Lorenzo Valla - La Falsa Donazione Di Cost Anti No (ITA)

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Lorenzo Valla Traduzione italiana integrale di De falso credita et ementita Constantini donatione declamatio

Edizione cartacea di riferimento: La falsa donazione di Costantino, a cura di Gabriele Pepe, Ponte alle Grazie, Firenze, 1992 TEA, 1994. Edizione elettronica di riferimento: http://www.classicitaliani.it/quattrocento/valla_donazione.htm

Lorenzo Valla

Discorso sulla donazione di Costantino falsamente creduta e menzognera

I 1. Pi e pi libri ho io pubblicati intorno a quasi tutte le discipline. In essi dissento da autori grandi e stimati per la loro vetust; il che mal sopportando alcuni, mi tacciano di temerario e sacrilego. Che si deve credere che faranno ora come strepiteranno, con qual bramosia e sollecitudine mi trarranno al supplizio di morte, se sar loro concesso? Ora che io non scrivo solo contro i morti, ma anche contro i vivi; e non contro uno o due ma contro moltissimi; non contro privati ma anche contro magistrati. E quali magistrati! Proprio quel sommo pontefice, che non solo a mo di re o signore armato di spada temporale, ma anche di quella ecclesiastica; da lui non puoi difenderti riparando sotto lo scudo (per cos dire) di sovrano alcuno, perch ti raggiunge o la scomunica o lanatema o linfamia. Se ag con prudenza chi disse: non voglio scrivere contro coloro che possono proscrivere, quanto pi non dovrei essere prudente io scrivendo contro chi, senza lasciar riparo alle proscrizioni, pu perseguitarmi dovunque con i dardi invisibili della

sua potenza? Ben a ragione potrei dire: dove andr lontano dallo spirito tuo e dove fuggir lontano dal tuo volto? Potremmo pensare che il sommo pontefice voglia sopportare questi miei attacchi con pi pazienza che altri non farebbe. 2. Non lo credo punto. Anania, capo dei sacerdoti, fe colpire sul viso Paolo perch aveva detto di aver vissuto con retta coscienza, al cospetto del tribuno militare che sedeva come giudice. Phasur, anchegli sommo sacerdote, butt in carcere Geremia perch aveva parlato con troppa libert. Il tribuno, prima e il preside, poi, difesero Paolo; il re (Nabucco) pot e volle difendere Geremia contro le offese del pontefice: me invece, quale tribuno, quale preside, quale re potrebbe strappare, ammesso che lo volesse, dalle mani del papa una volta che mi abbia preso? Ma codesti due esempi del pericolo (che si corre nel parlare liberamente) non debbono n turbarmi n distrarmi dal mio proposito: prima di tutto il papa non pu legare o sciogliere alcuno a dispetto delle leggi umane e canoniche; poi, il perdere la vita nella difesa della verit e della giustizia, segno di altissima virt e ci ottiene le pi grandi lodi e premi. Molti affrontarono la morte in difesa della patria terrena; io paventer il rischio di morte quando posso meritarmi la patria celeste, che appunto ottengono quelli che vogliono piacere a Dio, non agli uomini? Lontana ogni trepidazione; la paura se ne vada; i timori cadano. La causa della verit, della giustizia, di Dio si difenda da me con animo forte, con grande fiducia, con buone speranze. Non sarebbe, infatti, vero oratore chi sapesse parlare bene, se non osasse anche di parlare (contro i potenti). Accusiamo, pertanto, chiunque commette azioni tali da essere accusate. Chi pecca a danno di tutti, sia morso dalla voce di uno solo che parli, per, in nome di tutti. 3. Ma si potrebbe dire non devi rimproverare il fratello davanti a tutti, ma a quattro occhi. Al contrario: davanti a tutti, perch gli altri ne traggano un salutare timore, deve essere rimproverato chi pecc pubblicamente e non volle ascoltare consiglio nellintimit. Che forse Paolo, delle cui parole or ora mi son giovato, non disse sul viso a Pietro, davanti alla Chiesa, quei rimproveri che aveva meritati? E ne lasci il ricordo in iscritto per nostro ammaestramento. Ma io non sono Paolo che posso rimproverare Pietro si potrebbe obiettarmi : anzi, sono Paolo quando lo imito, a quel modo che (e ci molto pi importante) divento una sola

cosa in spirito con Dio quando ne adempio con zelo i Comandamenti. Non c carica (per quanto alta) che renda alcuno immune da riprensione, se essa non rese immune Pietro e molti altri papi, come Marcello accusato di aver libato agli dei pagani; come Celestino accusato di partecipare alleresia nestoriana; come altri che anche a nostro ricordo furono rimproverati per non dire condannati dagli inferiori: ma, del resto, chi non inferiore al papa? 4. Non mi accingo a scrivere per vanit di accusare e lanciare filippiche: questa che sarebbe una turpe azione, sia lontana da me; scrivo, invece, per svellere lerrore dalle menti, per allontanare, con moniti e rimproveri, dalle colpe e dai delitti. Io, per me, non mi permetterei mai di augurarmi che altri sulla mia scia poti con le armi la vigna di Cristo, cio la sede papale, troppo rigogliosa di rami inutili, e le faccia dare non selvatici racemi senza vita, ma dei grappoli gonfi. Ma, se lo facessi, chi vorrebbe turarmi la bocca o chiudere i propri orecchi o spaventarmi con la visione di supplizi e di morte? Come dovr chiamarlo io, fossegli anche il papa? Buon pastore o non piuttosto sordo aspide, che non vuole ascoltare la voce dellincantatore e vuole morderne e avvelenarne le membra?

II 5. Mi accorgo che si aspetta ormai di sapere qual delitto io imputi ai romani pontefici: un delitto, per vero, grandissimo commesso o per supina ignoranza o per sconfinata avarizia, che una forma di soggezione a idoli, o per vano desiderio di dominare, cui sempre si accompagna la crudelt. Essi, per tanti secoli, o non compresero la falsit della Donazione di Costantino o crearono essi stessi il falso; altri, seguendo le orme degli antichi pontefici, difesero come vera quella donazione che sapevano falsa, disonorando, cos, la maest del papato, la memoria degli antichi pontefici, la religione cristiana e causando a tutto il mondo stragi, rovine, infamie. Dicono essere loro Roma, loro il regno di Sicilia e di Napoli, loro Italia, Francia, Spagna, Germania, Inghilterra: tutta lEuropa occidentale, in una parola. Tale pretesa si conterrebbe nel testo della Donazione. Ah, s! Sono tuoi tutti questi Stati? hai intenzione, sommo pontefice, di

ricuperarli tutti? spogliare tutti i sovrani dellOccidente delle loro citt o costringerli a pagarti tributi annuali? invece io penso che sia pi giusto ai sovrani spogliare te di tutto ci che possiedi. Dimostrer, infatti, che la Donazione dalla quale i sommi pontefici vantano i loro diritti, fu sconosciuta e a Costantino e a Silvestro. 6. Prima di confutare il testo della Donazione, unica difesa di costoro, difesa non solo falsa ma stolta, occorre che mi rifaccia un po indietro. Per prima cosa dimostrer che Costantino e Silvestro non erano giuridicamente tali da poter legalmente luno assumere, volendolo, la figura di donante e poter quindi trasferire i pretesi regni donati che non erano in suo potere e laltro da poter accettare legalmente il dono (n del resto lo avrebbe voluto). In seconda istanza, dimostrer che anche se i fatti non stessero cos (ma sono troppo evidenti), n Silvestro accett n Costantino effettu il trapasso del dono, ma quelle citt e quei regni rimasero sempre in libera disponibilit e sotto la sovranit degli imperatori. In terza istanza dimostrer che nulla diede Costantino a Silvestro, ma al papa immediatamente anteriore davanti al quale Costantino era stato battezzato; furono doni del resto di poco conto, beni che permettessero al papa di vivere. Dimostrer (quarto assunto) che falsa la tradizione che il testo della Donazione o si trovi nelle decisioni decretali della Chiesa o sia tolto dalla Vita di Silvestro: non si trova n in essa n in alcuna cronaca, mentre invece si contengono nella Donazione contraddizioni, affermazioni infondate, stoltezze, espressioni, concetti barbari e ridicoli. Aggiunger notizie su altri falsi o su sciocche leggende relativamente a donazioni di altri imperatori. Tanto per abbondare aggiunger che, anche se Silvestro avesse preso possesso di ci che afferma di aver avuto, una volta che o lui o altro papa fosse stato reietto dal possesso non avrebbe pi possibilit di rivendica, n a norma delle leggi civili n delle ecclesiastiche, dopo s lunga interruzione. Al contrario (ultima parte della mia discussione) i beni tenuti dal papa non conoscono prescrizioni di sorta.

III

7. Primo punto. Parliamo prima di Costantino, poi di Silvestro; ma poich trattiamo la causa della repubblica romana e direi quasi imperiale, non dobbiamo commettere lerrore di discuterla con un tono oratorio inferiore a quello con cui tratteremmo una causa di diritto privato. Immagino, quindi, di parlare davanti a un collegio di re e signori (e del resto cos in realt perch il mio discorso perverr nelle loro mani) e di interpellarli come se fossero a me davanti, seduti sotto i miei occhi: mi rivolgo a voi, o re e principi, per sapere il vostro pensiero, scrutare la vostra coscienza (un privato qualsiasi, quale io mi sono, difficilmente pu con la sua immaginazione farsi lanimo di re); chiedo la vostra testimonianza. Qualcuno di voi se si fosse trovato al posto di Costantino, avrebbe ritenuto opportuno donare per sola liberalit Roma, patria sua, capitale del mondo, regina delle citt, la pi potente, la pi ricca, la trionfatrice dei popoli, veneranda per il solo suo aspetto? e per giunta egli si sarebbe recato in una modesta cittaduzza, quella che fu poi Bisanzio? e insieme a Roma avrebbe dato in dono lItalia, che non una provincia, ma la signora delle province, le tre Gallie, le due Spagne, la Germania, la Britannia, tutto lOccidente e si sarebbe privato di uno dei due occhi dellimpero? Non mi si far mai credere che ci possa fare uno sano di mente. 8. Che ci pu essere invece, da voi pi atteso, a voi pi gradito, pi piacevole che accrescere i vostri possessi ed estendere quanto pi possibile la vostra dizione? A questo fine, giorno e notte, rivolta ogni vostra cura, ogni vostro pensiero, ogni vostra attivit: o che io erro? In codesti acquisti sono riposte le vostre principali speranze di gloria; per essi lasciate ogni piacere, affrontate mille pericoli, sacrificate serenamente i pi cari pegni daffetto e parti del vostro stesso corpo. Infatti ho sentito sempre dire e ho letto che mai nessuno di voi stato distolto dallaccrescere il suo dominio per essere stato accecato o amputato di una mano, di una gamba o di altro membro. Che anzi questa ardente bramosia di dominare estesamente tormenta ed esagita quanto pi si potenti. Alessandro, non contento di aver attraversato a piedi i deserti dellAfrica, daver vinto lOriente sino ai confini delloceano, di aver domato genti settentrionali, tra tante ferite, tante morti, malgrado che i suoi soldati rifiutassero, detestandole, di seguirlo in spedizioni lontane e difficili, pur credeva di non aver ancora fatto nulla se non avesse sottomesso con la forza e col solo prestigio del suo nome lOccidente e tutti i popoli. Ma che dico? egli sera proposto di attraversare loceano, di esplorare se vi fosse un altro mondo e di

sottometterlo a s. Alla fine penso avrebbe tentato di scalare il cielo. 9. Tale la volont di tutti i re, anche se non tutti giungono a tale audacia. Taccio quanti delitti e tristi azioni sono state commesse per acquistare e ampliare i domini: neppure i fratelli si astengono (sacrileghi!) dal sangue dei fratelli, n i figli da quello dei padri o i padri da quello dei figli. A niente altro suole tendere di pi e con pi cattiveria la temerit degli uomini; puoi ben stupirti che non siano pi lenti alla conquista del potere gli animi dei vecchi che dei giovani, di chi ha figli e di chi ne privo, di re che di tiranni. Se dunque il potere ambito con s grandi sforzi, non ne richieder maggiori per la conservazione? Ed sempre triste cosa il diminuire un impero anzich non accrescerlo, ma cosa disonorevole il far passare il proprio regno ad altri anzich cercare lopposto. Leggiamo, vero, che da qualche re o popolo, alcuni sono stati messi a capo di regni o di citt, ma ci avvenuto non per la principale e pi grande parte del proprio dominio, ma per parti, direi quasi, ultime e le pi piccole, e sempre a condizione che chi riceve il dono debba riconoscere quasi come padrone il donante e se stesso come suo servo. 10. Or dunque, non sembra essere di animo abietto e per nulla nobile chi ritiene che Costantino abbia alienato la parte migliore dellimpero? Non dico Roma e lItalia e le altre parti, ma le Gallie, dove aveva personalmente combattuto, dove era stato a lungo solo imperatore, dove aveva messo le basi della sua gloria e del suo impero. Qual motivo cos pressante e grave poteva spingere a dimenticare tutto e a fare spreco di tanta liberalit proprio questo Costantino che per cupidigia di impero aveva portato guerra a vari popoli, aveva perseguitato in guerre civili alleati ed affini e li aveva spogliati dellimpero? Non ancora erano domati e messi in fuga i resti della fazione nemica; egli poi soleva combattere contro gli altri popoli non solo per la speranza della gloria e dellimpero, ma anche per necessit, provato, comera, giorno per giorno dai barbari; egli abbondava di figli, di congiunti, di amici, sapeva che il senato e il popolo romano si sarebbero opposti alla sua donazione; egli aveva esperienza della instabilit dei popoli sottomessi, pronti a ribellarsi quasi ad ogni cambiamento di imperatore, egli ricordava di aver conquistato il potere non come gli altri imperatori per elezione del senato e approvazione della plebe, ma con le armi, in guerra.

IV 11. Possono dire che lo fece perch era divenuto cristiano. E perci avrebbe dovuto rinunziare alla parte migliore del suo impero? Era forse delitto, colpa, empiet il regnare ed era inconciliabile il regno con la religione cristiana? Gli adulteri, gli usurai, i detentori di beni altrui sogliono, dopo il battesimo, restituire la moglie altrui, il danaro altrui, i beni altrui. Se tu pensi cos, devi, o Costantino, restituire la libert ai popoli, non cambiar loro i padroni. Ma non la libert dei popoli in discussione; tu saresti stato indotto alla donazione solo per onorare la religione; forse religione deporre il potere o non meglio continuare ad amministrarlo in modo da difendere la religione stessa? Per quello che riguarda poi coloro che hanno beneficiato della Donazione, dir che essa non loro n utile n onorevole. Se proprio hai voglia di mostrarti cristiano e di far mostra della tua religiosit e del tuo attaccamento non dico alla Chiesa di Roma, ma alla Chiesa che di Dio, intensifica la tua opera di sovrano: combatti per coloro che non possono combattere o non lo debbono, tieni sotto la tua protezione gli ecclesiastici esposti alle insidie e alle offese. Dio volle che si svelasse il mistero della Sua verit a Nabucodonosor, a Ciro, ad Assuero e a molti altri principi; a nessuno di essi chiese che abbandonasse il potere, donasse porzioni del regno; ma solo che restituissero la libert agli ebrei e li proteggessero dai vicini che li assalivano. Se ci bast agli ebrei, baster anche i cristiani. Sei divenuto cristiano, o Costantino. Ma indecoroso che tu da cristiano sia imperatore con minor dominio di quando eri pagano. il regno quasi un dono speciale di Dio, e anche i re pagani possiamo credere che vi siano innalzati sempre da Dio. 12. Ma si pu obiettare era stato mondato dalla lebbra e perci verisimile che abbia voluto mostrare la sua gratitudine dando pi di quello che aveva ricevuto. Toh! Il siro Neeman curato da Eliseo volle offrire soltanto dei doni, non la met dei suoi beni, e Costantino avrebbe offerto la met dellimpero? Che fastidio confutare una fiaba cos sfacciata come se fosse una storia verace. Tale favola modellata sul racconto di Neeman e Eliseo, come laltra del dragone sul racconto favoloso di Belo. Ma ammessa pure questa leggenda (della guarigione), nella storia che la racconta vi forse menzione di donazione? Per nulla; ma di ci parleremo meglio

dopo. Fu guarito della lebbra, per questo miracolo si form uno spirito cristiano; pieno di amore e timore di Dio, volle onorarLo. Non posso tuttavia persuadermi che volesse far s larghi doni, perch giammai nessun pagano per onorare i suoi dei e nessun cristiano per onorare il Dio vivente depose il suo impero o lo don ai sacerdoti. Se mai, si pu osservare che tra i re di Israele non c lesempio di alcuno che abbia permesso ai suoi sudditi di andare, secondo lantica tradizione, a far sacrifici al Tempio di Gerusalemme, nel timore che non ritornassero al re di Giuda, dal quale avevano defezionato, sotto limpressione dei sacri riti e della maest del Tempio. Quanto non pi grave ci che si attribuisce a Costantino? Potreste essere indotti a credere che ci sia avvenuto per la guarigione della lebbra: ma Geroboamo fu eletto re di Israele da Dio, che lo innalz da uninfima condizione, miracolo a mio parere pi notevole che la guarigione della lebbra; ma non perci egli os dare il suo regno a Dio: e tu, vuoi che Costantino abbia donato il suo regno a Dio, regno che non aveva ricevuto da Lui e per giunta (cosa che in Geroboamo non sarebbe capitato) avrebbe offeso i figli, abbassato gli amici, trascurato i suoi, leso la patria, addolorato tutti, sarebbe stato dimentico di se stesso.

V 13. Se egli fosse stato tale o se si fosse cambiato da quello che era stato; certo non sarebbero mancati quelli che lo avrebbero ammonito; primi fra tutti i figli, i parenti, gli amici. Essi avrebbero senza dubbio affrontato limperatore. Immaginateli, appena hanno saputo le intenzioni di Costantino, trepidanti, frettolosi buttarsi ai piedi del sovrano e dirgli tra lagrime e pianti: E cos, o padre, per linnanzi affettuosissimo, privi, diseredi, spogli del regno i tuoi figli? Non ci lagniamo del fatto che tu voglia spogliarti della parte migliore e pi grande dellimpero, ma ne stupiamo. Ci addolora che tu la passi ad altri con danno e vergogna nostra. Che cosa muove a privare i tuoi figli dellattesa successione al regno, te, che regnasti un tempo insieme a tuo padre? Quale colpa abbiamo verso di te, verso la patria, verso il nome e la maest dellimpero romano perch ci si debba considerare degni di esser puniti da te con la privazione della parte migliore e pi importante del regno, ci si

creda degni di essere staccati e tenuti lontani dai patri lari, dalla vista della terra natale, dallaria stessa che ci era abituale, da antiche abitudini? Ce ne andremo in esilio lasciando penati, templi, sepolcri per vivere Dio sa dove? perch ora dovremmo essere abbandonati da te tutti noi, tuoi parenti, amici, che stemmo con te tante volte in campo a combattere, che vedemmo trafitti da spade nemiche e agonizzanti i fratelli, i genitori, i figli e non fummo atterriti dalla morte degli altri dallaffrontare noi stessi la morte per te? Noi che fummo magistrati a Roma; che governammo le citt dItalia, le Gallie, le Spagne, e altre province o che le avremmo governate, noi tutti saremo deposti dalle cariche e dovremo ritornare privati cittadini? Forse riscatterai questo nostro sacrifizio con benefici di altra provenienza. E come lo potrai adeguatamente ai nostri meriti e dignit dopo che avrai donato a un altro s gran parte della terra? Forse tu limiterai limpero che avemmo su cento popoli a quello su un sol popolo? Come ti potuto venire in mente ci? come ti incolse dimenticanza improvvisa dei tuoi, s da non sentire compassione degli amici, dei congiunti, dei figli? Magari ci fosse toccato morire in guerra, restando salva la tua dignit e tu vittorioso; anzich vedere codeste cose. Tu puoi, s, fare a tuo arbitrio del tuo impero e di noi: una sola cosa non otterrai mai (siamo pronti ad affrontare anche la morte) cio che noi lasciamo il culto degli dei nostri immortali: saremo cos di esempio agli altri e allora capirai il gran vantaggio che al Cristianesimo verr da codesta tua larghezza. Se tu non darai limpero a Silvestro, vogliamo essere cristiani con te e molti allora seguiranno il nostro esempio. Se invece farai la donazione, non solo non accetteremo di diventare cristiani, ma ci diventer, per opera tua, malvisto, detestabile, esecrando tal nome e ci renderai tali che tu stesso sentirai compassione della vita e della morte nostra (fuori della vera religione) e dovrai accusare te stesso di durezza, non noi. 14. A meno che in Costantino non fosse estirpata ogni umanit, non lo avrebbe dovuto commuovere questo discorso, se non si fosse commosso gi da s? Se non avesse voluto ascoltare costoro, non vi erano di quelli che si sarebbero opposti alla donazione con parole e fatti? Il senato e il popolo romano non avrebbero proprio creduto di dover far nulla? Non avrebbero incaricato un oratore gravis pietate ac meritis, come dice Virgilio, di tenere il seguente discorso a Costantino?

Cesare, se tu sei dimentico dei tuoi ed anche di te stesso, s da non voler mantenere integra leredit ai figli, ai congiunti, le cariche agli amici, e a te stesso limpero, non pu per il senato e il popolo romano dimenticare i suoi diritti e il suo onore. Come osi tanto circa limpero romano, che stato creato non col tuo, ma con il nostro sangue? Taglierai tu un so! corpo in due parti? di uno farai due regni, due capi, due volont? offrirai per cos dire a due fratelli le spade per combattere intorno alleredit? Alle citt, che hanno ben meritato di Roma, noi diamo il diritto di cittadinanza e tu ci strappi la met dellimpero perch non riconosca pi Roma come la sua madre? Negli alveari si suole uccidere la regina scadente, se ve ne nascono due; tu nellalveare dellimpero romano, dove si trova un solo ed ottimo principe, vuoi collocarvene un altro, per giunta pessimo, s che non ape si pu chiamare ma pecchione? Rimpiangiamo la tua antica prudenza, o imperatore; che avverr, se, te vivo o dopo la tua morte, a questa parte che alieni o allaltra che conservi, sar portata guerra dai barbari? Con quali forze militari li affronteremo? Ora poco ci riusciamo pur disponendo della forza di tutto limpero; lo potremo pi allora? O saranno sempre daccordo le due parti dellimpero? No, non possibile; se Roma vuol dominare, Bisanzio non vuol servire. Invece, mentre tu sarai ancor vivo, presto saranno richiamati i vecchi presidi e sostituiti con nuovi, e tu te ne starai lontano mentre qui dominer un altro: non sar tutto cambiato, cio in modo diverso e ostile allantico ordine? Se un regno viene diviso tra due fratelli, si dividono immediatamente gli animi dei sudditi e danno origine a guerre interne prima che con nemici esterni. E non avverr lo stesso in questo nostro impero? ignori che questo fu il principale motivo per cui gli ottimati dissero che essi sarebbero piuttosto morti al cospetto del popolo romano che permettere che si approvasse quella proposta di legge per cui, cio, una parte dei senatori e una parte della plebe fossero mandati a abitare Veio e vi fossero due citt in comune al popolo romano: se in una sola citt vi erano tante dissenzioni, che sarebbe avvenuto quando le citt fossero state due? 15. Cos se ai giorni nostri vi sono tante discordie in un solo impero (ne chiamo a testimone la tua coscienza e le tue peripezie) che avverr in due imperi? Credi forse che quando tu sarai occupato in guerre te ne verr aiuto? Vorranno essi o sapranno dartelo? Quelli che saranno messi a capo di eserciti e di citt saranno cos nemici di armi e di guerre come colui che li avr nominati. Non tenteranno

le legioni e le stesse province di spogliare un sovrano cos inesperto di governo ed esposto alle offese con la speranza che egli non combatta contro di loro e che non li punisca? Io credo che non resteranno neppure un mese in carica, ma subito, al primo annunzio della tua partenza, si ribelleranno. E che farai? Che decisioni prenderai, premuto da duplice se non da molteplice guerra? A stento riusciamo a tener a freno le nazioni sottomesse; come si resister quando alle guerre con codesti popoli si aggiunger una guerra mossa da popoli liberi? Vedrai tu, o Cesare, quale sar il tuo dovere. A noi siffatta cosa per deve essere a cuore non meno che a te. Tu sei mortale; limpero del popolo romano deve essere immortale e lo sar per quanto in noi e non solo limpero, ma anche il nostro rispetto per esso. 16. Dovremo noi subire limpero di coloro dei quali spregiamo la religione? Noi, padroni del mondo, servire a codesto spregiatissimo uomo? Quando Roma fu conquistata dai Galli, i senatori romani non tollerarono che le loro barbe fossero carezzate dai vincitori; ed ora tanti senatori, pretori, consoli, capitani sopporteranno che li dominino coloro che essi dileggiarono e suppliziarono come schiavi colpevoli? Costoro creeranno i magistrati? reggeranno le province? faranno guerre? ci condanneranno a morte? sotto di loro militer la nobilt romana? da costoro aspetter le cariche? otterr i premi? Quale ferita maggiore e pi profonda avremmo potuto ricevere? Non credere, o Cesare, che il sangue romano sia cos degenerato da sopportare ci con animo tranquillo e da credere che non si debba evitare in qualsiasi modo una cosa tale che neppure le nostre donne sopporterebbero: anzi, preferirebbero porsi sul rogo di morte con i dolci figli e i sacri penati per non essere da meno delle donne cartaginesi. Se noi, o Cesare, ti avessimo eletto re, tu avresti, s, ampi poteri per trattare delle cose dellimpero, ma mai per poterne diminuire la maest. Altrimenti, noi che ti avremmo fatto re, noi stessi con lo stesso diritto ti avremmo ordinato labdicazione per impedirti di dividere il regno, alienare tante province, sottoporre la stessa capitale dellimpero a un cos umile uomo, per giunta straniero. Abbiamo messo un cane a custodia dellovile; se egli vuol farla da lupo, o lo cacciamo o lo uccidiamo. Ora tu, che finora sei stato cane da guardia nellovile dellimpero, vuoi da ultimo tramutarti in lupo senza che nessuno prima te ne abbia dato lesempio?

17. Visto che tu ci costringi a parlarti con una certa durezza, ti dir, per chiarirti meglio le idee, che tu non hai alcun diritto sul popolo romano. Giulio Cesare occup il potere con la violenza, Augusto lo imit in questa colpa e si fece signore sconfiggendo il partito avverso. Tiberio, Caligola, Nerone, Galba, Ottone, Vitellio, Vespasiano e gli altri fecero scempio della nostra libert con gli stessi mezzi o con mezzi simili. Tu stesso sei diventato padrone cacciando o uccidendo gli altri. Lascio andare che non sei nato neppure da giuste nozze. Ma per svelarti sino in fondo il nostro pensiero, o Cesare, se non vuoi mantenere il dominio su Roma, hai dei figli, qualcuno dei quali puoi, in armonia alle leggi di natura, mettere al tuo posto col nostro permesso, anzi a nostra richiesta. Se no, sappi che abbiamo ferma intenzione di difendere la potenza dello Stato insieme alle dignit nostre private. La tua offesa infatti non sarebbe minore di quella che subimmo quando fu violata Lucrezia. Neanche ora ci verr a mancare un Bruto, che si ponga a capo del popolo romano nella riconquista della libert. Stringeremo nelle mani un pugnale prima contro costoro che tu ci poni a capo, poi contro te stesso; del resto, ci abbiamo fatto contro molti altri imperatori e per motivi molto pi trascurabili. Tali parole avrebbero dovuto turbare Costantino a meno che non fosse pietra o legno. da credere che se il popolo proprio tali cose non dicesse apertamente, almeno le dicesse fremente tra s e con le frasi che noi abbiamo usate.

VI 18. Andiamo dunque avanti e diciamo pure che Costantino abbia voluto ringraziare Silvestro; bel modo! Sottoporlo a tanti odii, a tanti pericoli che, a mio parere, Silvestro non avrebbe potuto resistervi neppure un giorno solo. Infatti sarebbe sembrato possibile eliminare dallanimo dei romani ogni timore di dover subire cos offensiva ingiuria solo sopprimendo Silvestro e pochi altri. Ammettiamo pure che n preghiere, n minacce n alcun altro mezzo sia stato utile e che Costantino sia rimasto fermo e non abbia voluto recedere dal proposito una volta deciso. Ma chi sarebbe rimasto insensibile alle parole di Silvestro, che sarebbero state le seguenti?

19. Ottimo imperatore e figlio. Non posso n amare n accettare la tua piet cos ben disposta verso di me e prodiga; ma non stupisco che tu esageri nelloffrire dono a Dio e nello immolargli vittime, poich sei ancora alle prime armi. Come un tempo non si conveniva che un sacerdote sacrificasse ogni specie di animale da pascolo o volatile, cos non pu un sacerdote accettare qualunque dono. Io sono sacerdote e pontefice e sono obbligato ad osservare che cosa si offra allaltare perch non si portino non dico animali immondi, ma vipere o serpenti. Perci ecco quanto ti dico: se tu avessi il potere di dare ad altri che ai tuoi figli una parte dellimpero con la regina del mondo, Roma (ci che non credo); se te lo permettesse lItalia, il popolo romano, le altre province, e accettassero di sottoporsi allimperio di quei sacerdoti che ancora odiano e di cui spregiano la religione, attaccati, come sono, ancora ai beni di questa terra (e ci impossibile), tuttavia io, figlio carissimo, se vuoi credere alle mie parole, non potrei essere indotto da alcun ragionamento a darti ragione a meno che io non volessi essere in contraddizione con me stesso, dimenticare la mia condizione e quasi rinnegare Ges. I tuoi doni (o, come tu li chiami, le tue rimunerazioni) insozzerebbero la gloria, linnocenza e la santit mia e di tutti quelli che mi succederanno, e addirittura ci schianterebbero e chiuderebbero la via a quelli che vogliono pervenire alla cognizione della verit. 20. Eliseo non accett compensi dal siro Neeman per averlo curato della lebbra; io li accetter da te? Egli rifiut dei doni; permetter che tu mi dia dei regni? Quegli non volle macchiare la sua persona di profeta; io potr insozzare la persona di Cristo che porto in me? Perch egli cred che la persona del profeta fosse insozzata accettando doni? Naturalmente perch poteva sembrare che vendesse le cose sacre, facesse lusuraio con i doni di Dio, fosse in potere degli uomini innalzare o diminuire la nobilt delle cariche ecclesiastiche. Prefer dunque che principi e re fossero suoi beneficiari anzich essere egli loro beneficiario, e non volle neppure che il rapporto di beneficiari fosse reciproco. molto meglio, dice il Signore, dare che ricevere. 21. pi che importante la causa per cui non posso accettare i tuoi doni io, cui il Signore ha detto: Curate gli infermi, risuscitate i morti, curate i lebbrosi, cacciate i demoni; in dono avete ricevuto, date in dono. Ed io commetter la colpa di non ubbidire ai comandi di Dio? e macchier il mio buon nome? E meglio per me, come

diceva Paolo, morire anzich alcuno sminuisca la mia gloria. Gloria per noi tenere onorato il nostro ufficio davanti a Dio, come lo stesso Paolo dice: A voi gentili io dico che fin quando sono apostolo delle genti, far onore al mio officio. Io, o Cesare, dovrei essere esempio e causa di errore agli altri, io cristiano, sacerdote di Dio, pontefice romano, vicario di Cristo? 22. E poi, come potr restare incolume linnocenza dei sacerdoti tra ricchezze, magistrature, nellamministrazione dei beni terreni? Rinunzieremmo ai beni di questo mondo per ottenerli poi pi abbondanti? Rinunzieremmo alla privata propriet per usurpare poi i beni degli altri e dello Stato? Saranno sotto di noi, citt, tributi, gabelle? Come potremo continuare a chiamarci clero se faremo ci? La parte nostra (in greco parte si dice kleeros) non terrena ma celeste. I leviti, che anche essi sono chierici, non ottennero la spartizione con i fratelli, e tu vuoi che noi abbiamo anche le parti che toccano ai fratelli? A che servirebbero a me potenza e ricchezza, a me cui la voce del Signore impone di non essere sollecito del domani? a me cui stato detto: Non tesorizzate sulla terra, non possedete oro, argento e danaro nelle vostre cinture. Ed anche: pi difficile che un ricco entri nel regno dei cieli che un cammello passi per la cruna di un ago. Perci Ges scelse come suoi ministri dei poveri o di quelli che avevano rinunziato a tutti i beni per seguirLo e fu Egli stesso esempio di povert. Il maneggiare ricchezze e danani nemico dellinnocenza, senza parlare del loro possesso e dellimpero sugli uomini. Il solo Giuda che aveva le cassette del tesoro e portava con s quei beni che venivano dati in elemosina si svi per amore di danaro al quale si era affezionato, os una volta rimproverare il Maestro e poi lo trad. Ed io temo, o Cesare, che tu da Pietro voglia farmi Giuda. Ascolta anche Paolo: Niente abbiamo portato nel mondo; non c dubbio che non possiamo portarne nulla fuori; ci basti avere alimenti e vesti. Coloro che vogliono arricchire, cadono nelle tentazioni, nei lacci del Diavolo, e in molte passioni inutili e dannose che annegano luomo nella morte e nella perdizione. Radice di tutti i mali lavidit di possedere; per amore di essa, alcuni si allontanarono dalla fede e si intrigarono in molti dolori. Tu, uomo di Dio, fuggi ci. Vorresti tu, o Cesare, che io accettassi quei beni che debbo fuggire come veleno? Avrei pi tempo (pensaci tu stesso, o Cesare, data la tua prudenza) per occuparmi delle cose divine, tutto preso da queste terrene?

VII 23. Gli apostoli ad alcuni che si lagnavano perch le loro vedove erano tenute in poco conto nellassistenza quotidiana, risposero che non era giusto che essi lasciassero la predicazione della parola di Dio e dovessero attendere ai pasti. Servire alle mense delle vedove come ben diverso dallesigere tributi, curare lerario, conteggiare il soldo alle truppe e innodarsi in mille altre faccende simili. Dice Paolo: Nessuno che serva il Signore si mescola alle cose di questo mondo. Forse, che Aronne con gli altri leviti curava altro che il tabernacolo del Signore? I suoi figli per aver preso nei turiboli fuoco altrui, furono bruciati dal fulmine. E tu vorresti che noi ponessimo nei sacri turiboli, cio tra le opere sacerdotali, il fuoco secolare e a noi vietato della ricchezza terrena? Eleazar, Finees, gli altri pontefici e sacerdoti o dellArca o del Tempio amministravano altro se non ci che toccava le cose divine? Amministravano dico; anzi dovrei dire: potevano amministrare, se volevano compiere il loro dovere? Se no, ecco la maledizione del Signor loro: maledetti coloro che eseguono con negligenza il lavoro del Signore. Maledizione che cade su tutti, ma specialmente sui pontefici. Quanto importante il compito dei pontefici! Come grave lessere capo della Chiesa! Lessere messo come pastore a capo di un ovile cos grande! Dalle mani del pastore si domanda (che venga reso conto) del sangue di ogni agnello o pecora perduta! A lui stato detto: se ami me pi degli altri, come tu dici, pascola i miei agnelli. E di nuovo: se ami me, come tu dici, pascola le mie pecore. La terza volta? Se ami me come tu dici, pascola le mie pecore. E tu mi comandi, o Cesare, che io pascoli anche capre e maiali che non possono essere custoditi dallo stesso pastore. 24. Che dire poi del fatto che tu vuoi farmi re o piuttosto imperatore, cio capo di tutti i re? Ges, dio e uomo, re e sacerdote, si disse re, ma senti di qual regno: Il mio regno non di questo mondo. Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servi di certo lotterebbero gi fra loro. Quali furono le prime e pi spesso ripetute parole della sua predicazione? Non forse: fate penitenza, si approssima il regno dei cieli? E non mostr chiaramente che il regno di questo mondo non lo toccava? Non solo non cerc tal regno, ma quando Gli fu offerto non lo volle accettare. Infatti quando seppe, una volta, che i popoli avevano deciso di rapirLo e farLo re, fugg tra monti solitari. E ci ci diede a noi suoi vicari non solo come esempio da imitare ma come comando, dicendo: I re dei

gentili dominano su di loro e i capi hanno podest su di essi. Non cos sar tra voi; chiunque tra voi vorr essere capo, sia vostro ministro e chi vorr essere il primo tra voi, sar vostro servo. Cos come il Figlio delluomo non venuto perch Gli si serva ma per servire e per dare la sua anima a riscatto di molti. Dio un tempo pose dei giudici sopra Israele, sappilo, o Cesare, non dei re, e Dio stesso si adir col popolo che Gli chiedeva dei re con tale nome. E non diede loro un re che solo per la durezza del loro cuore, per lo stesso motivo cio per cui permise il ripudio revocato poi dalla nuova Legge. Ed io avr il regno, io che appena appena posso essere un giudice? Ignorate dice Paolo che i santi giudicheranno questo mondo? Se in voi sar giudicato il mondo, siete indegni di giudicare cose di minima importanza? Non sapete che giudicheremo gli angeli? e quanto pi le cose terrene? Se avete tra voi liti su cose terrene, ponete come giudici le persone meno stimate che sono nella Chiesa. Ma quei giudici che giudicavano soltanto le controversie, non esigevano anche i tributi. E li esiger io che so come Ges interrogasse Pietro da chi i re della terra accogliessero tributi o censi, se dai figli o dagli estranei; avendo Pietro risposto: dagli estranei; da Ges fu detto: Perci i figli sono immuni. Che se tutti sono figli miei, o Cesare, come certo sono, tutti saranno liberi, nessuno di essi pagher nulla. Perci io non ho bisogno della tua donazione, dalla quale niente altro ritrarr se non travagli che non debbo, n potrei sopportare. 25. Che dire della necessit che mi verrebbe di esercitare giustizia criminale, punire i rei, far guerra, distruggere citt, mettere a ferro e fuoco delle regioni? N potrei sperare di poter difendere diversamente quello che tu mi donassi. Se facessi tali cose, sarei sacerdote, pontefice, vicario di Cristo? Come Lo udrei tonare contro di me: La casa mia sar detta da tutte le genti casa della preghiera e tu ne facesti una spelonca di briganti. Non sono venuto al mondo per giudicarlo ma per liberarlo disse il Signore, ed io, che Gli son succeduto, sar causa di morti? Io, al quale, nella persona di Pietro, fu detto: Rimetti la tua spada al posto suo. Tutti quelli che avranno preso la spada, periranno di spada. A noi non permesso difenderci con le armi. Eppure Pietro avrebbe voluto difendere il suo Signore quando mozz lorecchio al servo. E tu ci vorresti comandare di usare le armi per acquistare o difendere le ricchezze? Il nostro potere quello delle chiavi, come disse il Signore: Ti dar le chiavi del regno dei cieli. Ci che avrai legato sulla terra, sar legato anche nei cieli; tutto ci che scioglierai sulla terra, sar

sciolto anche nei cieli e le porte dellinferno non avranno ragione di esse. Nulla si pu aggiungere a questa podest, nulla a questa dignit, nulla a questo regno. Chi non si contenta di questo, chiede un qualche altro regno al diavolo, che os dire perfino al Signore: Ti dar tutti i regni del mondo, se prostrato a terra mi adorerai. 26. Perci, o Cesare, sia detto con tua buona pace, non diventare per me diavolo col comandare a Cristo, e quindi a me, di ricevere da te i regni di questo mondo. Preferisco spregiarli, anzich possederli codesti beni. E, per parlare di quelli che ora sono infedeli, ma saranno, come spero, fedeli, non rendere me da angelo loro di luce, angelo di tenebre: io voglio indurre i loro cuori a piet, non imporre ai loro colli un giogo, sottoporli a me con la spada della parola di Dio, non con la spada di ferro, perch non diventino peggiori, non recalcitrino, non si feriscano col corno, non bestemmino il nome di Dio irritati dal mio errore. Voglio renderli figli miei carissimi, non schiavi; adottarli, non comprarli; generarli, non acquistarli; offrire le loro anime come sacrificio al Signore, non i loro corpi al Diavolo. Imparate da me dice il Signore che sono di cuore umile e mite. Accettate il mio giogo e troverete pace alle vostre anime. Il giogo mio soave e il mio peso leggero. Per porre termine a questo argomento, ascolta il suo parere che sembra quasi dettato nella discussione tra me e te: rendete a Cesare ci che di Cesare e a Dio ci che di Dio. N tu dunque, o Cesare, devi abbandonare le cose tue; n io debbo ricevere le cose che sono di Cesare: anche se tu me le offrissi mille volte, mai le accetterei. 27. A tale discorso di Silvestro, degno veramente di un uomo apostolico, che cosa avrebbe pi potuto opporre Costantino? Stando cos le cose, quelli che affermano la realt della donazione, non offendono forse Costantino credendo che egli volesse spogliare i suoi e distruggere limpero romano; non offendono e lItalia e tutto lOccidente, il senato e il popolo romano che avrebbe permesso mutamenti dellimpero contro le leggi umane e divine? Non offendono Silvestro, che avrebbe accettato una donazione indegna di un santo uomo; non offendono il papato, cui tengono essere lecito impadronirsi dei regni terreni e governare limpero romano? Tutto ci che abbiamo detto sinora mirava a mostrare come Costantino per tanti impedimenti mai avrebbe donato a Silvestro la maggior parte dello Stato romano, come affermano costoro.

VIII 28. Codesta donazione, della quale presentate il testo, deve contenere anche laccettazione di Silvestro: ma non c. Potreste dire che si pu supporre la ratifica di Silvestro: io invece affermo che ben si pu supporre che Silvestro non solo la ratific, ma la chiese, insist per averla, la strapp con preghiere. Perch voi supponete credibile ci che va contro lopinione umana? Non basta che nel testo del privilegio si parli della donazione per ritenere che essa sia stata accettata; al contrario, bisogna dire che non vi stata donazione perch non vi traccia dellaccettazione: contro di voi il rifiuto di Silvestro pi di quanto non possa essere a vostro vantaggio la donazione di Costantino, perch un beneficio non si pu concedere a chi non lo accetta. N dobbiamo sospettare soltanto che Silvestro abbia rifiutato il dono, ma che tacitamente abbia anche giudicato che Costantino non poteva legalmente donare n egli poteva legalmente ricevere. Ma, o cieca e sempre inconsulta avarizia! Ammettiamo che possiate presentare documenti dellassenso di Silvestro, veri, non alterati, sinceri; sono forse sempre regolarmente donate cose comprese in veri documenti? Dove il possesso? Dove il trasferimento a mano? Costantino si limit a dargli solo la carta di donazione, non volle fargli un dono ma uno scherzo. verisimile dite che chi doni qualche cosa ne effettui anche il trapasso di possesso. Badate a quello che dite: poich consta con precisione che non stato dato il possesso e si discute se sia stato dato il diritto. , allora, verisimile che non abbia voluto dare neppure il diritto chi non diede il possesso. 29. Si mette in dubbio linesistenza del trapasso di propriet? Ma mettere in dubbio ci da svergognati. Forse Costantino guid Silvestro al Campidoglio come un trionfatore tra gli applausi dei quiriti affollati s, ma non ancora credenti? Lo fece adagiare sulla sedia aurea alla presenza di tutto il senato? Comand che i magistrati, ciascuno secondo la sua dignit, lo salutassero e adorassero come re? Era usanza che per i nuovi imperatori si facessero tutte queste cose, non che si consegnasse un palazzo qualunque, come, ad esempio, il Lateranense.

Lo accompagn poi in giro per tutta lItalia? And con lui nelle Gallie? nelle Spagne? in Germania e in tutto il restante Occidente? o, se ad ambedue dispiaceva andare in giro per tante terre, a chi mai delegarono cos importante ufficio e di fare le veci dellimperatore nel dare e di Silvestro nellaccogliere il possesso? Dovettero essere uomini grandi e di esimia autorit, eppure ne ignoriamo i nomi. In queste due semplici parole dare e ricevere quanta significazione non si nasconde! A nostro ricordo, per tacere antichissimi esempi, se qualcuno diventa signore di una citt, di una regione, di una provincia, allora soltanto si ritiene effettuato il trapasso di propriet quando gli antichi magistrati sono rimossi e sostituiti da nuovi. Anche se Silvestro non avesse chiesto ci, era obbligato Costantino dalla sua stessa magnificenza a dichiarare che trasferiva il possesso non solo a parole, ma di fatto, che rimuoveva i suoi presidi e comandava che altri fossero sostituiti da Silvestro. Non c passaggio di possesso quando esso resta presso coloro stessi che possedevano prima e il nuovo signore non osa rimuoverli. Ma supponiamo che questo non sia dostacolo (ad ammettere la donazione) e che si possa ritenere che Silvestro abbia continuato a possedere, ammettiamo che tutto sia stato amministrato contro ogni tradizione e contro natura: ma una volta che Costantino se ne and (da Roma) quali capi Silvestro prepose alle province e alle citt? quali guerre combatt? quali popoli schiacci voltisi a combatterlo? Per chi amministr queste cose? Non sappiamo nulla di ci, mi risponderete. Lo credo bene: furono fatte codeste cose di notte e perci nessuno se ne accorse. 30. Silvestro possed? E chi lo scacci dal possesso? Infatti non rimase sempre in possesso n lui n alcuno dei successori almeno fino a Gregorio Magno, che anchegli non ebbe possesso (dellimpero). Chi privo di possesso e non pu dimostrare di essere stato scacciato, questi senza dubbio non stato mai in possesso; e se dice di aver posseduto, un pazzo. Comprendi come posso dimostrare che anche tu sei un pazzo? Se no, dimmi: chi cacci dal possesso Silvestro? Lo stesso Costantino o i suoi figli o Giuliano o qualche altro imperatore? D fuori il nome di chi lo scacci; danne la data; di donde fu espulso la prima volta, la seconda e cos via. Per mezzo di una rivolta e stragi o senza di esse? congiurarono insieme contro di lui tutte le nazioni e quale fu la prima? e come? nessuno gli venne in aiuto? Neppure qualcuno di quelli che erano stati preposti da Silvestro o da altro papa alle citt e alle province? In un sol giorno perdette tutto? o perdette un po

per volta e parte dopo parte? Resist il papa e resistettero i suoi magistrati o al primo tumulto abdicarono? E che? i vincitori non si abbandonarono a stragi contro quella feccia umana, che giudicavano indegna dellimpero? non lavrebbero fatto per vendicare le subite offese, per tutelare la loro conquista del potere, per disprezzo contro la nostra religione (cristiana), per esempio ai posteri? nessuno dei vinti riusc a fuggire? nessuno si nascose? nessuno ebbe paura? O evento meraviglioso! Limpero romano nato da tante fatiche e da tanto sangue, sarebbe stato conquistato e perduto cos tranquillamente dai sacerdoti cristiani senza che ci sia stato sangue, guerra, lagnanze. E (cosa non meno straordinaria) non si sa da chi sia stato fatto ci, in qual momento, in che modo, per quanto tempo. Potresti credere che Silvestro abbia regnato nelle selve e tra gli alberi, non a Roma e tra uomini e sia stato cacciato da freddi piogge invernali, non dagli uomini. Chi, fornito di una qualche cultura, non sa quanti re, quanti consoli, quanti dittatori, quanti tribuni della plebe, quanti edili furono creati a Roma? non ci sfugge il nome di nessuno di essi, pur in s grande antichit, in s gran numero di persone. Sappiamo anche quanti capitani ateniesi, tebani, spartani ci sono stati e sappiamo le loro battaglie per mare e per terra. Non ignoriamo quali furono i re persiani, medi, caldei, ebrei e via dicendo e sappiamo come ciascuno di essi o abbia ricevuto il regno o labbia perduto o labbia ricuperato. Ma invece non si sa come nella stessa citt di Roma sia cominciato limpero romano silvestrano o come sia finito, quando, per opera di chi. Quali testimonianze, quali autorit potete addurre di ci che affermate? Nessuna, mi dovete rispondere. E non vi vergognate, bestie che siete, non uomini, di dire essere verisimile che Silvestro abbia posseduto?

IX 31. Poich voi non potete dimostrare ci che affermate, io, al contrario, vi dimostrer che Costantino continu a possedere sino allultimo giorno di sua vita e cos i suoi successori tutti: vi tapper cos la bocca. Ma sar impresa assai difficile e di grande impegno mostrarvi ci. Si leggano tutte le storie latine e greche; si chiamino pure tutti gli autori che hanno scritto di quei tempi: non troverai alcuna contraddizione tra le fonti. Basti uno tra mille: Eutropio. Egli vide Costantino e tre figli da lui lasciati signori del mondo, e di

Giuliano, figlio del fratello di Costantino, cos scrive: Questo Giuliano che fu suddiacono nella Chiesa romana e, fatto imperatore, apostat ritornando al culto degli idoli, sal al potere e con grande apparato port guerra ai Parti; a tale spedizione presi parte anche io. Non avrebbe taciuto della donazione dellimpero di Occidente e non avrebbe detto di Gioviano, che successe a Giuliano: Concluse una pace necessaria, purtroppo, ma vergognosa con Sapore, ritirando i confini e cedendo una parte dellimpero romano, cosa che prima non era mai accaduta dalla fondazione dellimpero romano. Che anzi le nostre legioni furono fatte passare sotto il giogo presso Caudio da Ponzio Telesio e nella Spagna a Numanzia e in Numidia (pure passarono sotto il giogo) senza per che vi fosse stata mai cessione di territorio. 32. A questo punto mi piace chiamare in causa voi test morti, pontefici romani, e te, Eugenio, che vivi, col permesso di Felice: perch cianciate tanto della donazione di Costantino e minacciate i sovrani che vendicherete lusurpazione commessa a vostro danno dallimpero? perch pretendete dallimperatore e da altri principi una confessione di vassallaggio a voi, quando si allincoronazione, ad esempio, dal re di Napoli e di Sicilia? Ci non fece mai alcuno degli antichi pontefici, non Damaso di fronte a Teodosio, non Siricio con Arcadio, non Anastasio con Onorio, non Giovanni con Giustiniano, non altri santissimi papi con altri ottimi imperatori, ma sempre riconobbero che Roma, lItalia e le province che ho ricordate appartenevano agli imperatori. Taccio di molti monumenti storici e dei templi di Roma; si trovano ancora (e molte ne posseggo io) monete di oro di Costantino gi cristiano e poi di quasi tutti i successori con questa iscrizione, in lettere latine non greche, sotto limmagine della croce: Concordia orbis. Se ne troverebbero numerose anche dei sommi pontefici, se mai avessero imperato su Roma: non si trovano invece n di oro n di argento n alcuno ricorda di averle viste, mentre non poteva non battere proprie monete chiunque avesse comandato a Roma, fosse pure con leffigie del Redentore o di Pietro. 33. O ignoranti, non capite che, se fosse vera la donazione di Costantino, non sarebbe rimasto pi nulla allimperatore dellOccidente? Che razza dimperatore, di re romano sar mai uno se il suo regno in potere di un altro ed egli non ha nulla pi. Se chiaro che Silvestro non ebbe il possesso, cio che Costantino non effettu il trapasso di propriet, non c dubbio che non gli diede

neppure il diritto di possesso, come ho gi detto, a meno che non diciate che fu dato il diritto, ma che per una qualche causa non fu dato il possesso. Gli dava ci che sapeva che non sarebbe stato mai del papa; gli dava ci che non poteva trasmettere; gli dava ci che non poteva venire in suo possesso se non quando fosse stato estinto. Gli dava un dono che non avrebbe avuto valore prima di cinquecento anni o addirittura mai. Dir ci o pensarlo da pazzi. 34. Ma tempo ormai, per non essere prolisso, dare il colpo di grazia alla causa degli avversari gi malridotta e quasi straziata. Tutte le storie, quelle almeno che meritano tal nome, dicono che Costantino fosse cristiano fin dalla fanciullezza insieme al padre Costanzo, molto prima dunque del pontificato di Silvestro, come ad esempio Eusebio, scrittore di una Storia Ecclesiastica, che Rufino, non ultimo fra i dotti, volse in latino aggiungendo due volumi intorno ai suoi tempi; tanto Eusebio che Rufino vissero ai tempi di Costantino. Aggiungi la testimonianza anche del romano pontefice, che non fu presente, ma fu il promotore del battesimo, ne fu non testimone ma autore; e narr non fatti di altri ma suoi. Parlo di papa Melchiade, cui segu immediatamente, come papa, Silvestro; egli cos disse: A tanto giunta la Chiesa che accorrono alla fede di Cristo e ai suoi sacramenti non solo i popoli, ma anche gli imperatori romani, che tenevano il governo di tutto il mondo. Tra essi per primo il religiosissimo Costantino, seguendo la vera fede, diede il permesso a tutti i suoi sudditi non solo di diventare cristiani, ma anche di fabbricare chiese e di donare beni alle chiese. Infine lo stesso ricordato imperatore diede immensi doni agli ecclesiastici e inizi la costruzione della prima chiesa dedicata a san Pietro; lasci il palazzo imperiale e lo diede in godimento a san Pietro e ai suoi successori . Melchiade non dice che da Costantino sia stato donato altro che il palazzo lateranense e dei beni, dei quali Gregorio I fa menzione spesso nel suo Epistolario. Dove stanno coloro che non vorrebbero che noi revocassimo in dubbio se sia valida o no la donazione di Costantino, quando essa avvenne prima di Silvestro e concerne solo beni privati? Tutto ci sarebbe chiaro ed evidente, ma tuttavia meglio che discutiamo un po il testo del privilegio, che codesti stolti sogliono addurre a prova.

35. Prima di tutto debbo accusare di disonest quel pseudo Graziano, che fece delle interpolazioni a Graziano, e di ignoranza quelli che credono trovarsi in Graziano il testo del privilegio, cosa che i dotti non hanno creduto. Il testo non si trova nei pi antichi manoscritti del Decretum. Se Graziano avesse ricordato la Donazione, non lavrebbe collocata dove la mettono costoro, rompendo lordine della distribuzione della materia, ma lavrebbe collocata dove tratta del patto di Ludovico il Pio. Vi sono innumerevoli passi nel Decretum in contraddizione con questa Donazione; e uno quello dove si trovano le parole di Melchiade sopra riferite. Alcuni ritengono che lautore dellinterpolazione sia Palea, detto cos o perch tale fosse veramente il suo nome o perch le sue aggiunte si possono ritenere paglia al confronto del frumento di Graziano. Sia come si vuole, resta sempre che sarebbe sconveniente alla grandezza di Graziano il supporre che egli o ignorasse la Donazione o (se lavesse veramente inserita lui) ne avesse fatto gran conto e lavesse giudicata vera. Bene; basta: ho vinto. Prima di tutto, Graziano non la riporta come affermavano bugiardamente costoro; anzi in molti passi la nega e la confuta. Poi sono costretti a tirare in campo un solo autore e ignoto e di nessuna autorit, e per giunta cos sciocco da attribuire a Graziano cose che stanno in contrasto con altri suoi detti. Dunque voi mettete avanti tale autorit? Vi fate forti della sola testimonianza di costui? Riferite il solo testo dato da costui a riprova di un fatto tanto importante mentre di contro ci sono tante innumerevoli prove? E dire che io mi sarei aspettato che mi mostraste sigilli di oro, iscrizioni lapidarie, molti storici. 36. Ma obiettano Palea porta avanti autorit degne di fede, fonti storiche e cita come testimone papa Gelasio con molti vescovi. Parla difatti della Vita di Silvestro che in un Concilio di settanta vescovi Gelasio ricorda ai cattolici di leggere e aggiunge che per lunga consuetudine molti imitano questa abitudine. Incomincia: In quibus legitur Constantinus. Altrove, trattando del canone dei libri sacri, aveva detto: gli Atti di san Silvestro, vescovo, sebbene ne ignoriamo lautore, sappiamo tuttavia che sono letti in Roma dai cattolici e che tale antico uso imitano altre adunanze di fedeli. Straordinaria autorit, straordinaria testimonianza, inoppugnabile documentazione! Ammetto che Gelasio nel concilio abbia detto tutto ci; ma disse forse che nella Vita di san Silvestro si leggesse il testo della donazione? Dice solo che a Roma, la cui autorit molte altre chiese seguono, si leggevano i Gesta Silvestri. E chi lo nega? Lo

ammetto senzaltro. E sono pronto a testimoniarlo io stesso sulla fede di Gelasio. Ma a che vi giova se non a mostrare che avete scientemente mentito nello addurre le testimonianze? Si ignora il nome di chi ha messo questo passo tra le decretali ed lunico a parlarne; si ignora il nome di chi scrisse la storia, eppure citato egli solo come testimone, falsamente. E voi, persone dabbene e sagge, stimate che questo basti e sovrabbondi a testimoniare una cosa di tanta importanza? Ma considerate quale abisso ci sia tra la mia e la vostra capacit critica. Io, anche se questo privilegio si fosse trovato nei Gesta di Silvestro non lo avrei ritenuto vero, perch tutta la storia che vi si contiene non storia ma una invenzione poetica e sfacciatissima, come in seguito dimostrer, e nessun altro di una qualche autorit fa menzione di questo privilegio. E Jacopo da Varagine, propenso al clero come arcivescovo, tuttavia nelle sue vite di santi tace della donazione di Costantino come favolosa e indegna di un posto nella narrazione delle opere di Silvestro, quasi come se avesse pronunziata una sentenza contro coloro che lavessero riportata nei loro scritti. 37. Ma io voglio portare davanti ai giudici, anche se non gli piace, codesto falsario, veramente paglia non frumento. Che puoi dire, o falsario? Come mai non leggiamo codesto privilegio nei Gesta di Silvestro? Debbo ritenere che questo libro sia raro, difficile a trovarsi e non si diffonda per le mani di tutti, ma sia segreto come i Fasti tenuti una volta dai pontefici e i Libri Sibillini tenuti dai decemviri. Forse scritto in lingua greca, siriaca o caldaica. Ma Gelasio afferma che era letto da molti cattolici e Jacopo da Varagine ne parla. Io stesso ne ho viste copie anche antiche, e in ogni chiesa cattedrale si leggono i Gesta nel giorno festivo di san Silvestro: nessuno tuttavia pu dire di avervi letto o di aver udito quello che tu vi immagini scritto. Ma forse vi qualche altra storia? Quale sar? Non ne conosco altre e non credo che tu voglia parlare di altra. Certo tu intendi proprio di quella che Gelasio riferisce solersi leggere in molte chiese. Ma in questa non troviamo il tuo privilegio e se non vi si trova, che cosa hai mai letto tu? Come ti permetti di prenderci in giro in cose tanto serie e favorire le stolte bramosie di gente sciocca? Ma sono stolto io che attacco laudacia di costoro e non piuttosto la pazzia di chi loro credette. Se si dicesse che di questa donazione si conserva il ricordo presso i greci, gli ebrei e i barbari stessi, non si chiederebbe subito di dire lautorit di chi lha narrata, di mostrare il codice che contiene il racconto? Ora si parla di un atto scritto nella lingua vostra, di un codice diffusissimo e voi

non sottoponete a critica un fatto cos incredibile e, per giunta, arrivate alla supina credulit che, non rinvenendone il testo scritto, accettiate quello che vi dicono come se fosse scritto e vero. Contenti di tal titolo di possesso mettete in soqquadro terre e mari e, come se non vi fossero dubbi sui vostri diritti, perseguitate col terrore di guerre e con altre minacce quelli che non credono alle vostre parole. O buon Ges, quale la forza della verit e quale la sua divinit! essa si difende di per s senza grandi sforzi da ogni inganno e bugia, cos che non a torto, discutendosi davanti a Dario quale fosse la cosa pi forte e dicendo uno questo, un altro quello, fu data la palma alla verit. Ma, poich io ora discuto con sacerdoti, non con laici, meglio che trovi gli esempi nella storia ecclesiastica pi che nella civile. Giuda Maccabeo, quando ottenne con linvio di una ambasceria a Roma di stringere alleanza col senato, fece incidere il testo del patto sul bronzo e lo fece portare a Gerusalemme. Taccio delle tavole del Decalogo date su pietra da Dio a Mos. Ma codesta magnifica e inaudita donazione di Costantino non esiste n scolpita in oro, argento o bronzo e neppure riprodotta in libri, ma si trova soltanto su un pezzo di carta o di pergamena. Iobal, inventore della musica, come dice Giuseppe Flavio, scolp il testo della sua dottrina su due colonne, una di laterizio contro i danni del fuoco, laltra di pietra contro le acque, perch gli era giunta la tradizione antica che il mondo sarebbe stato distrutto una prima volta dallacqua e una seconda volta dal fuoco. La colonna di pietra rimase sino allepoca di Giuseppe, come questi scrive. Le leggi delle dodici tavole furono incise nel bronzo perch il loro beneficio si conservasse sui popoli, sebbene allora i romani fossero ancora rozzi e gente solo di campi, e gli studi letterari poco coltivati; quando Roma fu presa e incendiata dai Galli, le Tavole furono ritrovate intatte. La previdenza con la sua circospezione vince due forze ostili agli uomini, la lunghezza del tempo e la violenza della fortuna. Ma Costantino avrebbe scritto soltanto su di un pezzo di papiro e con linchiostro la donazione di tutto il mondo, specie quando linventore della leggenda, chiunque egli fosse, immagina che Costantino dica di credere che non mancheranno quelli che per empia avarizia vorranno rescindere la donazione. Tu temi ci, o Costantino, e non ti cauteli a che quelli che potranno strappare Roma a Silvestro non gli strappino anche la carta? E Silvestro? non fa proprio nulla? lascia tutto nelle mani di Costantino? cos sicuro e pigro? In una faccenda di s grande importanza non pensa per nulla a se stesso,

alla Chiesa, ai pontefici? Ecco a chi affidi lamministrazione dellimpero romano: a un uomo che non vigila su una cosa di tale importanza, non vigila sul suo stesso lucro e sui suoi pericoli. Se gli rubano il pezzo di carta, non potr pi dimostrare, col passare degli anni, la donazione.

XI 38. Lo stolto chiama privilegio la carta della donazione. Chiami privilegio voglio dirgliene quattro come se mi fosse davanti la donazione della terra e pretendi che essa sia scritta su un foglio di carta e che Costantino abbia scritto in codesta lingua? Se assurdo il solo titolo quale non sar il resto? Limperatore Costantino tre giorni dopo il battesimo diede un privilegio al pontefice della Chiesa di Roma, per cui in tutto il mondo romano i sacerdoti abbiano lui come unico capo cos come i giudici hanno a capo il re. Ci si legge nella storia di Silvestro. Gi da ci fa capire il privilegio dove sia stato redatto. Ma come sogliono fare i falsificatori incomincia col dire cose vere per conciliare credito al falso che segue. Come Sinone in Virgilio: Tutto sar vero, o re, ci che ti dir e non negher di essere greco; cos incominci, poi fece seguire tutte bugie. Cos ora il nostro Sinone comincia dal vero e continua col falso. Nel suo privilegio si legge tra laltro: Giudicammo utile con tutti i nostri satrapi e tutto il senato, gli ottimati e tutto il popolo romano sottoposto alla Chiesa romana che, come san Pietro appare stabilito vicario di Dio sulla terra, cos i pontefici ottengano, concessa da noi e dal nostro impero, il vicariato del principe degli apostoli e un potere sovrano molto pi ampio di quello che concesso alla mansuetudine della nostra imperiale terrena serenit. 39. O scellerato e malvagio, la stessa storia che tu citi a testimonianza, narra che per molto tempo nessun senatore volle accogliere la religione cristiana e che Costantino sollecitasse i poveri al battesimo con dei premi. Ed ora tu osi dire che nei primi giorni consecutivi al battesimo il senato, gli ottimati, i satrapi, divenuti quasi tutti cristiani abbiano preso con limperatore la

decisione di onorare la Chiesa di Roma. Che centrano i satrapi? o (gente) dura come pietre e come legno! Cos parlano i Cesari? Cos si concepiscono i decreti romani? Chi ha sentito mai parlare di satrapi nelle assemblee dei romani? Non ricordo di aver letto mai di satrapi non solo a Roma, ma neppure nelle province romane. Ma costui li chiama satrapi dellimperatore e li antepone al senato, mentre tutti gli onori, anche quelli che si danno allimperatore, vengono stabiliti dal senato o dal popolo romano insieme al senato. Perci nelle pi antiche epigrafi o su marmo o su bronzo o sulle monete vediamo impresse due lettere S. C., cio senatusconsulto o quattro S. P. Q. R. cio senato e popolo romano. E, come ricorda Tertulliano, avendo Ponzio Pilato scritto dei miracoli di Cristo a Tiberio non al senato, mentre solevano i magistrati scrivere direttamente al senato, intorno ad argomenti straordinari, il senato non sopport ci e si oppose a Tiberio che presentava la proposta di legge di venerare Cristo come Dio, solo per lindignazione, quantunque non espressa apertamente, che fosse stata offesa la dignit del senato. Ottenne cos lautorit del senato che Ges non fosse onorato come Dio. Sappilo bene! 40. Perch parli degli ottimati? o intendi dire i principali uomini dello Stato: e allora perch si parla di loro e si tace degli altri magistrati? o intendi quelli che non sono demagoghi ansiosi di procacciarsi il favore del popolo, ma sono i migliori cittadini, seguaci del partito dellordine e suoi difensori, come Cicerone spiega in unorazione. Perci diciamo che Cesare prima che distruggesse la repubblica fu popolare (democratico), Catone fu invece degli ottimati: Sallustio spieg la loro differenza. Ma non sono scelti a deliberare codesti ottimati pi di quanto non lo siano i democratici o altri uomini in vista. Ma a che meravigliarci che siano stati interrogati gli ottimati, quando, a stare a sentire il falsificatore, tutto il popolo deliber con limperatore? Il popolo soggetto alla Chiesa romana: quale popolo mai? il romano? Perch non lo si chiama semplicemente popolo romano anzich popolo soggetto? Che nuova specie di oltraggio questo contro i quiriti dei quali il pi grande dei poeti espresse questo elogio: Ricordati di governare le genti, o popolo romano? Questo popolo che governa gli altri detto popolo soggetto: cosa inaudita. Come in molte lettere attesta Gregorio, gli imperatori romani differiscono dagli altri re perch essi soli sono a capo di un popolo libero. Ma sia pure come tu vuoi.

Forse gli altri popoli non sono sottoposti alla Chiesa? o parli anche degli altri? Come pot avvenire in tre giorni che tutti i popoli sottomessi allimpero della Chiesa romana si trovassero presenti alla promulgazione di quel decreto? Pertanto era chiamata a giudicare anche la feccia del popolo? Costantino, prima che sottomettesse il popolo al pontefice romano, come poteva chiamarlo soggetto? E come possibile che quelli che son detti sudditi siano partecipi alla compilazione della legge? Come possibile dire che essi abbiano deliberato di diventar sudditi del papa e che gi quel papa, al quale ora in forza del loro decreto soggiacciono, li abbia gi come suoi sudditi? Tutto ci dimostra che tu, miserabile, avresti la volont di ingannare ma non ne hai la capacit.

XII 41. Scegliamo che il principe degli Apostoli e i suoi vicari siano nostri sicuri patroni presso Dio. E per quanto nella nostra terrena imperiale potenza, abbiamo deciso di onorare con debita venerazione la sacrosanta chiesa di Roma ed esaltare gloriosamente la sede sacra di san Pietro pi del nostro impero e del trono terreno; perci al papa assegniamo ogni potere, gloria e dignit, forza e onori imperiali. Rivivi per un po, o Firmiano Lattanzio, ed opponiti a questasino che raglia cos sonoramente. Gli piace tanto il rumore di parole gonfie da ripeterle e compiacersi di ridire quello che or ora ha detto. In questo modo parlavano ai tuoi tempi gli scribi imperiali, per non dire i mozzi di stalla? Scelse Costantino i papi non come patroni, ma che fossero patroni: il compilatore ha interposto quel che fossero solo per rendere pi artificiosa la cadenza. Bel criterio quello di scrivere male solo perch il periodo corra pi armonioso, se pure in tanta scabrezza di stile vi pu essere qualcosa di armonioso. Eligentes principem apostolorum vel eius vicarios: non scegli Pietro e poi i suoi vicari, ma o luno, escludendo gli altri, o gli altri, escludendo lui. Chiama i papi vicari di Pietro come se Pietro viva e gli altri papi siano di dignit inferiore a quella di Pietro. 42. Non barbara anche lespressione: a nobis nostroque imperio come se limpero abbia lanimo e il potere di concedere

qualcosa? N gli bast dire obtineant, ma aggiunge anche concessum come se fosse altra cosa. Quanto elegante firmos patronos. Li vuole firmos per paura che non si lascino corrompere dal danaro e cedano per paura. E quel imperialis terrena potentia due aggettivi senza copula e quel veneranter honorare e quel nostrae imperialis serenitatis mansuetudo. Puzza troppo di eloquenza lattanziana il dire, quando si tratta della potenza dellimpero, serenitas e mansuetudo , non amplitudo e maiestas. gonfio e superbioso anche quando dice: gloriose exaltare per gloriam et dignitatem et vigorem et honorificentiam imperialem passo che sembra tolto dallApocalisse ove detto: Lagnello che fu ucciso degno di ricevere virtutem et dignitatem et sapientiam et fortitudinem et honorem et benedictionem . Frequentemente, come pi avanti sar chiaro, si immagina che Costantino si attribuisca titoli che sono di Dio e voglia imitare il linguaggio della Sacra Scrittura che non aveva mai letta.

XIII 43. E decretiamo e stabiliamo che tenga il primato tanto sulle quattro sedi di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Costantinopoli, quanto su tutte le chiese delluniversa terra. Anche il pontefice, che nei secoli futuri sar a capo della sacrosanta Chiesa romana, sia il pi in alto e capo di tutti i sacerdoti e di tutto il mondo, e tutte le cose che toccano il culto di Dio e servano a rafforzare la fede dei cristiani, siano disposte dal papa. Non voglio far notare la barbarie della lingua, quando dice principes sacerdotibus invece che principes sacerdotum , che a poca distanza usi extiterit e exsistat; e che avendo detto in universo orbe terrarum aggiunga poi totius mundi, come se volesse dire due concetti diversi o volesse abbracciare anche il cielo che una parte del mondo, quando buona parte dellorbe terracqueo non era sotto Roma; che distinse, come se non potessero coesistere insieme, il procurare fidem vel stabilitatem; e che confuse insieme sancire e decernere; e come se Costantino prima non avesse deciso con gli altri, lo fa decernere e sancire (come se stabilisse sanzioni, pene) e per giunta lo fa sancire insieme col popolo. Quale cristiano potrebbe sopportare ci e non rimprovererebbe il papa, severamente e direi quasi da censore, per aver pazientemente sopportato e ascoltato volentieri

queste cose, cio che, mentre la sede romana ha ricevuto il suo primato da Cristo come afferm, da testimonianza di Graziano e di molti greci, lottavo concilio generale, si dice ora che tal primato lo abbia ricevuto da Costantino appena cristiano, come da Cristo? Avrebbe voluto dire ci quel moderatissimo imperatore, avrebbe voluto udirlo quel religiosissimo papa? Lontana da ambedue tanta enorme empiet! 44. C qualcosa ancora di pi assurdo: forse secondo natura che si parli di Costantinopoli come di una delle sedi patriarcali, quando essa non era ancora n sede, n patriarcale, n citt cristiana, n era cos chiamata, n era stata fondata, n addirittura si pensava alla sua fondazione? Infatti il privilegio fu concesso tre giorni dopo che Costantino fu battezzato, quando cera una Bisanzio, non una Costantinopoli. Mentisco? ma se proprio codesto stolto a dirlo! Scrive infatti in calce al privilegio: Abbiamo considerato opportuno che il nostro impero e il regio potere si trasferiscano in Oriente e che edificassimo in un sito ottimo della provincia di Bisanzio una citt col nostro nome, dove porre lamministrazione del nostro impero. Se egli voleva trasferire altrove limpero, non ancora laveva trasferito. Se voleva costituire col limpero, non ancora laveva costituito. Cos, se voleva fondare una citt, non ancora laveva fondata. Come poteva parlare di patriarcato di una delle quattro sedi, di cristiana, di cos detta, di fondata, di citt da fondare, come piace alla storia addotta in testimonianza di Palea? Non ci pensava neppure! Questa bestia, sia egli Palea o qualche seguace, non si accorge che egli in contraddizione con la Storia stessa, che racconta come Costantino non di sua iniziativa, ma per un avvertimento di Dio avuto in sogno, non a Roma, ma a Bisanzio, non dopo pochi giorni, ma dopo alcuni anni decise di fondare una citt e di darle il nome che gli era stato indicato nel sogno. Si pu dubitare ora che chi compose il privilegio visse molti anni dopo Costantino? volle abbellire il suo falso, ma dimentic che le cose che egli raccontava dovevano essere avvenute a Roma tre giorni dopo il battesimo: i bugiardi debbono avere buona memoria come dice un vecchio, logoro proverbio. Come pu parlare di una provincia bizantina, quando vi era solo un borgo fortificato detto Bisanzio, il cui territorio non bastava a edificarvi una cos grande citt? Infatti Costantinopoli abbracci fra le sue mura la vecchia Bisanzio mentre costui asserisce che la citt deve essere fondata

nel miglior luogo di quella. Come pu dire che la Tracia, dove si trova Bisanzio, sia in Oriente, quando essa volge piuttosto a settentrione? Costantino (bisogna credere) ignorava il posto che aveva scelto per fondare la citt, in quale dei punti cardinali, se fosse citt o provincia, quanta ne fosse lestensione.

XIV 45. Alle chiese dei santi Pietro e Paolo abbiamo assegnato, perch vi siano continuamente accese delle lampade, dei beni immobili; li abbiamo arricchiti di vari doni; con nostra sacra imperiale disposizione abbiamo concesso che in Oriente, in Occidente, in Settentrione, al Mezzogiorno, cio in Giudea, Grecia, Asia, Tracia, Africa e Italia e nelle varie isole tutti i beni siano amministrati dal sommo pontefice, padre nostro, Silvestro e dai suoi successori. O pendaglio da forca! Le chiese, i templi di Roma erano gi dedicati a Pietro e Paolo? Chi li aveva costruiti? Chi avrebbe osato costruirli, quando i cristiani non avevano altro che luoghi secreti e nascosti, come narra la storia? se anche a Roma vi fossero stati templi dedicati a quegli Apostoli, non erano degni che vi si accendessero tante lampade, chiesette come erano e non templi, oratori non basiliche, nascosti in edifici privati non aperti al pubblico. Non poteva preoccuparsi delle lampade del tempio, prima che del tempio stesso. Come mai immagini che Costantino dica santi Pietro e Paolo e santissimo Silvestro ancora vivo e dica sacram iussionem il suo ordine, quando egli pochi giorni prima era ancora pagano? E per alimentare delle lampade cera bisogno di fare tali donativi che tutta la terra ne dovesse sentire il peso? 46. E che significa praedia possessionum? si suol dire praediorum possessiones, non praedia possessionum. Gli fai donare dei fondi e non glieli fai indicare chiaramente. Lo arricchisti di diversi beni senza mostrare n quando n quali essi fossero. Vuoi che da Silvestro si disponga di terre ma non spieghi qual specie di dominio abbia su di esse. Se questi doni li hai fatti gi precedentemente, perch dici che solo oggi hai cominciato a onorare la Chiesa di Roma e per la prima volta le hai concesso un beneficio? Oggi concedi? Oggi arricchisci? e, allora, perch dici al perfetto concedemmo e arricchimmo ? Che dici, che pensi, bestia? Dico al falsario, non allottimo imperatore Costantino. Ma come posso

cercare in te prudenza o dottrina, in te che non hai traccia di ingegno e sei sfornito di ogni cultura letteraria? Te che dici luminariorum invece di luminarium e orientalibus transferri regionibus invece di ad orientales transferri regiones. 47. Che sono poi codeste quattro parti del mondo? Quali chiami Oriente? La Tracia forse? ma, come ti ho detto, terra settentrionale. La Giudea? Ma meridionale, vicina come allEgitto. LItalia? Ma questo atto si compilava in Italia e uno che agiva in essa non lavrebbe detta Occidente, dove diciamo che invece la Spagna: dellItalia si pu dire che per una met Mezzogiorno, per unaltra met Settentrione, piuttosto che Occidente. Quale poi la terra settentrionale? La Tracia? ma tu ne hai fatto Oriente. LAsia? Ma questa se sola a formare lOriente, ha in comune con lEuropa il Settentrione. Quale la terra meridionale? LAfrica, non c dubbio. Perch non hai detto qualche provincia col suo proprio nome individuale? Ci avresti forse fatto sentire che gli etiopi erano sudditi di Roma. Non fatto posto, nominativamente, ad Asia ed Africa, mentre con te abbiamo diviso il mondo in quattro parti e ne abbiamo una per una dette le varie regioni; e neppure se dividiamo il mondo in tre parti, Asia, Africa, Europa, a meno che tu dicendo Asia non abbia voluto alludere alla provincia asiatica e dicendo Africa a quella provincia che si trova presso i getuli. Ma non veggo perch debbano essere nominate esse a preferenza di altre. Cos avrebbe parlato Costantino nel trattare delle quattro parti del mondo? avrebbe ricordate queste regioni e non avrebbe parlato delle altre? avrebbe cominciato dalla Giudea, che parte della Siria, Giudea che non abbracciava altre terre (credo) che la sola Gerusalemme, per essere stati cacciati e quasi tutti distrutti i giudei cos che forse non era rimasto pi nessuno in patria, ma se ne erano andati ad abitare altre terre? Dove era, in fine, la Giudea che del resto non si chiamava neppur pi Giudea, tanto che oggi ne vediamo quasi spento il nome? Come la Cananea cess di chiamarsi cos una volta sterminati i cananei (i giudei ne cambiarono il nome andandovi essi ad abitare), cos la Giudea aveva cessato di chiamarsi in tal guisa per esserne stati sterminati gli ebrei e sostituiti da nuovi abitanti. Parli di Giudea, Tracia, isole; non ritieni di dover parlare delle Spagne, delle Gallie, delle Germanie, e mentre parli di popoli di varie lingue come ebraica, greca, barbara, non parli di alcuna delle province che parlavano latino. Capisco: tu le hai taciute ora per poterne parlare poi nel testo della Donazione. Non erano da tanto tutte le province

dellOccidente da provvedere alle spese per lalimentazione delle lampade se non fosse venuto in loro aiuto il resto del mondo. Ometto che tu dici che Costantino concesse queste cose per sua sola larghezza, non come si dice invece per la guarigione dalla lebbra. Se no, chi parla di rimunerazione, quando si deve parlare di semplice dono, un insolente.

XV 48. A san Silvestro trasferiamo immediatamente il palazzo Lateranense del nostro impero; poi il diadema, cio la corona del nostro capo e insieme il frigio e anche il superhumerale, cio quella specie di fascia che suole circondare il collo dellimperatore, ma anche la clamide di porpora e la tunica scarlatta e tutti gli indumenti imperiali o anche la dignit imperialium praesidentium equitum, conferendogli anche gli scettri imperiali e insieme tutte le insegne e bandiere e i diversi ornamenti imperiali e tutto ci che procede dalla altezza della potenza imperiale e dalla gloria del nostro potere. Sanciamo che gli uomini di diverso ordine, i reverendissimi chierici che servono alla santa Chiesa romana, abbiano quel vertice di singolare potenza e distinzione, della cui gloria si adorna ora il senato, cio siano fatti consoli e patrizi. E abbiamo stabilito (promulgato) che essi siano adorni di tutte le altre dignit imperiali. Abbiamo decretato che il clero della santa romana Chiesa sia adorno dello stesso decoro che circonda la milizia imperiale. E come la potenza imperiale si fregia di diversi ufficiali, cubicularii, cio, ostiarii, e di tutti i concubitores, cos vogliamo che ne sia onorata la santa Chiesa romana. Per far risplendere pi largamente la gloria del pontificato stabiliamo che i santi chierici della stessa santa Chiesa cavalchino cavalli adorni di banderuole e coperti di tela bianca e, come il nostro senato, di calzari con udonibus, cio bianche uose (?) di tela; di tali ornamenti sia fornita la Chiesa terrena come la celeste a lode di Dio. 49. O Ges santo, non risponderai tempestandolo a costui che scrive roba simile con frasi scorrette, non tuonerai, non lancerai i tuoi fulmini vendicatori contro tante bestemmie? sopporterai s grande vergogna nella tua famiglia? Potrai ascoltare ci, vederlo, lasciarlo passare con occhi direi quasi di connivenza? sei paziente, vero, e di grande misericordia. Temo per che codesta tua pazienza

non sia piuttosto ira e condanna come fu contro coloro, dei quali dicesti: Li ho abbandonati secondo i (malvagi) desideri dei loro cuori e se ne andranno secondo i loro consigli. E altrove: Li ho abbandonati ai loro reprobi sentimenti, affinch facciano ci che non si conviene, perch essi non hanno cercato di conoscere me. Comandami o Signore di gridare contro di essi in modo che forse possano convertirsi. O pontefici romani, esempio di ogni scelleratezza agli altri vescovi, o pessimi scribi e farisei, che sedete sulla cattedra di Mos e fate opere degne di Datan e Abiron! Si converranno dunque al vicario di Cristo vesti, assetto, pompa, cavalcature e infine tutta la vita di un imperatore? Che c di comune tra il sacerdote e limperatore? Vest proprio Silvestro codesti indumenti imperiali? mosse con codeste magnificenze? Visse e regn con tutta codesta abbondanza di servi? Scellerati che sono, non comprendono che Silvestro doveva indossare piuttosto le vesti di Aaron che fu sommo sacerdote, anzich quelle di un imperatore pagano. 50. Ma di queste cose si dovr trattare altrove con pi forza. Ora limitiamoci a discutere con codesto imbroglione dei suoi barbarismi: dalle sue chiacchiere appare di per s il suo ignobile falso. Trasferiamo egli dice il palazzo Lateranense del nostro impero; come se avesse inopportunamente parlato del palazzo come dono, mentre trattava gli ornamenti, ne riparl dopo, quando tratta dei doni. Inoltre il diadema e, come se non comprendano i presenti, interpreta: cio la corona. E qui non aggiunge di oro, ma dopo, ripetendo le stesse cose, dice di oro purissimo e di gemme preziose. Non sapeva, uomo incolto, che il diadema di stoffa o anche di seta, per cui si suole ricordare con lode quel saggio detto di un re che, quando gli fu consegnato il diadema, prima di metterlo in testa, lo tenne fra le mani a lungo, lo guard e disse: O stoffa che d pi fama che felicit, se ti si conoscesse a fondo, se si sapesse di quante preoccupazioni, affanni, pericoli e miserie sei piena, nessuno ti vorrebbe raccogliere neppure trovandoti per terra. Costui forse ritiene che fosse di oro perch ora dai re si suole fermare con un cerchietto di oro gemmato. Ma Costantino non era re e non avrebbe osato dirsi re n adornarsi come un re. Era imperatore romano, non re. Dove il re, ivi non repubblica. Ma durante la repubblica vi furono, anche in una sola epoca, molti imperatores. Cicerone difatti scrive spesso: Cicerone imperator saluta questo o quellimperator. In seguito, il principe

romano venne chiamato come con nome peculiare suo imperator al di sopra per di tutti gli altri imperatores. 51. Insieme il frigio e anche il superhumerale, cio quella specie di fascia che suole circondare il collo dellimperatore . Chi ha sentito mai parlare in latino di frigio? E tu parlando cos da barbaro vuoi farmi credere che sia codesto il linguaggio di Costantino o di Lattanzio? Plauto nei Menaechmi us la parola phrygius per dire concinnator vestium. Plinio chiama vesti frigie quelle ricamate perch ne sarebbero stati inventori i frigi. Non spieghi qui che significhi codesta parola oscura ed esponi invece ci che pi chiaro. Dici che il superhumerale una specie di fascia (lorum) ma non sai bene che cosa sia il lorum stesso. Il lorum una cintura di cuoio e non vorrai pensare che se ne potesse adornare il collo dellimperatore mettendogliela attorno (al collo). Per esser di cuoio chiamiamo lora le redini e le fruste. E si capisce perch talvolta si parli anche di lora aurea, cio di redini, che si sogliono porre con borchie di oro al collo dei cavalli o di altri animali: io credo che questo modo di dire ti abbia ingannato e che quando pretendi che un lorum si metta al collo di Costantino e di Silvestro, di un imperatore e di un papa fai un cavallo o un asino. 52. Ma anche la clamide di porpora e la tunica scarlatta . Poich Matteo parla di clamide di porpora e Giovanni di tunica scarlatta, ha voluto congiungere costui le due espressioni in una sola frase. Se si tratta dello stesso colore, come chiaro dagli Evangelisti, perch non ti sei contentato di ricordarne uno solo come fece ciascuno dei due Evangelisti? A meno che tu non creda, come ancora sogliono gli ignoranti, che la porpora sia una qualit di stoffa di seta bianca. La porpora un pesce, del cui sangue si tinge la lana. Dalla tintura il nome trasferito al panno, il cui colore si pu usare per sinonimo di rosso, sebbene sia piuttosto nereggiante, vicinissimo al colore del sangue rappreso e quasi violaceo. Perci da Omero e da Virgilio il sangue detto purpureo e un marmo porphyricum (porfido) perch il colore assai simile a quello dellametista. I greci chiamano infatti porphyra la porpora. Pu darsi che non ignori che si dice coccineus per dire rosso, ma giurerei che non sai affatto perch, mentre noi diciamo coccum, egli dica coccineus e che specie di veste sia la clamide. Per non svelarsi bugiardo nello spingersi troppo oltre con lenumerazione delle vesti a una a una, le abbracci tutte in una sola parola, dicendo tutte le vesti imperiali. Anche quelle delle quali si suole coprire in guerra, in

caccia, nei banchetti, nei giochi? Ci pu essere nulla di pi stolto che il dire convenirsi al papa tutte le vesti dellimperatore? Ma come facetamente aggiunge: seu etiam dignitatem imperialium praesidentium equitum. Usa il seu: volle cio distinguere queste due cose, come se abbiano molta somiglianza tra loro e dagli abiti dellimperatore passa allequestre dignit dicendo cose che proprio non capisco. Vuol dire qualche cosa di straordinario, ma teme di essere colto in flagrante menzogna e allora d fuori parole senza senso a gonfie gote. 53. Conferendogli anche gli scettri imperiali. Dove pi unorganica struttura del periodo? Dove la chiarezza? Dove lordine? Che sono codesti scettri imperiali? Uno lo scettro, non molti. Ammesso che limperatore portasse lo scettro in mano, anche il pontefice lo porter in mano? Perch non gli daremo spada, elmo, dardi? E insieme tutte le insegne e bandiere. Che intendi per signa? Signa sono o le statue frequentemente leggiamo signa et tabulae invece di statue e pitture (gli antichi non dipingevano sulle pareti ma su tavole), o i vessilli, onde Lucano dice: Signa, pares aquilas. Piccole statue e sculture son dette sigilla (piccoli signa) dal primo significato di signum come statua. Costantino dava a Silvestro le sue statue o le sue aquile? Che si pu pensare di pi assurdo? Non capisco poi che voglia dire con banna. Dio ti dia il malanno, o pessimo uomo, che attribuisci a una et dottissima un linguaggio da barbari. E diversi ornamenti imperiali. Mi sembra che egli avesse detto abbastanza dicendo banna e invece concluse con una parola di senso generale. E con che insistenza parla di ornamenti imperiali come se esistessero ornamenti propri dellimperatore diversi da quelli del console o del dittatore o del Cesare. 54. Et omnem processionem imperialis culminis et gloriam potestatis nostrae. Lascia da parte le espressioni sonore e i paroloni lunghi lunghi, parlando, come il re dei re Dario e consanguineo degli dei, solo al plurale. Che significa codesta processio imperialis non culminis, ma cucumeris il cui stelo si contorce tra le erbe e cresce solo in ventre? Credi tu che limperatore ogni volta che usciva di casa celebrasse un trionfo, come ora suole il papa, facendosi precedere da cavalli bianchi, che dei servi conducono a mano bardati e adorni? nulla vi pi vano di ci, per tacere di altre incongruenze, e pi alieno dal papa. Di quale gloria tu parli? Un latino avrebbe chiamato gloria, come proprio

della lingua ebraica, la pompa e leleganza di quella messa in scena? Anche luso dellastratto militia per il concreto milites labbiamo mutuato dallebraico, i cui libri n Costantino n i suoi scribi avevano mai visto. 55. Ma quanto grande la tua larghezza, o imperatore, che non ti limiti ad ornare solo il papa, ma orni anche tutto il clero. Tu dici essere il sommo singularis potentiae et praecellentiae lesser fatti patricii consules. Chi ha mai sentito dire che i senatori o altri uomini siano fatti patrizi? Sono eletti consoli, non patrizi, e vengono scelti o da case nobili, che son dette perci senatorie, o dallordine equestre o dai plebei, e, in ogni caso, sempre pi importante lessere senatore che patrizio. Senatore uno scelto consigliere dello Stato; patrizio chi trae origine da una famiglia senatoria. Lessere senatore non portava senzaltro a essere patrizio. Quanto son ridicoli i miei contemporanei che chiamano senatore il loro pretore, quando il senato non pu limitarsi a un sol uomo ed necessario che il senatore abbia dei colleghi mentre il cosiddetto attuale senatore esplica semplici funzioni di pretore. Ma, potresti dire, si trova in molti libri ricordata la dignit del patriziato: s, ma sempre in libri posteriori a Costantino. Dunque, il privilegio confezione di et posteriore a Costantino. E, poi, possono gli ecclesiastici diventare consoli? Il clero latino si inibito il matrimonio e ammetterebbe il consolato? Si recheranno nelle province avute in sorte, con soldati arruolati, con le legioni e gli ausiliari? Saranno i ministri o i servi a caratterizzare i consoli o le insegne militari? e non saranno due, come si soleva, ma venti per volta o mille? I sacerdoti della Chiesa romana saranno anche essi imperatori. Ed io stolto che mi meravigliavo che il papa fosse stato fatto imperatore. I sacerdoti saranno imperatori, gli ecclesiastici minori saranno milites. Diventeranno proprio militari o avranno soltanto gli onori militari? a meno che tu non impartisca la dignit imperiale a tutti gli ecclesiastici. Non so, infatti, che cosa vuoi dire. Chi non comprende che questa favolosa donazione stata escogitata da chi voleva ogni licenza di vestimenti? Tutto ci mi fa pensare che se i diavoli che vagano nellaria si divertono a fare del teatro, si devono divertire moltissimo con il mettere in ridicolo il modo di vivere fastoso e dissoluto degli ecclesiastici.

XVI

56. Ma che dovr io fare: star dietro alla stupidit dei pensieri o a quella delle parole? Avete sentito la stupidit dei pensieri; sentite ora quella delle parole: dice senatum videri adornari come se in realt il senato non avesse gi prestigio; aggiunge adornari gloria e d per avvenuto ci che invece ancora in effettuazione quando dice promulgavimus per dire promulgamus. A lui sembra che suoni pi dolce il periodo se enuncia la stessa cosa ora col presente ora col perfetto: decernimus e decrevimus. In tutta la Donazione si trovano a bizzeffe locuzioni come decernimus, decoramus, imperialis, imperatoria, potentia, gloria e si trova usato exstat invece di est, quando exstare significa eccellere o superare; adopera nempe invece di scilicet e concubitores invece di contubernales. Concubitores sono quelli che dormono insieme e si congiungono: sarebbe come dire meretrici. Costantino gli d quindi anche con chi dormire, perch non si spaventi ritengo io dei fantasmi notturni; aggiunge camerieri, aggiunge portieri. Non per perditempo che tutte queste cose sono da lui minuziosamente elencate: egli erudisce il pupo o ladolescente, non un vecchio e gli prepara (padre affettuosissimo) tutto quello di cui pu aver bisogno let sua ancora tenera, come Davide fece con Salomone. 57. Perch la favola sia completa in tutte le parti, si danno agli ecclesiastici dei cavalli, perch non seggano sugli asini al modo asinario di Ges e gli si danno non coperti o sellati di finimenti bianchi, ma decorati di bianco. Ma di quali finimenti? non di tappeti, non di coperte persiane o altro simile, ma di mappula e linteamina. Le mappae servono alle tavole da pranzo; i linteamina ai letti; e come se fosse dubbio di qual colore esse siano, aggiunge cio di candidissimo colore. Periodare veramente di Costantino, facondia degna di Lattanzio, in tutto ma specialmente per quellequitent equos. E mentre tace delle vesti senatoriali, del laticlavio, della porpora, di altre cose, gli parso importante parlare di scarpe; n le ha chiamate lunulae ma udones, che spiega, da quello sciocco che , cio di stoffa bianca, come se gli udones fossero stoffa. Non ricordo ora se si trovi la parola udones altrove che presso Marziale, il cui distico intitolato Udones cilicei dice cos: non sono stati ricavati dalla lana ma dalla barba di un caprone; la pianta (del piede) potr affondare nel golfo ove sbocca il Cinifio (famoso per le capre), perci non sono di lino, n bianchi gli udones, dei quali codesto asino a due zampe non dice che si calzano i piedi dei senatori, ma che ne sono illustrati. E aggiunge: sicut coelestia, ita terrena ad laudem Dei decorentur. Che cosa chiami tu coelestia?

quali terreni? Come le cose celesti possono essere fregiate di onori? Puoi comprendere da te stesso che bel modo di onorare Dio sia codesto. Io credo per quel po di fede che ho, che a Dio e agli uomini nulla sia pi inviso della libert che gli ecclesiastici si prendono a danno dei laici. Ma che mi metto a discutere punto per punto? Mi verrebbe a mancare il tempo se volessi non dico discutere ampiamente ma solo toccare tutti i punti di discussione al riguardo.

XVII 58. A preferenza di tutti gli altri attribuiamo il pieno arbitrio a san Silvestro e ai suoi successori, con nostro editto, che chiunque egli voglia far chierico placatus proprio consilio e numerarlo nel religioso novero degli ecclesiastici religiosi, nessuno abbia lardire di opporsi a lui. Chi codesto Melchisedech che benedice il patriarca Abraham? Costantino da poco cristiano d il potere di consacrare sacerdoti a colui, dal quale stato battezzato e che chiama santo, come se Silvestro non avesse fatto prima ci o non lavesse potuto fare? E con quale minaccia viet di ostacolarlo nellesercizio di tale diritto? Nullus ex omnibus praesumat superbe agere. Con quale eleganza? Connumerare in numero religioso religiosorum, clericare clericorum; indictu e placatus? Ma, ritorna al diadema. 59. Abbiamo decretato anche questo, che egli e i suoi successori debbano godere del diadema, cio della corona che ci siamo tolta dal capo per darla a lui, fatta di oro purissimo e di gemme preziose, in onore di san Pietro. Di nuovo interpreta la parola diadema parlava con barbari e facili a dimenticare e aggiunge: di oro purissimo , perch nessuno potesse credere che fossero miste alloro scorie o anche bronzo. E quando parla delle gemme aggiunge preziose per lo stesso timore che non si sospetti che abbia regalato cose di poco valore. Perch non ha detto le gemme preziosissime come delloro ha detto purissimo? C pi differenza infatti tra gemma e gemma che tra oro e oro. E quando avrebbe dovuto dire: incastonato di gemme disse fatto di gemme. Chi non vede che la frase presa da quel luogo biblico che il sovrano pagano non aveva potuto leggere: Hai posto sul suo capo una corona di pietre preziose? Cos avrebbe parlato limperatore nella vanit di lodare una sua corona, se pure gli imperatori venivano

coronati? Avrebbe offeso se stesso quando temeva che gli uomini potessero credere, se non lavesse esplicitamente detto, portar lui una corona non di oro purissimo con gemme. Perch parla sempre di onorare san Pietro, come se Cristo non sia la pi alta pietra angolare, sulla quale fu costruito il tempio della Chiesa, ma san Pietro (e ci ripete dopo)? Se voleva riverire tanto san Pietro, perch non dedic a lui invece che a san Giovanni Battista una basilica in Roma? Ma che dico? quel modo barbaro di esprimersi non attesta che codesta cantilena non stata fatta nellet di Costantino, ma in quella consecutiva? Decrevimus quod uti debeant invece di dire: decernimus ut utantur. Cos ora gli ignoranti del latino dicono comunemente e scrivono iussi quod deberes venire invece di iussi ut venires. E decrevimus et concessimus come se le cose di cui si tratta non avvengano allora quando se ne parla, ma siano state fatte in un altro tempo. 60. Lo stesso santo papa non ha voluto porre la corona imperiale sullaltra corona della chierica, che porta a onore del santissimo Pietro. O tua eccezionale stoltezza, Costantino? Or ora dicevi che la corona sul capo del papa era a onore di san Pietro, ora dici che non pi ad onore, perch Silvestro la rifiuta; mentre approvi il gesto del rifiuto, tuttavia gli ordini di porre la corona doro sul capo e vuoi che i suoi successori facciano ci che ora ritieni bene che lui stesso non faccia. Lascio andare che tu abbia chiamato corona la chierica e pontefice romano il papa, che non ancora si cominciava a chiamare con tale nome peculiare. 61. Abbiamo messo con le nostre proprie mani sul sacro suo capo il frigio splendido di biancore, simbolo della risurrezione del Signore e tenendo il freno del cavallo in riverenza di san Pietro abbiamo fatto per lui la funzione di cavallaro, stabilendo che dello stesso frigio dItalia debbono ornarsi uno per uno tutti i suoi successori, cos come si susseguiranno, ad imitazione del nostro impero . Non sembra qui che lautore della favola non per sola faccia tosta ma per deliberato proposito vada fuori strada e offra le anse per farsi riprendere? Nello stesso passo dice che dal frigio simboleggiata la risurrezione del Signore e che unimitazione dellimpero, cose in forte contraddizione fra loro. Chiamo Dio a testimone che non trovo con quali mezzi, con quali atroci parole possa io seppellire codesto buono a nulla del diavolo! Tante sono le sciocchezze che erutta fuori! Immagina Costantino non solo simile a Mos, che orn per comando di Dio il sommo sacerdote, ma gli fa esporre il significato

recondito dei sacri misteri, cosa difficilissima anche per consumati teologi. Perch non hai fatto Costantino pontefice massimo, dato che molti imperatori furono pontefici massimi affinch con pi comodit le distinzioni di un sommo pontefice si trasferissero ad un altro? Ma tu non conoscevi la storia romana. Ringrazio Iddio anche per non aver fatto concepire il nefandissimo pensiero della falsificazione se non a uno sciocco cos enorme come si vede anche da ci che segue. Ripete infatti il racconto di Mos che fa da stalliere ad Aaron seduto sul cavallo: ci che avvenne non nella terra di Israele, ma attraverso i cananei e gli egiziani, cio in un paese pagano che non aveva limpero (come Roma) su tutto il mondo, ma era sotto demoni e popoli idolatri.

XVIII 62. Affinch la sommit del pontificato non sia avvilita ma sia onorata pi che la dignit, gloria e potenza dellimpero terreno, ecco che trasferiamo e lasciamo in possesso al beatissimo pontefice e universale papa Silvestro tanto il Palazzo nostro che la citt di Roma e tutte le province, luoghi, citt dItalia e dellOccidente e con prammatica costituzione stabiliamo che egli e i suoi successori possano disporne e che restino soggetti allautorit della Santa Sede. Su questo punto centrale ho parlato esaurientemente nei discorsi dei romani e di Silvestro. Qui dir soltanto che nessuno avrebbe raccolto in una sola frase tutti i popoli del mondo e far notare come lo stesso scrittore che poco prima ha minuziosamente parlato di redini, calzature, gualdrappe di cavalli, non dica ora uno per uno i nomi delle diverse province, ognuna delle quali ha i suoi re o principi pari a re. Ma evidente che codesto falsario ignorava quali province fossero sotto Costantino e quali no. Tutti i popoli certo non erano sotto di lui. Sappiamo che alla morte di Alessandro le province spartite tra i diadochi vennero enumerate una per una; Senofonte nomina partitamente le terre e i principi che furono sotto Ciro o per spontanea dedizione o perch soggiogati dalle armi; Omero ricorda nel Catalogo nomi, famiglie, patria, costumi, forze, bellezza e il numero delle navi e quasi il numero dei soldati: ne imitarono lesempio non solo molti greci, ma anche i nostri latini come Ennio, Virgilio, Lucano, Stazio e parecchi altri; Giosu e Mos

nella divisione della Terra promessa descrissero perfino ogni villaggio. E tu ti stanchi ad elencare anche le sole province? Dici solo le province occidentali. Quali sono i confini dellOccidente? dove cominciano? dove cessano? Forse Occidente e Oriente, Settentrione e Mezzogiorno, hanno limiti cos precisi e immutabili come lAsia, lAfrica, lEuropa? Risparmi le parole quando sono necessarie e abbondi poi di superfluit: Dici: provincias, loca, civitates. Forse le province e le citt non sono anchesse loca? e dicendo provincias senti il bisogno di aggiungere civitates, come se queste non si comprendano sotto quelle. Non da stupire che colui il quale aliena da s tanta parte del mondo, trascuri di ricordare i nomi di citt e province e ignori, come oppresso da letargo, ci che dice. Italie sive occidentalium regionum. Usa il sive come se lItalia escluda lOccidente mentre egli vuol donare luna e le altre; gli fai dire provincias regionum, mentre sono piuttosto regiones provinciarum e usi la forma permanendam invece di permansuram. 63. Perci abbiamo giudicato opportuno trasferire il nostro impero e la regia podest nelle regioni orientali e di costruire in un ottimo luogo della provincia di Bisanzio una citt col nome nostro e di stabilirvi il nostro impero . Lascio andare che abbia detto di voler costruire una civitas quando si edificano urbes e non civitates e lascio andare la provincia di Bisanzio. Se tu sei veramente Costantino, spiega perch hai preferito quel posto ad altri nel costruire la citt. Che tu ti trasferisca altrove dopo aver ceduto Roma non tanto opportuno (come tu dici) ma necessario; ma non osare pi chiamarti imperatore ora che hai perduto Roma; e hai pessimamente meritato del nome romano di cui fai scempio; non chiamarti neppure re perch nessuno ha fatto mai ci prima di te a meno che tu non ti chiami re una volta che hai cessato di essere romano. 64. Ecco che tu ci esponi la causa molto onorevole della traslazione: dove dallimperatore celeste stato collocato il principe dei sacerdoti e il capo della religione cristiana, ivi non giusto che abbia il potere limperatore terreno. O stolti che foste voi Davide, Salomone, Ezechia, Iosia, e tutti gli altri re! Stolti e poco religiosi voi che sopportaste di convivere in Gerusalemme con i sommi sacerdoti e non abbandonaste ad essi la citt tutta! Costantino in tre giorni diventato pi saggio che essi non abbiano saputo diventare in tutta la loro vita. Tu parli ambiguamente:

sembra che chiami Costantino imperatore celeste, perch ebbe (da Dio) limpero terrestre, ma sorge il dubbio che tu abbia voluto riferirti a Dio stesso, dal Quale affermeresti con evidente bugia che derivi il dominio temporale dei papi su Roma e altre citt.

XIX 65. Ordiniamo che tutte queste cose fermamente stabilite con questa imperiale sacra scrittura e con altri divalia decreta restino intatte e immutabili sino alla consumazione del mondo. Or ora, Costantino, ti eri detto terreno ed ora invece ti chiami sacro e divino, ricadi nel paganesimo e peggio che nel paganesimo. Ti fai Dio e fai le tue parole sacre e i tuoi decreti immortali: comandi al mondo che conservi intatti e immutabili i tuoi editti. Non pensi che tu sia ancora mal lavato come sei delle sozzure dellempiet pagana. Perch non aggiungesti: passeranno il cielo e la terra prima che passi un iota o un apice di questo privilegio? Il regno di Saul eletto di Dio non giunse ai figli, il regno di David fu smembrato sotto il nipote e poi fin del tutto. E tu invece ordini tranquillamente con la tua autorit che resti sino alla fine del mondo questo regno che trasferisci senza neanche sapere la volont di Dio al riguardo. E chi poi ti ha detto, in cos poco tempo dalla conversione, che il mondo dovr perire? Non credo infatti che in codestepoca tu prestassi fede ai poeti che attestano ci (insieme ai Vangeli). Perci debbo ritenere che non tu abbia detto queste cose, ma che altri le abbiano attribuite a te. Ma chi ha finora parlato con tanta magnificenza e superbia comincia a temere, a dubitare di se stesso e perci ricorre a scongiuri: Perci davanti al Dio vivo, che ci fa regnare, e davanti al suo terribile giudizio scongiuriamo tutti i nostri successori, glimperatori e tutti gli ottimati, satrapi ed anche il potentissimo senato e tutto il popolo in tutto il mondo che n ora n in avvenire sia lecito a nessuno di essi o distruggere o abbattere questo privilegio. Che scongiuro equo e pio! Come se il lupo scongiurasse per la sua innocenza e buona fede gli altri lupi e i pastori di non tentare o strappargli o richiedergli le pecore che lui ha rubate e che ha divise tra i figli e gli amici. Che cosa temi tanto, Costantino? Se questa tua azione non viene da Dio, si dissolver; se invece viene da Dio, non potr dissolversi. Ma capisco bene che hai voluto imitare

lApocalisse dove dice: Protesto a chi ascolter le parole profetiche di questo libro che se qualcuno vi aggiunger sillaba, Dio aggiunger su di lui le piaghe descritte in questo libro; se qualcuno toglier qualche cosa alle parole di questo libro profetico, Dio gli toglier la sua parte dellalbero della vita e della citt santa. Ma tu non avevi letto mai lApocalisse; perci queste parole non sono tue. 66. Se qualcuno, come non crediamo, oser tuttavia temerariamente far ci, soggiaccia condannato a eterne condanne e provi contrari a s nella presente e nella futura vita i santi apostoli di Dio, Pietro e Paolo. E che finisca bruciato con il diavolo e con tutti gli empi nellinferno pi profondo. Queste parole di terrore e questa minaccia non sono di un principe secolare, ma di antichi sacerdoti e flamini ed ora degli ecclesiastici. Perci non di Costantino questa prosa, ma di qualche stoliduzzo di ecclesiastico che non sapeva che si dicesse o in che modo, di qualche canonico bene ingrassato di corpo e di mente e che eruttava questi pensieri e queste parole nella crapula e nel calore del vino. Son parole che non colpiscono gli altri, ma ricadono solo sul loro autore. Prima dice: soggiaccia a eterne condanne, di poi come se si possa dire di pi, vuole aggiungere altro e alle pene eterne aggiunge quelle della vita presente. Cos dopo averci atterrito con la condanna di Dio, ci vuole atterrire, come se possa essere maggiore, con la minaccia dellodio di Pietro, al quale non so perch aggiunga Paolo. Di nuovo, preso dal solito letargo, ritorna alle pene eterne, come se prima non ne avesse parlato. Se queste minacce e scongiuri fossero di Costantino, a mia volta lo odierei come tiranno e distruttore della mia repubblica e lo minaccerei, da quel romano che sono, di farmi vendicatore della romanit. Ma chi temer mai le parole minacciose e le maledizioni di un uomo avidissimo che a somiglianza degli istrioni simula la voce e le parole di Costantino e vuole atterrire gli altri fingendosi limperatore? Questo significa essere ipocriti, se cerchiamo lesatto significato della parola greca: il nascondere la propria persona sotto le specie di unaltra.

XX 67. Convalidando con firma di propria nostra mano il foglio che contiene questo nostro decreto, labbiamo depositato sul venerando corpo di San Pietro. Era cartaceo o membranaceo il foglio che

conteneva il testo della donazione? Egli dice pagina, ma noi chiamiamo pagina una delle due facce, come dicono, del foglio: ad esempio un quinterno di libro ha dieci fogli e venti pagine. O cosa mai udita e incredibile! Mi ricordo che quando ero giovanetto, interrogai una volta un tale su chi avesse scritto mai il libro di Giobbe; quello mi rispose: Giobbe stesso; ma io gli feci osservare che non avrebbe potuto parlare della sua morte. Ci si potrebbe dire di molti altri libri, ma non ora il caso di parlarne. Come infatti pu Costantino parlare di ci che non ancora ha disposto e come pu parlare in codesta pagina di ci che egli stesso dice di essere stato fatto dopo la sepoltura, per cos dire della carta stessa? Sarebbe come dire che la pagina della donazione mor e fu sepolta prima di nascere, senza che mai sia stata risuscitata dalla morte e dalla sepoltura; prima che fosse messa per iscritto limperatore lavrebbe convalidata non con una sola ma con tutte e due le mani. E che significa poi codesto roborare? come avvenuta la convalida? di mano dellimperatore o con il suo sigillo? Gran validit, a dire il vero, dava alla carta e molto maggiore che se ne avesse affidato il testo a tavole di bronzo. Ma non c bisogno di una scrittura sul bronzo quando la carta venga riposta sul corpo di san Pietro. Perch qui taci di Paolo, che sepolto insieme a san Pietro? Avrebbero potuto custodire meglio in due che uno solo. 68. Ormai voi vedete chiaramente le arti maliziose del pessimo Sinone. Poich da lui non pu essere portato alla luce il testo della Donazione, dice che esso non su tavole di bronzo, ma su carta e che nascosto con il corpo del santissimo apostolo, perch o non osiamo andare a frugare in una tomba cos venerabile, o, se andassimo a frugare e non lo trovassimo, possa dire che stato mangiato dai tarli. Ma dove era allora il corpo di san Pietro? Certo non ancora era nel tempio, dove ora, non in un luogo cos ben difeso e sicuro. Dunque non col avrebbe limperatore posto la sua carta. O non avrebbe affidato la carta al santissimo Silvestro forse perch non gli sembrava abbastanza santo, prudente, diligente? O Pietro, o Silvestro, o pontefici della santa romana Chiesa, ai quali sono affidate le pecore del Signore, perch non custodiste la pagina a voi affidata? Perch lavete fatta rosicchiare dalle tarme, lavete fatta rovinare dallumidit? Non c altra spiegazione che quella della vostra stessa dissoluzione. Perci ag stoltamente Costantino. Una volta ridotta in polvere la pagina, se ne andato in polvere ogni diritto fissato dal privilegio.

69. Eppure, come vediamo, si mostra una copia della carta. Chi la trasse, temerario, dal grembo del santissimo apostolo? Nessuno, io credo, fece ci. Donde venuta la copia? Si dovrebbe dimostrare (per stabilirne lautenticit) che la conosca qualcuno degli antichi scrittori non posteriore ai tempi di Costantino. Invece non si cita nessuno degli antichi; ma forse si cita qualcuno recente. Da chi lebbe costui? Chi scrive istoria del passato, o scrive sotto dettatura dello Spirito Santo o segue testimonianze di antichi scrittori e specialmente di coloro che scrissero di cose loro coeve. Chiunque non segue gli antichi, sar sempre uno di quelli che traggono alimento alla audacia delle loro falsificazioni dallantichit. Se in qualche punto si leggono cose simili, esse non concordano con la verit sulle cose antiche pi di quanto lo stolto racconto del glossatore Accursio sugli ambasciatori romani mandati in Grecia a prendere le leggi non concordi con i racconti di Tito Livio e altri eccellenti scrittori.

XXI 70. Dato a Roma 30 marzo nel quarto consolato di Costantino e nel quarto di Gallicano. Ha messo la data del penultimo giorno di marzo, perch sapessimo che tutto ci era stato fatto sotto le feste pasquali, che in generale cadono in quei giorni. Et Costantino quartum consule et Gallicano quartum consule.Un po strano che tutti e due siano stati per tre volte consoli e nel quarto consolato siano colleghi. Ma pi straordinario che lAugusto malato di lebbra e elefantiasi, malattia che rispetto alle altre cos straordinaria come lelefante tra le bestie, volesse prendere anche il consolato, quando il re Azaria, appena fu colpito dalla lebbra, si ritir in casa, nominando luogotenente il figlio, Iotham, come del resto fanno quasi tutti i lebbrosi. Da questa sola prova tutto il privilegio confutato, battuto, distrutto. Si potrebbe opporre che Costantino fu prima lebbroso e poi console: ma, secondo i medici, questa malattia si sviluppa lentamente e inoltre secondo la testimonianza degli antichi il consolato comincia il primo gennaio e dura un anno. Ora queste cose si dicono fatte nel marzo immediatamente dopo. N tacer anche che si suole scrivere la data nelle lettere, non negli altri documenti, a meno che non scrivano gli ignoranti. Data viene dal fatto che si dice che le lettere sono date a questo (illi), o a quello (ad illum) al portalettere (illi) ad esempio, perch le recapiti

e le dia in mano al destinatario; (ad illum), cio al destinatario perch gli siano consegnate da chi incaricato di portarle. Ma del privilegio, come lo chiamano, di Costantino, che non doveva essere consegnato ad alcuno non si poteva dire dato: dal che appare che chi si esprimeva cos mentiva e non sapeva immaginare ci che Costantino verisimilmente avrebbe eventualmente potuto dire o fare. 71. Della sua stoltezza e pazzia si fanno complici quelli che credono che costui abbia detto il vero e lo difendono, sebbene non abbiano il minimo addentellato per poter non dico difendere ma neppure scusare decentemente la loro opinione. O forse una decente scusa dellerrore, quando vedi che stata svelata la verit opposta, il non voler assentire ad essa, solo perch alcuni altri grandi uomini abbiano pensato diversamente? Grandi, intendiamoci, per le loro condizioni negli alti gradi, non per sapienza o virt. Chi ti induce a credere che coloro, che tu ora segui, se avessero udito ci che io ti sto dicendo, sarebbero rimasti della stessa opinione di prima o non se ne sarebbero piuttosto allontanati? Tuttavia assai indegno di un uomo voler onorare pi un altro uomo che la Verit, cio Dio. Alcuni, privi di ogni altro argomento, certamente mi rispondono: perch tanti sommi pontefici credettero vera questa donazione? Chiamo voi stessi a testimoni che mi invitate dove non voglio arrivare, a dire male contro il mio volere dei sommi pontefici, dei quali io vorrei anzi celare le malefatte. Ma continuiamo a parlare liberamente giacch la causa che ho preso a difendere non mi permette di fare diversamente.

XXII 72. Voglio ammettere che essi credettero alla Donazione e non per frode: non c da stupirsene se credettero in una cosa che li allettava con grossi guadagni, tanto pi che essi sogliono credere solo per straordinaria ignoranza molte cose che non recano loro utilit. Nella chiesa cos eccellente di Araceli in un luogo tanto augusto non vediamo una pittura che rappresenta la Sibilla (profetessa di Ges) e Ottaviano (che le innalza un altare) interpretazione che si d sullautorit di Innocenzo III che ha scritto sullargomento? Lo stesso Innocenzo lasci scritto che al nascere di

Ges, cio durante il parto della Vergine, ruin il Tempio della Pace! Cose da far perdere la fede una volta dimostrata la falsit pi di quanto non potrebbero giovare a fondarla se fossero veri miracoli. Il vicario della Verit osa mentire per una finzione di piet e legare se stesso con tale delitto coscientemente? O non mente? Non si accorge che quando fa ci egli in contrasto con i pi santi uomini? A tacere degli altri, Gerolamo si serve della testimonianza di unopera di Varrone scritta prima di Augusto per dire che le Sibille erano dieci. Lo stesso Girolamo scrive cos del Tempio della Pace: Vespasiano e Tito, costruito in Roma il Tempio della Pace, conservarono nel suo santuario i vasi del Tempio (di Gerusalemme) e tutti gli ex voto, come narrano storici greci e romani. E questo ignorante vorrebbe che si credesse pi al suo libello scritto per giunta da barbaro che alle storie degnissime di fede scritte da antichi uomini assai dotti. 73. Giacch mi capitato di parlare di Gerolamo, parler di un altro affronto che gli viene fatto: a Roma si mostra come reliquia di santi (vi sono difatti accese intorno sempre sacre lampade) una Bibbia che dicono scritta di mano di Gerolamo: e il papa avalla questa credenza con la sua autorit. Quale la prova? lessere, come direbbe Virgilio, la sua sopravveste ricamata in oro. Proprio ci dovrebbe farci pensare che non pu essere opera autografa di Gerolamo. Lho osservata attentamente e mi sono accorto che scrittura di un ignorante che ricopiava per ordine di un re, forse Roberto (di Napoli). Sono decine di migliaia le falsificazioni siffatte che si possono vedere a Roma: ma simile alla precedente limmagine santa di san Pietro o Paolo che Silvestro avrebbe mostrato a Costantino ammonito a farsi cristiano nel sogno dagli stessi apostoli; da questo dipinto mostrato dal papa sarebbe stata confermata la visione di Costantino. Non dico questo perch io non ritenga che quelle siano immagini vere degli apostoli: magari fosse cos vera la lettera del pseudo Lentulo sulleffigie di Ges, falso non meno da furfanti di quanto non lo sia il privilegio che abbiamo confutato. Ma dico che quel dipinto non fu mostrato a Costantino da Silvestro. Non riesco pi a trattenere il mio stupore per codesta favola di Silvestro sulla quale spenderemo due parole. 74. Il nodo della questione proprio qui, in questa favola e, poich io sto parlando con i pontefici romani, sar bene parlare a fondo di uno di essi, cos da uno si conosceranno meglio gli altri. Tra le molte sciocchezze che si narrano in questa leggenda, toccher solo

quella del dragone, per mostrare che Costantino non stato mai lebbroso. I Gesta Silvestri sono opera, come dice il traduttore, di un greco, certo Eusebio: si sa come i greci siano sempre pronti a mentire, come satireggiava Giovenale: a tutto ci che la Grecia mendace si permette di raccontare nelle sue storie. Donde era venuto quel dragone? A Roma non nascono i dragoni. Come mai era velenoso? Solo in Africa dicono si trovano dragoni che danno la morte per veleno, che viene loro dai calori di quella terra. Da chi gli veniva poi tanto veleno da impestare una citt cos grande, specie quando se ne stava come inghiottito in cos profonda spelonca che per giungervi bisognava scendere centocinquanta gradini? I serpenti, fatta eccezione, forse, del basilisco, non uccidono col soffio ma col morso. Catone, quando fuggiva Cesare con le sue numerose schiere attraverso lAfrica deserta, non vide morto per soffio di serpenti, n durante il cammino n durante il sonno, alcuno dei suoi compagni. N i popoli dellAfrica saccorgono che i serpenti rendano la loro aria pestilente. Se dobbiamo credere alla mitologia, perfino Chimera, Idra, e Cerbero erano visti e toccati senza danno. Ma perch i romani non luccidevano una buona volta codesto drago? Non potevano, rispondi. Eppure Regolo uccise in Africa presso la riva del Bagrada un serpente anche pi grande. Sarebbe stato facile ucciderlo ostruendo lingresso alla spelonca. Non volevano? Si vede che lo onoravano come Dio, come fecero del resto i babilonesi. Perch Silvestro non lo uccise lui, come Daniele uccise quello babilonese? Avrebbe potuto legarlo con una corda di canapa e distruggere quella spelonca per sempre. Ma il falsificatore non volle che il drago fosse ucciso perch non sembrasse che riferiva tale e quale il racconto di Daniele. 75. Se Gerolamo, dottissimo e fedelissimo traduttore, Apollinare e Origene e alcuni altri affermano falsificazione il racconto di Bel; se i giudei non lo accettano nel Canone del Vecchio Testamento; se i pi dotti latini, i pi dei greci e gli ebrei, presi singolarmente, condannano quel racconto come fittizio, io non dovrei rigettare questaltro racconto modellato su quello di Bel, tanto pi che non si appoggia allautorit di alcuno scrittore serio e che per imbecillit supera molto il modello? Chi aveva mai costruito la casa sotto terra alla belva? Chi laveva collocata col e le aveva comandato che non ne uscisse o ne volasse via? Dicono alcuni ed altri per negano che i draghi volino. Chi aveva pensato di dargli quegli strani pasti? Chi aveva ordinato che delle vergini e per giunta consacrate al Signore scendessero a lui per cibo e solo il primo giorno di ogni mese?

Sapeva il drago quando cominciava ciascun mese? se ne stava contento di cos parco e raro cibo? E le vergini non avevano orrore di una caverna cos profonda e di una belva cos affamata e gigantesca? Forse il drago faceva loro complimenti come a donne, a vergini, a persone che gli portavano da mangiare? E forse facevano anche quattro chiacchiere? Perch scusate non le avrebbe anche coperte? Si dice, del resto, che Alessandro e Scipione siano nati dal coito delle loro madri con draghi o serpenti. Che dire poi del fatto che a un bel punto non gli si vuol dare pi da mangiare? Non sarebbe uscito fuori della caverna o non sarebbe morto di fame? Straordinaria stoltezza di gente, che prestano fede a questi deliri, a queste fantasie di donnette isteriche. Per quanto tempo sarebbe durato tutto ci? Quando sarebbe cominciato? Prima della nascita del Salvatore? o dopo? non si sa nulla di tutto ci. Vergognamoci una buona volta di codeste fiabe da bimbi e di una leggerezza maggiore di quella di artisti da farse. Un cristiano, che si dice il figlio della Verit e della Luce, arrossisca nel dire cose che non solo non sono vere, ma neppure sono verisimili.

XXIII 76. Potrebbero dire: i diavoli avevano sui gentili il potere di ingannarli con tali mostri che essi veneravano come dei. Tacete, ignoranti; per non dire scellerati, che stendete sempre sulle vostre fiabe questo velo. Il Cristianesimo troppo onesto, schietto per aver bisogno della difesa di falsificazioni. Con la sua propria luce e verit si difende per s quanto basta e anche di pi senza codeste fiabe da impostori che offendono Dio, Ges e lo Spirito Santo. Dio avrebbe cos abbandonato gli uomini allarbitrio dei diavoli da farli sedurre con miracoli cos manifesti e cos persuasivi? quasi quasi Lo si potrebbe accusare dingiustizia perch avrebbe affidato le pecore ai lupi, e, daltra parte, gli uomini avrebbero una grande scusa ai loro errori. Se tanto era lecito allora ai demoni, dovrebbe essere ancora lecito oggi ad essi presso glinfedeli: ma di ci non ci accorgiamo. Nessuno di essi narra storielle simili. Non parler di altri popoli, ma dei romani dei quali si tramandano pochi miracoli che per giunta sono antichissimi e incerti. Valerio Massimo parla di quellapertura della terra in mezzo al foro, dove si butt spronando il cavallo Curzio con i suoi ornamenti; si

rinchiuse di nuovo lapertura e subito ritorn nellantico aspetto. Racconta anche che Giunone Moneta, interrogata per scherzo da un soldato romano dopo la conquista di Veio se volesse andarsene a Roma, rispose che lo voleva. Nessuna delle due cose conosce Tito Livio, autore pi antico e pi serio. Egli infatti dice che la voragine rimase e che non fu improvvisa ma era di vecchia data anteriore alla fondazione di Roma; era chiamato lago Curzio, perch il sabino Curzio Mezio, fuggendo lurto dei romani, era scomparso in esso lago. Dice inoltre che Giunone facesse un segno di assenso non che parlasse e che fu solo una aggiunta posteriore favolosa quella che Giunone avesse parlato. evidente che anche il cenno di assenso fu una menzogna, perch interpretarono che un movimento della statua, che stavano togliendo dal suo posto, fosse avvenuto di sua iniziativa; forse anche possibile che come per ischerzo interrogarono la dea di pietra, vinta e ostile, cos per ischerzo finsero che rispondesse affermativamente. Livio per dice non che essa annuisse ma che i soldati gridarono che essa avesse approvato. 77. Scrittori onesti non cercano difendere la verit di codesti fatti, ma ne scusano la falsit come tradizione. Come lo stesso Livio dice, si deve perdonare agli antichi se cercano rendere pi venerabili le origini delle citt col mescolare insieme elementi umani e divini; e altrove dice: nei racconti cos antichi, se vi qualche verisimiglianza, si tennero per veri. Ma basta; non val la pena di affermare o confutare queste sciocchezze che con le loro meraviglie servono meglio a soddisfare chi si compiace di teatralit che ad accrescere la fede; Terenzio Varrone pi antico, pi dotto e, come credo, pi serio autore di Valerio Massimo e di Livio, ci fa sapere che ci sono tre diverse tradizioni sul lago Curzio trasmesse da tre autori: quella di Proculo, che dice essere stato il lago chiamato Curzio dal Curzio che vi si gett; quella di Pisone che parla del Mezio sabino, la terza di Cornelio, cui Varrone aggiunge anche Lutazio, che affermerebbe essere il nome venuto dal console Curzio, del quale fu collega Marco Genucio. 78. Non saprei per rimproverare Valerio se ha narrato codeste cose, quando egli, per, aggiunge poco dopo un pensiero serio e severo: Non mi sfugge come le opinioni siano opposte quando si parla di moti e voci di divinit viste o ascoltate dai nostri sensi.

Quando non si dicono cose nuove, ma si ripetono quelle trasmesse dalla tradizione, gli autori possono ben rivendicare la loro buona fede. Laccenno a parole degli dei si riferisce, a quello che sappiamo di Giunone Moneta, sia essa la statua della Fortuna, che si immagina abbia parlato due volte dicendo: O matrone, mi avete visitato come voleva il rito e come voleva il rito avete fatto la cerimonia della consacrazione. 79. Ma i nostri novellieri ad ogni momento ti mettono in mezzo idoli che parlano, ci che veramente non fanno gli stessi pagani e idolatri; anzi negano queste storie con pi sincerit che non i cristiani. Presso i pagani si hanno pochissimi miracoli non sulla fede degli scrittori, ma avendo in loro appoggio direi quasi la raccomandazione di una sacra e veneranda antichit. I cristiani invece narrano fatti che gli autori coevi non conoscevano perch sono fattura recente. Non credo diminuire il culto che si deve ai santi e non mi sembra di rinnegare le loro divine opere perch io so che un tantinello di fede, piccolo come un chicco di senape, pu muovere i monti; anzi io difendo e tutelo i miracoli quando impedisco che se ne faccia tuttuno con le favole. Penso che gli autori di codeste leggende non debbano essere altri che infedeli, che scrissero perch ne venisse irrisione ai cristiani quando le loro leggende passate di mano in mano, per propaganda dolosa, giungendo agli ignoranti fossero ritenute per vere; oppure bisogna credere che dei fedeli lo abbiano fatto per eccesso di zelo e deficienza di critica, tanto pi che sappiamo che non si sono arrestati non dico a falsificare le vite dei santi, ma hanno anche osato scrivere alcuni pseudo evangeli della Madonna e di Cristo. I papi chiamano tali libri apocrifi, come se non avessero altro difetto che lignorarsene gli autori e come se fossero credibili le loro narrazioni, come se fossero sante e utili ad accrescere la fede: non minore la colpa nel papa che approva il male delle falsificazioni che in coloro che le escogitarono. Noi distinguiamo le monete cattive dalle buone, le mettiamo da parte, le buttiamo via e non faremo lo stesso con le dottrine cattive? non le separeremo ma le conserveremo? le confonderemo con le buone e le difenderemo per buone? 80. Io, per dire francamente la mia opinione, nego che siano apocrifi i Gesta Silvestri, perch come ho accennato se ne tramanda autore un tale Eusebio; ma dico che sono false e indegne

le cose che narra lui e altri sul drago, il toro, la lebbra: per dimostrare il falso della lebbra mi son dovuto rifare tanto lontano. Se Neeman fu lebbroso, non perci diremo che lo fu anche Costantino. Del primo parlarono molti autori; di Costantino, capo del mondo, non scrisse nessuno dei suoi concittadini, ma uno straniero, non so chi fosse; a lui non si pu credere pi che a quellaltro che parlava delle vespe che avevano nidificato nelle narici di Vespasiano e della rana partorita da Nerone, da cui verrebbe il nome di Laterano, al luogo dove latente la rana nel suo sepolcro. Le vespe e le rane, se potessero parlare, non avrebbero detto ci. Lascio andare che dicono curarsi la lebbra col sangue dei fanciulli: la medicina lo ignora, ma essi veramente attribuiscono questo pensiero agli dei capitolini, come se essi fossero soliti parlare e avessero ordinato questa specie di cura. Non bisogna maravigliarsi che i papi non capiscano queste cose, quando non sanno neppure che significa il loro nome. Dicono che Pietro fu chiamato Cefas, perch era il capo degli apostoli, come se la parola Cefas sia greca derivando da Kephalee e non piuttosto ebraica e anzi siriaca, che i greci translitterano Kephas e traducono Petrus (ptros) non caput. Petrus e Petra sono termini greci e scioccamente si d letimologia latina di petra come di consumata dal piede (pede trita). Sono gli stessi che distinguono il metropolitano dallarcivescovo e pretendono che il primo sia chiamato cos dalla misura della citt, quando in greco non si dice metropolis, ma meetropolis, cio lo stato o la cittmadre; patriarca significa quasi padre dei padri; papa viene dallinteriezione papae; fede ortodossa uguale a fede di retta gloria; leggono Smone (sdrucciolo) mentre bisogna leggere con laccento sulla penultima, come per Platone e Catone. E lascio andare molte altre cose simili, perch non si ritenga che per colpa di alcuni io voglia prendermela con tutti i papi. Tutto ci ho detto perch nessuno si maravigli che tanti papi non si accorgessero della falsit della Donazione; io per me credo che ne sia stato autore uno di loro.

XXIV 81. Ma obiettate perch gli imperatori, a cui danno risultava la Donazione, non negano, ma confessano, affermano, conservano la

Donazione di Costantino? Grande argomento, stupenda difesa! Ma di quale imperatore tu parli? Se parli del greco, che rimase il vero imperatore, nego che ammetta la Donazione; se parli del latino, lo ammetter ben volentieri. Chi ignora, infatti, che limperatore latino gratuita creazione del papa (credo) Stefano III, che priv dellimpero limperatore greco perch non aiutava lItalia e cre il primo imperatore di Occidente, cos che pi vantaggio trasse limperatore dal papa che il papa dallimperatore? Achille e Patroclo si divisero tra loro, con un patto, le ricchezze di Troia. A questo penso quando leggo le parole dellimperatore Ludovico: Io, Ludovico, imperatore augusto romano, stabilisco e concedo con questa carta di conferma, a te san Pietro capo degli apostoli e, per te, al tuo vicario Pasquale, sommo pontefice e ai suoi successori in perpetuo con lo stesso pieno dominio col quale lavete tenuta sinora, la citt di Roma coi suo ducato, suburbio, tutti i villaggi e territori suoi sui monti e presso il mare, con i porti e tutte le citt, castelli, fortezze e ville in Tuscia ecc.. 82. Tu, o Ludovico, stringi i patti con il papa? Se codesti beni sono tuoi, cio limpero romano, perch li cedi a un altro? Se sono suoi e sono posseduti da lui, che ti interessa confermarli? Che ti resta dellimpero romano, se ne hai perduta la capitale? Da Roma prende nome limperatore romano. Le altre terre che ancora ti restano sono tue o di Pasquale? Credo che dirai che sono tue. Non ha pi valore dunque la Donazione di Costantino se tu possiedi i beni da lui dati al pontefice? Se ha ancora valore, con quale diritto Pasquale ti ha lasciato il resto, conservando per s solo quello che possiede? A che mira questa tua larghezza verso di lui o la sua larghezza verso di te? Giustamente la chiami patto come se fosse un accordo segreto poco pulito. Ma che far? mi dici. Cercher ripigliare con le armi ci che il papa detiene? Ma lui gi pi forte di me. Cercher riaverle legalmente? Ma il mio diritto ormai quello che egli vuole. Non sono giunto allimpero per diritto di successione, ma col patto che se voglio essere imperatore, debba promettere al papa questo e quello. Dir che Costantino non don nulla dellimpero? Ma in tal modo farei le parti dellimperatore greco e mi priverei del tutto dellimpero. Il papa acconsente a farmi imperatore a patto che io sia quasi un suo vicario e se non prometter, non mi far imperatore; se non ubbidir me ne priver. Purch mi dia limpero, confesser tutte le dipendenze che vorr, accetter qualunque patto. Credimi: se io possedessi Roma e la Tuscia, mi guarderei tanto dal fare quello che faccio, e Pasquale non si permetterebbe di

cantarmi la cantilena della falsa donazione. Ora sono costretto a riconoscergli la donazione di quello che non tengo e che non credo terr mai. Non affar mio indagare sui diritti del papa, ma tocca allimperatore di Costantinopoli. Con queste parole gi sei scusato di fronte a me, o Ludovico, o altro principe che si trovi nelle condizioni di Ludovico. 83. Che dobbiamo pensare dei patti degli altri imperatori con i sommi pontefici quando sappiamo come si regol Sigismondo, imperatore come altri mai ottimo e fortissimo, ma gi meno forte per lavanzata et? Lo abbiamo visto circondato di poche guardie del corpo vivere alla giornata in Italia e quasi presso a morire di fame a Roma, se non lavesse alimentato papa Eugenio? Non gratis, per, perch gli estorse una donazione (1433). Venuto a Roma per essere coronato imperatore non pot ottenere dal papa lincoronazione se non ratificando la Donazione di Costantino e ridonando di nuovo ci che vi si conteneva. Che vi pu essere di pi contraddittorio che lessere incoronato imperatore romano proprio quando rinunziava a Roma? e lessere coronato da quello che lui stesso confessa e, per quanto in lui, fa signore dellimpero romano? E ratificare una donazione che, se fosse vera, non lascerebbe parte dellimpero allimperatore? Credo che neanche i fanciulli avrebbero fatto ci. 84. Perci non dobbiamo maravigliarci se il papa si arroga il diritto di coronare limperatore, diritto che dovrebbe essere del popolo romano. Se tu, papa, puoi privare limperatore greco dellItalia e delle province occidentali e creare un imperatore latino, perch scendi a patti? Perch dividi i beni dellimperatore? Perch trasferisci in te limpero? Sappia che un mentitore, a mio giudizio, chiunque dice di essere imperatore romano senza avere il possesso di Roma e se non cerca di ripigliare la citt di Roma. Quegli antichi imperatori, a cominciare da Costantino, non erano obbligati al giuramento, cui sono ora obbligati gli imperatori, ma solo giuravano di non diminuire, per quanto umanamente possibile, nulla della potenza dellimpero romano e anzi promettevano di accrescerlo con molto impegno. Non erano detti infatti Augusti perch dovevano augere, accrescere limpero, come credono alcuni che non sanno bene il latino. Augustus significa qualcosa come sacro e deriva da avium gustu (assaggio degli uccelli) che solevano sacrificarsi per trarne gli auspici: c anche la testimonianza della lingua greca, che traduce Augustus con Sebasts, donde viene Sebastia. Meglio

dovrebbe il pontefice chiamarsi Augusto se la parola derivasse da augere; per mentre cerca di accrescere il temporale, diminuisce lo spirituale. Considera che i peggiori pontefici si son dati sempre pi da fare a difendere la donazione, come ad esempio Bonifacio VIII, che ingann Celestino con tubi nascosti nella parete. Questi scrive intorno alla Donazione di Costantino, questi che priv ii re di Francia e giudic ii regno francese della Chiesa romana e a lei soggetto, come se volesse far valere la Donazione di Costantino. I suoi successori, Benedetto XI e Clemente VII, revocarono questo decreto come improbo e ingiusto. Ma che vuol dire codesta vostra preoccupazione, o pontefici, per cui pretendete che sia confermata da ogni imperatore la Donazione di Costantino, se non che vi sentite poco sicuri dei vostri diritti? Ma voi pestate lacqua nel mortaio, come si suol dire, perch essa non mai esistita e non pu perci essere confermata; qualunque cosa donino gli imperatori, lo fanno ingannati dallesempio di Costantino e non possono, comunque, donare limpero.

XXV 85. Ammettiamo pure che Costantino abbia fatto la donazione e che Silvestro abbia una volta posseduto, ma che poi o lui o altri dei successori sia stato rimosso dal possesso. Per ora mi limito a parlare di ci che il papa non possiede; poi parler di ci che ancora possiede. Che cosa potrei supporre di pi vantaggioso per voi che lammettere come reale ci che non fu mai, n del resto, poteva essere possibile? Vi dico soltanto che neppure in tal caso (di deiezione dal possesso) vi permessa alcuna azione per rientrare nel possesso. Il Vecchio Testamento vietava che un ebreo fosse schiavo di un altro ebreo pi di sei anni; ordinava inoltre che ogni cinquantanni lantico padrone rientrasse nel possesso dei suoi beni. E invece nellera della Grazia, un cristiano sar tenuto oppresso da eterna schiavit proprio sotto il vicario di Cristo, che ci liber dalla schiavit? Sar revocato in schiavit, una volta che fu liberato e god a lungo della libert? 86. Non mi soffermo a dire qual crudele, violenta, barbara tirannide sia spesso quella dei sacerdoti. Anche se ci non si fosse saputo, ecco che si imparato test da quella belva, da quel mostro di malvagit che stato il cardinale e patriarca Giovanni dei

Vitelleschi: si pu dire che stancasse la spada con la quale Pietro aveva staccato lorecchio di Malco a versare sangue cristiano; ma di spada fin col perire anche lui. Al popolo di Israele fu lecito ribellarsi ai re della casa di Davide e di Salomone, unti tali da profeti inviati dal Signore, per i gravi pesi di ogni genere loro imposti, ribellione che Dio approv; a noi non sar lecito ribellarci a tanta tirannide? Tanto pi che costoro non sono re, n possono esserlo, e da pastori delle pecore, cio delle anime, son divenuti ladri da strada maestra?

XXVI 87. Per venire al diritto positivo, chi ignora che non crea legge il diritto della guerra? Se c un diritto di guerra, esso vale solo in quanto e per quanto tu possiedi ci che hai acquistato con la forza; quando cadi dal possesso, cadi anche dal diritto. Ad esempio: se dei prigionieri fuggono, nessuno va a richiederli al magistrato; e ugualmente per le prede di guerra, se i legittimi padroni ne ritornano in possesso. Le api e altre specie di uccelli (sic), se volano via dal mio podere e si fermano in quello di un altro, non possono essere richieste. E tu oseresti ripetere non con il diritto della forza, ma con quello vero delle leggi luomo, non solo animale libero, ma signore di tutte le creature, come se tu fossi uomo e gli altri bestie Non dirmi i romani con giuste guerre spogliarono della libert le altre nazioni e ci fu giustizia Non mettere sul tappeto codesto problema per evitare che io debba parlare contro i miei romani. Non ci fu mai colpa cos grave che potesse far punire un popolo con leterna schiavit, tanto pi che spesso i popoli combattono solo per colpa dei loro dirigenti e, vinti, scontano con la schiavit quelle pene che non si meritavano. Ne abbiamo esempi a non finire. Non certo secondo il diritto naturale che un popolo sottometta a s un altro popolo. Noi possiamo essere guida agli altri, ammonirli; ma non possiamo comandare n far violenza, a meno che, lasciato ogni senso di umanit, pi bestie delle bestie, non vogliamo spiegare la sanguinaria ferocia di una tirannide sui pi deboli come fa il leone sui quadrupedi, laquila sugli uccelli, il delfino sui pesci. Eppure, queste belve non fanno prepotenze sugli animali della stessa loro specie ma su quelli di specie inferiore. Non dovremmo noi essere da pi delle belve e non dovrebbe luomo sentire come una cosa sacra lumanit degli altri uomini, se come dice Marco Fabio non c al

mondo belva cos feroce che non senta come un reverenziale rispetto per gli esseri fatti a sua immagine? 88. Per quattro motivi gli uomini combattono: o per vendicare offese ricevute in se stessi o ricevute dagli amici o per timore di future sventure se si lasciano troppo ingrandire gli altri o per speranza di preda o per vanit di gloria. Il primo motivo piuttosto onesto, il secondo lo poco, i due ultimi non lo sono mai. Anche i romani furono provocati a guerra; ma dopo le guerre difensive, cominciarono anchessi a portar guerre agli altri popoli n vi alcun popolo che sia venuto in loro dizione se non dopo essere stato vinto e piegato in guerra: se poi con giustizia e per buone cause abbiano fatto ci, lasciamo andare; se la veggano essi. Io non oso pronunziarmi per una condanna come se avessero combattuto ingiustamente, n per unassoluzione come se avessero combattuto giustamente. Dir soltanto che i romani portarono la guerra contro gli altri con lo stesso diritto col quale anche essi erano stati combattuti da popoli e re; dico anche che, come si erano ribellati agli altri padroni, cos era lecito ribellarsi contro i romani anche a quelli che erano stati vinti e battuti (da Roma). A meno che non si creda (ma ritengo che nessuno pensi ci) che tutti i domini debbano ritornare ai pi antichi loro padroni, cio a quelli che furono i primi ad usurpare laltrui. Se mai, per, spetterebbe un pi giusto diritto sulle genti vinte in guerra al popolo romano anzich agli imperatori, che opprimono lo Stato romano. Se era lecito ai popoli vinti ribellarsi a Costantino e (ci che pi) al popolo romano, certo vi sar anche il diritto di staccarsi da colui che Costantino avr chiamato a succedergli nei suoi diritti. Dir qualcosa di pi audace: se ai romani era lecito cacciare Costantino, come fecero con Tarquinio, o ucciderlo come fecero con Giulio Cesare, molto pi sar lecito ai romani o ai provinciali uccidere chi successo a Costantino, comunque sia avvenuta la successione. Ci vero, ma siccome si va oltre la causa presa a difendere, voglio frenarmi e non concludere altro da tutto ci che ho detto se non che puerile mettere avanti un qualunque diritto la cui forza venga dalle parole, quando vi la forza che viene dalle armi. Ci che si acquista con le armi, si perde solo con le armi. C anche da considerare che molti popoli nuovi (allimpero romano), come i goti, che non stettero mai sotto il dominio di Roma, occuparono lItalia e molte altre province dopo averne scacciati gli antichi abitanti: giusto che questi popoli che non furono mai schiavi dei romani vengano revocati a schiavit? e da chi poi? dai vinti, forse; essi che sono i vincitori?

89. E intanto se ci furono citt e popoli (e sappiamo che cos avvenne) i quali, abbandonati dallimperatore durante le invasioni barbariche, dovettero di necessit darsi dei re sotto i quali vinsero i barbari, avrebbero dovuto poi deporre dal trono costoro? O avrebbero dovuto ridurre a privati cittadini i loro figli anche se raccomandabili come re sia per la tradizione paterna sia per la loro personale bravura? Se ne sarebbero dovuti ritornare sotto limpero romano, mentre continuavano ad aver bisogno dellaiuto dei principi spodestati e non potevano sperarne da altri? Se lattuale imperatore stesso, se Costantino, ritornato in vita, se il senato e il popolo romano chiamassero questi popoli a un comune tribunale, quale era in Grecia lAnfizionio, sarebbero perdenti fin dalla prima istanza con la motivazione che richiedono soltanto ora popoli che una volta avevano abbandonati, che vivono da lungo tempo sotto altri re, e vogliono rifare schiavi uomini nati ad essere liberi, e che liberi si sono affermati per vigore di anima e di corpo. Se dunque limperatore, se il popolo romano sono esclusi dal diritto di ripetere questi popoli, molto pi a ragione ne escluso il papa; e, se permesso agli altri popoli, che furono sotto Roma, crearsi un re o mantenersi a repubblica, tanto pi ci sar lecito al popolo romano, specie contro la tirannide del papa che anche recente.

XXVII 90. Gli avversari, non potendo difendere pi la donazione come quella che non mai esistita e che, se fosse esistita, sarebbe ormai caduta per le mutate condizioni storiche, si ritirano in un altro tipo di difesa, come chi lascia la citt e si ritira nella rocca, che poi costretto ad abbandonare per deficienza di vettovaglie. Dicono: la Chiesa romana beneficia della prescrizione per i suoi possessi. Perch allora pretende la maggior parte dei beni sui quali essa non pu vantare il beneficio della prescrizione, ma possono ben vantarlo gli altri? Ci che permesso a lei contro gli altri, non permesso agli altri contro di lei. La Chiesa romana ha il beneficio della prescrizione, tu dici. E allora, perch cos premurosa a farsi confermare il suo diritto dagli imperatori? Perch ciancia tanto della donazione e della conferma degli imperatori? Se basta il diritto della conferma, commetti un torto verso limperatore quando non taci anche della prescrizione. Ma vuoi sapere perch tu non taci della prescrizione? Perch sai che laltro diritto insufficiente. Beneficia

della prescrizione la Chiesa romana; come pu beneficiare della prescrizione se il suo possesso non poggia su nessun legittimo titolo ed solo di mala fede? Anche se tu neghi la mala fede, non potrai negare la stolta fede. O in una causa cos importante e cos chiara deve essere scusata lignoranza in diritto e in fatto? In fatto, perch Costantino non diede Roma e le province (pu ignorare ci un povero uomo qualunque, non il sommo pontefice); in diritto, perch quei beni non potevano n essere donati n essere ricevuti in dono, cosa questa che nessun cristiano pu ignorare. La tua buona fede, buona ma sciocca, ti dar il diritto a possedere quelle cose, che se fossi stato meno ignorante non sarebbero state mai tue? Ora che io son riuscito a dimostrarti che tu hai posseduto per ignoranza e scioccheria, non perderai i tuoi diritti, ammesso che tu ne abbia mai avuti? La conoscenza dei fatti non ti toglier giustamente quello che lignoranza ti aveva ingiustamente attribuito? E i tuoi acquisti ritorneranno al legittimo padrone, forse con gli interessi. Se dopo le mie parole pensi ancora di continuare a possedere a giusto titolo vuol dire che la tua ignoranza si mutata in dolo e inganno e ne sei divenuto chiaramente possessore in mala fede. 91. La Chiesa romana beneficia della prescrizione. O ignoranti di tutto, ed anche del diritto divino! Nessuno periodo di anni, quanto si voglia grande, pu distruggere un titolo legittimo. Forse, io, catturato dai barbari o creduto morto, se ritorno in patria dopo cento anni di schiavit, sar escluso dal diritto di chiedere leredit paterna? Che ci sarebbe pi inumano di ci? Per portare qualche esempio storico, forse, Iefte, capo degli israeliti, quando i figli di Ammon richiedevano la terra compresa tra il territorio di Arnon e Iaboc e il Giordano, rispose: ha beneficiato Israele della prescrizione di trecento anni? Rispose invece che non era loro la terra che chiedevano ma degli amorei e che la prova migliore che quella terra non spettava agli ammoniti era il fatto che essi non la avevano mai richiesta in tanti anni. Beneficia della prescrizione la Chiesa romana: taci, lingua sacrilega. Tu osi trasferire agli uomini la prescrizione che delle cose mute e irrazionali, agli uomini il cui possesso in ischiavit quanto pi dura tanto pi esecrando? Gli uccelli e le belve non patiscono prescrizione, ma quando piace loro e se ne offre loccasione fuggono via, le abbia tu possedute quanto si voglia. Alluomo posseduto da un altro uomo non sar concesso liberarsi?

92. Sentite ora un fatto, dal quale appare la frode e il dolo, pi che lignoranza, dei romani pontefici che chiamano a giudice la guerra non il diritto, e che ci pu dare unidea di quello che credo abbiano fatto i primi pontefici nellimpadronirsi di Roma e di altre citt. Ecco: poco prima della mia nascita mi appello al ricordo di quelli che furono presenti ai fatti Roma sub con un inaudito inganno, il dominio o meglio la tirannide dei papi, mentre prima era stata libera per molto tempo. Lautore dellinganno fu Bonifacio IX, simile allottavo per frodi e per il nome, se pure si possono chiamare Bonifaci quelli che fanno il male. Quando i romani, accortisi dellinganno, cominciarono tra loro a sdegnarsene, il buon papa, a mo di Tarquinio, abbatt con la verga i pi alti papaveri. Innocenzo VII, suo successore, volle imitarlo, ma fu cacciato dalla citt. meglio non parlare degli altri papi, che tennero sempre oppressa Roma con la forza delle armi, sebbene essa si ribellasse ogni volta che lo potesse; cos sei anni fa non potendo ottenere la pace da Eugenio n potendo daltra parte resistere pi ai nemici che lassediavano, i romani assediarono il papa nel suo palazzo, e non permisero che ne uscisse se non avesse fatta prima la pace con i nemici o avesse trasferito lamministrazione della citt ai cittadini. Ma il papa prefer abbandonare la citt sotto mentite spoglie, con un sol compagno nella fuga anzich accondiscendere ai desideri dei cittadini che non chiedevano se non cose giuste ed eque. Se si lasciano i romani liberi di scegliere, nessuno ignora che essi sceglieranno la libert pi che la schiavit. Come per Roma, si pu pensare che avverrebbe per le altre citt che son mantenute in schiavit dal papa, ad opera del quale invece dovrebbero essere liberate dalla schiavit. 93. Sarebbe lungo enumerare quante citt prese ai nemici siano state liberate dal popolo romano tanto che Tito Flaminino arriv a liberare tutta la Grecia che serviva ad Antioco e volle che fosse libera e indipendente. Sembra invece che il papa trami con cura insidie contro le libert dei popoli, e perci i popoli, a loro volta, ogni giorno, appena si presenta loccasione, si ribellano; basta pensare a quello che avvenuto a Bologna. Pu darsi che qualche volta, per qualche pericolo imminente, i popoli si siano per loro spontaneo consenso messi sotto il potere papale; ma non bisogna prendere la cosa come se essi si facessero schiavi, s da non poter sottrarre pi i loro

colli dal giogo, e s che anche i loro figli non abbiano neppure essi pieno potere di se stessi. Sarebbe troppo ingiusto. 94. Spontaneamente venimmo a te, o sommo pontefice, perch ci governassi; spontaneamente ora ci allontaniamo da te, perch non ci governi pi a lungo; facciamo un conto del dare e dellavere per vedere se noi ti dobbiamo nulla. Ma tu vuoi continuare a governarci contro la nostra volont, come fossimo dei pupilli, quando noi forse sapremmo governare te stesso con pi saggezza di te. Aggiungi loffese che vengono recate da te e dai tuoi magistrati a questa citt tanto spesso. Chiamiamo Dio a testimone che le offese vostre ci costringono a ribellarci come una volta fecero ribellare Israele da Roboan. E quale fu la cos grande offesa che li fece ribellare? Che parte (trascurabile) dei nostri malanni il pagare tributi piuttosto gravosi! Che dovremmo fare se tu impoverissi il nostro Stato? Eppure, lhai impoverito. Se tu spogliassi i templi? E li hai spogliati! Se tu violentassi vergini e matrone? E le hai violentate! Se bagnassi la citt di sangue nostro? E lhai bagnata! E noi dovremmo sopportare tali cose? O piuttosto non dimenticheremo anche noi di essere tuoi figli, quando tu hai dimenticato di essere padre? Come padre, o sommo pontefice, o se pi ti piace, come padrone ti chiam questo popolo non come nemico e boia. Ma tu non vuoi essere padre e signore, ma nemico e boia. Noi, perch siamo cristiani, non imiteremo la tua crudelt ed empiet, sebbene lo potessimo per essere stati offesi; non stringeremo contro di te la spada della vendetta; ma soltanto, dichiarandoti decaduto, adotteremo un altro padre e signore. permesso ai figli di fuggire dai genitori cattivi, dai quali, pure, si nati. A noi non sar lecito fuggire te non padre nostro vero, ma adottivo e che ci tratti cos male? Pensa a fare il sacerdote e non porre la tua sede verso settentrione, donde tonando vibri fulmini su questo e sugli altri popoli . Ma c bisogno di insistere su un argomento cos evidente?

XXVIII 95. Affermo con ogni forza non solo che Costantino non fece s larga donazione, non solo che il romano pontefice non beneficia della prescrizione, ma anche che, se pure luno don e laltro beneficia della prescrizione, tuttavia i due diritti sono estinti per i delitti dei possessori, quando vediamo che da un sol fonte sono

scaturite la rovina e la distruzione di tutta lItalia e di molte province. Se amaro il fonte, lo sar anche il fiume; se immonda la radice, anche i rami saranno immondi; se le primizie non sono sante non santa la massa. Cos, per antitesi, se il fiume amaro, bisogna ostruirne il fonte; se i rami sono immondi, nella radice lorigine del male, se la massa non santa, anche le sue primizie sono da rigettare. Potremmo noi ammettere come legale lorigine della potenza papale, che vediamo essere causa di tanti delitti e di tanti mali di ogni genere? 96. Io posso ben dire e gridare ad alta voce (non ho paura degli uomini, protetto come sono da Dio) che ai miei giorni non vi stato sommo pontefice che abbia amministrato con fedelt e saggezza. Furono tanto lontani dal dare il pane di Dio alla famiglia dei loro sudditi, che anzi li farebbero sbranare come pezzi di pane. Il papa, proprio lui, porta guerre a popoli tranquilli; semina discordie tra le citt e i principi; il papa ha sete delle ricchezze altrui, e, al contrario, succhia fino in fondo le sue stesse ricchezze; egli come Achille dice di Agamennone Demoboros basileus, cio re divoratore dei popoli. Il papa fa mercato non solo dello Stato, ci che non oserebbe n Verre n Catilina, n alcun altro reo di peculato, ma mercanteggia perfino le cose della Chiesa e lo stesso Spirito Santo! Perfino a Simon Mago desterebbe esecrazione! E quando ci viene avvertito e anche rimproverato da galantuomini, non nega, ma sfacciatamente lammette e se ne gloria: afferma che gli lecito strappare in qualsivoglia modo dalle mani degli occupanti il patrimonio della Chiesa donato da Costantino, come se da quel riacquisto la religione cristiana sia per trarre maggiore felicit e non piuttosto maggior peso di peccati, di mollezza, di passioni, se pure possibile che la Chiesa sia pi gravata di tali mali di quanto non lo gi e se vi pi posto per scelleratezze. 97. Per riavere le altre parti donate, sperpera le ricchezze mal tolte ai buoni, paga truppe a cavallo e a piedi, che fanno tanto male dappertutto, mentre Cristo muore affamato e nudo in migliaia e migliaia di poveri. E non si rende conto (o indegnit!) che mentre egli si affanna a strappare ai principi secolari i loro beni, questi a loro volta sono spinti a strappare agli ecclesiastici i loro beni o dal cattivo esempio o dalla necessit (talvolta non c neppure vera necessit).

XXIX 98. Non c pi religione; nessuna cosa pi santa; non vi pi timore di Dio: ho orrore a dirlo, ma tutti i malvagi scusano i loro delitti con lesempio del papa. In lui e nei suoi satelliti ogni esempio di delitti: possiamo ben dire con Isaia e Paolo contro il papa e i suoi: Per causa vostra bestemmiato il nome di Dio tra i popoli. Voi che ammaestrate gli altri, non ammaestrate voi stessi; voi che predicate non doversi rubare, fate rapine; voi che maledite gli idoli, commettete sacrilegi; voi che ponete la vostra gloria nella legge e nel pontificato, trasgredendo la Legge voi non onorate pi Dio che lunico vero pontefice. Se il popolo romano perdette per leccesso dei beni la sua vera gloriosa romanit, se Salomone per la stessa causa, abbandonandosi ad amori carnali, cadde nellidolatria, non dobbiamo credere che avverr lo stesso nel sommo pontefice e negli altri sacerdoti? 99. Insomma, possiamo noi credere che Dio avrebbe permesso che Silvestro accettasse materia di peccato? Non permetter che si faccia questo oltraggio alla memoria di un santissimo uomo, non permetter che si insulti un ottimo papa, dicendo che egli accettasse imperi, regni, province, alle quali sogliono rinunziare quelli che vogliono entrare nella Chiesa. Pochi furono i beni che possed Silvestro; pochi furono quelli degli altri sommi pontefici, il cui aspetto era sacrosanto anche ai nemici come quel san Leone, che atterr lanimo truce del re barbaro (Attila) e pieg chi la forza di Roma non aveva potuto n toccare n spezzare. Ma gli ultimi papi, ricchi e affogati nei piaceri, sembrano non mirare ad altro che ad essere empi e stolti tanto quanto santi e saggi furono gli antichi pontefici. Quale cristiano potrebbe sopportare ci con tranquillit? 100. In questa mia prima orazione non voglio ancora spingere i principi e i popoli ad arrestare il papa precipitante a corsa sfrenata e a costringerlo a star buono nella sua sfera di azione, ma solo vorrei indurli ad ammonire il papa che, forse, gi ritrovata da s la via della verit, attraverso essa se ne torni a casa sua lasciando laltrui e ripari nel porto, lontano dalle onde di dissennati pensieri e dalle tempeste furiose. Ma se egli ricusa (di seguire la via della verit) mi preparer ad una seconda orazione molto pi aspra. Possa io una buona volta vedere il papa fare solo il vicario di Cristo e non anche dellimperatore: nulla mi pesa pi che lattendere ci, specialmente perch spero che avvenga per i miei scritti. Che non

ci giunga pi leco di orribili voci: fazioni ecclesiastiche, fazioni contrarie alla Chiesa; la Chiesa combatte contro i perugini o contro i bolognesi. Non la Chiesa che combatte contro i cristiani ma il papa; la Chiesa combatte gli spiriti del male nel cielo. Allora il papa sar chiamato e sar realmente padre santo, padre di tutti, padre della Chiesa; non susciter guerre tra i cristiani, ma con apostoliche censure e con la maest del papato spegner le guerre provocate da altri.