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Emancipazione del lavoro: differenze tra le versioni

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[[File:Lev deich.jpg|thumb|left|120px|Lev Dejč]]
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Non facendosi illusioni sulla possibilità di rovesciare pacificamente il sistema assolutista dello [[zarismo]], l'<nowiki></nowiki>''Emancipazione del lavoro'' propugnava la necessità di organizzare politicamente gli operai di ogni centro industriale in associazioni segrete coordinate fra loro, con un programma politico e sociale comune e corrispondente «ai compiti fondamentali del socialismo». Pur ponendosi nel solco del «socialismo scientifico moderno», il gruppo di Plechanov riconosceva «la necessità della lotta terroristica contro il governo assolutista», non dissociandosi dalla ''Narodnaja Volja'' che sul terreno della «cosiddetta conquista del potere da parte del partito rivoluzionario e dell'azione diretta dei socialisti tra la classe operaia».
Non facendosi illusioni sulla possibilità di rovesciare pacificamente il sistema assolutista dello [[zarismo]], l'<nowiki></nowiki>''Emancipazione del lavoro'' propugnava la necessità di organizzare politicamente gli operai di ogni centro industriale in associazioni segrete coordinate fra loro, con un programma politico e sociale comune e corrispondente «ai compiti fondamentali del socialismo».
Pur ponendosi nel solco del «socialismo scientifico moderno», il gruppo di Plechanov riconosceva «la necessità della lotta terroristica contro il governo assolutista», non dissociandosi dalla ''Narodnaja Volja'' che sul terreno della «cosiddetta conquista del potere da parte del partito rivoluzionario e dell'azione diretta dei socialisti tra la classe operaia».


Nelle condizioni presenti, ''Emancipazione del lavoro'' era convinta della necessità di sviluppare la propria attività tra gli operai, considerati più ricettivi alla propaganda socialista, pur rendendosi conto che erano i contadini a costituire in Russia la grande maggioranza della popolazione produttiva. Una volta conquistati al socialismo gli operai, l'agitazione politica si sarebbe dovuta estendere nelle campagne.<ref>G. V. Plechanov, ''Opere complete'', II, pp. 356-357. Cfr. [http://www.marxists.org/francais/plekhanov/works/1884/00/plekhanov_18840000.htm ''Programma di Emancipazione del lavoro'', 1884].</ref>
Nelle condizioni presenti, ''Emancipazione del lavoro'' era convinta della necessità di sviluppare la propria attività tra gli operai, considerati più ricettivi alla propaganda socialista, pur rendendosi conto che erano i contadini a costituire in Russia la grande maggioranza della popolazione produttiva. Una volta conquistati al socialismo gli operai, l'agitazione politica si sarebbe dovuta estendere nelle campagne.<ref>G. V. Plechanov, ''Opere complete'', II, pp. 356-357. Cfr. [http://www.marxists.org/francais/plekhanov/works/1884/00/plekhanov_18840000.htm ''Programma di Emancipazione del lavoro'', 1884].</ref>

Versione delle 18:27, 2 nov 2011

Emancipazione del lavoro (in russo Освобождение труда, Osvoboždenie Truda) è il primo gruppo politico socialdemocratico e marxista russo. Fu fondato da Plechanov, Aksel'rod, Dejč, Ignatov e Zasulič a Ginevra, in Svizzera, il 25 settembre 1883, data della pubblicazione del primo numero della rivista «Biblioteca del socialismo moderno» (Библиотеки современного социализма, Biblioteki sovremennogo socializma).[1] Il gruppo si sciolse nel 1903, quando i suoi membri entrarono nel POSDR, il Partito Operaio Socialdemocratico russo.

La critica all'ideologia blanquista della Narodnaja Volja

Georgij Plechanov

Nei primi anni Ottanta era maturato il distacco tra la Narodnaja Volja di Tichomirov e il gruppo Čërnij Peredel, cui appartenevano Aksel'rod, Dejč, Ignatov, Zasulič e Plechanov, sanzionato dal rifiuto di quest'ultimo di veder pubblicato il suo scritto Socialismo e lotta politica sul giornale «Vestnik Narodnoj Voli» (Il Messaggero della Volontà del Popolo) con le note critiche di Tichomirov.

Nel suo scritto, pubblicato in volume nel 1883, Plechanov espose le linee fondamentali del socialismo scientifico seguite dalla critica dell'ideologia blanquista della Narodnaja Volja. Scriveva Plechanov che «il proletariato non deve concedere alcuna possibilità di conquistare il potere in sua vece neppure ai più sinceri "amici"», i populisti, che teorizzavano la conquista del potere politico da parte di un piccolo gruppo di rivoluzionari che avrebbero subito instaurato il socialismo attraverso appositi decreti.

Vera Zasulič

Plechanov concepiva la conquista del potere dello Stato come «ultimo, inevitabile risultato della lotta politica che, a un certo livello di sviluppo sociale, sarebbe stata espressa dalla classe interessata all'emancipazione», la classe operaia, il proletariato. «La dittatura di classe - scriveva Plechanov - è lontana dalla dittatura di un gruppo di rivoluzionari raznočintsy [2] quanto il cielo dalla terra. Ciò vale soprattutto per la dittatura della classe operaia, il cui compito attuale non è solo quello di annientare il dominio politico delle classi non produttive della società, ma anche di eliminare l'attuale anarchia produttiva e di organizzare in modo consapevole la vita economico-sociale».[3]

Tale compito poteva essere compreso solo da una classe operaia «istruita, dotata di esperienza e di educazione politica, libera dai pregiudizi borghesi», e da questa poteva essere realizzato una volta che le idee socialiste vi fossero diffuse ed essa fosse consapevole «della propria forza e della certezza della vittoria». Solo allora il proletariato avrebbe conquistato il potere «per sconfiggere definitivamente i nemici e costruire la propria vita secondo i principi non dell'anarchia [...] ma della panarchia, che offrirebbe a tutti i membri adulti della società la possibilità di partecipare in modo diretto alla discussione e alla risoluzione degli affari sociali».[4]

Tali condizioni non esistevano ancora in Russia, dove la classe operaia era poco numerosa e le idee socialiste ancora poco sviluppate. Le forze rivoluzionarie dovevano pertanto lavorare alla costruzione del «futuro partito socialista», che prima si sarebbe battuto per ottenere le libertà politiche e una Costituzione democratica, e solo successivamente, quando lo sviluppo capitalistico avesse prodotto un forte e consapevole proletariato, avrebbe cercato di condurre la Russia al socialismo.[5]

Il programma dell'Emancipazione del lavoro

Pavel Aksel'rod

Una prima bozza del programma del gruppo fu pubblicata nel 1884 e conteneva rivendicazioni politiche ed economiche. Si chiedeva la fine dell'assolutismo attraverso il riconoscimento dell'eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, senza distinzioni; il diritto di voto e di eleggibilità per tutti i cittadini; la libertà di pensiero, di parola, di stampa, di riunione, di associazione, di circolazione e di professione; l'abolizione dell'esercito permanente e la sua sostituzione con l'armamento di tutto il popolo; la revisione in senso democratico del codice civile e penale.

Le rivendicazioni economiche consistevano nella richiesta di una riforma agraria, consentendo il riscatto della terra e la sua attribuzione alle comunità contadine; una riforma del sistema fiscale, con l'introduzione dell'imposta progressiva sul reddito; il riconoscimento dei sindacati e la tutela del lavoro con aiuti statali dati alle associazioni dei produttori organizzate in tutte le branche dell'agricoltura e dell'industria.

File:Lev deich.jpg
Lev Dejč

Non facendosi illusioni sulla possibilità di rovesciare pacificamente il sistema assolutista dello zarismo, l'Emancipazione del lavoro propugnava la necessità di organizzare politicamente gli operai di ogni centro industriale in associazioni segrete coordinate fra loro, con un programma politico e sociale comune e corrispondente «ai compiti fondamentali del socialismo».

Pur ponendosi nel solco del «socialismo scientifico moderno», il gruppo di Plechanov riconosceva «la necessità della lotta terroristica contro il governo assolutista», non dissociandosi dalla Narodnaja Volja che sul terreno della «cosiddetta conquista del potere da parte del partito rivoluzionario e dell'azione diretta dei socialisti tra la classe operaia».

Nelle condizioni presenti, Emancipazione del lavoro era convinta della necessità di sviluppare la propria attività tra gli operai, considerati più ricettivi alla propaganda socialista, pur rendendosi conto che erano i contadini a costituire in Russia la grande maggioranza della popolazione produttiva. Una volta conquistati al socialismo gli operai, l'agitazione politica si sarebbe dovuta estendere nelle campagne.[6]

Note

  1. ^ V. I. Nevskij, Storia del Partito bolscevico, 2008, p. 42.
  2. ^ Letteralmente, persone di vario ceto, in sostanza borghesi.
  3. ^ Socialismo e lotta politica, in G. V. Plechanov, Opere complete, I, p. 76.
  4. ^ Socialismo e lotta politica, in G. V. Plechanov, Opere complete, I, p. 77.
  5. ^ V. I. Nevskij, cit., pp. 44-45.
  6. ^ G. V. Plechanov, Opere complete, II, pp. 356-357. Cfr. Programma di Emancipazione del lavoro, 1884.

Bibliografia

  • Georgij V. Plechanov, Opere complete, 3 voll., Mosca, Istituto Marx-Engels, 1921
  • Vladimir I. Nevskij, Storia del Partito bolscevico. Dalle origini al 1917, Milano, Edizioni PANTAREI, 2008 ISBN 978-88-86591-21-8

Collegamenti esterni

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