Storia Della Musica Documento Appunti
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Storia Della Musica Documento Appunti
per didattica 1
Docente: Paolo Cattelan
I semestre (ID)
32 ore
4 cfa
Musica classica:
Possiamo collocare la cosiddetta musica classica in un periodo storico che va dl
XI XX secolo.
È una musica tipica della cultura occidentale, sviluppata e diffusa da grandi
autori Viennesi, tedeschi, Italiani…
La musica classica comprende un repertorio vocale e strumentale molto vasto.
Canto lirico
Quando nasce?
Il canto lirico nacque in Italia, più precisamente a Firenze, durante il periodo
rinascimentale.
Il signi cato primario sta nella poeticità del canto, la LIRICA era appunto la POESIA, si
canta persi nell’oggetto.
Il termine LIRICO è ANACRONISTICO, serve a descrivere dal punto di vista tecnico
l’impostazione d’affondo, ma dal punto di vista esecutivo si può ricondurre al canto
hondo tipico della Spagna (signi ca proprio canto profondo).
⁃ IL MICROFONO: nel canto lirico non viene utilizzato, considerata una dif coltà
maggiore per i cantanti
⁃ CANTO IN MASCHERA, consisteva nel progettare il suono in avanti, rendendolo
corposo e presente, era per gli uomini.
Per quanto riguarda il panorama del canto lirico e la sua storia è necessario citare una
famiglia, la famiglia Garcia.
- Manuel Garcia colui che rivoluzionerà l’arte del canto. Era glio del tenore Manuel
Garcia, per il quale Rossini scrisse una parte nel Barbiere di Siviglia.
ROSSINI gli consegna in bianco la parte del conte, la serenata la scrive M. Garcia.
- Manuel Garcia Junior cerca di seguire le orme del padre senza mai raggiungerlo.
Studia il metodo del padre ma si discosterà.
Diventa professore presso il conservatorio di Parigi.
Scrive un trattato sui registri vocali, come renderli omogenei… si inizia a parlare del
canto lirico.
- Maria Malibran (teatro a Venezia) tra le cantanti più note del ‘800, in Italia e all’estero.
Maria Malibran si muove su sentieri diversi dal padre e fu molto rivoluzionaria, quasi
cantante romantica, ma nella sua emissione vocale era più conservatrice del padre, si
allontana dal canto pieno.
- Pauline Garcia Viardot, dedica la sua carriera principalmente alla musica da camera.
Era contralto.
Alcuni capolavori del ‘700 li dobbiamo a lei: nell’Orfeo di Gluck nel 1859,
Pauline ricoprì il ruolo di Orfeo in quanto il registro vocale era quello di una donna.
ORFEO:
Christoph Willibald Gluck, compositore tedesco
1714-1787.
TRAMA:
I atto
Antefatto: Euridice è morta perchè il suo amore nei confronti di Orfeo ha scatenato
invidia nei confronti di Aristeo, il quale voleva unirsi con lei.
La storia di Gluck comincia con un pianto di Orfeo inconsolabile sulla tomba di Euridice,
anche le persone della corte si accordano al dolore del protagonista.
Il pianto si trasforma in pianto universale e la scena diventa corale, è così che ha inizio
l’Orfeo.
In questa scena drammatica viene richiamato Amore, esordisce con un discorso ad
Orfeo, gli spiega che per recuperare Euridice doveva rispettare delle leggi.
1. Passare nell’aldilà: nel passaggio si troverà dinanzi alle porte dell’oltretomba, gli
verranno aperte e ci sarà il passaggio presso l’ade.
2. Nell’ade trova Euridice ma non deve guardarla ne parlarle.
si chiude I atto.
II atto
Ha inizio con Orfeo alle porte dell’inferno, esordisce con il suo canto con il quale tenta
di placare le furie infernali (nel mito non è l’unico a sorpassare l’aldilà , vi fu Ercole,
Ulisse alla ricerca del padre…).
METRICA:
Ogni verso è costituito da 6 sillabe, la parola nale di 4 versi su 5 ha la caratteristica di
avere l’accento sulla terzultima sillabe, si dicono così versi SDRUCCIOLI.
Orfeo si proietta nei campi elisi dove trova Euridice, lei va incontro ad Orfeo e
cominciano il viaggio si ritorno (nel III atto).
(Euridice compare alla ne del II atto, prima c’è solo Orfeo ed il coro).
He farò senza Euridice: Orfeo esclama queste parole nel momento della morte
Lui non può ne guardarla ne parlare con lei, anche se quest’ultima proverà a
convincere Orfeo sul fatto che non ci fosse una logica per cui lui fosse arrivato da lei ma
senza poter avere dialogo. Orfeo non resiste e le parla, Euridice così muore
nuovamente.
Si rinnova il dolore di Orfeo e decide di togliersi la vita.
LIETO FINE, torna in scena amore e parla ad Orfeo, gli dice che nonostante egli abbia
disobbedito, gli dei hanno compreso la sua disobbedienze, mossa da una motivazione
più umana della legge alla quale era sottoposto, per cui la sua trasgressione era
“sanata” e per questo riceve di premio di Euridice.
Motivazione non solo scenica ma piuttosto profonda.
(Dispotismo illuminato, casa d’Austria, gli Asburgo volevano rappresentarsi come
un’altra legittimità rispetto al dispotismo assoluto, la capacità del regnante di
comprendere il popolo.
Per Guadagni scrive La scelta di Hercules, e proprio Guadagno ricoprì il ruolo del
giovane Hercules
Handel morì (1759), dopo essere riuscito ad istruire Guadagni al poliglottismo, al canto
e all’arte scenica.
Messa di voce: è una tecnica per cui il cantante inizia l’esecuzione con un pianissimo,
arrivando al fortissimo e ritornando al pianissimo.
Avviene così un’Ottimizzazione perfetta tra il corpo vibrante (corde vocali) e il motore,
ovvero il Fiato.
In questa capacità di Guadagni, si racchiudeva gran parte della sua arte.
Utilizzava la messa di voce nelle cadenza, quando l’orchestra taceva.
Ascolto sinfonia
Si intitola la casa DEL DIAVOLO per tradizione, è un manoscritto che si conserva al
conservatorio di Milano.
6
Come si fa a fare esperienza della storia?
Gluck scrive per de’ Calzabigi e viceversa, tra i due vi era un accordo stretto,
condividevano opinioni ed interessi, come ad esempio la volontà di porre delle
modi che alla riforma dell’opera italiana.
-Il punto di critica principale è lo stile del canto (prefazione), si rifà a Guadagni
indirettamente, non viene citato ma è chiaro che si rifaccia allo stile ricco di parole e
meno virtuosistico.
Le trame quindi si sempli cano e la musica va in primo piano: per Metastasio i recitativi
si recitavano e le arie erano cantate, le parole estremamente ripetute.
I primi TRATTATI
1767
Giacomo Durazzo, direttore del teatro di Vienna.
Adesso non vi sarà più Guadagni a Vienna, è in giro per l’Europa, e Calzabigi e Gluck
scrivono Alceste.
Improntano l’opera su una questione di sentimento all’interno della coppia.
TRAMA
Un dettato divino sfavorevole alla coppia di regnanti (oracolo), ha decretato che se
qualcuno non muore al posto di Admeto, lui morirà.
Così si apre l’opera.
Admeto muore, non si trova nessuno che muoia per lui, se non sua moglie algeste.
Si sacri ca per admeto e dirà addio alla vita, il calvario psicologico cade sull’interprete
Antonia Bernasconi. (Ribaltata la questione del genere, Bernasconi diventa
protagonista dell’opera).
Calzabigi aveva istruito la donna per ricoprire il ruolo molto dif cile.
ALCESTE
ATTO I scena V: alceste si sacri ca per il marito e dovrà dire addio alla vita.
Ombre, larve, compagne di morte
Contesto storico:
A Vienna governa Maria Teresa (età delle donne governatrici).
PARIDE ED ELENA
1770
Terzo ed ultimo lavoro in collaborazione tra Gluck e de’ Calzabigi.
Amore inteso come EROS nella sua massima esaltazione, contrapposto all’agape.
Spostamento dal tema simbolico a quello umano.
In quest’opera Gluck e Calzabigi risentono del potere del glio di Maria Teresa (al potere
dopo la madre), Giuseppe II, il quale sarà ricordato come imperatore di Mozart.
Aveva una visione molto più libertaria della vita e della vita sentimentale.
Era stato membro della massoneria.
Il cantore di Paride ed Elena è Giuseppe Bilico (evirato), non più Guadagni poiché
spostatosi da Vienna
29.11.2022
Atto I:
Oh mio dolce ardor
Inizio atto II
si consuma il parlamento di Orfeo con le furie
Arie in maggiore e minore che si alternano costantemente BIMODALE
Gluck ha immaginato un paesaggio utopico, all’interno del quale Orfeo è rapito: ruscelli
ed uccelli che cantano, Orfeo sembra perdere l’oggetto della sua ricerca,
Esordisce cantando il recitativo
Fa maggiore radioso
(TONALITA’ MAGGIORE, mi); di solito è in la maggiore, ES. ARIA DEL DON GIOVANNI
di Mozart, così fan tutte
Metastasio ha scritto 7 azioni sacre di cui la più nota la passione di Gesù, il suo
biglietto da visita quando arrivò a Vienna. Il compositore era un grande
improvvisatore.
Un altro dei nomi con cui era conosciuta la cantante era Susanna, personaggio
delle nozze di garo.
Mozart compose quest’opera, ma il testo madre era di Bomanche e si intitolava
le mariage de garo, tradotto da Da Ponte.
• Requiem di Mozart (non concluso da lui in quanto morì prima della completa
stesura del lacrimosa)
• K 397 fantasia: per pianoforte, molto cantabile e dall’a struttura articolata ma
piuttosto classica. Esordisce on arpeggi per poi seguire la classica forma
esposizione, sviluppo, ripresa.
L’opera Idomeneo Mozart la compose tra l'autunno del 1780 e i primi giorni del
1781 su libretto di Gianbattista Varesco, cappellano di corte dell'arcivescovo di
Salisburgo.
Da li a poco si determinerà la ne del rapporto col padre, difatti, il tema
dell’opera è il rapporto padre e glio.
Ascolto Idomeneo.
Trama:
I atto:
Idomeneo re di Creta, torna in patria dal glio Idamante, ma la sua otta in prossimità
dell'isola è colta dalla tempesta. Vinto dal timore, fa voto a Nettuno di sacri cargli il
primo uomo che incontrerà non appena giunto a terra.
Personaggio importante è Elettra, glia di Agamennone e Clitemnestra, due grandi
personaggi della mitologia, in particolare vi è nota la vicenda dell’uccisione della madre
per mano del padre.
Elettra rifugiatasi sull’isola di Creta, si innamorò di Idamante, il quale è innamorato a sua
volta di Ilia, glia di Priamo, re di Troia.
Una volta che Idomeneo Giunse in salvo, ripensò con angoscia e dolore alla terribilità
del suo voto (“Vedrommi intorno”), soprattutto quando si accorse che il giovane appena
incontrato è suo glio Idamante: preso dal terrore, fugge e gli vieta di seguirlo. Idamante
esprime profondo stupore per il comportamento del padre. L’intermezzo introduce una
marcia e un coro di guerrieri che si uniscono alle donne cretesi, inneggiante a Nettuno
che li ha ricondotti salvi in patria (“Nettuno s’onori”).
In ne una nuova, terribile tempesta incombe: un mostro marino sorge dalle acque
(“Qual nuovo terrore”). Il re comprende il suo peccato e vuole sacri carsi al posto del
glio, mentre il coro dei cretesi si disperde terrorizzato.
Arbace annuncia che il gran Sacerdote si avvicina seguito dal popolo: quest’ultimo
domanda al re di liberare i cretesi dal mostro, lo sollecita a compiere il voto e domanda
il nome della vittima. Quando Idomeneo pronuncia quello del glio, il popolo esprime il
suo sgomento (“O voto tremendo”).
Il sacri cio inizia con una marcia, seguita da una preghiera del re; ma ecco una fanfara
che echeggia di lontano: Arbace annuncia che Idamante, vincitore, ha ucciso il mostro.
Il principe, incoronato di ori, viene quindi condotto al sacri cio: ora sa tutto e si
dichiara pronto a morire. Ma, nel momento in cui Idomeneo sta per colpirlo, Ilia cade tra
le sue braccia e si offre come vittima al posto di colui che ama. Dopo una lunga
discussione, piena dei più nobili sentimenti, si sente improvvisamente la voce
dell’oracolo di Nettuno: Idomeneo deve rinunciare al trono, abdicare in favore di
Idamante che regnerà, dopo essersi sposato con Ilia. Elettra scoppia in furibonde
imprecazioni e fugge (“D’Oreste e d’Aiace/ Ho in seno i tormenti”)
Rapporto padre glia ci fu anche nel Don Giovanni, nell’opera c’è l’uccisione del padre. Il più
grande peccato del protagonista è stata l’uccisione del padre di Donna Anna.
• Requiem di Mozart (non concluso da lui in quanto morì prima della completa stesura del
lacrimosa)
• K 397 fantasia
• K 421 quartetto
• Ouverture Don Giovanni K527
• Oratorio Betulia liberata K118
• Requiem K626 (soprano Te decet)
• Musica funebre massonica K477 : Piccola cantata massonica coro intona “in alto risuoni la nostra
gioia”. Finita e diretta il 18 novembre 1791, ultima opera che ha scritto e diretto Mozart.
Il secondo tema in tempo Molto allegro vuole essere un ritratto strumentale del
«giovane cavaliere estremamente licenzioso».
Non cambia la tonalità ma non collude.
Una sinfonia di apertura preparando il clima al tragico evento con cui comincia l’opera,
morte del commendatore.
(https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Battista_Casti)
Nel 1771 appunto, per la prima volta Mozart utilizza questa melodia nella
conclusione dell’oratorio del opera betulla liberata(K118).
Fu la prima volta del re min e fu anche l’unico oratorio di tutto il suo catalogo,
scritto su testo di Metastasio.
Vi fu anche un’altra opera. “Davide penitente” che scrisse molto dopo, non è
però ben articolata da poter essere de nitiva oratorio.
Oratorio: una composizione che non ha una collocazione precisa nella liturgia. È
la messa in musica di un dramma, il termine sacro si può utilizzare dato che le
fonti del dramma sono il vecchio e il nuovo testamento, la bibbia.
24 gennaio 2023
Ascolto salmo 113
Requiem: strumentale, tema della morte e la presenza della melodia salmo 113,
risolve la tensione del tema, sensazione di rasserenamento.
Unica voce soprano, canto intonato senza testo.
Il ripetersi di questo tema, potrebbe essere una Metafora della musica stessa.
Mozart forse voleva rendere l’idea del viaggio.
Melodia ricorre con una cadenza periodica 1771, 1784, 1791
Approfondimento:
- Noi tre, lm di pupi Avati, il regista racconta del rapporto di Mozart e Bologna,
città del regista.
31 gennaio
Atto II
Dopo aver pronunciato le ultime parole Don Elvira incontra la statua del
commendatore.
Quartina di 4 versi
7 febbraio 2023
Nel modale cambiano i semitoni. La modalità è una sorta di tonalità che nella
storia recede l’esecuzione del sistema temperato.
Ci sono diversi concetti di modalità che fanno riferimento alla vicenda storica.
Il concetto di modo è l’ambito della musica antica greca, che consegna a sua
volta ai diversi modi i nomi: frigio, dorico, lidio, misolidio, eolio.
Nella musica antichissima greca i modi erano i Nomos: più che i modi, nella
musica greca (da cui hanno origine i nomi), il termine può essere riferito all’idea
di regola, canone NOMOS.
Questo riferimento non va preso nei termini di teoria della sistemazione in scala
dei suoni, ma va riferito all’uso pratico e alla melodia; va sottolineato che nel
Il nome armonia è un nome greco, solo che i greci hanno signi cato altro rispetto
alle loro origini. Per i greci le armonie erano una nuova formulazione dei nomoi.
Così come i nomoi traevano nomi dalle regioni della Grecia, anche i modi.
I greci non fanno riferimento alla scala, ma ai tetracordi, fanno riferimento a una
misura più piccola della scala.
Tetracordi si distinguono per posizioni di toni e semitoni, ma sono discendenti:
tetracordi cioè armonie.
Per i greci l’armonia o il tetracordo dorico non era quello di re, ma invece quello
di mi: si prendeva a partire dal mi la 4 note discendenti e si riproduceva questa
sequenza che. Dava degli intervalli congiunti di tono o semitono.
I modi gregoriani (ecclesiastici) che furono in uso nella musica cristiana, in realtà
non hanno a che vedere con i nomoi e le armonie, ovvero con i modi greci. Solo
le terminologie teoriche furono derivate dalla propensione dei greci di distinguere
il sapere musicale in due loni tra loro non molto interconnessi: il lone teorico e
quello pratico.
Fu così che il modo dorico di mi è diventato per i gregoriani il modo dorico di re.
Si basava sulle corde dello strumento su cui era stato costruito il sistema, la lira.
Il tetracordo era l’intervallo tra la corda più alta e le altre.
Tra la corda più altra e la più bassa c’era un intervallo di quarta giusta
Insieme delle 4 corde della lira che origine al tetracordo, e se si riferisce a questo
aspetto organologico.
Tetracordo cromatico aveva un intervallo tra le corde della lira più grande della
metà dell’intero tetracordo, quindi il suo riferimento non era il tono ma il tono e
mezzo, e gli intervalli centrali erano ciascuno di un semitono
Tetracordo enarmonico: intervallo già grande tra le due note estreme della lira,
che corrispondeva a un intervallo di terza maggiore
Corde centrali avevano intervallo inferiori al semitono, intervalli di quarti di tono o
micro toni.
Queste tipologie di tetracordi derivano anche dagli scambi culturali che la Grecia
antica aveva con i popoli dell’oriente. Quello che fu il maggior teorico fu Pitagora,
che aveva appreso gran parte del suo sapere musicale attraverso l’incontro con
popolazioni orientali ed egiziane.
21 febbraio 2023
Il nesso tra il colore del suono e lo stato d’animo ha un’origine molto antica,
collega la classicità moderna a quella antichissima.
«E ora», domandai, «ci restano da trattare i generi del canto e delle melodie?» «è
chiaro».
E ora», domandai, «ci restano da trattare i generi del canto e delle melodie?» «è
chiaro».
«Ma se vogliamo accordare il nostro discorso con le premesse, non sarebbe
ormai facile per chiunque trovare le parole
adatte a spiegare come devono essere questi generi?» E Glaucone sorridendo
disse: «Io, Socrate, rischio di rimanere fuori
da questo chiunque. Non sono in grado, almeno per ora, di comprendere di
quali generi dobbiamo trattare; tuttavia posso
congetturarlo».
«Se non altro, però», ribattei, «sei in grado di asserire questo primo punto,
ovvero che la melodia è composta di tre
elementi: la parola, l'armonia e il ritmo».
«Sì », rispose, «questo sì ».
«Ma per quanto concerne la parola essa non differisce in nulla dalla semplice
recitazione, poiché la si deve esprimere
nelle stesse forme e nelle stesse modalità che abbiamo ssato prima?» «è vero»,
disse.
«E l'armonia e il ritmo devono seguire la parola».
«Come no?» «Per la verità abbiamo detto che nei discorsi non c'è alcun bisogno
di lamenti e gemiti».
«No di certo».
«Quali sono dunque le armonie lamentose? Dimmelo tu, che sei esperto di
musica».
«La mixolidia, la sintonolidia e altre simili».(41) «Queste allora», chiesi, «si devono
escludere? Sono inutili anche per
le donne che devono essere oneste, gurarsi per gli uomini!».
«Giusto».
«Ma per i guardiani l'ubriachezza, la mollezza e la pigrizia sono più che mai
disdicevoli».
«Come no?» «E quali sono le armonie molli e adatte ai simposi?» «Certe armonie
ioniche e lidie», rispose, «che si
chiamano appunto rilassate».
«E tu, caro amico, potrai mai usarle con i guerrieri?» «Nient'affatto», rispose; «ma
forse ti rimangono soltanto la
Gregorio Paniagua crea una ricostruzione della musica antica, della quali ci sono
pochissimi reperti in quanto era trasmessa non in forma scritta ma solo orale.
Nella sua ricostruzione Paniagua interpreta i canti che trascrive, immaginando
come potessero essere originariamente quei brani, ma non può saperlo con
certezza in quanto, appunto, non vi sono testimonianze di esecuzioni.
Tali brani sono strutturati su canto corale o solistico, talvolta musica strumentale.
28 febbraio 2023
Modi ecclesiastici
Ripercussio, nostra dominante.
Repertorio dei salmi è la base su cui si costruiscono i diversi tipi di melodia.
Intonazione di poche note usata solo per il primo versetto del salmo, il tenore
tiene una nota e ribattuta, è l’elemento caratteristico.
Cadenza terminazio conclude ogni versetto del salmo.
Verso la metà del salmo c’è una semi cadenza esterna che serve a dividere in
due membri quando il versetto è troppo lungo. Tutti i salmi terminano con gloria
patri, dossologia.
Esempio:
La si do re tono plagale.
7 marzo 2023
I nomi gregoriani e toni greci sono diversi, quello che noi chiamiamo modo di re
nel mondo greco era modo di mi.
Stravinsky e il jazz
In questo balletto I. Stravinsky utilizza non molte melodie, sono tutte molto
elementari, hanno la forza di una melodia arcaica, la costruzione di queste ha
una chiave modale.
Parliamo appunto di Polimodalità, arricchire il sistema sovrapponendo sezioni
dell’orchestra che suonano in diverse tonalità, o per meglio dire modalità.
Il contesto del ‘900 a Parigi ha nomi importanti come Debussy, De Falla, Satie…
Ognuno di loro in maniera diversa aveva l’obbiettivo di creare una dimensione
modale che va ad allargare la tonalità.
Per esempio Erik Satie vede per il restauro della modalità un’ossessione.
Nelle sue Gymnopedies 1887-1890, Satie riprende poesie di De Latour e
Flaubert, creando un’ambientazione distante dal contesto storico in cui scriveva
le opere.
Scritte su libretto di Lorenzo Da Ponte, è una delle opere più celebri del
compositore tedesco.
Personaggi:
Trama: la storia tratta di un nobile cavaliere, Don Giovanni, il quale aveva una
passione senza controllo per le donne, per conquistarle era disposto a tutto, a
menzogne ed inganni.
Leporello, il suo servo lo accompagna nelle sue vicende.
Vi sono due donne principali che sono state coinvolte nelle imprese del cavaliere,
Donna Elvira e Donna Anna. Mentre la prima spera che l’uomo torni da lei
nonostante l’abbia abbandonata, Donna Anna vuole vendicarsi, in quanto Don
Giovanni tentò di sedurla, e per lui la donna uccise il padre, il commendatore.
Donna Anna af da la sua vendetta al promesso sposo don Ottavio, il quale cercherà
Don Giovanni per vendicarla.
Nel frattempo Don Giovanni incontra un’altra donna, la contadinella Zerlina, nonostante
questa avesse un promesso sposo, Masetto.
Dopo essersi cacciati in una serie di guai ed esserne scampati, Leporello e Don
Giovanni si ritrovano al cimitero, proprio vicino alla tomba del Commendatore, il padre
di Donna Anna. Don Giovanni s da la sua statua e la invita anche a cena. La statua
28 anni prima della messa in scena del Don Giovanni di Mozart, andò in scena il Don
Juan di Gluck, analizzato nelle prime pagine del documento.
L’opera di Gluck prevedeva meno personaggi, e come detto nell’analisi era un balletto
pantomima, diviso in tre atti, quello di Mozart era un dramma giocoso in due atti.
Differenze stilistiche dovute al contesto storico differente dei due compositori, il mito
viene rappresentato in maniera diversa ma la trama non è stata modi cata da nessuno
dei due compositori.