo, e gli intervalli centrali erano ciascuno di un semitono

Tetracordo enarmonico: intervallo già grande tra le due note estreme della lira,
che corrispondeva a un intervallo di terza maggiore
Corde centrali avevano intervallo inferiori al semitono, intervalli di quarti di tono o
micro toni.

Queste tipologie di tetracordi derivano anche dagli scambi culturali che la Grecia
antica aveva con i popoli dell’oriente. Quello che fu il maggior teorico fu Pitagora,
che aveva appreso gran parte del suo sapere musicale attraverso l’incontro con
popolazioni orientali ed egiziane.

21 febbraio 2023

Il nesso tra il colore del suono e lo stato d’animo ha un’origine molto antica,
collega la classicità moderna a quella antichissima.

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È copiosa la documentazione che rimane su questo punto del legame tra suono
e stati d’animo. I greci chiamavano ethos questo legame.
Ogni armonia aveva un ethos , produceva degli effetti sugli stati d’animo.
(Platone ha approfondito questo legame).

Nel terzo libro della repubblica dove parla di armonia, lauros…

«E ora», domandai, «ci restano da trattare i generi del canto e delle melodie?» «è
chiaro».

E ora», domandai, «ci restano da trattare i generi del canto e delle melodie?» «è
chiaro».
«Ma se vogliamo accordare il nostro discorso con le premesse, non sarebbe
ormai facile per chiunque trovare le parole
adatte a spiegare come devono essere questi generi?» E Glaucone sorridendo
disse: «Io, Socrate, rischio di rimanere fuori
da questo chiunque. Non sono in grado, almeno per ora, di comprendere di
quali generi dobbiamo trattare; tuttavia posso
congetturarlo».
«Se non altro, però», ribattei, «sei in grado di asserire questo primo punto,
ovvero che la melodia è composta di tre
elementi: la parola, l'armonia e il ritmo».
«Sì », rispose, «questo sì ».
«Ma per quanto concerne la parola essa non differisce in nulla dalla semplice
recitazione, poiché la si deve esprimere
nelle stesse forme e nelle stesse modalità che abbiamo ssato prima?» «è vero»,
disse.
«E l'armonia e il ritmo devono seguire la parola».
«Come no?» «Per la verità abbiamo detto che nei discorsi non c'è alcun bisogno
di lamenti e gemiti».
«No di certo».
«Quali sono dunque le armonie lamentose? Dimmelo tu, che sei esperto di
musica».
«La mixolidia, la sintonolidia e altre simili».(41) «Queste allora», chiesi, «si devono
escludere? Sono inutili anche per
le donne che devono essere oneste, gurarsi per gli uomini!».
«Giusto».
«Ma per i guardiani l'ubriachezza, la mollezza e la pigrizia sono più che mai
disdicevoli».
«Come no?» «E quali sono le armonie molli e adatte ai simposi?» «Certe armonie
ioniche e lidie», rispose, «che si
chiamano appunto rilassate».
«E tu, caro amico, potrai mai usarle con i guerrieri?» «Nient'affatto», rispose; «ma
forse ti rimangono soltanto la

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dorica e la frigia».
«Non conosco le armonie», dissi, «ma tu conserva quella che sappia imitare
convenientemente la voce e gli accenti di
un uomo che dimostra coraggio in un'azione di guerra o in una qualsiasi opera
violenta, e che anche quando non ha avuto
successo o va incontro alle ferite o alla morte o è caduto in altra disgrazia, in
tutte queste circostanze lotta contro la sorte
con disciplina e fermezza; e conserva pure un'altra armonia, capace di imitare un
uomo impegnato in un'azione paci ca
non per costrizione ma per sua volontà che cerca di persuadere un dio con la
preghiera o un uomo con l'ammaestramento
e i consigli, o al contrario si mostra disponibile quando un altro lo prega o gli dà
ammaestramenti o cerca di dissuaderlo, e
in virtù di questo ha ottenuto un risultato conforme ai suoi propositi e non ne va
superbo, ma in tutte queste circostanze si
comporta con temperanza ed equilibrio, accettando ciò che gli accade.
Conserva queste due armonie, una violenta e l'altra
volontaria, che sapranno imitare nel modo migliore le voci di persone sventurate,
fortunate, temperanti, coraggiose».
«Ma tu mi chiedi di conservare solo quelle che ho citato prima».
«Allora», ripresi, «nei canti e nelle melodie non avremo bisogno di molti suoni e di
armonie complicate».
«Mi pare di no», disse.
«Perciò non manterremo costruttori di trigoni, di pectidi (42) e di tutti gli strumenti
policordi e panarmonici».
«Evidentemente no».
«E i costruttori di auti e i autisti, li accoglierai nella città? Non è forse questo lo
strumento più ricco di suoni, e gli
stessi strumenti panarmonici non sono un'imitazione del auto?» «è chiaro»,
rispose.
«Allora», feci io, «come strumenti utili nella città ti rimangono la lira e la cetra,
mentre nei campi i pastori avranno
una specie di zampogna».
«Così almeno ci porta a concludere il discorso», disse

Grande interesse per la scienza armonica, ma la musica è legata a una


tradizione orale se non per pochissimi casi.

Musique de la Grèce antique (CD Harmonia Mundi)


Atrium Musicae de Mandrid - Gregorio Paniagua

1. Anakrousis. Orestes Stasimo 3'03


2. Fragmenrs instrumentaux de Conrrapollinopolis 0'59
3. 1re Hymne Delphique à Apollon 4'50
4. Plainte de Tecmessa l'16
5. Papyrus Wien 29825 - G 13763/1494 4'58

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6. Hymne au Soleil l'55
7. Hymne à la Muse 0'57
8. Hymne à Némésis 1'34
9. Papyrus Michigan 4'05
10. Aenaoi Nefelai 1'25
11. Epitaphe de Seikilos l'51
12. Pean. Papyrus Berlin 6870 1'46
13. Anonymi Bellerman
14. 1re Ode Pyhique 1'32
15. Papyrus Oxyrhynchus 2436 1'09
16. Hymne Chrétienne d'Oxyrhynchus 1'30
17. Homero Hyrnnus 0'27
18. Papyrus Zenon. Cairo fragment 0'48
19. Terencio. Hecyra 861 0'24
20. Poem. Mor l, llf. Migne 37,523 0'37
21. 2e Hymne Delphique à Apollon 7'14
22. Papyrus Oslo A/B. Epilogos-Karasrrophe 5’09

Gregorio Paniagua crea una ricostruzione della musica antica, della quali ci sono
pochissimi reperti in quanto era trasmessa non in forma scritta ma solo orale.
Nella sua ricostruzione Paniagua interpreta i canti che trascrive, immaginando
come potessero essere originariamente quei brani, ma non può saperlo con
certezza in quanto, appunto, non vi sono testimonianze di esecuzioni.

Tali brani sono strutturati su canto corale o solistico, talvolta musica strumentale.

28 febbraio 2023

Modi ecclesiastici
Ripercussio, nostra dominante.
Repertorio dei salmi è la base su cui si costruiscono i diversi tipi di melodia.
Intonazione di poche note usata solo per il primo versetto del salmo, il tenore
tiene una nota e ribattuta, è l’elemento caratteristico.
Cadenza terminazio conclude ogni versetto del salmo.
Verso la metà del salmo c’è una semi cadenza esterna che serve a dividere in
due membri quando il versetto è troppo lungo. Tutti i salmi terminano con gloria
patri, dossologia.
Esempio:
La si do re tono plagale.

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Denominazione gregoriana deriva dal nome di papa Gregorio magno
(1540-1604), il suo uso divenne sempre più abituale Dal dodicesimo secolo. Dal
tredicesimo diventa musica plana.
Gregorio era romano, divenuto monaco benedettino fu inviato a Costantinopoli.
Nel 590 venne eletto papa.
La Legenda che narra che Dio sotto forma di spirito santo, una Colomba
suggerisce il canto a Gregorio…
Nell’iconogra a medievale è spesso raf gurato con una colomba sulle spalle o
volante che gli si volge all’orecchio come per ispirarlo.
Ascolto magni cat, canto gregoriano costruito sull’ottavo modo ecclesiastico.

7 marzo 2023

I nomi gregoriani e toni greci sono diversi, quello che noi chiamiamo modo di re
nel mondo greco era modo di mi.

I modi medievali sono 8 ma costruiti a coppie, autentico e plagale


Ipodorico che sta sotto il dorico.
Sia autentico che plagale sono modi di re, quindi la sequenza fondamentale
degli 8 modi si limita a 4 , dorico , frigio, lidio e misolidio.
Gli altri 4 pagali sono dei modi in cui la nale è sempre quella del modo
autentico.

Il modo dorico e ipodorico hanno la stessa nalis.

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La sequenza dei 4 nomi che danno i nomi è indicata con le lettere maiuscole, re
mi fa sol, il completamento acuto dell’ottava con lettere minuscole

Stravinsky e il jazz

Fino al ‘900 i compositori e le loro composizioni


erano fortemente legate ai canoni classici, solo con
autori come Schoenberg iniziano ad esserci
innovazioni dal punto di vista armonico e delle
tonalità. Nasce il concetto di atonalità e un utilizzo
nuovo dei modi, gli accordi non sono più formati da
3 o 4 note, ma si amplia l’intero sistema tonale
uscendo da tutti gli schemi.
Uno dei compositori che più azzardò a proposito dei
modi fu Stravinsky.

Compose la Sagra della primavera, a Parigi nel


1913, un balletto.
Scrisse l’opera per la compagnia dei balletti russi di
Djagilev.
Ascolto sagra della primavera, Stravinsky

Inizialmente fu uno Shock soprattutto ritmico, in quanto utilizza cellule ritmiche


non consuete tipiche del jazz, per questo il pubblico non lo apprezzò, dunque
non ebbe subito successo.
Fu un balletto che ebbe successo successivamente nei teatri.

In questo balletto I. Stravinsky utilizza non molte melodie, sono tutte molto
elementari, hanno la forza di una melodia arcaica, la costruzione di queste ha
una chiave modale.
Parliamo appunto di Polimodalità, arricchire il sistema sovrapponendo sezioni
dell’orchestra che suonano in diverse tonalità, o per meglio dire modalità.

Il contesto del ‘900 a Parigi ha nomi importanti come Debussy, De Falla, Satie…
Ognuno di loro in maniera diversa aveva l’obbiettivo di creare una dimensione
modale che va ad allargare la tonalità.

Per esempio Erik Satie vede per il restauro della modalità un’ossessione.
Nelle sue Gymnopedies 1887-1890, Satie riprende poesie di De Latour e
Flaubert, creando un’ambientazione distante dal contesto storico in cui scriveva
le opere.

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Ascolto brani 1e3

Satie diventa un punto di riferimento per dei musicisti più


giovani di lui 1910, scoprono la sua musica e ne sono
entusiasti. Debussy, ad esempio decide di orchestrare
due di questi brani.

Ascolto concerto gregoriano per violino e orchestra


respighi Quartetto dorico Respighi.
Respighi fu autore che cercò di rinnovare la modalità
gregoriana.

Gianfrancesco Malipiero, desideroso di trovare un nuovo


spazio per la modalità gregoriana scrisse le Sette
canzoni, sono sette quadri cantati da diversi personaggi
che rievocano la modalità gregoriana.

Ascolto i vagabondi e avespro, due primi quadri delle sette canzoni.

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APPROFONDIMENTO:

Don Giovanni, W.A. Mozart

Possiamo classi care l’opera come un dramma giocoso, la prima


rappresentazione avvenne a Praga, nel 1787 presso il teatro degli Stati generali
della città.

Scritte su libretto di Lorenzo Da Ponte, è una delle opere più celebri del
compositore tedesco.

Personaggi:

• Don Giovanni (basso), giovane cavaliere estremamente licenzioso


• Leporello (basso), servo di Don Giovanni
• Donna Anna (soprano), dama glia del Commendatore e promessa sposa di
Don Ottavio
• Il Commendatore (basso), padre di Donna Anna
• Don Ottavio (tenore), promesso sposo di Donna Anna
• Donna Elvira (soprano), dama di Burgos, abbandonata da Don Giovanni
• Masetto (basso), contadino
• Zerlina (soprano), promessa sposa di Masetto
• Coro di servi, contadini e contadine

Trama: la storia tratta di un nobile cavaliere, Don Giovanni, il quale aveva una
passione senza controllo per le donne, per conquistarle era disposto a tutto, a
menzogne ed inganni.
Leporello, il suo servo lo accompagna nelle sue vicende.
Vi sono due donne principali che sono state coinvolte nelle imprese del cavaliere,
Donna Elvira e Donna Anna. Mentre la prima spera che l’uomo torni da lei
nonostante l’abbia abbandonata, Donna Anna vuole vendicarsi, in quanto Don
Giovanni tentò di sedurla, e per lui la donna uccise il padre, il commendatore.
Donna Anna af da la sua vendetta al promesso sposo don Ottavio, il quale cercherà
Don Giovanni per vendicarla.

Nel frattempo Don Giovanni incontra un’altra donna, la contadinella Zerlina, nonostante
questa avesse un promesso sposo, Masetto.

Dopo essersi cacciati in una serie di guai ed esserne scampati, Leporello e Don
Giovanni si ritrovano al cimitero, proprio vicino alla tomba del Commendatore, il padre
di Donna Anna. Don Giovanni s da la sua statua e la invita anche a cena. La statua

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accetta, e quella sera stessa si presenta a casa di Don Giovanni: gli chiede più volte di
pentirsi, ma lui risponde sempre di no. Allora una grande voragine di fuoco si apre sotto
i suoi piedi, e Don Giovanni precipita all’Inferno.

28 anni prima della messa in scena del Don Giovanni di Mozart, andò in scena il Don
Juan di Gluck, analizzato nelle prime pagine del documento.
L’opera di Gluck prevedeva meno personaggi, e come detto nell’analisi era un balletto
pantomima, diviso in tre atti, quello di Mozart era un dramma giocoso in due atti.

Differenze stilistiche dovute al contesto storico differente dei due compositori, il mito
viene rappresentato in maniera diversa ma la trama non è stata modi cata da nessuno
dei due compositori.

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