Oche del Campidoglio: differenze tra le versioni

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L'avvenimento leggendario che vide come protagoniste le '''Oche del Campidoglio''' fa parte della [[storia di Roma]]; secondo la leggenda sarebbe avvenuto sul colle del [[Campidoglio]] nel [[390 a.C.]]
L'avvenimento leggendario che vide come protagoniste le '''Oche del Campidoglio''' fa parte della [[storia di Roma]]; secondo la leggenda sarebbe avvenuto sul colle del [[Campidoglio]] nel [[390 a.C.]], nel frangente storico dell'[[Assedio di Roma (390 a.C.)|assedio di Roma]] durante le prime [[spedizioni celtiche in Italia]].


== La leggenda ==
== La leggenda==
I [[Galli]] di [[Brenno]] assediavano [[Roma]] e cercavano un modo per penetrare nel colle. Qui si erano rifugiati i romani che non erano fuggiti a [[Veio]] o a [[Caere]] all'arrivo degli assalitori. Il condottiero romano [[Marco Furio Camillo]] era in esilio ad [[Ardea]] a causa delle sue posizioni anti-plebee. Un messaggero, mandato dai romani di [[Veio]] prima a Roma e poi ad [[Ardea]] per richiamare il generale, era riuscito ad entrare sul Campidoglio nonostante l'assedio. Avendolo seguito, i Galli stavano per riuscire, nottetempo, a entrare nel Campidoglio. Un'altra fonte, invece, parla di un cunicolo sotterraneo scavato dagli assedianti. La leggenda narra che le oche, unici animali superstiti alla fame degli assediati perché sacre a [[Giunone]], cominciarono a starnazzare rumorosamente avvertendo del pericolo l'ex [[Console (storia romana)|Console]] [[Marco Manlio Capitolino|Marco Manlio]] e i romani assediati. Marco Manlio venne per questo episodio denominato [[Capitolino (console 274)|''Capitolino''.]]
I [[Galli Senoni]] di [[Brenno]] [[Assedio di Roma (390 a.C.)|assediavano]] [[Roma (città antica)|Roma]] e cercavano un modo per penetrare nel [[colle Capitolino]]: qui si erano rifugiati i romani che non erano fuggiti a [[Veio]] o a [[Caere]] all'arrivo degli assalitori. Il condottiero romano [[Marco Furio Camillo]] era in esilio ad [[Ardea]] a causa delle sue posizioni anti-[[Plebei|plebee]]. Un messaggero, mandato dai romani di [[Veio]] prima a Roma e poi ad [[Ardea]] per richiamare il generale, era riuscito ad entrare sul Campidoglio nonostante l'assedio. Avendolo seguito, i Galli stavano per riuscire, nottetempo, a entrare nel Campidoglio. Un'altra fonte, invece, parla di un cunicolo sotterraneo scavato dagli assedianti. La leggenda narra che le oche, unici animali superstiti alla fame degli assediati perché sacre a [[Giunone]], cominciarono a starnazzare rumorosamente avvertendo del pericolo l'ex [[Console (storia romana)|Console]] [[Marco Manlio Capitolino|Marco Manlio]] e i romani assediati. Marco Manlio venne per questo episodio denominato ''Capitolino''.


L'[[assedio]] fu respinto e l'imminente arrivo di Camillo cominciò a ribaltare le sorti della guerra a favore dei romani: i Galli cominciarono a subire le prime sconfitte mentre l'esercito del [[condottiero]] avanzava da Ardea. Gli assedianti cercarono quindi un compromesso: a fronte di un tributo pari a mille libbre d'[[oro]], questi avrebbero tolto l'assedio. I romani, al momento di pagare, si accorsero che le bilance erano truccate e, alle loro rimostranze, Brenno, in gesto di sfida, aggiunse la sua spada alla bilancia pretendendo un maggiore peso d'oro e pronunciò la frase ''«[[Vae victis]]!»'' («Guai ai vinti!»). Qui la tradizione narra un secondo episodio leggendario: mentre i romani chiedevano tempo per procurarsi l'oro che mancava, Camillo raggiunse Roma con il suo esercito. Una volta di fronte a Brenno, gli mostrò la sua spada e gli urlò in faccia: ''«[[Non auro, sed ferro, recuperanda est patria]]»'' ("Non con l'oro, ma con il ferro, si riscatta la patria").
L'[[assedio]] fu respinto e l'imminente arrivo di Camillo cominciò a ribaltare le sorti della guerra a favore dei romani: i Galli cominciarono a subire le prime sconfitte mentre l'esercito del [[condottiero]] avanzava da Ardea. Gli assedianti cercarono quindi un compromesso: a fronte di un tributo pari a mille libbre d'[[oro]], questi avrebbero tolto l'assedio. I romani, al momento di pagare, si accorsero che le bilance erano truccate e, alle loro rimostranze, Brenno, in gesto di sfida, aggiunse la sua spada alla bilancia pretendendo un maggiore peso d'oro e pronunciò la frase ''«[[Vae victis]]!»'' («Guai ai vinti!»). Qui la tradizione narra un secondo episodio leggendario: mentre i romani chiedevano tempo per procurarsi l'oro che mancava, Camillo raggiunse Roma con il suo esercito. Una volta di fronte a Brenno, gli mostrò la sua spada e gli urlò in faccia: ''«[[Non auro, sed ferro, recuperanda est patria]]»'' ("Non con l'oro, ma con il ferro, si riscatta la patria").


Secondo la tradizione, in seguito a questo episodio si procedette alla costruzione del [[Tempio di Giunone Moneta]] ("Moneta" vuol dire ''che avverte, che ammonisce''), che sorgeva proprio in luogo del cortile dove dimoravano le oche.
Secondo la tradizione, in seguito a questo episodio si procedette alla costruzione del [[Tempio di Giunone Moneta]] sul [[Campidoglio]] ("Moneta" vuol dire ''che avverte, che ammonisce''), che sorgeva proprio nel cortile dove dimoravano le oche.

== Rappresentazioni ==
Nell'area archeologica di [[Ostia (città antica)|Ostia antica]] è stato ritrovata una rara raffigurazione delle oche; nel rilievo sono raffigurate tre oche starnazzanti, sotto un tempio, che si ritiene sia il ''Tempio di Giunone Moneta''.<ref>{{cita web|url=https://www.ostiaantica.beniculturali.it/it/img/1849|titolo=Pannello 60 - Figura 5|accesso=23 febbraio 2023}}</ref><ref>{{cita libro|titolo=BullCom 1943-45|capitolo=Un rilievo con le oche capitoline e la basilica di Ostia|autore=G. Becatti|url=https://www.ostiaantica.beniculturali.it/it/doc/2367}}</ref>

== Nella cultura di massa ==
Il brano ''Le oche del Campidoglio'' dello [[Zecchino d'Oro 2000]] si è ispirato proprio a questo avvenimento.

== Note ==
<references/>

==Voci correlate==
*[[Senoni]]


== Collegamenti esterni ==
== Collegamenti esterni ==
*[http://www.poesialatina.it/_ns/Greek/tt2/Plutarco/OcheCamp.html Plutarco, Le oche del Campidoglio]
*[http://www.poesialatina.it/_ns/Greek/tt2/Plutarco/OcheCamp.html Plutarco, Le oche del Campidoglio]
*[http://www.penisola.it/roma/oche.php Le oche del Campidoglio]
*[http://www.penisola.it/roma/oche.php Le oche del Campidoglio]
*[https://www.campidoglio.com/Storia/index.htm L'età romana]
*[https://www.campidoglio.com/Storia/index.htm L'età romana] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20200926143023/https://www.campidoglio.com/Storia/index.htm |date=26 settembre 2020 }}


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[[Categoria:Animali mitologici]]
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Henri-Paul Motte, Oche del Campidoglio, 1889

L'avvenimento leggendario che vide come protagoniste le Oche del Campidoglio fa parte della storia di Roma; secondo la leggenda sarebbe avvenuto sul colle del Campidoglio nel 390 a.C., nel frangente storico dell'assedio di Roma durante le prime spedizioni celtiche in Italia.

I Galli Senoni di Brenno assediavano Roma e cercavano un modo per penetrare nel colle Capitolino: qui si erano rifugiati i romani che non erano fuggiti a Veio o a Caere all'arrivo degli assalitori. Il condottiero romano Marco Furio Camillo era in esilio ad Ardea a causa delle sue posizioni anti-plebee. Un messaggero, mandato dai romani di Veio prima a Roma e poi ad Ardea per richiamare il generale, era riuscito ad entrare sul Campidoglio nonostante l'assedio. Avendolo seguito, i Galli stavano per riuscire, nottetempo, a entrare nel Campidoglio. Un'altra fonte, invece, parla di un cunicolo sotterraneo scavato dagli assedianti. La leggenda narra che le oche, unici animali superstiti alla fame degli assediati perché sacre a Giunone, cominciarono a starnazzare rumorosamente avvertendo del pericolo l'ex Console Marco Manlio e i romani assediati. Marco Manlio venne per questo episodio denominato Capitolino.

L'assedio fu respinto e l'imminente arrivo di Camillo cominciò a ribaltare le sorti della guerra a favore dei romani: i Galli cominciarono a subire le prime sconfitte mentre l'esercito del condottiero avanzava da Ardea. Gli assedianti cercarono quindi un compromesso: a fronte di un tributo pari a mille libbre d'oro, questi avrebbero tolto l'assedio. I romani, al momento di pagare, si accorsero che le bilance erano truccate e, alle loro rimostranze, Brenno, in gesto di sfida, aggiunse la sua spada alla bilancia pretendendo un maggiore peso d'oro e pronunciò la frase «Vae victis («Guai ai vinti!»). Qui la tradizione narra un secondo episodio leggendario: mentre i romani chiedevano tempo per procurarsi l'oro che mancava, Camillo raggiunse Roma con il suo esercito. Una volta di fronte a Brenno, gli mostrò la sua spada e gli urlò in faccia: «Non auro, sed ferro, recuperanda est patria» ("Non con l'oro, ma con il ferro, si riscatta la patria").

Secondo la tradizione, in seguito a questo episodio si procedette alla costruzione del Tempio di Giunone Moneta sul Campidoglio ("Moneta" vuol dire che avverte, che ammonisce), che sorgeva proprio nel cortile dove dimoravano le oche.

Rappresentazioni

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Nell'area archeologica di Ostia antica è stato ritrovata una rara raffigurazione delle oche; nel rilievo sono raffigurate tre oche starnazzanti, sotto un tempio, che si ritiene sia il Tempio di Giunone Moneta.[1][2]

Nella cultura di massa

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Il brano Le oche del Campidoglio dello Zecchino d'Oro 2000 si è ispirato proprio a questo avvenimento.

  1. ^ Pannello 60 - Figura 5, su ostiaantica.beniculturali.it. URL consultato il 23 febbraio 2023.
  2. ^ G. Becatti, Un rilievo con le oche capitoline e la basilica di Ostia, in BullCom 1943-45.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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