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Lingue germaniche occidentali

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Lingue germaniche occidentali
Parlato inOriginariamente nella zona compresa tra il Reno, le Alpi, l'Elba ed il Mare del Nord; oggigiorno diffuse in tutto il mondo
Locutori
Totale~1 300 000 000
Altre informazioni
Scritturalatina
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Lingue germaniche
  Lingue germaniche occidentali
Codici di classificazione
ISO 639-5gmw
Linguist Listwger (EN)
Glottologwest2793 (EN)
Linguasphere52-AB & 52-AC
Attuale diffusione delle lingue germaniche in Europa (solo lingue ufficiali o co-ufficiali)

Lingue germaniche settentrionali


     Islandese


     Faroense


     Norvegese


     Svedese


     Danese

Lingue germaniche occidentali


     Scots


     Inglese


     Frisone


     Olandese


     Basso tedesco


     Tedesco

I punti indicano aree dove il multilinguismo è comune.

Le lingue germaniche occidentali costituiscono il più grande dei tre rami in cui viene suddivisa la famiglia delle lingue germaniche (gli altri due sono le lingue germaniche settentrionali e le estinte lingue germaniche orientali). Il ramo germanico occidentale viene solitamente diviso in tre sottogruppi: le lingue del Mare del Nord o ingevoniche (tra cui l'inglese), le lingue del Reno-Weser o istevoniche (tra cui l'olandese) e le lingue dell'Elba o erminoniche (tra cui il tedesco).

L'inglese è di gran lunga la lingua germanica occidentale più parlata, con oltre un miliardo di locutori in tutto il mondo. In Europa, le tre lingue germaniche occidentali più diffuse sono l'inglese, il tedesco e l'olandese. Il gruppo comprende decine di altre lingue, tra cui il frisone, il basso tedesco, lo scots, il lussemburghese, l'afrikaans e lo yiddish. Esistono inoltre numerosi creoli, patois e pidgin basati su olandese, inglese e tedesco (che non sono tuttavia propriamente classificati come parte del gruppo germanico occidentale).

Storia

Origine

Le lingue germaniche sono tradizionalmente divise in tre gruppi: occidentale, orientale e settentrionale.[1] Data la scarsità di attestazioni, l'esatta relazione tra questi gruppi è stata difficile da determinare e alcune varietà rimangono di difficile classificazione. Una di esse è la non attestata lingua jutica, classificata dalla maggioranza dei linguisti come una varietà germanica occidentale, che, probabilmente, possedeva caratteristiche peculiari risultanti dal contatto linguistico con il ramo germanico settentrionale.[2]

Dal punto di vista archeologico, i popoli germanici occidentali si separarono dalla cultura di Jastorf (solitamente associata all'orizzonte proto-germanico) attorno al I secolo a.C.[3]

Fino alla fine del XX secolo, alcuni studiosi ritenevano che tutte le lingue germaniche fossero rimaste mutualmente intellegibili fino al termine del periodo delle migrazioni, mentre altri sostenevano che i locutori di dialetti germanici occidentali non fossero più in grado di comprendere le varietà orientali, come il gotico, già a partire dal III secolo. Tuttavia, in seguito ai consistenti progressi fatti nello studio sulle lingue germaniche all'inizio del XXI secolo, esiste oggi un generale consenso nella comunità linguistica sulla non mutua intellegibilità tra germanico occidentale e orientale nel periodo tardo antico, mentre una parziale intellegibilità rimaneva tra germani occidentali e settentrionali.[4]

Quest'ultimo punto, unito al fatto che le lingue germaniche occidentali e settentrionali condividono alcune innovazioni linguistiche non presenti nelle lingue germaniche orientali (vedi la sezione Sviluppi fonologici e fonotattici dal proto-germanico), ha portato alcuni linguisti a ipotizzare l'esistenza di una fase "germanica nordoccidentale" condivisa.[5]

Prime attestazioni

Area di diffusione delle lingue germaniche occidentali attorno al 580

Le più antiche testimonianze scritte di lingue germaniche occidentali si trovano in alcune opere latine classiche, come il De bello Gallico di Cesare, la Naturalis historia di Plinio il Vecchio o la Germania di Tacito. In questi testi sono riportati, latinizzati, oltre ai nomi di tribù, divinità e popoli germanici, anche alcuni vocaboli quali alces (alce), ganta (oca), glaesum (ambra), sapo (unguento) e urus (uro).[6] Le più antiche testimonianze scritte autoctone del germanico occidentale sono un'ottantina di iscrizioni in runico (tra cui il pettine di Frienstedt)[7] risalenti dal III al VII secolo, quando la tradizione runica fu abbandonata in seguito alla cristianizzazione.

Una tradizione un minimo più consistente di testimonianze scritte delle varietà germaniche occidentali ebbe inizio nel V-VI secolo. Risalgono a questo periodo, per esempio, le varie raccolte giuridiche dei regni romano-barbarici (come la Lex salica di Clodoveo I o l'editto di Rotari dell'omonimo re longobardo) le quali, sebbene scritte in latino, contengono numerosi vocaboli provenienti dalle rispettive lingue germaniche occidentali parlate dalla classe dominante (rispettivamente il francone antico e il longobardo).

La trasmissione di interi testi iniziò nell'VIII secolo. A questo secolo risalgono i primi documenti in lingua inglese antica, tra cui il poema epico Beowulf (sebbene il manoscritto più antico giuntoci di questa opera risalga al X secolo). Allo stesso periodo risalgono i primi testi nelle varianti antiche del bavarese, dell'alemanno e del francone superiore, raccolte collettivamente sotto il termine ombrello di alto tedesco antico. Dal IX secolo ci sono giunti i primi testi in sassone antico, antenato del moderno basso tedesco, come la Genesi o lo Heliand. Il frisone antico è invece documentato in forma scritta solo a partire dal XIII secolo.

Sviluppi successivi

Durante l'alto medioevo, il continuum linguistico delle lingue germaniche occidentali fu interrotto, da una parte, dallo sviluppo insulare dell'inglese antico e, dall'altra, dalla rotazione consonantica alto-tedesca, iniziata attorno al VII secolo nelle attuali Austria, Svizzera e Germania meridionale e poi propagatasi verso nord. Quest'ultimo sviluppo linguistico distinse le lingue alto-tedesche dal resto del germanico occidentale e creò in esso un nuovo gradiente dialettale basato sul grado di completamento della rotazione consonantica: da un totale completamento nelle varietà più meridionali (come il walser o il bavarese meridionale) a una totale assenza nelle varietà più settentrionali (come il basso tedesco o l'olandese).

Elenco delle lingue germaniche occidentali

Le suddivisioni fra le varie famiglie e sottofamiglie del germanico occidentale non sono da considerarsi nette o esatte, poiché spesso i singoli idiomi locali sono parte di ampi continua dialettali dai confini sfumati.

Di seguito un elenco parziale delle lingue germaniche occidentali (sono riportate anche le lingue estinte o rimpiazzate da versioni più recenti).

Lingue germaniche del Mare del Nord Lingue germaniche del Reno-Weser Lingue germaniche dell'Elba

† = varietà estinta

Protolingua

Datazione del proto-germanico-occidentale

Se una lingua proto-germanica-occidentale è effettivamente esistita (vedi sotto la sezione Dibattito sul germanico occidentale), essa deve essere stata parlata tra il II e il VII secolo. Fino alla fine del II secolo, infatti, la lingua delle iscrizioni runiche in Scandinavia e quella delle iscrizioni in Germania settentrionale sono talmente simili da essere sostanzialmente indistinguibili (fase linguistica talvolta definita "proto-germanico-nordoccidentale"), motivo per cui la separazione tra il ramo settentrionale e quello occidentale del germanico deve esse avvenuta dopo questa data. Tra il IV e il V secolo avvennero le grandi migrazioni ed entro la fine del VI secolo l'area nella quale le varietà germaniche occidentali erano parlate (perlomeno dalle classi alte) si era triplicata rispetto a duecento anni prima. Questa espansione accelerò la disintegrazione della lingua germanica occidentale portando alla nascita delle sue lingue figlie.[8]

Per quanto progressivamente differenziatisi, si ritiene che, sulla base della loro sintassi quasi identica, i dialetti germanici occidentali fossero ancora abbastanza simili tra loro da essere mutualmente intellegibili fino al VII secolo. L'avvento della rotazione consonantica alto-tedesca, sempre nel VII secolo, può essere considerato come la fine dell'unità linguistica tra i dialetti germanici occidentali, sebbene i suoi effetti da soli non dovrebbero essere sopravvalutati. È infatti molto probabile che la mutua intellegibilità tra dialetti spazialmente prossimi permase anche a cavallo dell'isoglossa della rotazione.[9]

Ricostruzione del proto-germanico-occidentale

Diversi studiosi e accademici hanno pubblicato varie ricostruzioni dei paradigmi morfologici del proto-germanico-occidentale e molti autori hanno tentato di ricostruire singoli morfemi o lessemi,[10] ma la prima ricostruzione complessiva della protolingua germanica occidentale è stata pubblicata nel 2013 da Wolfram Euler,[11] seguito nel 2014 da Donald Ringe e Ann Taylor.[12]

Fonologia e fonotassi

Sviluppi fonologici e fonotattici dal proto-germanico

Il sistema fonologico e fonotattico del proto-germanico-occidentale ricostruito non differisce molto da quello del proto-germanico, con pochi cambiamenti nella categorizzazione e nella realizzazione fonetica di alcuni fonemi.

Alcuni dei cambiamenti fonologici e fonotattici più rilevanti comuni a tutte lingue germaniche occidentali e quindi ascrivibili a un'ipotetica protolingua sono:[3]

  • Delabializzazione delle consonanti labiovelari tranne che in principio di parola.[13][5][14]
  • Assimilazione di *-zw- e *- đw- a *-ww- e.g. *izwiz > *iwwiz 'voi' dat.; *feđwōr > *fewwōr 'quattro'.[15]
  • Fortizione di [ð], allofono fricativo di /d/, a [d] in tutte le posizioni (le altre due fricative [β] e [ɣ] restano invece invariate).[16] Questo fenomeno è necessariamente accaduto dopo l'assimilazione di *-zw- e *- đw- a *-ww-.[17]
  • Sostituzione della desinenza della seconda persona singolare del preterito -t con nell'indicativo e nel congiuntivo.[18] Da più di 150 anni è aperto un dibattito scientifico su quale sia la migliore spiegazione per queste forme insolite. Oggi, la maggioranza dei linguisti, a partire da Julius von Fierlinger nel 1885,[19] seguito da Otto Behaghel (1922),[20] Hermann Hirt (1932),[21] Edgar Charles Polomé (1964),[22] Wolfgang Meid (1971),[23] Karl-Heinz Mottausch[24] e Wolfram Euler (1992)[25] e Eugen Hill (2004)[26], spiegano questa desinenza come un relitto del tempo aoristo del proto-indoeuropeo. Secondo questa ipotesi, la desinenza -t avrebbe sostituito a sua volta una precedente -ī(z). Critici di questa spiegazione, tra cui Wilhelm Scherer (1868), Willem Lodewijk van Helten (ante 1917), Edward Schröder (1921), Alfred Bammesberger (1986) e Donald Ringe (2014), ritengono invece che questa forma sia dovuta a un'influenza delle forme dell'ottativo.
  • Perdita di /z/ in fine di parola.[13][27] Prima di sparire, /z/ si è trasformata in una consonante rotica (spesso trascritta come ʀ), successivamente fusasi con /r/, ancora riscontrabile in alcune parole monosillabiche nell'alto tedesco antico.
  • Perdita di *-a (/a/) e *-an# (/aN/) in fine di parola nei vocaboli polisillabici. Questo fenomeno è necessariamente accaduto dopo la perdita di /z/ finale e combinato con quest'ultimo ha reso identici il nominativo e l'accusativo di numerosi sostantivi.[17]
  • Geminazione germanica occidentale: raddoppiamento di tutte le consonanti eccetto /r/ davanti a /j/.[13][28] Questo cambiamento è necessariamente accaduto dopo la perdita di *-a finale.[17]
  • Assimilazione di *e proto-germanica a i davanti a i e j.[29]
  • Riduzione delle vocali extra-lunghe a semplici vocali lunghe.
  • Creazione di un nuovo fonema /o/ breve, nato dall'abbassamento di /u/ in sillaba iniziale davanti a /a/, e dalla riduzione di /ɔː/ in fine di parola.

Esistono inoltre una serie di innovazioni germaniche occidentali condivise con il germanico settentrionale, quindi ascrivibili a un'ipotetica fase comune "germanica nordoccidentale". Alcune di queste innovazioni sono:

  • Abbassamento di proto-germanica (/ɛː/, scritta anche come ǣ) ad ā' (/æ:/).[30][31]
  • Innalzamento di *-ō in fine di parola a *-ū.[32][33]
  • Abbreviamento di *-ī e *-ū in fine di parola a *-i e *-u.[34]
  • Perdita di *w tra consonante e *u atona.[35]
  • *am atona > *um.[36][33]
  • *er atona > *ar.[37]
  • *u/ > *i/ nei pronomi di seconda persona.[38][31]
  • Sviluppo della umlaut.[3]
  • Rotacismo di /z/ a /r/.[3]
  • Sviluppo di un nuovo pronome dimostrativo, antenato dell'inglese this.[3]

Una possibile cronologia relativa riguardante circa 20 mutazioni fonetiche intercorse tra il proto-germanico-nordoccidentale e il proto-germanico-occidentale (alcuni dei quali avvenuti solo in specifiche regioni) è stata pubblicata dai Donald Ringe nel 2014.[5]

Consonanti

Bilabiale Dentale Alveolare Palatale Velare Labiovelare
Nasale m n (ŋ) (ŋʷ)
Occlusiva p b~v t d k g~ɣ gʷ~ɣʷ
Fricativa f θ s z x
Rotica r
Approssimante l j w

Vocali

Anteriore Centrale Posteriore
non arrotondata non arrotondata arrotondata
breve lunga breve lunga breve lunga
Chiusa i u
Media e o
Aperta æ: a

Morfologia

Sviluppi morfologici dal proto-germanico

Alcune delle innovazioni morfologiche comuni a tutte le lingue germaniche occidentali sono:

  • Sviluppo del gerundio.[39]
  • Rianalisi del tema di grado zero proto-germanico *-skapiz in un suffisso produttivo per la creazione di nomi astratti a partire da altri sostantivi: e.g. *friund(a)skapi, 'amicizia', da *friund, 'amico' (cfr. l'inglese friendship e il tedesco Freundschaft).[40][41]

Sostantivi

I paradigmi nominali del proto-germanico-occidentale sono stati ricostruiti come segue:[42][43]

Caso Nomi in -a- (m.)

*dagă (giorno)

Nomi in -ja-

*herjă (esercito)

Nomi in -ija-

*hirdijă (pastore)

Nomi in -a- (n.)

*joką (giogo)

Nomi in -ō-

*gebu (dono)

Nouns in -i-

*gastĭ/*gasti (ospite)

Nomi in -u-

*sunu (figlio)

Nouns in -u- (n.)

*fehu (bestiame)

Singolare Plurale Singolare Plurale Singolare Plurale Singolare Plurale Singolare Plurale Singolare Plurale Singolare Plurale Singolare Plurale
Nominativo *dag/dagă *dagō?/dagā *herjă/*hari *herjā/*harjō? *hirdijă *hirdijō *joką *joku *gebu *gebā/*gebō *gastĭ/*gasti *gastī *sunu *sunī<*suniwi/*suniwi, -ō *fehu (?)
Vocativo *dag(ă) *herjă/*hari *hirdī
Accusativo *dag/dagă *dagą̄?/dagą *herjă/*hari *herją/*harją̄? *hirdiją *hirdiją̄ *geba/*gebā *gebā *gastĭ/*gasti *gasti/*gastį̄ *sunu *sunu < *sunų / *sunų̄?
Genitivo *dagas *dagō *herjes/*harjas *herjō/*harjō *hirdijas *hirdijō *jokas *jokō *gebā *gebō(nō)/*gebō *gastes/*gastī *gastijō *sunō *suniwō *fehō
Dativo *dagē *dagum *herjē/*harjē *herjum/*harjum *hirdijē *hirdijum *jokē *jokum *gebu/*gebē *gebōm *gastē/*gastī *gastim *suniu < *suniwi / *suniwi, -ō *sunum *fehiwi, -ō
Strumentale *dagu *herju/*harju *hirdiju *joku *gebu *sunu < *sunū / *sunu *fehu

Vocabolario

La seguente tabella mette a confronto alcuni vocaboli del proto-germanico-occidentale con quelli che ne discendono nelle varie lingue del raggruppamento. Il genere grammaticale di ciascuna parola è segnato come maschile (m.), femminile (f.) o neutro (n.) dove presente.

Frisone occidentale Inglese Scots Yola Afrikaans Olandese Limburghese Tedesco standard Inglese antico Alto tedesco antico Proto-germanico-occidentale[44] Proto-germanico
kaam comb kaim khime / rack kam kam m. kâmp Kamm m. camb m. camb m. kąbă [see inscription of Erfurt-Frienstedt], *kambă m. *kambaz m.
dei day day dei dag dag m. daag Tag m. dæġ m. tag m. *dagă m. *dagaz m.
rein rain rain rhyne reën regen m. rengel, raege Regen m. reġn m. regan m. *regnă m. *regnaz m.
wei way wey wei / wye weg weg m. weeg Weg m. weġ m. weg m. *wegă m. *wegaz m.
neil nail nail niel nael nagel m. nieëgel Nagel m. næġel m. nagal m. *naglă m. *naglaz m.
tsiis cheese cheese cheese kaas kaas m. kieës Käse m. ċēse, ċīese m. chāsi, kāsi m. *kāsī m. *kāsijaz m. (tardo proto-germanico, dal latino cāseus)
tsjerke church kirk chourch kerk kerk f. kêrk Kirche f. ċiriċe f. chirihha, *kirihha f. *kirikā f. *kirikǭ f. (dal greco antico kuriakón "proprio del signore")
sibbe sib; sibling sib sibbe (desueto) / meany - sibbe f. - Sippe f. sibb f. "parentela, pace" sippa f. [cfr. sassone antico: sibbia] sibbju, sibbjā f. *sibjō f. "relazione, parentela, amicizia"
kaai f. key key kei / kie sleutel sleutel m. slueëtel Schlüssel m. cǣġ(e), cǣga f. "chiave, soluzione, esperimento" sluzzil m. *slutilă m., *kēgă f. *slutilaz m. "chiave"; *kēgaz, *kēguz f. "palo, paletto, picchetto"
ha west have been hae(s)/hiv been ha bin was gewees ben geweest bin geweis(t) bin gewesen
twa skiep two sheep twa sheep twye zheep twee skape twee schapen n. twieë schäöp zwei Schafe n. twā sċēap n. zwei scāfa n. *twai skēpu n. *twai(?) skēpō n.
hawwe have hae ha het hebben hebbe, höbbe haben habban, hafian habēn *habbjană *habjaną
ús us us ouse ons ons os uns ūs uns *uns *uns
brea bread breid breed brood brood n. mik, broeëd Brot n. brēad n. "briciola, pezzo, boccone" also "pane" brōt n. *braudă m. *braudą n. "cibo cotto, pane lievitato"
hier hair hair haar haar haar n. haor Haar n. hēr, hǣr n. hār n. *hǣră n. *hērą n.
ear ear lug lug oor oor n. oeër Ohr n. ēare n. < arcaico *ǣora ōra n. *aura < *auza n. *auzǭ, *ausōn n.
doar door door dher deur deur f. dueër Tür f. duru f. turi f. *duru f. *durz f.
grien green green green groen groen greun grün grēne gruoni *grōnĭ *grōniz
swiet sweet sweet sweet soet zoet zeut süß swēte s(w)uozi (< *swōti) *swōtŭ *swōtuz
troch through throu draugh deur door doeër durch þurh duruh *þurhw
wiet wet weet weate nat nat naat nass (ortografia tradizionale: naß) wǣt naz (< *nat) *wǣtă / *nată *wētaz / *nataz
each eye ee ei / iee oog oog n. oug Auge n. ēage n. < arcaico *ǣoga ouga n. *auga n. *augō n.
dream dream dream dreem droom droom m. draum Traum m. drēam m. "gioia, piacera, estasi, musica, canto" troum m. *draumă m. *draumaz (< *draugmaz) m.
stien stone stane sthoan steen steen m. stein Stein m. stān m. stein m. *staină m. *stainaz m.
bed bed bed bed bed bed n. bed Bett n. bedd n. betti n. *baddjă n. *badją n.

Altri vocaboli con origine varia sono:

Frisone occidentale Inglese Scots Afrikaans Olandese Limburghese Tedesco standard Inglese antico Alto tedesco antico Proto-germanico-occidentale[44] Proto-germanico
tegearre together thegither saam

tesame

samen

tezamen

same zusammen tōgædere

samen

tōsamne

saman

zisamane

*tōgadur

*samana

hynder horse pony perd paard n.

ros n. (dated)

perd

ros

Pferd n. / Ross n. (ortografia tradizionale: Roß) hors n. eoh m. (h)ros n. / pfarifrit n. / ehu- (in parole composte) *hrussă n. / *ehu m. *hrussą n., *ehwaz m.

Confronto tra le lingue germaniche occidentali

Panoramica dei principali sviluppi

La seguente tabella mostra una lista di vari sviluppi linguistici caratteristici verificatisi nelle lingue germaniche occidentali e la loro diffusione tra i vari sottogruppi antichi, organizzati grossomodo da nordovest a sudest. Alcuni dei fenomeni riportati, sebbene presenti nelle varietà antiche, potrebbero non esistere più nelle varietà moderne.

Inglese

antico

Frisone

antico

Sassone

antico

Olandese

antico

Tedesco

centrale

antico

Tedesco

superiore

antico

Palatalizzazione delle velari Parziale No No No
Perdita di arrotondamento delle

vocali anteriori arrotondate

ø ma non y No Dialetti

sudorientali

No No
Perdita di *-h- intervocalica In fase di

sviluppo

In fase di

sviluppo

No
Desinenza in *-(ō)ja- nei

verbi deboli della II classe

A volte No No No
Fusione delle forme plurali dei verbi No No No
Legge delle spiranti nasali ingevoniche Rara No No
Perdita dei pronomi riflessivi Maggioranza

dei dialetti

Maggioranza

dei dialetti

No No
Perdita di *-z finale in parole monosillabiche No No
Riduzione della III classe debole

a quattro verbi residuali

No No
Monottongazione di *ai, *au Solitamente Parziale Parziale
Dittongazione di *ē, *ō No No Rara
Desonorizzazione delle occlusive finali No No No In fase di

sviluppo

No
Perdita di *h- iniziale davanti a consonante No No No In fase di

sviluppo

Perdita di *w- iniziale davanti a consonante No No No No Maggioranza

dei dialetti

Seconda rotazione consonantica No No No No Parziale

Sviluppo dei fonemi consonantici

La seguente tabella mostra lo sviluppo delle consonati nei vari continua dialettali/linguistici contemporanei. Sono utilizzati i simboli AFI per evitare qualsiasi confusione dovuta a differenti regole ortografiche. La realizzazione di [r] non è riportata.

C = qualsiasi consonante, A = vocale posteriore, E = vocale anteriore

Proto germanico occidentale *θ- *-ð- *-β- *-β *g- *-Aɣ- *-Eɣ- *-Ak- *-Ak *-Ek- *-Ek *d- *-d- *b- *sA- *sE- *sk *-t- *-p- *-tt- *t- *-pp- *p- *-kk- *kA- *kE-
Inglese (RP) θ ð v f ??? (f/ɣ/θ/ð) k t̠ʃ d b s ʃ ʃ t p t p p k k t̠ʃ
Frisone t ɾ~d k sk
Basso francone meridionale d d ɣ z sx k
Basso francone settentrionale x x ç
Basso tedesco occidentale ʃ
Basso tedesco centrale e settentrionale g
Basso tedesco orientale ʝ ʃ
Tedesco centrale occidentale x ç x ʃ t t͡s
Tedesco centrale intermedio ɾ b ɣ ʝ ɣ x ʒ ʃ d z v b g
Tedesco centrale orientale d b g x ʃ t s f p k
Tedesco superiore settentrionale e centrale ç p͡f
Tedesco superiore meridionale k x p s k͡x

Dibattito sul germanico occidentale

Classificazione tradizionale

La classificazione delle lingue germaniche occidentali più comune fino alla prima metà del XX secolo prevedeva una divisione in due gruppi: un ramo "insulare" anglo-frisone e un ramo "continentale" proto-tedesco (Urdeutsch). Le lingue anglo-frisoni erano ulteriormente suddivise in lingue angliche (con l'inglese come principale rappresentante) e lingue frisoni, mentre le lingue germaniche occidentali continentali si dividevano in alto tedesco, basso tedesco e olandese.[45][46]

L'anglo-frisone veniva visto come separato a causa di alcuni particolari sviluppi fonetici, come la palatalizzazione e affricazione di /k/ davanti a vocali anteriori (esempi: tedesco Käse, olandese kaas - inglese cheese, frisone tsiis; tedesco Kirche, olandese kerk - inglese church, frisone tsjerke ) o la perdita delle nasali davanti alle fricative con conseguente allungamento di compenso (esempi: tedesco fünf – inglese five; tedesco Mund – English mouth). Tuttavia, molte di queste caratteristiche si trovano anche in altre lingue germaniche occidentali, specialmente nelle loro fasi più antiche, motivo per cui questa classificazione tradizionale è stata abbandonata da decenni dalla maggior parte dei linguisti.[45]

Classificazione di Maurer

Affinità linguistica storica dei primi centri d'innovazione germanici. In questo schema, le unità linguistiche appartenenti a epoche differenti sono rappresentate in maniera sinottica e perciò appiattite senza dimensione cronologica.[47]
Legenda:

     1. Germanico del Mare del Nord, precursore del sassone antico, del frisone antico e dell'inglese antico

     2. Germanico settentrionale, precursore del norreno antico

     3. Germanico dell'Oder-Vistola, precursore del gotico e delle altra lingue germaniche orientali

     4. Germanico dell'Elba, precursore dell'alto tedesco e, forse, del longobardo

     5. Germanico del Reno-Weser, precursore del francone antico (e dell'olandese antico)

Nella seconda metà del XX secolo, in aggiunta alla tradizionale divisione di tutte le lingue germaniche in tre gruppi (occidentale, orientale e settentrionale), si fece largo una nuova ipotesi che prevedeva invece una divisione in cinque gruppi. Questa classificazione fu proposta dal linguista tedesco Friedrich Maurer nel 1942 sulla base di una serie di ritrovamenti archeologici, che egli collegò ai dati linguistici. Questa ipotesi presuppone la divisione delle popolazioni germaniche attorno all'inizio dell'era volgare nei cinque seguenti gruppi:

Su queste basi, Maurer refutò i termini Urdeutsch e anglo-frisone, ampiamente diffusi all'epoca, come descrittori adeguati delle ipotetiche protolingue germaniche occidentali. Nel suo modello, invece, il termine tedesco (sia in senso linguistico che etno-culturale) non indica quindi un antico stato iniziale poi frammentatosi, ma piuttosto il risultato di uno sviluppo convergente di molteplici gruppi "germanici occidentali" un tempo culturalmente molto più distanti. Lo stesso discorso vale per i termini alto tedesco e basso tedesco. Maurer, come molti suoi contemporanei, abbandonò il modello ad albero genealogico su cui si basava la classificazione tradizionale, ritenendolo inadeguato a rappresentare in modo sufficientemente accurato le relazioni tra le lingue germaniche.[48]

Limiti della teoria di Maurer

Sebbene i punti fondamentali della teoria di Maurer siano stati generalmente accettati dalla comunità accademica, il suo metodo di ricostruzione della storia linguistica sulla base dell'archeologia ha provocato un acceso dibattito ancora oggi aperto.[49] Se infatti una volta si riteneva che specifici ritrovamenti archeologici potessero essere associati in modo univoco a specifici "popoli", scoperte più recenti hanno messo pesantemente in discussione questo approccio e il fatto che quindi, per esempio, il "germanico dell'Elba" si possa considerare un gruppo dialettale unitario solo sulla base di una cultura materiale condivisa.[50] Alcuni critici hanno, al contrario, cercato di dimostrare come popoli con culture materiali molto lontane e dissimili possano comunque avere un'affinità linguistica: a sostegno di questa posizione portarono alcune caratteristiche linguistiche condivise sia dai dialetti alemanni che dalle lingue nordiche. Tuttavia queste somiglianze possono anche essere tranquillamente spiegate come arcaismi preservatisi in entrambi i gruppi poiché entrambi collocati alla periferia del mondo germanico, senza il bisogno di ricorrere a spiegazioni che postulino nuovi raggruppamenti linguistici o antiche interazioni tra popoli.[49][50]

Ruolo e validità del germanico occidentale

Estensione approssimativa delle lingue germaniche occidentali continentali all'inizio del X secolo:[51]

     Olandese antico

     Alto tedesco antico

     Frisone antico

     Sassone antico

La teoria di Maurer lasciava tuttavia aperta la questione di quale fosse il ruolo del raggruppamento "germanico occidentale" all'interno di questa nuova classificazione e i diversi linguisti hanno preso posizioni diverse sulla questione. Queste varie interpretazioni possono essere generalmente raccolte in tre raggruppamenti: uno minimalista, uno massimalista e uno intermedio.

Posizione minimalista

Secondo i sostenitori dell'ipotesi minimalista, alla luce dei nuovi raggruppamenti di Maurer, il concetto di "germanico occidentale" andrebbe completamente abbandonato, poiché le lingue che ne farebbero parte mostrano caratteristiche troppo disomogenee per poter essere ricondotte a una singola matrice.

Posizione massimalista

I sostenitori dell'ipotesi massimalista, invece, vedono la divisione in cinque gruppi di Maurer solo come un perfezionamento della classica divisione in tre gruppi, considerando il germanico del Mare del Nord, il germanico dell'Elba e il germanico del Reno-Weser come sottogruppi del germanico occidentale. Oltre alle già citate innovazioni fonologiche e morfologiche comuni, i linguisti appartenenti a questa scuola di pensiero portano a sostegno delle loro posizioni anche alcuni arcaismi fono-morfologici e lessicali riscontrabili nelle lingue germaniche occidentali, ma non in quelle settentrionali o orientali,[52] tra cui:

  • Preservazione del caso strumentale.[53]
  • Preservazioni dei verbi atematici (e.g. inglese antico dō(m), sassone antico dōm, alto tedesco antico tōm "faccio").[54]
  • Preservazione di tracce dell'aoristo.[23][55][56]
  • Preservazione del grammatischer Wechsel ('alternanza grammaticale') nella maggior parte dei verbi.[57][58]

Tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo, vari linguisti massimalisti hanno pubblicato ricostruzioni lessicali e grammaticali del proto-germanico-occidentale, le più importanti delle quali sono quella di Nielsen del 1981,[59] quella di Klingenschmitt nel 2002,[60] fino alla prima opera monografica sull'argomento di Euler del 2013[61] (seconda edizione nel 2022).[62]

Nel 2006, Donald Ringe sintetizzò la posizione dei massimalisti:[63]

«Che il germanico settentrionale sia [...] un sottogruppo unitario è assolutamente palese, dato che tutti i suoi dialetti condividevano una lunga serie di innovazioni, alcune delle quali molto peculiari. Che lo stesso sia vero per il germanico occidentale è stato negato, ma nel vol. II proverò che tutte le lingue germaniche occidentali condividono diverse innovazioni estremamente insolite che ci costringono virtualmente a postulare un clado germanico occidentale. D'altra parte, la suddivisione interna sia del germanico settentrionale che occidentale è molto caotica, e sembra chiaro che ciascuna di queste sottofamiglie si sia diversificata in una rete di dialetti che rimasero in contatto per un considerevole periodo di tempo (in alcuni casi fino al giorno d'oggi).»

Da questo passaggio si deduce che, nella visione di Ringe, l'eventuale formazione di uno Sprachbund tra le lingue germaniche occidentali sarebbe da collocarsi in un periodo storico successivo a quello del proto-germanico-occidentale e della sua seguente frammentazione.

Posizione intermedia

Tra le due posizioni estreme se ne colloca una intermedia. I sostenitori di questa ipotesi ritengono che le caratteristiche condivise dai vari gruppi germanici occidentali non siano da ricondurre a una comune origine dalla stessa protolingua ma piuttosto a fenomeni di diffusione areale tipici di una lega linguistica (Sprachbund). In quest'ottica, il termine "germanico occidentale" viene reinterpretato come descrittore collettivo di questi fenomeni areali.[64]

Secondo questa interpretazione, anche molte delle già citate innovazioni condivise con le lingue germaniche settentrionali non sarebbero da attribuirsi a una comune discendenza da un ipotetico "proto-germanico-nordoccidentale" ma piuttosto alla diffusione più tarda della medesima lega linguistica, di cui le lingue scandinave costituirebbero un membro periferico. Il rotacismo di /z/, per esempio, era già ampiamente completo nelle lingue "germaniche occidentali" mentre le iscrizioni runiche scandinave distinguevano ancora chiaramente i due fonemi (segno che questa innovazione si era diffusa solo più tardi da sud verso nord). Esistono anche prove che l'abbassamento di ad sia avvenuto prima nelle lingue del Mare del Nord, dell'Elba e del Reno-Weser per poi diffondersi solo in seguito nel gruppo settentrionale: mentre infatti a sud *-ē in fine di parola si è prima abbassata e poi abbreviata risultando in *-a, a nord l'abbreviamento è avvenuto prima risultando in *-e che si è poi fusa con *-i.[65]

Note

  1. ^ (EN) John A. Hawkins, Germanic languages, in Bernard Comrie (a cura di), The World's Major Languages, Oxford University Press, 1987, pp. 68-76, ISBN 0-19-520521-9.
  2. ^ Seebold 1996, p. 13.
  3. ^ a b c d e (EN) Orrin W. Robinson, Old English and Its Closest Relatives, Stanford University Press, 1992, ISBN 0-8047-2221-8.
  4. ^ Euler 2022, pp. 238, 243.
  5. ^ a b c Ringe & Tayler, p. 104.
  6. ^ Gottschall, cap. 2, p. 1.
  7. ^ (DE) Christoph G. Schmidt, Robert Nedoma e Klaus Düwel, Die Runeninschrift auf dem Kamm von Frienstedt, Stadt Erfurt, in Die Sprache, vol. 49, n. 2, 2010-2011, pp. 123-186.
  8. ^ Euler 2013, pp. 20-34, 229, 231.
  9. ^ (EN) Graeme Davis, Comparative Syntax of Old English and Old Icelandic: Linguistic, Literary and Historical Implications, Berna, Peter Lang, 2006, p. 154, ISBN 3-03910-270-2.
  10. ^ Nielsen 1981, Mottausch 1998, Nielsen 2000, Klingenschmitt 2002, Mottausch 2011.
  11. ^ (DE) Wolfram Euler, Das Westgermanische – von der Herausbildung im 3. bis zur Aufgliederung im 7. Jahrhundert – Analyse und Rekonstruktion, 1ª ed., Londra e Berlino, Verlag Inspiration Un Limited, 2013, ISBN 978-3-9812110-7-8.
  12. ^ (EN) Donald Ringe e Ann Taylor, The Development of Old English – A Linguistic History of English (PDF), vol. 2, Oxford, UK, Oxford University Press, 2014, ISBN 978-0-19-920784-8.
  13. ^ a b c Euler 2013, p. 53.
  14. ^ Euler 2022, p. 61.
  15. ^ (EN) Patrick V. Stiles, The fate of the numeral "4" in Germanic, in NOWELE, vol. 6, John Benjamins Publishing Company, 1985, pp. 91-94.
  16. ^ Ringe & Taylor, pp. 73, 104.
  17. ^ a b c Stiles 2013, p. 15.
  18. ^ Euler 2022, p. 71.
  19. ^ (DE) Julius von Fierlinger, Zur deutschen conjugation. (1. Die II. ps. sg. perf. starker flexion im westgerm. 2. Praesentia der wurzelclasse. 3. Zur westgerm. flexion des verb. subst.), in Historische Sprachforschung, vol. 27, 1885, pp. 432-446.
  20. ^ (DE) Otto Behaghel, Die 2. Pers. Sing. Ind. Prät. st. Flexion im Westgermanischen, in Indogermanische Forschungen, vol. 40, 1922, p. 167.
  21. ^ (DE) Hermann Hirt, Handbuch des Urgermanischen, vol. 2, Heidelberg, Winter, 1932, pp. 152-153.
  22. ^ (EN) Edgar Charles Polomé, Diachronic development of structural patterns in the Germanic conjugation system, in Horace G. Lunt (a cura di), Proceedings of the Ninth International Congress of Linguists, L'Aia, 1964, pp. 870-880.
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  24. ^ (DE) Karl-Heinz Mottausch, Untersuchungen zur Vorgeschichte des germanischen starken Verbs. Die Rolle des Aorists, collana PHILOLOGIA – Sprachwissenschaftliche Forschungsergebnisse, vol. 173, Amburgo, Verlag Dr. Kovač, 2013, ISBN 978-3-8300-6965-2.
  25. ^ Euler 2022, 153-154.
  26. ^ (DE) Eugen Hill, Das germanische Verb für 'tun' und die Ausgänge des germanischen schwachen Präteritums, in Sprachwissenschaft, vol. 29, n. 3, 2004, pp. 281-286, ISSN 0344-8169 (WC · ACNP).
  27. ^ Ringe & Taylor, p. 43.
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  36. ^ Ringe & Taylor, pp. 17-18.
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  40. ^ Ringe & Taylor, p. 132.
  41. ^ Euler 2022, p. 222.
  42. ^ Ringe & Taylor, pp. 114-115.
  43. ^ Euler 2022, pp. 78-107.
  44. ^ a b Ringe & Taylor e Euler 2013, passim.
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  46. ^ Gottschall, cap. 1, p. 2.
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  63. ^ (EN) Donald Ringe, A Linguistic History of English (PDF), vol. 1: From Proto-Indo-European to Proto-Germanic, Oxford, Oxford University Press, 2006, pp. 213-214, ISBN 978-0-19-928413-9.; citato in Euler 2013, p. 37.
  64. ^ (EN) Theo Vennemann, The Relative Chronology of the High Germanic Consonant Shift and the West Germanic Anaptyxis, in Diachronica, vol. 8, n. 1, gennaio 1991, pp. 45-47, DOI:10.1075/dia.8.1.04ven.
  65. ^ (ENDE) Fausto Cercignani, Indo-European ē in Germanic, in Zeitschrift für vergleichende Sprachforschung, vol. 86, n. 1, Vandenhoeck & Ruprecht, 1972, pp. 104-110, ISSN 0044-3646 (WC · ACNP).

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