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Luigi Guercio

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Mons. Luigi Guercio (Santa Maria di Castellabate, 17 gennaio 1882Salerno, 9 settembre 1962) è stato un sacerdote e letterato italiano.

Autore di scritti e saggi in lingua latina, fu uno dei maggiori rappresentanti contemporanei del cosiddetto "latino vivente", fulgido astro della letteratura latina del Novecento che con le sue virtù intellettuali caratterizzò la vita culturale della provincia salernitana.

Biografia

Luigi Guercio nacque il 17 gennaio 1882 a Santa Maria di Castellabate, Salerno da Tommaso Guercio e Caterina Izzo.

Entrò giovanissimo nel seminario diocesano della Abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni. Consacrato sacerdote il 17 dicembre 1904, nello stesso anno si iscrisse all’Università di Napoli, ove si laureò in lettere classiche col massimo dei voti e la lode il 2 maggio 1908. La sua tesi: "Di alcuni rapporti tra le visioni medioevali e la Divina Commedia" fu pubblicata a Roma il 1909. Fedele alla sua vocazione, prima nel seminario della Badia di cava e poi nella Università di Napoli si plasmò la mente e il cuore alla scuola di esimi maestri: il Bonazzi, il Pecci, il Torraca.

Insegnò latino e greco in vari istituti dell’Italia Meridionale, finchè nel 1916 venne chiamato alle armi. Al termine della guerra andò a insegnare a Piacenza, poi divenne capo di istituto del Liceo classico di Oristano. Nel 1920 venne trasferito a Sala Consilina, Campobasso, Pescara e, infine, al prestigioso Liceo Classico “T.Tasso” di Salerno, ove assunse la carica di preside fino al 1952, anno del suo collocamento a riposo per raggiunti limiti di età.

Nonostante i forti legami con la terra d'origine decise di vivere il resto della sua vita a Salerno, la sua seconda patria, risiedendo in un appartamento situato sull'elegante Lungomare Trieste, che indubbiamente contribuì alla sua ispirazione letteraria.

Si distinse per la sua modestia, semplicità e attaccamento al dovere. Invano poté celare nella sua umiltà le sue doti emergenti. Dedicò il suo apostolato sacerdotale alla gioventù studiosa, insegnando latino e greco per oltre quarant'anni nei Licei italiani, riscuotendo la stima dei colleghi e l'affetto dei discepoli.

Accanto alla sua opera di docente, praticò il culto per il mondo classico, dedicandosi particolarmente agli studi danteschi. Grande fu anche il suo trasporto per l'astronomia. Ma, dove maggiormente eccelse, fu nella conoscenza della lingua di Roma Antica: dopo il Pascoli - affermò un critico - pochi hanno sentito e compreso più di lui la bellezza eterna del latino e pochi scrissero come lui. Infatti, eccetto alcuni saggi critici letterari, la sua produzione fu tutta in lingua latina. Con disagio uscì dall'ombra a settant'anni, in quanto aveva fatto proprio il monito dell'Imitazione di Gesù Cristo: "Ama nesciri et pro nihilo putari".

Nel 1950, al primo concorso internazionale di prosa latina "Certamen Capitolinum", bandito dall'Istituto di Studi Romani, su 93 concorrenti, italiani e stranieri, ne uscì vittorioso, primo fra tutti, col suo "Phoenix Casinensis" (Distruzione e risurrezione di Montecassino).

Quasi costretto dall'unanime incoraggiamento degli studiosi, due anni dopo, nel 1952, conseguì eguale risultato vittorioso, nello stesso concorso, con le "Feriae Anticolenses" (Soggiorno a Fiuggi), poetico racconto di quella cura delle acque.

Dal Vaticano ebbe incarichi di lavori latini e fu collaboratore delle più quotate riviste latine, pubblicando, in versi e in prosa, saggi di composizioni, di traduzioni di autori italiani e di epigrafi. Si rese, perciò, caro al grande latinista Card. Bacci e all'esimio epigrafista Mons. Todini. La critica, per bocca del professor Tosatto, negli scritti del Prof.Guercio, ammirò e lodò il latino elegante e moderno per la felicità dei neologismi e delle descrizioni attuali.

Nel 1959 pubblicò in latino l’ode “O Patrii Colles”, dedicata alle bellezze incomparabili della sua terra natia, Castellabate, bramando di chiudere i suoi giorni tra le mura risorte del patrio Castello, fondato il 10 ottobre 1123 dall'Abate S.Costabile Gentilcore. Il suo ultimo lavoro “Reditus domum” testimonia, ancora una volta, l’amore che nutriva per il suo paese.

All'alba del 9 novembre 1962, più fortunato dei viaggiatori tra i pianeti, le cui imprese ardimentose aveva esaltato nel suo "Itur ad astra", edito nel 1954 e ornato di pubblica lode, compì anch'egli il suo ultimo volo verso la casa del Padre, dopo 42 anni di insegnamento e 58 di sacerdozio.

Le sue spoglie mortali riposano nel recinto degli uomini illustri nel cimitero di Salerno.

All'indomani della sua morte, che sconvolse il mondo culturale di quell'epoca, si pensò di onorare la sua memoria ricordandolo nella toponomastica locale. La municipalità di Salerno, gli intitolò una strada molto frequentata nel centro cittadino, mentre a Castellabate furono a lui dedicate la piazza ubicata di fronte alla casa natale e la Scuola Media della frazione Santa Maria.

Opere

  • Di alcuni rapporti tra le visioni medioevali e la Divina Commedia (Roma, 1909)
  • Alla scuola del "veltro"
  • Il centenario di S.Francesco
  • Ugo Foscolo
  • Un umanista dell'ottocento: Gius.Toraldo, traduttore della Gerusalemme
  • Phoenix Casinensis (1° Premio nel Certamen I Capitolinum,1950)
  • Feriae Anticolenses (1° Premio nel Certamen III Capitolinum,1952)
  • De solo natali (1953)
  • Itur ad astra (Cava, Certamen V Capitolinum 1954)
  • O Patrii Colles! (1957)
  • Reditus domum
  • Vergilius, "pius vates et Phoebo digna locutus"

Bibliografia