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Discussione:Classe Littorio: differenze tra le versioni

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Riferimento: Francesco Mattesini “La Marina e l’8 Settembre”,I Tomo, "Le ultime operazioni offensive della Regia Marina e il dramma della forza navale da battaglia", Capitoli XL, XLI e XLV, Ufficio Storico della Marina Militare, Roma 2002.
Riferimento: Francesco Mattesini “La Marina e l’8 Settembre”,I Tomo, "Le ultime operazioni offensive della Regia Marina e il dramma della forza navale da battaglia", Capitoli XL, XLI e XLV, Ufficio Storico della Marina Militare, Roma 2002.

== Non enciclopedico ==

L'ultimo paragrafo della sezione "Impiego operativo", oltre ad essere privo di fonti, è discorsivo, con un vago senso POV e sembra opinione di chi ha scritto. Imho da fontare e riformulare o, in caso contrario, da rimuovere. --[[Utente:Pèter|<strong><span style="font-size:10pt;font-family:Times New Roman;color:black">Pèter</span></strong>]] <small>[[Discussioni utente:Pèter|eh, what's up doc?]]</small> 12:40, 25 dic 2013 (CET)

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 Marina
 Guerra
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Ha ottenuto una valutazione di livello sufficiente (febbraio 2009).
BLievi problemi relativi all'accuratezza dei contenuti. Informazioni esaustive nella gran parte dei casi, ma alcuni aspetti non sono del tutto approfonditi o altri non sono direttamente attinenti. Il tema non è stabile e potrebbe in breve necessitare di aggiornamenti. (che significa?)
CSeri problemi di scrittura. Linguaggio comprensibile, ma con stile poco scorrevole. Strutturazione in paragrafi carente. (che significa?)
CSeri problemi relativi alla verificabilità della voce. Carenza di fonti attendibili. Alcuni aspetti del tema sono completamente privi di fonti a supporto. Presenza o necessità del template {{cn}}. La delicatezza del tema richiede una speciale attenzione alle fonti. (che significa?)
BLievi problemi relativi alla dotazione di immagini e altri supporti grafici nella voce. Mancano alcuni file o altri sono inadeguati. (che significa?)
Monitoraggio effettuato nel febbraio 2009

corazzatura: Pugliese

"Ma la curvatura della paratia interna, che, si trovava dietro il compartimento antiesplosione, dava la possibilità di accumulare l'onda d'urto scorrendo lungo il cilindro metallico deformabile, causando potenziali cedimenti delle stesse." Questa parte secondo me potrebbe essere quantomeno opinabile, dal momento che disperdere la forza d'urto in lunghezza all'interno del cilindro era proprio una delle finalità del sistema, mentre qui viene esposto come un problema. --Weneto 20:02, 13 apr 2007 (CEST)[rispondi]


La strada dell'Inferno è lastricata di buone intenzioni[1]--Stefanomencarelli 20:29, 13 apr 2007 (CEST)[rispondi]


E questo che significa? --Weneto 11:52, 14 apr 2007 (CEST)[rispondi]

Che sono vere entrambe le considerazioni, sfortunatamente gli storici navali sono tra gli storici più "nazionalistici" (come fa notare Rastelli, storico navale a sua volta). Effettivamente il paragrafo andrebbe un po' rivisto, facendo notare sia come la teoria delle difese antisiluro nella pratica si rivelò deludente, sia come nonostante questo Pugliese fu comunque un precursore delle moderne tecniche di assorbimento deviazione etc.etc. di corazze etc.etc.--Il palazzo ^Posta Aerea^ 12:38, 14 apr 2007 (CEST)[rispondi]

Infatti, anche grandi teorici e ingegneri prendono cantonate. In ogni caso, la potenza dei siluri è spesso sottovalutata. L'ingombro dei cilindri assorbitori era elevato, la sofisticazione del disegno anche, e fermare un siluro con 110kg di tritolo era una cosa, uno con 250 un'altra. L'idea di Pugliese era tecnicamente interessante ma il fatto stesso che altri costruttori abbiano ignorato l'idea, che era sostanzialmente uno sviluppo di una tecnica inglese della prima guerra mondiale, dovrebbe fare pensare. Le onde d'urto sono delle cose troppo maligne per dar loro una possibilità di fare danni: i liquidi sono incompressibili, dopotutto. In definitiva, indipendentemente da chi l'ha ideata, questa soluzione era certamente ingombrante, complicata, esposta a potenziali punti deboli (anche una chiodatura difettosa) e alquanto inutile, oltre a non consentire il controllo danni. Se l'esplosione era abbastanza potente, avrebbe potuto anche scagliare i cilindri contro la paratia, sfondandola. Buon per gli italiani che gli inglesi non avevano i 'Long Lance'.--Stefanomencarelli 14:55, 14 apr 2007 (CEST)[rispondi]


Resta cmq il fatto che non avendo prove inconfutabili dell'inutilità del sistema né della sua efficacia ritengo che emettere un giudizio, cosa che traspare dall'articolo, non sia corretto, sarebbe più corretto limitarsi a scrivere la descrizione del sistema e se critica ci deve essere dovrebbe essere cmq la citazione di qualche testo sull'argomento, altrimenti scadiamo nell'opinione personale che non mi pare sia la finalità di wiki. Ciao. --Weneto 12:37, 16 apr 2007 (CEST)[rispondi]


Le opinioni faziose non lo sono, la critica basata sulle fonti disponibili può esserlo. E poi hai letto il link che ho segnalato? Non sono certo il solo a pensare una cosa del genere. Se si discettasse sulla coltivazione della barbabietola, accetteresti l'opinione di un'agricoltore sulle tecniche per coltivarla, o le cestineresti perchè fanno parte di una ricerca personale?

Al riguardo delle prove 'inconfutabili': uno, è un fatto che questo sistema sia più ingombrante, due, nessuno si è curato di adottarne uno analogo, tre, è basato su di un'idea inglese poi abbandonata, quattro, appare evidente che le onde d'urto sono molto interessate a concentrarsi al centro di una cavità angolata verso il fronte d'onda, cinque, Littorio e Veneto ebbero considerevoli allagamenti in alcuni degli episodi di siluramento che subirono. Da uno di questi, in particolare derivò indirettamente la catastrofe di Matapan. Quanto questi siluramenti ebbero a che vedere con il sistema assorbitore non lo so, ma di sicuro la sistemazione di protezione subaquea era più complessa, più ingombrante, e non ha manifestato nessuna superiorità di protezione, anzi. Basti pensare ai siluramenti subiti da Bismarck (i primi 3 siluri che la colpirono riuscirono solo a bloccare il timone, mentre la Littorio colpita da armi analoghe sarebbe affondata sicuramente in acque oceaniche, tanto che andò a spiaggiarsi nel porto), Scharnorst (centrata da almeno 13 siluri da 533) e le super-navi giapponesi. La Musashi dopo 19 siluri era quasi riuscita a salvarsi prima di capovolgersi 4 ore dopo! E a proposito della faziosità in generale, ci sono voluti 50 anni per vedere chiaramente detto su di una pubblicazione italiana che la Littorio non era stata solo 'gravemente danneggiata', ma aveva subito un tale danno che solo lo spiaggiamento ne evitò la fine prematura.

Per quello che mi riguarda, il concetto dei tubi cavi inglesi avrebbe dovuto essere ripreso: la loro presenza avrebbe spezzato il fronte d'onda, causando molto probabilmente una interferenza distruttiva che avrebbe ridotto molto la sua distruttività: ma certamente il concetto dei cilindri assorbitori era davvero troppo 'audace' e non è certo il primo caso della tecnica che vede pasticci per essere andati alla ricerca di risultati troppo elevati, basti pensare ai carri sovietici che abbinano uan sofisticatissima corazza stratificata ad una tonnellata di munizioni sistemata appena dietro (come anche nei carri occidentali di penultima generazione, a dire il vero, che non avevano corazze stratificate). Oppure, in termini navali, la progettazione dei sommergibili incrociatori o di quelli con cannoni da 305mm. 'shit happens' dicono gli americani.

Tutto sommato, non vorrei che alla fine l'unica opinione chiaramente personale della situazione sia la tua, che mi pare chiaramente ispirata dal tuo nickname.--Stefanomencarelli 13:46, 16 apr 2007 (CEST)[rispondi]

Hmmm invece di questa lunga tirata una spiegazione più breve e l'inserimento della citazione dell'articolo nella voce (vedi la mia modifica) non sarebbe stato più semplice ? Ci si risparmia un po' di fegato tutti e si migliora la voce--Moroboshi scrivimi 22:16, 16 apr 2007 (CEST)[rispondi]

Il mio nick name non è affare tuo, e per tua informazione non c'entra assolutamente nulla con la nave, e ti pregherei in futuro di evitare considerazioni faziose dirette nei miei confronti, dal momento che io non ne ho fatte nei tuoi. Per il resto, non sono qui per far polemica, mi ero limitato ad esporre un mio dubbio (senza peraltro mettere mano all'articolo) e pur restando dubbioso accetto comunque quanto compare nell'articolo citato, riservandomi la possibilità di rimettere mano a questa discussione qualora trovassi qualcosa di interessante costruttivo. Saluti. --Weneto 12:09, 17 apr 2007 (CEST)[rispondi]


Mi sembra una rielaborazione molto più equilibrata adesso. Prima davvero non si poteva leggere! Keyser Soze

pure ora non è che se sia molto equilibrata, poi da quando è classe Littorio? è sempre stata Vittorio Veneto, abbiamo qualche nostalgico? per quale motivo la Vittorio Veneto dovrebbe essere la seconda?? sono state impostate lo stesso giorno la VV venne varata prima e entrò prima in servizio


NELLA VOCE è riportato:

Al sopraggiungere della notizia dell'armistizio con gli Alleati la sera dell'8 settembre, la squadra al comando di Bergamini salpò dalla Spezia prima alla volta della Sardegna, e quindi diresse verso Malta, in ottemperanza agli accordi con gli alleati. Le navi italiane vennero individuate ed attaccate nel pomeriggio del 9 settembre da bombardieri tedeschi, che con un nuovo tipo di bomba teleguidata, la Ruhrstahl SD 1400 ribattezzata dagli alleati Fritz-X, riuscirono a centrare in pieno con due colpi la Roma, che fu subito scossa da esplosioni violentissime (tanto che la torre sopraelevata prodiera venne scaraventata in mare) e affondò in poco tempo, spezzata in due tronconi.

Da segnalare la curiosa polemica che sostanzialmente vede vari scrittori e addirittura protagonisti diretti della tragedia, in cui morirono oltre 1500 persone, sul fatto che non di esplosione si trattò, ma di deflagrazione, citando spesso con un certo disprezzo la fine di navi inglesi come lo Hood e accreditando il fatto alla migliore qualità delle proprie polveri. L'argomento è sostanzialmente di lana caprina, poiché di fatto la "deflagrazione" spaccò lo scafo di una nave da battaglia moderna di oltre 40.000 tonnellate, fuse il torrione comando con gli sventurati all'interno che fecero una fine orrenda, e scagliò in mare una torre pesante 1.500 tonnellate, come un battaglione di 30 carri armati Tigre. Anche la Littorio (che dopo il 25 luglio era stata ribattezzata Italia) venne colpita, ma poté proseguire la navigazione in assetto.

L’AFFONDAMENTO DELLA “ROMA”

Spiego come si svolse l’attacco degli aerei tedeschi, che determinò l’affondamento della corazzata “Roma”, nave ammiraglia delle Forze Navali da Battaglia dell’ammiraglio di squadra Carlo Bergamini, salpate dalla Spezia e da Genova e dirette alla Maddalena. Da questa base della Sardegna settentrionale, passata la notte, avrebbero dovuto salpare l’indomani per raggiungere la zona di Bona, dove l’attendeva una Squadra Navale britannica, che doveva guidarla a Malta.

L’attacco aereo tedesco avvenne dopo che l’ammiraglio Bergamini, aveva invertito la rotta per l’ordine pervenutogli da Supermarina, confermante che il Comando della Maddalena (a dispetto della sua guarnigione di oltre 10.000 uomini, e delle unità navali in rada) era stato occupato da truppe tedesche, sbarcate da cinque motozattere. Quindi, al massimo, circa 250-300 uomini. Una gran brutta figura, anche perché l’ammiraglio Comandante della Piazza Marittima, ammiraglio Bruno Brivonesi, era stato catturato nella sua sede dai tedeschi, che lo costrinsero a trattative umilianti.

La manovra ad un tempo di 180° fu effettuata dalla Squadra Navale (costituita da tre corazzate, 6 incrociatori, 8 cacciatorpediniere e 5 torpediniere) in una zona ristretta dello Stretto di Bonifacio, con le navi che procedevano in linea di fila per la presenza di campi minati. Essa portò la formazione navale, già molto allungata, ad avere le corazzate “Vittorio Veneto”, “Italia” e “Roma” in testa nell’ordine seguite dagli incrociatori e dalle siluranti. La rotta nordovest, per tornare verso l’uscita del Golfo dell’Asinara, era imposta dal canale di sicurezza che passava tra gli sbarramenti difensivi, ragion per cui fu in questa formazione molto allungata, la meno adatta per fronteggiare un attacco aereo, che si svilupparono le micidiali incursioni dei velivoli tedeschi Do 217 della 3^ Luftflotte, di base nella Francia Meridionale, e armati con la bomba razzo perforante PC 1400 X.

Si trattava di un’arma tutt’altro che “sperimentale”, come sostenuto da taluni storici, dal momento che nel luglio del 1943 essa era stata impiegata in Sicilia, contro le navi da trasporto degli Alleati presenti nel porto di Siracusa e poi il 28 agosto contro un incrociatore nei pressi dell’isola Alboran (nord di Orano), ed era quindi pienamente operativa.

La reazione contraerea delle unità, sempre modesta da parte italiana, anche questa volta non fu adeguata alla situazione. Al momento in cui, alle ore 16.00 del 9 settembre 1943, il cacciatorpediniere “Legionario” avvistò allo zenit gli aerei nemici, ai direttori del tiro che chiedevano di sparare fu ordinato di “aspettare”, e quando il fuoco ebbe inizio con i modesti cannoni contraerei da 90 mm. la “Roma” poté sparare soltanto poche salve prima di essere colpita da una prima bomba.

L’azione fu condotta da una prima formazione di undici velivoli “Do.217” del 3° Gruppo del 100° Stormo Bombardamento “Wiking” (III./KG.100), guidata dal maggiore Bernard Jope e con i velivoli ripartiti in tre pattuglie, i cui equipaggi, volando a 6.500 metri di quota poterono, effettuare tranquillamente la mira dal momento che i proiettili italiani esplodevano tutti a quota inferiore. Nello spazio di sei minuti, tra le 15.46 e le 15.52, la “Roma” fu colpita in pieno, da due bombe perforanti antinave tipo PC. 1400/X. Di esse, la seconda, guidata sull’obiettivo dal sergente Eugen Degan (puntatore a bordo del velivolo del sergente pilota Kurt Steinborn, della 11^ Squadriglia), cadendo dopo una discesa di 42 secondi presso il torrione della “Roma”, e penetrando vicino ad un deposito di cariche di lancio delle munizioni da 381 mm, risultò fatale alla nave.

Le cariche deflagrarono, inclinando il torrione, entro il quale decedettero tutti gli uomini che vi si trovavano, la seconda torre di grosso calibro fu letteralmente espulsa, e si alzo una colonna di fumo altissima. Alle 16.12 la splendida corazzata, di 41.650 tonn. (46.215 tonn. a pieno carico), orgoglio forse insuperato della cantieristica italiana, dapprima sbandò e poi affondò in otto minuti, spezzandosi in due tronconi, e portando nell’abisso 1392 uomini, compresi il comandante della corazzata Adone Del Cima, l’ammiraglio Bergamini, e tutti gli ufficiali del suo Comando, tra cui il suo capo di stato maggiore, ammiraglio Stanislao Caracciotti.

Agli attacchi aerei tedeschi parteciparono complessivamente vent’otto velivoli Do. 217 del 100° Stormo Bombardamento (KG.100), che realizzarono le loro azioni in tre formazioni. Nel corso dell’attacco dei Do. 217 del III./KG.100, oltre alla “Roma”, fu colpita da una bomba PC. 1400/X anche la corazzata “Italia” (ex “Littorio”), la quale, tuttavia, nonostante avesse imbarcato, attraverso una falla apertasi sullo scafo, 800 tonn. d’acqua, poté continuare la sua navigazione mantenendo la velocità della Squadra Navale.

Non furono altrettanto fortunati i cacciatorpediniere “Antonio Da Noli” e “Ugolino Vivaldi”, che provenienti dalla zona di Civitavecchia, dove avrebbero dovuto imbarcare il Re d’Italia e il suo seguito da portare alla Maddalena, stavano seguendo la Squadra Navale. Avendo ricevuto l’ordine di impegnare tutte le navi tedesche incontrate lungo la rotta, attraversando lo Stretto di Bonifacio i due cacciatorpediniere furono bersagliati da batterie di cannoni da 88 m/m, dislocati sulla costa meridionale della Corsica, ed entrambi gravemente colpiti.

Il “Da Noli”, essendo finito subito dopo su uno sbarramento minato precedentemente posato in quelle acque dai posamine germanici “Pommer” e “ Brandenburg”, affondò, e la stessa sorte subì il “Vivaldi”, che nell’attraversare il Golfo dell’Asinara, ricevette il colpo di grazia da una bomba planate radiocomandata Hs 293, caduta vicino allo scafo e sganciata da un solitario velivolo “Do.217” del 2° Gruppo del 100° Stormo Bombardamento (II./KG.100).

Ingenti furono le perdite umane riportate dai due cacciatorpediniere: mancarono all’appello 205 uomini del “Da Noli”, incluso il comandante Pio Valdambrini, e 40 del “Vivaldi”. Da parte tedesca non rientro alla base un Do.217 del II./KG.100, finito in mare, per guasto meccanico, al rientro dalla missione.

Francesco Mattesini

2 Marzo 2012

Riferimento: Francesco Mattesini “La Marina e l’8 Settembre”,I Tomo, "Le ultime operazioni offensive della Regia Marina e il dramma della forza navale da battaglia", Capitoli XL, XLI e XLV, Ufficio Storico della Marina Militare, Roma 2002.

Non enciclopedico

L'ultimo paragrafo della sezione "Impiego operativo", oltre ad essere privo di fonti, è discorsivo, con un vago senso POV e sembra opinione di chi ha scritto. Imho da fontare e riformulare o, in caso contrario, da rimuovere. --Pèter eh, what's up doc? 12:40, 25 dic 2013 (CET)[rispondi]