The Quiet Girl 1st Edition S. F. Kosa Full Chapter PDF
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Kosa
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la massa romana, tramutando quel macello in fuga. Ma Annibale non
si die’ per vinto: raccolse alle ali quel che rimaneva della prima e
della seconda linea, mentre Scipione imbarazzato dai cadaveri, che
gli giacevano innanzi, in mezzo al campo, allungava il suo fronte
collocando ai lati la seconda e la terza linea e nel centro quel che gli
restava della prima. Così i due eserciti vennero all’urto finale, che fu
terribile. Le sorti del combattimento apparivano ancora incerte,
allorchè alle spalle delle milizie di Annibale comparve la cavalleria
dei Romani, reduce dall’inseguimento nemico. L’esercito cartaginese
fu avvolto; e la mossa e la sorpresa di Canne si rinnovarono. Dei
60.000 cartaginesi, ben 20.000 rimasero sul campo, ed altrettanti
furono fatti prigionieri; lo stesso Annibale potè salvarsi a stento con
un pugno di cavalieri ad Hadrumetum [47].
Da Hadrumetum il generale si recò tosto a Cartagine a consigliare,
come quarant’anni prima, suo padre, dopo le Egadi, la pace. E la
pace fu fatta. Cartagine riconosceva il nuovo regno di Numidia nella
persona di Massinissa; entro i confini che Roma le avrebbe indicati.
Si impegnava a pagare a questa, per cinquant’anni, una
contribuzione annuale di 200 talenti; a consegnare, salvo dieci, tutte
le navi e gli elefanti da guerra; ad abbandonare, per ora e per
l’avvenire, ogni conquista esterna; a limitare i suoi armamenti,
rinunziando alle leve dei mercenari stranieri; a far guerra in Africa
solo con licenza dei Romani (201). Così, dopo poco più di
sessant’anni di guerra, il più grande Stato dell’Occidente, europeo
ed africano, spariva dal numero delle grandi potenze.
Roma aveva vinto perchè, possedendo la Sicilia, aveva per sè il
vantaggio strategico, cosicchè Cartagine dovè attaccarla con il lungo
giro fatto da Annibale; perchè, per la maggior parte della guerra, si
tenne sulla difesa e non passò all’offesa che sull’ultimo; perchè le
colonie latine rimasero fedeli, cingendola di una corazza di fortezze
invincibili; e perchè dei sudditi, Galli, Italici, Greci ed Etruschi, solo
una parte si ribellò. A queste tre ragioni conviene aggiungerne una
quarta: l’esercito di coscrizione. Gli eserciti romani, reclutati con leve
obbligatorie, erano più scadenti degli eserciti cartaginesi, composti di
soldati di mestiere; onde si spiegano le gravi disfatte dei primi anni.
Ma in compenso Roma potè disporre di forze più numerose; onde
alla fine, la guerra essendo durata così a lungo, la quantità vinse la
qualità.
Note al Capitolo Ottavo.
39. Polyb., 2, 13, 7; 3, 27, 9 dà il testo della clausola capitale del trattato:
μὴ διαβαίνειν Καρχηδονίους ἐπὶ πολέμῳ τὸν Ἴβηρα ποταμόν. Si tratta,
dunque, come gli storici non hanno avvertito, di un accordo, con il quale
Cartagine accettava una limitazione delle sue armi, impegnandosi a non
mandare truppe oltre l’Ebro, per nessuna ragione; e non già di una
delimitazione delle due reciproche sfere d’influenza. Come Polibio
stesso osserva, i Romani, con questo trattato, non riconoscevano punto
la Spagna al di là dell’Ebro quale territorio cartaginese (2, 13, 7).
40. Cfr. Polyb., 2, 24: uno dei capitoli più importanti di tutta l’opera del
grande storico.
43. Molto hanno discusso gli eruditi per ritrovar dove fossero queste famose
paludi; e con tanto maggiore accanimento, perchè Polibio e Livio non
solo si contradicono tra di loro su questo punto, ma sono ambedue
oscuri e imprecisi. Senonchè per sciogliere i dubbi non c’è che un
mezzo: tener conto della ragione militare. Annibale non può aver
imposto al suo esercito la fatica di marciare per parecchi giorni nelle
paludi con l’acqua a mezza gamba, se non per evitare un ostacolo che
gli sbarrava la strada. Ora dalla battaglia delle Trebbia sino alla battaglia
del Trasimeno il solo ostacolo serio che egli doveva incontrare, era
Arezzo, dove Flaminio l’aspettava. Noi sappiamo d’altra parte che
Annibale eluse Flaminio, sbucandogli all’improvviso alle spalle, tanto
che Flaminio fu costretto a rivoltare il fronte del suo esercito e inseguirlo
nella direzione del Trasimeno. È dunque chiaro che Annibale ha gettato
il suo esercito nelle paludi, per aggirare la posizione di Arezzo,
costringere Flaminio ad uscire in campo aperto, invece di assalirlo nella
posizione fortificata.
51. Polyb., 21, 14, 3 sgg; 22, 7, 7 sgg.; 22, 26, 1 sgg.
CAPITOLO DECIMO
IL CREPUSCOLO DELL’ANTICA ROMA