Pina Bausch non ha bisogno di grandi presentazioni. O forse sì, visto che siamo di fronte a una delle più grandi artiste della storia recente, a una personalità penetrata a fondo nella cultura popolare: il suo nome è nella memoria di tutti, è il simbolo di un preciso periodo storico, di un manifesto artistico e di un inconfondibile modo di comunicare attraverso la danza. La sua visione artistica, e il contesto che ha creato nella cittadina tedesca di Wuppertal, costituiscono oggi un vero e proprio universo di riferimento al quale molti artisti, dell’arte performativa e non, attingono per le loro opere – si pensi a proposito all’ambientazione del remake di Suspiria di Luca Guadagnino.

C’è una cosa fondamentale che ha reso Pina Bausch una figura quasi mitologica: mettere in scena il reale vissuto dei suoi collaboratori.

pina bausch
Wilfried Krüger
Pina Bausch.

Sono gli anni Settanta, il mondo della danza è nel pieno delle rivoluzioni: si ripensa alle potenzialità espressive del corpo, al rapporto con lo spazio e con la musica, si scoprono nuovi modi di stare in scena grazie a un’esplorazione più libera del movimento e si scrivono nuovi codici gestuali. Pina vive questo fermento negli anni trascorsi a New York, dove studia balletto nella stessa città in cui Merce Cunningham ne stava rivoluzionando le fondamenta.

Il suo percorso creativo inizia qualche anno dopo quando torna in Germania, dove fonda nel 1973 il Tanztheater Wuppertal dando vita a un nuovo filone della danza contemporanea: il teatro danza. Questa dicitura veniva già utilizzata da alcuni coreografi del tempo, ma è certamente in lei che trova la realizzazione più sublime: un progetto artistico che fonde elementi del teatro di parola con la corporeità e la potenza espressiva della danza, usati per precisi scopi drammaturgici.

La rivoluzione sta nel coinvolgere in prima linea i suoi danzatori: partendo da piccole partiture coreografiche o da brevi task verbali, Pina li invita a proporre una rilettura personale e a contribuire attivamente nella creazione delle pièce, processo che rende ogni gesto carico di significato sincero e mai eseguito in modo formale.

pina bausch, cafè müller
Heloìsa Bortz
Pina Bausch, Cafè Müller.

Già i suoi primi spettacoli ebbero un successo indiscusso, diventando in brevissimo tempo dei cult: fra tutti la sua versione di Le Sacre du Printemps e Caffè Müller.

Il lavoro di Pina è incentrato sul rapporto forza-fragilità, non di certo nuovo nell’arte, ma rinnovato dal modo in cui viene sviscerato, mai astratto e formale ma sempre sentito e riempito del vissuto di ciascun interprete.

Certe cose si possono dire con le parole, altre con i movimenti. Ci sono anche dei momenti in cui si rimane senza parole, completamente perduti e disorientati, non si sa più che cosa fare. A questo punto comincia la danza, e per motivi del tutto diversi dalla vanità. Non per dimostrare che i danzatori sanno fare qualcosa che uno spettatore non sa fare. Si deve trovare un linguaggio – con parole, con immagini, atmosfere – che faccia intuire qualcosa che esiste in noi da sempre.
pina bausch, palermo palermo
Ulli Weiss
Pina Bausch, Palermo Palermo.

La produzione artistica di Pina continua fino alla fine dei suoi giorni, avvenuta nel 2009 all’età di 68 anni, lasciandosi alle spalle più di trenta spettacoli meticolosamente custoditi negli archivi del Tanztheater.

La memoria di questa donna fenomenale continua a esistere oggi nelle opere di altri artisti (in primis Wim Wenders, che nel 2011 pubblica il docufilm Pina) e nel lavoro della compagnia, tuttora fortemente attiva, che rimette in scena il repertorio di Bausch (considerato ormai un classico della danza contemporanea) lasciandone intonsa la regia ma non senza il tentativo di rinnovarne il messaggio e l’interpretazione.

Il mio lavoro è come un unico, grande pezzo, che nasce a partire dalle domande che più ci premono: si esplora, s'interroga, si guarda all'indietro, si riprende il viaggio.