Anno | 1963 |
Genere | Commedia |
Produzione | Italia |
Durata | 94 minuti |
Regia di | Vittorio De Sica |
Attori | Alberto Sordi, Maria Grazia Buccella, Gianna Maria Canale, Ettore Geri, Mariolina Bovo Elena Nicolai, Alceo Barnabei, Federico Giordano, Antonio Mambretti, Silvio Battistini, Sandro Merli, John Karlsen, Ugo Silvestri, Gloria Cervi, Gino Pasquarelli. |
Tag | Da vedere 1963 |
MYmonetro | 4,28 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 22 ottobre 2024
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Roma primi anni Sessanta. Giovanni Alberti cerca di fare l'imprenditore edile senza avere capitali, e si trova in grandi difficoltà. I suoi amici sono tutti costruttori e hanno un tenore di vita che Giovanni non può sostenere. Quando chiede prestiti gli altri fanno orecchie da mercante. Giovanni deve ridimensionarsi e la moglie, abituata all'agiatezza, non capisce, in sostanza lo lascia. Giovanni incontra la moglie, non giovane, di un grande costruttore. Questa, ammiccante, gli dà un appuntamento. Ma la ragione non è quella che Giovanni immaginava: la donna gli chiede se sarebbe disposto a vendere un occhio al marito, che lo aveva perso in un incidente. Giovanni dapprima è furioso, ma poi capisce di non aver altra scelta. Con l'anticipo dei duecento milioni pattuiti dà una grande festa, per l'invidia di tutti, e sana i suoi debiti. La moglie torna a casa e tutto va a posto. Adesso però c'è da vendere l'occhio. In clinica Giovanni è terrorizzato, cerca di scappare ma viene ripreso. Non potrà proprio sottrarsi. Il film ebbe allora critiche pessime. Bastava che una storia dispensasse qualche sorriso perché venisse ritenuta di serie B. Era il dramma del povero Totò. Il Boom è del 1963, che fu proprio l'anno fondamentale del miracolo economico italiano (del "boom" appunto), e De Sica fece un ritratto che risulta geniale soprattutto a posteriori, quando sappiamo che quella stagione era soprattutto una speranza se non un abbaglio. La vicenda individuale di Alberto Sordi era come sempre la storia della speranza di un italiano. Del resto è proprio con ruoli come questo che l'attore è diventato l'"Albertone nazionale", l'"Italiano medio", il "più italiano degli italiani". Noi riteniamo che nessun film come questo rappresenti quei sentimenti e quella confusione. Tutto questo con in più l'effetto De Sica, maestro assoluto, conoscitore della gente come nessuno e con l'effetto Sordi, nel momento migliore della sua carriera. E poi c'è la Roma dei ministeri. E adesso, anni Novanta, sappiamo bene cosa significasse tutto questo. Dunque De Sica non era solo di Ladri di biciclette e di Sciuscià, ma anche una voce determinante nella stagione successiva, quella dei grandi "commedianti" come Risi, Comencini e Monicelli. Le canzoni dell'epoca, le trattorie romane, i ritrovi di quella borghesia, i discorsi di miliardi: rivalutiamo un film che è una grande testimonianza.
Tratta di una realtà cinica, spietata e arrivista con la leggerezza tipica di Albertone, in un ruolo che gli permette di muoversi con l'istrionismo che tutti gli riconosciamo. Un bel film di una tragicomicità pazzesca ma che riesce a divertire in maniera incredibile. Davvero ben fatto, consigliatissimo.
IL grande De Sica ci offre, grazie anche alla penna di Zavattini, la possibilità di vedere , con lucidità e freddezza, quella che può essere definita l'altra faccia della medaglia, ossia ciò che si nascondeva dietro il benessere economico italiano negli anni '60, fonte alla quale tutti volevano dissetare la propria bramosia di potere e denaro.
Nella Roma del boom economico,Giovanni Alberti è un imprenditore che pur di far contenta la moglie con la bella vita,si indebita fino al collo con le finanziarie.Per fare parecchi soldi e chiudere i suoi debiti,gli viene presentata l'occasione di dare un occhio per settanta milioni.Inorridito e disgustato dalla proposta,cederà per i troppi debiti,e farà l'intervento.
Nel 1960 con La Ciociara si chiude il decennio di arte, di inventiva, di innovazione e di poesia del cinema italiano, di cui De Sica e Zavattini, rispettivamente regista e sceneggiatore de’ Il Boom, furono protagonisti assoluti ed inizia il triste lungo declino della commedia all’italiana di cui questo film, scialbo e noioso, del 1953 è uno dei tanti prodotti commerciali.
Il grande Vittorio De Sica si reinventa maestro della commedia all'italiana, dopo la grande stagione del neorealismo: un tentativo del tutto riuscito, a dire il vero, anche grazie alla formidabile maschera tragicomica di Alberto Sordi, che in questo caso offre veramente un'interpretazione di tutto rilievo. La trama mette in ridicolo le ambizioni alto-borghesi di una famigliola che subisce un [...] Vai alla recensione »
Nella sfrenata caccia al successo della Roma dei primi anni 60, Giovanni Alberti tenta la fortuna nell’edilizia, senza avere capacità particolare e senza avere denari. Pur di mantenere di fronte alla moglie l’immagine del successo mantiene uno stila di vita proibitivo che lo porta dapprima a rivolgersi ad agenzie di prestito senza scrupoli e poi a chiedere prestiti agli amici.
"... Apologo sull'Italia del miracolo economico e sul consumismo rampante, il film si sostiene sulle prodezze di Sordi, ma il moralismo greve di De Sica e Zavattini gira un po' a vuoto perché l'idea di partenza ha il fiato corto e non resiste ai tempi di un lungometraggio." COSA? "il moralismo GREVE"? "gira un po' a vuoto"? NELLE LORO TESTE FORSE! Come si può dire una cosa simile? Io l'ho visto ieri [...] Vai alla recensione »
Alberto Sordi sempre uguale e sempre diverso. Piu' lo vedo e piu' lo apprezzo. Quando i soldi mancano, & [...] Vai alla recensione »