Chiesa e monastero di San Guglielmo
Ex chiesa e monastero di San Guglielmo | |
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Come appare oggi, in via Frescobaldi a Ferrara, l'ex monastero di San Guglielmo | |
Stato | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Località | Ferrara |
Coordinate | 44°50′16.31″N 11°37′30.86″E |
Religione | cattolica |
Titolare | San Guglielmo |
Arcidiocesi | Ferrara-Comacchio |
La chiesa e il monastero di San Guglielmo appartennero ad un complesso di edifici cattolici di Ferrara che si trovava tra via Frescobaldi e via Palestro.[1]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La chiesa ed il monastero di San Guglielmo
[modifica | modifica wikitesto]La chiesa di San Guglielmo ed il suo monastero vennero fondati nel XIII secolo dai frati eremitani di Sant'Agostino e in seguito furono ceduti alle monache clarisse. Negli anni che seguirono il convento venne ampliato e, nel 1354, la chiesa venne consacrata. Vi furono raccolte reliquie di Santo Stefano protomartire, San Bartolomeo apostolo e San Guglielmo.
Durante i primi secoli il complesso fu esterno alla cinta muraria cittadina, posto sulla via che da Ferrara portava verso il Po. Fu solo con l'addizione Erculea che divenne parte del tessuto urbano e, da quel momento, fu ancora più importante curarne gli aspetti di rappresentanza ed artistici perché la Ferrara voluta da Ercole I d'Este aveva ambizioni di capitale. Il monastero fu molto caro alla famiglia estense e mentre Niccolò II d'Este contribuì al suo abbellimento la nipote, Verde d'Este, vi si ritirò con altre nobili e vi concluse la sua vita come monaca, diventando badessa del convento. Col trascorrere dei secoli il grande complesso religioso acquistò sempre più fama e bellezza, diventando il più antico e nobile a Ferrara. Vi lavorarono artisti importanti, come Benvenuto Tisi da Garofalo, e varie nobili famiglie lo elessero come luogo di sepoltura per i propri membri.[1][2]
La caserma
[modifica | modifica wikitesto]La chiesa ed il monastero, dopo secoli di vita e di riconoscimenti per la loro grandezza e per la presenza negli edifici sacri di numerose opere d'arte, sulle quali le informazioni sono purtroppo carenti, vennero sconsacrati per effetto degli editti napoleonici alla fine del XVIII secolo e, molti anni dopo, adattati a caserma. Con la perdita della caratteristica di luogo sacro gli edifici del complesso vennero snaturati rispetto alla loro origine, molte opere artistiche andarono disperse o vendute o portate altrove.
La caserma prese il posto della chiesa e del monastero, e tutta l'area divenne proprietà del demanio militare. Le vicende travagliate degli antichi ed importanti edifici religiosi portarono ad un utilizzo della stessa chiesa come stalla per i cavalli di un reggimento di artiglieria e ad un ampliamento delle strutture, dove i militari potevano compiere anche esercitazioni con le armi da fuoco.
Un momento storico importante si ebbe durante gli anni 30 quando, per iniziativa del comune di Ferrara, si vollero organizzare le celebrazioni per il IV Centenario ariostesco. In tale occasione l'intera amministrazione cittadina, a partire dal suo podestà Renzo Ravenna, la stampa locale, con l'impegno di Nello Quilici e la forte spinta di Italo Balbo, che intendeva partire dalle glorie estensi per valorizzare la città natale, puntarono a recuperare gli antichi fasti culturali, artistici e storici, senza dimenticare gli effetti sul piano della propaganda per il regime che questo avrebbe portato. Si tentò con risultati non del tutto certi di recuperare dai locali dell'ex chiesa alcuni affreschi, ma non si raggiunse il risultato desiderato di poterli esporre alla mostra per le celebrazioni dell'Ariosto. Con molta probabilità alcune opere furono recuperate prima della loro perdita definitiva sia in quell'occasione che un paio di decenni dopo, e furono poi raccolte nel museo di casa Romei.[3]
La distruzione durante la seconda guerra mondiale
[modifica | modifica wikitesto]Gli edifici poi vennero distrutti quasi completamente durante la seconda guerra mondiale, in particolare nel corso dei bombardamenti alleati del 1944. La chiesa, in quell'ultimo periodo, era divenuta una sala teatrale per i militari.[4]
Il secondo dopoguerra
[modifica | modifica wikitesto]L'area dell'ex chiesa e monastero di San Guglielmo è stata per lunghi anni abbandonata. In seguito è stata adibita in larga misura a parcheggio pubblico con accesso per i mezzi da via Palestro[5] ed ospita inoltre una caserma della Guardia di Finanza.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b G.Melchiorri, pp. 103, 104.
- ^ Marco Antonio Guarini.
- ^ Giovanni Lamborghini.
- ^ ISER.
- ^ Comune di Ferrara.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Gerolamo Melchiorri, Nomenclatura ed etimologia delle piazze e strade di Ferrara e Ampliamenti, a cura di Carlo Bassi, Ferrara, 2G Editrice, 2009, ISBN 978-88-89248-21-8.
- Marco Antonio Guarini, Compendio historico dell'origine, accrescimento, e prerogatiue delle Chiese, e luoghi pij della citta, e diocesi di Ferrara, e delle memorie di que' personaggi di pregio, che in esse son sepelliti: ... opera non meno curiosa che diletteuole descritta per D. Marc'Antonio Guarini ferrarese, Ferrara, heredi di Vittorio Baldini, 1621, pp. 217,218, SBN IT\ICCU\FERE\000146.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla ex chiesa e monastero di San Guglielmo
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Giovanni Lamborghini, Caserma o convento?, su fondazionecarife.it, CaRiFe. URL consultato il 7 dicembre 2018.
- Ferrara/La Ferrara bombardata-I luoghi del disastro: Chiesa di San Guglielmo, su resistenzamappe.it, Istituti Storici dell'Emilia-Romagna. URL consultato il 7 dicembre 2018.
- Parcheggi pubblici, su servizi.comune.fe.it, Comune di Ferrara. URL consultato il 7 dicembre 2018.«Parcheggio "SAN GUGLIELMO"»
- Apre il nuovo Parcheggio Cavallerizza, su cronacacomune.it.it, Comune di Ferrara. URL consultato l'8 dicembre 2018.«Con la ristrutturazione della ex Cavallerizza della caserma di via Palestro viene riconsegnata alla città, dopo oltre 30 anni, un'area che si era sempre più degradata per il lungo inutilizzo e che gli eventi sismici del 2012 avevano resa ancora più insicura»