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Impero giapponese

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Impero giapponese
大日本帝国
Dai Nippon Teikoku
Motto:
(1868-1912)
五箇条の御誓文
Gokajō no Goseimon
("Giuramento sui cinque articoli")
Impero giapponese 大日本帝国 Dai Nippon Teikoku - Localizzazione
Impero giapponese
大日本帝国
Dai Nippon Teikoku - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completo大日本帝国
Dai Nippon Teikoku
(Impero del Grande Giappone)
Lingue ufficialigiapponese
Lingue parlategiapponese, coreano, cinese
InnoKimi ga yo
CapitaleTokyo
Altre capitaliKyoto (1868–1869)[1]
Dipendenze
  1. Cambogia (1945)
  2. Repubblica di Cina (bandiera) Consiglio autonomo dell'Hebei orientale (1935-1938)
  3. Governo della Grande Via (1937-1938)
  4. Governo dell'India Libera (1943-1945)
  5. Repubblica di Cina (bandiera) Governo provvisorio della Cina (1937-1940)
  6. Governo riformato della Repubblica di Cina (1938-1940)
  7. Laos (1945)
  8. Manciukuò (bandiera) Manciukuò (1932-1945)
  9. Mengjiang (1936-1940)
  10. Repubblica di Nanchino (1940-1945)
  11.  Impero del Vietnam (1945)
  12. Filippine (1942-1945)
  13. Stato di Birmania (1943-1945)
  14. Transbajkalia (1918-1920)
Politica
Forma di StatoImpero
Forma di governo
Imperatore del GiapponeMeiji (1867-1912)
Taishō (1912-1926)
Showa (1926-1989)
Primo ministro del GiapponeItō Hirobumi (primo)
Shigeru Yoshida (ultimo)
Organi deliberativiDieta imperiale
Nascita1868 con Meiji
CausaRestaurazione Meiji
Fine1947 con Showa
CausaEntrata in vigore della Costituzione giapponese del 1947
Territorio e popolazione
Bacino geograficoOceano pacifico e Asia orientale
Territorio originaleArcipelago giapponese
Massima estensione7.400.000 - 8.510.000 km² nel 1942-1944
Popolazione105.200.000 nel 1940
Economia
ValutaYen
Yen coreano
Yen taiwanese
Religione e società
Religione di StatoNessuna (de iure)[3]
Shintoismo (de facto)[4]
Evoluzione storica
Preceduto da Shogunato Tokugawa
Succeduto da Giappone occupato
Ora parte diGiappone (bandiera) Giappone
Corea del Nord (bandiera) Corea del Nord
Corea del Sud (bandiera) Corea del Sud
Russia (bandiera) Russia
Taiwan (bandiera) Taiwan
Cina (bandiera) Cina
India (bandiera) India
Birmania (bandiera) Birmania
Thailandia (bandiera) Thailandia
Cambogia (bandiera) Cambogia
Laos (bandiera) Laos
Vietnam (bandiera) Vietnam
Malaysia (bandiera) Malaysia
Filippine (bandiera) Filippine
Indonesia (bandiera) Indonesia
Singapore (bandiera) Singapore
Brunei (bandiera) Brunei
Papua Nuova Guinea (bandiera) Papua Nuova Guinea

Con Impero giapponese (大日本帝国?, Dai Nippon Teikoku, lett. "Impero del Grande Giappone") ci si riferisce comunemente al periodo della storia del Giappone che ha inizio con la restaurazione Meiji e termine con la fine della seconda guerra mondiale (comprendente quindi il periodo Meiji, il periodo Taishō e parte del periodo Shōwa).

Politicamente si riferisce al periodo che inizia in Giappone con l'istituzione delle prefetture in sostituzione dei domini feudali (廃藩置県?, Haihanchiken) dal 14 luglio 1871, continua con l'espansione nel Pacifico e nell'Oceano Indiano, fino al 2 settembre 1945, quando il Giappone firma la resa. Costituzionalmente si riferisce invece al periodo compreso tra il 29 novembre 1890 e il 3 maggio 1947.

Il Paese era stato denominato Impero del Giappone sin dai domini feudali contrari allo shogunato, le province di Satsuma e Chōshū, che formarono il nucleo del nuovo governo durante la restaurazione Meiji. Tuttavia solamente a partire dal 1889, con la Costituzione dell'Impero del Giappone, il titolo Impero del Giappone venne ufficialmente utilizzato per la prima volta e soltanto nel 1936 tale denominazione venne legalizzata per denominare il Paese. Fino ad allora le denominazioni Nihon ("Giappone"), Dai Nihon ("Grande Giappone"), Dai Nihon-koku ("Stato del Grande Giappone") e Nihon Teikoku ("Impero del Giappone") venivano tutte utilizzate. Nel 1946, durante l'occupazione americana del Giappone, iniziò la ristrutturazione del sistema di governo del Giappone, che iniziò proprio con la modifica della denominazione ufficiale del Paese in Stato del Giappone (日本国?, Nihon-koku) e fu seguita l'anno dopo dalla stesura della nuova Costituzione del Giappone.

Fine del XIX secolo

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Lo stesso argomento in dettaglio: Impero giapponese alla fine del XIX secolo.

La nazione veniva da secoli di isolamento (sakoku), infatti solo nel 1868 con l'inizio del periodo Meiji il Giappone iniziò il processo di sviluppo che lo portò rapidamente a consolidarsi tra le potenze mondiali. Il Paese abolì l'antico sistema feudale retto dai Tokugawa e si apprestò a modernizzarsi. L'Impero giapponese alla fine del XIX secolo viveva l'inizio di un'epoca di grande sviluppo economico. Mentre gli Stati Uniti diventavano il più potente Paese industriale del mondo, il Giappone fu investito da un'ondata di innovazione a opera di un'oligarchia decisa a mettere il Paese su un piede di parità con l'Occidente. Una grave frattura nelle file dell'oligarchia fu determinata dall'atteggiamento da assumere verso la Corea, il cui governo respinse nel 1872 l'offerta di stabilire relazioni con il Giappone.

L'ala più tradizionalista chiedeva la guerra immediata mentre l'altra, più riformista, intendeva proseguire nell'ammodernamento del Giappone prima di iniziare un processo di espansione: quest'ultima riuscì a imporre la propria linea politica. Le ingenti spese sostenute nel decennio di inizio della modernizzazione avevano messo in crisi la finanza pubblica e determinato inflazione e aumento dei prezzi.

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'imperialismo in Asia e Hokushin-ron.

Il Giappone sconfisse la Russia nella guerra russo-giapponese del 1905 e partecipò alla prima guerra mondiale dalla parte dell'Intesa, limitandosi a occupare i possedimenti tedeschi nell'Oceano Pacifico, vedendosi così ampliare la propria sfera di influenza sia sulla terraferma sia sull'oceano. Il Giappone ricevette così, dalla dissoluzione dell'impero coloniale tedesco imposta dalla conferenza di pace di Versailles, la concessione di Kiao-Ciao in Cina e nel Pacifico le isole Palau, Caroline, Marianne e Marshall. Con la grande depressione in Giappone, come in molte altre nazioni, venne adottata una politica incentrata sul conseguimento del benessere del Paese; era comunque una forma politica unica (strettamente correlata alle forme del fascismo giapponese), che univa inoltre alcuni aspetti paralleli alle forme di fascismo europei.

Diversamente dai regimi di Adolf Hitler e Benito Mussolini, il Giappone ebbe due obiettivi economici da perseguire nello sviluppo del proprio impero: in primo luogo, come accaduto per le relative controparti europee, mirò a costituire un'industria militare interna strettamente controllata dallo Stato contribuendo così a risollevare la situazione economica dalla depressione e, secondariamente, tentò di ovviare alla mancanza di risorse naturali sulle isole che formano il Giappone, necessarie per mantenere un settore industriale forte con uno sviluppo accelerato. Queste materie prime come il ferro, il petrolio e il carbone che dovevano in gran parte essere importate dall'estero, in particolare dagli Stati Uniti. Tutto ciò contribuì allo sviluppo di una stretta sinergia tra mondo militare e mondo industriale, teso da un lato allo sviluppo industriale, dall'altro all'acquisizione di colonie per competere con le potenze europee: Formosa (nel 1895) e la Corea (nel 1910) furono i primi territori occupati, prevalentemente per sfruttare gli insediamenti agricoli.

Il ferro e il carbone della Manciuria, la gomma in Indocina e le vaste risorse della Cina rappresentarono i successivi obiettivi dell'industria (e conseguentemente militari) del Giappone. La Manciuria venne invasa e occupata, con relativa facilità, nel 1931. Il Giappone giustificò tale occupazione con la liberazione dei Manciù dal controllo cinese, creando un governo fantoccio, il Manchukuo, e mettendovi a capo l'ex imperatore della Cina, Aisin Gioro Pu Yi, di origini Manciù. Il Jehol, un territorio cinese al confine con la Manciuria, venne occupato nel 1933. Nel 1936, prima dell'invasione della Cina, il Giappone firmò il patto anti-Comintern, rinnovandolo nel 1940, e divenne presto uno dei membri più influenti delle potenze dell'Asse.

Lo scontro totale tra Cina e Giappone iniziò nel 1937, con l'incidente del ponte di Marco Polo, generando una guerra a tre fra il Giappone, i comunisti di Mao Zedong e i nazionalisti di Jiang Jieshi. Il Giappone conquistò principalmente le regioni costiere cinesi, mentre l'entroterra rimase in massima parte in mano ai soldati del Kuomintang. Dopo il 1938 la guerra arrivò a un punto di stallo: i giapponesi non riuscirono mai a raggiungere la capitale nemica, Chongqing, né i cinesi riuscirono a contrattaccare e a riprendersi le coste. Frattanto, il 7 dicembre 1941, l'aeronautica nipponica attaccò la flotta americana ancorata a Pearl Harbor, provocando l'entrata degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale. Tale evento consentì per alcuni mesi il dominio pressoché totale del Giappone sull'oceano Pacifico e nell'Estremo Oriente, ma la situazione si rovesciò quando gli statunitensi, recuperato lo svantaggio, sconfissero la flotta giapponese nelle battaglie del mar dei Coralli e di Midway, iniziando una lenta, ma inarrestabile conquista dei possedimenti giapponesi. In Cina l'operazione Ichigo del 1944 fu la prima decisiva vittoria giapponese dopo anni di stasi, ma venne vanificata dalla sconfitta contro gli Stati Uniti un anno dopo, nel settembre 1945, che impose al Giappone di ritirarsi completamente dalla Cina, dalla Corea e dall'isola di Taiwan, come da ogni altro possedimento esterno all'arcipelago giapponese.

Date principali e tappe dell'espansionismo giapponese

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Primi ministri

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  1. ^ Schellinger and Salkin (a cura di), Kyoto, in International Dictionary of Historic Places: Asia and Oceania, UK, Routledge, 1996, p. 515+, ISBN 978-1-884964-04-6.
  2. ^ Fino alla dichiarazione della natura umana dell'imperatore il sovrano era considerato discendente della dea Amaterasu. Malgrado la Costituzione Meiji, il regime rimase sostanzialmente autoritario.
  3. ^ Jason Ānanda Josephson, The Invention of Religion in Japan, University of Chicago Press, 2012, p. 133. ISBN 0226412342.
  4. ^ Nonostante l'impero non avesse alcuna religione ufficiale, lo shintoismo occupava un ruolo importante nello Stato. Come afferma Marius Jansen: "Il governo Meiji inizialmente incorporò, e in un certo senso creò, lo shintoismo e utilizzò i suoi miti sull'origine divina della casa regnante come nucleo del suo rituale rivolto agli antenati "delle epoche passate". In seguito all'espansione dell'impero si enfatizzò l'affermazione della missione divina del popolo giapponese. Lo shintoismo venne imposto nei territori coloniali in Corea e a Taiwan e fondi pubblici vennero utilizzati per la costruzione e il mantenimento di nuovi santuari in quei luoghi. I sacerdoti shintoisti affiancavano le unità militari come cappellani e il culto dei morti, venerato nello Yasukuni Jinja a Tokyo, assunse dimensioni maggiori con l'aumento dei defunti". Marius B. Jansen, The Making of Modern Japan, Cambridge, Harvard University Press, 2002, p. 669, ISBN 0-674-00334-9.
  • Marius B. Jansen, The Making of Modern Japan, Cambridge, Mass, Harvard University Press, 2002, ISBN 0-674-00334-9. OCLC 44090600
  • Antony Best, British Intelligence and the Japanese Challenge in Asia, 1914–1941, 978-1-349-42598-3, 978-0-230-28728-0, Palgrave Macmillan UK, 2002

Voci correlate

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Altri progetti

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