Capo Piccolo

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Il sito di Capo Piccolo, eponimo delle facies dell'antica età del bronzo e del bronzo medio iniziale, è situato nel comune di Isola di Capo Rizzuto, in provincia di Crotone; è un promontorio naturalmente fortificato proteso sul mar Ionio nell'arco di costa compreso tra Capo Rizzuto e Le Castella. Geologicamente è una piattaforma di arenarie pleistoceniche poggianti su argille plioceniche. Nel 1977 uno sbancamento abusivo mise in luce, nella fascia sud-orientale, materiali archeologici in situ. Numerosi vasi ad impasto vennero recuperati pressoché integri. Lo scopritore, l'archeologo Domenico Marino (ora Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Crotone - Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria), con il supporto del Gruppo Archeologico Krotoniate (dei Gruppi Archeologici d'Italia), diretto dal suo fondatore Vincenzo Fabiani, rinvenne pure un frammento di ceramica figulina tornita e dipinta e, inoltre, gocce di fusione di bronzo e un frammento di matrice litica per la fusione di manico e lama di pugnale del tipo a manico fuso.

Tra le forme ceramiche si distinguono: tegami, scodelloni, "fruttiere", ciotole a corpo arrotondato, tazze, olle, dolii e un grande frammento di colatoio tronco-conico. Alcuni elementi (una "fruttiera" biansata, un frammento di ansa ad "orecchie equine" e un vaso globulare con ansa a nastro verticale "pizzuta" sopraelevata) riportano a possibili influssi dalla facies siciliana di Rodì-Tindari-Vallelunga.

Il frammento di ceramica figulina tornita presenta un motivo dipinto a spirale piuttosto irregolare. Secondo L.Vagnetti è pertinente alla spalla di un vaso chiuso (brocca o giaretta) di medie dimensioni. I confronti riporterebbero alla produzione cretese insulare o a produzioni "minoicizzanti" del Peloponneso riferibili al TM I A o al TE I-II.

Dopo il 1977 il promontorio di Capo Piccolo, in particolare la fascia occidentale, fu interessato da svariati interventi edilizi abusivi che modificarono irreparabilmente l'ambiente originario, nonostante la tenace azione di contrasto svolta da Domenico Marino con il sostegno delle associazioni Gruppo Archeologico Krotoniate ed Italia Nostra.

Nel 1986 e nel 1988, ad opera di S. Bianco e D. Marino, furono condotti una serie di saggi nella fascia centrale. I saggi del 1986 permisero di individuare livelli residui di una facies del Bronzo antico 2 e del Bronzo medio 1-2 con evidenti influssi dal "protoappenninico B" apulo-materano e dalle contemporanee facies della Sicilia. Tra le ceramiche d'impasto vi sono ciotole carenate con anse a sopraelevazione asciforme. E' rilevante un frammento di ceramica figulina tornita con due bande di colore bruno, pertinente alla spalla di una brocca o giaretta, ulteriore conferma della presenza di materiali di certa provenienza egea.

Nei saggi 4 A-B-C si poté individuare un lembo di una "struttura" costituita da pietre di arenaria e zolle di intonaco concotto. Dalla campagna del 1988 vengono numerosi vasi, per lo più di forma chiusa, quasi interamente ricomponibili. Di particolare rilievo un largo focolare, posto entro una fossa nella roccia di base, con uno spesso riempimento carbonioso. Anche in questa campagna è stato rinvenuto un frammento di ceramica figulina relativo al piede di una coppa profonda con tracce di una banda di colore bruno, collocabile, come i precedenti, nel periodo iniziale dei contatti tra mondo egeo e Italia meridionale.

In conclusione, l'analisi della stratigrafia e quella tipo-cronologica dei materiali hanno permesso di riconoscere nel complesso ceramico dei livelli inferiori del sito una facies locale (Capo Piccolo 1), strettamente collegata con quella di Cessaniti del Promontorio di Tropea. La facies di Capo Piccolo 1 può essere parallelizzata con la facies di Palma Campania, la facies di Capo Graziano 1 e con il mesoelladico e collocata approssimativamente tra 2000/1900 e 1800/1700 a.C. I livelli superiori del sito, a loro volta, hanno restituito materiali riferibili ad un aspetto locale (facies di Capo Piccolo 2) della facies di Rodì-Tindari-Vallelunga, aspetto correlabile alla facies di Torre Sant'Irene del Promontorio di Tropea e parallelizzabile al protoappenninico. In tali livelli sono presenti importazioni egee attribuibili alle prime fasi del Tardo Elladico.

I reperti sono conservati ed in parte esposti presso il Museo Archeologico Nazionale di Crotone.

Bibliografia

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