10 21 Orsola
10 21 Orsola
10 21 Orsola
Martirologio: 21 ottobre
L'iscrizione riporta i nomi di alcune di queste antiche martiri (Aurelia, Cordola, Cunera,
Pinnosa, Cunegonda e Odialia di Britannia), tra cui anche quello di Orsola. La leggenda delle
undicimila vergini, invece, ebbe forse origine da un errore di trascrizione dove era indicato il
"martirio di Orsola e delle sue compagne ad undecim milia (o ad undecim miliarium)", ovvero in un
luogo a undici miglia (o all'undicesimo miliario) dalla città di Colonia.
Comunque sia, la pietà del popolo cristiano verso le vergini fu eccezionale e, patrone prima
di Colonia, nel secolo VIII furono patrone della Francia, poi sant'Alberto Magno le scelse
all'Università di Colonia come patrone degli alti studi teologici e il suo esempio fu seguito alla
Sorbona di Parigi da san Tommaso d'Aquino, a Coimbra da Suarez e in Austria dall'Arcivescovo di
Vienna. I grandi Maestri della teologia erano convinti che, presentando ai loro discepoli le eroiche
virtù delle giovani martiri avrebbero potuto comunicare il necessario disprezzo della carne e del
sangue, nonché l'elevazione d'anima, che rendono facile allo spirito il lavoro intellettuale.
Il primo testo liturgico sicuro che ne attesta il culto è, a quanto sembra, quello relativo alla
metà del IX secolo, il Sermo in natali sanctarum Coloniensium virginum, seguito al martirologio di
Wandalberto di Prüm, compilato più o meno nello stesso periodo.
Col tempo, scritti agiografici di tono sempre più romanzesco presero a crescere attorno a
questo più antico nucleo. Nel XII secolo furono scoperte presso la basilica di Sant’Orsola a Colonia
varie ossa appartenenti a uomini, donne e bambini, ma nulla autorizza a collegarle a resti di martiri.
La diffusione del suo culto diventa più importante per l’opera di due sante del XII secolo
Elisabeth von Schönau (1128-1164) e Hildegard von Bingen (1098-1179). Elisabeth, nel suo Liber
revelationum de sacro exercito virginum Coloniensium racconta le rivelazioni ricevute da S. Orsola,
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che le narra i dettagli della vita e del martirio, le rivela i nomi dello sterminato numero di compagne
e compagni di martirio e le vicissitudini della loro sepoltura. La prima ad essere informata di queste
rivelazioni fu l’amica Hildegard von Bingen, che scrisse le musiche per l’Ufficio e per la Messa
della festa di S. Orsola e Compagne martiri, lasciandoci uno straordinario affresco musicale che,
seguendo il suo caratteristico stile melismatico, valorizza appieno i testi ricchi di citazioni bibliche e
di immagini simboliche.
La vicenda di sant'Orsola e delle undicimila vergini, per secoli amata e ripetuta, ha ispirato
numerose composizioni letterarie e opere d'arte, fra le quali il ciclo pittorico di Vittore Carpaccio,
conservato nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia.
Fra il XII e il XV secolo nacquero in Germania le Orsolashifflein (navicelle di Orsola),
confraternite in onore della santa che si diffusero rapidamente e a cui si iscrissero donne e uomini,
persino vescovi, abati e re. Queste confraternite si diffusero anche in Italia, ed una di queste fu
l’attuale Misericordia di Pisa (della quale Orsola è stata la prima patrona). Gli iscritti alle
"navicelle" si impegnavano ad aiutare e sostenere i più deboli oltre che a soccorrerli in caso di
bisogno.
Nel 1536, la desenzanese sant'Angela Merici fondò a Brescia una società di vergini votate
all'apostolato, all'insegnamento e all’educazione delle fanciulle, e diede loro il nome di Orsoline,
mettendole così sotto la protezione della santa, che tutta l'Europa cristiana venerava come martire
della verginità eroica ed eroina della cultura contro la barbarie. Pertanto, Orsola è diventata la
protettrice degli educatori e delle maestre, oltre che delle università, dei mercanti di tessuti e dei
bambini malati. Molte altre congregazioni sono sorte ispirandosi questa santa: l’Annuario Pontificio
ne elenca una trentina.
Nell’arte, Orsola è rappresentata in vari momenti della sua vita: il sogno, l’incontro con papa
Ciriaco, il viaggio, il martirio. È rappresentata come una principessa, in abiti regali, generalmente
con la corona in testa; tra i suoi attributi, la palma del martirio, la freccia che la uccise, un vessillo
bianco con croce rossa, come segno di vittoria sulla morte per mezzo del martirio, una barca.
Spesso è anche raffigurata secondo lo schema di Maria madre di misericordia: sotto la protezione
dell’ampio mantello aperto compaiono dapprima le sue compagne, poi altri personaggi della
leggenda, e, infine, anche i membri delle confraternite.
Un’insolita raffigurazione di sant’Orsola nei suoi panni di intercessore si trova a Pisa presso
il Museo Nazionale di San Matteo: si tratta di un dipinto su tavola di scuola pisana del 1375 in cui
sant’Orsola, la corona sul capo e il vessillo del Popolo di Pisa nella mano sinistra, porge la destra a
una personificazione della città (riconoscibile dall’abito, trapunto dell’aquila imperiale) aiutandola
ad emergere dalle acque, chiaro riferimento a un’inondazione dell’Arno, di cui la santa avrebbe
scongiurato o riparato i danni.
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Le origini della Misericordia di Pisa risalgono alla confraternita di Sant’Orsola che, sorta nel
1330, esercitava opere di carità a poveri e infermi sull'esempio di padre Domenico Cavalca.
Durante la peste del 1527-32 i confratelli orsolini si dedicarono al seppellimento dei morti
ponendosi sotto la protezione di San Sebastiano, che ne divenne copatrono. Nel 1575 si aggregò
all'arciconfraternita della Buona Morte ed Orazione di Roma, divenendo arciconfraternita con il
nome "Venerabile compagnia di S. Orsola, S. Sebastiano e della Buona Morte della città di Pisa".
Nel 1708 si aggregò anche all'arciconfraternita del SS. Sacramento di Roma e di conseguenza
ampliò ulteriormente il proprio titolo.
Nel 1785 fu soppressa dal granduca Pietro Leopoldo I de' Medici e il suo archivio trasferito
a Firenze, dove ancor oggi si trova, conservato presso l'Archivio di Stato. Nel 1791 il granduca
Ferdinando III dette il permesso di riorganizzare la confraternita, con tutti i diritti e privilegi della
Misericordia di Firenze, a condizione che uniformasse il proprio regolamento a quello della
consorella fiorentina. Assunse quindi il titolo attuale di Arciconfraternita della Misericordia di Pisa
e l'arcivescovo le concesse come sede l'oratorio di S. Gregorio presso la chiesa di S. Frediano, ex
sede del soppresso collegio dei Barnabiti.
La Misericordia di Pisa si trovò subito a dover affrontare il problema di dove seppellire i
defunti e nel 1803 ottenne di poter utilizzare allo scopo l'atrio e la sagrestia dell'oratorio di via
S.Frediano. Successivamente, quando circa 25 anni dopo il problema si ripropose, ottenne l'utilizzo
del secondo chiostro del convento di S.Francesco, finché nel 1914 acquisì un terreno in via
Pietrasantina per realizzarvi il camposanto, che, a causa della guerra e di successive difficoltà
tecniche, fu pronto solo nel 1977. Nel 1899 aprì il suo primo ambulatorio medico-chirurgico,
gratuito per i poveri. Nel 1955 si fuse con l'arciconfraternita del SS.Salvatore (detta Crocione),
fondata nel 1390 dal beato Giordano da Rivalto e con sede presso la chiesa di S.Giuseppe, i cui beni
mobili e immobili passarono alla Misericordia, che prese il nome di "Venerabile arconfraternita di
Misericordia e Crocione di Pisa".
La prima sede storica della confraternita era stata la chiesetta di Santa Bibbiana in Soarta.
Nel corso dei secoli è passata per molte altre chiese, tra cui San Luca e San Michele in Borgo, per
poi stabilirsi, col permesso del Granduca Ferdinando II, nell'oratorio di San Gregorio, in via San
Frediano. Negli ultimi anni è stata realizzata una nuova struttura nei pressi del ponte del CEP, in cui
verranno gradualmente trasferite le varie attività.
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La confraternita possiede quattro raffigurazioni di sant’Orsola: una è una statua lignea che la
rappresenta in atteggiamento di preghiera, con la corona in testa e la palma in mano. Un’altra è una
tela tardo seicentesca che la rappresenta a mezzo busto con la corona in testa, con il vessillo con la
croce ed una freccia che le trafigge la gola. Vi è poi una raffigurazione su ardesia, di epoca incerta,
che la rappresenta secondo lo schema di Maria madre di misericordia: sotto un mantello aperto
trovano riparo le compagne martiri. Infine, la Misericordia di Pisa possiede un piccolo quadretto
seicentesco con la raffigurazione del volto della santa con la corona, il vessillo e la freccia nel collo.
A Vigo di Cadore, nella chiesetta a lei dedicata, si può ammirare un ciclo di pitture murali ben
conservato della metà del Trecento ed una sua reliquia (frammento osseo) proveniente da Colonia.
I Santi patroni della Misericordia di Pisa, oltre a Sant’Orsola (in memoria della “nascita”
della confraternita come Compagnia di S. Orsola), sono attualmente: S. Gregorio Magno, papa (per
cui la confraternita fu definita "venerabile"), S. Giuseppe (come eredità del Crocione dopo la
fusione del 1956) e Santa Margherita da Cortona.
Dal Comune di più martiri, con salmodia del giorno dal Salterio.
ORAZIONE
O Dio, che hai sostenuto le sante martiri Orsola e compagne con la forza
invincibile della tua carità e le hai rese intrepide di fronte ai persecutori, concedi
anche a noi, per loro intercessione, di perseverare nella fede e di crescere nel tuo
amore. Per il nostro Signore.
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