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8. Ecker, Einige Bemerkungen über einen schwankenden Charakter in der
Hand der Menschen. (Archiv., für Anthropologie), Mantegazza, Della
lunghezza relativa dell’indice e dell’anulare. (Archivio per l’Antropologia e
l’Etnologia, vol. 7, Firenze 1877, pag. 19).
12. Leem racconta di aver percorso in una slitta lappone 88 chilometri nello
spazio di sei ore.
15. È bello raffrontare il carattere dei ciukci con quello dei lapponi. Anche
quei fratelli orientali dei nostri buoni amici di Scandinavia sono benevoli,
teneri in famiglia; nè ladri, nè omicidi. Se date ad un bambino un dolce
o una leccornia qualunque, invita fratellini ed amici a dividere il dono
con essi. Nulla assaggiano i figliuoli senza prima offrire ai genitori e
ottenere licenza di mangiare. Quei poveri fanciulli a sette od otto anni
incominciano a seguire le carovane, che vanno alla pesca della foca, a 9
o 10 anni guidano già un equipaggio di sette od otto cani; a 13 o 14
hanno già un arpone, una lancia ed un arco, armi che non poseranno
più fino all’ultimo respiro. Son gente allegra e felice. I ciukci sono molto
ospitali e un tempo offrivano le loro donne al loro ospite. Ciò non
avviene più, benchè si debba dir che le donne ciukce non conoscono
affitto il pudore.
Anche i ciukci amano poco la musica e non hanno altri strumenti
musicali che un tamburo fatto colla vescica di foca ed una viola ad una
corda. Conoscono poche canzoni con ritornelli monotoni e dolci. Le sole
ragazze ballano e la loro danza consiste in piccoli salti, ora a destra ed
ora a sinistra, storcendo orribilmente gli occhi e gemendo e soffiando
come le loro belve e i loro cetacei.
Molte analogie esteriori si trovano fra i nostri lapponi e i ciukci. Anche
questi portano nell’inverno due vesti di pelliccia, una col pelo all’infuori,
l’altra col pelo all’indentro. Anch’essi, quando riposano, sogliono con un
rapido movimento ritirare un braccio o ambedue le braccia dalle
maniche, onde riscaldarle meglio. Anch’essi non abbandonano mai il
coltello, la pipa e la borsa di tabacco. Il nostro Bove vide più d’una volta
ciccare le donne dei ciukci e i bambini lasciare il capezzolo materno per
prendere in bocca la pipa.
16. Lo schizzo psicologico che abbiam dato dei lapponi sarà giudicato da
taluno un po’ prolisso; ma noi speriamo che il ritratto sia rassomigliante.
In questi casi la concisione è sempre a scapito della verità e basterebbe
a provarlo il quadro dato dall’illustre Castren: «Son gente lenta,
malinconica e burbera. Sono accusati di invidia, di implacabilità, di
scaltrezza e di altri vizii inerenti a questo carattere. Si lodano invece per
il loro animo mite, per il loro buon volere, per essere servizievoli ed
ospitali, per il loro timor di Dio e la loro continenza.» È questo un ritratto
che può servire per molti altri popoli!
17. Fra gli altri Valdemar Schmidt combatte la credenza che i lapponi
abbiano abitato la Danimarca all’epoca della pietra.
Nel nord della penisola scandinava non si trovano dolmen e i cranii dei
dolmen danesi sono molto diversi da quelli dei lapponi. Le Danémark à
l’Exposition universelle. Paris, 1868, in-8.
20. Eppure un passo del Kalevala, l’antico poema epico dei finni, avrebbe
dovuto farci cercare i canti lapponi. Là dove Lemmin-Käine narra il suo
arrivo alla casa di Pohjola in Lapponia, si legge (Canto XII):
22. Lästadius riferì a Marmier una vecchia leggenda lappone, nella quale
una madre mangia il bambino della propria figlia.
Nabbudalla cabbudalla
Nammositis nalkutalla
Vuoinumitis vilutalla.
26. Sul valore dei tre nodi delle castità Van Düben dice: «Sanguis in coitu
primo effusus lavando colligitur in linteolo et adservatur; nodi tres in tali
linteolo facti nodi virginitatis appellantur et de his in poemata loquitur.»
28. Non si deve intendere però che si parli di elmo di ferro, ma solo di
cappello da guerra. Donner crede che questo canto sia tanto antico da
giungere al di là dell’epoca del ferro.
29. La moglie di Stalu è chiamata Ludac (cimice), perchè essa succhia con
una canna di ferro il sangue dal corpo degli uomini.
34. I lapponi non hanno capito che la parte più grossa e più superficiale
della religione cristiana. Von Buch racconta al principio di questo secolo,
che essi si accostavano alla Comunione con molta frequenza, ma
soltanto perchè la riguardavano come una specie di sortilegio, che li
preservava dall’influenza degli spiriti maligni. Non è ancora molto tempo,
dice egli, ch’essi portavano alla Chiesa un panno bianco, e vi
inviluppavano con grandissima cura il pane santo, che dividevano poi
alle loro case in una quantità di piccoli pezzi, che davano poi ai loro
rangiferi per difenderli da ogni pericolo.
35. Mantegazza, Quadri della natura umana. Milano, 1871, vol. II, pag. 317.
37. Quando a Mace cercavo l’antico cimitero trovai sopra un’area estesa
delle depressioni regolari nel suolo, delle quali non capivo l’origine. La
mia guida non sapeva neppure cosa fossero, ma suggerì che potessero
essere i luoghi dove i lapponi costruivano le loro capanne; egli
supponeva che avessero scavato la terra, perchè non elevandosi i tetti al
disopra degli alberi non si potessero vedere da lontano poichè, mi
diceva, anticamente il paese era sempre soggetto alle scorrerie dei russi,
ed i lapponi cercavano più che potevano di nascondersi, spegnendo i
loro fuochi, perchè non se ne vedesse il fumo quando sapevano che il
russo era vicino. Non so se questa spiegazione valga, ma prova per lo
meno che esiste ancora tra i lapponi la memoria delle incursioni dei loro
vicini e delle astuzie a cui dovevano ricorrere per nascondersi. In quanto
al nome di russi, è probabile che abbia sostituito quello di qualche
popolo, come: tchudi, kareli o altri, essendo oggi i russi i soli vicini
temibili che abbiano.
La voce cutte dal significare Tschudi è passata nella lingua lappone a
significar nemici.
40. Di questo libro esiste un’edizione latina, che porta la stessa data
dell’edizione bilingue: Leemius (Canutos). De Lapponibus Finmarchiae,
eorumque lingua, vita et religione pristina, cum notis J. E. Gunneri.
Abbiamo pure una traduzione tedesca stampata a Lipsia nel 1771, in-8.
Lo stesso Leem ha pubblicato una grammatica e un dizionario della
lingua lappone.
Nota del Trascrittore
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