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La bella di Camarda

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La bella di Camarda
Incisione dall'edizione del 1857 della novella
AutoreEmidio Cappelli
1ª ed. originale1857
Generenovella
Lingua originaleitaliano

La bella di Camarda è un'opera letteraria scritta, in forma di novella in rima, dal poeta e uomo politico Emidio Cappelli.

Dedicata a Saverio Baldacchini, La bella di Camarda è stata pubblicata a Napoli nel 1857, e ristampata a Milano l'anno successivo[1]. La novella abruzzese, come recita il suo sottotitolo, riscosse un buon successo di critica[2], tanto da essere recensita, positivamente, da più periodici, come ad esempio la «Civiltà Cattolica»[3], e da più autori, fra i quali Benedetto Croce[4], Camillo Minieri Riccio, che la definì «leggiadrissima»[5], e Raffaele de Cesare. Quest'ultimo, in particolare, parlò dell'opera come «bellissima per purezza di forma, d'immagini e di reminiscenze dantesche»[6]. Ciononostante, neanche un decennio dopo la pubblicazione Cesare Cantù la citava fra le opere tanto «lodate» quanto presto dimenticate[7].

La trama del poema del Cappelli è ambientata a Camarda, un piccolo centro abruzzese all'epoca autonomo, ora frazione dell'Aquila, ma ha, nello sfondo, la campagna napoleonica in Russia[8]. Vi si narra la storia di un amore, quello tra il taglialegna Nicandro e Margherita, una fanciulla che, per la propria bellezza, veniva chiamata da tutti "Bella di Camarda". I due giovani non si erano mai dichiarati l'uno all'altra, soffrendone. A smuovere la storia è Lucia, la madre del giovane, rimasta vedova, che si reca da Margherita, le racconta dei sentimenti del figlio e chiede al padre di lei, anch'egli vedovo, di consentire che i rispettivi figli si sposino. Il permesso viene accordato e la data del matrimonio fissata[9].

La campagna di Russia dall'edizione 1857 della novella

La gioia però si trasforma presto in dolore, quando Nicandro è chiamato a combattere tra le file dell'esercito napoleonico e, con esso, costretto andare fino in Russia. Il dispiacere per un figlio lontano, e per un altro, Fabio, che era nel frattempo morto cadendo in un dirupo, porta Lucia alla pazzia. Margherita, nella speranza che prima o poi il fidanzato faccia ritorno, si reca ogni giorno, in compagnia della futura suocera, a pregare in una cappelletta nei pressi del paese. Qui, un giorno, è preda del tentativo di ratto da parte di un altro giovane di Camarda, Lorenzo, che era sempre stato respinto da Margherita, la quale cade a terra, perdendo i sensi. Viene in suo soccorso un soldato, che impedisce a Lorenzo di portare a termine il misfatto, evitandogli però di essere oggetto del linciaggio della gente del posto. Il soldato è Nicandro, tornato indenne in patria. Lucia, col ritorno del figlio, ritrova la ragione. Nicandro e Margherita riescono, alla fine, a coronare il loro sogno d'amore.

  1. ^ L'opera era arricchita da quattro incisioni, finemente realizzate, che vennero mantenute anche nell'edizione milanese, caratterizzata da una carta elegante, ma risultavano più «stanche» d'esecuzione. Si veda al riguardo G. Passano, I novellieri italiani in verso, Bologna 1868
  2. ^ G. Minozzi, Cappelli Emidio Archiviato il 25 febbraio 2014 in Internet Archive., in «Dizionario del Risorgimento», vol. II, Vallardi, Milano 1930, p. 537.
  3. ^ «Civiltà Cattolica», vol. VI, Roma 1857, p. 613
  4. ^ B. Croce, Storia del Regno di Napoli, Laterza, Bari 1966, p. 327.
  5. ^ C. Minieri Riccio, Biblioteca storico-topografica degli Abruzzi, vol. 2, rist. an., Forni, Bologna 1968, p. 269.
  6. ^ R. De Cesare, La fine di un Regno, p. 137
  7. ^ C. Cantù, Storia della letteratura italiana, Le Monnier, Firenze 1865, p. 646
  8. ^ B. Croce, op. cit., p. 327.
  9. ^ Per la trama completa e per i brani più significativi si veda La bella di Camarda, in «Museo di scienze e letteratura», vol. V, Napoli 1857, pp. 158-168

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