Bruno Pilat

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Bruno Pilat
Bruno Pilat ad Aprica, nel dicembre del 1942
NascitaFollina, 13 aprile 1913
MorteSavona, 9 maggio 2006
Dati militari
Paese servitoRegno d'Italia, Italia
Forza armataRegio Esercito, Arma dei Carabinieri
Anni di servizio1931 - 1967
GradoMaresciallo maggiore
GuerreSeconda guerra mondiale
Campagne
Decorazioni
  • Medaglia di bronzo al valor militare
  • Medaglia d'argento al valor civile alla memoria
  • Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana
  • Medaglia militare d’oro al merito di lungo comando
  • Medaglia d’onore
  • Croce al merito di guerra (2)
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Bruno Pilat (Follina, 13 aprile 1913Savona, 9 maggio 2006) è stato un militare italiano.

Nato in una famiglia di operai, si trasferì nel 1928 dal Veneto a Susa, con la famiglia. Nel giugno del 1942 sposò Rosa Piccinetti dalla quale ebbe due figli: Bianca e Roberto. Trascorse tutta la sua vita lavorativa nell’Arma dei Carabinieri. Morì a Savona il 9 maggio 2006.

Carriera militare

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Nel 1931 si arruolò nell’Arma dei Carabinieri Reali e nel 1935 fu onorato con la Medaglia di bronzo al valor militare. Nel 1937 partì come volontario per l’Eritrea, dove ricevette la promozione a vicebrigadiere. Rientrò in Italia nel 1938, dove fu destinato al comando della stazione di Campione d’Italia. Nel 1940, promosso brigadiere, entrò a far parte della sezione alpina 415 della divisione Julia[1] con la quale giunse in territorio di guerra in Albania, dove nel mese di dicembre venne ricoverato all’ospedale militare Kirios di Tirana. Rimpatriato nel maggio del 1941 dopo una lunga convalescenza, fu designato al comando della stazione di Ponte del Gallo (SO) e nell’aprile del 1942 venne trasferito al comando della Stazione di Aprica. Catturato il 5 agosto 1944 e deportato in Germania, divenne uno “schiavo di Hitler”. Fuggì dal campo di concentramento all’inizio dell'aprile del 1945 e raggiunse Rovereto a piedi travestito da autista tedesco. Il 10 maggio dello stesso anno fu reintegrato al comando della Stazione di Aprica. Nel settembre del 1945 fu assegnato al C.S. (controspionaggio) a Cernobbio e in seguito fu al comando di diverse stazioni territoriali: Romanengo nel 1946, Castelleone nel 1957 e, per ultima, con il grado di maresciallo maggiore, Stresa nel 1961. Alla sua memoria è intitolata, dal 9 marzo 2015, la Caserma sede del Comando Stazione Carabinieri di Cison Valmarino[2].

Attività antifascista

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Dopo l’8 settembre, concorse con Don Carozzi[3] ad organizzare la fuga di 218 ebrei confinati ad Aprica sotto la sua sorveglianza, accompagnandone personalmente al confine svizzero alcuni che, con il suo accordo, si erano attardati per aspettare dei corregionali. Pur rimanendo al comando della Stazione (sulla base della direttiva emanata dal Comando Generale nella quale si disponeva che i carabinieri della territoriale, in osservanza alle norme diritto bellico, dovevano rimanere al loro posto al fianco delle popolazioni) cominciò da subito a collaborare con i partigiani delle Fiamme Verdi fornendo loro armi, facendo propaganda attiva allo scopo di persuadere i giovani a non arruolarsi nella Repubblica Sociale italiana, avvisando tempestivamente i renitenti la leva a sfuggire alle ricerche dei militi della Guardia Nazionale Repubblicana e ha aiutato e dato sostentamento a numerosi prigionieri di guerra alleati che, provenienti dai campi di concentramento, si dirigevano verso la Svizzera. Con l’ingegner Sergio Tenni (ufficiale del Corpo Volontario della Libertà) mise in atto un’attività di spionaggio a favore del Comitato di Liberazione Nazionale di Milano fornendo la lista dei ricercati politici, i movimenti di forze fasciste e tedesche e informazioni utili per disegnare una mappa della Valtellina con indicati i presidi tedeschi e fascisti nonché le fortificazioni che i tedeschi stavano costruendo e quelle ultimate. Tale mappa avrebbe potuto essere importante nel caso in cui Mussolini fosse riuscito a raggiungere la Valtellina e realizzare l’ultima difesa della RSI: il Ridotto della Valtellina. Il 19 giugno del 1944 fu ricoverato all’ospedale di Sondrio. Al termine della convalescenza non si presentò in servizio, avendo deciso di aggregarsi alle Fiamme Verdi non appena fosse stato in grado di fare vita in montagna ma, a causa della sua attività antifascista, fu catturato il 5 agosto del 1944 dai militi della Confinaria. Consegnato ai tedeschi fu deportato in un campo di concentramento in Germania.

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Dava prova di ardimento e di alto sentimento del dovere affrontando da solo ed in località isolata un pregiudicato che poco prima, colto da improvvisa alienazione mentale, si era reso responsabile di grave ferimento, riuscendo a disarmarlo della pistola carica che questi teneva in pugno. Successivamente, mentre traduceva in caserma l'arrestato sebbene da questi ferito di sorpresa alla gola con un coltello e, benché stremato di forze per l'abbondante emorragia, con virile energia gli tenne fronte, colpendolo a morte con un colpo di pistola[4]
— Ivrea, 7 dicembre 1935
immagine del nastrino non ancora presente
immagine del nastrino non ancora presente
Premio Servais[6]
— Torino, 7 giugno 1936
Medaglia d'argento al merito civile[7] - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di stazione Carabinieri, con generoso slancio ed eccezionale senso di abnegazione, si adoperò durante l’occupazione nazista per alleviare le sofferenze di molti cittadini ebrei jugoslavi confinati nel territorio italiano, proteggendoli dalle violenze fisiche e favorendone l’espatrio clandestino in Svizzera. Catturato e deportato in Germania, subì̀ stenti e privazioni fino al rientro in patria al termine della guerra. Chiaro esempio di elette virtù̀ civiche ed altissimo senso del dovere.»
— Aprica, 1942/1944[2]
Cavaliere dell'ordine al merito della Repubblica Italiana[8] - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia militare d'oro al merito di lungo comando - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'onore - nastrino per uniforme ordinaria
«ai cittadini italiani, militari e civili deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra e ai familiari dei deceduti[9]
— Roma, 16 febbraio 2010
immagine del nastrino non ancora presente
Targa commemorativa[10]
«Onorare gli Aprichesi ed i militari che nell’ultimo conflitto mondiale si prodigarono per la salvezza dei confinati ebrei all’Aprica, mettendo a repentaglio la propria vita.»
— Aprica, 21 gennaio 2012
  1. ^ La 3ª Divisione alpina Julia era una divisione da montagna del Regio Esercito Italiano, con sede a Udine. La Divisione Julia si distingue subito nella campagna di Grecia del 1940-1941 e in quella di Russia del 1942-1943 (come parte dell’8ª Armata) dove subirà ingentissime perdite. http://www.regioesercito.it/reparti/alpini/redivalp3.htm
  2. ^ a b http://www.carabinieri.it/arma/curiosita/non-tutti-sanno-che/p/pilat-bruno
  3. ^ Giuseppe Carozzi (1918-1955) è stato un sacerdote cattolico, licenziato in Teologia e Sacra Scrittura. Nell'aprile 1941 "cappellano per la Germania"; dal 1946 professore di dogmatica speciale e sacra scrittura nel Seminario maggiore di Como; nel 1946 cappellano alla "Sacra famiglia" in Como; nel 1952 censore dei libri. https://www.centrorusca.it/sacerdoti/100667
  4. ^ Si veda: Encomio Solenne dal Comando generale dell’Arma dei Carabinieri, istituito nel 1924 per decreto del Re e Imperatore e conferita da Benito Mussolini come Ministro Segretario di Stato per gli Affari della Guerra.
  5. ^ Venne costituita con legge 31 marzo 1931 utilizzando il residuo delle oblazioni nazionali raccolte per l’erezione del Monumento del Carabiniere. Premio di L.10.000. Si veda: Encomio Solenne.
  6. ^ Il Premio Servais fu istituito a seguito di un legato di Giovanni Servais (Jonville, 1823 – Favria, 1893), un filantropo che destinò al comune di Torino un lascito di £ 300.000, «la cui rendita annuale sia distribuita in tutta o in parte a coloro che, dotati di virtù attive, avranno compiuto atti straordinari di coraggio e di abnegazione, atti diretti specialmente a salvaguardare la vita e le sostanze delle persone». Approvato con deliberazione del Consiglio Comunale in data 8 novembre 1985, Torino. Notizie da Giorgio Cortese, Favria (TO).
  7. ^ https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/309264
  8. ^ Decreto firmato da Giuseppe Saragat e controfirmato da Aldo Moro.
  9. ^ Conferita dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.
  10. ^ Testo: «Brigadiere Bruno Pilat, Comandante della locale stazione dei carabinieri con i suoi uomini Vice Brigadiere Massimo Apollonio, Carabiniere Gaston Giustetto, carabiniere Angelo Balsamo. Aiutarono i deportati ebrei, dopo l’8 settembre 1943, avvalendosi della collaborazione di don Giuseppe Carozzi sostenuto dal Capitano Leonardo Marinelli della Gdf di Tirano, del finanziere Claudio Sacchelli e da don Cirillo Vitalini.
  • Dario Morelli, La montagna non dorme. Le Fiamme verdi nell’Alta Valcamonica. Brescia: Morcelliana, 1968. ISBN 978-88-372-2922-1
  • Alan Poletti, Una seconda vita: Aprica - Svizzera 1943, la salvezza, traduzione dall’inglese di Milva Genetti. Madonna di Tirano: Museo Etnografico tiranese, 2012. ISBN 978-88-87523-25-6
  • Vanni Farinelli, Noi c’eravamo, la benemerita da Tirano all’Alta Valle nei suoi 150 anni in Valtellina. Tirano: [s.n.], 2009. ISBN non esistente
  • Carla Barni, I fuggiaschi della verdissima Aprica. Brescia: Fondazione civiltà̀ Bresciana, 2007. ISBN non esistente
  • Liliana Picciotto Fargion, Il libro della memoria, gli ebrei deportati dall’Italia, 1943-1945. Milano: Mursia, 2011. ISBN 978-88-425-2964-4
  • Bianca Pilat, Un eroe a sua insaputa, ho detto no a Hitler. Siracusa: Tyche, 2018. ISBN 978-88-99060-57-2