Monumento ai Tetrarchi: differenze tra le versioni
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Il '''monumento ai Tetrarchi''' è un doppio gruppo statuario in [[porfido]] collocato all'esterno sul cantone del [[tesoro di San Marco]] in [[piazza San Marco]] a [[Venezia]]. Sono alte 1,30 metri. |
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|titolo = Monumento ai Tetrarchi |
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|data = 293-303 circa |
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Il '''monumento ai Tetrarchi''' è un doppio gruppo statuario in [[porfido]] rosso egiziano, costituito da quattro figure in altorilievo, collocate all'angolo del [[tesoro di San Marco]], nell'omonima [[Piazza San Marco|piazza]] a [[Venezia]]. L'altezza delle figure è di 1,36 metri<ref>{{Cita libro|cognome=Demus, Otto.|cognome2=Lazzarini, Lorenzo.|cognome3=Piana, Mario.|titolo=Le sculture esterne di San Marco|url=https://www.worldcat.org/oclc/32528783|accesso=2019-05-30|data=1995|editore=Electa|p=222|OCLC=32528783|ISBN=8843550454}}</ref>. |
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== Storia == |
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Le quattro figure, che costituiscono un gruppo unitario, vennero scolpite a partire da un materiale lapideo, il porfido, che sin dall'età di [[Tiberio]] era associato frequentemente ed in maniera esclusiva alla [[Imperatore romano|figura imperiale]] ed utilizzato per i progetti monumentali di [[Roma (città antica)|Roma]] e, in seguito, di [[Costantinopoli]], dati il colore rosso dello stesso e la sua preziosità.<ref>{{Cita libro|cognome=Carlà, Filippo.|titolo=Economia e finanza a Roma|url=https://www.worldcat.org/oclc/848876546|accesso=2019-05-30|data=2011|editore=Il Mulino|p=145|OCLC=848876546|ISBN=9788815146786}}</ref> Il gruppo proviene da Costantinopoli e fu trasportato a Venezia dopo la [[Assedio di Costantinopoli (1204)|conquista della città]] nel 1204 ad opera delle truppe crociate. |
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Il gruppo, attribuito alla statuaria della fine del [[III secolo]] o inizio del [[IV secolo|IV]], faceva parte di due colonne onorarie in [[porfido]] (materiale particolarmente duro e difficile da lavorare che proveniva dall'[[Egitto (provincia romana)|Egitto]] - provincia imperiale - e che dal IV secolo iniziò a venire associato con la dignità imperiale) e si trovava a [[Costantinopoli]], dove venne saccheggiato nel [[1204]] durante la spedizione, "deviata" dai Veneziani, della [[Quarta crociata]]. A conferma della provenienza bizantina a metà del XX secolo è stato ritrovato il frammento col piede mancante della statua di sinistra sul lato est, che oggi si trova nel [[Museo archeologico di Istanbul]]. |
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Nel 1958 Paolo Verzone ipotizzò che il monumento ai tetrarchi fosse originariamente ubicato in un luogo di Costantinopoli chiamato ''[[Philadelphion]]'' ("luogo dell'amore fraterno"), dove i ''Patria'' attestano la presenza di un gruppo scultoreo con delle figure abbracciate che identificano con i figli di Costantino.<ref>{{Cita libro|cognome=Da Villa Urbani, Maria.|cognome2=Fumo, Antonella.|titolo=L'enigma dei tetrarchi|url=https://www.worldcat.org/oclc/870998086|accesso=2019-05-30|edizione=1. ed|data=2013|editore=Marsilio|p=47|OCLC=870998086|ISBN=9788831715720}}</ref> La provenienza delle statue da Costantinopoli è confermata oltre ogni dubbio dal ritrovamento, avvenuto nel 1965, durante gli scavi del [[Moschea Bodrum|Myrelaion]] (moschea Bodrum), del frammento col piede mancante di una delle statue, reperto che oggi è conservato nel [[Museo archeologico di Istanbul]].<ref>{{Cita libro|cognome=Da Villa Urbani, Maria.|cognome2=Fumo, Antonella.|titolo=L'enigma dei tetrarchi|url=https://www.worldcat.org/oclc/870998086|accesso=2019-05-30|edizione=1. ed|data=2013|editore=Marsilio|p=44|OCLC=870998086|ISBN=9788831715720}}</ref> |
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== Descrizione == |
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L'identificazione del doppio gruppo statuario con i primi quattro [[tetrarchia|tetrarchi]] è tradizionale e generalmente accettata, nonostante qualche interpretazione che vi legge temi simbolici come l'abbraccio tra la ''pars Orientis'' e ''Occidentis''. Tradizionalmente viene messo in relazione con la [[prima tetrarchia]], tra il [[293]] e il [[303]]. |
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I personaggi ritratti sono ricordati, nella tradizione veneziana, a metà tra il racconto favolistico e il folclore popolare, come "i quattro ladroni", pietrificati da san Marco per aver tentato di sottrarre dalla basilica i preziosi arredi sacri.<ref>{{Cita libro|cognome=Da Villa Urbani, Maria.|cognome2=Fumo, Antonella.|titolo=L'enigma dei tetrarchi|url=https://www.worldcat.org/oclc/870998086|accesso=2019-05-29|edizione=1. ed|data=2013|editore=Marsilio|OCLC=870998086|ISBN=9788831715720}}</ref> |
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⚫ | Analogamente a rappresentazioni simili in Vaticano, le statue dovevano trovarsi in cima a colonne, poggianti sulla mensola, ad un'altezza che è stata calcolata sugli otto metri. Le figure ad [[altorilievo]] si abbracciano a due a due, simboleggiando così la ''fraternitas'' tra i Cesari e |
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La critica contemporanea propende per l'identificazione dei quattro personaggi raffigurati con i tetrarchi d'età dioclezianea, considerando come la rappresentazione dei due augusti (leggermente barbuti) e dei due cesari (glabri), nell'atto di abbracciarsi, sia molto simile a quella rinvenibile nell'[[arco di Galerio]] a [[Tessalonica]].<ref>{{Cita libro|cognome=Demus, Otto.|cognome2=Lazzarini, Lorenzo.|cognome3=Piana, Mario.|titolo=Le sculture esterne di San Marco|url=https://www.worldcat.org/oclc/32528783|accesso=2019-05-29|data=1995|editore=Electa|OCLC=32528783|ISBN=8843550454}}</ref> |
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== Descrizione == |
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L'opera viene attribuita a maestranze egiziane, anche per la loro specializzazione nel trattare la durissima pietra del porfido. Il gruppo è considerato, oltre che il simbolo della tetrarchia stessa, un capolavoro della scultura [[arte tardoantica|tardoantica]], dove sono evidenti le caratteristiche di essenzialità, simbolismo e pittoricismo di quest'epoca di "rottura" nella tradizione artistica, priva ormai quasi del tutto di richiami allo [[stile ellenistico]]. |
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⚫ | L'identificazione del doppio gruppo statuario con i primi quattro [[tetrarchia|tetrarchi]] è tradizionale e generalmente accettata, nonostante qualche interpretazione che vi legge temi simbolici come l'abbraccio tra la ''pars Orientis'' e ''Occidentis''. Tradizionalmente viene messo in relazione con la [[Tetrarchia di Diocleziano|prima tetrarchia]], tra il [[293]] e il [[303]]. Analogamente a rappresentazioni simili in Vaticano, le statue dovevano trovarsi in cima a colonne, poggianti sulla mensola, ad un'altezza che è stata calcolata sugli otto metri. Le figure ad [[altorilievo]], l'anziano e il giovane, si abbracciano a due a due, simboleggiando così la concordia e la ''fraternitas'' tra gli Augusti (Diocleziano e Massimiano) e i Cesari (Galerio e Costanzo Cloro), che doveva garantire la successione nell'Impero dopo i tumultuosi scontri seguiti alla morte degli imperatori durante l'ultimo secolo. |
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⚫ | Le quattro figure di imperatore hanno lo stesso abito-corazza, in un atteggiamento rigido e impassibile che ricorda le divinità orientali, come la triade palmirena di [[Baalshamin]]. Sono caratterizzate dal copricapo [[pannonia|pannonico]], dal ''[[paludamentum]]'' e dalla corazza (lorìca) coi [[balteus|baltei]] gemmati; le corazze erano anticamente abbellite da foglie d'oro; gli imperatori impugnano saldamente una spada riccamente adorna, la cui elsa è a forma di testa d'aquila, secondo un modello probabilmente di origine [[sasanide]]. Nelle due coppie l'imperatore che poggia la mano destra sulla spalla sinistra dell'altro è barbato, a voler probabilmente segnalare l'età più anziana dell'Augusto rispetto ai Cesari. Le teste sono simili, con gli occhi scolpiti e copricapi piatti che al centro ospitavano gemme o paste vitree; esse presentano comunque alcuni tratti di individuazione fisiognomica, ma nonostante ciò non è possibile identificare con certezza quale figura appartenga all'uno o all'altro tetrarca per la scarsità di confronti e l'astrattezza della rappresentazione. Inoltre erano rappresentati come dei buoni amministratori. |
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== Stile == |
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L'opera viene attribuita a maestranze egiziane, anche per la loro specializzazione nel trattare la durissima pietra del porfido, proveniente dalle cave del [[Porfido rosso antico|Mons Porphyreticus]] in [[Egitto]]<ref>Christa Schug-Wille, ''L'arte bizantina'', Rizzoli Editore, Milano 1970, p. 28</ref>. Il gruppo è considerato, oltre che il simbolo della tetrarchia stessa, un capolavoro della scultura [[arte tardoantica|tardoantica]], dove sono evidenti le caratteristiche di essenzialità, simbolismo e pittoricismo di quest'epoca di "rottura" nella tradizione artistica, priva ormai quasi del tutto di richiami allo [[stile ellenistico]]. Altra tesi ritiene lo stile classico sublimato in una corrente formale che riesce ad unire tre elementi culturali differenti: greco-romano, barbaro-celtico e persiano-sasanide, ciò renderebbe il monumento non solo un simbolo di atemporalità e profonda mistica del potere, ma anche un collante visivo e culturale fra oriente ed occidente, in un quadro di solidificazione ideale dell'impero universale di Roma<ref>{{Cita web|url=https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/arte/imago-roboris-monumento-ai-tetrarchi/|titolo=Imago roboris: Monumento ai Tetrarchi|cognome=Modena Altieri|nome=Ascanio|sito=L'Intellettuale Dissidente|data=2017-03-06|lingua=it-IT|accesso=2021-05-03|dataarchivio=3 maggio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210503212945/https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/arte/imago-roboris-monumento-ai-tetrarchi/|urlmorto=sì}}</ref>. |
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Nonostante la stilizzazione sia ben avanzata, le forme non arrivano a essere troppo essenziali, spoglie, e mantengono un ricco volume. La loro fissità, l'assenza di dettagli immediati e veristici rendono l'insieme particolarmente adatto a simboleggiare l'eternità e la solidità del nuovo assetto imperiale che la tetrarchia si proponeva. |
Nonostante la stilizzazione sia ben avanzata, le forme non arrivano a essere troppo essenziali, spoglie, e mantengono un ricco volume. La loro fissità, l'assenza di dettagli immediati e veristici rendono l'insieme particolarmente adatto a simboleggiare l'eternità e la solidità del nuovo assetto imperiale che la tetrarchia si proponeva. |
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Image:Venezia - Monumento ai Tetrarchi 01.jpg|Il gruppo sud. |
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Image:7949 - Venezia - Tetrarchi in Piazza San Marco - Foto Giovanni Dall'Orto, 8-Aug-2007.jpg|Il gruppo est. |
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Image:Heel portion Tetrachs Istanbul Museum.JPG|Il frammento di basamento presso il [[museo archeologico di Istanbul]]. |
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== Bibliografia == |
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* [[Ranuccio Bianchi Bandinelli]] e Mario Torelli, ''L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma'', Utet, Torino 1976. |
* [[Ranuccio Bianchi Bandinelli]] e Mario Torelli, ''L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma'', Utet, Torino 1976. |
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* Otto Demus, Lorenzo Lazzarini e Mario Piana (a cura di), Le sculture esterne di San Marco, Milano, Electa, 1995. |
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* Filippo Carlà e Arnaldo Marcone, Economia e finanza a Roma, Bologna, il Mulino, 2011. |
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* Maria Da Villa Urbani e Antonella Fumo (a cura di), l'enigma dei tetrarchi, Venezia, Marsilio, 2013. |
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== Voci correlate == |
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* [[Arte dioclezianea]] |
* [[Arte dioclezianea]] |
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* [[Tetrarchia]] |
* [[Tetrarchia di Diocleziano]] |
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* [[Ritratto romano]] |
* [[Ritratto romano]] |
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== Altri progetti == |
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[[en:Portrait of the Four Tetrarchs]] |
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[[ru:Четыре тетрарха]] |
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[[sr:Цариградски тетрарси]] |
Versione attuale delle 23:11, 22 nov 2024
Monumento ai Tetrarchi | |
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Autore | sconosciuto |
Data | 293-303 circa |
Materiale | porfido rosso |
Altezza | 130 cm |
Ubicazione | Piazza San Marco, Venezia |
Coordinate | 45°26′03″N 12°20′23″E |
Il monumento ai Tetrarchi è un doppio gruppo statuario in porfido rosso egiziano, costituito da quattro figure in altorilievo, collocate all'angolo del tesoro di San Marco, nell'omonima piazza a Venezia. L'altezza delle figure è di 1,36 metri[1].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Le quattro figure, che costituiscono un gruppo unitario, vennero scolpite a partire da un materiale lapideo, il porfido, che sin dall'età di Tiberio era associato frequentemente ed in maniera esclusiva alla figura imperiale ed utilizzato per i progetti monumentali di Roma e, in seguito, di Costantinopoli, dati il colore rosso dello stesso e la sua preziosità.[2] Il gruppo proviene da Costantinopoli e fu trasportato a Venezia dopo la conquista della città nel 1204 ad opera delle truppe crociate.
Nel 1958 Paolo Verzone ipotizzò che il monumento ai tetrarchi fosse originariamente ubicato in un luogo di Costantinopoli chiamato Philadelphion ("luogo dell'amore fraterno"), dove i Patria attestano la presenza di un gruppo scultoreo con delle figure abbracciate che identificano con i figli di Costantino.[3] La provenienza delle statue da Costantinopoli è confermata oltre ogni dubbio dal ritrovamento, avvenuto nel 1965, durante gli scavi del Myrelaion (moschea Bodrum), del frammento col piede mancante di una delle statue, reperto che oggi è conservato nel Museo archeologico di Istanbul.[4]
I personaggi ritratti sono ricordati, nella tradizione veneziana, a metà tra il racconto favolistico e il folclore popolare, come "i quattro ladroni", pietrificati da san Marco per aver tentato di sottrarre dalla basilica i preziosi arredi sacri.[5]
La critica contemporanea propende per l'identificazione dei quattro personaggi raffigurati con i tetrarchi d'età dioclezianea, considerando come la rappresentazione dei due augusti (leggermente barbuti) e dei due cesari (glabri), nell'atto di abbracciarsi, sia molto simile a quella rinvenibile nell'arco di Galerio a Tessalonica.[6]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]L'identificazione del doppio gruppo statuario con i primi quattro tetrarchi è tradizionale e generalmente accettata, nonostante qualche interpretazione che vi legge temi simbolici come l'abbraccio tra la pars Orientis e Occidentis. Tradizionalmente viene messo in relazione con la prima tetrarchia, tra il 293 e il 303. Analogamente a rappresentazioni simili in Vaticano, le statue dovevano trovarsi in cima a colonne, poggianti sulla mensola, ad un'altezza che è stata calcolata sugli otto metri. Le figure ad altorilievo, l'anziano e il giovane, si abbracciano a due a due, simboleggiando così la concordia e la fraternitas tra gli Augusti (Diocleziano e Massimiano) e i Cesari (Galerio e Costanzo Cloro), che doveva garantire la successione nell'Impero dopo i tumultuosi scontri seguiti alla morte degli imperatori durante l'ultimo secolo.
Le quattro figure di imperatore hanno lo stesso abito-corazza, in un atteggiamento rigido e impassibile che ricorda le divinità orientali, come la triade palmirena di Baalshamin. Sono caratterizzate dal copricapo pannonico, dal paludamentum e dalla corazza (lorìca) coi baltei gemmati; le corazze erano anticamente abbellite da foglie d'oro; gli imperatori impugnano saldamente una spada riccamente adorna, la cui elsa è a forma di testa d'aquila, secondo un modello probabilmente di origine sasanide. Nelle due coppie l'imperatore che poggia la mano destra sulla spalla sinistra dell'altro è barbato, a voler probabilmente segnalare l'età più anziana dell'Augusto rispetto ai Cesari. Le teste sono simili, con gli occhi scolpiti e copricapi piatti che al centro ospitavano gemme o paste vitree; esse presentano comunque alcuni tratti di individuazione fisiognomica, ma nonostante ciò non è possibile identificare con certezza quale figura appartenga all'uno o all'altro tetrarca per la scarsità di confronti e l'astrattezza della rappresentazione. Inoltre erano rappresentati come dei buoni amministratori.
Stile
[modifica | modifica wikitesto]L'opera viene attribuita a maestranze egiziane, anche per la loro specializzazione nel trattare la durissima pietra del porfido, proveniente dalle cave del Mons Porphyreticus in Egitto[7]. Il gruppo è considerato, oltre che il simbolo della tetrarchia stessa, un capolavoro della scultura tardoantica, dove sono evidenti le caratteristiche di essenzialità, simbolismo e pittoricismo di quest'epoca di "rottura" nella tradizione artistica, priva ormai quasi del tutto di richiami allo stile ellenistico. Altra tesi ritiene lo stile classico sublimato in una corrente formale che riesce ad unire tre elementi culturali differenti: greco-romano, barbaro-celtico e persiano-sasanide, ciò renderebbe il monumento non solo un simbolo di atemporalità e profonda mistica del potere, ma anche un collante visivo e culturale fra oriente ed occidente, in un quadro di solidificazione ideale dell'impero universale di Roma[8].
Nonostante la stilizzazione sia ben avanzata, le forme non arrivano a essere troppo essenziali, spoglie, e mantengono un ricco volume. La loro fissità, l'assenza di dettagli immediati e veristici rendono l'insieme particolarmente adatto a simboleggiare l'eternità e la solidità del nuovo assetto imperiale che la tetrarchia si proponeva.
Altre immagini
[modifica | modifica wikitesto]-
Il gruppo sud.
-
Il gruppo est.
-
Il frammento di basamento presso il museo archeologico di Istanbul.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Demus, Otto., Lazzarini, Lorenzo. e Piana, Mario., Le sculture esterne di San Marco, Electa, 1995, p. 222, ISBN 8843550454, OCLC 32528783. URL consultato il 30 maggio 2019.
- ^ Carlà, Filippo., Economia e finanza a Roma, Il Mulino, 2011, p. 145, ISBN 9788815146786, OCLC 848876546. URL consultato il 30 maggio 2019.
- ^ Da Villa Urbani, Maria. e Fumo, Antonella., L'enigma dei tetrarchi, 1. ed, Marsilio, 2013, p. 47, ISBN 9788831715720, OCLC 870998086. URL consultato il 30 maggio 2019.
- ^ Da Villa Urbani, Maria. e Fumo, Antonella., L'enigma dei tetrarchi, 1. ed, Marsilio, 2013, p. 44, ISBN 9788831715720, OCLC 870998086. URL consultato il 30 maggio 2019.
- ^ Da Villa Urbani, Maria. e Fumo, Antonella., L'enigma dei tetrarchi, 1. ed, Marsilio, 2013, ISBN 9788831715720, OCLC 870998086. URL consultato il 29 maggio 2019.
- ^ Demus, Otto., Lazzarini, Lorenzo. e Piana, Mario., Le sculture esterne di San Marco, Electa, 1995, ISBN 8843550454, OCLC 32528783. URL consultato il 29 maggio 2019.
- ^ Christa Schug-Wille, L'arte bizantina, Rizzoli Editore, Milano 1970, p. 28
- ^ Ascanio Modena Altieri, Imago roboris: Monumento ai Tetrarchi, su L'Intellettuale Dissidente, 6 marzo 2017. URL consultato il 3 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 3 maggio 2021).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Ranuccio Bianchi Bandinelli e Mario Torelli, L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma, Utet, Torino 1976.
- Otto Demus, Lorenzo Lazzarini e Mario Piana (a cura di), Le sculture esterne di San Marco, Milano, Electa, 1995.
- Filippo Carlà e Arnaldo Marcone, Economia e finanza a Roma, Bologna, il Mulino, 2011.
- Maria Da Villa Urbani e Antonella Fumo (a cura di), l'enigma dei tetrarchi, Venezia, Marsilio, 2013.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Monumento ai Tetrarchi