chriss
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domenica 17 ottobre 2010
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'La noia' è un film che avrebbe meritato miglior fortuna se fosse stato visto con occhi più attenti. L' approfondita analisi psicologica sui personaggi risulta sempre fondamentale per la riuscita e la comprensione di un' opera cinematografica. Questo film, diretto dal bravo Damiano Damiani, si fa valere soprattutto per questo. I dialoghi e le azioni dei tre personaggi principali riflettono alla perfezione la loro decadenza. Essi sono Dino, la madre di Dino e Cecilia. I rapporti Dino/pittura, Dino/madre e Dino/Cecilia sono il filo conduttore del film. Dino è un giovane pittore annoiato che ha appena finito di distruggere le sue tele: non si sente più portato per la pittura.
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'La noia' è un film che avrebbe meritato miglior fortuna se fosse stato visto con occhi più attenti. L' approfondita analisi psicologica sui personaggi risulta sempre fondamentale per la riuscita e la comprensione di un' opera cinematografica. Questo film, diretto dal bravo Damiano Damiani, si fa valere soprattutto per questo. I dialoghi e le azioni dei tre personaggi principali riflettono alla perfezione la loro decadenza. Essi sono Dino, la madre di Dino e Cecilia. I rapporti Dino/pittura, Dino/madre e Dino/Cecilia sono il filo conduttore del film. Dino è un giovane pittore annoiato che ha appena finito di distruggere le sue tele: non si sente più portato per la pittura. Il rapporto con l' arte si esaurisce definitivamente quando invita nel suo studio Cecilia, una ragazza che posava per il pittore Balestrieri, appena defunto: "La tela vuota dice tutto quello che c' è da dire ed è la sola che possa firmare onestamente". Sarà solo il primo di una serie di fallimenti. Nel giorno del suo compleanno, torna a casa a trovare la madre, una contessa che sembra più interessata a gestire il patrimonio di famiglia che a vedere felice e realizzato il proprio figlio ("Se non fosse stato per me, ora saremmo in mezzo ad una strada"). La carezza di Dino alla madre, la prima in dieci anni, dimostra la conflittualità del rapporto genitore-figlio, basato unicamente sui soldi e non sull' affetto e sulla comprensione. Le parole della madre sono molto elequenti: "I soldi erano il solo mezzo che avevo per vederti: venivi a trovarmi solo quando ne avevi bisogno". Soltanto alla fine, Dino si renderà conto del suo egoismo, lasciando almeno una speranza nel cuore della madre: "Meno avrò bisogno dei tuoi soldi, più ne avrò di te". Il rapporto Dino/Cecilia è il più complesso dei tre. Dino rimane immediatamente affascinato dalla giovane ragazza, una modella già legata sentimentalmente col vecchio pittore Balestrieri. Dopo la morte di quest' ultimo, Cecilia si affeziona pure a Dino, col quale trascorre intensi momenti di piacere sessuale. La ragazza non disdegna pure le attenzioni di Luciani, un personaggio che lavora nell' ambito del cinema. Dopo ripetuti incontri, più o meno clandestini, Dino finisce per innamorarsi di Cecilia. Le chiede la mano, anche nel tentativo di venire a capo della sua crisi esistenziale. La ragazza, sentendosi spaventata o ancora troppo giovane, risponde: "Non lo so. Te lo dirò domani, forse." Giunti a questo punto, Dino tenta di 'comprarla'. La porta ad un ricevimento, mostrandogli la macchina, la villa ed il patrimonio del casato. La stende sul letto della madre e la ricopre di soldi, nella speranza che la ragazza rifiuti l' invito di Luciani (due settimane in vacanza a Capri). Il tentativo di dissuaderla si rivelerà del tutto vano. Cecilia, che prende soltanto quaranta mila lire dei soldi che Dino aveva tirato fuori dalla cassaforte, decide ugualmente di partire. Il finale del film dovrebbe sancire il cambiamento (in positivo) di Dino. Non lo svelerò, ma vale la pena ricordare almeno tre scene di questo bellissimo film: la madre di Dino che, molto freddamente, si presenta a Cecilia; l' abbordaggio alla prostituta ed il tentato suicidio di Dino. La seconda scena è stupenda: Dino vede per strada una ragazza (una prostituta) che somiglia moltissimo a Cecilia; la prende per mano, ma lei si tira indietro; nel tentativo di baciarla, la prostituta fugge, forse impaurita da quello strano cliente. Questa scena dimostra il cammino decadente ed egoistico del pittore fallito. Seguirà la scena dello schianto con la sua lussuosa macchina, regalatagli dalla madre per il suo compleanno. Dei tre personaggi, Dino è certamente il più debole ed egoista. E' quello che non riesce minimamente ad inserirsi in un contesto sociale (non ha amici od altre ragazze da frequentare od un hobby da praticare). Cecilia, interpretata dalla bellissima Catherine Spaak, rappresenta la bellezza, la giovinezza e l' ambiguità. Sembra contorta anche lei, ma tutto ciò si potrebbe, almeno parzialmente, giustificare col fatto di essere ancora troppo giovane. La madre di Dino (la grande Bette Davis, sempre all' altezza delle sue possibilità artistiche) è probabilmente il personaggio più forte, quello che dimostra meno debolezze di tutti. I molti soldi, che di volta in volta offre a Dino, sono solo il tentativo di una madre di non perdere il figlio amato. Per me è un film da vedere e rivedere con molta attenzione. Bravo Horst Buchholz nella parte del personaggio più emotivo e sofferto. Un bravo pure al regista. Ampiamente sottovalutato. Palmieri Christian...
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parsifal
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gioved� 31 maggio 2018
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il vuoto e l'eros
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Dalla penna di Moravia, tramite l'adattamento di Damiani, Guerra e Liberatore nasce nel 1963 l'adattamento cinematografici di uno dei romanzi più famosi e discussi dell'autore italiano. La vicenda è ambientata a Roma, una Roma che ovviamente non esiste più. Il protagonista è Dino ( H. Bucholchz) un giovane pittore ,non affermato, appartenente all'alta borghesia ma deciso a vivere la sua vita in stile Bohemienne, essendo in disaccordo con l'anziana madre ( Bette Davis) opprimente , autoritaria ed anaffettiva e provando disgusto per l'alta società che la circonda. Costui incontra la giovane Cecilia ( C.Spaak), molto attraente ed apparentemente ilare e spensierata.
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Dalla penna di Moravia, tramite l'adattamento di Damiani, Guerra e Liberatore nasce nel 1963 l'adattamento cinematografici di uno dei romanzi più famosi e discussi dell'autore italiano. La vicenda è ambientata a Roma, una Roma che ovviamente non esiste più. Il protagonista è Dino ( H. Bucholchz) un giovane pittore ,non affermato, appartenente all'alta borghesia ma deciso a vivere la sua vita in stile Bohemienne, essendo in disaccordo con l'anziana madre ( Bette Davis) opprimente , autoritaria ed anaffettiva e provando disgusto per l'alta società che la circonda. Costui incontra la giovane Cecilia ( C.Spaak), molto attraente ed apparentemente ilare e spensierata. Si invaghisce di lei sino ad innamorasene,dopo aver vissuto una relazione strtettamente sessuale, tematia molto cara all'autore. Quando Dino crede di aver trovato la donna adatta per uscire dal torpore esistenziale che lo avvolgeva, sentendosi nuovamente vivo dopo anni di grigiume interiore, Cecilia svela la sua reale essenza; non è spensierata è sfrontata ed incosciente. Volutamente e falsamente svampita, sfrutta la propria bellezza per il proprio tornaconto trattando Dino come la gallina dalle uova d'oro ed arrivando a chiedergli un prestito per finanziare una vacanza a Capri ,in compagnia di un altro uomo , un tale Luciani suo amante , nonostante sia coniugato. Disgustato Dino si lancia ad alta velocità contro un muro con la suan aluto. Non morirà e tornerà dalla madre. Ma la realtà non lo appaga, Cecilia è una malattia alla quale non intende rinunciare. La rivedrà e lei gli farà capire che non è cambiata e non ha intenzione di farlo. Nel suo studio di Via Margutta vivono l'ennesimo incontro , con dolorosa malinconia, guardando i tetti di Roma martellati dalla pioggia estiva. Benchè vi siano delle innegabili differenze con il romanzo ,l' atmosfera è resa più che degnamente, anche grazie alle ottime interpretazioni dei protagonisti e della colonna sonora a cura di L.Bacalov.
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giomo891
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domenica 11 settembre 2022
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la noia della spaak, icona dell''eros raffinato. gi
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Catherine Spaak, nel film tratto dal libro omonimo di Moravia, con questa pellicola del 1963 D.Damiani, divenne un'icona dell'erotismo raffinato, mai volgare e/o pornografico
Dino, ricco di famiglia, é un pittore annoiato che decide di aprire uno studio in via Margutta. Lì accanto vive un anziano pittore, Balestrieri, che muore probabilmente a causa di un intenso rapporto sessuale con la modella diciassettenne Cecilia (Catherine). Dino inizia con la ragazza una relazione di carattere sessuale ma proprio nel momento in cui, assalito dalla noia, medita di lasciarla, Cecilia non si presenta al solito appuntamento. La ragazza ammette di frequentare un attore disoccupato, Luciani, e nasce in Dino un improvvisa ossessione di possesso.
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Catherine Spaak, nel film tratto dal libro omonimo di Moravia, con questa pellicola del 1963 D.Damiani, divenne un'icona dell'erotismo raffinato, mai volgare e/o pornografico
Dino, ricco di famiglia, é un pittore annoiato che decide di aprire uno studio in via Margutta. Lì accanto vive un anziano pittore, Balestrieri, che muore probabilmente a causa di un intenso rapporto sessuale con la modella diciassettenne Cecilia (Catherine). Dino inizia con la ragazza una relazione di carattere sessuale ma proprio nel momento in cui, assalito dalla noia, medita di lasciarla, Cecilia non si presenta al solito appuntamento. La ragazza ammette di frequentare un attore disoccupato, Luciani, e nasce in Dino un improvvisa ossessione di possesso. Dopo vari pedinamenti e scenate di gelosia, Dino prende l'abitudine di pagare la ragazza dopo i loro appuntamenti, con quei soldi che egli aveva sempre sottovalutato e disprezzato. La situazione degenera quando, per impedire a Cecilia di partire per un soggiorno a Ponza con l’amante, Dino le propone di sposarlo, ricevendo un netto rifiuto. Dino tenta il suicidio schiantandosi contro un muro con la sua Austin Healey. Ma si risveglia in ospedale e decide, finalmente, di dare inizio a una nuova vita, riprendendo i contatti con la realtà e ristabilendo il rapporto con sua madre. Cecilia, dopo essere stata lasciata da Luciani, torna a Roma...ma i rapporti anche per lei SONO diversi. Il personaggio interpretato dalla Spak, estremamente moderno, per l'epoca, poteva essere frainteso in senso negativo, ma in realtà non solo che l'inizio di un'anticipata "rivoluzione sessuale" e di inconsapevole (in quei tempi) liberazione femminista. A mio avviso, un'eccezionale rivelazione interpretativa della compianta Catherine.
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