Nordamerica spagnolo

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Nordamerica spagnolo

Tra il Cinquecento e l'inizio dell'Ottocento l'attuale territorio meridionale degli Stati Uniti era sotto dominio spagnolo. Esso comprendeva gli attuali stati della Florida, della California, del Texas, del New Mexico e dell'Arizona. Dal 1763 al 1800 si aggiunse anche la Louisiana. Era sotto l'amministrazione del Vicereame della Nuova Spagna.

Esplorazione della costa sudorientale

Ossessionato dalla ricerca della fonte dell'eterna giovinezza, Juan Ponce de León sentì parlare di una terra meravigliosa situata a nord di Puerto Rico. Dopo aver domato una ribellione degli indios, il 15 marzo 1513 lasciò San Juan alla ricerca di questa terra di cui aveva sentito parlare. Il 27 marzo successivo la nave arrivò nelle coste di questa terra, chiamandola Tierra de la Pascua Florida. Il 2 aprile sbarcò nei pressi dell'attuale Cape Canaveral.[1] L'esplorazione del posto durò appena sei giorni, gli uomini di Ponce appurarono che i nativi del posto erano molto ostili, così si reimbarcarono verso sud. Arrivando sulla punta della Florida, gli spagnoli notarono che la costa si prolungava ulteriormente verso nord, così Ponce de León decise di proseguire verso ovest. La spedizione risalì la costa fino a Capo Romano portandosi nelle vicinanze di Pensacola. Dopo aver tracciato alcune mappe, la spedizione di Ponce de León fece ritorno all'Avana e poi a Porto Rico.[2] I dati che Ponce de León aveva tra le mani, furono sufficienti per ottenere l'appoggio della Corona spagnola, così fu finanziato un nuovo viaggio di esplorazione verso la Florida. Il 20 febbraio 1521 Ponce de León uscì nuovamente da Porto Rico in direzione della Florida. Con circa duecento uomini, questa spedizione aveva l'intento di colonizzare il territorio, ma una volta sbarcati, gli spagnoli vennero ripetutamente attaccati dagli indiani Calusa. Lo stesso Ponce de León venne ferito da una freccia avvelenata. Successivamente il piccolo insediamento spagnolo fu abbandonato e i coloni tornarono a l'Avana.[3] Nonostante il fallimento, le scoperte di Poince de León fu importante non solo per aver scoperto la penisola, ma anche per aver saputo della presenza della Corrente del Golfo.[4]

La scoperta della Florida non diede un immediato vantaggio al regno spagnolo. Passò un solo anno quando venisse intrapresa una nuova spedizione dopo il fallimento di Ponce de León. Lucas Vázquez de Ayllón, un rispettabile toledano che stava facendo fortuna con le piantagioni di zucchero a Santo Domingo, ottenne la licenza di esplorare la costa atlantica e scoprire nuove terre. Vázquez de Ayllón non era un navigatore, bensì un giudice, così contattò Francisco Gordillo, al quale incaricò di esplorare la costa a nordest della Florida.[5] Una volta equipaggiata una caravella con tutto il necessario, Gordillo partì alla ricerca di terre sconosciute; Gordillo fu accompagnato da un vecchio amico, Pedro de Quexo, il quale era a capo di una nave noleggiata da Juan Ortiz de Matienzo. Gli uomini della spedizione sbarcarono nei pressi dell'attuale Cape Fear nella Carolina del Nord. Qui gli spagnoli fecero amicizia con degli indiani pacifici, tuttavia molti di loro erano privi di scrupoli, così li catturarono a tradimento per portarli a Hispaniola e sfruttarli come schiavi. Questa azione indignò Diego Colombo e mise nei guai Vázquez de Ayllón.[6] Tuttavia questi riuscì a non compromettere la sua immagine presso la corte spagnola, così ottenne il permesso di fare nuove missioni esplorative presso la Tierra de Chicora, descritta come una sorta di paradiso terrestre e simile all'Andalusia. Nel 1526 Vázquez de Ayllón partì da Santo Domingo con cinque navi con a bordo seicento uomini e donne, oltre a un certo numero di uomini di chiesa che dovevano convertire i nativi. Dopo aver perso una nave, Vázquez de Ayllón decise di fermarsi a Cape Fear, così da poter costruirne un'altra con la legna del posto. Vedendo il posto, i coloni spagnoli furono inorriditi dal luogo, una zona paludosa. In quel momento ci furono i primi disordini e laguida indiana del posto, chiamata Francisco Chicota, abbandonò gli spagnoli. Tuttavia Vázquez de Ayllón ordinò di proseguire il viaggio verso nord. La spedizione arrivò fino alla Baia di Chesapeake, chiamata Bahía de Santa María. Nell'ottobre 1526 i coloni furono sbarcati in Georgia, venne fondata la colonia di San Miguel de Guadalupe. Gli spagnoli passarono a San Miguel l'inverno 1526-1527. Fu un inverno molto duro e dei seicento uomini e donne che partirono, in primavera ne rimasero vivi soltanto centocinquanta. Anche Vázquez de Ayllón perì di febbre. I sopravvissuti decisero di abbandonare l'impresa e tornarono a Hispaniola.[7]

Avendo sentito parlare di terre favolose a nordest delle Isole Caraibiche, Fancisco de Garay finanziò l'impresa di Alfonso Álvarez de Pineda con quattro navi. Partita nel 1519, la spedizione di Álvarez de Pineda si portò ad est della Florida e iniziarono a costeggiare gli attuali stati dell'Alabama, della Louisiana e del Texas, scoprendo il delta del Mississsippi e risalendo il Rio Grande, chiamato Rio de las Palmas. Successivamente presentò una relazione positiva sul suo viaggio e chiamò, l'area da lui scoperta, Tierra de Amichel.[8] Approfittando di queste informazioni, nel luglio 1523 Garay volle tentare una spedizione di conquista simile a quella intrapresa da Hernán Cortés che consisteva in undici vascelli e settecentocinquanta uomini reclutati in Giamaica. Garay e i suoi uomini arrivarono all'imbocco del fiume Soto al Marina, però credettero di essere arrivati al Rio de las Palmas. Venne mandata una missione esploratrice alla ricerca dell'insediamento di Diego de Camargo, ma i risultati furono nulli. Quindi Garay decise di abbandonare l'insediamento e con si suoi uomini si diresse verso sud e marciò verso il Messico dove incontrò Cortés. Garay morì il 27 dicembre 1523 e la colonizzazione della Tierra de Amichel passò nel dimenticatoio. Tuttavia le esplorazioni di de Pineda furono importanti poiché venne mappata la costa sudorientale degli attuali Stati Uniti.[9]

Esteban Gomez, un navigatore originario di Porto, partì da La Coruña nel settembre 1524. Il suo compito era la ricerca del Passaggio a Nord-Ovest. Attraversò l'Oceano Atlantico in linea retta con la nave La Anunciada e arrivò presso le coste dell'attuale Nuova Scozia, poi, scendendo verso sud, costeggiò le attuali Nuova Inghilterra, New York, New Jersey, Delaware e Pennsylvania. Con modestia chiamò questi territori Tierra de Esteban Gomez. Successivamente si fermò alla Baia di Chesapeake dove riparò La Anunciada, si diresse verso sud e poi fece ritorno in Spagna. Agli inizi degli anni Trenta la Corona spagnola aveva una prima conoscenza delle coste nordamericane sudorientali.[10]

Tentativi di colonizzazione della Florida

Panfilo de Narvaez partì il 27 giugno 1527 da Sanlucar de Barrameda a capo di cinque navi e oltre seicento uomini per conquistare la Florida. Il maltempo trovato durante il viaggio e le continue diserzioni di molti uomini condizionò la forza della spedizione e, dopo una lunga sosta a Santo Domingo e Cuba, de Narvaez sbarcò in Florida il 13 aprile 1528 nei pressi di Tampa con quattrocento uomini e ottanta cavalli. Tra loro c'era anche Álvar Núñez Cabeza de Vaca.[11] Dopo lo sbarco, Narvaez alzò lo stendardo della Castiglia e dell'Carlo prendendo possesso del paese a suo nome. Gli ufficiali di Narvaez, che diventava governatore, prestarono giuramento di fedeltà.[12] Quindi Narvaez, con un piccolo esercito, iniziò a penetrare verso l'interno ed incontrò alcuni nativi. Narvaez, che aveva un carattere brutale, andò subito in collera quando gli indiani non gli consegnarono l'oro, ordinando ai suoi che il cacicco Hirrihigua fosse mutilato. Dopo questo atto di crudeltà gli indiani furono terrorizzati degli strani uomini bianchi arrivati con gigantesche canoe e il cacicco meditò la sua vendetta.[13] L'occasione si presentò con quattro marinai spagnoli provenienti da Cuba in cerca di Narvaez, i quali vennero torturati e uccisi.[14] Nel frattempo Narvaez e i suoi uomini, alla ricerca della mitica città di Apalache, continuava le sue azioni di crudeltà nella Florida settentrionale e nell'attuale Georgia contro gli indiani Suwanee e Oktokonee.[14] Tutte le tribù indiane della Florida si erano levate in armi contro gli uomini di Narvaez e passarono alla controffensiva. Non trovando l'agognato oro, Narvaez decise di costruire cinque canoe e dirigersi verso ovest. La spedizione di Narvaez naufragò ad ovest del Mississippi, dove perirono la maggior parte degli spagnoli.[15]

Cabeza de Vaca era uno dei sopravvissuti della spedizione Narvaez. Dopo il naufragio i sopravvissuti raggiunsero terra in un luogo non precisato ad ovest delle foci del Mississsippi; si trattava di un'isola, battezzata Mal Hado. Sprovvisti di ogni cosa, dovettero patire molte avversità. Perfino si cibarono dei cadaveri dei compagni. Inizialmente gli uomini sopravvissuti al naufragio erano ottanta, ma ben presto ne rimasero soltanto quindici. In quel luogo abitavano pochi indiani, tra l'altro miserabili che si alimentavano di pesce, bacche e radici, che aiutarono gli spagnoli come poterono.[16] Poiché gli indiani erano superstiziosi, i naufraghi lavorarono come stregoni. Arrivata la primavera dell'anno successivo, rimasero soltanto tredici sopravvissuti, che decisero di andarsene dall'isola e abbandonare Cabeza de Vaca al suo destino, poiché ammalato e incapace di muoversi. Con Cabeza de Vaca rimasero solo due uomini, uno morì poco dopo, l'altro se ne andò e di lui non si seppe più nulla. I tredici spagnoli che abbandonarono Cabeza de Vaca caddero in mano a una tribù indiana feroce e di loro soltanto sopravvissero Andrés Dorantes de Carrnza, Alonso del Castillo Maldonado e Estebanico. Quindi della Spedizione di Narvaez, che contava ben 450 uomini, ne rimasero vivi soltanto quattro.[17] Cabeza de Vaca si riprese e iniziò a commerciare per conto degli indiani e colse l'occasione per visitare le pianure settentironali, diventando il primo europeo a vedere i bisonti. Successivamente si ritrovò con gli altri superstiti della spedizione. Nell'agosto 1535 i quattro scapparono dagli indiani Avavares, la tribù dove erano ospitati e, dopo un lungo viaggio attraverso l'attuale Texas, arrivarono a Culiacan il 1 maggio 1536 dove furono ricevuti da Melchor Diaz.[18]

Affascinato dai racconti di Cabezas de Vaca, Hernando de Soto, governatore di Cuba, intraprese un'altra spedizione in Florida. Nel maggio 1539 sbarcò nei pressi di Tampa Bay con nove navi e oltre seicento uomini. Battezzò quella terra con il nome di Espiritu Santo. Nelle vicinanze recuperarono Juan Ortiz, un reduce delle precedenti spedizioni, in cattività da ben undici anni. Ortiz riuscì ad imparare la lingua dei Timucua e servì da interprete. Successivamente la spedizione di de Soto si spostò verso nord, dove ebbe alcune schermaglie con gli indiani. Durante l'inverno 1539-1540 la spedizione si accampò ad Anhaica, capitale degli indiani Appalacchi, nei pressi dell'attuale Tallahassee. Nel 1540 de Soto e i suoi uomini puntarono verso nord e nordovest , raggiungendo gli attuali stati della Georgia, della Carolina del Sud, della Carolina del Nord, del Tennessee e dell'Alabama. In Alabama gli spagnoli passarono un mese ed avevano bisogno di rifornimenti. Quando Hernando de Soto incontrò per la prima volta il capo locale Tuscalusa nel suo villaggio natale, gli chiese dei rifornimenti, Tuscalusa gli consigliò di recarsi in un'altra delle sue città, nota come Mabila, dove avrebbero trovato ciò che cercavano. Un messaggero indigeno venne inviato a Mabila. Quando Tuscalusa arrivò a Mabila con il primo gruppo di spagnoli, il capo chiese agli spagnoli di lasciare l'insediamento e la regione. Scoppiò una rissa tra un soldato e un indigeno e molti guerrieri che fino ad allora erano rimasti nascosti nelle case iniziarono a bersagliare di frecce gli spagnoli. Gli spagnoli fuggirono, lasciando i loro averi all'interno della fortezza. L'intero conflitto che ne derivò è divenuto noto come Battaglia di Mabila. Muniti di armi da fuoco, gli spagnoli alla fine incendiarono il villaggio e uccisero la maggior parte dei guerrieri.[19]Durante l'inverno 1540-1541 gli spagnoli si accamparono nei pressi di Tupelo. Nel 1541 raggiunsero il Mississippi e poi si accamparono nell'attuale Arkansas. Dopo la morte di de Soto, avvenuta il 21 maggio 1542, i superstiti decisero di porre fine alla missione e ridiscesero il Mississippi con le canoe e alcuni mesi dopo arrivarono a Città del Messico.

A metà Cinquecento il predominio totale della Spagna sul Nordamerica iniziava a essere messo in discussione dai francesi, perciò il Consiglio delle Indie volle stabilire una posizione in Florida.[20] Dopo l'approvazione, re Filippo II ordinò che la missione fosse pacifica e che avesse l'obiettivo di cristianizzare i nativi e la fondazione di nuove città, per cui i coloni vennero accompagnati da un gruppo di frati domenicani. A prendersi cura dell'organizzazione fu il viceré della Nuova Spagna Luis de Velasco, che affidò l'incarico della spedizione a Guido de Lavezaris.[21] Lavezaris partì il 3 settembre 1558 da Veracruz con tre piccole navi. Navigando al largo della costa messicana, la spedizione sbarcò una prima volta nei presi dell'attuale Kingsville, poi una seconda volta a Matagorda Bay. Qui gli uomini di Lavezaris presero possesso formalmente del territorio a favore del re spagnolo. Successivamente la spedizione proseguì verso la costa orientale, ma trovò forti tempeste e terminò a Choctawhatchee Bay.[22]

Successivamente il viceré ordinò una nuova spedizione diretta in Florida, stavolta era comandata da Tristan de Luna y Arellano. Il gruppo di Tristan da Luna partì da Veracruz l'11 giugno 1559 ed era formata da 13 navi e più di mille soldati e coloni. In seguito sbarcarono nei pressi della Baia di Ochuse, cioè nelle vicinanze dell'attuale Pensacola. Luna diede ordine di ancorare la flotta e di rimandare un galeone a Veracruz per informare il viceré; altri due galeoni partirono per la Spagna per reclutare altri coloni. Dopo aver mandato in avanscoperta un gruppetto di uomini, Luna decise di dividere i coloni in tre gruppi, poiché intendeva fondare tre insediamenti, uno doveva esplorare il fiume Coosa, un secondo doveva risalire il fiume Escambia, il terzo addentrarsi verso il nord della penisola. Durante la notte del 19 settembre una terribile tempesta si abbatté sulla Florida. Dopo un giorno la flotta era quasi distrutta e gran parte dei coloni perirono. Dato che le condizioni di sopravvivenza erano impossibili, Tristan da Luna decise di marciare verso ovest alla ricerca del gruppo che era addentrato in Alabama. Inoltre mandò una nave a Cuba per chiedere aiuto.[23] Dopo aver lasciato a Juan de Jaramillo una cinquantina di uomini, il grosso della spedizione marciò all'interno dove trovarono un villaggio di circa ottanta capanne chiamato Nanicapana; qui Luna fondò la sua colonia chiamata Santa Cruz. Nel frattempo il viceré venne informato della cattiva situazione della spedizione di Tristan da Luna, perciò decise di inviare due navi in soccorso più la promessa di aiuti nella primavera successiva. L'inverno fu duro e molti uomini morirono. Quando arrivò la primavera successiva la situazione era disperata, così gli spagnoli decisero di marciare verso nordest e, dopo cinquanta giorni di marcia, arrivarono a Olibahali, luogo in cui gli indiani erano amichevoli. Agli inizi di luglio gli spagnoli si trovavano a Coosa, oggi Rome in Georgia. Qui gli spagnoli si trattennero per tre mesi e si allearono con gli indiani locali. Poi marciarono verso sud. Si ebbero i primi ammutinamenti. Successivamente Tristan de Luna si ammalò di febbre e la missione rischiava di essere abbandonata..[24]

Il viceré decise di rimpiazzare Luna con Ángel de Villafañe. Questi nel 1561 si trovava già nella Baia di Ochuse e assunse il titolo di governatore delle Province di Florida e Punta de Santa Elena. Qui incontrò Tristan da Luna e lo trattò con rispetto.[25] Successivamente Villafañe lasciò cinquanta uomini ad Ochuse e salpò con il resto del personale della colonia (circa 230 persone) verso Santa Elena (tra Georgia (USA) e Carolina del Sud). Dopo numerose tappe lungo la costa della Carolina, nel tentativo di trovare un porto sicuro, la sua flotta venne colpita da un altro uragano, ma alcune navi riuscirono a salvarsi. Villafañe guidò la flotta sopravvissuta a Hispaniola, per poi dirigersi verso L'Avana, dove si stabilirono definitivamente molti dei suoi soldati. Dopo tre mesi passati a Cuba, Villafañe tornò ad Ochuse per recuperare i 50 uomini rimasti, tornando poi in Messico. Insieme ad altri partecipanti del tentativo di colonizzare la Florida, Villafañe venne chiamato dal viceré Velasco per fornire aiuto ai futuri insediamenti. Questo chiuse il negativo bilancio degli insediamenti lungo la costa del Golfo e della costa atlantica.

Florida sotto il dominio spagnolo

A metà Cinquecento tutti i tentativi spagnoli di colonizzare la Florida erano falliti miseramente. A Cuna e in Spagna si cominciava a pensare che la penisola era un territorio maledetto e che non c'era possibilità di formare un stabile insediamento. Inoltre si capì che in Florida non esisteva la fonte dell'eterna giovinezza e nemmeno ricchi regni. Era un posto dove si trovava solo foreste oscure, animali pericolosi e popolazioni ostili. Tuttavia c'era ancora chi era deciso che la corona spagnola dovesse prendere possesso effettivo anche di quella penisola.

Poco dopo il rimpatrio a Cuba della spedizione di Angel de Villafañe, nel 1562 l'esploratore francese, di religione ugonotta, Jean Ribault condusse una spedizione in Florida. Partito assieme a Jacques Le Moyne de Morgues e a René Goulaine de Laudonnière, Ribault arrivò in Florida nel mese di aprile e fece costruire sulla Parris Island un forte chiamato Charlesfort in onore di Carlo IX di Francia. Ribaul ritornò in Francia in cerca di rinforzi ma, in piena guerra di religione, fu costretto ad emigrare nella protestante Inghilterra, dove però venne imprigionato. Nel frattempo i coloni seguirono Laudonnière e nel 1564 fondarono Fort Caroline poco più a sud dell'insediamento orginario nei pressi dell'attuale Jacksonville. Nel 1565 Fort Caroline fu rinforzata dall'arrivo di nuovi coloni capeggiati da Jean ribault. Fort Caroline si trovava in una posizione strategica, così iniziarono ad attaccare i galeoni spagnoli.

Nel frattempo la corte spagnola fu informata dell'impresa ugonotta in Florida. Pedro Menéndez de Avilés, dopo essere stato rilasciato dalla prigionia, venne nominato adelantado de La Florida da Re Filippo II. Gli fu promesso inoltre il titolo di marchese nonché la concessione di ampli terreni. La spedizione di Menéndez de Avilés partì da Cadice il 28 luglio 1565. Il 28 agosto successivo, il giorno in cui cade l'onomastico di Sant'Agostino, la flotta spagnola gettò l'ancora in Florida, dove attualmente sorge St. Augustine. Il successivo 8 settembre venne fondata la colonia di San Agustín. Ribault, che era al corrente dell'arrivo degli spagnoli, piuttosto di resistere, decise di attaccare Menéndez. Laudonnière, contrario a questa idea, rimase a Fort Caroline con pochi uomini e con le donne della colonia. Menéndez, dopo aver radunato per presenziare la prima messa attorno a un altare temporaneo, tracciò le linee per costruire il nuovo forte a San Agustín. Dopo aver scoperto l'esistenza della colonia ugonotta nella zona, Menéndez era fortemente determinato a cancellare la presenza eretica in Florida.

L'11 settembre 1565 Ribault tentò l'assalto alla colonia spagnola, ma fallì perché la sua flotta fu distrutta da un uragano. Con i sopravvissuti Ribault sbarcò a una centinaia di chilometri a sud di San Agustin, nei pressi dell'insenatura di Pnce de Leon. Nel frattempo Menéndez comprese che il momento era propizio e ordinò il contrattacco. Una decina di giorni dopo Fort Caroline fu presa dagli spagnoli. La maggior parte dei francesi furono massacrati. Laudonnière riuscì a scappare. Menéndez rinominò il forte come San Mateo. Una volta tornato a San Agustín, Menéndez venne a sapere che gli ugonotti si erano incagliati a sud, quindi decise di partire all'assalto dei sopravvissuti. Ribault e circa duecento uomini vennero massacrati sul fiume Matanzas. Questo evento mise fine ai tentativi di colonizzazione francese della Florida. Due anni dopo Dominique de Gourges attaccò San Mateo e riuscì a scacciare gli spagnoli, ma la sua impresa fu effimera dato che non lasciò nessun uomo a presidiare il forte.

Dopo aver eliminato la minaccia franco-calvinista, Meméndes de Avilés volle fortificare la colonia e decise di fondare la colonia di Santa Elena, che era ubicata sull'Isola di Parris, nell'attuale Carolina del sud. Comprendendo l'importanza geopolitica del Nordamerica, Menendéz pensava che, con un certo numero di fortificazioni nella costa orientale, da Terranova alla FloridaSan Agustín, la Spagna poteva proteggere la navigazione dei galeoni. Inoltre progettò il Camino Real, che doveva unire San Agustín al Messico. Nel frattempo da San Elena Juan Pardo condusse un paio di spedizioni nel retroterra. Tuttavia Santa Elena venne abbandonata già nel 1587.

Il 6 giugno 1586 San Agustín fu attaccata dai pirati inglesi comandati da Sir Francis Drake. Gli spagnoli, in inferiorità numerica, non furono in grado di difendere la colonia. Il giorno successivo San Agustín venne saccheggiata. Dopo la partenza di Drake, gli spagnoli ripresero San Agustín, che si trovava semidistrutta.

Il controllo spagnolo effettivo della Florida non fu mai del tutto effettivo. I soli centri abitati di una certa importanza erano solamente Pensacola e San Agustín. Altri centri minori facevano da base per gli ordini religiosi, che avevano il compito di convertire le tribù amerindiane. Dopo l'attacco inglese del 1668 a San Agustín, le autorità spagnole decisero di fare uno sforzo per costruire una fortificazione efficace in modo da difendere la colonia, edificata con la coquina che si trovava sulla costa. Nel 1685 il castello di San Marco era terminato; di forma a stella, era piccolo, ma allo stesso tempo eccellente . Protetto da un fossato e con tanti cannoni, la guarnigione era sempre pronta ad affrontare qualsiasi minaccia. Il Castello di San Marco resistette a diversi attacchi inglesi nel corso del Settecento.

Nella seconda metà del Seicento la Florida contava solamente poche centinaia di coloni, concentrati perlopiù a San Agustín. C0erano poche haciendas, collocate prevalentemente lungo il Camino real. Le missioni francescane erano 124.

Nel frattempo in Nordamerica si installarono le altre potenze europee, svedezi, scozzesi, olandesi e, soprattutto, inglesi e francesi. La Spagna rivendicava ancora la sovranità del territorio nordamericano fino all'attuale territorio della Carolina del Nord, tuttavia San Agustín rimase l'avamposto più settentrionale. Negli ultimi anni del Seicento i coloni britannici iniziarono a installarsi nell'attuale Carolina del Sud e attaccarono le missioni francescane del posto.

Texas, Nuovo Messico e Arizona

Negli anni Sessanta del Cinquecento gli spagnoli iniziarono a stabilirsi nell'attuale stato messicano del Chihuahua. Nel 1567 venne fondata Santa Bárbara. Santa Barbara divenne ben presto un avamposto per le successive esplorazioni dei territori a nord del Rio Grande.

Note

  1. ^ Martinez, pp. 19-20.
  2. ^ Martinez, p. 20.
  3. ^ Martinez, pp. 20-21.
  4. ^ Martinez, p. 21.
  5. ^ Martinez, pp. 21-22.
  6. ^ Martinez, p. 22.
  7. ^ Martinez, pp. 22-24.
  8. ^ Martinez, p. 25.
  9. ^ Martinez, p. 26-27.
  10. ^ Martinez, pp. 27-29.
  11. ^ Martinez, pp. 31-32.
  12. ^ Martinez, p. 32.
  13. ^ Martinez, pp. 32-33.
  14. ^ a b Martinez, p. 33.
  15. ^ Martinez, pp. 34-35.
  16. ^ Martinez, pp. 35-36.
  17. ^ Martinez, p. 36.
  18. ^ Martinez, pp. 37-38.
  19. ^ L'unica fonte di prima mano della spedizione di de Soto venne scritta da Hernández de Biedma. Un'altra testimonianza, generalmente considerata opera dell'aiutante di de Soto, Rodrigo Ranjel, è giunta a noi solo in parte in un riassunto scritto da Gonzalo Fernández de Oviedo y Valdés. Questa fonte secondaria ha avuto una forte influenza sulla stesura del testo noto come Relaçam, «relazione», del «Gentiluomo di Elvas» e, a sua volta, della stesura dell'opera La Florida del Inca di Garcilaso de la Vega (vedi The Hernando de Soto Expedition: History, Historiography, and Discovery in the Southeast, in Journal of Interdisciplinary History, vol. 30, n. 3, inverno 1999.).
  20. ^ Martinez, p. 39.
  21. ^ Martinez, pp. 39-40.
  22. ^ Martinez, pp. 40-41.
  23. ^ Martinez, pp. 41-42.
  24. ^ Martinez, pp. 43-45.
  25. ^ Martinez, p. 45-46.

Bibliografia

Voci correlate