Villa Almerico Capra: differenze tra le versioni
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{{Edificio civile |
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{{Coord|45.5315|N|11.5600|E|scale:1000|display=title}} |
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|nome edificio = Villa Almerico Capra |
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|immagine = Larotonda2009.JPG |
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|didascalia = Vista della villa dalla Riviera Berica |
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|paese = ITA |
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|divamm1 = [[Veneto]] |
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|città = Vicenza |
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|cittàlink = <!-- valorizzare tale campo se la città è ambigua --> |
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|indirizzo =Via della Rotonda 45 |
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|stato = <!-- di default è "in uso" --> |
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|periodo costruzione = [[1567]] - [[1605]]<ref name="CISA" /> |
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|architetto = [[Andrea Palladio]]<br />[[Vincenzo Scamozzi]] |
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{{UNESCO |
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|tipoBene = patrimonio |
|tipoBene = patrimonio |
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|nome = Città di Vicenza e le Ville Palladiane del Veneto |
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|nomeInglese = City of Vicenza and the Palladian Villas of the Veneto |
|nomeInglese = City of Vicenza and the Palladian Villas of the Veneto |
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'''Villa Almerico Capra''' detta '''La Rotonda''' (conosciuta anche come '''Villa Capra''' o '''Villa Capra Valmarana''') è una [[villa veneta]] a [[pianta centrale]] situata a ridosso della città di [[Vicenza]]. |
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Fatta costruire da Paolo Almerico, che la commissionò ad [[Andrea Palladio]] |
'''Villa Almerico Capra''' detta '''La Rotonda''' (conosciuta anche come '''Villa Capra''') è una [[villa veneta]] a [[pianta centrale]] situata a ridosso della città di [[Vicenza]], poco discosta dalla strada della Riviera Berica. Fatta costruire da [[Paolo Almerico]], che la commissionò ad [[Andrea Palladio]] nel 1566-1567,<ref name="CISA" /> fu completata da [[Vincenzo Scamozzi]] nel 1605 per i due fratelli [[Capra (famiglia)|Capra]], che avevano acquisito l'edificio nel 1591. |
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La Rotonda, come divenne nota più tardi, è uno dei più celebrati edifici della [[storia dell'architettura]] dell'[[Storia moderna|epoca moderna]]. Fa parte dei [[Patrimonio dell'umanità|patrimoni dell'umanità]] dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura|UNESCO]]<ref name="UNESCO" /> ed è senza dubbio la [[villa]] più famosa del Palladio<ref name="CISA">{{CISA|67}}</ref> e, probabilmente, di tutte le ville venete. |
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La Rotonda, come divenne nota in seguito, è uno dei più celebri ed imitati edifici della [[storia dell'architettura]] dell'[[Storia moderna|epoca moderna]]; è senza dubbio la [[villa]] più famosa del Palladio<ref name="CISA">{{CISA|41|accesso=26 maggio 2018}}</ref> e, probabilmente, di tutte le ville venete. Fa parte dal 1994 dei [[Patrimonio dell'umanità|patrimoni dell'umanità]] dell'UNESCO. |
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== Ispirazione == |
== Ispirazione == |
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Nel [[1565]] il canonico e conte Paolo Almerico, ritiratosi dalla [[curia romana]] dopo essere stato [[referendario]] apostolico sotto i papi [[Papa Pio IV|Pio IV]] e [[Papa Pio V|Pio V]],<ref name="Quattro libri" /> decise di tornare alla sua città natale [[Vicenza]] e costruirsi una residenza di campagna. |
Nel [[1565]] il canonico e conte Paolo Almerico, ritiratosi dalla [[curia romana]] dopo essere stato [[referendario]] apostolico sotto i papi [[Papa Pio IV|Pio IV]] e [[Papa Pio V|Pio V]],<ref name="Quattro libri" /> decise di tornare alla sua città natale [[Vicenza]] e costruirsi una residenza di campagna. |
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La [[villa]] che commissionò all'architetto [[Andrea Palladio]] sarebbe divenuta uno dei prototipi architettonici più studiati e imitati per i successivi cinque secoli. |
La [[villa]] che commissionò all'architetto [[Andrea Palladio]] sarebbe divenuta uno dei prototipi architettonici più studiati e imitati per i successivi cinque secoli. |
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Nel corso della sua vita, infatti, Palladio progettò circa [[ville palladiane|trenta ville]] in [[Repubblica di Venezia|terra veneta]], ma è questa residenza, senza dubbio ispirata al [[Pantheon (Roma)|Pantheon]] di [[Roma]], che è divenuta una delle sue più celebri eredità al mondo dell'architettura, divenendo in seguito fonte di ispirazione per migliaia di edifici. |
Nel corso della sua vita, infatti, Palladio progettò circa [[ville palladiane|trenta ville]] in [[Repubblica di Venezia|terra veneta]], ma è questa residenza, senza dubbio ispirata al [[Pantheon (Roma)|Pantheon]] di [[Roma]], che è divenuta una delle sue più celebri eredità al mondo dell'architettura, divenendo in seguito fonte di ispirazione per migliaia di edifici. |
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== Progetto == |
== Progetto == |
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[[File:PalladioRotondaPlan.jpg| |
[[File:PalladioRotondaPlan.jpg|miniatura|Pianta di Palladio per la Rotonda, ne ''[[I quattro libri dell'architettura]]'', 1570<ref name="Quattro libri" />]] |
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Il sito prescelto fu la cima tondeggiante di un piccolo colle appena fuori le mura di Vicenza. A quel tempo il fascino per i valori [[Arcadia|arcadici]] iniziava a spingere molti nobili possidenti a misurarsi con le gioie della vita semplice, malgrado gli aspetti piacevoli della vita a contatto con la natura rimanessero ancora in secondo piano rispetto alla scelta, tutta economica, di orientare gli investimenti verso un'[[agricoltura]] di tipo intensivo. Essendo celibe, il [[prelato]] Almerico non aveva bisogno di un vasto palazzo (vendette anzi quello che la sua famiglia aveva |
Il sito prescelto fu la cima tondeggiante di un piccolo colle appena fuori le mura di Vicenza. A quel tempo il fascino per i valori [[Arcadia|arcadici]] iniziava a spingere molti nobili possidenti a misurarsi con le gioie della vita semplice, malgrado gli aspetti piacevoli della vita a contatto con la natura rimanessero ancora in secondo piano rispetto alla scelta, tutta economica, di orientare gli investimenti verso un'[[agricoltura]] di tipo intensivo. Essendo celibe, il [[prelato]] Almerico non aveva bisogno di un vasto palazzo (vendette anzi quello che la sua famiglia aveva nel centro della città) ma desiderava una villa sofisticata, e fu esattamente questo che Palladio ideò per lui: una residenza suburbana<ref name="CISA" /> con funzioni di rappresentanza, ma anche tranquillo rifugio di meditazione e studio. Isolata sulla cima del colle, questa sorta di originale "[[villa]]-[[tempio]]" in origine era priva di annessi agricoli.<ref name="CISA" /> L'architetto la incluse significativamente nell'elenco dei palazzi, e non tra le ville, nei suoi ''[[I quattro libri dell'architettura|Quattro libri dell'architettura]]'' pubblicati a Venezia nel [[1570]].<ref name="CISA" /><ref name="Quattro libri" /> |
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[[File:RotondaharmoniqueV2.jpg| |
[[File:RotondaharmoniqueV2.jpg|miniatura|sinistra|La pianta con evidenziate le proporzioni geometriche]] |
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La costruzione, iniziata nel |
La costruzione, iniziata nel 1567 circa,<ref name="CISA" /> consisteva in un edificio quadrato, completamente [[Simmetria|simmetrico]] e inscrivibile in un [[cerchio]] perfetto (vedi figura a lato). Descrivere la villa come "rotonda" è tuttavia tecnicamente inesatto, dato che la pianta dell'edificio non è circolare ma rappresenta piuttosto l'intersezione di un [[quadrato]] con una [[croce greca]]. Ognuna delle quattro [[Facciata|facciate]] era dotata di un [[avancorpo]] con una [[loggia]] che si poteva raggiungere salendo una gradinata; ciascuno dei quattro ingressi principali conduceva, attraverso un breve [[vestibolo (architettura)|vestibolo]] o corridoio, alla sala centrale sormontata da una [[cupola]]. L'aula centrale e tutte le altre stanze erano proporzionate con precisione matematica in base alle regole proprie dell'architettura di Palladio, che egli elaborò nei suoi ''Quattro libri''.<ref name="Quattro libri">A. Palladio, ''[[I quattro libri dell'architettura]]'', Venezia, 1570, ''libro'' II, p. 18 ([http://www.sentieridelbarocco.it/BAROCCO/palladio/LIBRODUE/LIBRODUE_parte1.htm vedi] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100409105156/http://www.sentieridelbarocco.it/BAROCCO/palladio/LIBRODUE/LIBRODUE_parte1.htm |data=9 aprile 2010 }})</ref> Proprio la sala centrale ''rotonda'' è il centro nevralgico della composizione, alla quale il Palladio impresse slancio centrifugo allargandola verso l'esterno, nei quattro pronai ionici e nelle scalinate. La villa risulta così un'architettura aperta, che guarda la città e la campagna. |
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Il progetto riflette gli ideali [[Umanesimo|umanistici]] dell'[[Architettura rinascimentale|architettura del Rinascimento]]. Per consentire ad ogni stanza un'analoga esposizione al sole, la pianta fu ruotata di 45 gradi rispetto ai punti cardinali.<ref name="CISA" /> Ognuna delle quattro logge presentava un [[pronao]] con il [[frontone]] ornato di statue di divinità dell'antichità classica. Ciascuno dei frontoni era sorretto da sei [[colonna|colonne]] [[Ordine ionico|ioniche]] ( |
Il progetto riflette gli ideali [[Umanesimo|umanistici]] dell'[[Architettura rinascimentale|architettura del Rinascimento]]. Per consentire ad ogni stanza un'analoga esposizione al sole, la pianta fu ruotata di 45 gradi rispetto ai punti cardinali.<ref name="CISA" /> Ognuna delle quattro logge presentava un [[pronao]] con il [[frontone]] ornato di statue di divinità dell'antichità classica. Ciascuno dei frontoni era sorretto da sei [[colonna|colonne]] [[Ordine ionico|ioniche]] (esastilo ionico). Ogni loggia era fiancheggiata da una singola finestra. Tutte le stanze principali erano poste sul [[piano nobile]]. |
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La scelta delle misure degli "intercolunnij" è “di due diametri di colonna, e un quarto” ed è chiamata "Eustilo" (''Quarto Libro'', capitolo IV). Tale misura è chiamata “Eustilo”<ref>https://www.treccani.it/vocabolario/eustilo/</ref>da Vitruvio (''Primo Libro'', capitolo XVI). |
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== Completamento e modifiche == |
== Completamento e modifiche == |
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[[File:Palladio-La-Rotonda-NR.jpg| |
[[File:Palladio-La-Rotonda-NR.jpg|miniatura|sinistra]] |
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[[File:Villa Rotonda sezione Bertotti Scamozzi 1778.jpg|miniatura|Sezione ([[Ottavio Bertotti Scamozzi]], 1778)]] |
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[[File:Larotonda2009.JPG|thumb|Vista dalla Riviera Berica]] |
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[[File:Villa Rotonda sezione Bertotti Scamozzi 1778.jpg|thumb|Sezione ([[Ottavio Bertotti Scamozzi]], 1778)]] |
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Né Andrea Palladio né il proprietario Paolo Almerico videro il completamento dell'edificio, malgrado questo fosse già abitabile nel [[1569]]. |
Né Andrea Palladio né il proprietario Paolo Almerico videro il completamento dell'edificio, malgrado questo fosse già abitabile nel [[1569]]. |
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Palladio morì nel [[1580]] e fu così un secondo importante architetto, il vicentino [[Vincenzo Scamozzi]],<ref name="CISA" /> ad essere ingaggiato dai proprietari per sovrintendere ai lavori di completamento, che si conclusero nel [[1585]], limitatamente al corpo principale, con la costruzione della cupola sormontata dalla [[lanterna (architettura)|lanterna]]. |
Palladio morì nel [[1580]] e fu così un secondo importante architetto, il vicentino [[Vincenzo Scamozzi]],<ref name="CISA" /> ad essere ingaggiato dai proprietari per sovrintendere ai lavori di completamento, che si conclusero nel [[1585]], limitatamente al corpo principale, con la costruzione della cupola sormontata dalla [[lanterna (architettura)|lanterna]]. |
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Palladio intendeva coprire la sala centrale con una [[Volta (architettura)|volta]] semisferica, ma Scamozzi, ispirandosi al [[Pantheon (Roma)|Pantheon]], adottò invece una volta più bassa con un [[oculo]] (che doveva essere a cielo aperto) e apportò altre limitate modifiche al progetto,<ref name="CISA" /> come il taglio alla scalinata che permetteva un accesso diretto dall'esterno ai locali di servizio posti al pianterreno. La scalinata fu nuovamente modificata nel [[XVIII secolo]] da [[Ottavio Bertotti Scamozzi]] che la riportò alla forma originale e il [[attico (architettura)|piano attico]] fu suddiviso in stanze da [[Francesco Muttoni]], che modificò i [[mezzanino (architettura)|mezzanini]] ([[1725]]-[[1740]]). |
Palladio intendeva coprire la sala centrale con una [[Volta (architettura)|volta]] semisferica, ma Scamozzi, ispirandosi al [[Pantheon (Roma)|Pantheon]], adottò invece una volta più bassa con un [[oculo]] (che doveva essere a cielo aperto) e apportò altre limitate modifiche al progetto,<ref name="CISA" /> come il taglio alla scalinata che permetteva un accesso diretto dall'esterno ai locali di servizio posti al pianterreno. La scalinata fu nuovamente modificata nel [[XVIII secolo]] da [[Ottavio Bertotti Scamozzi]] che la riportò alla forma originale e il [[attico (architettura)|piano attico]] fu suddiviso in stanze da [[Francesco Muttoni]], che modificò i [[mezzanino (architettura)|mezzanini]] ([[1725]]-[[1740]]). Nel Seicento l'oculo sulla sommità dell'edificio fu chiuso da una lanterna. Prima era un vero e proprio [[impluvium]] e il mascherone al centro del pavimento della sala funzionava da [[compluvium]], lasciando defluire l'acqua piovana al pianterreno ove era raccolta dentro una cisterna.<ref>"La cupola" in ''La Rotonda di Andrea Palladio'', pag. 38, Gian Antonio Golin, Cierre Grafica, Verona, 2021.</ref> |
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Alla morte del committente Almerico, nel [[1589]], la villa finì in eredità al figlio naturale Virginio Bartolomeo il quale, a causa della disastrosa gestione economica, fu costretto a venderla due anni dopo, nel [[1591]], ai fratelli Odorico e Mario Capra. Furono questi ultimi a portare infine a termine il cantiere<ref name="CISA" /> trent'anni dopo, nel [[1620]], con la decorazione interna ad [[affresco]]. |
Alla morte del committente Almerico, nel [[1589]], la villa finì in eredità al figlio naturale Virginio Bartolomeo il quale, a causa della disastrosa gestione economica, fu costretto a venderla due anni dopo, nel [[1591]], ai fratelli Odorico e Mario [[Capra (famiglia)|Capra]]. Furono questi ultimi a portare infine a termine il cantiere<ref name="CISA" /> trent'anni dopo, nel [[1620]], con la decorazione interna ad [[affresco]]. |
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Lo Scamozzi aggiunse gli annessi rustici esterni (la [[barchessa]], staccata dal corpo principale) per le funzioni agricole, non previste nel progetto originario. |
Lo Scamozzi aggiunse gli annessi rustici esterni 1620 (la [[barchessa]], staccata dal corpo principale) per le funzioni agricole, non previste nel progetto originario. |
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Al complesso fu aggiunta infine la [[cappella]] gentilizia, costruita da [[Girolamo Albanese]] per volontà del conte Marzio Capra tra il [[1645]] e il [[1663]]. |
Al complesso fu aggiunta infine la [[cappella]] gentilizia, costruita da [[Girolamo Albanese]] per volontà del conte Marzio [[Capra (famiglia)|Capra]] tra il [[1645]] e il [[1663]]. |
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"[...] La soluzione palladiana esaltando, nell'isolamento, la centralità crea, sì, un'abitazione, ma intesa quale sede adatta, si direbbe, più che alla vita quotidiana, all'altezza dell'intellettuale [[speculazione]]: dimora, invero, più che degli uomini, degli dei".<ref>Franco Barbieri, Renato Cevese, ''Vicenza, Ritratto di una città'', ed. Angelo Colla, pag. 91.</ref> |
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«È ormai pacifico quanto tale privilegiato richiamo all'idea di ''monumento'' singolo ed emergente sia volutamente lontana sia dallo schema della villa antica, aggregato di singoli edifici distribuiti asimmetricamente, come dalla struttura della stessa [[villa veneta]] cinquecentesca, autentica piccola ''capitale'' di un [[latifondo]]: la soluzione palladiana esaltando, nell'isolamento, la centralità crea, sì, un'''abitazione'', ma intesa quale sede adatta, si direbbe, più che alla vita quotidiana, all'altezza dell'intellettuale [[speculazione]]: dimora, invero, più che degli uomini, degli dei».<ref>Franco Barbieri, Renato Cevese, ''Vicenza, Ritratto di una città'', ed. Angelo Colla, 2005, pag. 90-91.</ref><ref>"La Rotonda è una villa-tempio, è un'astrazione, specchio di un ordine ed armonia superiori. Orientata con gli spigoli verso i quattro [[punti cardinali]], vuole essere letta innanzitutto come un volume, [[cubo]] e [[sfera]], quasi si richiamasse alle figure base dell'universo platonico".[Pannello esplicativo all'ingresso di Villa Capra la Rotonda, Vicenza]. Il cubo è un [[solido platonico]]. Nel periodo rinascimentale il cerchio e il quadrato - alla base della pianta della Rotonda - sono simboli rispettivamente del Cielo e della Terra, come testimonia anche il celeberrimo ''[[Uomo vitruviano]]'' di [[Leonardo da Vinci]].</ref> |
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== Interno e decorazione == |
== Interno e decorazione == |
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[[File: |
[[File:VillaCapra 2007 07 18 8.jpg|miniatura|sinistra|Decorazione della cupola]] |
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[[File:VillaCapra 2007 07 18 8.jpg|thumb|right|Decorazione della cupola]] |
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L'interno avrebbe dovuto essere splendido non meno dell'esterno; le statue sono interventi di [[Lorenzo Rubini]] e [[Giovanni Battista Albanese]]; la decorazione plastica e dei soffitti è opera di [[Agostino Rubini]], [[Ottavio Ridolfi]], [[Ruggero Bascapè]], [[Domenico Fontana]] e forse [[Alessandro Vittoria]]; gli apparati pittorici in affresco sono di [[Anselmo Canera]], [[Bernardino India]], [[Alessandro Maganza]] e più tardi del francese [[Louis Dorigny]].<ref name="CISA" /> Le decorazioni della villa sono state realizzate durante un lungo periodo di tempo e di alcune l'attribuzione non è certa. |
L'interno avrebbe dovuto essere splendido non meno dell'esterno; le statue sono interventi di [[Lorenzo Rubini]] e [[Giovanni Battista Albanese]]; la decorazione plastica e dei soffitti è opera di [[Agostino Rubini]], [[Ottavio Ridolfi]], [[Ruggero Bascapè]], [[Domenico Fontana]] e forse [[Alessandro Vittoria]]; gli apparati pittorici in affresco sono di [[Anselmo Canera]], [[Bernardino India]], [[Alessandro Maganza]] e più tardi del francese [[Louis Dorigny]].<ref name="CISA" /> Le decorazioni della villa sono state realizzate durante un lungo periodo di tempo e di alcune l'attribuzione non è certa. |
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Tra i quattro principali saloni del [[piano nobile]] vi sono la sala ovest, decorata con affreschi di tema religioso |
Tra i quattro principali saloni del [[piano nobile]] vi sono la sala ovest, decorata con affreschi di tema religioso - con sulla volta ''Consiglio degli dei con [[Aristotele]] e [[Virgilio]]'' opera di Giambattista Maganza - e il salone est, che ospita, sulla volta, un'[[allegoria]], opera di [[Anselmo Canera]], della vita del primo proprietario conte Paolo Almerico, con le sue numerose e ammirevoli qualità ritratte in affresco. Al centro dell'affresco Paolo Almerico con un frustino caccia una donna ignuda, allegoria della concupiscenza e un [[fauno]], allegoria dei vizi. Sul camino della medesima sala est sono rappresentate le [[Cariti|Tre Grazie]]. Sulla volta della sala nord è rappresentata l{{'}}''Allegoria dell'Eternità e le Tre Grazie'', opera di Alessandro Maganza. Lo studiolo ovest ha una decorazione a [[grottesca]] con rappresentazioni [[fitomorfo|fitomorfe]]. Nella sala da pranzo - lato sud - vi sono bozzetti di [[Antonio Canova]] e l'[[orifiamma]] dei Valmarana, del 1630 circa.<ref>Gian Antonio Golin, ''La Rotonda di Andrea Palladio'', Cierre Grafica, Verona, 2021.</ref> |
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Il luogo più notevole dello spazio interno è senza dubbio la sala centrale circolare, dotata di [[balcone|balconate]], che si sviluppa a tutt'altezza fino alla cupola. Il soffitto semisferico è decorato da affreschi di Alessandro Maganza: anche qui troviamo allegorie legate alla vita religiosa e alle [[Virtù]] ad essa collegate: Fede (figura femminile inginocchiata), Fama, Eternità, Temperanza, Giustizia (figura femminile cieca), Fortezza (Leone), Unicorno (Castità), Temperanza (Elefante). Seduti su degli scranni stanno quattro figure umane allegorie dei quattro elementi: Acqua, Aria, Terra, Fuoco. La parte inferiore della sala, alle pareti, è invece adornata con finte colonne dipinte in [[trompe-l'œil]] e gigantesche figure di dei della [[mitologia greca]], opera successiva di Dorigny. |
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Come nell'architettura di Palladio, pensata per un uomo di chiesa, anche nell'apparato decorativo vengono inseriti elementi formali destinati a suggerire un senso di sacralità, in sintonia con tale programma celebrativo. La quantità di affreschi richiama maggiormente l'atmosfera di una [[cattedrale]] che non quella d'una residenza di campagna. [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], che fece più volte visita alla villa, disse che Palladio aveva reso un [[tempio greco]] adatto ad abitarvi.<ref>{{de}} ''[http://www.reise-nach-italien.de/palladio-goethe.html Goethe, Palladio und die Villa "La Rotonda" bei Vicenza] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20200201172221/http://www.reise-nach-italien.de/palladio-goethe.html |date=1 febbraio 2020 }}''</ref> |
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[[File:Palladio Rotonda interior.jpg|miniatura|Scorcio degli interni]] |
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=== Anditi d'ingresso e sala centrale === |
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I quattro anditi d'ingresso presentano affreschi di [[Louis Dorigny]] ed elaborati [[sovrapporta]] [[Barocco|barocchi]] in stucco, probabilmente opera di maestranze [[Valsolda|valsoldesi]]. |
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Come nella sala centrale Dorigny realizza sulle pareti finte architetture adornate da stemmi e vasi. Sulle volte dei due anditi maggiori, a coronamento delle complesse strutture architettoniche, si apre oltre una finta [[balaustra]] un cielo azzurro, popolato da putti e discinte figure femminili recanti fiori e ghirlande. Sulle volte degli anditi minori sono dipinti invece dei finti [[Oculo|oculi]] ovali, adornati sempre da figure analoghe. |
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I sovrapporta degli anditi maggiori, dei timpani spezzati sorretti da [[Mensola|mensole]] a forma di testa di fanciullo e da una bassa ma elaborata [[trabeazione]], si diversificano in base a stemmi, [[Cornucopia|cornucopie]] e ghirlande. Dietro a questi [[fastigio|fastigi]], volute e finti tendaggi annodati fungono da collegamento con la struttura architettonica del Dorigny. Le quattro aperture dei due ambienti minori presentano, invece, la sola trabeazione in stucco, essendo il fastigio sovrastante realizzato ad affresco. |
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Sempre del Dorigny è la decorazione del registro inferiore della sala centrale. L'architettura illusoria, una duplice fila di colonne che finge un corridoio con soffitto a cassettoni, è popolata da otto gigantesche figure di divinità olimpiche: [[Giove (divinità)|Giove]], [[Bacco]], [[Venere (divinità)|Venere]], [[Saturno (divinità)|Saturno]], [[Apollo]], [[Diana]], [[Marte (divinità)|Marte]] e [[Mercurio (divinità)|Mercurio]].<ref>Le pitture di Dorigny, di gusto [[barocco]], sono una gran macchina teatrale in [[trompe l'oeil]], che idealmente sfonda soffitti e pareti.</ref> Il soffitto fu diviso dal [[Alessandro Maganza|Maganza]] in otto spicchi a loro volta divisi in due registri: nella fascia inferiore, forse i quattro continenti o, come già detto, le virtù (altrettante donne assise affiancate da quattro animali: leone, elefante, cavallo e unicorno). Le principali figure della fascia superiore sono la Fama, la Religione, la Benignità, la Temperanza. |
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===Sala est=== |
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===Sala nord=== |
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===Sala ovest=== |
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===Sala sud=== |
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Il luogo più notevole dello spazio interno è senza dubbio la sala centrale circolare, dotata di [[balcone|balconate]], che si sviluppa a tutt'altezza fino alla cupola. Il soffitto semisferico è decorato da affreschi di Alessandro Maganza: anche qui troviamo allegorie legate alla vita religiosa e alle [[Virtù]] ad essa collegate, dove sono raffigurate accanto alla [[Fama]] la [[Religione]], la [[Benignità]], la [[Temperanza]] e la [[Castità]]. La parte inferiore della sala, alle pareti, è invece adornata con finte colonne dipinte in [[trompe-l'œil]] e gigantesche figure di dei della [[mitologia greca]], opera successiva del [[Louis Dorigny|Dorigny]]. |
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=== Sale minori === |
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Come nell'architettura di Palladio, pensata per un uomo di chiesa, anche nell'apparato decorativo vengono inseriti elementi formali destinati a suggerire un senso di sacralità, in sintonia con tale programma celebrativo. La quantità di affreschi richiama maggiormente l'atmosfera di una [[cattedrale]] che non quella d'una residenza di campagna. [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], che fece più volte visita alla villa, disse che Palladio aveva reso un [[tempio greco]] adatto ad abitarvi.<ref>{{de}} ''[http://www.reise-nach-italien.de/palladio-goethe.html Goethe, Palladio und die Villa "La Rotonda" bei Vicenza]''</ref> |
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I quattro camerini adiacenti alle sale maggiori sono stati decorati, probabilmente da [[Eliodoro Forbicini]], a [[grottesche]], presumibilmente rimaneggiate nel Settecento. |
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== Rapporto con il paesaggio == |
== Rapporto con il paesaggio == |
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[[File:Villa La Rotonda.JPG| |
[[File:Villa La Rotonda.JPG|miniatura|La Rotonda vista dal vialetto di accesso.]] |
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Dalle [[loggia|logge]] è possibile godere della meravigliosa vista della campagna circostante, dato che la villa fu consapevolmente progettata per essere in perfetta armonia con il [[paesaggio]] |
Dalle [[loggia|logge]] è possibile godere della meravigliosa vista della campagna circostante, dato che la villa fu consapevolmente progettata per essere in perfetta armonia con il [[paesaggio]]. Malgrado la Rotonda possa apparire completamente simmetrica, vi sono delle deviazioni, progettate perché ogni facciata fosse il complemento dell'ambiente e della [[topografia]] circostante; di conseguenza vi sono delle variazioni nelle facciate, nell'ampiezza dei gradini, nei muri di contenimento ecc. In tal modo la simmetria dell'architettura dialoga con l'asimmetria del paesaggio, per creare nell'insieme una particolare armonia. L'ambiente che circonda la villa offre una visione panoramica di alberi, prati e boschetti, con Vicenza distante all'orizzonte. |
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La loggia settentrionale è inserita nella collina come termine di una strada carrabile che corre dal cancello principale. Questo percorso è un viale tra i blocchi dei servizi, costruito dai fratelli Capra che acquistarono la villa nel [[1591]], commissionando a Vincenzo Scamozzi di completare l'edificio e costruire le [[stalla|stalle]] e gli edifici ad uso rurale. Quando ci si avvicina alla villa da questa parte, si riceve l'impressione deliberata che sia stia ascendendo dal basso a un tempio sulla sommità. Allo stesso modo, in senso inverso, dalla villa si nota il [[Santuario della Madonna di Monte Berico|santuario]] (all'epoca una piccola chiesa) sulla città dalla cima di [[Monte Berico]], che unifica così la villa e la città. |
La loggia settentrionale è inserita nella collina come termine di una strada carrabile che corre dal cancello principale. Questo percorso è un viale tra i blocchi dei servizi, costruito dai fratelli [[Capra (famiglia)|Capra]] che acquistarono la villa nel [[1591]], commissionando a Vincenzo Scamozzi di completare l'edificio e costruire le [[stalla|stalle]] e gli edifici ad uso rurale. Quando ci si avvicina alla villa da questa parte, si riceve l'impressione deliberata che sia stia ascendendo dal basso a un tempio sulla sommità. Allo stesso modo, in senso inverso, dalla villa si nota il [[Santuario della Madonna di Monte Berico|santuario]] (all'epoca una piccola chiesa) sulla città dalla cima di [[Monte Berico]], che unifica così la villa e la città. |
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La visuale verso la villa rappresentò, fra il [[1887]] e il [[1979]], un elemento caratterizzante per i viaggiatori della [[tranvia Vicenza-Noventa-Montagnana]], il cui binario posto inizialmente in sede stradale fu portato, nel secondo dopoguerra, in sede propria. |
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== La villa oggi == |
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[[File:Rotonda Ionic capital.jpg|thumb|Particolare di un pronao con [[Ordine ionico|capitello ionico]]]] |
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Scrive il critico Gian Antonio Golin:"La rotonda catalizza l'incontro tra civiltà e natura, tra ''urbanitas et rusticitas'' che si fondono in un rapporto di armonia, anzi di perfetta equivalenza: una forma solida, una costruzione geometrica e volumetrica, la forma architettonica creata dall'uomo, espressione di civiltà e di storia supera il limite della propria finitezza mettendosi in rapporto, all'unisono, con la spazialità naturale infinita così come la spazialità naturale, infinita, si concretizza entrando nei rapporti mediati dall'intelletto nella forma definita dell'edificio".<ref>''la Rotonda'', pag. 50, Cierre Grafica, Verona, 2021.</ref> |
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La villa appartiene alla famiglia Valmarana dal giugno 1912; l'ultimo proprietario noto è stato Mario Valmarana, scomparso nel 2010, professore di architettura presso l'[[Università della Virginia]].<ref>{{Cita web|autore=UVA Today|titolo=In Memoriam: Mario di Valmarana|data=14 ottobre 2010| url=http://www.virginia.edu/uvatoday/newsRelease.php?id=13163|accesso=16 maggio 2011}}</ref> La Fondazione "la Rotonda" dei fratelli Valmarana ne ha curato i continui interventi manutentivi per preservare la Rotonda all'apprezzamento e meraviglia delle future generazioni. |
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== Storia recente == |
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La villa è stata inserita nel dicembre [[1994]], assieme alle altre architetture di Vicenza "città del Palladio", nell'elenco dei [[Patrimonio dell'umanità|Patrimoni dell'umanità]] dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura|UNESCO]].<ref name="UNESCO">Nel 1996 il patrimonio dell'umanità "Vicenza, City of Palladio" è stato esteso e ribattezzato "City of Vicenza and the Palladian Villas of the Veneto". Vedi la [http://whc.unesco.org/en/list/712/multiple=1&unique_number=843 scheda nel sito dell'UNESCO]</ref> |
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[[File:Rotonda Ionic capital.jpg|miniatura|Particolare di un pronao con [[Ordine ionico|capitello ionico]]]] |
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Il 21 settembre [[1786]] [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] di passaggio nella città di Vicenza a fronte del suo [[Grand Tour]], visita i monumenti palladiani tra cui la Rotonda. Nel suo Viaggio in Italia descrive così l'edificio: |
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{{Citazione|Oggi andai a vedere la splendida casa detta la Rotonda, posta sopra un'amena altura a mezz'ora di strada dalla città. È un edificio quadrangolare che racchiude una sala rotonda illuminata dall'alto. Vi si accede dai quattro lati su ampie scalinate, e ad ogni ingresso si trova un vestibolo formato da sei colonne corinzie. L'architettura forse non ha mai creato nulla di più lussuoso. Lo spazio occupato dalle scalinate e dai vestiboli è molto maggiore di quello della casa stessa; ciascuno dei lati, infatti, potrebbe figurare come il prospetto d'un tempio. L'interno si può definire abitabile, non però accogliente. La sala è di proporzioni perfette, le stanze del pari; queste sarebbero tuttavia inadeguate alle esigenze del soggiorno estivo di una famiglia signorile. In compenso la casa si presenta stupendamente da ogni lato alla vista dell'intera regione. Grande è la molteplicità di aspetti con cui la massa principale, congiunta agli sporti dei colonnati, si svolge dinanzi agli occhi di chi compie il giro; e del tutto realizzata è l'intenzione del proprietario di voler lasciare ai discendenti un grandioso fedecommesso e, insieme, un segno tangibile della propria ricchezza.<ref>{{Cita libro|autore=Johann Wolfgang von Goethe|titolo=Viaggio in Italia|ISBN=978-88-04-67201-2|anno=2017|editore=Mondadori|p=57}}</ref>}} |
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La villa appartiene alla [[Valmarana (famiglia)|famiglia Valmarana]] dal giugno 1912; il conte Andrea Valmarana (1891-1976) ufficiale volontario nella Prima guerra mondiale 1915-1918 , lascia la villa ai 4 figli: Lodovico, Mario, Alessandro e Alberto. La Fondazione "la Rotonda" dei fratelli Valmarana ne ha curato i continui interventi manutentivi iniziati nel 1978 per preservare la Rotonda all'apprezzamento e meraviglia delle future generazioni; curatori della Fondazione sono stati Mario Valmarana (scomparso nel 2010), professore di architettura presso l'[[Università della Virginia]]<ref>{{Cita web|autore=UVA Today|titolo=In Memoriam: Mario di Valmarana|data=14 ottobre 2010|url=http://www.virginia.edu/uvatoday/newsRelease.php?id=13163|accesso=16 maggio 2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.is/20120629093340/http://www.virginia.edu/uvatoday/newsRelease.php?id=13163#|dataarchivio=29 giugno 2012}}</ref> ed il fratello Lodovico Valmarana<ref>{{Cita web |url=http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/dalla_home/504310_anche_la_rotonda_deve_pagarelimu_costa_21_mila_euro/ |titolo=Il Giornale di Vicenza.it - dalla home<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=5 maggio 2013 |dataarchivio=2 gennaio 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150102111615/http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/dalla_home/504310_anche_la_rotonda_deve_pagarelimu_costa_21_mila_euro/ |urlmorto=sì }}</ref> (scomparso nel 2018). |
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Nel 1976 fu scelta come location per il film commedia ''[[Culastrisce nobile veneziano]]'' interpretato da [[Marcello Mastroianni]] e nel 1979 fu teatro del film-lirico [[Don Giovanni (film 1979)|''Don Giovanni'']] del regista [[Joseph Losey]] con il celebre basso [[Ruggero Raimondi]]. |
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La villa è stata inserita nel dicembre [[1994]], assieme alle altre architetture di Vicenza "città del Palladio", nell'elenco dei [[Patrimonio dell'umanità|Patrimoni dell'umanità]] dell'[[UNESCO]].<ref name="UNESCO">Nel 1996 il patrimonio dell'umanità "Vicenza, City of Palladio" è stato esteso e ribattezzato "City of Vicenza and the Palladian Villas of the Veneto". Vedi la [http://whc.unesco.org/en/list/712/multiple=1&unique_number=843 scheda nel sito dell'UNESCO]</ref> |
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== La Rotonda come modello architettonico == |
== La Rotonda come modello architettonico == |
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{{Vedi anche|Palladianesimo}} |
{{Vedi anche|Palladianesimo}} |
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[[File:Capriccio with a view of Mereworth Castle, Kent.jpg| |
[[File:Capriccio with a view of Mereworth Castle, Kent.jpg|miniatura|[[Mereworth Castle]], una riproduzione della Rotonda<ref name="Mereworth" /> nel [[Kent]]]]La Rotonda è stata modello di ispirazione per numerosi edifici. Alcuni tra gli esempi più importanti sono considerati |
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[[File:Lutheran Cathedral Helsinki.jpg|miniatura|'''Lutheran Cathedral Helsinki''']] |
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* Lutheran Cathedral Helsinki''',''' (1830-1851) di [[Johann Carl Ludwig Engel]] |
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La Rotonda è stata modello di ispirazione per numerosi edifici. Alcuni tra gli esempi più importanti sono considerati: |
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*[[Villa Pisani (Lonigo)|Villa Pisani detta la ''Rocca Pisana'']] ([[Lonigo]], [[Provincia di Vicenza|Vicenza]], [[1575]]-[[1578]]), di [[Vincenzo Scamozzi]]; lungi dal fermarsi all'imitazione del maestro, Scamozzi costruisce filologicamente una critica al progetto della Rotonda, riallacciandosi al modello del Pantheon; |
* [[Casa Bianca]] ([[Washington]], [[1792]]-[[1800]]) di [[James Hoban]]. |
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* [[Villa Norrköping]] ([[Svezia]]), [[1964]] di [[Sverre Fhen]]. |
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* [[Villa Pisani (Lonigo)|Villa Pisani detta la ''Rocca Pisana'']] ([[Lonigo]], [[Provincia di Vicenza|Vicenza]], [[1575]]-[[1578]]), di [[Vincenzo Scamozzi]]; lungi dal fermarsi all'imitazione del maestro, Scamozzi costruisce filologicamente una critica al progetto della Rotonda, riallacciandosi al modello del Pantheon; |
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*[[Chiswick House]] ([[Londra]], [[1725]]), di [[Richard Boyle, III conte di Burlington|Lord Burlington]] e [[William Kent]]; uno dei più celebri esempi di [[Palladianesimo|neopalladianesimo]] britannico, creazione intensamente eclettica e personale di Lord Burlington. |
* [[Chiswick House]] ([[Londra]], [[1725]]), di [[Richard Boyle, III conte di Burlington|Lord Burlington]] e [[William Kent]]; uno dei più celebri esempi di [[Palladianesimo|neopalladianesimo]] britannico, creazione intensamente eclettica e personale di Lord Burlington. |
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*[[Monticello (casa)|Monticello]] ([[Charlottesville]], [[Virginia]], [[1768]]-[[1809]]), di [[Thomas Jefferson]]; la sola casa negli [[Stati Uniti d'America]] dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO; |
* [[Monticello (casa)|Monticello]] ([[Charlottesville]], [[Virginia]], [[1768]]-[[1809]]), di [[Thomas Jefferson]]; la sola casa negli [[Stati Uniti d'America]] dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO; |
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*[[Mereworth Castle]] a Mereworth nel [[Kent]], edificato nel [[1723]] da [[Colen Campbell]]<ref name="Mereworth">[http://www.architecture.com/LibraryDrawingsAndPhotographs/Palladio/PalladianBritain/VillasInBritain/VillaRotondasInfluence/Mereworth.aspx Confronto tra Mereworth Castle e la Rotonda]</ref> su commissione di [[ |
* [[Mereworth Castle]] a Mereworth nel [[Kent]], edificato nel [[1723]] da [[Colen Campbell]]<ref name="Mereworth">[http://www.architecture.com/LibraryDrawingsAndPhotographs/Palladio/PalladianBritain/VillasInBritain/VillaRotondasInfluence/Mereworth.aspx Confronto tra Mereworth Castle e la Rotonda] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090511153411/http://www.architecture.com/LibraryDrawingsAndPhotographs/Palladio/PalladianBritain/VillasInBritain/VillaRotondasInfluence/Mereworth.aspx |data=11 maggio 2009 }}</ref> su commissione di [[Francis Fane, I conte di Westmorland|Lord Westmorland]]; |
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*Foots Cray Place, Philip Street, Bexley, [[Londra]] (demolito); |
* Foots Cray Place, Philip Street, Bexley, [[Londra]] (demolito); |
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*[[Henbury Hall]] nel [[Cheshire]], disegnata da [[Julian Bicknel]]; |
* [[Henbury Hall]] nel [[Cheshire]], disegnata da [[Julian Bicknel]]; |
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*Nuthall Temple nel [[Nottinghamshire]] (demolito). |
* Nuthall Temple nel [[Nottinghamshire]] (demolito). |
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* "House of Palestine", costruita fra il 1998 e il 2000 dal milionario palestinese Munib al-Masri sulla cima del monte [[Garizim]], presso la città di [[Nablus]].<ref>{{Cita web|url=https://www.bbc.co.uk/worldservice/programmes/outlook/news/story/2007/05/070514_elmasri_palterritories.shtml|titolo=BBC World Service {{!}} Programmes {{!}} Outlook {{!}} Visiting a Palace in the West Bank|sito=www.bbc.co.uk|accesso=2022-11-05}}</ref> |
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* Württemberg Mausoleum a [[Stoccarda]], disegnato da Giovanni Salucci. Ospita i resti del il re Guglielmo I e di sua moglie [[Ekaterina Pavlovna Romanova]]. |
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== Note == |
== Note == |
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== Bibliografia == |
== Bibliografia == |
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[[File:Villa Rotonda front.jpg| |
[[File:Villa Rotonda front.jpg|miniatura|Prospetto della Rotonda]] |
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[[File:01-Villa-Rotonda-Palladio.jpg|miniatura|La Rotonda]] |
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[[File:La Rotonda Schnee.JPG| |
[[File:La Rotonda Schnee.JPG|miniatura|La Rotonda tra la neve]] |
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* [[Andrea Palladio|A. Palladio]], ''[[I quattro libri dell'architettura|I Quattro Libri dell'Architettura]]'', Venezia 1570, libro II, p. 18. |
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* [[Andrea Palladio|A. Palladio]], ''I quattro libri dell'architettura|I Quattro Libri dell'Architettura'', Venezia 1570, libro II, p. 18. |
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* [[Francesco Muttoni|F. Muttoni]], ''Architettura di Andrea Palladio Vicentino con le osservazioni dell'Architetto N. N.'', 9 voll., Venezia 1740-1760, vol. I, pp. 12–14, tavv. XI-XII, vol. V., tav. XIV. |
* [[Francesco Muttoni|F. Muttoni]], ''Architettura di Andrea Palladio Vicentino con le osservazioni dell'Architetto N. N.'', 9 voll., Venezia 1740-1760, vol. I, pp. 12–14, tavv. XI-XII, vol. V., tav. XIV. |
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* [[Ottavio Bertotti Scamozzi|O. Bertotti Scamozzi]], ''Le fabbriche e i disegni di Andrea Palladio'', 4 voll., Vicenza 1776-1783, vol. II, pp. 9–13, tavv. I-IV. |
* [[Ottavio Bertotti Scamozzi|O. Bertotti Scamozzi]], ''Le fabbriche e i disegni di Andrea Palladio'', 4 voll., Vicenza 1776-1783, vol. II, pp. 9–13, tavv. I-IV. |
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* A. Magrini, ''Memorie intorno la vita e le opere di Andrea Palladio'', Padova 1845, pp. 78, 238-240. |
* A. Magrini, ''Memorie intorno la vita e le opere di Andrea Palladio'', Padova 1845, pp. 78, 238-240. |
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* F. Burger, ''Die Villen des Andrea Palladio'', Leipzig 1909, pp. 53–56. |
* {{de}} F. Burger, ''Die Villen des Andrea Palladio'', Leipzig 1909, pp. 53–56. |
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* R. Pane, ''Andrea Palladio'', Torino 1961, pp. 187–191. |
* R. Pane, ''Andrea Palladio'', Torino 1961, pp. 187–191. |
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* R. Wittkower, ''Principi architettonici nell'età dell'Umanesimo'' (1962), trad. it., Torino 1964, p. 75. |
* R. Wittkower, ''Principi architettonici nell'età dell'Umanesimo'' (1962), trad. it., Torino 1964, p. 75. |
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* E. Forssman, ''Palladios Lehrgebäude'', Uppsala 1965, pp. 50–57. |
* E. Forssman, ''Palladios Lehrgebäude'', Uppsala 1965, pp. 50–57. |
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* J. S. Ackerman, ''Palladio's Villas'', New York, 1967, pp. 68–72. |
* {{en}} J. S. Ackerman, ''Palladio's Villas'', New York, 1967, pp. 68–72. |
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* C. A. Isermeyer, ''Die Villa Rotonda von Palladio'', in "Zeitschrift für Kunstgeschichte", 1967, pp. 207–221. |
* {{de}} C. A. Isermeyer, ''Die Villa Rotonda von Palladio'', in "Zeitschrift für Kunstgeschichte", 1967, pp. 207–221. |
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* C. Semenzato, ''La Rotonda di Vicenza'', Vicenza 1968. |
* C. Semenzato, ''La Rotonda di Vicenza'', Vicenza 1968. |
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* R. De Fusco, M. L. Scalvini, ''Significanti e significati della Rotonda palladiana'', in "Op. cit.", 16, sett., 1969, pp. 5–26. |
* R. De Fusco, M. L. Scalvini, ''Significanti e significati della Rotonda palladiana'', in "Op. cit.", 16, sett., 1969, pp. 5–26. |
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* [[André Corboz|A. Corboz]], ''Per un'analisi psicologica della villa palladiana'', in "Bollettino del C.I.S.A. Andrea Palladio", XV, 1973, pp. 249–266, in part. pp. 257–264. |
* [[André Corboz|A. Corboz]], ''Per un'analisi psicologica della villa palladiana'', in "Bollettino del C.I.S.A. Andrea Palladio", XV, 1973, pp. 249–266, in part. pp. 257–264. |
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* L. Puppi, ''Andrea Palladio'', Milano 1973, pp. 380–383. |
* L. Puppi, ''Andrea Palladio'', Milano 1973, pp. 380–383. |
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* R. Streitz, ''La Rotonde et sa géométrie'', Losanna|Lausanne, Paris 1973. |
* {{fr}} R. Streitz, ''La Rotonde et sa géométrie'', Losanna|Lausanne, Paris 1973. |
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* P. Fancelli, ''Palladio e Praeneste. Archeologia, modelli, progettazione'', Roma 1974, p. 113. |
* P. Fancelli, ''Palladio e Praeneste. Archeologia, modelli, progettazione'', Roma 1974, p. 113. |
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* J. McAndrew, ''Catalogue of the Drawings Collection of the Royal Institute of British Architects''. Antonio Visentini, London 1974, p. 47. * H. Burns, L. Fairbairn, B. Boucher (a cura di), Andrea Palladio 1508-1580. The Portico and the Farmyard, catalogo della mostra, London 1975, pp. 198–200. |
* {{en}} J. McAndrew, ''Catalogue of the Drawings Collection of the Royal Institute of British Architects''. Antonio Visentini, London 1974, p. 47. * H. Burns, L. Fairbairn, B. Boucher (a cura di), Andrea Palladio 1508-1580. The Portico and the Farmyard, catalogo della mostra, London 1975, pp. 198–200. |
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* M. Kubelik, ''Andrea Palladio'', catalogo della mostra, Zurigo|Zürich 1975, pp. 49–51. |
* M. Kubelik, ''Andrea Palladio'', catalogo della mostra, Zurigo|Zürich 1975, pp. 49–51. |
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* D. Battilotti, ''Nuovi documenti per Palladio (con un'aggiunta archivistica al Fasolo)'', in "Arte Veneta", XXXI, 1977, pp. 232–239, in part. p. 234. |
* D. Battilotti, ''Nuovi documenti per Palladio (con un'aggiunta archivistica al Fasolo)'', in "Arte Veneta", XXXI, 1977, pp. 232–239, in part. p. 234. |
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* P. Marini, ''Note'', in A. Palladio, ''I Quattro Libri dell'Architettura'', a cura di L. Magagnato e P. Marini, Milano 1980, pp. 456–458. |
* P. Marini, ''Note'', in A. Palladio, ''I Quattro Libri dell'Architettura'', a cura di L. Magagnato e P. Marini, Milano 1980, pp. 456–458. |
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* W. Prinz, ''Appunti sulla relazione ideale tra la villa Rotonda e il cosmo, nonché alcune osservazioni su un mascherone posto al centro del pavimento della sala'', in "Bollettino del C.I.S.A. Andrea Palladio", XXII/1, 1980, pp. 279–287. |
* W. Prinz, ''Appunti sulla relazione ideale tra la villa Rotonda e il cosmo, nonché alcune osservazioni su un mascherone posto al centro del pavimento della sala'', in "Bollettino del C.I.S.A. Andrea Palladio", XXII/1, 1980, pp. 279–287. |
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* W. Prinz, ''Schloss Chambord und die Villa Rotonda in Vicenza: Studien zur Ikonologie'', Berlino 1980. |
* {{de}} W. Prinz, ''Schloss Chambord und die Villa Rotonda in Vicenza: Studien zur Ikonologie'', Berlino 1980. |
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* F. Rigon, ''Palladio'', Bologna 1980, nn. 24-25. |
* F. Rigon, ''Palladio'', Bologna 1980, nn. 24-25. |
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* N. Stringa, Sulla Rotonda. ''Lapsus e analogie'', in "Odeon", 1, 1980, pp. 22–26. |
* N. Stringa, Sulla Rotonda. ''Lapsus e analogie'', in "Odeon", 1, 1980, pp. 22–26. |
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* M. F. Tiepolo (a cura di), ''Testimonianze veneziane di interesse palladiano'', catalogo della mostra, Venezia 1980, pp. 67–68. |
* M. F. Tiepolo (a cura di), ''Testimonianze veneziane di interesse palladiano'', catalogo della mostra, Venezia 1980, pp. 67–68. |
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* D. Goedicke, K. Slusallek, M. Kubelik, ''Thermoluminescence Dating in Architectural History: Venetian Villas'', in "Journal of the Society of Architectural Historians", XL/3, 1981, pp. 203–217, in part. pp. 212–213. |
* {{en}} D. Goedicke, K. Slusallek, M. Kubelik, ''Thermoluminescence Dating in Architectural History: Venetian Villas'', in "Journal of the Society of Architectural Historians", XL/3, 1981, pp. 203–217, in part. pp. 212–213. |
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* M. Muraro, ''Andrea Palladio e la committenza signorile nel Basso Vicentino'', in "Odeo Olimpico", XVII-XVIII, 1981-1982, pp. 33–45. |
* M. Muraro, ''Andrea Palladio e la committenza signorile nel Basso Vicentino'', in "Odeo Olimpico", XVII-XVIII, 1981-1982, pp. 33–45. |
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* R. Cevese, ''I restauri del 1869 compiuti nella Rotonda'', in "Bollettino del C.I.S.A. Andrea Palladio", XXIV, 1982-1987, pp. 139–143. |
* R. Cevese, ''I restauri del 1869 compiuti nella Rotonda'', in "Bollettino del C.I.S.A. Andrea Palladio", XXIV, 1982-1987, pp. 139–143. |
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* M. Muraro, ''Civiltà delle ville venete'', Udine 1986, pp. 282–295. |
* M. Muraro, ''Civiltà delle ville venete'', Udine 1986, pp. 282–295. |
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* F. Barbieri, Vicenza. ''Città di palazzi'', Milano 1987, pp. 83–86. |
* F. Barbieri, Vicenza. ''Città di palazzi'', Milano 1987, pp. 83–86. |
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* G. Bödefeld, B. Hinz, ''Die Villen im Veneto'', Colonia (Germania)|Köln 1987, pp. 134–138. |
* {{de}} G. Bödefeld, B. Hinz, ''Die Villen im Veneto'', Colonia (Germania)|Köln 1987, pp. 134–138. |
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* AA.VV., ''La Rotonda'', Milano 1988. |
* AA.VV., ''La Rotonda'', Milano 1988. |
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* R. Giussani, ''Palladio. Le ville'', Milano 1988, p. 52. |
* R. Giussani, ''Palladio. Le ville'', Milano 1988, p. 52. |
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* M. Furnari, ''Atlante del Rinascimento. Il disegno dell'architettura da Brunelleschi a Palladio,'' Napoli 1993, p. 172. |
* M. Furnari, ''Atlante del Rinascimento. Il disegno dell'architettura da Brunelleschi a Palladio,'' Napoli 1993, p. 172. |
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* M. Azzi Visentini, ''La villa in Italia. Quattrocento e Cinquecento'', Milano 1995, pp. 281–294. |
* M. Azzi Visentini, ''La villa in Italia. Quattrocento e Cinquecento'', Milano 1995, pp. 281–294. |
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* K. Jauslin, ''Ein Haus für Canonicus Almerigo. Palladios Villa Rotonda als Rekonstruktion des Ästhetischen'', Dortmund 1995. |
* {{de}} K. Jauslin, ''Ein Haus für Canonicus Almerigo. Palladios Villa Rotonda als Rekonstruktion des Ästhetischen'', Dortmund 1995. |
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* F. Salmon, ''Eighteenth-Century Alterations to Palladio's Villa Rotonda'', in ''Annali di architettura'', 7, 1995, pp. 177–181. |
* {{en}} F. Salmon, ''Eighteenth-Century Alterations to Palladio's Villa Rotonda'', in ''Annali di architettura'', 7, 1995, pp. 177–181. |
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* H. Burns, G. Beltramini, M. Gaiani (a cura di), ''Andrea Palladio. Le ville'', CD ROM, Vicenza 1997. |
* H. Burns, G. Beltramini, M. Gaiani (a cura di), ''Andrea Palladio. Le ville'', CD ROM, Vicenza 1997. |
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* B. Boucher, ''Andrea Palladio, The architect in his time'', New York, Londra|London 1998 (con aggiornamenti), pp. 258–265. |
* {{en}} B. Boucher, ''Andrea Palladio, The architect in his time'', New York, Londra|London 1998 (con aggiornamenti), pp. 258–265. |
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* L. March, ''Architectonics of Humanism. Essays on Number in Architecture'', London 1998, pp. 242–266. |
* {{en}} L. March, ''Architectonics of Humanism. Essays on Number in Architecture'', London 1998, pp. 242–266. |
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* D. Battilotti, ''Villa Almerico'', in L. Puppi, ''Andrea Palladio'', Milano 1999 (con schede di aggiornamenti), pp. 497–498. |
* D. Battilotti, ''Villa Almerico'', in L. Puppi, ''Andrea Palladio'', Milano 1999 (con schede di aggiornamenti), pp. 497–498. |
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Versione attuale delle 04:26, 26 set 2024
Villa Almerico Capra | |
---|---|
Vista della villa dalla Riviera Berica | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Veneto |
Località | Vicenza |
Indirizzo | Via della Rotonda 45 |
Coordinate | 45°31′53.49″N 11°33′36.96″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | 1567 - 1605[1] |
Stile | rinascimentale |
Realizzazione | |
Architetto | Andrea Palladio Vincenzo Scamozzi |
Bene protetto dall'UNESCO | |
---|---|
Città di Vicenza e le Ville Palladiane del Veneto | |
Patrimonio dell'umanità | |
Tipo | Architettonico |
Criterio | C (i) (ii) |
Pericolo | Nessuna indicazione |
Riconosciuto dal | 1994 |
Scheda UNESCO | (EN) City of Vicenza and the Palladian Villas of the Veneto (FR) Scheda |
Villa Almerico Capra detta La Rotonda (conosciuta anche come Villa Capra) è una villa veneta a pianta centrale situata a ridosso della città di Vicenza, poco discosta dalla strada della Riviera Berica. Fatta costruire da Paolo Almerico, che la commissionò ad Andrea Palladio nel 1566-1567,[1] fu completata da Vincenzo Scamozzi nel 1605 per i due fratelli Capra, che avevano acquisito l'edificio nel 1591.
La Rotonda, come divenne nota in seguito, è uno dei più celebri ed imitati edifici della storia dell'architettura dell'epoca moderna; è senza dubbio la villa più famosa del Palladio[1] e, probabilmente, di tutte le ville venete. Fa parte dal 1994 dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Ispirazione
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1565 il canonico e conte Paolo Almerico, ritiratosi dalla curia romana dopo essere stato referendario apostolico sotto i papi Pio IV e Pio V,[2] decise di tornare alla sua città natale Vicenza e costruirsi una residenza di campagna. La villa che commissionò all'architetto Andrea Palladio sarebbe divenuta uno dei prototipi architettonici più studiati e imitati per i successivi cinque secoli. Nel corso della sua vita, infatti, Palladio progettò circa trenta ville in terra veneta, ma è questa residenza, senza dubbio ispirata al Pantheon di Roma, che è divenuta una delle sue più celebri eredità al mondo dell'architettura, divenendo in seguito fonte di ispirazione per migliaia di edifici.
Con l'uso della cupola, applicata per la prima volta a un edificio di abitazione, Palladio affrontò il tema della pianta centrale, riservata fino a quel momento all'architettura religiosa. Malgrado vi fossero già stati alcuni esempi di un edificio residenziale a pianta centrale (dai progetti di Francesco di Giorgio Martini ispirati a villa Adriana o dallo "studio di Varrone", alla casa del Mantegna a Mantova - o la sua illusionistica "Camera degli Sposi" in Palazzo Ducale -, sino al progetto di Raffaello per villa Madama),[1] la Rotonda resta un unicum nell'architettura di ogni tempo, come se, costruendo una villa perfettamente corrispondente a sé stessa, Palladio avesse voluto costruire un modello ideale della propria architettura.[1]
Progetto
[modifica | modifica wikitesto]Il sito prescelto fu la cima tondeggiante di un piccolo colle appena fuori le mura di Vicenza. A quel tempo il fascino per i valori arcadici iniziava a spingere molti nobili possidenti a misurarsi con le gioie della vita semplice, malgrado gli aspetti piacevoli della vita a contatto con la natura rimanessero ancora in secondo piano rispetto alla scelta, tutta economica, di orientare gli investimenti verso un'agricoltura di tipo intensivo. Essendo celibe, il prelato Almerico non aveva bisogno di un vasto palazzo (vendette anzi quello che la sua famiglia aveva nel centro della città) ma desiderava una villa sofisticata, e fu esattamente questo che Palladio ideò per lui: una residenza suburbana[1] con funzioni di rappresentanza, ma anche tranquillo rifugio di meditazione e studio. Isolata sulla cima del colle, questa sorta di originale "villa-tempio" in origine era priva di annessi agricoli.[1] L'architetto la incluse significativamente nell'elenco dei palazzi, e non tra le ville, nei suoi Quattro libri dell'architettura pubblicati a Venezia nel 1570.[1][2]
La costruzione, iniziata nel 1567 circa,[1] consisteva in un edificio quadrato, completamente simmetrico e inscrivibile in un cerchio perfetto (vedi figura a lato). Descrivere la villa come "rotonda" è tuttavia tecnicamente inesatto, dato che la pianta dell'edificio non è circolare ma rappresenta piuttosto l'intersezione di un quadrato con una croce greca. Ognuna delle quattro facciate era dotata di un avancorpo con una loggia che si poteva raggiungere salendo una gradinata; ciascuno dei quattro ingressi principali conduceva, attraverso un breve vestibolo o corridoio, alla sala centrale sormontata da una cupola. L'aula centrale e tutte le altre stanze erano proporzionate con precisione matematica in base alle regole proprie dell'architettura di Palladio, che egli elaborò nei suoi Quattro libri.[2] Proprio la sala centrale rotonda è il centro nevralgico della composizione, alla quale il Palladio impresse slancio centrifugo allargandola verso l'esterno, nei quattro pronai ionici e nelle scalinate. La villa risulta così un'architettura aperta, che guarda la città e la campagna.
Il progetto riflette gli ideali umanistici dell'architettura del Rinascimento. Per consentire ad ogni stanza un'analoga esposizione al sole, la pianta fu ruotata di 45 gradi rispetto ai punti cardinali.[1] Ognuna delle quattro logge presentava un pronao con il frontone ornato di statue di divinità dell'antichità classica. Ciascuno dei frontoni era sorretto da sei colonne ioniche (esastilo ionico). Ogni loggia era fiancheggiata da una singola finestra. Tutte le stanze principali erano poste sul piano nobile.
La scelta delle misure degli "intercolunnij" è “di due diametri di colonna, e un quarto” ed è chiamata "Eustilo" (Quarto Libro, capitolo IV). Tale misura è chiamata “Eustilo”[3]da Vitruvio (Primo Libro, capitolo XVI).
Completamento e modifiche
[modifica | modifica wikitesto]Né Andrea Palladio né il proprietario Paolo Almerico videro il completamento dell'edificio, malgrado questo fosse già abitabile nel 1569. Palladio morì nel 1580 e fu così un secondo importante architetto, il vicentino Vincenzo Scamozzi,[1] ad essere ingaggiato dai proprietari per sovrintendere ai lavori di completamento, che si conclusero nel 1585, limitatamente al corpo principale, con la costruzione della cupola sormontata dalla lanterna.
Palladio intendeva coprire la sala centrale con una volta semisferica, ma Scamozzi, ispirandosi al Pantheon, adottò invece una volta più bassa con un oculo (che doveva essere a cielo aperto) e apportò altre limitate modifiche al progetto,[1] come il taglio alla scalinata che permetteva un accesso diretto dall'esterno ai locali di servizio posti al pianterreno. La scalinata fu nuovamente modificata nel XVIII secolo da Ottavio Bertotti Scamozzi che la riportò alla forma originale e il piano attico fu suddiviso in stanze da Francesco Muttoni, che modificò i mezzanini (1725-1740). Nel Seicento l'oculo sulla sommità dell'edificio fu chiuso da una lanterna. Prima era un vero e proprio impluvium e il mascherone al centro del pavimento della sala funzionava da compluvium, lasciando defluire l'acqua piovana al pianterreno ove era raccolta dentro una cisterna.[4]
Alla morte del committente Almerico, nel 1589, la villa finì in eredità al figlio naturale Virginio Bartolomeo il quale, a causa della disastrosa gestione economica, fu costretto a venderla due anni dopo, nel 1591, ai fratelli Odorico e Mario Capra. Furono questi ultimi a portare infine a termine il cantiere[1] trent'anni dopo, nel 1620, con la decorazione interna ad affresco.
Lo Scamozzi aggiunse gli annessi rustici esterni 1620 (la barchessa, staccata dal corpo principale) per le funzioni agricole, non previste nel progetto originario. Al complesso fu aggiunta infine la cappella gentilizia, costruita da Girolamo Albanese per volontà del conte Marzio Capra tra il 1645 e il 1663.
«È ormai pacifico quanto tale privilegiato richiamo all'idea di monumento singolo ed emergente sia volutamente lontana sia dallo schema della villa antica, aggregato di singoli edifici distribuiti asimmetricamente, come dalla struttura della stessa villa veneta cinquecentesca, autentica piccola capitale di un latifondo: la soluzione palladiana esaltando, nell'isolamento, la centralità crea, sì, un'abitazione, ma intesa quale sede adatta, si direbbe, più che alla vita quotidiana, all'altezza dell'intellettuale speculazione: dimora, invero, più che degli uomini, degli dei».[5][6]
Interno e decorazione
[modifica | modifica wikitesto]L'interno avrebbe dovuto essere splendido non meno dell'esterno; le statue sono interventi di Lorenzo Rubini e Giovanni Battista Albanese; la decorazione plastica e dei soffitti è opera di Agostino Rubini, Ottavio Ridolfi, Ruggero Bascapè, Domenico Fontana e forse Alessandro Vittoria; gli apparati pittorici in affresco sono di Anselmo Canera, Bernardino India, Alessandro Maganza e più tardi del francese Louis Dorigny.[1] Le decorazioni della villa sono state realizzate durante un lungo periodo di tempo e di alcune l'attribuzione non è certa.
Tra i quattro principali saloni del piano nobile vi sono la sala ovest, decorata con affreschi di tema religioso - con sulla volta Consiglio degli dei con Aristotele e Virgilio opera di Giambattista Maganza - e il salone est, che ospita, sulla volta, un'allegoria, opera di Anselmo Canera, della vita del primo proprietario conte Paolo Almerico, con le sue numerose e ammirevoli qualità ritratte in affresco. Al centro dell'affresco Paolo Almerico con un frustino caccia una donna ignuda, allegoria della concupiscenza e un fauno, allegoria dei vizi. Sul camino della medesima sala est sono rappresentate le Tre Grazie. Sulla volta della sala nord è rappresentata l'Allegoria dell'Eternità e le Tre Grazie, opera di Alessandro Maganza. Lo studiolo ovest ha una decorazione a grottesca con rappresentazioni fitomorfe. Nella sala da pranzo - lato sud - vi sono bozzetti di Antonio Canova e l'orifiamma dei Valmarana, del 1630 circa.[7]
Il luogo più notevole dello spazio interno è senza dubbio la sala centrale circolare, dotata di balconate, che si sviluppa a tutt'altezza fino alla cupola. Il soffitto semisferico è decorato da affreschi di Alessandro Maganza: anche qui troviamo allegorie legate alla vita religiosa e alle Virtù ad essa collegate: Fede (figura femminile inginocchiata), Fama, Eternità, Temperanza, Giustizia (figura femminile cieca), Fortezza (Leone), Unicorno (Castità), Temperanza (Elefante). Seduti su degli scranni stanno quattro figure umane allegorie dei quattro elementi: Acqua, Aria, Terra, Fuoco. La parte inferiore della sala, alle pareti, è invece adornata con finte colonne dipinte in trompe-l'œil e gigantesche figure di dei della mitologia greca, opera successiva di Dorigny.
Come nell'architettura di Palladio, pensata per un uomo di chiesa, anche nell'apparato decorativo vengono inseriti elementi formali destinati a suggerire un senso di sacralità, in sintonia con tale programma celebrativo. La quantità di affreschi richiama maggiormente l'atmosfera di una cattedrale che non quella d'una residenza di campagna. Goethe, che fece più volte visita alla villa, disse che Palladio aveva reso un tempio greco adatto ad abitarvi.[8]
Anditi d'ingresso e sala centrale
[modifica | modifica wikitesto]I quattro anditi d'ingresso presentano affreschi di Louis Dorigny ed elaborati sovrapporta barocchi in stucco, probabilmente opera di maestranze valsoldesi.
Come nella sala centrale Dorigny realizza sulle pareti finte architetture adornate da stemmi e vasi. Sulle volte dei due anditi maggiori, a coronamento delle complesse strutture architettoniche, si apre oltre una finta balaustra un cielo azzurro, popolato da putti e discinte figure femminili recanti fiori e ghirlande. Sulle volte degli anditi minori sono dipinti invece dei finti oculi ovali, adornati sempre da figure analoghe.
I sovrapporta degli anditi maggiori, dei timpani spezzati sorretti da mensole a forma di testa di fanciullo e da una bassa ma elaborata trabeazione, si diversificano in base a stemmi, cornucopie e ghirlande. Dietro a questi fastigi, volute e finti tendaggi annodati fungono da collegamento con la struttura architettonica del Dorigny. Le quattro aperture dei due ambienti minori presentano, invece, la sola trabeazione in stucco, essendo il fastigio sovrastante realizzato ad affresco.
Sempre del Dorigny è la decorazione del registro inferiore della sala centrale. L'architettura illusoria, una duplice fila di colonne che finge un corridoio con soffitto a cassettoni, è popolata da otto gigantesche figure di divinità olimpiche: Giove, Bacco, Venere, Saturno, Apollo, Diana, Marte e Mercurio.[9] Il soffitto fu diviso dal Maganza in otto spicchi a loro volta divisi in due registri: nella fascia inferiore, forse i quattro continenti o, come già detto, le virtù (altrettante donne assise affiancate da quattro animali: leone, elefante, cavallo e unicorno). Le principali figure della fascia superiore sono la Fama, la Religione, la Benignità, la Temperanza.
Sale minori
[modifica | modifica wikitesto]I quattro camerini adiacenti alle sale maggiori sono stati decorati, probabilmente da Eliodoro Forbicini, a grottesche, presumibilmente rimaneggiate nel Settecento.
Rapporto con il paesaggio
[modifica | modifica wikitesto]Dalle logge è possibile godere della meravigliosa vista della campagna circostante, dato che la villa fu consapevolmente progettata per essere in perfetta armonia con il paesaggio. Malgrado la Rotonda possa apparire completamente simmetrica, vi sono delle deviazioni, progettate perché ogni facciata fosse il complemento dell'ambiente e della topografia circostante; di conseguenza vi sono delle variazioni nelle facciate, nell'ampiezza dei gradini, nei muri di contenimento ecc. In tal modo la simmetria dell'architettura dialoga con l'asimmetria del paesaggio, per creare nell'insieme una particolare armonia. L'ambiente che circonda la villa offre una visione panoramica di alberi, prati e boschetti, con Vicenza distante all'orizzonte.
La loggia settentrionale è inserita nella collina come termine di una strada carrabile che corre dal cancello principale. Questo percorso è un viale tra i blocchi dei servizi, costruito dai fratelli Capra che acquistarono la villa nel 1591, commissionando a Vincenzo Scamozzi di completare l'edificio e costruire le stalle e gli edifici ad uso rurale. Quando ci si avvicina alla villa da questa parte, si riceve l'impressione deliberata che sia stia ascendendo dal basso a un tempio sulla sommità. Allo stesso modo, in senso inverso, dalla villa si nota il santuario (all'epoca una piccola chiesa) sulla città dalla cima di Monte Berico, che unifica così la villa e la città.
La visuale verso la villa rappresentò, fra il 1887 e il 1979, un elemento caratterizzante per i viaggiatori della tranvia Vicenza-Noventa-Montagnana, il cui binario posto inizialmente in sede stradale fu portato, nel secondo dopoguerra, in sede propria.
Scrive il critico Gian Antonio Golin:"La rotonda catalizza l'incontro tra civiltà e natura, tra urbanitas et rusticitas che si fondono in un rapporto di armonia, anzi di perfetta equivalenza: una forma solida, una costruzione geometrica e volumetrica, la forma architettonica creata dall'uomo, espressione di civiltà e di storia supera il limite della propria finitezza mettendosi in rapporto, all'unisono, con la spazialità naturale infinita così come la spazialità naturale, infinita, si concretizza entrando nei rapporti mediati dall'intelletto nella forma definita dell'edificio".[10]
Storia recente
[modifica | modifica wikitesto]Il 21 settembre 1786 Goethe di passaggio nella città di Vicenza a fronte del suo Grand Tour, visita i monumenti palladiani tra cui la Rotonda. Nel suo Viaggio in Italia descrive così l'edificio:
«Oggi andai a vedere la splendida casa detta la Rotonda, posta sopra un'amena altura a mezz'ora di strada dalla città. È un edificio quadrangolare che racchiude una sala rotonda illuminata dall'alto. Vi si accede dai quattro lati su ampie scalinate, e ad ogni ingresso si trova un vestibolo formato da sei colonne corinzie. L'architettura forse non ha mai creato nulla di più lussuoso. Lo spazio occupato dalle scalinate e dai vestiboli è molto maggiore di quello della casa stessa; ciascuno dei lati, infatti, potrebbe figurare come il prospetto d'un tempio. L'interno si può definire abitabile, non però accogliente. La sala è di proporzioni perfette, le stanze del pari; queste sarebbero tuttavia inadeguate alle esigenze del soggiorno estivo di una famiglia signorile. In compenso la casa si presenta stupendamente da ogni lato alla vista dell'intera regione. Grande è la molteplicità di aspetti con cui la massa principale, congiunta agli sporti dei colonnati, si svolge dinanzi agli occhi di chi compie il giro; e del tutto realizzata è l'intenzione del proprietario di voler lasciare ai discendenti un grandioso fedecommesso e, insieme, un segno tangibile della propria ricchezza.[11]»
La villa appartiene alla famiglia Valmarana dal giugno 1912; il conte Andrea Valmarana (1891-1976) ufficiale volontario nella Prima guerra mondiale 1915-1918 , lascia la villa ai 4 figli: Lodovico, Mario, Alessandro e Alberto. La Fondazione "la Rotonda" dei fratelli Valmarana ne ha curato i continui interventi manutentivi iniziati nel 1978 per preservare la Rotonda all'apprezzamento e meraviglia delle future generazioni; curatori della Fondazione sono stati Mario Valmarana (scomparso nel 2010), professore di architettura presso l'Università della Virginia[12] ed il fratello Lodovico Valmarana[13] (scomparso nel 2018).
Nel 1976 fu scelta come location per il film commedia Culastrisce nobile veneziano interpretato da Marcello Mastroianni e nel 1979 fu teatro del film-lirico Don Giovanni del regista Joseph Losey con il celebre basso Ruggero Raimondi.
La villa è stata inserita nel dicembre 1994, assieme alle altre architetture di Vicenza "città del Palladio", nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.[14]
La Rotonda come modello architettonico
[modifica | modifica wikitesto]La Rotonda è stata modello di ispirazione per numerosi edifici. Alcuni tra gli esempi più importanti sono considerati
- Lutheran Cathedral Helsinki, (1830-1851) di Johann Carl Ludwig Engel
- Casa Bianca (Washington, 1792-1800) di James Hoban.
- Villa Norrköping (Svezia), 1964 di Sverre Fhen.
- Villa Pisani detta la Rocca Pisana (Lonigo, Vicenza, 1575-1578), di Vincenzo Scamozzi; lungi dal fermarsi all'imitazione del maestro, Scamozzi costruisce filologicamente una critica al progetto della Rotonda, riallacciandosi al modello del Pantheon;
- Chiswick House (Londra, 1725), di Lord Burlington e William Kent; uno dei più celebri esempi di neopalladianesimo britannico, creazione intensamente eclettica e personale di Lord Burlington.
- Monticello (Charlottesville, Virginia, 1768-1809), di Thomas Jefferson; la sola casa negli Stati Uniti d'America dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO;
- Mereworth Castle a Mereworth nel Kent, edificato nel 1723 da Colen Campbell[15] su commissione di Lord Westmorland;
- Foots Cray Place, Philip Street, Bexley, Londra (demolito);
- Henbury Hall nel Cheshire, disegnata da Julian Bicknel;
- Nuthall Temple nel Nottinghamshire (demolito).
- "House of Palestine", costruita fra il 1998 e il 2000 dal milionario palestinese Munib al-Masri sulla cima del monte Garizim, presso la città di Nablus.[16]
- Württemberg Mausoleum a Stoccarda, disegnato da Giovanni Salucci. Ospita i resti del il re Guglielmo I e di sua moglie Ekaterina Pavlovna Romanova.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k l m n Villa Almerico Capra, in Mediateca, Palladio Museum. URL consultato il 26 maggio 2018.
- ^ a b c d A. Palladio, I quattro libri dell'architettura, Venezia, 1570, libro II, p. 18 (vedi Archiviato il 9 aprile 2010 in Internet Archive.)
- ^ https://www.treccani.it/vocabolario/eustilo/
- ^ "La cupola" in La Rotonda di Andrea Palladio, pag. 38, Gian Antonio Golin, Cierre Grafica, Verona, 2021.
- ^ Franco Barbieri, Renato Cevese, Vicenza, Ritratto di una città, ed. Angelo Colla, 2005, pag. 90-91.
- ^ "La Rotonda è una villa-tempio, è un'astrazione, specchio di un ordine ed armonia superiori. Orientata con gli spigoli verso i quattro punti cardinali, vuole essere letta innanzitutto come un volume, cubo e sfera, quasi si richiamasse alle figure base dell'universo platonico".[Pannello esplicativo all'ingresso di Villa Capra la Rotonda, Vicenza]. Il cubo è un solido platonico. Nel periodo rinascimentale il cerchio e il quadrato - alla base della pianta della Rotonda - sono simboli rispettivamente del Cielo e della Terra, come testimonia anche il celeberrimo Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci.
- ^ Gian Antonio Golin, La Rotonda di Andrea Palladio, Cierre Grafica, Verona, 2021.
- ^ (DE) Goethe, Palladio und die Villa "La Rotonda" bei Vicenza Archiviato il 1º febbraio 2020 in Internet Archive.
- ^ Le pitture di Dorigny, di gusto barocco, sono una gran macchina teatrale in trompe l'oeil, che idealmente sfonda soffitti e pareti.
- ^ la Rotonda, pag. 50, Cierre Grafica, Verona, 2021.
- ^ Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia, Mondadori, 2017, p. 57, ISBN 978-88-04-67201-2.
- ^ UVA Today, In Memoriam: Mario di Valmarana, su virginia.edu, 14 ottobre 2010. URL consultato il 16 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2012).
- ^ Il Giornale di Vicenza.it - dalla home, su ilgiornaledivicenza.it. URL consultato il 5 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2015).
- ^ Nel 1996 il patrimonio dell'umanità "Vicenza, City of Palladio" è stato esteso e ribattezzato "City of Vicenza and the Palladian Villas of the Veneto". Vedi la scheda nel sito dell'UNESCO
- ^ a b Confronto tra Mereworth Castle e la Rotonda Archiviato l'11 maggio 2009 in Internet Archive.
- ^ BBC World Service | Programmes | Outlook | Visiting a Palace in the West Bank, su www.bbc.co.uk. URL consultato il 5 novembre 2022.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- A. Palladio, I Quattro Libri dell'Architettura, Venezia 1570, libro II, p. 18.
- F. Muttoni, Architettura di Andrea Palladio Vicentino con le osservazioni dell'Architetto N. N., 9 voll., Venezia 1740-1760, vol. I, pp. 12–14, tavv. XI-XII, vol. V., tav. XIV.
- O. Bertotti Scamozzi, Le fabbriche e i disegni di Andrea Palladio, 4 voll., Vicenza 1776-1783, vol. II, pp. 9–13, tavv. I-IV.
- A. Magrini, Memorie intorno la vita e le opere di Andrea Palladio, Padova 1845, pp. 78, 238-240.
- (DE) F. Burger, Die Villen des Andrea Palladio, Leipzig 1909, pp. 53–56.
- R. Pane, Andrea Palladio, Torino 1961, pp. 187–191.
- R. Wittkower, Principi architettonici nell'età dell'Umanesimo (1962), trad. it., Torino 1964, p. 75.
- E. Forssman, Palladios Lehrgebäude, Uppsala 1965, pp. 50–57.
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- (DE) C. A. Isermeyer, Die Villa Rotonda von Palladio, in "Zeitschrift für Kunstgeschichte", 1967, pp. 207–221.
- C. Semenzato, La Rotonda di Vicenza, Vicenza 1968.
- R. De Fusco, M. L. Scalvini, Significanti e significati della Rotonda palladiana, in "Op. cit.", 16, sett., 1969, pp. 5–26.
- G. G. Zorzi, Le ville e i teatri di Andrea Palladio, Venezia 1969, pp. 127–142.
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- M. Fagiolo, Contributo all'interpretazione dell'ermetismo in Palladio, in "Bollettino del C.I.S.A. Andrea Palladio", XIV, 1972, pp. 357–380, in part. pp. 359–362.
- D. Gioseffi, Il disegno come fase progettuale dell'attività palladiana, in "Bollettino del C.I.S.A. Andrea Palladio", XIV, 1972, pp. 45–62, in part. pp. 55–56.
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- (DE) W. Prinz, Schloss Chambord und die Villa Rotonda in Vicenza: Studien zur Ikonologie, Berlino 1980.
- F. Rigon, Palladio, Bologna 1980, nn. 24-25.
- N. Stringa, Sulla Rotonda. Lapsus e analogie, in "Odeon", 1, 1980, pp. 22–26.
- M. F. Tiepolo (a cura di), Testimonianze veneziane di interesse palladiano, catalogo della mostra, Venezia 1980, pp. 67–68.
- (EN) D. Goedicke, K. Slusallek, M. Kubelik, Thermoluminescence Dating in Architectural History: Venetian Villas, in "Journal of the Society of Architectural Historians", XL/3, 1981, pp. 203–217, in part. pp. 212–213.
- M. Muraro, Andrea Palladio e la committenza signorile nel Basso Vicentino, in "Odeo Olimpico", XVII-XVIII, 1981-1982, pp. 33–45.
- R. Cevese, I restauri del 1869 compiuti nella Rotonda, in "Bollettino del C.I.S.A. Andrea Palladio", XXIV, 1982-1987, pp. 139–143.
- M. Saccardo, Il perfezionamento della Rotonda promosso da Odorico e Mario Capra (1591-1619), in "Bollettino del C.I.S.A. Andrea Palladio", XXIV, 1982-1987, pp. 161–209.
- S. Sponza, Della villa "Eolia" per il "Genio" della Rotonda, in Bollettino del C.I.S.A. Andrea Palladio, XXIV, 1982-1987, pp. 211–220.
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Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Almerico Capra (La Rotonda)
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su villalarotonda.it.
- Villa Almerico Capra, in Mediateca, Palladio Museum. - fonte della bibliografia riportata
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