Alice Domon
Alice Domon (Charquemont, 1937 – Santa Terecita, 17 o 18 dicembre 1977) è stata una monaca francese.
Fu desaparecida durante la dittatura militare (Guerra sporca) in Argentina denominata Processo di Riorganizzazione Nazionale (1976-1983). Venne gettata in mare, vicino a Santa Teresita, Buenos Aires, Argentina, il 17 o 18 settembre 1977.
Biografia
Alice Domon nacque a Charquemont, nella provincia di Doubs, in Francia. Da giovane fece il suo ingresso nella Congregazione delle Missioni all'Estero di Parigi (Société des Missions Etrangères) e nel 1967 venne mandata in Argentina. Qui si stabilisce tra Hurlingham e Morón, nel cordone industriale di Buenos Aires, dedicandosi alla catechesi di persone con necessità particolari.
Domon ha fatto parte del gruppo diretto dal sacerdote Ismael Calcagno, primo (?) politico di Jorge Rafael Videla, il dittatore al potere al momento del suo sequestro e assassinio. Nello stesso gruppo si trovava pure Léonie Duquet con la quale aveva instaurato una profonda amicizia. Paradossalmente, Léonie Duquet e Alice Domon conobbero Videla proprio perché quest'ultimo aveva chiesto loro assistenza in merito al figlio Alejandro, un bambino handicappato che fu istruito e curato dalle sorelle Alice e Léonie nella Casa de la Caridad (Casa della Carità) di Morón [1].
Alice si dedicò a lavori di tipo sociale in collaborazione con gli abitanti di ville miseria, grandi complessi informali di abitazioni precarie. Nel 1971 andò a Corrientes per collaborare nell'organizzazione delle Leghe Agrarie (Ligas Agrarias), che organizzarono i piccoli produttori di cotone [2].
All'indomani del golpe militare del 24 marzo 1976 e dell'installazione di un regime fondato nel terrorismo di stato, Alice decise di partecipare attivamente nelle organizzazioni di diritti umani. Al suo ritorno da Corrientes fu ospitata da Léonie Duquet nella sua casa.
Nel dicembre 1977, le sorelle Alice e Léonie, con le Madri di Plaza de Mayo e altri attivisti di diritti umani, prepararono una petizione col nome degli scomparsi e richiesero al governo di rendere noti i luoghi di detenzione. La petizione fu pubblicata nel giornale La Nación il 10 dicembre 1977, lo stesso giorno della loro sparizione. Tra i firmatari figurava anche Gustavo Niño, nome falso utilizzato dall'allora capitano della Marina Alfredo Astiz per infiltrarsi nel gruppo delle Madri di Plaza de Mayo [3].
Sequestro
Tra il giovedì 8 e il sabato 10 dicembre 1977, un gruppo di militari al comando di Alfredo Astiz sequestrò un gruppo di 12 persone legate alle Madri di Plaza de Mayo [4]. Tra queste vi erano Alice Domon, la sua compagna francese, la monaca Léonie Duquet e la fondatrice delle Madri di Plaza de Mayo Azucena Villaflor.
La maggior parte del gruppo (e anche Alice Domon) fu sequestrata nella Iglesia de Santa Cruz situata nel quartiere di San Cristóbal nella città di Buenos Aires, dove usavano riunirsi.
Sorella Alice fu portata direttamente al Centro Clandestino di Detenzione situato nell' Escuela de Mecánica de la Armada (Scuola di Meccanica della Marina, ESMA), dove fu reclusa nel settore denominato Capucha ("cappuccio": qui i detenuti venivano costantemente bendati per l'intera durata della loro permanenza). È rimasta lì per circa 10 giorni, lasso di tempo durante il quale fu costantemente torturata.
Scandalo internazionale
La nazionalità francese delle sorelle Léonie Duquet e Alice Domon generò uno scandalo internazionale, specialmente con la Francia. Per questa ragione, in Capo della Marina e membro della Giunta Militare Emilio Massera ordinò di simulare che entrambe le monache fossero state sequestrate dalla guerrilla dei montoneros. Fu per questo che Alice Domon fu obbligata sotto tortura a scrivere una lettera alla sua superiora della congregazione, lettera che fu scritta in francese, spiegando che erano state sequestrate da un gruppo oppositore al governo di Videla. In seguito furono scattate delle foto nelle quali si vedono le due religiose sedute davanti a una bandiera di Montoneros a ad un esemplare del giornale La Nación. La foto, che mostra le due suore con apparenti segni di tortura, era stata scattata nel sottosuolo del Casinò Ufficiali della ESMA, e fu inviata alla stampa francese.
Il 15 dicembre 1977, La Nación pubblicò una notizia dell'agenzia EFE con il titolo Vivas y con buena salud ("Vive e in buona salute"). Si informava che la Madre Superiora della Congregazione dichiarava dalla Francia che le sorelle Léonie e Alice erano state detenute e che se hallan vivas y con buena salud ("si trovavano vive e in buona salute"). Veniva anche chiarito che l'informazione proveniva dal Nunzio in Argentina [7].
Assassinio
Probabilmente il giorno 17 o 18 dicembre 1977, le due sorelle e il resto del gruppo furono trasladados all'aeroporto militare di Buenos Aires, sedati, imbarcati su un aereo della Marina e buttati in mare vivi di fronte alla costa di Santa Teresita, in uno dei tanti voli della morte succedutisi nel corso della dittatura. La morte è sopravvenuta in seguito all'impatto con l'acqua.
In un esempio di atroce umorismo degli ufficiali legati a quella vicenda, si faceva spesso riferimento a quei tempi alle monjas voladoras ("monache volanti") [8].
Testimonianze
Nel bollettino Nunca Más ("Mai Più"), i testimoni Maggio e Cubas, sopravvissuti della ESMA, raccontarono quello che seppero sulla loro sorte:
«[...] Lo stesso è successo alle religiose francesi Alice Domon e Leonie Renée Duquet. Ho avuto l'opportunità di parlare personalmente con sorella Alice, dato che era stata portata, insieme a sorella Renée, al terzo piano del Casinò Ufficiali dell'ESMA, luogo in cui io ero prigioniero. Questo è successo intorno all'11 o 12 dicembre. Mi racconta di essere stata sequestrata in una chiesa, insieme ai familiari dei desaparecidos. In seguito seppi che si trattava di 13 persone; le sorelle erano molto provate e deboli, dato che per portare in bagno sorella Alice vi era bisogno del sostegno di due guardie. Le chiesi se era stata torturata e mi rispose affermativamente: l'avevano legata a un letto completamente nuda e le avevano applicato la picana [consistente in scariche elettriche, ndt] in tutto il corpo; inoltre raccontò che l'avevano in seguito obbligata a scrivere una lettera alla Superiora della sua Congregazione, in francese e sotto tortura, e successivamente avevano scattato una foto ad entrambe, sedute vicino ad un tavolo. Le foto furono scattate nello stesso posto in cui erano state torturate: il sotterraneo del Casinò Ufficiali. Le sorelle rimasero all'ESMA all'incirca dieci giorni, torturate e interrogate. In seguito furono trasladadas ["trasferite": termine comunemente usato in quel contesto per indicare eliminazione del detenuto, ndt] insieme alle undici persone rimanenti. I mormorii interni alimentati dalla fretta con cui quelle persone sono state tolte dalla struttura, indicava l'avvenuto assassinio delle stesse.»
- (Testimonianza di Horacio Domingo Maggio, Legajo N° 4450). [5]
«Sono arrivati all'incirca 10 o 12 familiari, tra di loro la Sorella francese Alice Domon. Più tardi fu portata all'ESMA anche la sorella Rennée Duquet, della stessa Congregazione religiosa di sorella Alice. Sorella Renée fu alloggiata nella Capuchita. Le sorelle Alice e Renée furono selvaggiamente torturate, in special modo la prima. La loro condotta è stata ammirevole. Anche nei più acuti momenti di dolore, Sorella Alice, che si trovava nella Capucha, voleva informarsi sulla sorte dei compagni, e, colmo dell'ironia, in modo particolare per il "ragazzino biondo", che altri non era se non il Tenente di Vascello Astiz (che si era infiltrato nel gruppo fingendo di essere un familiare di un desaparecido) [...] Con la pistola alla tempia ha obbligato sorella Alice a redigere una lettera di suo pugno [...] Per coronare quella parodia sono state scattate delle fotografie (a entrambe le Sorelle) nello stesso laboratorio fotografico della ESMA, nelle quali apparivano sedute davanti a un tavolo con un cartello del Partito Montonero alle spalle. Le Sorelle Alice e Renée furono trasladadas e insieme a loro lo furono pure i familiari sequestrati nella stessa circostanza.»
- (Testimonianza di Lisandro Raúl Cubas, Legajo N° 6974).[6]
Ricerca dei resti
Il 20 dicembre 1977 cominciarono ad apparire cadaveri provenienti dal mare della provincia di Buenos Aires, vicino alle località balneari di Santa Teresita e di Mar del Tuyú. I medici forensi che esaminarono i corpi in quell'occasione annotarono che la cause del decesso era da attribuire a choque contra objetos duros desde gran altura ("impatto con oggetti da elevata altezza"), como indicavano il tipo di fratture ossee riscontrate, avvenute prima della morte [10]. Senza effettuare ulteriori controlli, le autorità locali hanno disposto la sepoltura dei corpi come N.N. nel cimitero della vicina città General Lavalle.
Una volta ristabilita la democrazia, nel 1984, nell'ambito delle inchieste della CONADEP e del Processo alle Giunte, furono realizzati scavi nel suddetto cimitero, e sono stati ritrovati una grande quantità di resti ossei provenienti dai cadaveri trovati nelle spiagge di San Bernardo e Lucila del Mar. Questi resti furono utilizzati nel suddetto processo e in seguito riposti in 16 buste.
A partire da allora il giudice Horacio Cattani cominciò ad accumulare casi sui desaparecidos. Nonostante l'esistenza di leggi come quella del Punto Finale e di Obbedienza Dovuta, che paralizzarono le inchieste, Cattani riuscì, nel 1995, a mettere in piedi un archivio di 40m² dove riporre tutte le prove.
Nel 2003 l'intendente di General Lavalle rese noto che erano stati localizzate nuove tombe N.N. nel cimitero della città. Il giudice Cattani ordinò dunque di procedere con gli scavi, in collaborazione con l' Equipo Argentino de Antropología Forense (Gruppo Argentino di Antropologia Forense, EAAF). Furono scoperte due file di tombe, una sopra all'altra, contenenti 8 scheletri, 5 di donne, 2 di uomini e uno, classificato come GL-17, definito come "probabilmente maschile".
Le cinque donne vennero identificate come facenti parte del gruppo sequestrato tra l'8 e il 10 dicembre 1977: Azucena Villaflor, María Ponce de Bianco, Esther Ballestrino de Careaga, Angela Auad e sorella Léonie Duquet. Sono state tutte seppellite nel giardino della Iglesia Santa Cruz [11].
I resti di Alice Domon non sono mai stati ritrovati.
Commemorazioni
L'8 dicembre, nella Iglesia de Santa Cruz, a San Cristóbal (Buenos Aires), si ricorda l'anniversario della sparizione del gruppo formato da Madri di Plaza de Mayo, attiviste di diritti umani, e suore francesi Léonie Duquet e Alice Domon.
Nel 2000, in nome della legge n. 397, la Legislatura della Città di Buenos Aires ha denominato Hermana Alice Domon y Hermana Leonie Duquet la piazzola situata nell'intersezione delle vie Moreto, Medina e Cajaravilla.
Sempre nel 2000, il regista Alberto Marquardt ha realizzato un film-documentario sulla sua vita, chiamato Yo, Sor Alice ("Io, Sorella Alice"), di produzione franco-argentina [13].
Ruolo degli Stati Uniti
Documenti segreti del governo degli Stati Uniti, declassificati nel 2002, provano che il governo statunitense era a conoscenza già dal 1978 che i cadaveri di Azucena Villaflor, Esther Ballestrino, María Ponce e sorella Léonie Duquet erano stati ritrovati nelle spiagge bonaerensi. Questa informazione fu mantenuta segreta e non fu mai comunicata al governo democratico argentino.
Questo dato è contenuto nel documento n. 1978-BUENOS-02346 redatto dall'allora ambasciatore degli Stati Uniti in Argentina Raúl Castro, per il Segretario di Stato degli Stati Uniti e porta la data 30 marzo 1978. L'oggetto del documento è Informe sobre monjas muertas ("Informazioni sulle suore morte") e testualmente afferma:
«1. A.F.P. Marzo 28 Historia recopilada en Paris rende noto che i corpi di due monache francesi (Alice Domon e Renee Duguet) che furono sequestrate a metà dicembre con altri attivisti di diritti umani sono stati identificati tra i corpi delle vicinanze di Bahía Blanca.
2. A Buenos Aires da circa un mese continuavano a circolare voci sulle circostanze della scoperta di un certo numero di cadaveri portati a riva da venti inusualmente forti al largo del mare atlantico in punti prossimi alla bocca del Río de la Plata a circa 300-350 miglia a nord di Bahía Blanca (Vedi Buenos Aires 1919 per controllare).
3. [parte cancellata] che ha cercato di intercettare queste voci sa da fonti confidenziali che le suore sono state sequestrate da agenti di sicurezza argentini e a un certo punto sono state trasferite nella località di Junín che si trova a circa 150 miglia a ovest di Buenos Aires.
4. L'Ambasciata ha anche informazioni confidenziali ottenute attraverso una fonte (protetta) del governo argentino che sette corpi sono stati scoperti qualche settimana fa nella spiaggia atlantica vicino a Mar del Plata. Secondo questa fonte, i corpi erano di due suore e cinque donne che sono scomparse tra l'8 e il 10 dicembre 1977. La nostra fonte conferma che questi individui furono sequestrati da membri delle forze di sicurezza agendo su ampio mandato contro terroristi e sovversivi. La fonte ha inoltre dichiarato che pochi individui nel GOA erano al corrente di questa informazione.
5. Questa fonte è stata di grande aiuto in passato e abbiamo ragione di credere che ha grandi conoscenze su questioni di sparizioni. L'Ambasciata sollecita che le sue informazioni siano protette per evitare di compromettere una fonte che ha dato prova della sua utilità nella raccolta di informazioni concernenti individui persi o scomparsi. CASTRO [12]»
Condanna
Nel 1990 il capitano Alfredo Astiz fu condannato, non presente, all'ergastolo, dalla Corte d'Appello di Parigi per essere colpevole della morte delle sorelle Léonie Duquet e Alice Domon [9].
Collegamenti
- Guerra sporca
- Processo di Riorganizzazione Nazionale
- Desaparecidos
- Voli della morte
- Operazione Condor
- Madri di Plaza de Mayo
- Léonie Duquet
Fonti
Per un'estesa documentazione (giornali, telegrammi, ecc.) su tutta la vicenda delle due suore francesi, vedi [1].
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