Pier della Vigna: differenze tra le versioni
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== Biografia == |
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Nasce a Capua, intorno al 1190, da una famiglia piuttosto disagiata. Seppur l'astrologo [[Guido Bonatti]] ed Enrico d'Isernia lo descrissero come un giovane costretto a mendicare per pagarsi gli studi, è più sicuro dire che suo padre fosse un certo Angelus de Vinea, magister (quindi giudice) nella città di Capua<ref>{{Cita testo |autore=Fulvio delle Donne |titolo=Nobiltà minore e amministrazione nel Regno di Federico II. Sulle origini e sui genitori di Pier della Vigna |pubblicazione=“Archivio Storico per le Province Napoletane” |numero=116 |anno=1998 |pagine=1-9}}</ref>, carica spettabile nella consuetudine del tempo al membro di una famiglia benestante, come nel possibile caso della famiglia di Pietro, ma che alla nascita di questi essi si trovassero in ristrettezze economiche. È anche probabile che frequentò lo ''Studium'' di [[Bologna]], dove potrebbe essere stato allievo di [[Bene da Firenze]], come potrebbe forse dedursi da una lettera in cui [[Terrisio d'Atina]] esprimeva a studenti e professori dell'[[Università di Bologna]] il cordoglio per la morte del maestro Bene<ref>{{Treccani|bene-da-firenze_(Dizionario-Biografico)|Bene da Firenze|volume=VIII vol.|anno=1966|accesso=14 novembre 2018}}</ref>. |
Nasce a Capua, intorno al 1190, da una famiglia piuttosto disagiata. Seppur l'astrologo [[Guido Bonatti]] ed Enrico d'Isernia lo descrissero come un giovane costretto a mendicare per pagarsi gli studi, è più sicuro dire che suo padre fosse un certo Angelus de Vinea, magister (quindi giudice) nella città di Capua<ref>{{Cita testo |autore=Fulvio delle Donne |titolo=Nobiltà minore e amministrazione nel Regno di Federico II. Sulle origini e sui genitori di Pier della Vigna |pubblicazione=“Archivio Storico per le Province Napoletane” |numero=116 |anno=1998 |pagine=1-9}}</ref>, carica spettabile nella consuetudine del tempo al membro di una famiglia benestante, come nel possibile caso della famiglia di Pietro, ma che alla nascita di questi essi si trovassero in ristrettezze economiche. È anche probabile che frequentò lo ''Studium'' di [[Bologna]], dove potrebbe essere stato allievo di [[Bene da Firenze]], come potrebbe forse dedursi da una lettera in cui [[Terrisio d'Atina]] esprimeva a studenti e professori dell'[[Università di Bologna]] il cordoglio per la morte del maestro Bene<ref name=":0">{{Treccani|bene-da-firenze_(Dizionario-Biografico)|Bene da Firenze|volume=VIII vol.|anno=1966|accesso=14 novembre 2018}}</ref>. |
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Iniziò la sua carriera nel [[1220]] come [[notaio]] ([[tabellione]]) al servizio dell'imperatore [[Federico II di Svevia]] (ma è dal [[1224]] che è menzionato per la prima volta giudice della ''[[Magna Curia]] ''imperiale). In questa veste, Pier della Vigna faceva parte di |
Iniziò la sua carriera nel [[1220]] come [[notaio]] ([[tabellione]]) al servizio dell'imperatore [[Federico II di Svevia]] (ma è dal [[1224]] che è menzionato per la prima volta giudice della ''[[Magna Curia]] ''imperiale). In questa veste, Pier della Vigna faceva parte di quell'insieme di notai, letterati e calligrafi, ovvero di ''[[Ars dictandi|dictatores]]'', che redigevano documenti, ma soprattutto lettere e [[Circolare|circolari]] dell'imperatore. Tali lettere risultano tra le testimonianze più rilevanti dello ''stilus supremus (salvatorstil)'', quello stile elegante e solenne sorto in [[Francia]] nel [[XII secolo]] e poi fatto proprio dalla [[Curia pontificia]] e da quella federiciana, e che sarà ripreso nel [[Tardo medioevo|tardo-medioevo]]. Fu impegnato anche attivamente nella vita culturale del cenacolo federiciano. Fu infatti in contatto con il medico e filosofo [[Teodoro d'Antiochia]] e con altri scienziati, e nelle sue lettere si ritrovano osservazioni di contenuto filosofico e [[Teologia|teologico]]. Si spese anche per lo sviluppo e poi per la protezione dell'[[Università degli Studi di Napoli Federico II|Università di Napoli]], e probabilmente nel [[1224]] realizzò la lettera circolare che sanciva la fondazione dell'istituzione. |
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Nel 1224-[[1225|25]] fu quindi giudice imperiale, una carica per la quale si vedrà affidare diverse missioni diplomatiche. Dal [[1239]] ricoprì la carica di [[logoteta]] (anche se vi compare a capo dell'ufficio nei ''[[Regesta Imperii]]'' solo dal [[1243]]), ovvero di superiore di tutti i notai e custode dei [[Sigillo (oggetto)|sigilli]] dell'Impero ([[protonotario]]). Aveva inoltre il compito di annunciare ai regnicoli i proclami emessi dall'imperatore<ref name=schaller>{{Treccani|pier-della-vigna_(Federiciana)|Pier della Vigna|autore=Hans Martin Schaller|volume=II vol.|accesso=14 novembre 2018}}</ref>. Tenne l'incarico di "gran giudice della corte imperiale" fino al [[1246]], ricoprendo un ruolo di rilievo presso il supremo tribunale. In questo ruolo fece parte della commissione che presiedette alla realizzazione delle [[Costituzioni di Melfi]] ([[1231]]), codice legislativo emanato da [[Federico II di Svevia|Federico II]] nel [[castello di Melfi|castello della città lucana]], considerata tra le più importanti codificazioni della storia del diritto. |
Nel 1224-[[1225|25]] fu quindi giudice imperiale, una carica per la quale si vedrà affidare diverse missioni diplomatiche. Dal [[1239]] ricoprì la carica di [[logoteta]] (anche se vi compare a capo dell'ufficio nei ''[[Regesta Imperii]]'' solo dal [[1243]]), ovvero di superiore di tutti i notai e custode dei [[Sigillo (oggetto)|sigilli]] dell'Impero ([[protonotario]]). Aveva inoltre il compito di annunciare ai regnicoli i proclami emessi dall'imperatore<ref name=schaller>{{Treccani|pier-della-vigna_(Federiciana)|Pier della Vigna|autore=Hans Martin Schaller|volume=II vol.|accesso=14 novembre 2018}}</ref>. Tenne l'incarico di "gran giudice della corte imperiale" fino al [[1246]], ricoprendo un ruolo di rilievo presso il supremo tribunale. In questo ruolo fece parte della commissione che presiedette alla realizzazione delle [[Costituzioni di Melfi]] ([[1231]]), codice legislativo emanato da [[Federico II di Svevia|Federico II]] nel [[castello di Melfi|castello della città lucana]], considerata tra le più importanti codificazioni della storia del diritto. |
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|contenuto = Tutte le ipotesi sulla sua caduta in disgrazia e sulla sua morte sono da considerare mere congetture. Tuttavia, in una lettera indirizzata al genero, [[conte]] Riccardo di Caserta, Federico riferisce di lui che ha "''trasformato il bastone della giustizia in un serpente''", recando pericolo e danno all'impero<ref name=schaller/>. A detta dell'imperatore, insomma, si sarebbe macchiato di [[corruzione]], denunciando come nemici dello stato persone innocenti per poterne confiscare i beni<ref name=schaller/>. Va detto che la diffusione della fama di vittima di Pier della Vigna va fatta risalire a un tempo successivo alla fine della [[dinastia sveva]], tanto più che i giudizi dei contemporanei ([[Matteo Paris (monaco)|Matteo Paris]] o [[Salimbene de Adam]]) [1] insistono sulle sue attività ''proditorie'' e sui suoi contatti col [[papa Innocenzo IV]]<ref name=schaller/>. La questione rimane ad ogni modo aperta e i giudizi di colpevolezza e innocenza andrebbero rivisti alla luce del contesto storico di forte contrapposizione del tempo e a seconda quindi se provengano dalla fazione [[Ghibellini|ghibellina]] o da quella [[Guelfi bianchi e neri|filo-papale]]. |
|contenuto = Tutte le ipotesi sulla sua caduta in disgrazia e sulla sua morte sono da considerare mere congetture. Tuttavia, in una lettera indirizzata al genero, [[conte]] Riccardo di Caserta, Federico riferisce di lui che ha "''trasformato il bastone della giustizia in un serpente''", recando pericolo e danno all'impero<ref name=schaller/>. A detta dell'imperatore, insomma, si sarebbe macchiato di [[corruzione]], denunciando come nemici dello stato persone innocenti per poterne confiscare i beni<ref name=schaller/>. Va detto che la diffusione della fama di vittima di Pier della Vigna va fatta risalire a un tempo successivo alla fine della [[dinastia sveva]], tanto più che i giudizi dei contemporanei ([[Matteo Paris (monaco)|Matteo Paris]] o [[Salimbene de Adam]]) [1] insistono sulle sue attività ''proditorie'' e sui suoi contatti col [[papa Innocenzo IV]]<ref name=schaller/>. La questione rimane ad ogni modo aperta e i giudizi di colpevolezza e innocenza andrebbero rivisti alla luce del contesto storico di forte contrapposizione del tempo e a seconda quindi se provengano dalla fazione [[Ghibellini|ghibellina]] o da quella [[Guelfi bianchi e neri|filo-papale]]. |
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Fu arrestato a [[Cremona]] |
Fu arrestato a [[Cremona]] nel febbraio del [[1249]] come traditore (''proditor''). I motivi dell'arresto non sono mai stati chiariti: si è ipotizzata una congiura o un'accusa di corruzione. Fu fatto accecare per mezzo di un ferro ardente da Federico II a [[Pontremoli]] nella Piazzetta di [[Geminiano di Modena|San Geminiano]]. Secondo il pisano Francesco da Buti, commentatore della Commedia, fu portato in prigionia a [[San Miniato]], dove si suicidò sbattendo volontariamente la testa contro la parete della cella. Non è noto il luogo della sua sepoltura: secondo alcune fonti tardive, fu sepolto nella chiesa di Sant'Andrea Forisportam a Pisa. Nel giugno del 1249 il suo posto alla direzione della Cancelleria regia venne dato [[Gualtiero di Ocre|Gualtiero da Ocre]]<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/gualtiero-da-ocre_(Dizionario-Biografico)/|titolo=OCRE, Gualtiero da|autore=Berardo Pio|sito=https://www.treccani.it/|editore=Treccani|curatore=Dizionario Biografico degli Italiani|data=2013|volume=79}}</ref>, facendo risalire quindi la morte di Pietro attorno alla tarda primavera di quell'anno. |
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== Opere == |
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Pier della Vigna è considerato uno dei massimi esponenti della prosa latina [[Medioevo|medievale]]; la sua opera più nota è l{{'}}''[[Epistolario latino]],'' nel quale applica i precetti della [[retorica]] delle ''[[artes dictandi]]''. L'opera, costituì un nuovo modello retorico per le cancellerie, in sostituzione di quello costituito dalle ''Variae'' di [[Cassiodoro]] (VI secolo)<ref>{{cita libro|autore=[[Romano Luperini]]|autore2=[[Pietro Cataldi]]|autore3=Lidia Marchiani|titolo=La scrittura e l'interpretazione|anno=1996|editore=Palumbo|ISBN=88-8020-114-X|pagina=28}}</ref> fu tramandata da centoventicinque codici, per un totale di cinquecentocinquanta documenti di diversa natura. La documentazione, che comprese epistole, mandati, manifesti e missive che vanno dal 1198 al 1264, nonché altrettanti frammenti, singole lettere e florilegi successivi, fu raccolta e tramandata sistematicamente in sei libri. L’epistolario, inoltre, non fu ordinato secondo una successione temporale, ma in base al contenuto dei libri<ref>{{Cita libro| |
Pier della Vigna è considerato uno dei massimi esponenti della prosa latina [[Medioevo|medievale]]; la sua opera più nota è l{{'}}''[[Epistolario latino]],'' nel quale applica i precetti della [[retorica]] delle ''[[artes dictandi]]''. L'opera, costituì un nuovo modello retorico per le cancellerie, in sostituzione di quello costituito dalle ''Variae'' di [[Cassiodoro]] (VI secolo)<ref>{{cita libro|autore=[[Romano Luperini]]|autore2=[[Pietro Cataldi]]|autore3=Lidia Marchiani|titolo=La scrittura e l'interpretazione|anno=1996|editore=Palumbo|ISBN=88-8020-114-X|pagina=28}}</ref> fu tramandata da centoventicinque codici, per un totale di cinquecentocinquanta documenti di diversa natura. La documentazione, che comprese epistole, mandati, manifesti e missive che vanno dal 1198 al 1264, nonché altrettanti frammenti, singole lettere e florilegi successivi, fu raccolta e tramandata sistematicamente in sei libri. L’epistolario, inoltre, non fu ordinato secondo una successione temporale, ma in base al contenuto dei libri<ref>{{Cita libro|autore=F. Delle Donne|titolo=La porta del sapere: cultura alla corte di Federico II di Svevia|città=Roma|anno=2019|p=52}}</ref>: nel libro I si trovano scritti polemici riguardanti lo scontro tra l’imperatore Federico II di Svevia e la corte pontificia, situazione in cui il logoteta assunse una posizione chiave; nel libro II narrazioni belliche; missive di argomento privato, scritti sulla nascita dei figli dell’Imperatore e descrizioni dello ''Studium'' di Napoli nel libro III; composizione filosofico-letterarie di carattere consolatorio, dette ''consolationes'' nel libro IV; nel libro V documenti di carattere amministrativo e, infine, nel libro VI una raccolta di privilegi. Questi testi godettero fin da subito di una rapida diffusione perché furono archetipi di ''dictamina'', ovvero ''exempla'' usati dall{{'}}''ars dictaminis, decontestualizzati'' e usati a fine didattico, nonché prototipi di quello ''stilus altus o supremus''<ref>{{Cita libro|curatore=E. D'Angelo|titolo=L'epistolario di Pier della Vigna - Edizioni critiche di A.Boccia, T. De Angelis, F. Delle Donne, R. Gamberini|autore=[[Centro Europeo di Studi Normanni]]|editore=Rubbettino|anno=2014|p=11}}</ref>, sorto in Francia nel XII secolo e che Pier della Vigna ricreò con sontuosità sul piano stilistico. L’Epistolario fu l’esempio di come la cancelleria federiciana, sotto l’attenta guida di Pier della Vigna, divenne un "scrittorio ben organizzato”, una culla intellettuale di erudizione e di sapere, un organo amministrativo d’avanguardia. In quanto strumento di lotta, quest’opera contrastò la diplomazia papale da un punto di vista cancelleresco; permise di ricostruire le vicende politico-istituzionali della corte sveva e offrì esempi delle enunciazioni filosofiche dell’epoca sulla genesi e carattere del potere imperiale. |
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Ha dato un contributo anche allo sviluppo del volgare di [[scuola siciliana]] con alcune [[Canzone (metrica)|canzoni]], anche se solamente due sono a lui attribuibili con certezza, ed un sonetto di corrispondenza con [[Jacopo da Lentini]] e [[Jacopo Mostacci]] sulla natura dell'amore. |
Ha dato un contributo anche allo sviluppo del volgare di [[scuola siciliana]] con alcune [[Canzone (metrica)|canzoni]], anche se solamente due sono a lui attribuibili con certezza, ed un sonetto di corrispondenza con [[Jacopo da Lentini]] e [[Jacopo Mostacci]] sulla natura dell'amore. |
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{{Citazione|L'animo mio, per disdegnoso gusto,<br />credendo col morir fuggir disdegno,<br />ingiusto fece me contra me giusto.|[[Dante Alighieri]], [[Inferno - Canto tredicesimo|''Inferno'' XIII]], 70-72}} |
{{Citazione|L'animo mio, per disdegnoso gusto,<br />credendo col morir fuggir disdegno,<br />ingiusto fece me contra me giusto.|[[Dante Alighieri]], [[Inferno - Canto tredicesimo|''Inferno'' XIII]], 70-72}} |
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Pier della Vigna è noto per essere citato nella ''[[Divina Commedia]],'' precisamente nel [[Inferno - Canto tredicesimo|XIII canto]] dell'''[[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]]''. [[Dante Alighieri]], ponendolo nella [[Cerchi dell'Inferno#Secondo girone - Suicidi e scialacquatori|selva dei suicidi]], lo assolve dall'accusa di aver tradito l'imperatore. Egli, insieme ai suicidi, è condannato ad essere un arbusto secco per l'eternità e anche durante il giorno del giudizio non potrà tornare nel suo corpo. |
Pier della Vigna è noto per essere citato nella ''[[Divina Commedia]],'' precisamente nel [[Inferno - Canto tredicesimo|XIII canto]] dell{{'}}''[[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]]''. [[Dante Alighieri]], ponendolo nella [[Cerchi dell'Inferno#Secondo girone - Suicidi e scialacquatori|selva dei suicidi]], lo assolve dall'accusa di aver tradito l'imperatore. Egli, insieme ai suicidi, è condannato ad essere un arbusto secco per l'eternità e anche durante il giorno del giudizio non potrà tornare nel suo corpo. |
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== Voci correlate == |
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* [[Scuola siciliana]] |
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* [[Epistolario latino (Pier della Vigna)]] |
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* [[Constitutiones Regni Siciliarum]] |
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== Altri progetti == |
== Altri progetti == |
Versione attuale delle 09:40, 25 ott 2024
«Io son colui che tenni ambo le chiavi del cor di Federigo, e che le volsi, serrando e disserrando, sì soavi, che dal secreto suo quasi ogn'uom tolsi; fede portai al glorïoso offizio, tanto ch'i' ne perde' li sonni e ' polsi.»
Pier della Vigna, noto anche come Pier delle Vigne (in latino Petrus de Vinea[1]; Capua, 1190 circa – San Miniato, 1249), è stato un politico, funzionario e letterato italiano del Regno di Sicilia, ritenuto tra i più grandi maestri dell'ars dictandi.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nasce a Capua, intorno al 1190, da una famiglia piuttosto disagiata. Seppur l'astrologo Guido Bonatti ed Enrico d'Isernia lo descrissero come un giovane costretto a mendicare per pagarsi gli studi, è più sicuro dire che suo padre fosse un certo Angelus de Vinea, magister (quindi giudice) nella città di Capua[2], carica spettabile nella consuetudine del tempo al membro di una famiglia benestante, come nel possibile caso della famiglia di Pietro, ma che alla nascita di questi essi si trovassero in ristrettezze economiche. È anche probabile che frequentò lo Studium di Bologna, dove potrebbe essere stato allievo di Bene da Firenze, come potrebbe forse dedursi da una lettera in cui Terrisio d'Atina esprimeva a studenti e professori dell'Università di Bologna il cordoglio per la morte del maestro Bene[3].
Iniziò la sua carriera nel 1220 come notaio (tabellione) al servizio dell'imperatore Federico II di Svevia (ma è dal 1224 che è menzionato per la prima volta giudice della Magna Curia imperiale). In questa veste, Pier della Vigna faceva parte di quell'insieme di notai, letterati e calligrafi, ovvero di dictatores, che redigevano documenti, ma soprattutto lettere e circolari dell'imperatore. Tali lettere risultano tra le testimonianze più rilevanti dello stilus supremus (salvatorstil), quello stile elegante e solenne sorto in Francia nel XII secolo e poi fatto proprio dalla Curia pontificia e da quella federiciana, e che sarà ripreso nel tardo-medioevo. Fu impegnato anche attivamente nella vita culturale del cenacolo federiciano. Fu infatti in contatto con il medico e filosofo Teodoro d'Antiochia e con altri scienziati, e nelle sue lettere si ritrovano osservazioni di contenuto filosofico e teologico. Si spese anche per lo sviluppo e poi per la protezione dell'Università di Napoli, e probabilmente nel 1224 realizzò la lettera circolare che sanciva la fondazione dell'istituzione.
Nel 1224-25 fu quindi giudice imperiale, una carica per la quale si vedrà affidare diverse missioni diplomatiche. Dal 1239 ricoprì la carica di logoteta (anche se vi compare a capo dell'ufficio nei Regesta Imperii solo dal 1243), ovvero di superiore di tutti i notai e custode dei sigilli dell'Impero (protonotario). Aveva inoltre il compito di annunciare ai regnicoli i proclami emessi dall'imperatore[4]. Tenne l'incarico di "gran giudice della corte imperiale" fino al 1246, ricoprendo un ruolo di rilievo presso il supremo tribunale. In questo ruolo fece parte della commissione che presiedette alla realizzazione delle Costituzioni di Melfi (1231), codice legislativo emanato da Federico II nel castello della città lucana, considerata tra le più importanti codificazioni della storia del diritto.
Dal 1230 fino alla fine della sua carriera fu attivo nel campo diplomatico come ambasciatore imperiale presso la corte papale e i comuni del nord Italia. L'acme della sua carriera diplomatica coincise con il suo soggiorno in Inghilterra nel febbraio-maggio del 1235, durante il quale registrò nella veste di procuratore il matrimonio fra l'imperatore e Isabella, sorella di re Enrico III (per ringraziarlo il re, nominandolo suo vassallo, gli assegnò una rendita annuale di 40 lire d'argento). Nel corso della sua carriera di alto funzionario di corte accumulò un vasto patrimonio (terreni e residenze a Capua, Napoli, Aversa, Foggia e in Terra di Lavoro) e tentò di rafforzare la posizione della propria famiglia.
Tutte le ipotesi sulla sua caduta in disgrazia e sulla sua morte sono da considerare mere congetture. Tuttavia, in una lettera indirizzata al genero, conte Riccardo di Caserta, Federico riferisce di lui che ha "trasformato il bastone della giustizia in un serpente", recando pericolo e danno all'impero[4]. A detta dell'imperatore, insomma, si sarebbe macchiato di corruzione, denunciando come nemici dello stato persone innocenti per poterne confiscare i beni[4]. Va detto che la diffusione della fama di vittima di Pier della Vigna va fatta risalire a un tempo successivo alla fine della dinastia sveva, tanto più che i giudizi dei contemporanei (Matteo Paris o Salimbene de Adam) [1] insistono sulle sue attività proditorie e sui suoi contatti col papa Innocenzo IV[4]. La questione rimane ad ogni modo aperta e i giudizi di colpevolezza e innocenza andrebbero rivisti alla luce del contesto storico di forte contrapposizione del tempo e a seconda quindi se provengano dalla fazione ghibellina o da quella filo-papale.
Fu arrestato a Cremona nel febbraio del 1249 come traditore (proditor). I motivi dell'arresto non sono mai stati chiariti: si è ipotizzata una congiura o un'accusa di corruzione. Fu fatto accecare per mezzo di un ferro ardente da Federico II a Pontremoli nella Piazzetta di San Geminiano. Secondo il pisano Francesco da Buti, commentatore della Commedia, fu portato in prigionia a San Miniato, dove si suicidò sbattendo volontariamente la testa contro la parete della cella. Non è noto il luogo della sua sepoltura: secondo alcune fonti tardive, fu sepolto nella chiesa di Sant'Andrea Forisportam a Pisa. Nel giugno del 1249 il suo posto alla direzione della Cancelleria regia venne dato Gualtiero da Ocre[5], facendo risalire quindi la morte di Pietro attorno alla tarda primavera di quell'anno.
Opere
[modifica | modifica wikitesto]Pier della Vigna è considerato uno dei massimi esponenti della prosa latina medievale; la sua opera più nota è l'Epistolario latino, nel quale applica i precetti della retorica delle artes dictandi. L'opera, costituì un nuovo modello retorico per le cancellerie, in sostituzione di quello costituito dalle Variae di Cassiodoro (VI secolo)[6] fu tramandata da centoventicinque codici, per un totale di cinquecentocinquanta documenti di diversa natura. La documentazione, che comprese epistole, mandati, manifesti e missive che vanno dal 1198 al 1264, nonché altrettanti frammenti, singole lettere e florilegi successivi, fu raccolta e tramandata sistematicamente in sei libri. L’epistolario, inoltre, non fu ordinato secondo una successione temporale, ma in base al contenuto dei libri[7]: nel libro I si trovano scritti polemici riguardanti lo scontro tra l’imperatore Federico II di Svevia e la corte pontificia, situazione in cui il logoteta assunse una posizione chiave; nel libro II narrazioni belliche; missive di argomento privato, scritti sulla nascita dei figli dell’Imperatore e descrizioni dello Studium di Napoli nel libro III; composizione filosofico-letterarie di carattere consolatorio, dette consolationes nel libro IV; nel libro V documenti di carattere amministrativo e, infine, nel libro VI una raccolta di privilegi. Questi testi godettero fin da subito di una rapida diffusione perché furono archetipi di dictamina, ovvero exempla usati dall'ars dictaminis, decontestualizzati e usati a fine didattico, nonché prototipi di quello stilus altus o supremus[8], sorto in Francia nel XII secolo e che Pier della Vigna ricreò con sontuosità sul piano stilistico. L’Epistolario fu l’esempio di come la cancelleria federiciana, sotto l’attenta guida di Pier della Vigna, divenne un "scrittorio ben organizzato”, una culla intellettuale di erudizione e di sapere, un organo amministrativo d’avanguardia. In quanto strumento di lotta, quest’opera contrastò la diplomazia papale da un punto di vista cancelleresco; permise di ricostruire le vicende politico-istituzionali della corte sveva e offrì esempi delle enunciazioni filosofiche dell’epoca sulla genesi e carattere del potere imperiale.
Ha dato un contributo anche allo sviluppo del volgare di scuola siciliana con alcune canzoni, anche se solamente due sono a lui attribuibili con certezza, ed un sonetto di corrispondenza con Jacopo da Lentini e Jacopo Mostacci sulla natura dell'amore.
Nella letteratura
[modifica | modifica wikitesto]«L'animo mio, per disdegnoso gusto,
credendo col morir fuggir disdegno,
ingiusto fece me contra me giusto.»
Pier della Vigna è noto per essere citato nella Divina Commedia, precisamente nel XIII canto dell'Inferno. Dante Alighieri, ponendolo nella selva dei suicidi, lo assolve dall'accusa di aver tradito l'imperatore. Egli, insieme ai suicidi, è condannato ad essere un arbusto secco per l'eternità e anche durante il giorno del giudizio non potrà tornare nel suo corpo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ la forma de Vineis non è mai attestata nei documenti, cfr. Enciclopedia Federiciana, II vol., p. 443.
- ^ Fulvio delle Donne, Nobiltà minore e amministrazione nel Regno di Federico II. Sulle origini e sui genitori di Pier della Vigna, in “Archivio Storico per le Province Napoletane”, n. 116, 1998, 1-9.
- ^ Bene da Firenze, in Dizionario biografico degli italiani, VIII vol., Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1966. URL consultato il 14 novembre 2018.
- ^ a b c d Hans Martin Schaller, Pier della Vigna, in Enciclopedia fridericiana, II vol., Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2005. URL consultato il 14 novembre 2018.
- ^ Berardo Pio, OCRE, Gualtiero da, su Dizionario Biografico degli Italiani (a cura di), https://www.treccani.it/, vol. 79, Treccani, 2013.
- ^ Romano Luperini, Pietro Cataldi e Lidia Marchiani, La scrittura e l'interpretazione, Palumbo, 1996, p. 28, ISBN 88-8020-114-X.
- ^ F. Delle Donne, La porta del sapere: cultura alla corte di Federico II di Svevia, Roma, 2019, p. 52.
- ^ Centro Europeo di Studi Normanni, L'epistolario di Pier della Vigna - Edizioni critiche di A.Boccia, T. De Angelis, F. Delle Donne, R. Gamberini, a cura di E. D'Angelo, Rubbettino, 2014, p. 11.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Hans Martin Schaller, Pier della Vigna, in Federiciana, II vol., Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2005. URL consultato il 14 novembre 2018.
- Hans Martin Schaller, DELLA VIGNA, Pietro, in Dizionario biografico degli italiani, XXXVII vol., Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1989. URL consultato il 14 novembre 2018.«Della Vigna (de Vinea; la forma de Vineis o Delle Vigne non è attestata nelle fonti coeve), Pietro»
- Benoît Grévin, Pier della Vigna, attività poetica, in Federiciana, II vol., Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2005. URL consultato il 14 novembre 2018.
- Ernst Kantorowicz, Selected Studies, Locust Valley (New York), Augustin, 1965.
- Renato Papale, «Morte accidentale di un Logotheta», Pisa, Edizioni ETS, 1998.
- Jean-Louis-Alphonse Huillard-Bréholles, Vie et correspondence de Pierre de la Vigne, Parigi, 1864.
- Isidore Durand, Pierre des Vignes, chancelier de l'empereur Frédéric II, sa biographie, ses lettres (thèse pour le doctorat), Tolosa, 1851.
- Hans Martin Schaller, Stauferzeit. Ausgewählte Aufsätze, collana Monumenta Germaniae Historica, Schriften 38, Hannover, 1993.
- Carlo Ruta, Poeti alla corte di Federico II, collana La scuola siciliana, Messina, Edi.bi.si., 2002.
- Handschriftenverzeichnis zur Briefsammlung des Petrus de Vinea, Bearbeitet von Hans Martin Schaller unter Mitarbeit von Bernhard Vogel, 2002, ISBN 3-7752-1125-X.
- Vittorio Sermonti, Inferno, Segrate (Milano), Rizzoli, 2001.
- Umberto Bosco e Giovanni Reggio, La Divina Commedia - Inferno, Firenze, Le Monnier, 1988.
Voci correlate
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[modifica | modifica wikitesto]- Wikisource contiene una pagina dedicata a Pier della Vigna
- Wikiquote contiene citazioni di o su Pier della Vigna
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pier della Vigna
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Pietro della Vigna, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- Hans Martin Schaller, PIER DELLA VIGNA, in Federiciana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2005.
- Pièr della Vigna, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Pietro Della Vigna, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Opere di Pier della Vigna / Pier della Vigna (altra versione), su MLOL, Horizons Unlimited.
- (EN) Pier della Vigna, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 122196429 · ISNI (EN) 0000 0001 0916 1917 · SBN CFIV321571 · BAV 495/22093 · CERL cnp00974593 · LCCN (EN) n86095957 · GND (DE) 118740474 · BNE (ES) XX1484226 (data) · BNF (FR) cb145598093 (data) · J9U (EN, HE) 987007266554205171 |
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