Hyksos
Il termine Hyksos (in greco antico Ὑκσώς, Hyksṑs), forma grecizzata[2] dell'egizio heqau khasut, viene generalmente usato per definire le popolazioni che penetrarono in Egitto sul finire del periodo della storia egizia indicato come Medio Regno e governarono il nord dell'Egitto e parte del sud nel Secondo periodo intermedio, fra il 1720 e il 1530 a.C. In particolare sono chiamati hyksos i sei faraoni della XV dinastia (circa 1650-1550 a.C.). Centro politico del potere degli hyksos fu la città di Avaris, da loro fondata nel delta del Nilo.
Origine del termine
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Hyksos hq3 ḫ3swt in geroglifici |
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Heka khasut, cioè "capo di un Paese straniero", è il termine con cui nel Canone reale erano chiamati i sei sovrani costituenti la XV dinastia egizia. Il termine, deformatosi successivamente in hyksos, fu usato in modo estensivo per indicare non solo questi sovrani, bensì anche quelli della XVI dinastia egizia e più in generale le popolazioni che penetrarono in Egitto sul finire del periodo della storia egizia indicato come Medio Regno. I sovrani della XV dinastia sono spesso indicati come "grandi hyksos", in contrapposizione ai "piccoli hyksos", principi locali vassalli dei grandi hyksos.
Il greco antico ὑκσώς (hyksṑs) è privo di equivalente in lingua latina ed è utilizzato una sola volta in tutta la letteratura greca a noi nota dall'astrologo e storico egizio Manetone (in Ios. Ap. I,14)[3]. A riprova della sua origine non greca (nello specifico egiziana), questa è in greco antico l'unica parola con la sequenza delle due consonanti ks, altrove sempre sostituita dalla lettera ξ (xi).
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Sulla provenienza degli Hyksos sono state avanzate molte congetture. Le indagini archeologiche hanno rilevato a partire dall'inizio del XVIII secolo a.C. l'infiltrazione nel delta del Nilo di popolazioni cananee, che portarono in Egitto l'uso del cavallo e il culto del dio semitico delle tempeste Hadad, identificato sincreticamente col dio egiziano Seth. Gli Hyksos furono molto probabilmente degli Amorrei, una popolazione semita nomade localizzata a ovest dell'Eufrate nel territorio della futura Siria.[4] Secondo alcuni studiosi, tuttavia, essi comprendevano anche altre popolazioni, come gli Hurriti.[5][6]
Grazie al lavoro dell'archeologo Manfred Bietak, che ha riscontrato somiglianze nell'architettura, nella ceramica e nelle pratiche funerarie, gli studiosi propendono attualmente per un'origine nord levantina degli Hyksos.[7] Uno studio sui tratti dentali condotto nel 2021 su 90 persone di Avaris ha indicato che gli individui definiti come locali e non locali non erano ancestralmente diversi tra loro. I risultati sono stati ritenuti in linea con le prove archeologiche, che suggeriscono che Avaris era un importante snodo nella rete commerciale del Mediterraneo orientale dell'età del bronzo medio, che accoglieva persone provenienti da oltre i suoi confini.[8]
Gli Hyksos furono un'etnia che governò l'Egitto in un periodo in cui la società egizia stava vivendo un momento di crisi; in un lasso di tempo di duecento anni governarono più di duecento faraoni e in tale confusione gli Hyksos potrebbero essersi infiltrati pacificamente e poi essersi imposti diffondendo nuove tradizioni ed usanze in Egitto. Trascorsi due secoli gli egiziani riacquisirono stabilità politica riorganizzandosi e riuscendo a scacciare questa dinastia non ereditaria proveniente da Canaan. La tradizione posteriore che vuole gli Hyksos invasori improvvisi dotati di superiorità militare grazie all'uso del carro da guerra non ha trovato alcun riscontro nelle verifiche archeologiche.
Oltre al già ricordato carro da guerra e al cavallo, con le popolazioni provenienti dalla Palestina giunsero in Egitto divinità hurrite, come Teshup, che si fusero con quelle locali. In questo periodo ebbe grande importanza nel delta del Nilo il culto di Seth, che in seguito, forse per questa sua "connivenza" con il nemico, fu bandito dal pantheon ufficiale egizio e relegato al ruolo di divinità malvagia.
I faraoni tebani della XVII dinastia, Seqenenra Ta'o (1558–1555 a.C.) e Kamose (1555–1550 a.C.), lottarono duramente contro gli Hyksos ma il loro dominio terminò soltanto nel 1530 a.C. circa, quando il successore di Kamose, Ahmose I, ripristinò l'unità dello Stato dando inizio al periodo detto Nuovo Regno. Ahmose I saccheggiò Avaris e scacciò gli Hyksos nella roccaforte di Sharuhen, nel sud di Canaan, che espugnò dopo un lungo assedio durato tre anni.
Gli episodi concernenti l'invasione degli Hyksos sono stati descritti da Manetone, un sacerdote egiziano di Sebennytos, nel delta del Nilo, che visse nel III secolo a.C. sotto il regno di Tolomeo II Filadelfo e descrisse la storia dell'Egitto dalle origini fino ad Alessandro Magno. Di tale descrizione ci rimangono oggi solo pochi frammenti.
Collegamenti con la Bibbia
[modifica | modifica wikitesto]Sin dall'antichità il periodo degli Hyksos venne identificato con il soggiorno in Egitto degli Ebrei, in particolare con le storie bibliche di Giuseppe e Mosè.[9] Nella Bibbia, infatti, Giuseppe viene condotto sul cocchio che contraddistingueva il primo ministro egiziano e il cavallo dovette essere introdotto dagli Hyksos perché compare solo in documenti successivi.[10]
Ipotesi
L'egittologo Donald Redford sostiene che la dominazione degli Hyksos sull'Egitto e la loro violenta cacciata risuonò per secoli, fino a diventare una reminiscenza comune nel popolo della terra di Canaan.[11] Lo storico ed egittologo Jan Assmann afferma che il ricordo negativo da parte degli Egizi del periodo Hyksos potrebbe aver provocato una contromemoria da parte degli Ebrei nella quale sono viceversa gli invasori semiti a comparire come gli oppressi e gli Egizi in veste di oppressori.[12]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Toby Wilkinson, Lives of the Ancient Egyptians, Thames and Hudson Limited, 7 maggio 2013, ISBN 978-0-500-77162-4. URL consultato il 15 febbraio 2022.
- ^ Fu Manetone a chiamare gli invasori semiti "hyksos" dalla deformazione della parola egizia heka khasut.
- ^ Lorenzo Rocci, Vocabolario Greco-Italiano, Società Editrice Dante Alighieri, Città di Castello (Perugia), 1993; non citato in A Greek-English Lexicon
- ^ Kim S. B. Ryholt e Adam Bülow-Jacobsen, The Political Situation in Egypt During the Second Intermediate Period, C. 1800-1550 B.C., Museum Tusculanum Press, 1997, ISBN 978-87-7289-421-8.
- ^ Hyksos (Egyptian dynasty), in Encyclopædia Britannica Online, Encyclopædia Britannica, Inc.. URL consultato l'8 settembre 2012.
- ^ Manfred Bietak: Egypt and Canaan During the Middle Bronze Age, BASOR 281 (1991), pp. 21-72 see in particular page 38
- ^ Mourad, Anna-Latifa (2015). Rise of the Hyksos: Egypt and the Levant from the Middle Kingdom to the early Second Intermediate Period. Oxford Archaeopress. doi:10.2307/j.ctvr43jbk. ISBN 9781784911348. JSTOR j.ctvr43jbk.
- ^ Stantis, Chris; Maaranen, Nina (1 January 2021). "The people of Avaris: Intra-regional biodistance analysis using dental non-metric traits". Bioarchaeology of the Near East.
- ^ Giuseppe Flavio, Contra Apionem.
- ^ John Van Seters, The Hyksos: a New Investigation, Wipf & Stock, 2010, pp. 183-85.
- ^ Donald B. Redford, Egypt, Canaan, and Israel in Ancient Times, Princeton University Press 1992 pp.408-429, pp.409-410 e passim.
- ^ Jan Assmann, Esodo: la rivoluzione del mondo antico [Exodus], traduzione di Ada Vigliani, Milano, Adelphi, 2023, ISBN 978-88-459-3758-3.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Edda Bresciani, Grande enciclopedia illustrata dell'antico Egitto, De Agostini, ISBN 88-418-2005-5
- Guy Rachet, Dizionario Larousse della civiltà egizia, Gremese Editore, ISBN 88-8440-144-5
- Alan Gardiner, La civiltà egizia, Einaudi, ISBN 978-88-06-18935-8
- Federico A. Arborio Mella, L'Egitto dei faraoni, Mursia, ISBN 88-425-3328-9
- Margaret Bunson, Enciclopedia dell'antico Egitto, Fratelli Melita Editori, ISBN 88-403-7360-8
- Maurizio Damiano-Appia, Dizionario enciclopedico dell'antico Egitto e delle civiltà nubiane, Mondadori, ISBN 9788804428763
Voci correlate
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