Vai al contenuto

Ulrich Beck

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
La versione stampabile non è più supportata e potrebbe contenere errori di resa. Aggiorna i preferiti del tuo browser e usa semmai la funzione ordinaria di stampa del tuo browser.
Ulrich Beck nel 2012

Ulrich Beck (1944 – 2015), sociologo tedesco.

Citazioni di Ulrich Beck

  • Cosmopoliti di tutto il mondo, unitevi![1]
  • Gli incidenti nucleari non sono più incidenti nel senso stretto del termine; sono fenomeni che investono intere generazioni. La cerchia di coloro che ne sono colpiti comprende non soltanto i viventi nel tempo o nel luogo in cui si è verificato l'incidente, ma anche chi nasce molti anni dopo e a molti chilometri di distanza. Questo significa che le modalità di calcolo del rischio, come sono state sinora definite dalla scienza e dalle istituzioni legali, collassano. Trattare queste conseguenze delle moderne forze di produzione e di distruzione nei termini normali del rischio è un modo falso ma non di meno molto efficace di legittimarle.[2]
  • No, voglio dire che quando parliamo di catastrofi ambientali (così come dei rischio del terrorismo) parliamo di ipotesi future, presentate invece come certezze dell'avvenire. Tutte le promesse di benessere e tutte le sicurezze date in epoca moderna dalle istituzioni statali nazionali, dai politici e dagli esperti di scienze e tecniche, sono state distrutte. E non c'è più in giro un'istanza che tolga all'uomo le sue nuove paure. Ecco allora che la crisi ecologica ci fa intravedere qualcosa come un senso all'orizzonte, persino la necessità di una politica globale ed ecologica nel nostro agire quotidiano. [...] Perché mentre una volta le cose erano date per sicure fino all'intervento di un guasto o di un incidente, oggi qualcosa vale come insicuro solo perché potrebbe diventarlo. [...] a partire da quelle esplosioni nucleari [Hiroshima e Černobyl'] i fondamenti della vita si sono rivelati come un terno al lotto. E la stessa aureola di infallibilità e sicurezza basata sui fondamenti delle scienze si è disintegrata. Chi si fida oggi delle decisioni degli scienziati in campi così fatali come il Dna, l'embrione o le biotecnologie? Il nostro secolo è quello della sfiducia dei cittadini nelle agenzie dei potere.. dai partiti alle chiese fino ai marchi industriali.[3]
  • Né la scienza né la politica al potere... sono nella posizione di definire o di controllare razionalmente i rischi.[4]
  • Nella misura in cui i rischi globali sfuggono ai normali metodi scientifici di imputabilità e configurano un ambito di relativo non-sapere, la percezione culturale, ossia la fede nella realtà o nell'irrealtà del rispettivo rischio mondiale assume un'importanza centrale. [...] I pericoli dell'energia atomica ecc. non possono essere né visti, né ascoltati, né gustati, né annusati. E dunque, cosa può fare nella società mondiale del rischio il "cittadino consapevole" che non ha organi di senso per questi pericoli prodotti dal progresso e di conseguenza è privato della sovranità del proprio giudizio?[5]
  • Ridotto a una formula: la povertà è gerarchica, lo smog è democratico.[6]

Il Dio personale: La nascita della religiosità secolare

  • È possibile cominciare un libro confessando un fallimento? Certo, è possibile, ed in questo caso è anche necessario.
  • Gli uomini non soffrono perché hanno perso la speranza, bensì perché non possono perderla. È appunto chi spera che viene tormentato.
  • Il diario di Etty Hillesum è il luogo immaginario nel quale si dispiega l'orrore della storia umana.
  • In quanto sociologo che crede nella capacità di emancipazione della spiegazione sociologica, nelle mie vene scorre l'idioma della secolarizzazione.
  • La Chiesa universale, diventata oggetto di spettacolarizzazione, massmediatica e vissuta come tale, mobilita l'intera cultura fondata sul dubbio soggettivo.
  • La sfera religiosa intrattiene con la sfera sociologica lo stesso rapporto che il fuoco ha con l'acqua.
  • Solo quando le religioni dei vari Dei unici si impegneranno a fondo per incivilire se stesse e cesseranno di evocare la violenza come mezzo di missione, il mondo avrà una opportunità.

Note

  1. Da Cosmopoliti di tutto il mondo, Internazionale, n. 252, 2 ottobre 1998, p. 47.
  2. Da La società del rischio, p. 13.
  3. Dall'intervista a Stefano Vastano in L'espresso n. 28 anno LIII, 19 luglio 2007, p. 107.
  4. Citato in AA.VV., Il libro della sociologia, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 159. ISBN 9788858015827
  5. Da La retorica delle eco-centrali, la Repubblica, 24 luglio 2008.
  6. Citato in AA.VV., Il libro della sociologia, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 160. ISBN 9788858015827

Bibliografia

  • Ulrich Beck, La società del rischio. Verso una seconda modernità, a cura di W. Privitera, Carocci, Roma, 2001.
  • Ulrich Beck, Il Dio personale: La nascita della religiosità secolare, traduzione S. Franchini, Laterza, Roma, 2015.

Altri progetti