Lettere S.gaetano Italiano

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Lettere in italiano

A SEBASTIANO DE RICCI Suo professore di diritto presso luniversit di Padova, gli manifesta tutta la sua apprensione per le tristi vicende durante la Lega di Cambrai.

All'eccellentissimo giureconsulto Sebastiano Ricci, nobile aquilano, rispettabile fratello - Foligno. Esimio e illustre fratello, Dio vi protegga. Oggi ho ricevuto una vostra lettera, mentre un'altra, scritta da Foligno, l'ho ricevuta circa dieci giorni fa. Mi rallegro per l'ufficio che avete ricevuto, il quale, se non risponde pienamente alle attese, tuttavia scala per un futuro migliore: complimenti. In quanto al mio stato, sono a posto fisicamente, ma molto turbato per gli eventi che si annunciano per Vicenza: facile prevedere, per esempio, che se torna l'Imperatore, senza dubbio, il suo territorio se la vedr brutta, avendo, nella maggior parte, parteggiato per Venezia. Essendo veneti, molti se la vedranno male, ma, perch conosciate il mio pensiero, io non sono simpatizzante dei veneziani, n lo sar mai. La Casa Thiene e quella Trevisani hanno gi pagato il loro tributo ai veneziani, al contrario i Porto sono nelle loro grazie e, se torna l'Impero, bisogna davvero preoccuparsi per essi, specialmente per Messer Simone. E loro opinione che tra l'Impero e Venezia vi sar un accordo: io, se non lo vedo, non ci credo. Antonio Thiene e Giovanni Galeazzi sono fuori; i fratelli Nicol, Bartolomeo e Antonio Trissino, Giovanni Giorgio e altri, essendo veneti, saranno rovinati. Queste due famiglie non avranno pi capo, n altri nobili: i contadini assurgeranno a nobilt. Che Dio ci aiuti. Pristi (?) sta bene ed 1i. Ora vi saluto perch il messo aspetta. Avvisatemi a chi devo dare quelle vostre lettere piegate, cos ve le mander, perch cos come stanno non stanno bene. Roma, 22 gennaio 1510 Io sto presso S. Simone, vicino al Vescovo (Pallavicino) di Cavaillon; Giraldi qui e si raccomanda alla vostra Eccellenza. GAE[TAN] DA THIEN[E]

Purtroppo l'originale di questa lettera non si conserva, per si ha una copia autenticata custodita nelle Memorie storiche della chiesa di S. Bartolomeo a Bologna, ove i Padri Teatini dimorarono fino al 1800.

A SEBASTIANO DE RICCI Venezia continuando a porgere di s ancora un triste spettacolo di odi, di lotte, e di fazioni interne, spinge Gaetano a indirizzare questa nuova lettera al professore e amico Sebastiano Ricci. Gli manifesta lamarezza del suo animo per le conseguenze di una inevitabile guerra che poteva coinvolgere Vicenza, e per i suoi parenti divisi da passioni politiche. Invero raramente possiamo ci che ardentemente bramiamo. cos la sorte, instabile e sempre incerta, varia continuamente e disperde le umane cose; ma io non so che cosa debba cercare, forse sar pi sicuro star lontano. Ignoro perci che cosa potr di giorno in giorno accadere; da me saprai tutto. I1 tuo amico Pietro Francesco partito nei giorni scorsi, giacch gli stata recata lettera dal padre, come a me ha riferito il Rev. Signor mio Giambattista Pallavicino, che lo aveva accolto in casa sua. Con questa lettera invero lo avvertivamo di recarsi subito in patria per sposare. Come ho appreso dal detto mio Signore, nella nostra casa stato ordinato un dono d'argento al prezzo di cento [...] per il giorno 19 di questo mese. Nei giorni scorsi ci sono state recate lettere per te, e noi le abbiamo fin qui trattenute in attesa di tuoi scritti: te le mando qui unite, e Dio le accompagni. Fa di star bene e fatti amare da tutti, e scrivici alquanto spesso. Addio come fratello amatissimo.

Questa l'unica lettera scritta in latino con stile molto elegante da Gaetano e pervenutaci fino ad oggi. Si custodisce l'autografo nella chiesa dei santi Michele e Gaetano di Firenze. Gli intervalli punteggiati indicano le lacune esistenti qua e l nel corso del testo, perci non permettono di dare una traduzione per intero. Nella prima parte, il santo spiega che la sua famiglia sta bene, ma si sente angustiato dalle previsioni di doversi recare a Rampazzo; essendo egli l'unico erede del ramo della famiglia Thiene, lo zio e la madre volevano coinvolgerlo nella gestione economica dei beni, mentre Gaetano, sentendo sempre pi forte la chiamata al sacerdozio, preferiva ritornare a Roma, come poi fece La parte del foglio contenente la firma appare tagliata allo scopo di conservarla come reliquia. A SUOR LAURA MIGNANI Suora del Monastero Agostiniano di Brescia alla quale Gaetano Thiene era legato da filiale amicizia. Nella lettera rivela le disposizioni intime del sacerdote novello; era stato infatti ordinato sacerdote lanno prima 30 settembre 1516. Madre in Cristo Ges, spero che la vite irrori abbondantemente il vostro cuore e che da esso possano sgorgare fiumi di acqua viva per estinguere l'ardente fiamma che mi avvolge e sentire l'energia del celeste cibo, fuoco bruciante e illuminante. Nell'oscuro bosco in cui mi trovo, possa io cibarmi solo di esso e trovare amaro tutto ci che del mondo. Nel banchetto e convito eucaristico, io mi ricorder sempre di voi; ma voi pregate lo Sposo celeste perch accolga le mie preghiere e mi esaudisca per merito vostro.

Vi raccomando la mia anima ferita e oppressa dal nemico, vi raccomando colei che mi ha generato, vi raccomando il vostro figlio (Bartolomeo Stella) fratello mio, vi raccomando questa citt, una volta santa, ora Babilonia, nella quale riposano tante venerabili reliquie. Oggi, bench peccatore, mi sono ricordato di voi nella Messa, celebrata all'altare della Lancia e della Veronica: spero che ne avvertiate i frutti per i meriti di cos insigne reliquia. La vostra lettera sar sempre nel mio cuore: il Vostro Sposo celeste ve ne renda grazie. Roma, ultimo giorno di luglio 1517 L'arido vostro figlio in Cristo GAETANO DA THIENE

Gaetano scrisse questa lettera nel verso del foglio stesso in cui Bartolomeo Stella aveva scritto a Suor Laura Mignani, indice questo di una amicizia molto sincera e fraterna tra i due uomini e sacerdoti. Essa conservata dentro un reliquiario nella sagrestia di S. Andrea della Valle in Roma dei Padri Teatini . A SUOR LAURA MIGNANI Gaetano narra la mistica visione del Natale 1517 presso la Basilica di S. Maria Maggiore in Roma. Veneranda Madre in Cristo, Spero che il fuoco divino si possa talmente accendere in voi, da riscaldare non solo i vicini, ma anche noi, lontani nel corpo e nel modo di vivere. In tutte le vostre lettere affiora il piacevole ricordo della mia povera persona: ci mi rende felice; certo non posso ricambiarvi degnamente, ma ci provo ugualmente; a parte poi che, se anche volessi, non potrei certo dimenticarmi di voi, in particolare quando mi trovo, io verme e fango, in mezzo al Paradiso e alla Santissima Trinit, ad amministrare Colui che illumina il sole e Creatore dell'universo. O infelice sorte di tanta mia cecit! Sarebbe ora che io mi svegliassi per prendere una decisione: o ritirarmi e umiliarmi come indegno o, come fedele dispensatore e umile tesoriere, farmi ministro dell'umile Signore. Ogni giorno prendo Colui che mi grida: Impara da me che sono umile... ed io resto superbo; prendo la Luce e la Via che mi dice: Seguimi ed io resto nel mondo; prendo quell'ardente fuoco che mi dice: Sono venuto per portare il fuoco e la spada... ed io resto freddo, pigro e attaccato agli affetti di questa misera vita. E tuttavia l'infinita pazienza paterna mi tollera, mentre io non so tollerare avversit alcuna per il mio Signore. Per ho ben tollerato, per tanti anni, le ferite mortali inflitte continuamente alla mia misera anima; sono stato indulgente e pieno di attenzioni per la carne, il mondo, il nemico. Sarebbe ormai ora, Reverenda Madre in Cristo, che io facessi guerra senza quartiere a questi miei tre irriducibili e pestiferi nemici e con l'aiuto della Croce superarli.

Ma, sebbene lo desideri, io non posso o meglio non voglio rinnegare il mio io negativo e desiderarne il disprezzo degli altri, se prima non mi verr concesso dalla mia Padrona Maria. Lei lo pu, e mi ha gi dimostrato di volermi bene, con larghezza di doni, ma non ha fatto ancora niente se non mi concede anche questo dono. Lei lo sa bene, avendo detto: guard lumilt della sua serva. Io sono un ingrato, non voglio servirla, la fuggo, lo confesso; ma giusto che sia fatta non la mia ma la sua volont. Io so che Lei vuole i ministri del suo dolce e ora piccolo Ges come Lei: umili. Perch non realizza questo anche in me? E onore suo, desiderio suo, possibilit sua. Da Lei io sono stato amato, allevato e vestito. Ora perch mi abbandona? Gridate, madre! Lamentatevi con la vostra Stella e Maestra perch io, sua creatura, possa diventare umile e piccola cosa. Qual quel fuoco cos grande che presto non Si spegne se non viene ricoperto da molta cenere? Siano i miei sentimenti, il mio corpo, il mio cuore, tutti cenere; sia questa glaciale anima mia un fuoco. Questo io posso sperare se la mia Padrona e Stella verr pregata da voi, e ricever assicurazioni e promesse sul mio conto. Se mi concede quello che bramo non la lascer mai, n mai lascer il suo vecchierello Sposo, n il piccolo Ges: in Egitto, nel deserto, in tutti gli altri suoi travagli, fino alla Croce e alla sepoltura io sar con Lei. Io audace, nell'ora del suo parto Santissimo, mi trovai nel vero e materiale santissimo Presepe: ad incoraggiarmi fu il beatissimo Girolamo, padre mio, grande amante del presepe, i cui resti riposano all'ingresso dello stesso presepe; e con qualche confidenza del Vecchierello, dalle mani della timida Verginella io presi quel tenero fanciullo carne e vestimento dell'Eterno Verbo. Duro era il mio cuore, credetemi, perch, se non si in quel momento liquefatto evidente che di diamante: pazienza! La stessa cosa mi accadde alla Circoncisione e, nonostante tutto, i miei sensi rimangono incirconcisi. E ancora mi capit lo stesso fenomeno per l'Epifania: ma i miei doni non sono altro che rottami, cattivo odore e rudezza. Non sono passati neanche cinque giorni che mi sono trovato ancora nello stesso luogo e, insieme ad essi, al tempio, per udire il dolce cantico del vecchio Simeone e le dure e amare parole della nota profezia. Io, Madre in Cristo, da oggi in poi e in ogni momento, offro e offrir sempre il nome vostro, finch mi sar concesso dall'Alto e non per i miei meriti, ma per i meriti della vittoriosa Passione di Cristo. Potr fare meglio se sar aiutato ogni mattina dalla vostra carit, poich voi sapete bene che ci non giover solo a me, ma a tutto il popolo di Dio, del passato e del presente. Per questo popolo io presento al Padre il desolato Agnello perforato di spine, di chiodi e lancia; Agnello che non cessa mai di gridare: Padre, tutte queste cose io soffro, perch non si perdano; perdonali. Perch non sanno quello che fanno. I1 vostro amato figliolo (Bartolomeo Stella) sar aiutato e ne goder anche l'anima del suo defunto fratello, per il quale, ogni giorno, prego ai piedi di tanti autentici imitatori di Cristo, i Santi, i cui meriti aiuteranno anche voi. Sono certo che il nostro amico che forte, sapr piuttosto ringraziare il sommo Dio pi che lamentarsi con Lui; questo dar consolazione a voi e spero che ne guadagner anche il padre; anch'io penso la stessa cosa, perch Questo stato voluto dal Signore ed santo. Madre in Cristo le vostre fatiche sono ben spese, continuate ad impetrargli (al padre di Bartolomeo) la veste nuziale, perch presto, spero, entrer tra gli amici dello Sposo per non uscirne pi. Dalla vostra capisco che avete scritto a Bartolomeo e a me: mi dispiace moltissimo, ma la lettera andata smarrita perch Dio non mi ha fatto degno di riceverla per i miei peccati. Lo Sposo vostro vi dia forza per rifarla, perch io la desidero ardentemente, specialmente perch, passata Pasqua, dovr partire per Venezia e vedere se Dio vuole che io trovi la quiete dell'anima per servire ovunque, il mio Signore, senza affanni di patria e parenti.

So che vi stata annunciata la morte di un servo di Dio che viveva lontano da qui. Questo pu accadere ogni momento, ma non voglio servire il Signore per questo, ma solo per amore, se avr la sua grazia. Il nemico cattivo: non vorrei che fosse una sua tentazione! Io non posso mettermi a correre, a meno che la bont di Dio non mi dia forze per farlo. Certo che mi creerebbe disagio, poich ancora non ho cominciato neppure a servirlo, ma non per mia volont... Se la mia venuta non vi infastidisce, avendo a disposizione tre ore, verr a visitarvi senza che lo sappia alcuno, tranne voi e il fratello mio Bartolomeo. Ma sebbene io non meriti alcun favore umano o divino, tuttavia, per il cuore di Cristo vi prego di accogliermi come il vostro figlio D. Bartolomeo. E se prima di partire vi servisse qualche cosa dal Papa, per voi o per il vostro monastero, avvisatemi, perch faro tutto ci che mi possibile e oltre. Ma anche dopo che sar partito, lascer sempre qualche amico nel mondo che, all'occorrenza, user volentieri il suo potere, specialmente se glielo chieder Messer Bartolomeo. E vero che io sono poca cosa, ma qualche volta supplir la carit. L'unione con lo Sposo vostro si fortifichi sempre pi con voi e anche con noi. Roma, 28 gennaio 1518 L'infruttuoso servo di Cristo e figliolo vostro GAETANO DA THIENE PS Ora vedo che sono stato troppo lungo; me ne dispiace; abbiate pazienza e attribuitelo alla mia poca prudenza.

Alla Madre in Cristo Suor Laura Brescia - Presso S. Croce.

L'autografo di questa lettera cos intima con la quale Gaetano apre tutto il suo animo di figlio spirituale alla Ven. Sr. Laura Mignani del Convento delle Agostiniane di S. Croce a Brescia, conservato, chiuso e sigillato tra due vetri, nella chiesa di S. Bartolomeo a Porta Ravegnana a Bologna. Esso fu spedito dalle stesse Suore Agostiniane il 20 Agosto 1659 all'arcivescovo di Bologna per i Padri Teatini ai quali era affidata la suddetta chiesa. A SUOR LAURA MIGNANI

Lasciata la citt di Roma, Gaetano comunica le condizioni di salute della sua mamma, riavutasi per la venuta del figlio. Raccomanda alla sua preghiera gli amici che aveva lasciato a Roma e mette a sua disposizione se stesso e la sua casa.

Veneranda Madre, il dolce Sposo Ges sia, nel vostro cuore, luce e fuoco, e in noi, vostri amati, bruci ogni radice di peccato. La vostra dolcissima lettera, temendo che la mia si fosse smarrita, mi stata carissima, poich desideravo sapere del vostro stato di salute. I1 Signore sia, sempre, da tutti benedetto; Lui che sempre ci consola ed aiuta, ne mai desiste dal farlo nonostante i nostri peccati. Voi mi offendete molto nel dare tanto peso a una mia piccola opera * (*); e poi non neanche mia, poich prima del Signore Dio e poi del Cardinale. Oggi, purtroppo, queste cose sono poco apprezzate e poco sfruttate dai miseri mortali, come si deduce, in modo particolare, dalla vostra lettera e dalle esperienze personali. Che non sia stata di grande valore per i bisogni vostri, sia ugualmente lodato il nome di Dio; io speravo che valesse almeno dai quaranta ai cinquanta ducati, e fino a quella somma, ero certo che sarebbero stati tutti vostri. Pazienza! Anche il vostro Sposo, in questo giorno, fu venduto a poco prezzo. Che il Signore si degni di supplire con benefici spirituali a quello che mancato ai vostri bisogni temporali. Con il suo Sangue prezioso il Signore lava tutte le anime che cercano la fonte di tanto tesoro, fonte apprezzata solo da chi soffre nel crudelissimo, anche se temporale, fuoco del Purgatorio o da quei pochissimi a cui il Signore la vuole rivelare oggi, in questa vita. I1 vostro grande e tenero affetto nei miei riguardi, purificato nelle piaghe del vostro dolce Sposo Cristo Ges, mi d tanta gioia che temo di non essere sufficientemente grato al Signore per tanto beneficio. Quello che mi consola che voi (e ne sono certo) ricevete il premio da Colui che l'origine di tale vostro amore per me; da parte mia non posso fare altro, presso Dio, che raccomandare la sposa al caro Sposo ogni giorno, nel Santo Sacrificio; ci a Lui sempre gradito anche se fatto da peccatori. Vi prego, invocate il caro Sposo, perch non si sdegni di questa mia continua audacia poich, se manca Lui, la vita morte. D'altro canto, io non posso confidare in nessun altro; per vincere la morte, c solo Lui. Pregatelo, Cristo Ges, perch metta in me, sua dimora, qualche fiore e profumo: quanto pi grande la mia miseria, tanto pi grande l'onore per la sua Maest Divina. Lamentatevi con Lui, come gelosa del suo onore, soffrite per vederlo venire in me, tenebrosa e fetida sentina. Lui vi Sposo, Lui vi ama, io gli sono abitazione e tesoriere; questa la ragione del vostro amore per me. Chi ve lo pu proibire? Sono certo che a voi l'aiuto viene dalla Madre sua; per quanto mi riguarda spero che la nostra santa Monica si ricordi di me e di tutti i suoi devoti. Se io voglio o non voglio non ha importanza, il Signore Lui: la sua volont che deve prevalere, non la mia; questo sensato. Abbiate piet di me! La mia cecit mi fa chiedere al Signore molte sue virt, ma essendo io tanto lento a scacciare i miei vizi, come possono le virt convivere con essi? Devo ammettere che quanto mi scrivete verissimo: i dolori sono il fuoco che purificano dal peccato. Io vorrei essere ragionevole, vorrei veder chiaro, ma la mia mente troppo soffocata, e schiava, non pu respirare. La mia volont non dovrebbe essere pi mia, ma del Signore; invece, troppo mia. La mia vecchia mamma si alquanto ristabilita fisicamente, il mio arrivo le ha fatto bene.

(*) Aveva fatto avere al monastero di S. Croce, dove risiedeva la Mignani, un Breve Pontificio, tramite il Cardinale Pallavicino.

Vorrei tanto per che lei mi cedesse totalmente al Vostro Sposo e che mi amasse per Lui, non per questa vita. Per la sua salvezza ho fiducia: ha sofferto molto in questa vita; spero che le sue sofferenze si muteranno, per lei, in gioia. Aiutatemi anche voi. I1 reverendissimo cardinale, posto nel fuoco del mondo, mi fa compassione; sar un'opera santa se lo aiutate; certo impresa difficile, ma forse facile per chi servo di Cristo Ges. II vostro carissimo M. Bartolomeo il giorno dopo la mia partenza (a quanto mi scrive) ha legato la sua vita alla Croce del vostro Sposo; aiutatelo ad arricchirsi dell'infinito tesoro del Re celeste; ne deriver onore per la Maest divina, vantaggio per le smarrite e piagate anime dei miseri mortali e speciale gioia per quanti lo amano. Voi sapete come ha fatto spazio in se stesso a Cristo, continuate ad assisterlo fino alla perfezione. I1 dono che mi avete mandato sia gradito al Signore, e prima che sia mangiato mi faccia riflettere quanta fatica costato; arriver il momento in cui io voglia diventare puro cibo per guadagnarmi il Regno eterno? O me infelice! Io non ho niente da mandare a Voi. Il Datore, il Creatore di tutto, il vostro caro Sposo, vi dia Lui il centuplo, e sovvenga a tutte le vostre necessit e a quelle della vostra Casa, protetta dal dolce legno della Vita, che arma di difesa per tutti i mortali contro gli invisibili e inafferrabili nemici. In caso di necessit, considerate la mia casa e la mia persona a totale disposizione della vostra Comunit, sempre che qualcuno passi da qui.

Vicenza. 16 giugno 1518. L'indegno sacerdote, tutto vostro GAETANO DA THIENE

Di questa lettera non si ancora riusciti a rintracciare l'autografo. Essa fu consegnata il 1 Novembre 1641 al Vescovo di Brescia per la chiesa teatina di S. Vincenzo a Modena. Tolta dal reliquiario nel 1885, ora l'autografo a Modena non si trova pi. La trascrizione stata fatta da G. Salvadori, il quale aggiunge: il reverendo Alberto Albertini attuale rettore della chiesa vide l'autografo il 16 agosto 1883 quando ricevette la consegna degli oggetti di essa. Gli ho chiesto per riprodurlo in fotografia e conservarlo pi gelosamente da persona degna di riguardo, che poi lo smarr. (Salvadori, op. cit.. pp. 56-58). A SUOR LAURA MIGNANI Gaetano manifesta il desiderio di recarsi a Brescia per incontrarla spinto anche dalle insistenze dellamico don Bartolomeo Stella. Il vostro dolce Sposo vi dia pace, Madre veneranda. Forse avrete ricevuto una mia precedente, ormai da qualche giorno, nella quale vi raccomandavo mia madre inferma. Il Signore l'ha chiamata quasi fino alla soglia; ma forse non Le apparsa completamente purificata: sia sempre lodato. Ella ancora a letto, per fuori pericolo, salvo che l'et non le impedisca di riaversi: raccomandate Lei e anche me al vostro Sposo Cristo Ges.

Mi parso bene scrivervi queste cose per informarvi dei fatti avvenuti. Ieri ho ricevuto una lettera del nostro D. Bartolomeo, del 28: sta bene. Il suo desiderio che io vi venga a trovare; vede che ne ho bisogno, e il desiderio non minore del bisogno. Il tempo sarebbe anche quello giusto e io, passata l'Assunzione della nostra Padrona, regina degli Angeli, desidererei venire; ma, saranno i miei peccati, sar il nemico, temo che sopraggiunger qualche imprevisto. Vi prego, di cuore, non lasciate ascendere la Madre della Consolazione senza raccomandarmi a Lei, perch mi dia la possibilit di venire, se questo pu tornare a onore del suo dolce Figlio e Sposo vostro, del quale io, esteriormente e di nome, sono servo. Tre ragioni mi sollecitano a venire, tuttavia mi sento legato: che l'infocato coltello del divino Amore tagli ogni laccio ed io possa venire prima che finisca agosto. In questa solennit aiutate il vostro caro figliolo e fratello mio in Cristo, D. Bartolomeo. Siamo inesperti e spogli di armi, mentre siamo assaliti da attacchi del mondo. Il nemico non dorme. Madre, gridate voi, affinch i nemici fuggano, anche se noi dormiamo; altrimenti noi finiremo male. Esultate, Madre, poich la Padrona vostra ascende nei Cieli per prepararvi un posto e perch possiate regnare in eterno con Cristo, Sposo vostro. Le piaghe di Cristo colmino, ogni giorno pi, il vostro cuore di dolcezza. Mia madre ed io confidiamo pienamente in voi e a voi ci raccomandiamo umilmente.

Vicenza, 7 agosto 1518. L'ingrato servo vostro e di Cristo Ges GAETANO THIENE

Le Suore Agostiniane di S. Croce donarono questa lettera nel settembre1639 al padre Giuseppe Ferrari, superiore dei Teatini della chiesa di S. Abbondio a Crema. Oggi si conserva nella chiesa di S Antonio Abate gi dei Teatini a Milano. A SUOR LAURA MIGNANI In questa lettera Gaetano apre alla mistica religiosa bresciana il suo stato danimo di fronte agli affari familiari che tanto lo impegnano, e raccomanda alle sue preghiere la nipote Elisabetta e se stesso. Illustre Madre in Cristo, sia sempre benedetto Cristo Ges; ho fiducia, per l'affetto che nutro per Messer Bartolomeo, che la presente, secondo quanto promesso dal vostro cappellano e con il permesso della Reverendissima Badessa, sar letta solo da voi, altrimenti sar bruciata.

Vi premetto che Messer Bartolomeo, il quale probabilmente non vi ha mai informata, stato male e che ancora ne porta qualche strascico. L'anno scorso si sentiva tanto abbattuto e depresso che io dovevo confortarlo, perch non si vergognasse di far sapere ad altri del suo male. Fui io a informare le persone pi care e tutti coloro che ci erano vicini in Cristo. Inizialmente se ne vergogn un poco, ma poi ne fu contento e ora, tra di noi, non se ne vergogna pi. In quel tempo aveva una piccola piaga al braccio che, dopo qualche tempo, sembr guarire, mentre ora, nelle sue ultime, mi scrive che gli da nuovamente fastidio, ma che si sta curando: non gli fa male, solo un certo impaccio, e questo lo addolora molto. Ora mi pare sia sulla via della guarigione, anche se permane un certo fastidio. La vostra carit accolga maternamente questa confidenza e sia essa un motivo di intima unione con Cristo Ges per ottenergli la necessaria salute per l'incremento del suo servizio. Sono certo che il male che ha avuto sia stato utile ad affinare il suo spirito. Si, vero, quando Maria disse: Non hanno pi vino, Ges rispose: Che ho da fare con te, o donna? (Gv. 2,3), per poi fece il miracolo. Anche ora, pur se non il momento, se lo vuole Maria regina, Ges far ogni cosa. Da parte mia, io vorrei Messer Bartolomeo sano e santo, perch fosse gioioso e non triste; tristezza che a voi non comunica per non crearvi preoccupazione. Io vi ho scritto tutto ci con la fiducia che scrivendogli non gli diciate niente ma che, conoscendone il male, ne possiate impetrare la guarigione. A voi dico di non preoccuparvi: quello che ha non gran cosa, n doloroso e permanente; a volte, un po fastidioso. Approfittando della riservatezza di questa lettera, dir poche parole su di me: le guerre hanno distrutto tutte le mie sostanze, tanto che dovendo far la dote a mia nipote che si sposa e pagare i debiti, non mi resta che un beneficio, la cui rendita, duemila e seicento ducati, mi serve per vivere. So che avete consigliato Messer Bartolomeo a non comprare nessun beneficio, io ho seguito lo stesso consiglio. Vi chiedo per di pregare il Signore Ges di darmi forza per saper vivere la povert, specialmente se a Roma dovessero arrivare tempi pi duri; oppure di ispirarmi l'eventuale vendita del beneficio per poter vivere. Vi informo che in questo momento sono un po' impicciato nelle cose di famiglia. II Signore Ges vi ispiri la preghiera per noi, a suo onore e per la salvezza delle nostre anime. Io sono molto incerto su quello che devo fare, eppure non vorrei far altro che la volont del sommo Dio, sempre: questo chiedo, questo desidero. Permettetemi di venire a Brescia, per due giorni: il Signore tutto pu e voi potete impetrarlo. Questo servirebbe a farvi conoscere l'ultimo dei sacerdoti e, tra l'altro, un'arca di ignoranza. Finora ho parlato a una che rispetto, ma che non conosco. Statemi bene in Ges. (Lettera senza firma) Sappiate che non verr mai da voi se non me lo comandate, perch allora sapr che giunto il momento, anche se fosse fra dieci giorni. Scusatemi di tanta presuntuosa familiarit. Dio e Messer Bartolomeo ne sono la causa. Vicenza. (senza data. tra il 1518-1520) Alla Reverenda in Cristo Suor Laura

SPM

La presente lettera senza firma e senza data. G. Salvadori osserva che essa se probabilmente non molto posteriore all'agosto del 1518. Salvadori. (pp. 65-66). Le umili suore di S. Croce di Brescia hanno trattenuto per se questa lettera del Thiene, lettera dell'estrema umilt... era una memoria di casa. (Chiminelli, S. Gaetano Thiene, pag. 251) A SUOR LAURA MIGNANI Scritta in un momento di grave preoccupazione, si affida alle sue preghiere perch riceva lume da saper che fare; per ora vedo solo tenebre.

Illustre Madre in Cristo, possa Cristo Ges santificare, una volta per tutte, la nostra vita con l'abbondanza del suo sangue. Rispondendo alle vostre due precedenti devo raccomandarvi di non affaticarvi a farmi scrivere: voi e Messer Bartolomeo siete da me sempre scusati. Ho la certezza e anche i segni che vi sono nel cuore, cosa questa a me necessaria e sicuramente voluta da Cristo per la mia salvezza: io ho fede in questo senso e spero di non restare deluso. Non voglio essere aiutato dai vostri meriti, potrebbero nuocermi; infatti tutto ci che nostro, tutto ci che nasce dall'uomo falso e la nostra giustizia immondizia; spero solo che Dio vi abbia dato quella luce vera da farvi vedere tale sudiciume. O che bel dono! Non accontentatevi di esso per, per mezzo suo dovete cercare il Donatore, cercatelo sempre ardentemente per non cadere nel peccato abominevole del torpore, che porta l'anima ad accontentarsi di non essere in peccato mortale, nel quale, oggi, molti giacciono tranquillamente. Nessuno assomiglia, io in particolare, al nostro Capo Cristo, n interiormente n esteriormente; voi dovete impetrarla questa somiglianza, in particolare per me e per il diletto figlio don Bartolomeo. Certo ci sono persone illuminate per gridare in questo nostro tempo; a me tocca gridare: illumina i miei occhi per non addormentarmi nella morte. A voi e alle consorelle raccomando mia nipote e me peccatore: amateci in Cristo per non essere carnali ma tutti spirituali; quello che spero ci conceder Ges Cristo se sar pregato. Vendere il mio ufficio, maritare mia nipote, andare e rimanere a Roma, sono in uno stato d'animo tale che non so n pensare n che fare. Lascer che la barca faccia il suo corso finch non vedr la luce per sapere come agire; per ora vedo solo tenebre. Vorrei che Ges Cristo purificasse il mio cuore per non essere pi ribelle alla sua santa volont, perch ora ho un solo desiderio: stare dove a Lui piace e come a Lui piace. La gloria del mio Creatore sta in questa obbedienza e morte di me stesso, poich le anime si purificano non nel fervore affettivo, ma nel fervore effettivo. Spero che venga presto questa grazia perch, domani, non so se ci sar.

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Da Roma ho ricevuto per mezzo di un frate due Agnus Dei grandi, uno dei quali lo mando a voi nel caso possa servire a qualcuno. Me li ha mandati il Cardinale. Ve lo dico perch non vi dimentichiate di lui che ha sempre tanto bisogno; io vorrei che fosse tutto Cristo. Mi raccomando assai a voi e alle altre Reverende Madri e sorelle. Da Venezia, l'8 giugno 1520. Di vostra reverenza servitore GAETANO misero prete

Scritta da Venezia, l'autografo di questa lettera fu consegnato il 10 settembre 1641 al Vescovo Giustiniani di Brescia con preghiera di consegnarlo ai Padri Teatini di S. Siro di Genova. (Doneda, Notizie storiche, pag. 114). Non stato possibile rintracciarlo, la trascrizione stata fatta dal Salvadori e dal Doneda, (op. cit., pag. 201). A SUOR LAURA MIGNANI Comunica la morte della mamma Maria Porto che aveva assistita da vicino. La dura prova rivela il cuore delluomo e del santo, era infatti il terzo lutto in sei mesi. Yhs Dolce Dio, dolce amore; e voi, in Lui, dolce Madre. Nell'ora in cui Maria sent il cuore suo dividersi per la partenza del suo dolce Ges in cammino verso la Santa Cena, anzi nell'ora in cui vide il suo cuore, tutto intero, partire con Lui, mentre interiormente si sentiva svuotata, mi arrivata la vostra squisita lettera, nella quale mi assicurate che S. Michele, principe degli Angeli, e Santa Monica hanno presentato l'anima di mia Madre alla Vergine Maria. Reverenda e benevola Madre, non posso negare che ho sempre invocato S. Michele e S. Monica e che ho sentito vicino la loro protezione, specialmente, in questi ultimi sei mesi, nel transito dei miei tre parenti a cui sono stato presente. Per mia madre, poi, S. Michele mi stato di grande conforto, come lo stata la certezza che nel momento di quel transito molte persone buone mi stavano aiutando e tra quelle, certamente, dovevate esserci anche voi. Sia glorificato il mio Signore! A gloria di Dio posso dire con certezza che, nei quindici giorni in cui mia madre stata a letto, non ho mai visto sul suo volto la tristezza, nonostante le molte sofferenze del suo corpo. Questo, per me, stato motivo di grande gioia. Per il resto non posso dire altro. Durante la sua malattia ha assistito tutti i giorni alla S. Messa ricevendo, per quattro volte, anche la comunione a letto. Negli ultimi tre giorni poich non poteva riceverla, ahim, come si struggeva dal desiderio! E stata sempre lucida: intellettualmente, nella memoria, nella volont. Solo nelle ultime tre ore ha perso la conoscenza. Negli ultimi tre giorni stata sempre in atteggiamento di attesa; abbandonata

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ormai dai medici stata circondata da servi e serve di Cristo che l'hanno confortata, continuamente, con parole buone, anche se lei parlava pochissimo. In questi giorni, ogni tanto diceva: Ohim, non ce la faccio pi. Racconto questo a vostra consolazione. Purtroppo da dieci giorni sono angosciato dal pensiero che mia madre sia in purgatorio, sia per i miei peccati che per il suo eccessivo affetto nei miei riguardi. Vi prego: datemi la consolazione, per la gloria di Ges, di non privarla del vostro aiuto. D'altro canto, la sua salvezza sarebbe una ulteriore gloria di Cristo Ges. E voi ricordatevi di S. Paolo e di S. Martino che, per il bene del prossimo, erano disposti a rimanere anche su questa terra. Madre, non pensate pi a voi stessa, ma, per amore di Cristo Ges, dimenticatevi completamente e cercate, nel vostro prossimo, solo il volto di Ges crocifisso. Abbiate il desiderio, come so che avete, che il mondo intero sia su di voi purch esso sia salvato ascoltate la voce adirata di Dio sopra il popolo cristiano e buttatevi tra Dio e il popolo gridando: su di me, su di me gli strali. Se, da come ci viene comandato, Messer Bartolomeo ed io dobbiamo andare a Roma, ci serve davvero la forza dall'alto, poich ho l'impressione che ci stiamo avviando verso la croce. per, se Cristo con noi, allora, davvero la felicita. Eppure ho la consapevolezza che il volo di un passero mi butterebbe a terra. Ho scritto la presente lettera a seguito di quell'altra mia lunga, perch ho ricevuto la vostra e perch c l'occasione del messo che parte per Verona. Vogliate scusarmi, voi e le vostre figliole, alle quali raccomando di cuore me e la mia famiglia. Ora, nella mia casa, ci sono cinque ragazze, tutte parenti con una donna; spero che fra loro vi sia sempre Cristo.

Venezia, 22 (novembre), ore 3 (1520) Io, misero prete ed indegno vostro figlio, GAETANO ho scritto in fretta. Buttato ai piedi di tutte le monache di S. Croce le prego, per amore di Ges Cristo, di convincere la Madre Suor Laura ad accettarmi come figlio ora che la mia mamma morta. Da parte mia, come sacerdote, mi impegno a ricordarmi sempre del vostro santo monastero. Alla Reverenda Badessa di Santa  (croce), da me desiderata come madre.

L'autografo di questa lettera custodito con cornice di argento e chiuso tra due vetri nella chiesa di S. Gaetano dei Teatini di Brescia, ora dei padri francescani. Reverenda Madre in Cristo,

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la santa pace di Cristo benedetto e della Madre sua sia, in questi giorni, interiormente ed esteriormente, in voi e nelle vostre figlie. Sono molte le offese a Dio, ma Lui sopporta. Da parte nostra dobbiamo tentare qualcosa, sia per ringraziare il Dio di tanta bont, sia per salvare qualche anima dalla tempesta che si scatenata. Il vostro e nostro gian Bartolomeo gi da tempo sta pregando il Signore perch illumini certi luoghi del bergamasco e terre confinanti; tra l'altro, egli ha ricevuto una reliquia di S. Rocco cola destinata; certamente deve essere arrivata tramite buone mani e in segreto perch del corpo del Santo che qui, i signori che lo custodiscono non ne lasciano certo asportare alcuna reliquia. Si vede che chi allora lo porto ha dato un pezzo d'osso del Santo a una Serva di Dio. Ora egli, vedendo i tempi che stiamo vivendo, manda questa reliquia e altre tramite il fratello, che avr cura di fare del suo meglio. La manda a voi perch la teniate vicino; io l'ho custodita per un anno. Intanto vi preghiamo di aiutare con le vostre preghiere questa santa intenzione e nobile proposito: questi avamposti ne hanno bisogno, sia perch gli abitanti sono buoni cattolici sia per la presenza della guerra, della peste e della fame. Raccomando a voi questa intenzione e, se accadesse la stessa cosa ai vostri amici di quelle parti, dategli il vostro aiuto. So che non occorre aggiungere altro. A maggio, Bartolomeo vi dir pi dettagliatamente. Mi resta solo di raccomandarmi caldamente alle preghiere vostre e delle vostre figlie perch in me possa rimanere sempre ardente la vita. Ho anche il desiderio che il Signore distacchi dalle preoccupazioni delle cose e dei parenti M. Bartolomeo perch sia pi libero. So che voi gli state vicino, ma forse i tempi non sono maturi. Il nostro M. Girolamo, lo spagnolo, si raccomanda a voi con tutti i suoi santi propositi; la stessa cosa faccio io. In verit, se io fossi quello che dovrei essere, il Signore si servirebbe di me per essere glorificato in tutto il mondo. Venezia, 28 marzo 1520 Di Vostra Reverenza GAETANO misero prete. Ho scritto in fretta Non si hanno notizie precise del destino toccato all'autografo di questa lettera. Essa fu come quella del 7 agosto 1518 donata dalle Suore Agostiniane di S. Croce, al padre Giuseppe Ferrari superiore dei Teatini di S. Abbondio di Crema. (Doneda, Notizie storiche, pagg. 117 e 208). Ges Maria Carissima in Cristo e per Cristo figlia mia, il mio desiderio che come la Vergine Maria visitando Elisabetta, Ges mediante lei santific il figlio che quella portava in grembo insieme alla madre, cos si degni visitare te in questo tuo stato e il frutto del tuo seno affinch, tu che sei albero e il frutto che farai, possiate ora e sempre essere di gioia per gli angeli e gloria di Cristo benedetto. Figliola mia, io sono un peccatore e di me faccio poco conto, ma ricorro ai santi servi del Signore, perch preghino per te Cristo benedetto e sua Madre. Non dimenticare che tutti i santi non possono renderti cara a Cristo quanto lo puoi tu. E impresa tua, e se vuoi che Cristo ti ami e ti aiuti, tu ama Lui

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e volgi la tua volont a piacerGli sempre e non dubitare che, se anche ti abbandonassero tutti i santi e tutte le creature, Egli ti aiuter sempre nelle tue necessit. Sii certa che noi siamo sulla terra pellegrini e viaggiatori: la nostra patria il cielo. Chi si ubriaca qui, va fuori strada e corre alla morte. Mentre viviamo quaggi, dobbiamo acquistarci la vita eterna, e tuttavia da soli non possiamo, perch l'abbiamo perduta per i nostri peccati, ma Ges Cristo ce l'ha recuperata. perci bisogna che Lo ringraziamo in ogni circostanza, Lo amiamo, Gli obbediamo e facciamo tutto quello che ci possibile per rimanere sempre con Lui. Egli si dato a noi come nostro cibo, o infelice cristiano che non apprezza questo dono! Possiamo possedere Cristo figlio di Maria Vergine e Lo rifiutiamo; guai a colui che non si cura di riceverLo! Figlia mia, il bene che desidero per me, lo chiedo ardentemente anche per te; ma per conseguirlo non c altra via che pregare spesso la Vergine Maria perch venga a visitarti con il glorioso figlio suo, quale vero cibo dell'anima, nel santissimo sacramento dell'altare. Ella te lo dar volentieri, e pi volentieri Cristo verr a fortificare te e i tuoi figli durante questo viaggio terreno e in questo oscuro bosco del mondo ove sappiamo bene quanti nemici ci insidiano continuamente. Ma forti dell'aiuto divino, essi rimarranno lontano da noi come la mosca dal fuoco, altrimenti ci offriranno dei veleni che intorpidendo la nostra volont, ci condurranno sulla via dell'inferno. E se qualcuno vorr metterci in guardia, noi non gli crederemo essendo drogati da questi veleni. Per disintossicarci, necessario nutrirci della carne del Figlio di Maria Vergine, uomo Dio, Cristo Ges. Ti prego, dunque, figlia mia, purifica l'anima tua con la santa confessione. Rivolgiti al nostro reverendo confessore frate Battista, e comunicati liberamente, non spinta dalla necessita del prossimo parto. Figlia mia, non ricevere Ges Cristo per servirtene secondo il tuo intendimento, ma piuttosto donati a Lui, tuo Dio salvatore, e fatti ricevere da Lui, perch sia Lui a fare di te e in te tutto ci che vuole. Questo desidero e questo ti chiedo e, per quanto posso, questo sollecito da te. Appena ti possibile, offriti, con la creatura che nascer da te, al Figlio di Maria Vergine, dicendo: ecco, Signore, mi offro tutta a Te, fa che io sia sempre tua con tutti i frutti che mi darai. Questa offerta fatta ora pi preziosa di quella fatta per l'urgenza del parto. Se mi vuoi bene, ascoltami e dillo pure a tuo marito perch pure lui ti spinga in questa direzione. Offriti al Signore, ma volentieri, non perch te l'ho detto io o perch te lo dice tuo marito. Dopo il parto, rinnova la tua offerta donandoti a Cristo e alla sua Madre, pregandoli perch ti facciano madre buona di un figlio buono. Sono certo che se farai chiamare il padre Battista, egli verr volentieri perch ti vuole bene in Cristo. Se vuoi che io sia contento di te, fa quanto ti ho chiesto. Desidero ardentemente che il signor Giovanni sia felice ora e nel cielo; per io posso assicurarti, l'ho sperimentato per la mia cattiveria, che nessuno, ne lui ne alcun re, potranno essere felici in questa terra se la gioia non viene da Ges Cristo. Tutte le altre soddisfazioni sono illusioni che il diavolo offre a chi gli ubbidisce. Credimi, figlia mia, io non t'ingannerei mai, poich amo la tua anima come la mia e la tua persona pi della mia, che vorrei avere in odio come il demonio. Salutami in Cristo il signor Giovanni, la signora Valeria e la Signora Chiara. Venezia, 10 luglio 1522. Prega Dio per me e salutami i signori e le signore Porto con il Signor Francesco. II tuo padre, nell'amore, GAETANO misero prete

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L'autografo da tempo scomparso; i biografi di S. Gaetano nel riprodurla avevano soppressi alcuni brani in particolare quelli che riguardavano fra Battista da Crema. Per fortuna essa ci stata conservata integra nella copia degli Atti dei processi di Canonizzazione del Santo. Reverendo e stimato Padre in Cristo, oggi i cieli e la terra si allietano per la festa della Circoncisione. Spero che anche voi possiate avere il cuore circonciso. Per quanto mi riguarda, io ho sempre bisogno della circoncisione e non solo in questo giorno. Desidero tanto che voi mi conosciate a fondo, non solo esteriormente, poich davvero una brutta cosa quando la fama superiore ai meriti. Purtroppo questo il mio caso. Eppure il Signore, per la sua incomprensibile bont, mi aspetta come la Samaritana, e desiderando che io non sia una canna vuota, cerca qualche anima buona che mi possa dare una mano a realizzare un po' di bene. Sia sempre lodato e ringraziato. Con la vostra lettera, piena di umanit, mi avete dato occasione di correre sulla mia strada. Sento che il Signore vuole veramente che io sia come voi mi immaginate. Mi sollecita spesso il Signore, ma io non mi muovo. So bene che voi, che vivete nella tranquillit dell'eremo, avete il necessario discernimento per comprendere il vero bene e so pure che vostro impegno aiutare quanti si trovano a lottare, nel mondo, esposti a tutti i venti. Padre reverendo, pregate il Signore perch quella che sento sia vera vocazione e non una fantasia. E, se vocazione, che io non corra a vuoto qua e la, ma che l'abbracci solo per la gloria di Dio. Ancora una preghiera: ottenetemi dal Signore che io possa rimanere nascosto, nel Corpo mistico, sotto i santi piedi di Cristo, come la pianta del piede che non si vede eppure strettamente unita al corpo: che Dio sia tutto, senza il quale ahim, e la sua intima unione non sono che niente. Di me ho detto gi troppo: voglio solo aggiungere che, essendo stato prevenuto dalla vostra carit ed essendo quel che sono, necessario che anch'io mi rivesta della stessa virt. Ma se questa si spegne, necessario aggiungere fuoco al fuoco: grazie per l'aiuto che mi date! E ringrazio ancora Colui che muove e crea ogni cosa: sia Lui a ricompensarvi al centuplo. Probabilmente io non sono quello che pensate di aver conosciuto all'Universit, anche se 1i ci sono stato; certo per che io vi ho visto a Roma anche se non vi ho parlato. Neppure di voi ho niente da dire, voglio solo raccomandarvi di essere perfetto nella vostra vocazione e pi che di gloria possiate essere ricoperto di virt. Ho molto sofferto nel sentire dei contrasti che avete avuto con quell'altro servo di Dio, e bench scusi tutti, tuttavia, misero qual sono, condanno tutti e due: sia gloria a Cristo, re della pace. Ho sentito dire da diverse parti che avete cominciato a tradurre Giovanni Cassiano, ma che ora avete smesso. Peccato! Avrei dovuto scrivervi prima per incoraggiarvi, ne approfitto ora: non private lumanit di una opera tanto importante. Del resto non vi chiedo qualcosa per me, vi chiedo qualcosa che appartiene a Cristo. Abbracciate e portate a termine quest'opera: utile e santa. E, per quanto io ne sappia, davvero un campo fecondo di virt autentiche; zappa e coltello che taglia ed estirpa anche la radice dei vizi. Tempo fa un degno padre, autentico conoscitore di Cassiano, mi disse, parlando della traduzione di quest'opera, che il lavoro doveva essere eseguito da persona preparata. Indubbiamente chi vorr tradurlo bene, deve avere la necessaria preparazione, altrimenti non riuscir. Spero nel Signore che questo lavoro sia fatto da voi: non vi manca ne la preparazione interiore, ne l'esperienza. Voi potete assimilare bene tale opera e presentarla in modo tale che anche i piccoli potranno saziarsene. Questo darebbe occasione di aggiungere fuoco a fuoco in questa nostra societ indifferente e fredda. E tu, Dio che fai? Sei venuto e vieni ancora, stai sulla terra per portare il fuoco e farlo ardere, ma intorno freddo, neve e ghiaccio. Non possibile! Che la fiamma ardente dell'Ostia

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consacrata ci inondi di virt e se questo non avviene, bisogna pensare che l'uomo si transustanziato nel male. Padre mio, pregate che questo Sacramento possa trovare, almeno in noi, disponibilit feconda, poich troppo spesso disprezzato o dimenticato. Ma ritorniamo a noi. Reverendo padre, curate la realizzazione di quellopera per amore di Cristo, maestro di ogni virt. Solo voi potete rendere possibile la fioritura di questo giardino dove tutti possano cogliere e renderlo accessibile a tutti coloro che, per ignoranza, non potrebbero raggiungere tali altezze. Un'ultima cosa: vorrei tanto la santificazione di vostra sorella e del marito, illustri signori della casata Gabrielli. Si, si affaticano tanto per Cristo, ma in cose troppo esteriori. perci ne parlo. Io non darei nessuna importanza ne alle opere esteriori, ne ai soldi che vengono donati, se non nascono dalla sorgente viva del sangue di Cristo, sparso con tanto fuoco d'amore. Ahim, questa magnifica citt! Vi solo da piangere su di essa. Non vi nessuno che cerchi Cristo crocifisso. t incredibile! Io in questa citt non ho trovato, forse per i miei peccati, un solo nobile che disprezzi gli onori per amore di Cristo. Uno, uno solo, ahim! Cristo aspetta e nessuno si muove. Non dico che non vi siano persone di buona volont, ma non si muovono per rispetto umano e si vergognano di farsi vedere andare a confessarsi o a ricevere la comunione. Padre mio, mai sar contento finch non vedr i cristiani andare dal sacerdote come affamati per cibarsi di Cristo, con entusiasmo e non con rossore. Ho finito. Ho saputo della malattia del signor Benedetto (Gabrielli) e della sua continua indisposizione. E un uomo libero da legami con il mondo, persona dabbene e assetato di bene, ma si trova nella stessa situazione del 1522. Prego Cristo che, per la gloria sua, il 1523 sia diverso. Amen. Sono stato, come al solito, immortificato e confusionario, sono lo stesso nel mio intimo. Vogliate scusarmi e quanto, in me, negativo offritelo al Signore Ges, il cui solo nome sazia gli Angeli. Statemi bene e siate, sempre, morto al mondo e vivo nel Cristo. Con vostro cognato siate, come sapete fare, prudente: costruite, non distruggete e pregate per lui. Venezia, 1523, giorno della Circoncisione. Vostro servo e figlio, Gaetano misero prete. I1 nostro amico spagnolo, Don Girolamo, a Padova: gli giova spiritualmente. Gli ho mandato la vostra lettera che, certamente, gradir moltissimo. Sono mesi che lui ed io nutriamo per Voi grande stima. Al Rev.do, in Cristo Signore, Don Paolo Giustiniani, Eremita Camaldolese con molta stima

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Purtroppo questo autografo andato perduto; secondo il P. Benzi teatino si conserva nella chiesa di S. Clemente di Venezia, secondo il P. Magenis insigne scrittore e anch'egli teatino, nel monastero dei Camaldolesi di Rua (Padova). Le ricerche sono state fino ad oggi senza effetto. Ges M[aria] Onorevoli fratelli, Cristo sia sempre la vostra pace. Dobbiamo desiderare che Egli regni, in noi, ogni giorno di pi. D'altro canto il suo regno non di qui, come dice a Pilato: Il mio regno non di questo mondo (Gv. 18,36). Nella sua infinita bont, Egli gi da qualche anno mi stimola perch io scelga il suo regno. E ogni giorno di pi mi manifesta che non possiamo servire a due padroni, il mondo e Cristo. Vedo Cristo povero e io sono ricco, Lo vedo offeso e io sono onorato, nella sofferenza e io sono nel benessere: spero solo che, prima di morire, io possa fare qualche passo avanti verso di lui; per H momento, vi comunico che ho deciso di privarmi di qualche cosa per non essere toppo ricco. Spero che Cristo, nella sua bont, in cambio delle cose temporali mi dia quelle eterne e spirituali Per prima cosa, voglio lasciare tutto ci che pi terreno; il Signore mi illuminer sugli altri passi che dovr fare. 1) Rinunciando a questa parte di beni: far cosa gradita al Signore e anche a voi; a me servir a rendermi pi povero e meno superbo. 2) Vi tranquillizzer, se, per caso, avete dubitato di me. 3) Aiuter la famiglia e i vostri figli oggi, non quando non ci sar pi e non potr rallegrarmene. 4) Con questo gesto spero onestamente di allontanare da voi qualsiasi risentimento contro di me e contro mia nipote, poich voi, da 40 anni, vi credete danneggiati allorch mio padre, vostro tutore, fece la divisione dei beni fra noi. Lo sa Ges Cristo se io sono stato in buona fede; ci che lascio 2 anche per la tranquillit della mia coscienza. Dio sa che io, dopo aver visto i documenti non potevo maritare mia nipote, n potevo fare torto a voi, togliendo dal vostro. Gli obblighi testamentari imposti non li ho fatti io, n posso ignorare, se sono validi questo non mi constava prima, n mi consta ora, anzi mi sembrava che erano stati tutti di fatto e di diritto, stracciati. In essi si diceva: qualunque cosa ho fatto, lho fatto con rettitudine e dopo essermi consultato con santi uomini, ai quali ho manifestato ogni cosa. Se io potessi accontentarvi, con la grazia di Dio, lo farei in tutto; d, lo farei in tutto ci in cui il Signore mi d forza e coraggio: difatti ora faccio solo quello. Nomino, percio, miei procuratori il signor gian Battista Porto e lo Zaninelli perch6 vengano cedute, da questo momento, a voi e ai vostri eredi, secondo il diritto feudale, tutte le mie quattro decime; siano vostre, di diritto e nell'usufrutto. Vi chiedo solo, se lo volete, 50 ducati, tra i primi redditi, per pagare un debito. Dividetevi tutto da buoni fratelli, non in altro modo. Come ho gi detto, desidero la riconciliazione: non voglio risentimenti ma, al contrario, voglio che siate soddisfatti anche per il passato, se pensate d'essere stati defraudati da mio padre nella tutela e nella divisione dei beni. Vi chiedo solo di rinunziare ad ogni rivalsa sia contro di me che contro mia nipote e i suoi eredi in rapporto, soltanto, alla detta tutela e divisione. Del resto, io non penso che vi abbia leso in qualche cosa: se gli obblighi testamentari erano buoni, io non potevo renderli cattivi, ne se erano cattivi avrei potuto renderli buoni. Sia Cristo a soddisfarvi, a tranquillizzarvi e a rendervi buoni cristiani, voi e i vostri figli, affinch stando in terra da buoni amici, possiamo, un giorno, godere il Cielo per leternit. Quello che io vi cerco, per amore di Dio, fatelo, perch potete farlo. Mi faccia la grazia Cristo di sapere che voi non ce

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l'avete con me; sufficiente che specifichiate di rinunciare, voi e i vostri eredi, ad ogni rivalsa e a quelle che ritenete le vostre ragioni, nei miei confronti come nei confronti di mia nipote e dei suoi eredi, a causa della tutela ed errore o danno che dicevate di aver ricevuto nella divisione dei beni, non eccettuati gli obblighi testamentari. Vi prego, fatemi sapere che tutto stato fatto nella carit e con umanit, affinch io mi possa dedicare alla preghiera e, per altra via, darvi anche altre consolazioni. So che il signor Ferdinando ha un bel carico di figli, mentre il signor Girolamo ha solo una figlia gi grande, senza maschi, ma, per la divisione delle mie decime, voglio che dividiate equamente: d'altro canto, ogni cosa sar dei vostri figli. Fra non molto Girolamo mariter la figlia: vi prego caldamente di non sollevare discussioni ne scandali nella divisione dei beni. Al signor Girolamo suggerisco di prendersi quella parte che gli pi comoda, ma con minor reddito, non avendo altri pesi; rimetto, per, ogni cosa in Cristo che deve orientarci non solo in questo, ma in ogni scelta. Ricordatevi che tutti dobbiamo morire e che alla sua venuta non ci sia detto: Non vi conosco e il Padrone ci chiuda in faccia la porta della sua casa (Cfr. Lc. 13.25): Dio ci scampi! Salutate le vostre famiglie e Cristo sia, sempre, con la sua grazia. in tutti voi. Roma. 22 agosto 1524 Fr [ ater] GAETANO misero prete Ordiner che vi siano dati tutti gli atti notarili dei feudi. PS Essendo in partenza improvvisa un corriere e non potendo avere la procura legale, per la fretta, almeno vi mando questa lettera, perch voi possiate disporre di quanto vi dono e abbiate il tempo di provvedere a quanto vi ho chiesto. Quanto prima avrete la procura. Agli illustrissimi signori Ferdinando e Girolamo, fratelli Thiene Vicenza

L'autografo di questa lettera indirizzata da Gaetano ai suoi cugini un mese prima della Fondazione dell'Ordine Teatino, si conserva nella chiesa parrocchiale di S. Stefano a Vicenza che fu dei Teatini. Ges Rispettabile fratello in Cristo, pace.

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Ho nelle mani la vostra lettera e vi sono sempre grato, specialmente nel constatare la solidit santa dei vostri propositi. Anzi vorrei dire, senza adulazione, che essi crescono, ma non ho elementi, interni ed esterni, per poterlo dire. Mi compiaccio, intanto, che quei propositi vi siano; la mia gioia sar completa quando anche l'opera sar compiuta. Io voglio dire che quello che si deve compiere lo vedo, spesso, come l'evolversi di un caso; vi sono anzi persone che si presentano come servi del Signore, ma spesso si vestono di questi abiti per ingannarci, come sa fare lo spirito della menzogna. Sappiate che il vostro Bernardo, vestito di sacco, sta in casa nostra gi da tre giorni e dice che non stato mai capace di sottomettersi a qualcuno; solo ora ha avuto da Dio il coraggio di sottomettersi al nostro padre, il Vescovo. Ora ho lasciato che lo curi con la medicina della verit. Non so quali saranno le vie di Dio per condurlo a credere e a rivedere le proprie posizioni per liberare il suo spirito dalle mani dei nemici. A noi sembra cosa seria aver obbligato quest'uomo, sotto peccato mortale, a cessare di predicare, sia in pubblico che in privato, e ci sembra molto difficile assolverlo dal sopraddetto peccato perch, bench avvertito, nella sua superbia ha continuato a fare ci che quelli come lui non fanno senza il parere di saggi e buoni cristiani. Questi sono i delegati di Cristo e della sua Sposa, la Santa Chiesa, che condanna sotto pena di peccato mortale i laici che predicano pubblicamente o in privato, e scomunica e punisce chi non desiste da tale attivit (De hereticis C. ex iniuncto, et C. sicut in uno corpore). Lo gridano tutti i santi Dottori: quelli che dicono di essere mandati da Dio lo devono dimostrare con segni tangibili, non con fantasticherie . Ma credo che questo povero uomo non abbia neppure la coscienza d'essere contro la Chiesa, sebbene, lo confesso, la mia opinione sia proprio questa. Ora, se sar guaribile e non lo ostacoleranno i nostri peccati e quelli degli altri, se da altri andr, certamente lascer questa via e anche questo modo di vivere. Se, invece, sar rigettato da Cristo tra le braccia di Balaam, sar da piangere per lui e per quanti lo seguono, anche se si annunzier quale messaggero di verit. Di loro si dovr dire quello che dice il Vangelo: non abbiamo profetato nel tuo nome? E il Signore risponder loro non vi conosco perch voi non mi avete conosciuto. Quello, fratello mio, sar il giorno in cui grideremo: presto, distruggimi, e, se non si abbreviassero i giorni, anche gli eletti potrebbero essere tratti in inganno. Vi prego, state legati con umilt alla Santa Chiesa di Cristo, in se senza rughe, anche se prostituta nei suoi ministri. Avete Cristo, ascoltatelo, seguitelo. A che serve conoscere la rovina del mondo, a che serve conoscere i santi della terra? Non siano queste le vostre preoccupazioni, vi prego, perch io temo ogni giorno di pi di trovare, in terra, falsi annunciatori di Cristo e le tenebre crescono: chi sta in piedi guardi di non cadere. Mi sembra che voi troppo facilmente vi sentite sicuro e di essere, qui, nel numero degli eletti; soffriamo per il dolore, fratello mio; non qui, ma in cielo vedremo la Sposa dell'Agnello discendere, ornata, verso i fratelli che gemono e piangono, in questa valle, dopo di noi. Mi dispiace molto che vi facciate anche veggente nei miei riguardi e diciate che io sar tra gli operai della vigna ad aiutare gli altri. Vi prego, non state a dire che io saro, ma che voi pensate queste e altre cose. gi sono stato gonfiato dal vento pi del necessario e questo, credetemi, non servir all'onore di Cristo ne a mia utilit. Aiutatemi invece, e presto, a umiliarmi, poich quel giorno per me vicino pi di quanto non si creda. Pregate, fratello mio, perch la mia fuga non avvenga d'inverno o in giorno di sabato, ne nel mio tempo di attesa o mentre mangio. Cerchiamo, voi ed io, di aspettare, giorno dopo giorno, il nostro Giudice e non illudiamoci di fare domani grandi cose quando, oggi, non siamo capaci di fare le minime. Poich, se non siamo fedeli nelle cose altrui, come possiamo esserlo nelle nostre? Voi sapete che le nostre riguardano l'invisibile e l'eterno, mentre l'altrui riguarda il terreno e il transitorio.

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Scusatemi, poich a me dispiace profondamente la vostra credulit nei riguardi di chi vi promette grandi cose sulle vie di Dio, mentre quelle cose non le realizzate. Se volete essere coerente necessario agire: le opere perfette richiedono un maestro perfetto. Ma questo non ditelo di me, ne ad altri. Sia questa l'ultima volta. Di nuovo, perdonatemi e pregate Cristo per la sua gloria. La presente lettera, nella sua confusione, nasce dalla mia mente confusa, ignorante e superba; ma della stessa potete servirvi, anche se gi siete umile, per umiliarvi ulteriormente, e per riceverne luce. Pregate per noi. Venezia, 26 marzo 1529 Pensavo che gi sapeste che il nostro fratello Paolo Arigoni, lasciate le cose temporali di cui era ricco, uscito ed andato in un luogo solitario, dove nessuno lo conosce, per provare ci che il Signore vuole da lui: preghiamo per lui. Egli non desidera pi farsi vedere da queste parti, se questa la volont di Dio. Pochi conoscono il luogo dove ha diretto i suoi passi. Nuovamente, pregate per noi e ringraziate il signor Stefano per la sua lettera. Vostro in Cristo GAETANO, misero prete Si dice, in giro, che quello (Bernardo) perseguito qui, con Bolla sia stato impiccato in Romagna. t vero che per questo povero Bernardo il Patriarca aveva ordinato che fosse preso, per non detto che quello di oggi sia lo stesso di allora (...). I1 buon Bernardo di mostra di voler ubbidire a tutto ci che gli sar ordinato per ravvedersi, tuttavia, per adesso, io non credo che sia gi fuori pericolo, come noi gli abbiamo detto e come giustamente io temo; finch lui, con la grazia divina, non si convince di essere nell'errore, non guarir; e finch lui dice di voler ubbidire, non disperiamo per la sua salvezza, la quale, di per se, va assai bene. I1 latore della presente voleva parlargli; io non ho voluto, gli avrebbe fatto solo male. Uno dei danni, per questi tali, sono i favori che ricevono da quelli come voi. A1 nostro in Cristo rispettabile signore Bartolomeo Scaini In Sal

Questa la prima delle cinque lettere inviate da S. Gaetano ai fratelli Bartolomeo e giambattista Scaini. Questi appartenevano ad un gruppo spirituale di Salo sul Garda che il santo e i teatini di Venezia seguivano con fraterna attenzione e cura sacerdotale. Essa stata scritta da Venezia, ove S. Gaetano era giunto dopo le tragiche giornate del Sacco di Roma; conservata in copia nel manoscritto dei processi di Napoli.

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Ges Fratello mio in Cristo, dopo quanto stato scritto, forse, il Signore non ha permesso che ieri venisse Beltrami; oggi, poi, ci ha mostrato pi chiaramente quello che sarebbe da noi gi tanto desiderato: l'essere fatti degni dal Signore di vivere nella giustizia di Dio e cio vivere con il sudore della nostra fronte, secondo la sua giusta punizione (...). Se questo si potesse realizzare, resterei ben volentieri a Venezia per vivere a lungo in questa Congregazione, con probabilit di crescere nella persona, nella virt e nella vera libert. Potremmo, secondo S. Paolo, evangelizzare gratuitamente, aspettando solo il Signore che ricompensa (...) e anche vitto. Penso che una stamperia sarebbe l'ideale per condurci a questa perfezione. A questo scopo avremmo, per ora, una grandissima e indicata sala con due stanze. I1 nostro Luca, gi Paolo Arigoni, ha prolungato anche la sua beneficenza. I1 nostro padre signor Paganini, uomo sereno, di grande ingegno e di onestissima vita, stanco del mondo, ha ricevuto da me ordine di scrivere quanto gli detter lo Spirito Santo. Ho voluto anche informare voi e parlarvene, perch, se il Signore vi fa capire che la cosa fattibile, mettiate anche la vostra buona parola e parlandone con lui gli chiediate se ritiene opportuna questa impresa con noi. Se il Signore lo ispira a fare questopera pia e gli concede di diventare suo strumento, in santit di vita, con i Padri e i ministri del Vangelo, sono certo che per lui sarebbe molto pi meritorio che dare mille o diecimila scudi in elemosina, perch quest'opera sarebbe la pi grande che si possa realizzare. Qui noi siamo quattordici persone; tra tante si potrebbero trovare quelle adatte a tale impresa e, attraverso queste, il Signore ce ne potrebbe mostrare altre. Se il signor Paganini sar toccato dal Signore e ci far la cortesia di venire qui da noi a insegnarci per uno, due o quanti mesi il Signore vorr, potr ritenere di aver generato tanti figli quanti siamo noi. Starebbe in un ambiente religioso, potrebbe nutrirsi del cibo spirituale che noi gli daremmo secondo le nostre limitate possibilit e, se le sue esigenze fossero maggiori, allora voi, in spirito di carit, potreste dargli il necessario aiuto: per chi sapiente non necessita altro. I1 Signore, con la sua benevolenza, guida sempre le nostre scelte e la pace di Cristo sia con voi. Salutando il signor Paganini, da parte nostra, nel Signore, manifestategli la nostra stima, anche se ci che chiediamo per ora non potr aver seguito.

Venezia, 15 febbraio 1530. Se si decider ad aiutarci nella realizzazione di quanto sopra, ci faccia sapere subito ci che si ripromette e ci che pu fare; per nostra tranquillit sollecitare il s.to (...) con l'aiuto di S. Paolo. Sar opportuno che siate voi stesso ad andarlo a trovare, a consegnargli la lettera e a parlargli. I1 vostro fratello carissimo GAETANO con la massima fretta.

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A1 nostro in Cristo fratello Signor Bartolomeo Scaini da Sal Sal

S. Gaetano, sperando molto dallopera del tipografo, mette a disposizione del rinomato stampatore Paganini quattordici persone e un grande vano con due stanze. Sicuramente intendeva fare della tipografia un valido mezzo di apostolato contro l'infiltrazione della stampa eretica. La presente conservata anch'essa in copia autentica nel manoscritto dei processi di Napoli. (Venezia. 2 dicembre 1542) Ges Carissimo in Cristo, non posso scrivere perch la mia mano fredda, tuttavia spinto dalla carit ti scrivo la presente. I visitatori dei poveri, persone buone e di retta coscienza, mi hanno informato di quel tale Girolamo che giace in prigione su vostra istanza e che veramente in estrema miseria, quindi impossibilitato, finch sta la a soddisfare il debito, come a pagare la prigione. Se cosi, sono certo che lo saprete e che non permetterete che egli muoia in prigione senza alcuna speranza per le vostre cose. Voglio che siate giustificato davanti al Signore e a tutti gli uomini, e che avvenga in noi quello che Cristo nostro Signore vorr, non altro. Mi comunicherete, quando vorrete, la soluzione di questo caso, perch io, ai due che sono venuti da me, ho affermato, nel Signore, che voi siete, prima di tutto, un cristiano e, poi, un uomo giusto e pio. Stammi bene, fratello, e salutami tutti gli amici in Cristo. II tuo fratello Il tuo fratello GAETANO Al carissimo in Cristo signor Bartolomeo Scaini Sal

Nonostante le sue lunghe assenze da Venezia, Gaetano mantenne sempre per tutta la vita rapporti di amicizia e cura spirituale con gli amici di Salo. La presente infatti risale a cinque anni prima della sua morte, assieme alle altre scritte ai fratelli Scaini, si conservava nella chiesa di San Paolo Maggiore in Napoli e fu inserita nel manoscritto dei processi di Napoli.

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Ges Carissimo fratello, pace. Rispondendo alla vostra di qualche giorno fa, vi assicuro che le allegate sono state recapitate il giorno stesso, mentre non abbiamo il coraggio di raccomandare vostro figlio come Giudice: primo perch non mi sembra una buona cosa raccomandare qualcuno, ne per la cura d'anime ne per uffici cos importanti; secondo, scusateci, il giudicare ufficio santo, ma eleggere dei giudici non compete ad alcuno, ancora meno a noi. Voi, a causa del nostro timore, potrete purificare le vostre aspirazioni e alla sequela di Cristo imparare a scegliere il bene da compiere. Salutiamo voi e tutti gli amici in Cristo. Venezia, 9 dicembre 1542. Vostro fratello II presbitero GAETANO Al nostro carissimo in Cristo signor Bartolomeo Scaini Sal

Dopo solo sette giorni, Gaetano scrive nuovamente a Bartolomeo Scaini appena ricevuta la sua lettera. La sollecitudine che Gaetano mostrava sempre nel rispondere subito alla corrispondenza che riceveva, un chiaro segno della profonda sensibilit e umanit del suo animo sacerdotale. Il testo integrale della presente preso dal manoscritto dei processi di canonizzazione del santo. (Napoli, 25 maggio 1537) Ges Illustre in Cristo, abbiamo ricevuto gi da diversi giorni alcune lettere vostre e del signor Bartolomeo; negli ultimi giorni sono arrivate le vostre lettere indirizzate al fattore. Egli arrivato a Napoli gi da tre giorni; stato anche da noi: gli abbiamo dato pure quella lettera. Mi ha comunicato di aver avuto delle difficolt, ma che per grazia del Signore spera di portare a buon fine quella vostra faccenda. Ci ha promesso che sarebbe tornato da noi. Ieri abbiamo ricevuto l'altra vostra lettera del 12, scritta da Pesaro, insieme all'altra indirizzata al fattore, perci abbiamo pregato un signore di Bergamo perch, oggi, lo facesse venire da noi; fino a questo momento, per, non si visto, ne sappiamo dove alloggia. Sono certo che verr. In ogni caso, con la presente, se non avrete prima notizie da lui, potrete capire quello che ci ha riferito per risolvere i vostri problemi.

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E necessario che tutti quanti noi si sia aperti alla misericordia di Dio, per essere sempre pronti a liberarci di questa tanto amata veste mortale ed essere degni, quando qualcuno di noi precede l'altro, di poter pregare per chi resta, mentre colui che resta deve veramente gioire per chi parte, con la speranza che sia andato al Padre di tutti gli eletti. In questo mese dobbiamo essere tutti contenti di germogliare sotto la coltre di questa realt di morte (germogliare nel benessere?); questa, sebbene incomba su tutti quale universale maledizione, tuttavia semina sempre spine e triboli per chi pi la ama, e chi pi la considera pi ne rimane punto. Salutate da parte del nostro Padre Preposito e di tutti noi il signor Bartolomeo, il signor Stefano e tutti i vostri e nostri amici in Cristo. Salutate pure i nostri cari amici di Verona e degli altri luoghi a noi cari in Cristo. Il Vostro in Cristo Don GAETANO A1 nostro illustre in Cristo Signor Giovan Battista Scaini Sal

Da Napoli Gaetano invia questa lettera a giambattista Scaini, ci pervenuta in copia autentica del manoscritto dei processi di Napoli. Ges Reverenda Madre in Cristo. la santa pace sia sempre con voi e con le vostre figlie. Questa notte ho avuto tra le mani le lettere che S. Crisogono scriveva a Santa Anastasia: servitevene anche voi, Madre, in tutte le tentazioni che vi manda il Signore per provarvi e per prepararvi, nella sua misericordia, ad entrare nel suo regno celeste. Non vi dir altro per confortarvi: sono io che ho bisogno di conforto e di aiuto dal Signore Dio. Il nostro reverendo Padre il Vescovo molto debole, per la grave malattia che ha avuto, per, piano piano, sta recuperando energie. Vi saluta e vi esorta ad essere costante e forte in questa breve battaglia; suo desiderio che voi e lui ne usciate, (con pazienza per), quando piacer al sommo e celeste Padre. Si raccomanda alle preghiere vostre e delle vostre figlie. Non vi meravigliate se siamo restii nel parlare o nel risolvere questioni nostre e vostre, anche se ho buttato, dappertutto, parole al vento: prenderemo decisioni definitive quando al Signore piacer di dirgli (al Vescovo) maggiori forze. Mi hanno informato i fratelli di Napoli che siete, pi del solito, indisposta fisicamente: vi prego, lasciatevi servire dalle vostre figlie, come fate voi quando esse sono inferme. Salutate, da parte del nostro Prelato, il signor Conte, la signora Contessa e tutti i figli, se sono li. E se sono 1i, confortate la signora Beatrice e le signore sorelle, per le quali il Vescovo desidera l'eterna salvezza e, in questa vita, la santa pace. Cristo nostro Signore sia sempre con la sua grazia in mezzo a voi. Raccomando a tutti voi l'anima mia.

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Roma, 24 novembre 1536. Ho scritto al signor gian Bernardino che il Padre lo vedrebbe volentieri e che gli sarebbe di aiuto in questa infermit. Sper che qualche persona gli dar l'opportunit economica di venire. Fate sapere al signor Don Antonio di non scomodarsi a venire; il Vescovo ne sarebbe contrariato in questo stato di infermit e di depressione. Oggi che il giorno della grande Santa Caterina, prego il Signore di accogliere nella piaga santissima del suo amore Donna Caterina, perch preghi con umilt per il Padre Vescovo e per me. Non ho dimenticato di raccomandare Donna Giovanna alle preghiere del nostro Padre e lodarne, come merita, il ruolo e la posizione. Il Vescovo ha sospirato e ha detto: volesse Cristo Ges darle uno sguardo di misericordia e di grazia, poich la manda in un mondo fallace. Ho detto tutto questo perch la Signora Beatrice sappia che ho mantenuto la promessa; ora mi affido, totalmente, alle sue preghiere. Vostro in Cristo figlio Don GAETANO

L'autografo di questa lettera si conserva in un reliquiario nella chiesa di S. Gaetano dei Padri Teatini a Vicenza. Esso fu inviato in dono ai teatini di Vicenza dal p. Francesco Sersale teatino, Napoletano. (Zinelli Memorie storiche, 1753). Forse per adattarlo alla custodia di argento fu in qualche parte tagliato. La firma molto ben leggibile. Ges Reverenda Madre in Cristo, la santa pace sia in tutti. I giudizi di Dio sono insondabili: piaciuto al Sommo Pontefice innalzare, tra gli altri, alla dignit di Cardinale il nostro Padre il Vescovo. Cristo nostro Signore, che pu generare figli ad Abramo anche dai sassi, santifichi l'anima sua secondo la dignit avuta. Lui, poverino, ha poca fiducia nella sua salute, sente il nuovo peso e geme. Sua Reverendissima Paternit ha trovato una vostra graditissima lettera e mi ha chiesto di rispondervi. Io, sebbene non abbia tempo, cerco di assolvere al compito, anche se brevemente. Mi incarica di mandarvi mille saluti e vi prega di aiutarlo ora pi che mai. Tutti quelli che siamo a lui legati, per la grazia di Dio, ci impegneremo a sostenerlo e ci sentiremo, noi e le vostre figlie, partecipi del suo peso con la preghiera, perch non veda solo la dignit effimera, ma, attraverso il peso di tale impegno, l'eterna ricompensa che ne deriva. Non rallegriamoci di tale fatto: dobbiamo rammaricarci con lui e per lui, e voi fatene particolare raccomandazione al cielo, non alla terra, come conveniente per i servi di Cristo e non per i servi del mondo. I1 signor Giovanni Bernardino si raccomanda ai parenti; io, invece. vi raccomando le nostre anime. Roma, 23 dicembre 1536. Vostro figlio in Cristo Don GAETANO Ho scritto in fretta e non lho riletta

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Alla Reverenda Madre in Cristo La Priora della Sapienza Napoli.

Questa lettera si conservata in copia nei manoscritti dei processi di canonizzazione Ges Reverenda e carissima Madre in Cristo, la gioia di Ges Cristo sia piena in tutti noi. Non devo e non posso esimermi dal rispondere alla vostra sempre cara lettera; sebbene non mi senta interiormente disposto a soddisfare questo compito, come sarebbe invece mio dovere e desiderio. Sper che l'immensa Bont che ci ha uniti con i suoi santi vincoli supplir alle mie deficienze. La maest di Dio ci faccia sentire il desiderio della patria celeste e anche, se cos gli piace, il senso della prigionia terrena. Ci faccia sentire, noi due persone, una sola cosa, anche se voi, con le vostre e mie figlie, state in una stanza e io in un'altra. Confortiamoci, Madre mia: colui che ci tiene prigionieri ci toglier anche dalla prigione; Egli ci ama tanto che, per amore e per la nostra eterna salvezza, morto, risuscitato e regna in Cielo. Gemiamo e piangiamo e non rattristiamoci, anzi rallegriamoci per questo pianto perch, secondo la sua infallibile promessa, il pianto dei santi si muter in gioia. Rattristiamoci, invece, per quelli che, pur essendo in prigione, ridono freneticamente, come se fossero in patria. Rallegratevi, quindi, di non essere consolata qui in terra e, come virile condottiera, anche se vi mancano le energie fisiche, rafforzando lo spirito, date coraggio alle figlie che avete avuto in dono da Cristo. Consolate l'ammalata, Suor Cristina; Cristo nostro Signore, con la malattia, la chiama vicino a se. Confortate quella buona Donna Caterina, tanto amata da Cristo: il ritardo degli uomini, nel consolarla, si muter in sua grandissima consolazione. Salutate la Vicepriora e tutte le altre, una per una, per le quali prego il Signore di dar loro la sua santissima pace. A voi, Madre mia, raccomando la mia povera anima (...); prego la divina clemenza di esservi luce e guida. Venezia. 12 marzo 1541. Vostro figlio in Cristo Don GAETANO. Alla reverenda Madre in Cristo La Priora della Sapienza Napoli.

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La lettera si conserva in originale insieme alle altre scritte al Monastero della Sapienza di Napoli ov'era Superiora Suor Maria Carafa, nell'archivio della chiesa di S. Paolo Maggiore dei Padri Teatini a Napoli. Ges Reverenda e singolarissima Madre in Cristo, la santa pace sia sempre con voi. So che siete debole fisicamente e che scrivete con fatica; sappiate che la mia mano tanto debole che non so fino a che punto sia bene che io scriva a qualcuno; tuttavia non posso fare a meno di ricambiarvi anche se la lettera scritta dalla mia stanca mano. Oggi ho ricevuto la vostra del 12 passato: sono sempre grato e lo sar di pi se dalla clemenza di nostro Signore ci sar concesso di incontrarci e mai pi dividerci nel Beato Regno, conquistatoci dal preziosissimo sangue del Figlio di Dio e di Maria Vergine. Li dobbiamo desiderare di ritrovarci, in eterno. Facciamoci coraggio, Madre mia, e riprendiamo un po' di fiato, perch siamo stanchi e affaticati. Ci resta poco tempo: presto la meta. Invochiamo la Santissima Avvocata, la Madre del nostro Redentore, perch si degni di nascondere le nostre miserie e ci presenti al giusto Giudice, figlio suo. Egli non rifiuter di prendere dalla Madre sua i nostri grandi debiti, sarebbero come pagati da lei e per lei al suo e nostro eterno Padre. Incoraggiate la Priora e tutte le Sorelle; incoraggiate la carissima figlia, Donna Caterina; ditele di mantenersi valida e di immergersi nel bagno purificatore che ci offre, in questi giorni, il medico celeste. Salutate la mia carissima Madre, Donna Aloisa; non le dispiaccia di versare una lacrima per me, insieme alla sua cara, in Cristo, Donna Cassandra e a tutte le altre congiunte nella carit. O quando arriver quel giorno, in cui non ci sar pi notte e nel quale ci rispecchieremo nell'unica stupenda luce, l'Immacolato Agnello! Non dir pi niente. Non mi lecito alzare gli occhi verso tale luce, devo abbassarli verso terra e gridare: abbi piet di me peccatore, poich sono immondizia, non sono un uomo. Vi saluto tutte nel Signore nostro, che sempre vi benedice. Venezia. 6 aprile 1541. Vostro figlio e servo per amore di Cristo Don GAETANO - Come ho potuto (A tergo) Da qualche giorno non abbiamo notizie del nostro Rev.mo Padre; gli ho scritto stamattina. I1 Signore gli dia sempre gioia. Alla Reverenda in Cristo Madre rispettabilissima La Priora della Sapienza - Napoli.

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Gaetano in questa lettera saluta particolarmente la giovane Caterina Carafa, la Sig.ra Aloisa e la sua parente Cassandra la quale, entrata in seguito nel Monastero della Sapienza, professava nel settembre del 1544 col nome di Elisabetta e moriva piamente nell'agosto del 1569. (P. Maggio, Vita della Ven. M. Carafa, pag. 466). L'autografo oggi irreperibile, si conservava in custodia dargento nella chiesa di S. Nicol dei padri teatini a Venezia; poi dai padri Ludovico Gherardi Superiore e G.B. Castaldo postulatore dell'Ordine fu presentata il 25 agosto 1625 perch fosse inserita negli atti di processi di canonizzazione (Arch. gen. teat.) Mia Reverenda illustre e carissima Madre in Cristo, la vostra lettera mi stata gradita. Sebbene tutti siano attirati dalla terra, noi rallegriamoci perch la nostra Redenzione vicina e la nostra salvezza pi vicina di quanto noi non pensiamo. Vi saluto tutte nel Signore, Madri, sorelle e figlie, desiderando che tutte siate rivestite, interiormente ed esteriormente, della eterna, perfetta e unica virt, la santa carit, la quale figlia e madre della santa e volontaria ubbidienza. Io quella vi raccomando, fino alla morte; rimanete salda in essa e in essa camminate perch, non dubitate, vi condurr al sicuro porto della salvezza. Guai al mondo d'oggi, che per rifiutare questo dono perde anche le colonne e persino gli alti monti sprofondano nel mare. Figlia, sorella, madre mia, siate umile; non appoggiatevi su voi stessa e siate sempre figlia di Madre Vergine, senza la presunzione di essere per gli altri una eterna novit. Per la mia ingratitudine, specialmente ai doni dei santi voti, pregate questa Santissima Madre di sottrarmi alla giustizia del Figlio suo. Per quella brava figliola, Suor Maria Caterina, desidero si lasci crocifiggere prima interiormente e, a suo tempo, anche nella volont e nella lingua. Salutate nel Signore i vostri parenti e sia il Signore stesso, sempre, la vostra Vita e la Vita di tutti. Scusatemi se non ho potuto scrivere meglio. Venezia, 30 settembre 1542. Vostro in Cristo GAETANO. prete Abbiamo sentito che i nostri confratelli vengono incoraggiati a prendersi cura di S. Paolo (era la cura parrocchiale di S. Paolo Maggiore); se non si ha il coraggio di rinunciare a questi fastidi, penso che ci rimetteranno tutti. Io dico questo perch, se a Napoli non vogliono, tale richiesta non ci sar pi. Alla Reverenda Madre in Cristo La Priora della Sapienza - Napoli.

Questo appassionato richiamo all'ubbidienza e alla sottomissione rivela tutto il tormento spirituale dell'animo di Gaetano dinanzi al diffondersi dellapostasia di Lutero, di Bernardino Ochino e Juan Valdes. L'originale della lettera si conservava con le altre nella chiesa di S. Paolo Maggiore, fu poi inserito nel manoscritto dei processi di Napoli.

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(Napoli. s.d.) Ges Reverenda Madre in Cristo, le madri di figli carnali concepiscono nel piacere e partoriscono nel dolore. Le madri spirituali concepiscono con timore e trepidazione e partoriscono nella gioia. Per questa ragione, vi esorto a rimanere serena e stabile in questa infermit e a concepire, al Padre, queste due figlie, con lo Spirito Santo in Cristo, se cos piacer alla Santissima Trinit. Chiamatele, indifferentemente, una Paola, l'altra Angela. Questa sera, chiamate tutte quelle gi vestite (le professe) e dite loro che, avendo avuto dal Papa l'ubbidienza del Priorato, ridate loro il santo abito della religione ed esortatele a donarsi, nuovamente, a Cristo. Usate queste o simili parole. Questo sia fatto dopo la lettura del Breve che far Suor Giovanna, quindi voi lo prendete lo baciate e lo deporrete sul vostro capo. Se a voi e a Suor Giovanna parr opportuno di dare alle novizie l'abito domani, chiamatele una per una e fate loro le opportune raccomandazioni e se sono soddisfatte, date loro l'abito domani mattina. Io, con l'aiuto di Dio, verr domattina a dare la santissima comunione a tutte quelle che la vorranno. La grazia del Signore sia sempre in voi. Pregate e fate pregare per me. Vostro in Cristo f (ratello) Don GAETANO Alla Reverenda Madre in Cristo La Priora della Sapienza.

L'autografo di questa lettera religiosamente conservato nella chiesa di S. Paolo Maggiore a Napoli dei Padri Teatini. E in buono stato, perfettamente leggibile. E senza data, ma dal suo contenuto si pub ricavare che essa sia stata scritta verso la fine del 1535. (Venezia, 28 luglio 1542) Ges, Reverenda madre mia in Cristo, ho sentito le ultime novit sulla vostra salute e che, pur bussando alla vostra porta, il Signore non vi ha voluto portare con se. Rallegriamoci sempre di quello che egli fa. Vorrei che la cara figliola suor Caterina stesse lieta in Cristo, suo Signore in Croce. Ringraziamo e glorifichiamo il santificatore della Croce, sotto la quale, con forte costanza, stette la Santissima Madre Maria Vergine. Sper veramente che Caterina, con Maria e con la sua virt, venga arricchita di celesti doni: di grande e forte umilt e di umile fortezza. Possa disprezzare come fango la debole superbia e la superba debolezza di questo mondo, traditore e bugiardo nei confronti di tutti i suoi amanti. Lei, con tutte le altre serve sante e fedeli e con lo Sposo Ges Cristo, deve, giorno e notte,

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piangere su di essi. Deve concepire e generare, con gemiti e dolori, e nutrire, con lacrime, i figli che le saranno dati, in Cristo, dall'Eterno Padre. Prego il mio Signore che in cielo possiate vedere i figli delle vostre sante figlie, che impetrano misericordia per me. Venezia, 28 luglio 1542. Salutate in Cristo il signor Conte e la Contessa di Montorio con i figli, per i quali tutti il Signore sia sempre guida e conforto. Vostro figlio in Cristo Don GAETANO Alla Reverenda in Cristo Priora della Sapienza

Di questa lettera cos ricca di esortazioni spirituali, non si possiede l'autografo; si conservato nella trascrizione dei processi di Napoli dai quali stata riprodotta. (Proc. Theat. Can. B. Cajetani v. 1, n. 627) Reverenda Madre in Cristo, Ippolita pronta a venire, ma dimorer per poco nel Monastero. Verr con la compagna, poi si fermer a manger con voi, procurate per di non dirlo, perch non si sappia fuori dal Monastero. Donna Beatrice per il momento non viene e, quando verr, il Signore si degner di aiutarci. Ditele che siete desiderosa di andarle incontro, purch questo avvenga senza offendere il Signore. Pregate per me. Don GAETANO

L'autografo di questa missiva si conserva nella chiesa di S. Giuseppe dei Teatini in Palermo sigillato nel reliquiario. (Venezia. senza data. 1541-1543) Figliola mia in Cristo, ho appreso delle vostre ansie dalle lettere della Priora: per dovere di coscienza e per la responsabilit che ho nei riguardi della vostra salvezza, vi prego, imparate dal Signore. Diviso dalla Madre, per attendere alle cose del Padre suo, quando al terzo giorno fu ritrovato, vedendo la tristezza della Madre e di Giuseppe, si sottomise alla loro volont e fu loro ubbidiente per 18 anni continui, senza farsi pi sentire.

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Mortificate la vostra volont, rinunciate alle vostre opinioni e, ve lo dico io, sarete assicurata presso il vostro Signore Ges Cristo. Non ho tempo di dire altro. Pregate il Signore per me. In Cristo padre e fratello GAETANO, prete Alla figlia carissima in Cristo D. Caterina Nella Sapienza. La lettera molto breve e senza data, si presume che fu scritta da Gaetano tra il 1541 e il 1543; essa si conserva nella chiesa gi dei teatini, di S. Siro a Genova. (Napoli, settembre - dicembre 1533) Ges Reverenda Madre. credo che, per l'indulgenza, abbiate il dovere di far fare qualche preghiera particolare. Ora, perch voi non abbiate il fastidio di scegliere il giorno o le preghiere da fare, per togliervi ogni noia, potete fare cosi: tutte quelle che dicono l'uff1cio, prima di comunicarsi, recitino tre volte i dieci salmi che si pensa siano stati detti dal Signore in Croce; l'ultimo, il ventunesimo, fino alle parole nelle tue mani, Signore, raccomando il mio spirito, con dieci padrenostri e avemarie. Quelle che non dicono l'ufficio, dicano tre volte trenta Avemarie con i tre Padrenostri intercalati. Voi, Madre, direte tre volte tre Padrenostri con tre Avemarie, pregando, tutte, per la Riforma della Santa Chiesa e per la santit del Papa Clemente e per la sua eterna salvezza. Vi saluto nel Signore, sempre, e ricordatevi dei vostri figli nelle preghiere. Don GAETANO Dicano, tutti i giorni, tre Padrenostri e tre Avemarie per la salvezza temporale ed eterna del Papa finch non sar comunicato il suo ritorno a Roma. Alla Reverenda Madre nostra in Cristo Nella Sapienza. Servo in Cristo Don GAETANO

Questo biglietto senza data, ma facendosi in esso allusione all'assenza da Roma del Papa Clemente VI, si pu affermare che fu scritto tra il settembre e dicembre del 1533. Il Papa infatti in questi mesi si trovava a Marsiglia per incontrare Francesco I. Gaetano era giunto da poco a Napoli. Il

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biglietto si conservato in copia autentica nel volume dei processi di Napoli, come pure gli altri tre biglietti che seguono. (Proc. Theat. Can. B. Cajetani ms. cit. v. I. 627) (Napoli, dicembre 1535, 1546) Ges, Reverenda Madre, poich non ho potuto venire a sbrigare quanto dovevo, penso sia meglio che io venga gioved, mentre venerd verr a confessare e sabato che sar il Santo Giorno (Natale) a darvi la comunione, se Dio vuole. Non ho altro. I1 mio desiderio che Ges Cristo sia nato e adagiato in tutte le anime vostre, e che di tutte ne faccia una sola e, per questa unione, io possa diventare un degno ministro, come Giuseppe, di un cos grande tesoro. Per questa grazia, pregate la Madre Santissima di cos Piccolo figliolo, il quale piange per noi e non per Se. Servo in Cristo Don GAETANO Alla R. Madre della Sapienza. (Napoli, s.d.) Ges Madre mia, come voi dovete essere obbedita dalle vostre figlie, giusto che anche voi obbediate a chi ha cura di voi. Perci, vi prego, obbedite a quello che vi ordina il medico e prendete sia la carne che altri rimedi. Cristo nostro Signore e la Madre Sua possano prendersi cura del vostro corpo e del vostro spirito e di tutte le vostre figlie che domani verr a visitare, se al Signore piace. Vostro Don GAETANO Servo Per Cristo Alla Madre Priora della Sapienza (Napoli, s.d.) Ges Reverenda Madre,

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ci stato riferito che avete recitato l'uff1cio con canto artistico: non sta bene. Quello che resta, fatelo con canto sommesso e lamentatevi con chi lo ha provocato, se veramente stato fatto. Pregate per me. In Cristo Don GAETANO

Alla Reverenda Madre La Priora della Sapienza (Napoli, s.d.) Ges Illustre Madre in Cristo, sono stato informato da Roma che la vostra istanza stata firmata: sia lodato Dio. Confortate Suor Giovanna. Stia gioiosa nella sua visitazione (malattia) e sia ubbidiente. Domandate un'Avemaria, per me, a tutte le vostre figlie. Domattina, se Dio vuole e se sono vivo, verr a visitarvi tutte. Ges Cristo sia il vostro conforto. Vostro in Cristo f [ iglio ] Don GAETANO Alla Reverenda Madre La Priora della Sapienza (Napoli, 30 gennaio 1544) Ges Reverenda Madre, poich avete per alcuni giorni qualche soldo in pi, in spirito di adesione alla volont di Dio e confidando nella vostra carit, chiediamo di prestarci 8 ducati che, uniti ai 12 che gi vi dobbiamo, fanno 20. Dateli al nostro fratello Antonio, latore del presente biglietto, e la santa pace sia con voi. Da San Paolo, 30 gennaio 1544

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Vostro in Cristo Don GAETANO Alla Reverenda Madre Priora della Sapienza (Napoli, novembre 1545 - gennaio 1546) Reverenda Madre, se non vi d'incomodo, vorremmo che Giambattista non partisse da Napoli prima di venerd: in questi due giorni ci servirebbe il suo aiuto. Mi raccomando alle vostre Preghiere. Don GAETANO (Napoli, 1545- 1546?) Ges Reverenda Madre. potrete dire a Maria Cecilia che, con l'aiuto di Dio, domani, dopo la messa, verr per esaudire la sua richiesta e non vi dispiaccia di far presentare al Signore una mia intenzione, perch io la realizzi, se cos piacer a Dio. La pace santa sia in tutte. Il giorno prima. Vostro in Cristo Don GAETANO

Reverenda Madre, desidero con l'aiuto di Dio venire a voi domani alle nove per ascoltare (confessare?) tutte e domenica comunicarvi; fatelo sapere alle altre suore e Pregate Per me. Oggi venerd. Don GAETANO Alla Reverenda Madre La Priora della Sapienza

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(Napoli, s.d.) Ges Madre mia in Cristo. guardatevi dall'assegnare alla nuova figlia vostra un posto diverso da quello previsto dalle norme. Come d'uso, sia dopo tutte le altre Monache professe. Un modo d'agire diverso, non sarebbe a gloria di Cristo, non aiuterebbe l'interessata, non aiuterebbe le altre nell'umilt e, tra l'altro, sarebbe di scandalo a chi vi vicino, mentre voi non osservereste le vostre Costituzioni. Se il Signore mi conceder di venire domattina, verr volentieri a comunicare voi e la novizia, ma non potendo assicurare, non ditele niente e pregate per me. Vostro in Cristo Don GAETANO

Alla Reverenda Madre La Priora della Sapienza. (Napoli, s.d.) Ges Reverenda Madre, se manderete una persona conosciuta con il vostro biglietto, a Brancaleone, avrete sei tomoli di sale da parte di un fedele amico. Abbiamo fatto stimare, da persona competente, il lavoro del vostro tabernacolo: il costo di ventotto carlini, pi tre vetri che hanno dovuto comprare, in tutto bisogna dare 31 carlini, dico trentuno; ora, se potete o no trovare i detti carlini, fatemelo sapere, quando volete. I miei peccati mi tengono in catena, per cui se la sorella ammalata vuole o ha necessita di confessarsi, potr venire il Padre Preposito; su di me non posso contare se non quando vorr Colui che tutto pu e cio il Signore Dio, il quale sia il vostro conforto e la vostra pace, sia la luce, la via, la vita. Mi raccomando alle preghiere di tutte. Vostro in Cristo Don GAETANO

Alla Reverenda Madre La Priora della Sapienza.

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[Venezia, 17 giugno 1541] Carissimi fratelli in Cristo, La santa pace sia con voi. Vi scrivo la presente con il desiderio di salutarvi e con la gioia di sapere che il Sommo Dio vi ha scelti, fra tanti altri cristiani, e vi ha elevati a grande dignit, mettendovi in mano un'opera grandissima: l'aver cura e sostenere gente piena di piaghe e malsana. Ma anche grande elezione attendere alle opere dello spirito e alla conquista delle virt, che voi esercitate nel vostro oratorio e nella Compagnia: sono le vere opere di misericordia corporale e spirituale. Se volete, per, che il Signore tenga in gran conto le anime vostre, per la misericordia di Dio, curate veramente e stimate le suddette opere. Cari fratelli miei, se volete consolarmi, fatemi sentire, nei fatti, che l'opera dell'ospedale ben guidata e condotta. Il vostro operare sia la luce e il buon profumo di codesta povera citt. Vi prego, per amore di Cristo e della sua Santissima Madre, perseverate tutti, nell'unita e nella concordia, in questi impegni santi. Pregate Dio per me e accogliete questa mia non come proveniente da me peccatore, ma come scaturita dall'amore e dal dovere di amarvi, che Cristo nostro Signore mi ha imposto per voi. Desiderate sempre che la sua gloria cresca nella vostra santa Compagnia. Venezia, 17 giugno 1541. GAETANO, prete

L'autografo di questa lettera si conserva nella Biblioteca Bertoliana di Vicenza. Carissimi fratelli in Cristo, Siamo addolorati e lo saremmo ancora di pi se il nostro affetto e dovere verso di voi e la vostra citt fossero originati da motivi terreni, i quali ci fanno vedere sempre con un occhio solo quando si tratta di giustificare i piaceri o i desideri del presente. Ma poich piaciuto allo Spirito Santo legarci a voi con i suoi dolcissimi legami, non saranno i luoghi o la morte a poterli spezzare. Dobbiamo trovare il coraggio di contraddire noi stessi per assecondare la volont del Padre celeste: dobbiamo imitare, con l'aiuto della misericordia divina e sebbene fragili e miseri, Cristo Ges, nostro Maestro, che nel momento della sua dipartita prometteva a quelli che amava che la loro tristezza si sarebbe mutata in gioia: quello che speriamo per voi e per noi dal Signore. Ci resta solo di supplicare l'infinita bont di Dio, se quanto facciamo deve essere a sua gloria, di farci realizzare, in questa nostra vita, quanto prometteva ai suoi per aumentare le nostre gioie eterne e cio iterum videbo vos et gaudebit cor vestrum - io vi vedr di nuovo e il vostro cuore sar nella gioia. Abbiamo lasciato con voi, per tutto il tempo che abbiamo potuto, quei dilettissimi fratelli nostri datici da Cristo, non senza disagio per ]a nostra Congregazione, in modo particolare il nostro fratello D. Bernardino. Ma ora non possiamo pi; necessario che voi e noi, carissimi in Cristo, ci sacrifichiamo e che tutti, voi, quei nostri fratelli e noi si abbia pazienza. Abbiamo mandato la lettera

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della santa ubbidienza da parte di Dio e nostra ai sopraddetti nostri fratelli perch, appena possono, tutti e tre se ne ritornino da noi per realizzare quello che vuole il Signore nella sua benevolenza. Non possiamo concedere loro pi tempo di quello che necessario per partire da voi: il tempo non concede tregua. Cristo Nostro Signore, per le nostre deboli preghiere per voi, si degni di raddoppiare l'unione spirituale e la virt per questa separazione fisica e sia generoso retributore per ogni vostra premura e carit usata verso di noi, pregandovi che gli aiuti materiali e le nostre fatiche siano mutate in continue preghiere per questa nostra povera Congregazione. Venezia, 5 Ottobre 1542 Vostro in Cristo D. GAETANO preposito e i fratelli CC. RR.

La presente lettera si conserva nell'archivio generale dei Teatini in San Andrea della Valle a Roma. La mano di chi l'ha scritta del P. Bonifacio da Colle, redattore della corrispondenza di ufficio dei Teatini a Venezia. L'ispirazione per, come dimostra lo stile e lo spirito della lettera, di S. Gaetano il quale era Superiore della Casa. Carissimo fratello in Cristo, In questi giorni ci sono pervenute tre vostre lettere insieme; con la presente rispondiamo a quella che parla della richiesta di Messer Marcantonio. Noi abbiamo avuto un medesimo sentire e uno scambio di vedute su quello che lui domanda e abbiamo presentato il suo desiderio, secondo il nostro uso, al Signore e quindi ritrovatici insieme ci pare che il Signore ci faccia chiaramente vedere che, per il nostro Istituto e per chiunque mette mano all'aratro evangelico, conveniente, anzi necessario habitare unius moris in domo - vivere nella stessa casa senza differenze e realizzare tutte quelle cose che, senza danno del corpo e dello spirito, edificano i servi di Dio, i quali sotto la guida di un solo pastore e in un solo ovile portano il peso del giogo di Cristo. Le singolarit e le diversit sono sempre sconvenienti e da fuggire. Ma poich avviene che non sono chiamati alla medesima ora del giorno tutti quelli che si uniscono a noi, ma secondo la sapienza del buon padre di famiglia che ad alcuni dice fino all'undicesima ora: Perch state qui, tutto il giorno, oziosi?, per questo succede che nella stessa Compagnia si trovano persone di et diversa, di diversa salute, diversa mentalit e diversa virt. Tenendo presente queste cose, necessario, veramente, seguire la regola dello Spirito Santo ispirata ai Santi Padri: a ciascuno veniva dato secondo le sue necessita. Su questa scia S. Agostino dice: non per tutti uguale, poich non tutti avete le stesse esigenze. E venendo al particolare, diciamo che se Messer Marcantonio pensa che dalla nostra Compagnia potr trarre profitto per liberarsi dalla stretta del mondo e incamminarsi positivamente sulla via di Dio, dovr convincersi che ci non gli potr venire da noi, ne sperarlo, se non pensa che noi siamo governati e guidati dalla bont di Dio attraverso gli esempi dei Santi Padri e che la nostra unica regola lo Spirito Santo, senza invenzioni nostre o di altre umane volont. Ora, se egli crede veramente che la sola bont di Dio che ci ha uniti, ci guida e ci mantiene, creda pure che, se egli vuole venire a vivere con noi, temporaneamente o per sempre, per il servizio di Dio e per la sua salvezza, quella stessa bont di Dio ci dar tanta intelligenza da saper cogliere le sue necessita, e tanta carit da saper portare le sue infermit fisiche o spirituali, e tanta provvidenza da soddisfare tutti i suoi bisogni.

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Ma se crede utile la nostra opera, necessario, per il tempo che Dio vorr tenerlo tra noi, buttarsi ai piedi di Cristo e nelle braccia nostre con totale fiducia, rinunciando alla propria libert e al proprio modo di pensare, ai propri averi e al loro uso per tutto il tempo che star con noi, legato al giogo di Cristo come uno qualunque della nostra famiglia. E se questo gli sembrer strano, chiaro che non crede alla presenza di Dio tra noi e alla sua guida; e, se pensa cos, non vi motivo di venire a stare con noi, poich se togliamo la protezione e la gioia della bont di Dio e la speranza di servire e piacere a Lui solo, a noi non resta niente che non debba essere fuggito e rifiutato. Ma se egli pensa di venire a stare tra servi del Signore, anche se non ne sente il coraggio e non ha tanta fede da abbracciare la nuda Croce, anche temporaneamente come egli pensa, disponga il suo animo ad abbracciare quello che abbiamo detto e disponga le sue cose in modo tale che non vi debba pensare finch sar con noi. E si fidi del Signore! Per quanto ci riguarda noi non vogliamo pensare alle cose sue, ne desideriamo sovvenzioni di elemosine, ne fastidi di occupazioni, ne occasione di distrazione per lui stesso. Tutto questo non farebbe altro che privarci della nostra pace. Perci, se egli vuole venire tra noi, non si preoccupi di pensare a stanze o ad altro, ma solo a mortificare talmente la sua volont che, tra lui e noi, non debba esservi altra differenza che questa: noi siamo inchiodati alla Santa Croce, mentre egli libero di andarsene quando a lui o a noi piace. In quanto all'insegnamento, sebbene i suoi scritti ci piacciano, quello per che lo rende caro a tutti noi la carit di Cristo e la speranza che umiliandosi voglia imparare l'alfabeto di Cristo; quanto noi desideriamo al di sopra di ogni vantaggio o beneficio che da lui o dai suoi scritti o da qualunque altro bene mondano ci possa derivare. Esponetegli dunque questa nostra prassi e poi lasciate fare a Cristo. Ci sembra bene non dimenticare il nostro Rev.mo Padre Vescovo di Verona (Giberti) a cui Messer Marcantonio sembra stia per far da segretario perch egli possa dedicarsi con pi libert al servizio di Cristo; in questo caso non bisogna neppure parlarne, poich nessuno potr impedirglielo, e non neppure da pensare che il predetto nostro padre devotissimo faccia ci che non pu, ne deve. Ma essendo questo proponimento di Messer Marcantonio tanto incerto, esposto al dubbio e all'incostanza, non sappiamo se sia utile non solo ascoltarlo ma ancora dargli speranze, senza l'approvazione e la benedizione del sopraddetto Rev.mo Padre. Stia bene in Cristo. Venezia. 17 febbraio 1533 Il Preposito e i Chierici Regolari, Vostri Fratelli in Cristo

Questa come la precedente lettera firmata dal Preposito e i Chierici Regolari. 11 Preposito era gian Pietro Carafa; tuttavia: tutti gli autori teatini che ne fanno menzione, lattribuiscono senz'altro a S. Gaetano, appoggiandosi sopra l'intitolazione non autentica, ma antica (Risposta del P.D. Gaetano e F. Cappello per la richiesta di M. Flaminio che voleva entrare con patti. Ms. di Napoli XIII A-74 n. 25). L'originale conservato nel Codice Barberino latino 5697. fol. 40 della Biblioteca Vaticana. (Senza luogo ne data) Ges

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il Signore, nella sua bont, concede molte grazie e doni, che a noi, ciechi per le passioni e per i desideri mondani, sfuggono. Ora, lasciando da parte tutti gli altri, occupiamoci di questa benedetta anima di cui trattasi. Noi ci laceriamo, ci lamentiamo, vociferiamo e intanto non pensiamo a ringraziare l'eccelsa misericordia del nostro grande Dio: dando a quest'anima il vero bene, ha accolto pi benevolmente le preghiere dei santi che la volevano in cielo, che non quella degli uomini che la desideravano in terra. Possiamo, verosimilmente, pensare che l'Apostolo Pietro ha impetrato, dal suo Maestro e Signore, che a questa anima benedetta si rompessero le catene di questa misera carne e le si schiudesse il carcere di questa oscura vita, come per lui aveva fatto la Chiesa, ottenendo dal Signore che il Suo Angelo santo rompesse le catene e lo liberasse dalle mani di erode e dei giudei. Ora, se coloro che piangono per quell'anima stessero, silenziosamente, ringraziando e ascoltando il Signore, sentirebbero nel loro spirito una soave voce che dice: ora so veramente che il Signore ha mandato il suo Angelo a liberarmi dalla mano di Erode e dalle attese di tutti i malvagi. Questo ci dice che invece di piangere questa benedetta anima, noi dobbiamo ringraziare, benedire, glorificare il Signore perch quella possa riceverne una pi celere e perfetta purificazione. Ma se il Signore, per sua grande bont, l'avesse gi purificata e liberata, per tale dono gratuito, aumentando ogni giorno di pi la sua gloria, sia da noi gridato ovunque. Ce lo conceda il Signore, per la sua grazia e per la sua immensa bont e grandezza. Amen. [ Don GAETANO ]

L'autografo di questo frammento di lettera si trova anch'esso nel gruppo dei documenti trascritti nei processi di Napoli. Al Rev.do Presbitero Superiore e ai Fratelli Chierici Regolari. S. Nicola de' Tolentini - Venezia. Capitolo Generale Roma 1547. Avvertiamo le vostre persone che dopo aver invocato l'aiuto del Signore per poi procedere ai lavori della Congregazione, abbiamo confermato per quest'anno Superiore della nostra Casa di Venezia il presbitero don Bonifacio e eletto Superiore della Casa di Napoli il presbitero don Gaetano. I1 loro ufficio comincia il 15 maggio del corrente anno. Sono stati destinati alla Casa di Venezia: don Bernardino, don Giovanni e don Antonio; a quella di Napoli: don Marco, don Pietro e don Giacomo. E stato deciso che per quest'anno la maggior parte dei Padri Vocali sia a Venezia. Ugualmente stato stabilito che al presbitero Superiore di Venezia e ai fratelli Vocali sia data piena autorit circa la questione Somasca1, la quale per ora stata affidata al predetto padre. Terminato il suo ufficio, quelli destinati alla elezione, presenteranno o indicheranno il padre che a loro sembrer pi adatto, al Superiore di Venezia. Questi trovandolo idoneo, confermer lelezione concedendogli l'autorit che gli spetta, e si chiamer e sar suo Vicario. Se invece quello che viene presentato non gli sembrer opportuno, potr non accettarlo, chiedendo che ne venga presentato un altro.

Si tratta della fusione dei Somaschi con la Congregazione di Padri Teatini richiesta che i Somaschi nel loro Capitolo Generale del 1546 avevano preso in esame e con esito positivo. La fusione poi si attu solo per pochi anni.

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Si stabilisce che l'abito dei fratelli Laici sia laicale, distinto cio da quello dei Chierici, e che i Superiori non Permettano che essi siano avviati agli studi delle lingue classiche senza il permesso dei Padri Vocali. Inoltre non si domandi offerte ne per se ne per mezzo di altri ne direttamente ne indirettamente. Si stabilisce che i lavori manuali siano moderati perch questi non soffochino lo spirito dei Fratelli e impediscano ai Chierici di andare al Coro nelle ore dovute e raccogliersi al primo segno del Vespro. Anche i fratelli laici partecipino come gli altri alla preghiera comune, se questo si pu fare comodamente. A G. Battista Quirino non si permetta di professare prima della festa della Croce del mese di settembre, dopo stia a disposizione dei padri Vocali di Napoli, e a Nicola che chiede l'abito religioso, momentaneamente non gli venga concesso, ma lo si aiuti a perseverare. State bene nel Signore e pregate per noi. In Roma 15 maggio, domenica prima dell'Ascensione, 1547. Io don GAETANO, io don BERNARDINO io don MARCO.;O don Pietro

Questa Comunicazione conservata negli Atti manoscritti del Capitolo Generale dei Padri Teatini anno 1547, solo oggi si pu affermare che essa da attribuirsi a S. Gaetano. Custodita nell'Archivio dei Teatini di S. Silvestro al Quirinale in Roma, fu consegnata in seguito al p. Francesco Ricci. Dopo un'attenta perizia sulla calligrafia e sul contenuto della Comunicazione per opera di due periti: Antonio dei Monti e Cesare dei Bianchi, con giuramento questi asserirono che il documento era della propria mano e carattere dello stesso S. Gaetano Tiene. (Regnum Dei 1973 p. F. Andreu C.R. pag. 39). La letizia vera e inestimabile dell'uomo consiste nel desiderio d'imitare fedelmente la vita interiore ed esteriore di Cristo Ges, senza richiedere per questo nessun premio particolare secondo il pensiero di S. Paolo: Io sono disposto non solo a soffrire ma a morire per il nostro Signore Ges Cristo. La porta e il coronamento di ogni perfezione il pensare di essere indegni dei divini favori. Tutto il bene che Dio ci da la gioia di compiere non trova nessun motivo dentro di noi, ma tutto proviene dall'infinita bont della sua potenza. Duplice dev'essere la nostra umilt: una scaturisce dalla verit e un'altra informata dalla carit. La vera umilt quella che nasce dall'amore per la carit e dal desiderio della perfezione. La vita attiva consiste nell'accettazione della fatica e della povert, e nel disprezzo della stima degli uomini e nel nascondimento della propria persona. Tre sono gli elementi che integrano la nostra vita contemplativa: la purezza interiore, la vigilanza di tutti i nostri sensi, l'ubbidienza e la sottomissione alle interne ispirazioni.

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Il documento senza data destinato a ignoto corrispondente, forse ai suoi chierici Regolari; lo fa supporre il fatto che Gaetano, contro le sue abitudini, lo ha redatto in latino. L'autografo si conserva nella chiesa di S. Antonio in Portici (Napoli) dei padri Conventuali. Guarda, o Signore Padre Santo, dal tuo santuario e dalla tua dimora nei cieli; vedi l'Ostia santa che il Cristo tuo figlio, nostro Signore e Sommo sacerdote dell'umanit, offre a Te per i peccati dei suoi fratelli. Perdona l'immensa malvagit del mondo. Ecco, la voce del Sangue del nostro fratello Ges grida a Te dalla croce. O Signore, Dio nostro, ascoltaci; prendi cura di noi; non indugiare, per la tua bont, perch il tuo santo nome stato invocato su questa citt e su questo tuo popolo. Trattaci secondo la tua misericordia. Amen!

Questa preghiera composta da S. Gaetano in latino, ci stata conservata in copia autografa del B. Giovanni Marinoni, teatino e compagno del Santo a Venezia prima e poi a Napoli, la citt che oggi custodisce i loro resti mortali nella chiesa di S. Paolo Maggiore. La copia si conservo a lungo nell'archivio teatino della suddetta chiesa, poi fu inserita negli Atti con gli altri scritti di S. Gaetano.

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