Alagi (sommergibile)
Alagi | |
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Descrizione generale | |
Tipo | Sommergibile di piccola crociera |
Classe | Adua |
Proprietà | Regia Marina |
Cantiere | CRDA, Monfalcone |
Impostazione | 19 marzo 1936 |
Varo | 15 novembre 1936 |
Entrata in servizio | 6 marzo 1937 |
Intitolazione | Amba Alagi |
Destino finale | autoaffondato nel settembre 1943 in seguito all’armistizio, recuperato, affondato nel 1944 da attacco aereo |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento in immersione | 856,397 t |
Dislocamento in emersione | 697,254 t |
Lunghezza | fuori tutto 60,18 m |
Larghezza | 6,45 m |
Pescaggio | 4,66 m |
Profondità operativa | 80 m |
Propulsione | 2 motori diesel FIAT da 1400 CV totali 2 motori elettrici Magneti Marelli da 800 CV totali |
Velocità in immersione | 7,5 nodi |
Velocità in emersione | 14 nodi |
Autonomia | in emersione: 2200 mn a 14 nodi o 3180 mn a 10 nodi in immersione:7,5 mn alla velocità di 7,5 nodi o 74 mn a 4 nodi |
Equipaggio | 4 ufficiali, 32 sottufficiali e marinai |
Armamento | |
Armamento | [1]
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dati presi da [1] e[2] | |
voci di sommergibili presenti su Wikipedia |
L'Alagi è stato un sommergibile della Regia Marina.
Storia
Una volta in servizio fu dislocato a Napoli, inquadrato nella XXIII Squadriglia Sommergibili.[3]
Nei primi mesi di servizio svolse viaggi di addestramento nel bacino orientale del Mediterraneo.[3]
Prese clandestinamente parte alla guerra civile spagnola, svolgendo una singola missione dal 27 agosto al 4 settembre 1937, durante la quale non avvistò navi sospette.[3]
In seguito fu trasferito di base a Cagliari e successivamente a Messina.[3]
Il 10 giugno 1940, all'ingresso dell'Italia nel secondo conflitto mondiale, si trovava già in missione al largo di Capo Zebib (nei pressi di Biserta) e a sud della Sardegna.[3][4] Tornò in porto il 20 giugno, senza aver avvistato navi avversarie.[3]
In luglio fu inviato tra l'isola Alborán e Gibilterra (tra Capo Palos, Capo Ivi e lo stretto di Gibilterra) per attaccare la Forza H britannica.[4]
In settembre operò a meridione della Sardegna, tra Capo Spartivento e l'isola La Galite, poi a nord di Philippeville ed una trentina di miglia a nord di Biserta.[4]
Il 9 novembre 1940, di pomeriggio, lasciò Cagliari e fu inviato al largo della Galite insieme ad altri quattro sommergibili (tra cui i gemelli Aradam ed Axum) in opposizione all'operazione britannica «Coat» (con vari obiettivi, tra i quali l'invio di navi da guerra da Gibilterra ad Alessandria, di convogli a Malta e in Grecia, l'attacco aerosilurante contro Taranto e l'attacco a convogli italiani nel Basso Adriatico); rientrò senza riportare avvistamenti.[4][5]
Il 14 novembre uscì nuovamente in mare (insieme ai sommergibili Diaspro ed Aradam) a contrasto di un'altra operazione britannica, la «White»: l'invio a Malta, da parte delle portaerei della Forza H, di 14 aerei.[6]
Il 5 giugno 1941 fu inviato, al comando del tenente di vascello Giulio Contreas, una ventina di miglia a nordest di Ras Azzaz.[3][4] L'indomani, di prima mattina, cercò di attaccare una nave minore che aveva avvistato con rotta verso est, ma, avvistato ed attaccato da un'altra nave scorta, dovette allontanarsi in immersione.[3][4] Il 10 giugno, di sera, intraprese la navigazione di rientro, in superficie, verso Messina, ma nel mattino del 12 fu oggetto dell'attacco di un idrovolante Short S.25 Sunderland, che gli lanciò due bombe e lo mitragliò uccidendo il sottocapo Paolo Nuzzo:[7] l'Alagi aprì il fuoco con l'armamento contraereo e danneggiò il velivolo, che dovette allontanarsi.[3][4]
Il 18.[4] od il 21 luglio lasciò Cagliari per portarsi al largo di Capo Bougaroni, 55 miglia al largo della costa, e pattugliare l'area compresa tra i meridiani 5° e 6° Est, a contrasto dell'operazione britannica «Substance» (consistente nell'invio di un convoglio a Malta): il giorno seguente arrivò nella sua zona d'agguato, iniziando a pattugliarla in superficie ed immergendosi di tanto in tanto per effettuare rilevamenti idrofonici.[8] Il 22 individuò la Forza H ma non riuscì a portarsi all'attacco, venendo anzi bombardato con cariche di profondità da parte delle navi che formavano la scorta.[4]
Tra fine luglio ed inizio agosto il sommergibile fu inviato, con altri tre, a sudovest delle coste sarde, tra i paralleli 37°30' N e 37°50' N ed il meridiano 5° E,[4] per contrastare l'operazione britannica «Style» (consistente ancora nel rifornimento di Malta), ma non avvistò alcuna nave.[9] L'8 agosto fu spostato 25 miglia a nordovest della Galite e dal 22 al 28 una trentina di miglia a sudovest della Sardegna.[4]
In settembre restò alla base.[4] Svolse poi varie altre infruttuose missioni:
- a partire dal 17 ottobre sul meridiano 7° E e dal 24 sul meridiano 6°E;
- in novembre e dicembre all'altezza di Cap de Fer;
- dal 3 gennaio 1942, nel corso dell'operazione «M 23», tra le 69 e le 100 miglia a sudest di Malta;
- in febbraio a nord di Algeria e Tunisia (dal 9 del mese a settentrione di Cap de Fer e Capo Bougaroni), con la morte di una vedetta trascinata in acqua dalle onde del mare agitato;
- in maggio a settentrione del Canale di Sicilia ed a sud delle Isole Egadi.[4]
Durante la sera dell'8 giugno 1942, al comando del tenente di vascello Sergio Puccini, il sommergibile, poco dopo essere giunto nel proprio settore d'operazioni (venti miglia a nord di Capo Blanc), individuò un convoglio in navigazione al largo di Capo Bon: si trattava della motonave italiana Vettor Pisani scortata da alcune unità della Regia Marina, che però Puccini ritenne essere navi nemiche, dato che non era stato informato del passaggio del convoglio.[3][4][10] L'Alagi lanciò una sventagliata di tre siluri contro il cacciatorpediniere più vicino, l'Antoniotto Usodimare: la nave, colpita, colò a picco rapidamente.[3][4][10]
Verso metà di giugno 1942 fu inviato in agguato a nord di Capo Blanc in opposizione al convoglio britannico «Harpoon», nell'ambito della Battaglia di mezzo giugno.[11] Il 14 giugno, nelle ultime ore pomeridiane, individuò le navi inglesi nei pressi delle Isole Baleari mentre parte della scorta manovrava per far proseguire i mercantili: il sommergibile cercò più volte di attaccare, venendo però sempre respinto dalla scorta; solo a sera riuscì ad avvicinarsi a sufficienza da poter lanciare due siluri, ma questi mancarono il bersaglio (una portaerei).[3][4][11]
Nel luglio 1942 fu inviato nel Mediterraneo orientale contro i convogli inglesi in navigazione tra le basi mediorientali e quelle egiziane, senza risultati perché i bersagli non mancavano, ma erano anche dotati di forti scorte.[12] Il 9 luglio individuò la nave cisterna turca Antares (3723 tsl) – appartenente ad una nazione neutrale ma in navigazione in regime di noleggio da parte delle autorità britanniche – nelle acque antistanti Tripoli di Siria, e l'attaccò lanciando due siluri: centrata da entrambe le armi, la nave colò a picco nel punto 34°59' N e 35°32' E, mentre l'Alagi si allontanava per evitare di essere attaccato dalle unità antisommergibili che vigilavano la zona.[3][4][12]
L'11 agosto 1942 fu tra gli undici sommergibili disposti in agguato a settentrione della Tunisia, tra Scoglio Fratelli e Banco Skerki, per attaccare un convoglio britannico per Malta: si trattava dell'operazione britannica «Pedestal», poi sfociata nella Battaglia di mezzo agosto.[3][13] Il 12 agosto individuò le unità inglesi e, di sera, si avvicinò al convoglio, lanciando quindi una sventagliata di quattro siluri con i tubi di prua – alle 21.05, dalla distanza di 1800 metri – avendo come bersagli un incrociatore ed un mercantile, in posizione 37°28' N e 10°28' E; mentre s'immergeva per allontanarsi avvertì tre forti scoppi.[3][4][13] Alle 21.12 un siluro centrò a prua l'incrociatore leggero HMS Kenya ed un secondo passò sotto lo scafo della stessa unità senza esplodere:[3] nonostante danni di una certa serietà (e tre vittime a bordo[14]), l'incrociatore poté proseguire nella scorta, anche se successivamente dovette rimanere in cantiere per riparazioni sino a dicembre. Un'altra arma colpì invece il piroscafo Clan Fergusson (7347 tsl), già danneggiato gravemente da attacchi aerei della Luftwaffe, provocandone l'affondamento.[3][13] È da riportare che altre fonti attribuiscono però l'affondamento del Clan Fergusson al sommergibile Bronzo o ad aerosiluranti tedeschi; altre ancora attribuiscono all'Alagi l'affondamento non del Clan Fergusson, bensì della motonave Deucalion, che risulta però affondata da aerosiluranti tedeschi Heinkel He 111.[13][15] Il 18 agosto si portò nei pressi di Malta.[4]
L'8 novembre 1942, in navigazione – in immersione – nelle acque della Tunisia (doveva porsi in agguato nei pressi di Biserta),[4] si scontrò con un altro sommergibile italiano, il Diaspro, con gravi danni alla torretta: dovette quindi invertire la rotta e fare ritorno a Napoli.[3]
In dicembre operò dapprima tra Capo Bougaroni, La Galite e Cap de Fer e poi – dal 29 – nei pressi di Bona.[4]
Seguì un'altra serie di missioni prive di eventi di rilievo:
- nel gennaio 1943 a nordest di Bona, tra i meridiani 4° E e 5° E;
- da febbraio a maggio a sudovest della Sardegna.[4]
In luglio fu inviato dapprima a sud della Sardegna e poi a nordovest della Sicilia, passando lo stretto di Messina; alle 6.13 del 16 luglio, nel punto 37°02' N e 15°55' E, individuò tre cacciatorpediniere avversari impegnati nella ricerca di sommergibili nelle acque di Augusta e li attaccò con il lancio di tre siluri: avvertì una detonazione, ma, non essendoci riscontri, non si può avere la conferma di aver danneggiato qualche unità.[3][4]
Il 3 settembre 1943 fu inviato nel Golfo di Salerno.[4] ed il 7, nell'ambito del Piano «Zeta» di contrasto al previsto sbarco anglo-americano nell’Italia meridionale, fu disposto in agguato (unitamente ad altri dieci sommergibili) nel Basso mar Tirreno, tra il Golfo di Gaeta ed il Golfo di Paola.[16]
Il 9 settembre, in seguito all'annuncio dell'armistizio, l'Alagi (che in quel momento era ad una sessantina di miglia da Augusta) diresse per Malta.[4] ove giunse il 16 settembre 1943, assieme ad altri cinque sommergibili, con la scorta del cacciatorpediniere HMS Isis; si consegnò agli Alleati.[17] Il 13 ottobre lasciò Malta e fece ritorno Italia, analogamente ad altri quindici sommergibili.[18]
Sempre in ottobre fu dislocato ad Haifa, venendo impiegato per esercitazioni antisommergibili alleate e per il trasporto di rifornimenti tra le isole dell'Egeo.[3][4]
Tornato a Taranto nel dicembre 1944, vi passò il resto del conflitto.[3][4]
In base alle clausole del trattato di pace l'unità sarebbe dovuta essere stata ceduta all'Inghilterra, ma, dopo la rinuncia di quest'ultima, il sommergibile – unico sopravvissuto dei 17 battelli della sua classe – fu avviato alla demolizione (1948).[3][4]
In tutto l'Alagi aveva svolto 36 missioni offensivo-esplorative e 19 di trasferimento, per complessive 31.350 miglia di navigazione in superficie e 5379 in immersione.[3][4] Nel corso della guerra avevano perso la vita quattro membri del suo equipaggio.[7]
Note
- ^ Da Navypedia.
- ^ Museo della Cantieristica Archiviato il 5 marzo 2016 in Internet Archive..
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w Museo della Cantieristica Archiviato il 27 aprile 2015 in Internet Archive..
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac Regio Sommergibile Aradam, su xmasgrupsom.com.
- ^ Giorgerini, p. 267.
- ^ Giorgerini, p. 270.
- ^ a b Caduti.
- ^ Giorgerini, p. 295.
- ^ Giorgerini, p. 297.
- ^ a b Giorgerini, p. 324.
- ^ a b Giorgerini, pp. 326-327.
- ^ a b Giorgerini, pp. 329-330.
- ^ a b c d Giorgerini, pp. 333, 338 e 659.
- ^ (EN) Royal Navy casualties, killed and died, August 1942, su naval-history.net.
- ^ I successi dei sommergibili italiani IIWW, su betasom.it.
- ^ Giorgerini, p. 364.
- ^ Caruana, p. 54.
- ^ Caruana, p. 63.
Bibliografia
- Joseph Caruana, Interludio a Malta, in Storia Militare, n. 204, settembre 2010.
- Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-50537-2.
- Riccardo Nassigh, Guerra negli abissi. I sommergibili italiani nel secondo conflitto mondiale, Milano, Ugo Mursia Editore, 2008 [1971], pp. 198-199, ISBN 978-88-425-4180-6.